Infermeria Atshushi Nasushimo

x Tisy

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    Colui che è e si spera sarà

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    Eccoci a Kumo, ridente villaggio arroccato sui monti, il solo avvicinarsi ad un luogo così particolare ed unico riusciva a far spuntare il sorriso anche nei più tristi avventurieri, purtroppo però quello stesso posto si vedeva involontariamente costretto a fare da palcoscenico ad una difficile battaglia che un ninja di Kiri stava combattendo tra la vita e la morte, uno scontro in cui un suo stesso coetaneo lo aveva costretto, un giovane di Ishivar che avrebbe pagato caro quel suo quasi irrazionale attacco, ma era questa la storia che ci interessava. Seguendo il nostro Atshushi infatti possiamo renderci conto di come l'intervento di Kara, guaritrice ed erborista incappata per caso nel giovane, si fosse rivelato fondamentale, infatti su solo grazie a questo che il ragazzo, sorretto di peso dalla donna e da Azibo, riuscì a vedere le porte dell'ospedale di Kumo, una struttura ben attrezzata per gestire quel tipo di problema, ma che in quel preciso momento stavo affrontando il suo primo vero periodo di calma della giornata, la cosiddetta calma prima della pesta si potrebbe dire...
    John aveva ancora il camice e la mascherina da intervento, stava finendo di lavarsi le mani con precisione maniacale, lui da bravo chirurgo sapeva che quelle due piccole appendici erano la sua più grande fonte di guadagno, oltre ad essere l'orgoglio della sua vita, non ci potrebbe essere chirurgo senza due belle mani ferme, il resto poi si acquisiva con lo studio e con l'esperienza. Finita la pratica guardò distratto Matt, il suo collega ed amico, con il quale condivideva la maggior parte delle operazione, sapeva perfettamente di essere molto più bravo di lui, ma il più delle volte non riusciva a resistere alle sue battute, rendendolo in qualche modo una parte essenziale del suo team. A cosa pensava in quel momento il nostro John? Dopo la nottata infernale che aveva avuto la sua mente si concentrava principalmente su tre cose: la sua bottiglia di gin che teneva in cantina, le calde braccia di sua moglie e forse un sigaro a chiudere il tutto, ma perché ci interessava tanto questo particolare individuo? Beh lui, suo malgrado, si sarebbe presto ritrovato a fare da giudice, giuria ed esecutore della vita del nostro Atshushi, che in quel preciso momento entrò in quella stanza su di una barella portata da un'infermiera molto preoccupata da quell'imminente emergenza:

    "Dottore dottore abbiamo un'emergenza, un ragazzo che presenta fratture multiple delle coste fluttuanti, sparse ecchimosi sul petto e sull'addome, con gravi difficoltà respiratorie e una sospetta perforazione della loggia pleuropolmonare destra con ingente versamento ed emorragia interna, necessita di un'operazione immediata!"

    La prima cosa di cui si stupì l'uomo fu di quanto dettagliate fossero le informazione della donna, di solito solo dopo diversi esami si raggiungevano così alti livelli di dettagli, ma guardando velocemente lo stato del paziente risultavano decisamente più che accurate, anzi era un miracolo che quel ragazzo fosse arrivato fin lì ancora in vita. John, suo malgrado, dovette allontanare dalla sua mente i bei programmi che si era fatto, si rimise la mascherina, i guanti ed avvicinandosi repentinamente alla barella che stava velocemente portata nella sterile sala operatoria cerco in qualche modo di tranquillizzare il ragazzo che malgrado tutto si presentava ancora cosciente e doveva star passando le pene dell'inferno:

    "Stai tranquillo non ti agitare, ora sei nelle mie mani andrà tutto bene, non sforzati a parlare, pensa solo a tenere duro..."

    A quel punto si rivolse all'infermiera che aveva alla sua destra con un tono decisamente più duro e deciso:

    "Gli dia della morfina, non vorrei per il dolore e lo stress possa peggiorare ancora di più la situazione"

    La donna annuì e avvicinò al volto del povero kiriano una maschera collegata ad un piccolo contenitore nel quale era immessa la suddetta sostanza, ad Atshushi bastarono un paio di respiri per cominciare a sentirsi sempre più stanco fino a svenire del tutto.

