I primi casi di Chin Chong

PQ Azibo

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    IL MISTERO DELLA TORTA SCOMPARSA

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    "La torta di mele della signora Long è la più buona di tutto il paese" (Cittadino di Fuko)


    Era il dodicesimo anno dopo la morte di Zero e il secondo dopo quella di mio padre quando decisi che era il momento di mettere il mio talento al servizio degli altri. Avevo risolto alcuni piccoli casi all’interno di Ishivar, questioni di poco conto che non mi avevano portato alcun tipo di indizio sulla faccenda di mio padre, motivo per cui decisi che se volevo avere qualche speranza di ottenere informazioni dovevo uscire dalla mia terra natale. La soluzione più semplice e raggiungibile senza dare nell’occhio era il paese del vento, li potevo operare in alcuni villaggi senza allontanarmi troppo da casa e senza star via periodi che avrebbero potuto destare dei sospetti in famiglia o al villaggio. Così iniziai esattamente da dove iniziano tutti i grandi uomini di successo, ovvero da zero. Presi alcuni fogli di carta e vi scrissi sopra un semplice messaggio:

    Detective Chin Chong, investigatore per piccoli affari privati.



    Adottai un nome falso, prendendolo dal libro che mio padre mi regalò da ragazzo e che è stato il mio primo vero maestro in questo campo. Sebbene il personaggio inventato trattasse di omicidi e crimini gravi, il suo metodo di indagine poteva applicarsi a qualsiasi tipo di investigazione, anche i piccoli casi di cui mi occupavo nei primi periodi della mia carriera. Col tempo anche io avrei aumentato la difficoltà delle mie operazioni, modificando a mia volta l’intestazione. Ma per iniziare andava bene così, casi semplici e non pericolosi, dovevo pur fare esperienza. Misi l’indirizzo di una vecchia capanna abbandonata come sede del mio lavoro, una baracca non più abitata da anni ma con ancora una buca delle lettere. Poi lasciai alcuni volantini a mio cugino più grande di me, il quale capitava spesso nelle terre fuori da Ishivar, che lasciò il mio messaggio in alcuni villaggi intorno a Suna, nonché a Suna stessa. Andai a controllare se fossero arrivati messaggi ogni giorno da quel dì, e nemmeno quando per intere settimane non giunse nulla mi arresi, finchè un giorno finalmente trovai una lettera. Ed è qui che ebbe inizio la mia avventura.


    Caro detective Chong, mi chiamo Kim Logn e sono una semplice casalinga del villaggio di Fuko, una piccola oasi verde a sud ovest di Suna. So che probabilmente il mio caso non interesserà a un professionista del suo calibro, ma non so più a chi rivolgermi per il mio problema e la mia disperazione mi spinge a fare un tentativo anche con lei, visto che nessun altro sembra interessato al mio problema. Ebbene, le mie torte di mele continuano a sparire! Da un po' di tempo a questa parte qualcuno ruba le mie buonissime torte ogni volta che ne sforno una. Sono disperata! Tra poco inoltre ci sarà il concorso delle torte più buone del paese del vento proprio qui al mio villaggio e ho paura che in questo modo non riuscirò a partecipare. Il concorso si svolgerà tra pochi giorni, mi auguro che lei possa aiutarmi.



    Era proprio ciò che faceva al caso mio, perciò preparai le mie cose, inventai una scusa per mia madre e partii alla volta dell’oasi di Fuko, dopo averne scoperto l’ubicazione sulle mappe. Era un tragitto abbastanza abbordabile, ero stato diverse volte fuori dal paese, anche da solo, ed il senso dell’orientamento non era certo qualcosa che mi mancava. Il viaggio nel deserto proseguì nel migliore dei modi, ed arrivai al villaggio nel tempo previsto, senza alcun intoppo.

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    Il villaggio di Fuko era ed è una delle oasi più attive e sgargianti di tutto il deserto del paese del vento, e come specificato nella lettera, si trattava di un’oasi verde, piena quindi di piante e vegetazione. Non sembrava nemmeno di stare in mezzo al deserto. Dopo aver chiesto indicazioni ho scoperto che la casa della signora Long stava sul versante sinistro di un grande fiume che sgorgava dalla roccia sopraelevata della zona, una specie di piccola montagna rocciosa che fuoriusciva dalla sabbia e forniva una zona d’ombra fondamentale per le colture del villaggio, permettendo al verde di sopravvivere in quel caldo torrido.

    Toc! Toc!




    Fu proprio la signora ad aprire la porta. Era più anziana di quanto mi aspettassi, una nonnetta nella norma, capelli grigi, occhi inesistenti e sorriso standard d’accoglienza.

    Dimmi, ragazzo...

    Salve signora, sono il det-aaargh!

    Non ho fatto in tempo a finire di presentarmi che un gigantesco cane mi è piombato addosso, cappottandomi a terra ed iniziando a slinguazzarmi tutto da cima a fondo. Era un cagnone tutto bianco e dal pelo sofficissimo, era come esser stato investito da una valanga sofficissima. Quando la signora riuscì a togliermelo di dosso ero completamente ricoperto di peli.

    Oh povera me, Gigio vieni via… mi dispiace tanto ragazzino.

    Non si preoccupi signora. Come stavo dicendo, sono il detective Chong, sono qui per il suo caso.

    Ah, mi aspettavo un… un adulto…

    Beh lasci fare, vedrà che saprò risolvere il suo caso. Mi racconti tutto!

