[Confine Tetsu] Prospettive diverse

x Shane

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    Se ne leggevano molte di storie su Suna, sul paese del vento ridotto in condizioni precarie dalla gente alleata con Eris. Chi era il colpevole? Cosa c’era dietro il male che quel paese covava? Come colate di veleno tossico il cuore del mondo ninja sapeva di corruzione e pericolo, ad ogni angolo era facile trovare qualcuno con brutte intenzioni. Mi tenni molto spesso alla larga da zone isolate o deserte, tuttavia ero entrata a conoscenza di alcuni punti più sicuri dove poter raccogliere materiali officinali e fare indagini per conto mio. Non avevo abbandonato le mappe, anzi ogni giorno scendevo di casa presto e mi allontanavo a piedi in una delle tante camminate alla ricerca di novità e posti clue da tracciare su bozze di fogli da trasporre in grande nel mio studio. Vestivo con gli abiti comuni anche quel giorno, quando per divertimento o noia decisi di richiudermi la porta alle spalle e uscire dal centro cittadino per spingermi a nord-ovest. Similarmente alla tappa presa per arrivare al paese del vento scelsi una deviazione che potesse portami ai confini di un paese più gelido e racchiuso come un tesoro tra due territori vasti quanto il mare. Un territorio che pareva essere in guerra, o così si vociferava. Non ero intenzionata a varcarne i confini e a introdurmi in una nuova contesa, ma volevo capire se effettivamente potessi trarre beneficio restando in territorio amico. Strano ma vero non ero mai stata contattata né dal grande capo della Pioggia, né dai suoi collaboratori, mai una lettera o una notizia mandata tramite emissari. Che non ci fossero missioni per un membro dell’Osu? Che non vi fossero incarichi per una guerriera di Ame? Adoravo definirmi guerriera, suonava meglio rispetto a quel termine comune ma limitato ad un singolo posto. Io ero una lottatrice del mondo, non di certo di un pezzo di terra umido e circondato da serpenti e catastrofi. *Crack* il rumore generato dallo stivale portò il mio viso a chinarsi verso terra, ad adocchiare un ramoscello spezzato dal peso, lo stesso che favorì il lascito di un’impronta nel suolo umido e fangoso. Difficile sprofondare nella melma di un tratto di strada, gli stivali ottenuti da Ishivar erano un gadget perfetto per evitare fregature per via del pantano e con essi i miei viaggi erano divenuti tutt’altro che problematici. Tra ali di insetto e tecnologia potevo ricercare le mie erbe senza preoccuparmi degli inconvenienti. Prodotti d’erboristeria richiesti dal mercato, alcuni più comuni e altri meno che rafforzavano le mie risorse monetarie e davano alle entrate una boccata d’aria data la magra stagione e la mancanza di lavori. Era meglio prodigarmi da sola nel badare a me stessa e portare il pane a casa, era così che mia madre era stata capace di tenermi sulla nave. Giunsi nella zona dopo parecchie ore e circa quattro giorni di cammino, rimirando il cambiamento della natura con le iridi ametista, nascondendo il kobashot e l’amplificatore sonoro sotto le lunghe maniche della mantella in iuta, munita di simbolo della Pioggia sul petto dalla parte destra. Con l’estremità legate per mezzo di una catenella di poco valore e il cappuccio sulla testa era facile per me proteggermi da bruschi cali di temperatura e acquazzoni primaverili, mascherando inoltre la mia presenza del tutto anonima e priva di loschi scopi. Molti erano gli esploratori che come me sondavano il terreno per cercare oggetti preziosi o semplici materiali grezzi per i loro scopi, alcuni erano in grado persino di lucrarne sul prezzo in una vendita sul posto. Gente su calessi, gente a piedi, gente su moto in preda a chissà quale malattia mentale. Disturbavano la calma per un momento con il rombo dei cilindri e partivano via in nubi di fumo tossiche facilmente inalabili. In una zona vidi alcuni bambini giocare con delle armi di legno mentre più avanti ve n’erano altri che praticavano l’arte dell’arma metallica, la spada dalla lama fine e priva di quella protezione per le mani connessa all’elsa. Katane? Si, si chiamavano così. In un’area non oltre i confini di quello strano posto il cui panorama si destava freddo, più di quello che m’ero lasciata alle spalle, cominciai la mia ricerca tra le urla e le presenze estranee, restando ad un passo dall’invadere un territorio dalle origini e le pratiche ignote.

    Lìf
    Siccome non so come comportarmi con le ricerche, chiedo al master dell'evento di assegnarmi (se la ricerca può andare) gli item dalla lista di materiali sintetici avendo le conoscenze naturalistiche e la licenza da farmacista.
     
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    Arbitro io, attacco a Shane. Per la ricerca va in porto e trovi:
    -Lacrima disperata x2
    -Seme di Lunaria x2
    -Osso resistente x3
     
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    Il paese del Ferro è sempre stato un paese interessante, capace di emozionare per i suoi paesaggi innevati. Va compreso, capito, metabolizzato, ma riesce nel suo piccolo ad essere una piccola perla del Continente Occidentale.
    Curioso, uscii da Tetsu Est, dirigendomi verso confini da me meno frequentati. In quei giorni buona parte del tempo la impiegavo per studiare le mappe geografiche dei paesi, interessato alle loro terre più inesplorate ed ai tesori che potevano proteggere. Una voglia incredibile di esplorare ciò che avevo intorno (a partire dal paese del Ferro) iniziò ad ardere come un piccolo fuoco, alimentato di giorno in giorno.
    In tutto questo studio, però, ebbi la brillante idea di trascurare gli allenamenti con la spada. Follia, mi dissi, visto la grande risorsa che rappresentavo per Tetsu. Il mio stile nel Bushidō era tutt'altro che perfetto, estremamente grezzo, ma riuscivo a compensare con il gene trasmessomi dalla parentela di mia madre: il Jinton. L'arte della Velocità, spiegò al tempo mio zio, che mi rendeva un Samurai con delle capacità fuori dal normale. Di base non ero né troppo fisicato per essere minaccioso, né troppo tecnico nel combattimento corpo a corpo, né troppo abile nei ninjutsu di supporto per essere un temibile combattente ibrido. Non eccellevo, forse, in nessuna arte in maniera netta. Il Jinton, quindi, rappresentava la mia ancora di salvezza, l'abilità perfetta per portarmi al pari dei miei coetanei se non superarli.
    Ebbi tempo, da quando scoprii di riuscire a governarla perfettamente, di apprendere l'arte, farla mia, combinandola agli insegnamenti del Bushidō. Ciò, però, comportava una preparazione notevole nel combattimento corpo a corpo ed un'attenzione non indifferente alle arti magiche.
    Perciò quel giorno uscii fuori, dirigendomi in una delle zone consigliatemi da mio zio per allenarmi. Mi spostai verso sud-est, scendendo in una parte di regione leggermente meno fredda.
    Percorrendo la via, mi accorsi durante il tragitto come il territorio mutasse in fretta. Dopo il secondo giorno di cammino la neve s'era sciolta quasi del tutto. Giunto in una zona aperta, soleggiata, mi guardai attorno, respirando a pieno polmoni.
    Nel corso dei giorni antecedenti ai miei studi geografici, avevo allenato il mio olfatto al fine di renderlo quasi animalesco. L'innominabile allenamento che avevo subito mi aveva reso un segugio con vere e proprie capacità olfattive. Riuscii nell'immediato a percepire gli odori intorno, accorgendomi di quanti stranieri ci fossero in quel luogo. L'odore dei Samurai di Tetsu era inconfondibile invece. Le armature producevano, se il corpo sudava, un'odore "caratteristico". Ve ne erano circa quattro nella zona in cui mi trovavo. Continuai ad ispezionare l'area, identificando tre odori che non riuscii a classificare. Mi mossi, quindi, avvicinandomi ad essi. Il primo che trovai era un uomo sulla trentina, mi misi a distanza, silenzioso, osservandolo con interesse. Sembrava un mercante, o comunque interessato a qualcosa da trovare e probabilmente smerciare. Non sembrava affatto uno shinobi, tanto meno un guerriero del Ferro. Continuai il giro, spostandomi, giungendo piuttosto vicino ad una figura incappucciata, intenta a trafficare con l'erba sul terreno. Osservai meglio, in attesa. Si voltò, infine, rivelandomi la sua provenienza. Su una specie di giacca, di un materiale a me sconosciuto, era presente il logo del Paese della Pioggia.