    Ecco a te, ruola fino al punto che ho indicato, ricordandoti che il tuo pg sta soffrendo davvero tanto tanto
     
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    Atshushi Nasushimo


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    Si dice che a volte un intenso dolore faccia risvegliare anche dal più terribile degli incubi. Ma allora perché Atshushi non si svegliava? Perché continuava a precipitare nel vuoto, legato ed imbavagliato?
    Voleva disperatamente aprire gli occhi, ma non riusciva a sollevare le palpebre. O forse ci riusciva, ma veniva accecato da una luce intensa, bianca come il latte. Ogni tanto sentiva die rumori intorno a lui e gli pareva di girare la testa da una parte all’altra per scorgerne la fonte, eppure continuava ad essere immerso in un mondo piatto ed acromatico.
    Chiudeva gli occhi e sprofondava nel buio. Sentiva il suo petto vibrare e la sua voce era un rauco se invocava aiuto.
    Voleva strillare e strappare il dolore che gli bruciava sotto lo sterno. Avrebbe estirpato la fonte del suo male se solo fosse stato in grado di muovere le braccia.
    Ogni respiro diventava un mugolio sofferto. L’aria gli si bloccava nella trachea dove diventava fuoco liquido che lo corrodeva dall’interno. Lo tossiva via e gli si riempiva la bocca di sangue caldo.
    Annaspava, sudava, gemeva, piangeva, soffriva.
    Improvvisamente vide una cosa su uno sperone di roccia rossa. Quell’immagine così vivida gli rimase impressa a fuoco memoria perché era come se fosse stato cieco fin dalla nascita e, improvvisamente, avesse riacquistato la vista. Aveva le pareti bianche ed era tondeggiante come un grosso pomodoro sormontato da un tetto di mattoni cotti al sole.
    Inciampò in un altro respiro infuocato ed il dolore gli divampò nel petto.
    “Fallo smettere…”
    Provava a parlare, ma riusciva soltanto a sbiasciare un lamento inarticolato.
    “Basta… vi prego…”
    Sentiva gli occhi umidi e percepiva altre persone intorno a lui.
    “Fermate questo dolore…”
    Aveva l’impressione di essere trasportato con urgenza da qualche parte.
    “Aiuto…”
    Con uno sforzo sproporzionato al gesto compiuto, portò la mano destra sulla bocca dello stomaco, ma qualcuno la afferrò e gliela gettò di lato.
    “Chi… sei?”
    Era una voce di donna quella che aveva udito?
    “Mamma, mi fa male. Sento troppo… dolore… sal-va-mi…”
    Tossì e sentì il sapore amaro del sangue.
    Mani estranee lo toccarono e lo tastarono. Lo sollevarono facendogli provare dolore in ogni fibra del suo essere. C’erano diverse voci intorno a lui.
    Si sentiva stanco, ma improvvisamente la stanchezza aumentò. Era spossato. Stava combattendo da troppo tempo per ogni respiro affannato che riusciva a strappare a quel mondo tremendo.
    Doveva lottare per restare vivo, eppure, improvvisamente, si svuotò di ogni energia.
    Il suo ansimare si ridusse ad un filo impercettibile.
    Era di nuovo in caduta libera in un’orbita nera, ma stavolta, sentì di aver toccato il fondo.