    Massì, tanto non ho nulla da perdere. Allora, tutto è iniziato qualche settimana fa, ho lasciato la torta al solito posto sul bancone sopra la finestra della cucina. Mi sono allontanato un attimo e quando sono tornata la mia torta di mele non c’era più. Da quel giorno ogni volta che sforno una torta e la lascio sul davanzale questa poi sparisce! Anche Gigio è abbastanza inquieto quando succedono queste cose, è come se fiutasse qualcuno e in un paio di occasioni siamo persino riusciti a inseguire questo ladro. Gigio ne fiuta la presenza e insieme proviamo a beccarlo prima che possa rubarmi la torta, ma poi io sono troppo vecchia e non riesco a star dietro al cane, e ogni volta la torta finisce con lo sparire. Non so più come fare!


    Mh, strano caso… non si preoccupi, adesso signora ci penso io! Perché non mette in forno una bella torta?

    Ma certo!

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    La signora di mise perciò a preparare il suo famoso dolce, impastava e si muoveva sul banco di lavoro con rapidità e maestria impressionante, tanto veloce che in soli pochi minuti la torta era già in forno. Tempo di cuocersi ed eccola uscire, bella e fumante, buona solo a vedersi.

    Wow, sembra buona solo a guardarla!

    Non restava che aspettare che si raffreddasse per assaggiarla, ma ecco che dopo qualche minuto, il cane, Gigio, iniziò ad abbaiare. Come ad aver scorto qualcosa all’esternò. Uscì dalla porta e continuò ad abbaiare inferocito verso una siepe del giardino. Io lo seguii, ed insieme ci gettammo in un folle inseguimento. Il cane, nonostante la mole, si muoveva con rapidità impressionante, gettandosi di giardino in giardino, poi in mezzo alle fronde di un piccolo boschetto. Andava troppo veloce e fu solo questione di tempo prima che ne persi le tracce. Continuai a vagare a lungo alla ricerca di non so cosa prima di tornare a casa della signora, per scoprire poi che alla fine anche questa volta la poveretta era stata rapinata. Gigio stava spaparazzato sull’erba, a pancia in su per lo sforzo appena effettuato. Era tornato prima, ma non abbastanza in tempo per impedire la tragedia. La signora dal canto suo appariva disperata, se nemmeno col mio aiuto eravamo riusciti ad impedire il fattaccio, la faccenda sembrava irrecuperabile. Ma non era detta l’ultima parola, dovevo infatti ancora effettuare le mie indagini. Perciò mi rimboccai le maniche e iniziai ad analizzare la scena, osservando tutte le possibili vie di fuga ed interrogando la signora con alcune domande specifiche. Avevo un’idea di come potessero essere andate le cose ma dovevo prima riuscire a dimostrarlo. A quanto pareva la signora non si era mossa dalla sua posizione e la torta a un certo punto era stata scippata dal davanzale, dall’esterno della casa quindi. Non c’erano tracce, nemmeno l’ombra di un’impronta, eppure a un occhio attento non sarebbero sfuggite alcune briciole sul terreno, che portavano in un punto preciso all’esterno della casa.

    Signora, ho trovato il suo colpevole… è stato Gigio, il suo cane!!!

    Ma come??

    La signora sembrava sconvolta, le sembrava impossibile, disse che il cane mangiava solo le sue crocchette da sempre, eppure le prove non lasciavano spazio a dubbi. Insieme siamo andati nella cuccia dell’animale, dove abbiamo trovato diverse briciole e resti di torte, senza contare che l’alito dell’animale sapeva chiaramente di torta alle mele. Ma la vera prova del nove fu un’altra. Chiesi infatti alla signora di preparare una seconda torta, poi lei si nascose in un cespuglio ed io ripetei la scenetta del fasullo inseguimento, arrendendomi molto prima e raggiungendo la signora nel suo nascondiglio. Insieme potemmo osservare l’accaduto. Il grosso cagnone, dopo aver appurato la sicurezza della sua operazione, con un balzo felino acchiappò la torta ormai tiepida e la divorò tutta in un sol boccone, fuggendo poi svelto nella sua cuccia.

    GIGIOOOOO. Non posso crederci, ma che hai fatto???

    La signora saltò fuori dal suo nascondiglio, raggiungendo il cane nei pressi della cuccia. L’animale, colto in fragrante, si gettò a terra disperato, visibilmente in colpa per l’accaduto. Alla fine la signora perdonò il suo animale, iniziò a sfornare due torte alla volta e mi scrisse di aver vinto il concorso del suo villaggio, ringraziandomi per i miei servigi.

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    Edited by Cagnellone - 1/2/2018, 00:02
     
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    Colui che è e si spera sarà

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    IL PICCOLO FUFFI

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    "Bau! Bau!"(Fuffi)



    Ero ancora un ragazzino quando mi capitò per le mani il caso del piccolo Fuffi. Ricordo fosse un periodo estremamente caldo, un'estate afosa che sembrava non dover finire mai. Avevo appena iniziato a darmi da fare nella fucina del vecchio Jimbo e non potete immaginare quanto potesse essere caldo dentro alla bottega in quei giorni di fuoco. Arrivavo a casa la sera distrutto, talmente stanco che spesso nemmeno passavo a controllare se ci fosse qualche nuovo incarico per il mio alter ego. Quella sera però passai, e con mio enorme stupore trovai una lettera infilata per metà dentro alla scardinata buchetta. Il messaggio recitava ciò:

    Aiuto! Il mio amatissimo cane Fuffi è sparito! Non torna a casa da giorni ed è solo un cucciolo!
    Sig.ra Zao, villaggio di Tamarin, provincia di Tetsu



    Sembrava un messaggio sentito, la calligrafia svelta lasciava trasudare una certa urgenza, nome e provenienza parevano esser stati dimenticati in origine ed aggiunti in seguito con una specie di scarabocchio frettoloso. Nonostante la premura della signora, decisi che la scomparsa di un cagnolino non era una questione così vitale da togliermi il sonno. Perciò mi organizzai per partire il giorno dopo. Mi svegliai alla buon’ora, preparai le mie cose e mi avviai alle prime luci dell’alba. Raggiunsi il villaggio dopo un paio di soste e qualche indicazione raccolta qua e là. Era un bel posto, lontano dalla città e dalle montagne più alte, una valle ricoperta di verde e stracolma di vita, un villaggio piuttosto grande quasi interamente composto da agricoltori e allevatori, ognuno con la propria casetta e il proprio terreno. Un luogo pacifico che sembrava del tutto estraneo alla realtà del mondo ninja. Trovai la casa della signora Zao, si trattava di una piccola abitazione immersa in un bel prato d’erba morbidissima e circondata da una staccionata che sembrava aver passato giorni migliori. Bussai alla porta.