    Uno straniero proveniente dalla Pioggia? Non ne ho mai visto uno..

    Borbottai, avvinandomi meglio.

    Ehi straniero, sei uno shinobi della pioggia?

    Domandai, incuriosito, avvicinandomi sempre di più. Guardando meglio, però, mi accorsi che non era un uomo, ma una donna. Il cappuccio mi aveva fregato, confondendomi, ottenebrando il mio giudizio. Uno shinobi donna? A Tetsu non vi erano molte samurai donne, anzi, molto poche. Perciò mi incuriosii ancora di più alla ragazza, poiché per me rappresentava un incontro col diverso.

    Se sì perché non combatti un po' con me? Sei la prima shinobi della pioggia che vedo.

    Domandai, allargando entrambe le braccia con i palmi aperti. I guanti, che coprivano i palmi, non permettevano a nessuno di osservare cosa vi fosse incastonato sulla pelle... Ma questa è un'altra storia. Fatto sta che rimasi lì, in attesa, sicuro che un degno combattimento fosse più efficace di qualsiasi allenamento in solitaria.


     
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    Aldilà del momento strano che vivevo, in genere finivo sempre involontariamente per espormi a qualcuno o qualcosa di troppo curioso. Non mi ero abituata all’idea di vivere in un posto tumultuoso, movimentato, ricco di gente pronta a chiedere uno scontro al posto di un normale dialogo. Mi era capitato davvero troppe volte e non ero una psicologa, non disponevo di nozioni sul cervello e i comportamenti umani. Pertanto, affidarmi unicamente alla fortuna per evitare di ingaggiar battaglia era davvero una manovra difficile, soprattutto considerando il rispetto che da un paio di mesi a questa parte avevo iniziato a nutrire nei confronti dei giovani ben disposti e senza intenzioni malsane. Sospirai alito tiepido e nubi biancastre sfumarono, perdendo la loro forma in un tempo ristretto. Andai alla ricerca di materiali per una buona porzione di tempo, usando ciò che la natura dava per prendere altro. Chinata sulle punte degli stivali e scavando con la stessa allegria di un cane da tartufo mi imbattei in uno strano oggetto, non dalle forme di una pietra ma levigato come sassolini sul fondo di un lago. Presi a scavare più a fondo in quel punto preciso e lì, una volta allontanato il terriccio verso ambo i lati riuscii a scoprire e rinvenire quello che nel listino veniva etichettato in una categoria di resti animali fossilizzati, un osso. Non un osso qualsiasi visto che sembravano essercene altre, come a rappresentare nell’insieme, i resti di un’antica bestia senza alito di vita. La carne era scomparsa e della sua presenza restavano unicamente le ossa, tuttavia ben conservate sotto il suolo. Cercai di muovermi con rapidità e con un inchino in segno di rispetto verso i morti decisi di prenderne tre da inserire nella speciale sacca che m’ero portata assieme.

    *Mi chiedo se non sarebbe stato meglio comprare dei contenitori adatti, non vorrei che perdessero di valore*


    E non pensai unicamente al valore monetario ma anche a quello che potesse avere in una reazione chimica. Continuavo a spostarmi di zona ma valutando sempre le insegne per capire come muovermi entro i confini, arrestandomi poco dopo quello scavo archeologico. In presenza di alcune piante provai a verificarne l’aspetto, i colori, possibili tratti particolari. Con un occhio attento e allenato sarebbe stato facile ma ero ancora ad un livello mediocre, pertanto decisi di andare sul sicuro pur riconoscendo in quella pianta tutte le caratteristiche della Lunaria. Dalle forme e i colori simili ad una genista, possedeva dimensioni leggermente più grandi e corolle ampie il doppio, mostrano con esse la bellezza delle cromature ametista. Mi sarebbero tornate molto utili se le avessi piantate, ma avrebbero resistito al clima di Ame? Dopo due ore e mezza e un ulteriore oggetto in saccoccia decisi che era giunto il momento di partire, eppure il suono di alcuni sassolini smossi e una voce maschile destarono la mia curiosità, a tal punto dal dover ricercare nel territorio la persona responsabile dell’evento.

    Ehi straniero, sei uno shinobi della pioggia?

    Straniero? Oh si, il cappuccio. Ce l’avevo ancora, rimosso solo dalla memoria durante l’ispezione. Pacificamente e altrettanto distrattamente arretrai di un passo, lasciando che fosse l’arto destro ad occuparsi di quella protezione unicamente atta a proteggermi dalla gelata. Portandolo dalla nuca alle spalle avrei svelato il crine dalle violente cromature incandescenti, quasi pulsanti di vita racchiusa in ciuffi fiammeggianti. Lo guardai per un istante scossa dall’istinto di alzare i tacchi, impensierita per lo stato della baracca al villaggio, tutta piena di tabelle, mappe e strumenti. Eppure ciò che mi premeva in quel frangente non fu più forte della voglia di restare, di capire –curiosa- le intenzioni del giovane appena giunto in loco. Inarcai un sopracciglio quando riprese la parola, riprendendo nuovamente il controllo delle dita e accostandole sul retro del collo.