    Edited by tisy16 - 7/3/2018, 23:02
     
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    Dal ragazzo non arrivò nessuna risposta chiara, solo frasi confuse e senza un filo logico, ma del resto John non si aspettava di più, la condizione del giovane era serie e solo lui poteva sapere cosa stesse vivendo all'interno della sua testa, con dolori così forti nessuno riusciva a rimanere presente a se stesso, nella maggior parte dei casi si sveniva, ma purtroppo per Atshushi questo non era il caso. Era proprio a questo che aveva pensato il nostro chirurgo, poco prima che l'infermiera desse la morfine a quell'anima in pena, ora che lo vedeva addormentato mentre spingeva la sua barella nella sala operatoria non riuscì a non chiedersi quanti giovani erano finiti in condizioni simili solo per dei semplici allenamenti, purtroppo molti di più di quanto sarebbe stato giusto, ma quel mondo era così, sempre un nuovo scontro e sempre dietro qualcuno pronto a rattoppare le ferite dei combattenti, non era anche per questo che aveva scelto quella professione? Soldi, ore piccole, tanto sangue di altri sulle mani e rimorsi di coscienza quasi mai inarginabili, ah sì oltre alla voglia di salvare tutti, ma questa accomunava lui a buona parte dei ninja. Il rumore delle porte a battenti in ogni caso lo risvegliarono dal suo flusso di pensieri, l'infermiera era rimasta fuori così da potersi mettere qualcosa di appropriato e soprattutto di più pulito, dalle piccole finestrelle dell'suddetto uscio si vedevano arrivare di corsa anche l'anestesista e il collega di John, tutto il team si stava riunendo il più velocemente possibile data la critica situazione; quando furono tutti pronti la parola passo solo e soltanto a lui, era venuto il momento delle direttive:

    "Ok ragazzi qui il tempo stringe, Jack tienimelo a nanna, non vorrei si risvegliasse mentre gli ho aperto un fianco, Dana stai pronta a passarmi del chakra se occorre, dovrò con ogni probabilità dove togliergli la costa che ha fatto il passo più lungo della gamba, non vorrei rimanere a secco proprio sul più bello; Matt tu invece sta pronto a bloccare l'emorragia non appena estraggo l'agente esterno, ricordati di usare quel jutsu che ti ho insegnato... bene gente si comincia!"

    Ognuno aveva ricevuto le sue istruzioni, nessuna domanda, solo un gesto di assenso generale prima di scattare all'opera; John fece un bel respiro profondo, conto fino a cinque e lasciò uscire tutta l'aria facendola passare dalla bocca, lo faceva ogni volta che si apprestava ad operare, era da un lato un fattore scaramantico, dall'altro un modo per liberare la mente e concentrarsi su quello che stava facendo. Quando fu pronto chiuse gli occhi, eseguì una breve sequenza di sigilli e unì tra loro tutte le dita della mano destra, concentrandovi dentro il chakra che si palesò sopra di essa come una specie di manto di colore giallo, apparentemente innocuo ma nella realtà assai pericoloso, difatti non appena John avvicinò la sua mano vibrante di energia al fianco destro del giovane Kiriano, questa non trovò impedimenti, tagliando la pelle e la sottostante carne con disarmante facilità, se non fosse stata per la gigantesca concentrazione e consumo continuo di chakra che richiedeva si sarebbe probabilmente sposata bene anche al combattimento, ma questa era un altra storia. Il capo chirurgo fece un taglio diagonale non troppo grande all'altezza delle coste fluttuanti, giusto quello che gli serviva per far passare il suo braccio e non appena cominciò ad infilarlo all'interno dell'incosciente corpo del ragazzo, il suo collega andò a posizionare entrambe le mani poco sopra a quelle di John, cominciando a rilasciare verso la ferita una specie di chakra di colore verde che sarebbe andato a sanare il polmone nell'esatto momento in cui la costa fosse stata rimossa. Il resto poi sarebbe dovuto essere "semplice", bisognava solo recidere la costa fratturata e fermare l'emorragia interna, una cosa da niente no?

    Ottimo post, dai un altro mio e due tuoi e abbiamo finito :)
     