    Oh, mi dica giovanoccho...

    Salve, ho ricevuto il suo messaggio, sono il detective Chong...

    Per tutti i cachi, sciete giovani al giorno d’oggi... o forshe shono io che shono ormai troppo vecchia, eheh! Entri pure….

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    Mi fece largo attraverso la piccola casa, arredata con cura e amore. Notai numerose foto alle pareti, e al di la delle foto della nonnetta in gioventù, di quelle con la figlia e quella del defunto marito, ricordato in una cornice con candele evidentemente funebri, mi saltarono agli occhi le foto di diversi cani che la famiglia aveva avuto negli anni. Mi voltai verso la nonnetta, che mi guardava con sguardo amorevole. Si capiva subito che era ormai giunta alla fine dei suoi anni, e capii quanto potesse essere fondamentale per una persona del genere avere qualcuno che gli tenesse compagnia. Insieme ci accomodammo in cucina, e la signora mi versò del the fresco.

    Avanti signora Zao, mi racconti quel che è successo...

    Allora, shi, un attimo che mi metto la dentiera... Ecco. Dunque, sono passati ormai dieci giorni, il mio piccolo Fuffi stava prendendo confidenza col giardino, lo tenevo d'occhio mentre potavo alcuni fiori del giardino, ma a un certo punto non l'ho più visto e da quel giorno non è più tornato! Eppure eravamo già stati fuori e non si era mai allontanato, non capisco come possa essere successo...

    Mh, capisco. Mi descriva Fuffi.

    Fuffi è piccolo, ha appena sei mesi, è un barboncino bianco, grande così, porta un collare con appeso un piccolo pupazzetto. Oddio la prego, ritrovi il mio Fuffi! Io non ho più le forze per mettermi a fare certe cose, non saprei da dove iniziare... *sigh* Gli avevo preparato anche le ossa delle costolette che gli piacciono tanto, sono il suo piatto preferito, adora sgranocchiarle *sigh*

    Non si preoccupi signora, ritroverò il suo cane! Mi metto subito all'opera...

    E così feci. Uscii sul giardino ed esaminai il luogo: la cuccia stava sul lato posteriore della casa, la quale era circondata dal perfetto green del praticello e dalla staccionata nominata in precedenza. Il cane sarebbe potuto scappare in qualsiasi direzione. La parte frontale della casa dava su una stradina piena di altre case simili a quella della signora, ognuna delle quali aveva della terra su cui coltivare, tenere animali o un bel giardino. Alle spalle delle case proseguivano i terreni, i quali a un certo punto venivano interrotti da una grossa rete da cui poi partiva il terreno appartenente a un viale di case parallelo, situato alle spalle del precedente. Partendo dalla cuccia cercai di trovare le tracce lasciate dal cane, piccole impronte che però iniziai a riconoscere scrutando attentamente il terreno. Fortunatamente la signora teneva il suo giardino a regola d’arte, era un biliardo perfetto e si poteva riconoscere anche la minima traccia senza troppe difficoltà. Seguii le infinite impronte in ogni direzione, concentrandomi soprattutto sulle traiettorie più esterne. Notai che la bestiola non si avvicinava mai alla parte frontale della casa, forse per volere della padrona, ed evitava anche la parte più a ovest. Scoprii anche io il perché.

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    Edited by Cagnellone - 6/2/2018, 00:17
     
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    WOF! WOF! WOF!

    Un cane gigantesco e spaventoso quasi mi saltò alla gola, fortunatamente era legato a una catena che gli impediva di uscire dalla proprietà del suo padrone. Notai sporgendomi per osservare cosa vi fosse al di la della staccionata che il proprietario di casa coltivava una rara e costosissima spezia da cucina di cui non ricordo il nome, la cui polvere può arrivare a costare persino più dell’oro. Si capisce il perché della bestia paurosa messa a guardia. Dubitai che il cagnetto si fosse anche solo avvicinato a quella zona. Continuai a cercare, e solo dopo numerosi vani tentativi scorsi un piccolo buco nella recinzione. La rete che divideva la proprietà era cosparsa da viti ricolme d’uva, per questo non notai subito la via di fuga, e solo quando mi avvicinai ulteriormente per esaminare i dettagli vidi il collare del piccolo Fuffi. La bestiola doveva esser rimasta impigliata nella rete rotta e divincolandosi aveva lasciato li il suo collare. Lo raccolsi ma evitai di mostrarlo alla povera vecchia. Seguendo quella pista aggirai il viale e mi addentrai in quello parallelo, raggiungendo la casa dove sicuramente era almeno passato il piccolo Fuffi. Trovai il proprietario intento a lavorare la terra.

    Salve, sto indagando sulla sparizione del cagnolino della signora Zao...

    Oh, povera signora, io e la mia famiglia l'abbiamo aiutata a cercarlo, il mio ragazzo ha anche appeso dei fogli in paese ma nessuno si è presentato. Non so dirle niente più di quanto già sa, mi dispiace...