    Se sì perché non combatti un po' con me? Sei la prima shinobi della pioggia che vedo.

    Accostai i piedi l’uno accanto all’altro, arricciando il labbro inferiore.

    È così raro vedere guerriera di Pioggia da queste parti? Tu dover essere di Paese del ferro? Non sono abituata a riconoscere gente da simbolo, né a riconoscere simbolo.

    Non lottavo da quel fatidico giorno. Cosa avesse in serbo per me la giornata era tutto un mistero!

    Mh, tu vuoi lotta? Non combattere da un po’ nemmeno io, mio nome è Lìf e per me è onore fare conoscenza di guerriero, sperare almeno di sapere suo nome prima.

    La lingua no, proprio non la masticavo.

    Io invece sono Geralt, sergente di Tetsu Ovest. Piacere. Vuoi combattere? Uno scontro amichevole, senza farci del male. Non sono un guerriero così esperto, quindi non preoccuparti.

    Inclinai il capo e in un cenno di assenso lasciai che ad adagire fosse l'intero corpo con cui, spostandomi proprio dirimpetto al ragazzo, espressi il mio volere. Lasciai parlare il tronco superiore, inchinandomi in segno di rispetto e attesi la preparazione altrui e il suo approccio amichevole, sperando che non violasse quelle sue stesse parole con una furia cieca e immotivata.

    Amichevole sia, vieni pure.


    Edited by Yama™ - 13/3/2018, 15:36
     
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    Attesi una risposta, notando di aver dato per scontato che la figura di fronte a me fosse un semplice ragazzo. Invece venni contraddetto quasi subito, notando che sotto al cappuccio vi era una fanciulla. Niente che mi potesse distogliere dall'obiettivo della giornata, però.

    È così raro vedere guerriera di Pioggia da queste parti? Tu dover essere di Paese del ferro? Non sono abituata a riconoscere gente da simbolo, né a riconoscere simbolo.

    Disse, in una lingua parecchio zoppicante. Non era raro, d'altronde ci trovavamo al confine, ma era ancora più raro per un guerriero di Tetsu imbattersi in uno shinobi femmina. Non che ci fosse alcun preconcetto da parte mia verso il gentil sesso, ma nella parte della città in cui io vivevo non vi erano numerosi Samurai donne.
    Era diventata più un'usanza importata da Severa a Tetsu Est. Dalla ribellione della samurai e dei suoi seguaci, ad Ovest si ritornò ad un modello societario piuttosto tradizionale e con un estremo controllo governativo. Con la divisione della città, l'amministrazione di Tetsu Ovest convenne che abbracciare qualsiasi forma di progressismo avrebbe potuto portare nuovi ribelli, quindi optò per estirparlo alla radice. Si tornò ad un modello con gli uomini a lavoro e le donne concentrate sul far crescere e progredire la famiglia. Ovviamente nessuno avrebbe mai impedito ad una ragazza di voler diventare Samurai, ma le alte sfere dell'amministrazione del Ferro lo avrebbero mal digerito per via di tali politiche. La donna giusta, a Tetsu Ovest, era una donna attenta ai bisogni del proprio marito e dei propri figli, priva di qualsiasi voglia ambizione futura. Il pensare con troppa libertà non era ben visto, ma fortunatamente vi erano delle parti di cittadini che non accettarono tutto quest'indottrinare. A Tetsu vi era una divisione geografica nella città, ma anche profonde divisioni nella gente. Non vi era una comunità veramente solida.
    Ovviamente per me, quella ragazza dai capelli rossi, non era nient'altro che tale. Non c'era nessuno ad osservarla. Nessuna "alta sfera" di Tetsu a giudicarla come "nociva", quindi senza pormi alcun problema (essendo al confine) risposi alla giovane:

    Beh, diciamo che a Tetsu abbiamo ben altri problemi interni questo periodo, quindi sono in pochi ad andarsene a zonzo con gli stranieri.


    Ed era fottutamente vero. Il clima di divisione e poca stabilità aveva provocato uno sconvolgimento nelle abitudini dei cittadini. Le troppe battaglie politiche e le missioni di sabotaggio tra i samurai dell'Ovest e dell'Est avevano messo in grande soggezione il popolo, che man mano temeva sempre di più una ripresa più aspra dei conflitti tra le due fazioni. Temendo tutto ciò, la gente iniziò a diffidare di chiunque fosse all'esterno del proprio distretto. Uscire al di fuori di Tetsu Ovest era sconsigliato, ovviamente, intrattenersi con uno straniero il cui passato fosse sconosciuto era sconsigliato ed intrattenere rapporti con qualcuno di Tetsu Est sarebbe potuto essere un buon biglietto da visita per la prigione.

    Mh, tu vuoi lotta? Non combattere da un po’ nemmeno io, mio nome è Lìf e per me è onore fare conoscenza di guerriero, sperare almeno di sapere suo nome prima.


    La ragazza aveva seriamente problemi con la lingua.

    Io invece sono Geralt, sergente di Tetsu Ovest. Piacere. Vuoi combattere? Uno scontro amichevole, senza farci del male. Non sono un guerriero così esperto, quindi non preoccuparti.

    Avrei potuto aggiungere qualcosa, anzi avrei voluto, ma temevo di non essere capito o frainteso.

    Amichevole sia, vieni pure.

    Rispose, invitandomi ad attaccare.
    Avrei però agito coerentemente con i propositi che avevo annunciato: una semplice amichevole, almeno all'inizio. Poi, se le circostanze l'avessero fatta degenerare in qualcosa di più pericoloso... Beh, avrei potuto provare qualche asso nella manica...
    Per iniziare, per rompere il ghiaccio, mi sarei limitato a cercare a terra qualche pietruzza. Nonostante il gelo esagerato, la neve ancora non era ancora arrivata in quei luoghi, permettendomi di ricercare quello di cui avevo bisogno. Raccolsi da terra due piccole pietruzze, pronto a dare inizio allo scontro con molta calma. Le feci vedere alla giovane, posizionata a qualche metro di distanza.

    Vedi? Semplici sassolini. Iniziamo con cose semplici, anche per capire il livello dell'uno e dell'altro. Se va superato un certo limite "agonistico", arriviamoci insieme. Non voglio brutte sorprese al confine.