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    II
    Dov’era? Era morto? Perché stava morendo? Cosa gli era successo?
    Davanti a lui, unico faro in un oceano di oscurità, c’era un’anima.
    Cos’era un’anima? Un corpo senza carne? Un essere senza corpo? O era soltanto una coscienza pensante senza materialità fisica?
    Quest’anima aveva le fattezze di una persona piuttosto alta, magra, con i capelli corti. Aveva i contorni labili come se non fosse altro che una fiamma ardente. Emanava un’aura blu che creava una piccola oasi di luce celeste.
    -Chi sei?-
    Il dolore era svanito. Era tornato a respirare normalmente.
    -Non mi riconosci?-
    Controbatté lo spirito blu.
    Atshushi non gli rispose, sentendosi tremendamente in colpa per non riuscire ad identificare l’entità celeste che aveva di fronte. I lineamenti del viso erano fuggiti ed ondeggiavano nell’oscurità.
    -Non mi stupisco che tu non sappia riconoscermi.-
    La sua voce era gelida, atona.
    -D’altronde i tuoi sensi sono così ovattati da ridicolizzare chi ti ha stretto quel coprifronte sulla fronte.-
    Pronunciò quelle parole taglienti con una nota di acidità.
    “Cosa vuole da me?”
    Atshushi era intimorito da quella figura spettrale.
    -È vergognoso che ti sia fatto ridurre così. Guardati intorno.-
    Allargò le eteree braccia dalle quali si propagarono globi lucenti che fluttuarono verso l’oscurità fino a scomparire illuminando l’area vuota e silenziosa.
    -Sei finito nel limbo dei non-morti.-
    Probabilmente riuscì a leggere lo stupore nel volto dell’attonito Atshushi.
    -Ma stai tranquillo, sopravvivrai perché il tuo, è un sangue più antico degli stessi grandi villaggi ninja.-
    “Cosa voleva dire?”
    Lo spirito divenne sempre più tremolante, fino a perdere le sue fattezze.
    Stava svanendo.
    -Aspetta! Chi sei?! Cosa significano quelle parole?!-
    La massa eterea dello spirito si addensò fino a diventare una sorta di spirale rotante. Era come se venisse risucchiato via da un vortice spazio tempo.
    “Sangue antico…”
    Quelle parole echeggiavano nella mente del genin.







    Per sbaglio avevo copiato quanto scritto sopra nel post precedente ed inviato la modifica mentre volevo recuperare lo script. Ho sistemato tutto, ma volevo giustificare la modifica che apparirà nel primo post
     
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    John si stava nuovamente lavando dalle mani del sangue che non gli apparteneva, a differenza di qualche ora prima però aveva il fiatone ed era evidentemente stanco e debilitato, come testimoniavano le svariate gocce di sudore che gli imperlavano la fronte; anche il resto dello staff sembrava stremato alla fine di quella precisa operazione, per quanto infatti rimuovere la costa fratturata non fosse stato un così grande problema, fermare l'emorragia causata da tale pratica ed evitare che il polmone del giovane si riempisse di sangue e collassasse aveva richiesto molto più tempo ed energie, ma almeno adesso il ragazzo non era più in pericolo di vita. Il chirurgo era proprio a lui che pensava mentre con delicatezza si rimuoveva mascherina, guanti e camice sporco, ricevere una ferita del genere a quell'età gli avrebbe senza dubbio dato qualche problema, per sua sfortuna il polmone era uno dei pochi organi che non erano in grado di auto-rigenerarsi con il tempo, quindi anche dopo svariati mesi o anni avrebbe sempre avuto il fiato ed il respiro più corto degli altri, un piccolo prezzo da pagare per poter però vedere le albe a venire. Ad ogni modo John aveva salvato un'altra vita, aveva fatto il suo lavoro alla perfezione e se si fosse sbrigato sarebbe riuscito ad uscire dall'ospedale prima di essere accalappiato per operare qualche altra povera anima, anche se il suo turno era finito da un numero imbarazzante di ore, oh beh la vita che si era scelto era quello, del resto la fama e la soddisfazione doveva pur avere un prezzo no?
    Ma il nostro giovane Atshushi che fine aveva fatto?
    Dunque il ragazzo, dopo essere stato portato in una piccola stanza nel reparto di convalescenza della struttura fu tenuto sedato per tutto il resto del giorno, i medici lo preferirono per favorire il riassorbimento di eventuali perdite interne e per aiutare le ferite capaci di farlo di rimarginarsi un minimo. Il giovane ninja di Kiri si riebbe quindi quando dalla finestra della sua stanza entrava già un caldo sole mattutino, il cielo era sereno e la giornata per lui poteva solo migliorare; non appena infatti lui avesse aperto gli occhi si sarebbe visto arrivare dalla porta d'ingresso già aperta una giovane e carina infermiera bionda sulla ventina, teneva in mano una cartellina che leggeva con lo sguardo a momenti alterni e rivolgeva al giovane un radioso sorriso:

    "Ben svegliato, come ti senti? Data la situazione è normale sentirsi affaticati, ciò è dovuto sia ai sedativi che il tuo corpo deve ancora riassorbire del tutto e al punto in cui sei stato ferito e dove sei stato operato..."