    La risposta dell’uomo mi spiazzò, a quanto pare il mistero sembrava più complicato del previsto. Inoltre il tipo sembrava una brava persona, sincera nelle sue parole. Evitai di raccontargli del collare. Ero a corto di idee, ed anche abbastanza affamato, non avevo mangiato niente in giornata e a peggiorare la situazione giunse un odorino stuzzichevole di carne alla brace. Avevo l’acquolina in bocca, e fu in quel momento che mi venne in mente qualcosa.

    Che odorino!

    Hai sentito? Questo è il vecchio Isaia, esce di casa solo per grigliare, la sua carne è famosa in tutto il paese. Quando soffia il vento in questa direzione mi fa venire una fame…

    Ma certo! Seguii l’odore, ad ogni passo l’intensità della fragranza aumentava, non mi fu difficile scoprirne l’origine. A poche case di distanza un vecchio signore se ne stava in piedi davanti alla sua bella brace, un bel fuoco di legno che cuoceva lentamente la carne disposta su una griglia e messa in verticale davanti alla fiamma. Il grasso scoppiettava e colava sul cemento del camino in pietra, la ciccia era quasi pronta e l’anziano cuoco già si sfregava le mani pregustando il ricco pasto. Fu allora che lo sentii.

    Bau! Bau!

    Mi sporsi all’interno e lo vidi, un piccolo cagnetto bianco che scodinzolava e si agitava in attesa trepidante di poter gustare anch’egli quelle sciccherie gastronomiche. Non c’era dubbio, non poteva che essere Fuffi.

    Salve...

    Spiegai la situazione all’anziano signore, il quale aveva trovato il piccolo cane e aveva pensato si trattasse di un povero randagio. L’aveva quindi adottato in completa buona fede, e fu molto dispiaciuto, sia per aver causato disagi alla signora Zao, sia perché doveva liberarsi dalla bestiola. Insieme andammo dalla signora, la quale scoppio in lacrime di gioia quando rivide il suo animaletto. L’uomo si scusò profondamente, i due erano persino buoni amici in gioventù e si conoscevano già prima di questa disavventura. Alla fine la signora mi comunicò in una successiva lettera che i due anziani erano finiti per andare a vivere assieme, condividendo la loro vecchiaia l’uno con l’altro, mangiando carne alla brace insieme al piccolo Fuffi.

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    LA FIGLIA DEL MERCANTE


    "Liu Kong? Puà! Quello venderebbe anche sua madre se gliela pagassero bene..."(Abitante di Ishivar)



    Come detto iniziai con poco, partii letteralmente dal niente quando intrapresi quella che a me piace chiamare la mia carriera, ma se devo scegliere un singolo caso che diede una svolta decisiva alla mia credibilità di investigatore, beh, fu proprio quello della figlia di Liu Kong.
    Era una domenica come tante, per quanto mi riguardava non mi attendeva nulla di speciale, mentre per la maggior parte degli abitanti, come al solito, quello era (ed è) il giorno del mercato. A me non interessava più come una volta, personalmente non apprezzavo tutta questa globalizzazione, se ce l’avevamo fatta fino ad allora sicuramente saremmo sopravvissuti anche in futuro senza le patate di Kumo, o l’olio di girasoli di Suna. O peggio ancora tutte le altre inutili stronzate in vendita. Era tutta una manovra commerciale, dopo l’apertura delle frontiere col mondo ninja numerosi approfittatori capirono immediatamente di poter trarre vantaggio da un commercio col paese della speranza, le stesse nazioni ninja lo sapevano, e come spesso accade furono proprio i primi a gettarsi nella mischia ad ottenere i risultati migliori. Si insediarono un poco alla volta, inizialmente quasi in modo timido, marginale, e ricordo che persino io fui attirato da queste piccole bancarelle piene di prodotti da tutto il mondo, sapori e gingilli di cui la mia gente nemmeno poteva immaginare. Inizialmente non ci furono problemi, ma la richiesta aumentò e l’aumento dei prodotti esteri in vendita ha fatto si che, tuttora, il nostro non sembri più il mercato della Speranza, ma più quello del resto delle terre messo assieme. Già, ancora oggi quello di Ishivar è trai mercati più forniti dell’intero mondo ninja, paragonabile forse solo a quello di Kiri, che però è gestito in modo diverso e, a mio avviso, migliore. Già perché a Kiri sono gli stessi kiriani a navigare per le terre, essi concludono le trattative in terra straniera ed importano loro stessi le merci dagli altri paesi, gestendo di persona i flussi in entrata ed uscita. Da noi invece è diverso, e sebbene ora la cosa sia ridimensionata, al tempo della storia vi era una vera e propria corsa all’oro, uno sciacallaggio da parte di mercanti da tutto il mondo che volevano accaparrarsi tutto quel che riuscivano a ottenere dalle nostre terre, soppiantando i mercati locali e gonfiando i prezzi con meschini cartelli, facendo si che noi poveri ingenui (ed io me ne tiro fuori) finissimo per pagare merci mediocri a cifre elevate. E sapete qual era la vera fregatura? Che al mercato vigeva soprattutto il baratto! Già perché i Ryo, sebbene già subentrati da tempo nelle economie del villaggio, non erano a disposizioni di tutti, per lo più erano in tasca ai guerrieri, e i poveri contadini e allevatori che riuscivano a farsi pagare in moneta, col cacchio che poi la andavano a dare agli stranieri. Preferivano scambiare le proprie merci: ortaggi, carni e altri prodotti locali, convinti di fare un affare, ignorando che nella maggior parte dei casi essi stavano regalando il sudore delle loro fronti e i frutti della loro terra per banali stoffe o altri inutili ninnoli di cui i mercanti stranieri erano pieni. Inutili oggetti che colpivano la vista, ma che in realtà erano frutto di un artigianato che definire mediocre sarebbe già troppo. Ebbene, questa storia si ambienta proprio in questo momento storico del mio villaggio, nell’anno decimo, per la precisione.