    Non era un vero e proprio invito, ma più un comando, una condizione per affrontarci. Ed era vero. Non avrei mai sfoderato certe armi (veramente letali!) in una semplice amichevole. Se, per via della competitività del tutto, avessimo voluto dare il massimo, ci saremmo arrivati con la complicità di entrambi. Mi auto-imposi ciò, cercando di rispettarlo al meglio.
    Avrei cominciato lanciando entrambi i sassi con tutta la forza che sarei riuscito ad imprimere in essi, valutando nel frattempo le capacità della giovane. Schivarli, per un semplice soldato o recluta, non sarebbe stato così semplice. Infondo, era come lanciare un kunai più leggero del normale.

    Prova a schivare queste intanto!

    Esclamai, prendendo la mira. Avrei mirato all'addome della ragazza, sperando in una sua tempestiva schivata. Caricai il colpo tendendo bene il braccio, per poi lasciar partire entrambe le pietruzze.


    Forse l'azione è un sempliciotta, ma mi sembra coerente con quel che i nostri pg si sono detti.

    Azioni:
    -Raccolgo i due sassolini
    -Li lancio contro Lif

    Geralt Aizawa
    Resistenza: 400-2=398
    Stamina: 300


    Edited by ShaneH - 13/3/2018, 19:00
     
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    Un vento gelato spirò dalle viscere di quel posto che non avevo mai visitato. Il suo “emissario” palesò la sua pacifica collaborazione, disponendo dapprima di alcune parole che mi fecero riflettere giusto alcuni istanti.

    Beh, diciamo che a Tetsu abbiamo ben altri problemi interni questo periodo, quindi sono in pochi ad andarsene a zonzo con gli stranieri.


    Erano problemi a me estranei, eppure con tutto ciò che mi era accaduto negli ultimi tempi decisi di non tralasciare quel particolare e dedicare una porzione del mio tempo alla conoscenza, per capire meglio la realtà anche in un posto di cui avevo visto i confini solo in giornata. Feci ciondolare le braccia ai fianchi nell’attesa di capire le sue intenzioni e umettai il labbro inferiore con la punta della lingua, lasciando una scia sopra l’estensione della carne secca. La voce venne fuori una volta che la lingua fu rimessa al suo posto, ma ovviamente era indispensabile anch’essa in quella funzione.

    Problemi interni? Di che genere, se potere permettere di chiedere?

    Non masticavo la loro lingua pur essendo entrata a contatto con gli antenati e avendo incanalato tutti gli stilemi nella mia mente, in quelle parti di cervello dedicate al linguaggio.

    Problemi con Eris? Tu conoscere una certa Eris, o avere sentito parlare di lei? È donna psicopatica, fare attenzione tu e villaggio.


    Non diedi altre informazioni in merito, ma ritenni opportuno avvisare il ragazzo e instillare nella sua mente l’allarme in forma di avvertimento. Non che conoscessi Eris più di quanto non avessi visto, eppure temevo una sua comparsa da un momento all’altro e non avendo ricevuto altre informazioni da un’Osu dormiente, l’unica cosa che potevo fare era quella di lasciare quanti più avvertimenti possibili che in futuro mi sarebbero tornati utili.
    Non restò con le mani in mano il giovane, ma fece qualcosa che mi stupì: attenersi alle parole dette. Nessuno prima di quel momento era arrivato a tal punto, un paradosso considerando lo scopo insito in combattimenti amichevoli tra sconosciuti. Cercai nella concentrazione e negli atteggiamenti altrui la falla, quel qualcosa che ogni persona commetteva per errore, distrazione, superficialità o per la troppa enfasi e nel notalo calarsi adunco in avanti verso il suolo, sgranai maggiormente la palpebra al fine di inquadrare il suo operato.

    Vedi? Semplici sassolini. Iniziamo con cose semplici, anche per capire il livello dell'uno e dell'altro. Se va superato un certo limite "agonistico", arriviamoci insieme. Non voglio brutte sorprese al confine.

    Aveva una spiccata capacità di cooperazione, ciò mi fece sorridere e al tempo stesso allarmare: che fosse strano come Eris? O bugiardo come Nareda? O nessuna delle due? Un lungo respiro di distacco interruppe l’osservazione, la vista scomparve nel breve istante in cui le palpebre si richiusero e aprirono in un battito veloce. Era pronto ad usare quei sassi come anch’io ero pronta a schivarli con quanta più rapidità possedessi. Presi a rimirare lo scenario circostante per sondare la zona in cerca di qualche vecchio materiale, pezzo di ferro, roccia o tronco sradicato e secco e scandagliando il perimetro con attenzione provai ad agganciare uno degli stessi che fosse abbastanza grande per un accordo. Uno scambio tramite una semplice sostituzione per il quale tentai di concentrarmi, aumentando e velocizzando quel flusso che sempre stranezza mi trasmetteva. Una sorta di sistema di canali energetici, circuiti elettronici composti da sottilissimi fili conduttori in grado di far passare energia e trasmetterla lontana dalla base, trasformandola in qualcosa di più. Un aggregato invisibile che provai a visualizzare unicamente nella mente, deglutendo nel tentare di instaurare un collegamento con un vecchio manichino tagliato a metà da una spada bastarda, individuato assieme a tanta altra “merce vecchia”. All’idea di un lancio rapido ricercai nel flusso magico la sicurezza e la fiducia che avevo sempre risposto ad ogni evenienza, accompagnata dal ronzio degli insetti in preda all’isteria e alla frenetica voglia di uscire fuori. Disponevo di loro ma non era necessario che li usassi nel primo approccio di una lotta amichevole, quindi provai a optare per una mera sostituzione in grado di cambiare la mia disposizione sul terreno e lasciare invariata la distanza in metri. Avrei provato a scambiarmi di posto e viaggiare in un silenzioso interscambio, ottenendo così un alloggio momentaneo e un punto di appoggio sicuro, sempre in una distanza massima consentitami dalla tecnica.

    R:300
    S: 500-1=499


    AeJ:
    Sostituzione per evitare i sassi


    Note varie:
    M.{Maestro dei ninjutsu Liv. I}
    M.{Combattente ad alta Tossicità Liv. I}
    Tutti gli oggetti in scheda sono equipaggiati

     
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    CITAZIONE

    Responso nr.1 #


    Attacco -Gerald Aizawa:
    -Lancio del Sassi:85+80+12=187


    Difesa -Lif:
    -Sostituzione:110+85+2+14=211


    Danni:
    Geralt://
    Lif://


    Narrazione Turno:
    Dopo un breve scambio verbale la ninja e il samurai iniziano uno scontro che vede partecipi non solo le loro capacità individuali, ma anche le diverse scuole di pensiero di cui si sono fatti fin da piccoli araldi. Il primo a fare una mossa è proprio Geral, che per valutare le capacità del suo avversario raccoglie dei sassi da terra e li lancia alla ninja, che riesce peró ad evitarli agilmente con una semplice sostituzione.


    Situazione Finale:
    Geralt e Lif a 5 metri l'uno dall'altra, attacco a quest'ultima.


