Un giorno come un altro

PQ Ken Fudo

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    Un giorno come un altro



    La luce del sole iniziava ad insinuarsi prepotentemente attraverso i piccoli spiragli della finestra, d’altronde io avevo già lasciato il mondo dei sogni alle spalle e mi stavo vestendo, pronto alla sessione di allenamento mattutino. Come tutti gli altri giorni, sarei uscito di casa ed avrei iniziato il percorso prefissato. Passo dopo passo, ad un ritmo sempre più serrato, la corsa si sarebbe protratta attraverso quasi tutto il villaggio mentre via via le strade iniziavano a popolarsi.

    Ei Ken… Buon giorno… Ma tu non riposi mai? Non dovresti sforzarti tanto sai?

    Ormai un po’ tutti gli abitanti di Hekisui, ed in particolare quelli che aprivano le loro botteghe di buon mattino, mi conoscevano.

    Buon giorno signora Sanae… lo sa… Chi dorme non piglia pesci…

    Con il sorriso spensierato stampato in volto, continuavo imperterrito a seguire la tabella di marcia impostata dal maestro e proprio quella, dopo aver concluso quella lunga corsa, mi avrebbe portato a rifocillarmi presso una delle grandi cascate poco fuori dal villaggio.

    Ricorda Ken… A dispetto di quanto possano sembrarti importanti le Arti Magiche, la tua arma segreta risiede nel tuo corpo… Curalo, allenalo, preparalo a ciò che ti attenderà… Se farai così nulla potrà fermarti…

    Quelle parole erano diventate una specie di mantra e la seguivo sempre con grande impegno. Le indicazione di Alistar, Jonin di Hekisui nonché mio cugino, mi avevano sempre portato a grandi risultati. Tra di noi vi era un rapporto davvero speciale, come parenti eravamo molto attaccati l’uno all’altro quasi come fratelli, ma come maestro ed allievo il legame era ancora più indissolubile. Nutrivo per lui un profondo rispetto pienamente meritato viste le grandi gesta di cui era fautore.

    Si sensei…

    Ripetei nella mia mente come a rispondere a quel ricordo e, con sguardo determinato mi introdussi in acqua fino a raggiungere i piedi della cascata, iniziai quindi a colpire il flusso d’acqua discendente con degli attacchi ascendenti. Durante ogni colpo la mia concentrazione era palpabile ed i calci impattavano violentemente contro l’acqua destabilizzandone, seppur minimamente, il tanto fragile quanto complesso disegno che la natura generava tutt’intorno.

    Uno… Due… Tre… Quattro…

    Quel conteggio si protrasse, colpo dopo colpo, ben scandito nel tempo come fosse un metronomo.

    Cinquantacinque… Cinquantasei… Cinquantasette…

    Buona parte della mattinata trascorse in quel modo, tra allenamenti fisici e di equilibrio. Il sole era al suo zenit quando Alistar giunse finalmente a dichiarare la fine di quella prima sessione.

    Bene… Direi che è ora di pranzo… Sei stato bravo come sempre… vai a lavarti e rilassati qualche minuto, io ho un paio di commissioni da sbrigare quindi non potrò restare con te… Ci vediamo nel pomeriggio.

    Si apprestò quindi a svanire in una nuvola di fumo così come era arrivato.
     
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    Senza indugi mi diressi verso un piccolo laghetto poco lontano e lì mi concessi il meritato relax che Alistar mi aveva concesso. Restai a mollo in acqua per svariati minuti lasciando scivolare via tutte le tensioni accumulate durante gli sforzi fisici compiuti.

    Ahh che bello… Mi ci voleva proprio… Ma ora devo andare… A breve sarà pronto il pranzo e se non torno in tempo rischio di restare senza pranzo e senza cena…

    In tutta fretta mi asciugai e rivestii per poi dirigermi verso casa, lì scoprii che i miei timori erano fondati infatti trovai mia madre ad apparecchiare e subito mi redarguì.

    Un altro minuto di ritardo non ti avrei fatto nemmeno sedere a tavola… Forza lava le mani e corri a sederti…

    Eh si, era un tipo decisamente severo mia madre ma infondo mi voleva bene come io ne volevo a lei. Inizialmente non voleva nemmeno che io intraprendessi la strada per diventare uno Shinobi ma quando capì che ero seriamente intenzionato a farlo, si rassegnò dandomi la sua benedizione. Storia completamente diversa invece quella di mio padre, con lui avevo un rapporto decisamente più sereno e spensierato. Potevo tranquillamente definirlo uno dei miei migliori amici, in un certo senso è stato lui a piantare in me il seme che mi ha portato a voler essere un ninja, uno dei motivi per cui spesso litigava con la mamma. Ma tralasciando i frequenti litigi e disaccordi che potevano avere tra di loro, entrambi si impegnavano sempre al massimo per farmi crescere nel migliore dei modi.