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    Ricordo ci fossero già voci che giravano riguardanti queste faccende, iniziavano a sentirsi parole grosse come truffa o fregatura, e i primi esperti economi del villaggio, o presunti tali, azzardavano un primo paleolitico concetto di inflazione, letto da qualche parte su libri di economia ancora molto poco chiari. Eravamo una società arretrata, c’era poco da fare, e lo siamo ancora, per quanto molti cerchino di convincersi che non è più così. Ma torniamo a noi: accanto a queste nuove parole si associavano nomi (e quindi persone) che ormai avevamo imparato a conoscere: i principali gestori dei mercati, i cui nomi spiccavano bene in vista sui cartelli delle rispettive bancarelle. Il tappeto volante di Quang, Le mille fantastiche idee di Majong, Il carretto di Liu Kong, ed altri fantasiose incisioni che attiravano l’attenzione dei babbei.
    Come detto era una domenica qualsiasi per la maggior parte, un giorno molto caldo di un mese bollente che stava mettendo a dura prova i nostri spiriti e le nostre riserve d’acqua. Casa mia era un forno, la scarsa areazione non faceva entrare un minimo di freddo nemmeno nelle ore notturne, motivo che mi spinse in via del tutto straordinaria ad addentrarmi per le vie del mercato già di primissima mattina. Il sole non era ancora sorto e potei godermi le temperature minime di giornata camminando nelle strade deserte e polverose della mia patria. Raggiunsi il centro, dove sapevo i mercanti fossero già all’opera per montare i loro teatri di vendita ambulante, e dove avevo deciso di fare un giro prima che venisse affollato da un ammasso di gentaglia. O almeno quello era il mio piano, ma la situazione che trovai fu totalmente diversa da quel che mi aspettavo. L’agitazione era palpabile, qualcosa non andava e mentre la maggior parte svolgeva comunque i propri compiti di arredamento, un mucchietto di persone era radunato in un’accesa discussione. Mi avvicinai senza dare nell’occhio.

    …e quando mi sono svegliato, non c’era più! Sparita! Capite?! Rapita sotto il mio fottutissimo naso! Quei figli di puttana! Se li prendo…

    Ora si calmi signor Long, siamo qui per aiutarla...

    Un uomo piuttosto arrabbiato teneva banco sulla scena, era visibilmente agitato a e continuava a muoversi avanti e indietro dinanzi al carro dei suoi prodotti. Si trattava di Liu Kong, un famoso mercante di Suna, la cui fama, per l’appunto, gli derivava dall’essere uno dei più spregevoli lestofanti in circolazione. Godeva di un certo status trai suoi simili, e non era certo un mistero di come negli anni si fosse fatto diversi nemici. Il suo sbraitare aveva radunato alcuni curiosi tra gli altri suoi colleghi, ed altri oltre a me si erano avvicinati per capire cosa stesse accadendo. Qualcuno chiese cosa fosse successo, e tutti venimmo infine a conoscenza del misfatto appena accaduto. La figlia del mercante, Lucy, era stata rapita durante la notte appena conclusasi, prima che il carro si rimettesse in marcia per giungere ad Ishivar.

    Credo che dovremmo chiedere aiuto a qualcuno del posto.

    Già, il capovillaggio sicuramente potrà fornirci qualcuno in aiuto... qualcuno che conosca bene la zona...

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    I due bellimbusti erano due shinobi di Suna che si trovavano li per caso, avevano trascorso la notte al villaggio dopo una missione nelle terre a sud del paese e stavano per ripartire alla volta di casa quando si è presentata loro una nuova opportunità di guadagno. Liu Kong era certamente un uomo ricco, e fin da subito aveva promesso una lauta ricompensa per chiunque fosse riuscito a ritrovare la figlia scomparsa. Beh, non erano gli unici a vedere un’opportunità, solo che nel mio caso il guadagno non era ciò che mi interessava maggiormente. Se fossi riuscito a risolvere il caso tanta gente da posti diversi avrebbe saputo il mio nome, e forse si sarebbe sparsa un pochino la voce. Pubblicità, ecco, diciamo così. Feci la mia trionfale comparsa, sbucando dal nulla e facendomi trovare appoggiato a un tavolino di legno con un’aria piuttosto figa.

    Vi aiuto io, non serve che andiate a chiamare nessun altro...

    E tu chi cazzo sei?!?

    Già.

    …Quindi?


    Mi avevano già smontato. C’era da aspettarselo, d’altronde non apparivo che un semplice negretto ai loro occhi, uno del posto, e quindi giudicato dalla maggior parte degli stranieri un sempliciotto, un’idiota a cui appioppare merci scadenti nel caso del mercante, e un selvaggio ed indegno guerriero nel caso dei ninja. Beh, avrebbero cambiato idea. In ogni caso esitai qualche secondo, mi guardai intorno ed appurato che nessuno dei presenti mi conosceva, mi presentai nelle vesti del mio alter ego investigatore.

    Potete chiamarmi Chong... Chin Chong! E si dà il caso che io sia un detective…

    BHUAUHAUUHAUHAUHAAUHAUAH, chi, tu?!

    Fui sommerso da fragorose risate. Per quei bianchi noi aborigeni potevamo al massimo esser capaci di mettere in piedi una capanna o fabbricare qualche arma nemmeno troppo complessa, luoghi comuni ormai da tempo oltrepassati. Era vero che nella nostra società a quel tempo ancora mancavano ruoli e professioni che nelle civiltà più evolute erano ormai consolidati, ma da li a dare per scontato che noi fossimo intellettualmente una razza inferiore era puro razzismo. Ecco, questo mi infastidiva più degli insulti, anche perché al tempo cercavo di ampliare la mia cultura ad ogni occasione e mi consideravo una persona piuttosto colta. In ogni caso non reagii in alcun modo, attesi che il momento passasse, e così fu.