    Commenti Arbitro:
    Nulla da dire,per il momento vi volete ancora bene e nessuno è morto, direi un successo XD
     
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    Il contratto stabilito con il manichino rese facile la schivata, permettendomi di ritrovarmi dall’altra parte e lasciare che fosse lo stesso pupazzo morto e umido a incassare. D’istinto la prima cosa che feci una volta dall’altra parte fu quella di controllare che ogni cosa fosse al suo posto, che non avessi perso pezzi durante quello switch. Me ne assicurai ricercando in ogni borsello, tasca e taschino e annuii tra me e me nel constatare l’immacolata posizione di ognuno di essi rimasta intatta. La mia scarsa conoscenza del mondo di quei guerrieri lasciava che l’insicurezza, spesso, mi portasse a divenir meticolosa e puntigliosa, quasi ansiosa. Erano atteggiamenti che non erano mai state preoccupazioni prima dello sbarco, quando le mie radici sapevano d’acqua salata e fondali oscuri, ma ora più che mai continuavano ad ossessionarmi e date le leggi del luogo non era nemmeno facile vivere lautamente, pertanto dovevo assolutamente non farmi sfuggire nulla.

    Avere detto facile, mai uomo prima d’ora avere rispettato patto. Lìf ringrazia, ma volere sapere una cosa da ragazzo di Ferro: vostra terra essere sessista?

    Prediligevo la vita come anche l’equilibrio e la parità, come una sorta di femminista fallita e volevo proprio capire il pensiero dell’altro. Non temevo in una sua svalutazione per via del mio aspetto o del mio genere, eppure necessitavo di chiarimenti. Chissà se il suo stomaco avrebbe retto alla mia “grazia”, ero proprio curiosa di testare la sua sopportazione alla vista delle bestie nere il cui ronzio vibrava eccessivamente nel mio corpo come una sfera rimbalzante in una cupola chiusa.
    Dover arrivare insieme alla meta, passo dopo passo, era qualcosa che mi incuriosiva ma ora la scelta di impostare il livello spettava a me e proprio come fatto da lui poc’anzi era giusto limitarsi ancora, magari alzando l’asticella quel tanto da restare sul pacifico ma avere più adrenalina e divertimento. Perché se ci fossimo limitati a lapidarci tutto il tempo, la noia avrebbe finito per far da padrona.
    Feci avanzare il piede destro in avanti e ripetendo il medesimo movimento con l’altro cercai di accorciare i metri di distanza e unire simmetricamente i piedi al fine di trasmettere un senso di unità, equilibrio e lasciare al giovane del Ferro il tempo di notare la mia posizione, con calma. Sembrava quasi uno studio reciproco delle potenzialità avversarie, come in una caccia tra bestie o in un rito di accoppiamento. Eppure mancavano tanti presupposti perché lo scontro prendesse la piega dell’uno o dell’altro, non c’era rabbia né violenza, né istinto di sopravvivenza: solo sana competizione. O almeno era quello che credevo!

    Adesso usare qualcosa di facile, sono come sassi ma di consistenza diversa, così poi tu vedere mio livello e io vedere meglio tuo.

    La voce morbida e piatta si irrorò di nuova energia e determinazione, mentre tutto il resto svaniva attorno a me nel tempo silente e freddo dell’inverno. Presi a incanalare l’energia magica posseduta (anche) nelle mie vene, dando al sangue una buona ragione per inasprirsi nel suo percorso torrenziale e cercai di visualizzare nella mente il percorso fino alle mani. Non richiedendo imposizioni particolari ma solo una discreta maestria nella plasmazione, dedicai gran parte del tempo alla stessa nel tentativo di far sorgere sopra la mia testa una serie perfetta di globi pulsanti. Come soli in scala ridotta, luminescenti e immateriali sarebbero sorti dal nulla, senza emettere rumore o odore alcuno. Era la luce ciò che li rendeva insidiosi, oltre al calore condensato e in grado di provocare ustioni al contatto. Proprio come avevo detto non c’era nulla da nascondere, nulla che potesse far presumere agli spettatori un cambio di programma e un rovesciamento dell’accordo. Se fossi stata in grado di produrre le sfere alchemiche a modo, le avrei rilasciate cercando di dare all’intero gruppo una traiettoria elicoidale, differente ovviamente da quella usata dal giovane nella sua precedente offensiva. Una mossa, la mia, mirata allo scopo di tentare il contatto da destra e riuscire con la loro grandezza a beccare il suo fianco –destro per l’appunto- in tutta la sua interezza, provando a coordinarli in maniera precisa. Niente cavi, niente veleno, niente suono: solamente delle semplici sfere.

    R:300
    S: 499-5=494

    AeJ:
    {Sfere lucenti al lato dx di Geralt

    Note varie:
    M.{Maestro dei ninjutsu Liv. I}
    M.{Combattente ad alta Tossicità Liv. I}
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    Come presagii, la giovane schivò i sassi senza alcun problema e difficoltà. Non sembrò neanche impegnarsi più del dovuto. Si sostituii, poi, con buonissima rapidità e maestria.

    Dev' essere abile nelle arti magiche visto come si è sostituita...

    Supposi, contraddicendomi però quasi subito.

    Non posso però basarmi solo su un'impressione. Devo averne la certezza.

    Giunsi, dunque, alla conclusione che avremmo dovuto continuare a studiarci il più possibile, per poi arrivare ad un confronto più diretto solamente nelle battute conclusive. Perciò, quindi, rimasi in attesa, osservando la ragazza riposizionarsi in seguito alla sostituzione.

    Avere detto facile, mai uomo prima d’ora avere rispettato patto. Lìf ringrazia, ma volere sapere una cosa da ragazzo di Ferro: vostra terra essere sessista?

    La domanda, di per sé, mi colse un po' in contropiede. Non volevo in realtà stabilire un vero e proprio dialogo con uno straniero, tantomeno divulgare informazioni sulla società di Tetsu. Nel clima di quei giorni, spiegare per filo e per segno i disagi della propria società e civiltà ad uno sconosciuto non era considerata affatto una mossa saggia. Anzi, tutt'altro. Era un buon modo per essere malvisti dalla comunità. Decisi, però, forse poiché incoraggiato dall'aspetto sereno della mia interlocutrice per dare una risposta.

    Non proprio, ma con i disagi creati dalla ribellione interna al villaggio è riaffiorata un'ideologia piuttosto ortodossa della comunità e del vivere in generale. Sta tornando una certa chiusura.

    Avrei potuto aggiungere quanto fosse nociva tale chiusura, quanto fosse opprimente vivere con un "muro" capace di ottenebrare le menti e farle addirittura regredire. I ribelli avevano generato un problema sociale non da poco per tutta la comunità.