    Bentornato Ken… Come è andato l’allenamento stamattina?

    Ed ecco mio padre, entrò in cucina sedendosi in tutta tranquillità ed aspettando la mia risposta, brutto errore, soprattutto perché era un errore, come dire, recidivo.

    Ecco… Arrivi quando tutto è pronto e ti metti a tavola aspettando di essere servito… Mai che ti degnassi di dare una mano in casa… Vuoi solo il piatto pronto…

    Iniziarono così, per l’ennesima volta, le discussioni tra i due. Beh non che la mamma avesse torno del tutto, ma andava anche detto che papà lavorava tutta la mattina e appena rientrato a casa non chiedeva altro che un po’ di tranquillità. Dall’altra parte la mamma, che per tutta la mattina metteva in ordine in casa, non chiedeva altro che essere aiutata dove possibile. E nel mezzo c’ero io che non riuscivo a trovare una possibile soluzione, entrambi avevano in parte ragione ed in parte torto ma come potevo fare a farglielo capire? Tutt’ora non so dare una risposta a questa domanda. Non potevo che considerare il tutto una sorta di rito costante delle nostre giornate ed andare avanti concentrato sui miei obbiettivi. Durante il pranzo si parlava del più e del meno, di come andassero i miei allenamenti, di cosa facesse papà a lavoro, di cosa la mamma vorrebbe fare ma ha poco tempo per poter fare e svariate altre cose. Una volta terminato, io e mio padre ci occupavamo di mettere in ordine e lavare i piatti, alla faccia del “non aiutate mai in questa casa”, ed infine ci spostavamo nel salotto dove potevamo rilassarci e chiacchierare su come andassero i miei allenamenti o gli sviluppi della mia carriera.
     
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    La parte che però preferivo era di certo l’allenamento pomeridiano, era infatti durante quello che potevo realmente mettermi alla prova e vedere fin dove potevano portarmi tutti gli esercizi che facevo. Insieme ad Alistar o a qualcuno dei miei compagni, mi prodigavo in sparring sempre più impegnativi. Solitamente il punto di incontro era il campo di allenamento poco fuori dal villaggio, ve ne erano diversi all’interno ma quello era certamente il più bello di tutti. Completamente immerso nel verde, con un’altissima cascata sul lato est ed un fiume che si originava proprio da quella ad attraversarlo. Per essere precisi non era un vero e proprio campo di allenamento, ma per me e molti altri giovani del villaggio era l’ideale per cimentarsi in combattimenti il più reali possibile. Per questo con il passare del tempo iniziò ad essere considerato da tutti un normale campo effettivo.

    Sei arrivato finalmente, su iniziamo subito!

    La voce del sensei mi diede il benvenuto in quel luogo spettacolare ed iniziammo così la sessione pomeridiana. La mia abilità era decisamente scadente rispetto a quella di un Jonin ma gli elogi di Alistar mi lasciavano pensare che non fossi poi così male. Di certo avevo molta strada da fare prima di poter avere la presunzione di definirmi forte ma mi piaceva pensare di essere sulla giusta via.

    Alistar… Pensi che un giorno riuscirò a diventare forte come te?

    Terminato l’allenamento ci eravamo fermati a riposare e quella domanda venne fuori quasi senza che me ne accorgessi, in alcuni momenti iniziavo ad avere dubbi su di me e sulla mia forza. Perdevo la sicurezza che avrei dovuto mantenere nel raggiungere i miei obiettivi.

    Ma certo… Infondo hai me come maestro!

    Quella risposta, accompagnata da una pacca sulla spalla e da un sorriso, mi aiutò a ritrovare serenità.

    Ricorda, il tuo allenamento non ti tradirà mai! Continua ad impegnarti ed a lottare per ciò in cui credi e vedrai che non potrai mai restare deluso da ciò che riuscirai ad ottenere!

    Alistar era davvero un grande shinobi nonché un grande maestro, sapeva sempre cosa dire per tirarmi su o per schiarirmi le idee e soprattutto era bravissimo nello stimolare il mio corpo ed il mio spirito alla crescita necessaria per essere un buon Ninja. Per me era senz’altro il modello a cui ispirarmi ed un giorno gli avrei mostrato, attraverso le mie gesta, i frutti dei suoi insegnamenti.

    Su ora si è fatto tardi… Direi che è ora di tornare a casa!

    Anche quella giornata era finita e, stanco morto, salutai il mio sensei per poi dirigermi verso casa in tutta tranquillità. Lì c’era ad attendermi una bella cena ed il meritato riposo.

    FINE
     
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    Colui che è e si spera sarà

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    Puoi prendere 26 exp.
     
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