    Senti ragazzo, vedi di smammare! Non ci serve il tuo aiuto...

    Io invece credo di si. Se ho capito volete chiedere agli anziani del villaggio una persona che conosca queste zone, in vostro aiuto. Beh, siccome voi verreste pagati, immagino che anche questa "persona" vorrà essere ricompensata... invece io no. A me basta farmi pubblicità, non voglio niente, solo che riconosciate il mio aiuto se dovessimo risolvere il caso. Senza contare che informando il villaggio dell'accaduto il compito verrà di certo affidato a qualche cacciatore mediocre, non essendo una questione di rilevanza per i nostri affari interni... e vista la simpatia di cui godono i mercanti da qualche tempo a questa parte...

    I due ninja si guardarono, poi gettarono uno sguardo al piccolo gruppo di mercanti, tra cui Liu Kong, il quale acconsentì alla richiesta rispondendo con uno sgarbato e scocciato cenno della mano e del braccio. Come a dire “basta che risolviate la faccenda alla svelta, non mi importa niente di come”.

    -3-



    Continua. Chiederò poi la valutazione a fine storia.


    Edited by Cagnellone - 5/3/2018, 20:19
     
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    E così fui arruolato per l’incarico, anche se come assistente di quei due incapaci che solo nel mondo imperfetto in cui vivevamo potevano essere considerati due shinobi di livello. Patetici stupidi, ecco cos’erano Tiger e Goyle, individui senza un briciolo di cervello. In ogni caso erano dei chuunin, abbastanza alti in grado da comandarmi nonostante fossimo a casa mia, senza contare che per primi avevano accettato l’incarico della missione. Io da solo non sarei riuscito a farmi affidare quel compito da Liu Kong, e avere un minimo di credibilità era fondamentale per convincere le persone ad accettare un interrogatorio, o anche solo per qualche semplice domanda.

    Che facciamo Tiger?

    Non lo so Goyle...

    Intuii che potevo comandare quei due come volevo, guidare la spedizione in sordina lasciando loro soltanto l'illusione del comando. Quei due da soli non avrebbero trovato quella ragazza nemmeno se gli fosse caduta affianco dal cielo, e nonostante la loro ignoranza galattica riuscirono a capire che se volevano mettersi in tasca la saccoccia col denaro dovevano ascoltare l'uomo nero.

    Secondo me dovremmo andare a vedere sul luogo del delitto e cercare tracce o indizi, anche per capire se i rapitori sono al villaggio o hanno preso altre strade. Mi stupisce il fatto che non abbiano ancora chiesto un riscatto, a meno che -

    Ma sta un po' zitto! Forza, andiamo dove dice lui. Guidaci, straniero!

    Ci avviammo verso i sentieri esterni, camminammo in direzione del deserto fino a giungere nel luogo dove Liu Kong e la sua combriccola avevano passato la notte, uno spiazzo riparato da rocce di notevole dimensione che diversi carovanieri erano soliti utilizzare. Iniziai a cercare, imitando le movenze di un segugio, con la faccia molto vicina al suolo per vedere bene ciò che avevo dinanzi. Mi muovevo a scatti da una parte all’altra, saltando qua e la in base alle tracce che mi sembrava di poter collegare.

    Ma che diavolo sta facendo?! Qui non c’è niente, razza di idiota.

    Era la prima volta che effettuavo tale operazione e i due shinobi avevano ben donde nel dubitare delle mie capacità, io stesso non ero certo del risultato. Ma alla fine ecco che riuscii a riconoscere alcuni segni più freschi, quelli lasciati dal carro e dagli uomini di Liu Kong e altri altrettanto recenti che provenivano e si dirigevano in un’altra direzione.

    Ecco, guardate qui!

    Io non vedo un bel niente. Che fai, prendi per il culo?

    Osservate queste tracce: qui si riconoscono bene i segni delle ruote del carro di Liu Kong, si è fermato qui per la notte, vedete che il solco è più profondo? Questi altri segni sono tutti concentrati attorno a questo punto, ma qui… …ecco, qui, ce ne sono altri che si allontanano parecchio. Non sono sicuro ma mi sembra che fosse un solo uomo, anche se non posso garantire. Sono comunque abbastanza sicuro che questa sia la nostra pista.

    Che aspettiamo? Seguiamola, no?

    -4-



    Edited by Cagnellone - 5/3/2018, 20:21
     
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    La mia esposizione fu convincente e non dovetti nemmeno suggerire quel che era ovvio, ci pensò Tiger a prendere la decisione sul dà farsi. Senza svenarmi ero riuscito a mettere tutti d’accordo e così iniziammo a seguire le tracce, molto lentamente. Non era infatti facile e allontanandoci dalla zona fu sempre più complicato, specialmente sul terreno polveroso su cui camminavamo, classica terra rossa d’Ishivar. Perdemmo le tracce molto presto, ma nonostante ciò capimmo che queste non potevano che dirigersi verso il villaggio. Ancora una volta non dovetti esprimermi, per fortuna, e furono i miei compagni a capire qual era la cosa migliore da fare, evitandomi di dover fare la figura del sapientone. Non gli piacevo, e per quel che avevo capito di loro non gradivano le mie intuizioni, per questo cercavo sempre di lasciar loro l’ultima parola. Io mi limitavo a farli giungere alle mie stesse deduzioni, e solo quando ero convinto fossero corrette.

    Sembra...

    Sembra che portino al villaggio!

    Avanti, muoviamoci! Lo sapevo che era inutile venire qui!