    Non fraintendermi però: ci sono tante brave persone al villaggio. C'è sempre molta voglia d'aiutarsi e di migliorare, purtroppo però i guai interni al villaggio hanno un po' paralizzato le coscienze dei più. Non posso aggiungere altro, divulgare all'esterno con così tanta noncuranza informazioni sul villaggio potrebbe essere mal visto. Perciò acqua in bocca! Mi raccomando Lif!

    Conclusi, mettendomi in posizione.
    Mi fidai in un certo senso. Infondo a chi poteva andare a dire considerazioni così poco precise? Non mi arrovellai troppo sulle conseguenze, poiché in me arse forte la curiosità del diverso, di ciò che potesse esserci al di là del mio naso. Quel confronto, ideologicamente, socialmente e d'origine, era qualcosa per me di vitale. Volevo confrontarmi non solo coi samurai di tetsu ma con i ninja di Ame, Konoha e persino quelli di Ishivar! Volevo elevarmi, restando ancorato a certe tradizioni e buoni valori, ma confrontandomi con l'esterno. Emergere come individuo del Continente d'Occidente e non solo come individuo di Tetsu.

    Adesso usare qualcosa di facile, sono come sassi ma di consistenza diversa, così poi tu vedere mio livello e io vedere meglio tuo.

    Annunciò la giovane, permettendomi di mettermi in guardia. Rimasi in quindi in attesa, osservandola con cura. Sembrava concentrata in quello che, a tutti gli effetti, doveva essere un processo non proprio banale. Continuai a monitorare la situazione, potendo notare come, da un momento all'altro, venissero generate delle sfere dalle mani della giovane! Produssero, immediatamente, una luce che subito si lanciò sul mio sguardo, incrociandolo, costringendomi a distoglierlo. La luce prodotta dalle sfere vinse il confronto coi miei occhi. Dovetti, quindi, stropicciarmi entrambe le palpebre energicamente, maledicendomi per essere stato così ardito da sfidare dei piccoli Soli. Ero stato un po' preso di sorpresa, nulla di irrimediabile o tragico, ma non ne ero affatto dispiaciuto. Anzi, ero in completa estati. Volevo comprendere le abilità della giovane e le sue origini, ma non perché fosse speciale. Ma poiché rappresentava per me un punto di connessione molto potente con l'esterno.
    Mi persi in qualche pensiero di troppo, forse, poiché osservai le sfere brillare. Sembravano pronte ad essere scagliate contro di me.
    Immediatamente concentrai il chakra nelle gambe, facendolo confluire nei piedi con attenzione. Era il momento di misurare sul serio le nostre capacità.
    Le vidi partire, perciò, cercai di schivare i colpi saltando verso l'alto, aiutandomi col Jinton. Prima di provare a spiccare il salto, riuscii a sentire il chakra ribollire in me. L'adrenalina del momento, il valore sociologico del tutto, irradiava me ed i miei sensi, rendendomi curioso come un bambino che ha appena imparato a camminare.
    Volavo, non preoccupandomi prima dello schianto.

    Resistenza: 398-1,75=?*
    Stamina:300-60=240
    Azioni:
    -Attivazione Jinton
    -Salto (+5 per Sandali Chiodati + Controllo del Chakra/3)


    *Dovrei arrotondare per eccesso o per difetto? Sarei portato a farlo per eccesso.


     
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    Responso nr.2 #


    Attacco -Lif:
    -Sfere lucenti: 110+85+6+19=220 Riesce per superiorità combattiva ( 5 danni da bruciatura a turno)


    Difesa -Gerald Aizawa:
    -Attivazione Jinton: Riesce a prescindere
    -Salto:85+80+5+17+18=205 Fallisce per inferiorità combattiva

    Danni:
    Lif://
    Geralt:74(5 danni a bruciatura a turno)


    Narrazione Turno:
    I due giovani avversari continuano a studiarsi a vicenda, cercando di conoscersi sia sul campo che a parole, in fondo si sa che il combattimento è il modo migliore per conoscere una persona. L'attacco stavolta passa alla rossa che sfruttando con intelligenza una basilare ninjutsu riesce a sorprendere il samurai, che malgrado l'impegno e l'utilizzo della sua innata non riesce ad evitare quelle sfere di luce che gli provocano delle lievi bruciature al fianco destro, niente di grave certo, forse non il modo migliore per iniziare lo scontro, ma i giochi in fondo erano appena cominciati tutto era ancora da decidere!


    Situazione Finale:
    Geralt e Lif a 5 metri l'uno dall'altra, attacco al samurai.


    Commenti Arbitro:
    @Shane a questo giro ho chiuso un occhio sul ritardo, ricordati che se fai tardi con il post mi devi avvisare, altrimenti la prossima volta ti faccio saltare il turno. Per il resto sì, in questo caso in eccesso, però dipende dalla cifra dopo la virgola :)
     
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    Forse avevo sottostimato il mio avversario, o forse avevo sopravvalutato me stesso. Fatto sta che, dopo aver tentato un balzo, mi ritrovai il fianco dolorante come non mai. Nel processo, una strana luce aveva irradiato il mio corpo, per poi scomparire dopo pochi secondi, fuggevole.
    Mi tastai la zona colpita, percependo con i polpastrelli delle dita l'assenza di pelle da essa. La pelle che solitamente copre ogni zona del nostro corpo aveva lasciato il posto alla carne viva, morbida, in certi punti anche un po' gelatinosa. L'osservai per qualche istante, leggermente irritato.

    Hai fatto un po' male i conti secondo me..

    Borbottai, tastandomi nuovamente la zona colpita. Uno schizzo di sangue partii dal fianco, come a ricordarmi di aver subito un danno non banale. Insomma, qualcosa di più di un banale pugno.

    Diciamo che queste sfere che mi hai lanciato non sono alla stregua dei miei sassi. O no?

    Domandai, ironico. Non ero arrabbiato, ma le domande avevano un senso logico ben più profondo. Per riuscire a comprendere se le capacità della giovane fossero realmente così al di sopra rispetto alle mie, necessitavo di interrogarla sul colpo lanciatomi.
    Inoltre, in tutto ciò, comunque non mi era andato così il colpo ricevuto. Volevo, anzi dovevo, in qualche modo renderle il favore. Per forza di cose avrei dovuto restituire il danno, ma temevo di far degenerare un bel confronto. Sì, poiché il Jinton non era un qualcosa da poter prendere alla leggera. Tutt'altro. Un colpo ben assestato col chakra della velocità poteva e può arrecare danni considerevoli, perciò iniziai ad interrogarmi sul come agire.

    Potrei evitare di colpirla, magari basterebbe immobilizzarla per pareggiare i conti..