    La ragazza vi avvicinò ulteriormente, arrivando al capezzale del letto e posò la cartella in questione sul vicino comodino prima di riprendere il discorso:

    "Qui c'è un riepilogo di ciò che ti è stato fatto e di che cosa ti è consigliato prendere per ridurre al minimo il periodo di convalescenza, va da sé che per un po' di giorni è consigliabile che stessi lontano da missioni, allenamenti o sforzi eccessivi in generale, ti abbiamo ricucito e salvato la vita, ma il polmone è un organo che a differenza di tanti altri non si rigenera da solo, noi ti abbiamo rattoppato ma ci vorrà parecchio tempo prima che tu possa riprenderti del tutto, quindi fa attenzione. Rimani qui quanto vuoi, quando ti senti di alzarti sei libero di andare, buona giornata e buona fortuna!"

    Un saluto, un'altro sorriso e poi Nia, quella era il nome della ragazza, uscì dalla stanza per continuare il suo giro tra i pazienti. La tempesta per Atshushi era finalmente finita, ora aveva di nuovo la sua vita in mano e stava a lui condurne le redini.

    Perfetto fai il post finale e ti do l'exp, per correttezza riporto qui i tuoi malus fisici:
    CITAZIONE
    ...per tre eventi (escluse pq) avrai sempre un malus di -10 su qualsiasi movimento fisico (quindi anche fare sigilli).

    Spero ti sia piaciuta e buon ritorno alle role :rosa: Se qualcuno valuta intanto me gliene sarei grato :D


    Edited by Stompo - 8/3/2018, 15:10
     
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    III
    Atshushi si svegliò un una sterile camera bianca. Dopo aver cagato nell'oscurità per una quantità immisurabile di tempo, la luce del giorno gli bruciava gli occhi.
    Dalla finestra aperta, schermata da una candida tenda, filtrava una brezza leggera che gli leniva il dolore alla testa.
    Sentí la porta aprirsi e una donna fece ingresso nella stanza. Aveva un camice da infermiera e reggeva stretta al petto una cartellina.
    Salutò Atshushi e lo aggiornò sulla sua situazione. Sembrava radiosa, ma il suo buonumore contagiò il ragazzo cadaverico che attendeva steso sul letto una qualsiasi notizia in grado di spiegargli perché si sentisse come uno straccio usato.
    Il ragazzo era ancora troppo stordito per riordinare i ricordi degli ultimi avvenimenti che avevano scosso la sua vita.
    Cominciarono ad emergere da un angolo buio della sua mente visioni sfocate di uno scontro con un guerriero armato di lancia.
    Fu come aprire una crepa su una diga. In un attimo, la testa giovane di inondata di memorie, sconnesse e a tratti confuse. Aveva chiesto un incontro senza spargimento di sangue, invece quel file traditore lo aveva spedito in ospedale.
    L'infermiera gli illustrò l'entità del danno, lasciando Atshushi impallidito e senza parole. Poi andò via, abbandonandolo ai suoi pensieri.
    Gli avevano portato via una costola perché completamente fratturata e delle schegge d'osso avevano forato un polmone causandogli problemi che non sarebbero più andati via.
    Com'è stato possibile che Azibo, così si chiamava quel guerriero, avesse infierito così su di lui?
    Restò steso su quel letto d'ospedale per altri tre passati per lo più dormendo per via dei sedativi e dello stress fisico a cui era stato sottoposto.
    Aveva una fasciatura che gli girava intorno al busto e, sotto di essa, provava un lieve formicolio dove mancava una costola. Formicolio che divenne una fitta incessante, sempre presente, non appena il suo corpo smaltí gli antidolorifici. Poteva respirare, ma non senza qualche fastidio.
    Doveva ritornare a Kiri.
    "I miei genitori saranno in pensiero per me."
    La mattina del terzo giorno dal sua risveglio, recuperate le sue armi, firmò le dimissioni dall'ospedale di Kumo. Era ora di tornare tra la nebbia.







     
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    32 exp a te e ciaone :rosa:
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    44 exp per stompino.
     
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