    E così ci riavviammo sui nostri passi. Camminando c’erano alcuni dubbi che mi affliggevano: innanzitutto non mi erano chiare le dinamiche del rapimento, tutto lasciava presagire a un sequestro per ottenere un riscatto, eppure non vedendo arrivare una richiesta in denaro iniziai a pensare che si trattasse più di ragioni personali. Liu Kong si era garantito parecchie antipatie nel corso degli anni e la lista dei possibili colpevoli era piuttosto lunga da quel che capii in seguito. Ma un’altra questione mi lasciava ancora più interdetto, e riguardava il tipo di impronte che avevo potuto osservare sul luogo del misfatto. Evitai di informare anche i due shinobi poiché era presto per tirare delle conclusioni, ma i segni sulla terra mi lasciavano intuire che la persona che aveva effettuato il rapimento era l’unica priva di calzari. Segni di piedi nudi, e purtroppo l’abitudine di viaggiare scalzi è molto poco diffusa in epoca moderna, già, se si esclude Ishivar. Ma chi? Chi del mio villaggio poteva essersi macchiato di un tale crimine? Troppe cose erano poco chiare, dovevo andare più a fondo nella faccenda.
    Tornammo al villaggio, la mattinata era calda come previsto ma la gente non mancava di affollare le vie del mercato, molto più piene del solito a quell’ora proprio perché le persone non volevano ammassarsi durante le ore più calde. Liu Kong stava lavorando parecchio come al solito, ma quando ci vide arrivare abbandonò immediatamente gli affari per riceverci alle spalle della sua carovana.

    Allora, l’avete trovata? Ne dubito, guardate cosa mi sono trovato sotto al naso, appoggiato sulla mia bancarella perché io lo trovassi…

    Ci porse un foglietto spiegazzato, una carta comune che riportava un messaggio scritto a mano con ottima calligrafia. Poche parole che si leggevano in modo chiaro, non lasciando spazio ad alcun dubbio.

    Ho rapito la ragazza, se vuoi rivederla viva dovrai pagare 20000 ryo in contanti. Se accetti dovrai smontare la tua insegna a mezzogiorno in punto. Il tempo delle tue truffe è concluso, Liu Kong

    -5-



    Edited by Cagnellone - 5/3/2018, 20:42
     
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    Ecco, ora tutto tornava. Un rapimento per ottenere un riscatto, come nei miei libri. Si intuiva inoltre ci fosse qualcosa di personale tra il rapitore e il mercante, probabilmente un affare passato, qualcosa di grosso, supposi. Inoltre a quanto pareva il rapitore, o qualcuno ad esso collegato, si trovava o si sarebbe trovato nei pressi del mercato. Non era da escludere ci stesse osservando proprio in quel momento!

    Oddio, e ora che faccio? Devo pagare? Si, pagherò! Pagherò! La mia piccina non ha valore e la amo troppo, sono disposto a tutto per rivederla…vi prego, dovete aiutarmi a trovarla!!! Lei e quel bastardo che l’ha rapita! TAGLIERO’ LA GOLA A QUEL FIGLIO DI UN CANE!

    O figlia...

    Come dici?

    Potrebbe esser stato anche una donna... signor Kong, lei chi pensa che sia stato? O meglio, da queste parti, ha avuto modo di farsi, come dire, dei nemici? Qualche altro mercante, o qualcuno del posto, non so...

    Come osi, ragazzino?

    Dico solo che se la persona che ha fatto il rapimento è ancora qui, potrebbe essere qualcuno proprio del mercato. E a quanto pare era qualcuno che la conosceva abbastanza da essere al corrente delle sue abitudini, avendovi trovato nella notte proprio dove eravate solito fermarvi prima di giungere ad Ishivar. Non crede?


    L’uomo tentennò qualche secondo alle mie parole, era come se di colpo avesse calato la maschera e ci stesse mostrando il suo vero volto, fatto di debolezze e paura. Ci invitò ad allontanarci ancor di più da quei luoghi, ci rifugiammo in un vialetto dove poté esprimersi in tutta franchezza, lontano da occhi e orecchie indiscrete.

    E’ difficile per me, negli anni non sempre mi sono comportato bene e si, mi sono creato delle antipatie, qui come dappertutto, non posso che ammetterlo. Ma non saprei dirvi chi avrebbe potuto farmi una cosa del genere. Per quel che so potrebbe esser stato chiunque la fuori…

    Non era d’aiuto. Cercai di ottenere altre informazioni, ma Liu Kong continuava a ripetere le stesse cose e che secondo lui poteva essere chiunque. Inoltre ormai si era convinto a pagare e a suo avviso la storia sarebbe finita con la consegna del riscatto. Ma per me non era così semplice, dovevo sapere di più. Così lasciammo il mercante al suo lavoro, e di comune accordo con Tiger e Goyle decidemmo di dividerci per cercare informazioni tra gli altri commercianti. Poi prima di mezzogiorno ci saremmo rincontrati per capire cosa sarebbe successo.
    Iniziai perciò a indagare per conto mio. Chiesi ai mercanti stranieri, e scoprii che in molti si rivelavano restii persino solo a parlare delle faccende che riguardavano quell’uomo, e che in generale egli non nutriva la stima di nessuna delle persone con cui parlai. Al massimo indifferenza, e furono proprio i meno interessati a fornirmi le informazioni migliori. In particolare una vecchietta, una compratrice di pietre preziose che girava da una vita i mercati di tutto il mondo. Ella sembrava sapere tutto di tutti, e mi raccontò quel che sapeva. La signora aveva una memoria di ferro e vennero fuori numerose storie, talmente tante che mi misero una gran confusione in testa. Quell’uomo era una vera merda, lasciatemelo dire, aveva avuto screzi con chiunque: anni prima aveva causato il fallimento di un concorrente, un tale Conan, mettendo di proposito pulci nei suoi abiti in vendita. All’uomo erano serviti mesi per smentire le voci e aveva perso il suo posto al banco di Kumo, proprio come nei desideri di Kong. A un altro tizio aveva mandato a fuoco la carovana, un terzo era stato imbrogliato, e così via. Alla fine mi trovai costretto a dovermi appuntare tutte quelle informazioni, abbozzai una mappa del mercato e segnai, tra quelli che avevano avuto problemi col signor Kong, quelli che si trovavano li in quel giorno. La selezione si limitava a due nomi.