    Mi dissi, preparandomi a colpire. Avrei concentrato tutte le mie energie per sfruttare il secondo "stadio" del Jinton: lo Status Supersonico. In una situazione di studio simile, mi sembrò il momento più indicato per tentare offensive di livello. Non le avrei causato alcun male, a parte, si intende, alle orecchie.

    Vediamo se questa volta riesci ad evitare un mio attacco! Sappi che non ti colpirò mai direttamente. Sta in guardia!

    Intimai, mettendomi in posizione. Il chakra Jinton, nel frattempo, continuò a scorrere pulsante all'interno del mio corpo, inebriandolo. Cominciai a radunare le forze, chiudendo per un istante gli occhi al fine di assaporare al meglio il momento, per poi arrivare al dunque. Liberai, con grande facilità, il chakra "potenziato", pronto a partire all'attacco. Nel medesimo istante, probabilmente, avrei generato un frastuono tale da danneggiare la giovane, mettendola in grave difficoltà. Spiazzata come non mai, forse non si sarebbe neanche difesa dalla mia offensiva. Ma comunque optai per aggiungere ancora più pepe al tutto, puntando ad eseguire una delle tecniche più utili insegnatemi dallo zio: la Zanzo, detta anche Immagine Residua. Grazie all'estrema velocità mi sarei mosso intorno alla mia avversaria senza lasciarle il tempo di individuare la mia posizione, scomparendole dalla vista ogni secondo, ricomparendole magari alle spalle, di lato o di fronte. Tutto, per permettermi di piombarle alle spalle ed imprigionarle il braccio sinistro in una presa articolare. Le avrei dato un leggero strattone alla spalla sinistra, puntando ad abbassarle il baricentro, per poi afferrarle il polso e far leva col mio gomito sul suo. L'avrei portata a stendersi a terra con garbo, in pieno controllo.

    Resistenza: 396-74-5-18-1=298
    Stamina:240-90-18=132
    Azioni:
    -Attivazione Status Supersonico (+Controllo del Chakra/2 Geralt, -25 Lif e 50 danni)
    -Zanzo (+20)
    -Presa

    Spero di aver calcolato bene, non scalandomi la spesa per il mantenimento dello status velocità, poiché lo Status Supersonico è la stessa cosa solo che più potente.


     
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    Ebbi modo di veder impattare le sfere lucenti come da copione ma sorse in me il malumore, come se quel risultato non fosse cosa su cui festeggiare. Eravamo in una battaglia amichevole, ma perché farsi problemi per una mossa precedentemente “anticipata”? Avevo agito piano, controllato la forma con attenzione, attaccato con un tempo tale da poter dare al ragazzo il necessario per schivare, eppure non pareva molto contento. Un po’ di entusiasmo venne a mancare in una reazione a catena e inconsapevolmente mi ritrovai nel torto in quanto non ritenne il mio attacco al pari dei sassi ma ben più doloroso. Davvero pensava che avessi voluto esagerare?

    Hai fatto un po' male i conti secondo me..
    Diciamo che queste sfere che mi hai lanciato non sono alla stregua dei miei sassi. O no?


    Mi ero spinta nel concedergli tempo di reazione a sufficienza ma aveva peccato nella schivata ed era stato l’unico a non mostrare la propria forza scegliendo solo di affidarsi al proprio fisico, quasi come se non ritenesse necessario ricorrere ad uno sforzo in più.

    Ho concesso avversario il tempo di capire mia tecnica, si, sfere lucenti alla stregua di sassi ma impegno nell’evitarli ben diverso. E’ così che voi di Ferro affrontare “chiusura”?

    Cavoli, avevo acceso la miccia di una bomba diplomatica e nemmeno lo sapevo! Non ci tenevo a far cattiva figura con una persona del vicinato, l’allenamento non faceva nemmeno parte dei miei piani in principio! Concessi altro tempo al guerriero per far sì che si assicurasse dei suoi problemi fisici, che magari mostrasse doti mediche o tirasse dalle maniche una qualche lenitivo contro la sofferenza delle ustioni ma non fece altro che tastare il corpo e digrignare i denti. Ciò mi portò a credere –ma avrei potuto sbagliarmi- in una non-capacità medica, opzione valida ma appunto confutabile. Bastavano delle prove perché io lo capissi, prove che rendessero la mia permanenza molto più leggera e agevolassero una eventuale fuga in caso di pericoli ma con quella sorta di “patto” mi era impossibile agire nel torto proprio sul confine.

    Vediamo se questa volta riesci ad evitare un mio attacco! Sappi che non ti colpirò mai direttamente. Sta in guardia!

    E se lui si ostinava a proseguire con quel gioco, io mi ostinavo a pensare a quella maledetta chiusura del suo popolo. Ero così pervasa da mille problematiche e dubbi che a stento mi accorsi delle reazioni avversarie, certamente avrei sbagliato a sottovalutarlo proprio in virtù di ciò che aveva palesato. Seppur fossero state chiare le prime mosse non potevo lasciare che le premesse mi spiazzassero come ogni volta succedeva. Era accaduto con Nareda, era accaduto con Shiro e anche il ragazzo del fulmine era stato un osso duro con il suo globo energetico e ustionante. Dovevo in tutti i modi far sì che la cosa si mantenesse sul pacifico, ricorrendo a nuove e vecchie strategie da usare come deterrente contro le cattive intenzioni. Quanto ironico era quel mondo che vedeva i pirati con negatività ma permetteva alla propria stirpe di imboccare la via del male? Ero fiera della reputazione di piratessa, fiera delle mie radici ed idee ma mi sentivo tradita da un posto per nulla rose e fiori.

    Se voi volere aiuto, dovere chiederlo soltanto.

    Berciai con un sorriso lineare e apatico, modellando le labbra al fine di far trasparire soltanto la pura verità e il mio pensiero in essa. Al suo avviso decisi di ricambiare il favore e optare per la stessa opzione, tenendo conto del fatto che forse avrei potuto incappare in qualche trappola. A meno che non fosse una talpa o un uomo delle caverne, raggiungermi nel suolo sarebbe stato impossibile e ciò avrebbe provato nuovamente la mia attitudine all’essere pacifica in quell’occasione, motivo più che sufficiente per spingermi a sfruttare quell’ultima arte appresa tentando di riallacciarmi all’energia nel mio corpo e alla concentrazione più profonda. Non serviva contare su materiali o oggetti particolari disposti in natura, bastava infatti un semplice collegamento fisico per diventare un tutt’uno con la terra e sfruttarla in qualsiasi modo volessi: fuggire o attaccare erano entrambe ipotesi allettanti. Rea di un silenzio tombale, provai quindi a visualizzare il suolo ai miei piedi e cercando di scatenare il flusso magico con violenza provai a fondermi con lo stesso e avanzare nella terra per veder vanificare tutte le mosse del giovane e uscire all’esterno una volta conclusi i movimenti, o il suono che era intenzionato ad emettere dal suo corpo. Un amplificatore di Dosu vivente? Allettante. Se fossis stata in grado di compiere quella mossa senza incassare i colpi sarei rimasta nel raggio d’azione del giovane fino a nuovo ordine, seguendone il moto con molta calma.