    -6-



    Edited by Cagnellone - 5/3/2018, 20:40
     
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    Ringraziai la signora Mokatari e mi diressi verso il primo degli indiziati, tale Fu Jon Quan. La sua baracca si trovava nella zona est del mercato, vendeva tessuti provenienti dai territori dell’est, tutta roba da spiaggia che da queste parti andava molto forte, abiti estivi e leggeri che spopolavano soprattutto trai più giovani. Andava forte anche al mercato di Suna, e proprio per questo si era garantito la rivalità col signor Kong. Il signor Quan aveva la credibilità di essere un tipo onesto a quanto mi era stato detto dalla signora, ed era uno dei pochi a vendere davvero materiale di qualità a un prezzo onesto, tenendosi fuori dagli accordi commerciali degli altri imbroglioni, altro motivo di rancore da parte dei meno onesti. A quanto pareva tempo addietro la sua carovana aveva preso fuoco ed egli aveva perso una partita intera di vestiti, e non sto neanche a dirvi che non si era trattato di incidente. Il colpevole non era stato scoperto, ma solo per assenza di prove. Tutti sapevano che era stato Liu Kong, il misfatto era accaduto “casualmente” proprio dopo un’accesa discussione trai due, il cui astio reciproco durava invece addirittura da anni. Quando sono arrivato il signor Quan era intento a mostrare una simpatica camicetta a fiorellini a una ragazza straniera. Attesi che ebbe finito, poi mi rivolsi a lui, essendo in quel momento l’unico innanzi al suo bancone.

    Dimmi, ragazzo, c'è qualcosa che ti interessa?

    Veramente signor Quan non sono qui per fare acquisti. Vorrei farle qualche domanda riguardo la sparizione della figlia di Liu Kong, la signorina Lucy.

    Ah, si, ne ho sentito parlare... povera ragazza. Eh mi dica giovanotto, come potrei essere d'aiuto? Io non so niente di questa storia.

    Beh, non vorrei essere frainteso e non intendo accusare nessuno, ma a quanto mi è stato detto lei e il signor Kong avete avuto degli screzi in passato. Gira voce che qualche mese fa lui abbia addiruttra dato fuoco alle sue merci...


    Osservai la reazione dell'uomo. Era un anziano signore sulla sessantina, una faccia pulita, gentile e sorridente. Sembrava il classico tipo incapace persino di far male a una mosca, ma al dì la dei buoni segnali che ricevetti non potevo fidarmi della semplice apparenza. Spesso nelle Avventure di Chin Chong erano proprio tipi del genere quelli che poi si rivelavano colpevoli. Eppure la sua reazione fu molto pacata, non lo smosse minimamente il fatto di essere considerato un sosetto, anzi si dimostrò molto disponibile a raccontarmi la sua versione della faccenda e a rispondere a ogni mia domanda.

    Ah, mio giovane amico. Io e il signor Kong non andiamo d'accordo da sempre, lui non ha mai accettato la mia onestà e ha sempre cercato di portarmi dalla sua parte, prima, e di neutralizzarmi, poi. Devo ammettere di odiare profondamente lui e tutti quelli della sua razza, ma le dico una cosa. Se un giorno dovessi decidere di vendicarmi su quell'uomo, o di giungere a una resa dei conti definitiva, stia certo mio caro che me la prenderei direttamente con lui. Probabilmente sarei capace persino di ucciderlo. Ma non mi abbasserei mai un gesto come quello di cui sta indagando, quella povera ragazza non c'entrava niente, e solo un vigliacco come lui poteva ridursi a un simile colpo basso!

    Per un attimo un fuoco interiore lo pervase, e vidi nei suoi occhi una cattiveria che non credevo potesse appartenergli. Eppure restavo della mia idea, se avessi dovuto affidarmi all'istinto avrei scartato a prescindere una sua possibile colpevolezza. Continuai a interrogarlo con le classiche domande di rito per verificare il suo alibi, ed egli si dimostrò molto disponibile a rispondere. Infine lo salutai, dirigendomi verso il secondo trai miei sospettati. Il suo nome era Hackett, vendeva armi e non era la prima volta che sentivo il suo nome. In realtà la sua bancarella mi incuriosiva parecchio, era la mia preferita di tutto il mercato e più volte mi ero fermato da lui a chiedere il funzionamento di alcuni congegni stranieri. Egli era un ex shinobi, a quanto si diceva, anche se le storie su di lui erano talmente tante che era impossibile stabilire il limite tra verità e leggenda. Si diceva che fosse stato un abile ninja ma che al suo tempo si fosse macchiato di un grave crimine e fosse stato costretto a una vita da rinnegato. La gravità delle sue azioni cambiava da storia a storia ma la matrice era sempre quella, e ormai si supponeva fosse vera. Era anche famoso per essere un tipo scontroso e a quanto detto dalla signora Mokatari vi era stata una battaglia tra lui e Liu Kong, proprio durante il primo anni di apertura del commercio, uno scontro per accaparrarsi la postazione che dalle pratiche legali era sfociato in una rissa da strada nella quale Hackett aveva perso l’occhio sinistro. Già perché anche Liu Kong era addestrato nell’arte della guerra. Da quel giorno si dice che Hackett avesse giurato vendetta al suo rivale, e una settimana prima i due avevano avuto un’accesissima discussione nella quale il vecchio avrebbe rinnovato la sua promessa di vendetta.

    -7-



    Edited by Cagnellone - 5/3/2018, 20:57
     
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