    R:300
    S: 494-30=464

    AeJ:
    Hiru Banshō: Bōka no Jutsu - Assimilazione di Tutto il Creato: Tecnica della Prevenzione dell’Attacco per schivare ogni mossa di Geralt (fusione con il terreno)

    Note varie:
    M.{Maestro dei ninjutsu Liv. I}
    M.{Combattente ad alta Tossicità Liv. I}
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    Responso nr.3 #


    Attacco -Gerald Aizawa
    -Attivazione Status Supersonico: Riesce a prescindere
    -Presa+Zanzo:85+80+25+20+5=215 Riesce per superiorità combattiva

    Difesa -Lif::
    -Assimilazione di Tutto il Creato:110+85+15+16-25=201 Fallisce per inferiorità combattiva

    Danni:
    Lif:58
    Geralt:5(5 danni a bruciatura a turno)


    Narrazione Turno:
    Lo scontro comincia finalmente ad entrare nel vivo. Geralt, dopo aver incassato i primi colpi, decide di mettere in tutti i sensi il turbo e sfruttando la sua abilità innata cerca di cogliere di sorpresa la sua avversaria che non riesce a stare dietro all'incredibile velocità del giovane e si fa bloccare al terreno da una presa articolare del samurai, che ormai sembra aver preso in mano lo scontro, riuscirà Lif a liberarsi o ci troviamo già di fronte alla fine del combattimento?


    Situazione Finale:
    Geralt sopra a Lif che è bloccata nella presa, attacco a quest'ultima.

    Commenti Arbitro:
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    Mi ero attenuta alle “regole”, subendone tuttavia le conseguenze. In un lampo finii a terra in una presa rapida e incalcolabile, stupefacente per via della sua venuta. Era diventato così veloce da apparire e scomparire in un battito di ciglia e come se non bastasse quell’incremento di rapidità spezzò le mie capacità uditive. Un tuono percorse i timpani e forse per amor proprio scelsi di proteggerle con i palmi abbassando la guardia e frammentando la concentrazione, un’apertura più che sufficiente per il nemico. Wow, le cose iniziavano a farsi davvero serie pian piano, come detto in precedenza non avremmo dovuto cercare un confronto violento all’inizio ma passo dopo passo, come tigri in un conflitto territoriale.

    NGH!

    Stramazzai a terra nel nevischio, su di un letto fine punteggiato di sprazzi scuri e mentre lo feci dovetti dar conto del fatto che quel primo tentativo di fusione era fallito. Bisognava che capissi la fatalità di scelte azzardate, oltre alle tante variabili da considerare e quelle invece imprevedibili. Morsi il labbro inferiore alla vista del fango e della sagoma di quell’avversario sopra di me, divenuto predatore in quella sorta di gioco strambo, forse persino in grado di scegliere se rivoltare come un calzino quella “pace” a lungo cercata tra le movenze e gli sguardi.

    V-vorrei sapere cosa intende, uomo di Ferro, quando connette parole come “colpire” e “direttamente”, aggiungendo negazione ad inizio di essere. E comunque….

    Bubolai a terra, con il polso stretto ancora nella morsa e l’umidità sul corpo mentre digrignavo i denti a causa del rimbombo continuo e i suoni decisamente ovattati. Era decisamente molto vicino ma più lo guardavo e più mi sentivo pervasa da una mole di dubbi sulla sua prestazione fisica maggiorata da chissà quale stregoneria. Che velocità possedeva? Cosa sarebbe stato utile per contrastarla? Ricorrere ad attacchi diretti era la possibilità che dovevo temere o abbracciare? Quella situazione in ogni suo singolo aspetto portò alla luce una piccola via di uscita, piccola quanto sostanziosamente efficace proprio perché pensavo e speravo di poter fare centro. A meno che non fosse realmente più veloce del suono avrei fatto volentieri affidamento allo stesso mediante la cassa di risonanza infilata al braccio. Non serviva nemmeno che muovessi le dita in una composizione complessa di sigilli, quindi sarei stata nettamente più imprevedibile nel castare quel jutsu dagli effetti interessanti. Tentai di nascondere la sorpresa quanto più a lungo possibile e lo feci provando a mantenere un contatto oculare con Geralt, per far sì che lo stesso non scorgesse una falla nell’intero piano a cui lui stesso aveva dato vita. Se fossi stata in grado di irrorare il sistema interno all’amplificatore lungo fantomatici circuiti all’interno del corpo umano avrei cercato di attivare la mossa con il solo scopo di spezzare brevemente quel controllo, sbattendo il braccio interessato al suolo per far vibrare le onde e destabilizzarlo. In quell’attimo non sarei stata particolarmente violenta e non lo volevo, ma ciò non doveva precludere la volontà ad altri di agire per conto mio. Fu solo per quel motivo che optai per una scelta liberando la strada ad uno stuolo di insetti distruttori, la mia fedele “ciurma”. Spinti dal fracasso o forse troppo empatici e ansiosi di scendere in battaglia, un numero consistente (circa 150) avrebbe preso piede all’esterno sempre sfruttando la possibile vicinanza, magari influenzati anch’essi dalle doti altrui o semplicemente incavolati per il troppo limite.

    Io non essere da sola.

    Smorzato il complice sorriso che apparve al dischiudersi delle labbra, mentre gli insetti –di loro spontanea volontà in quanto capaci di autogestirsi- avrebbero percorso un tragitto disarticolandosi in due sciami distinti, volteggiando in una spirale fino alla pelle altrui a cui si sarebbero “fusi” come parassiti per ottenere nutrimento all’infuori del mio. Ciò che attendeva loro era nettare, nettare in abbondanza per sfamare la loro ingordigia.


    R:300-58=242
    S: 464+30-13-35=446


    Aej:
    Attacco Sonoro [primo effetto]
    Espulsione 150 insetti e attacco con essi


    Note varie:
    M.{Maestro dei ninjutsu Liv. I}
    M.{Combattente ad alta Tossicità Liv. I}
    Tutti gli oggetti in scheda sono equipaggiati


    NB: Ho ripreso il chakra dell'assimilazione visto che non è proprio avvenuta, se non va bene dimmelo pure Stompo!
     
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20 replies since 2/3/2018, 12:29   588 views
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