narrato, parlato , parlato altri "
Ho sempre trovato strabiliante il fatto che anche un minimo particolare riesca a mandare a monte un'intera giornata positiva. Ecco, oggi mi era capitata una di quelle giornate. Sveglia ottima, allenamento mattutino, pranzo squisito, commissioni pomeridiane, cena saporita. Unico neo, l'essermi ricordato di non aver preso la posta. E che sarà mai, un secondo e si risolve, no? No, perché, tra le lettere, ce ne era una indirizzata a me. Già questo mi aveva insospettito, ma io, incurante del pericolo, presi la busta, mi posizionai sul letto, la aprì e ne lessi il contenuto. Ecco perché ero da dieci minuti sul mio letto raggomitolato su me stesso tremando come se dovessi morire di ipotermia. La lettera era lì, sul mio letto, aperta, e mostrava, incurante dei miei sentimenti, il suo contenuto. Era l'invito per un party/cena (così era stato definito) di riunione degli studenti della mia classe. Maledizione, ci eravamo diplomati genin neanche due mesi prima, e già la gente sentiva il bisogno di riunirsi. Era sicuramente colpa di quella primadonna, certo. Nella nostra classe aveva trovato adorazione e seguito, perché staccarsene? L'invito era per due giorni dopo, ed era presente la richiesta "di vestirsi eleganti". Inutile dire che andai a dormire con un nodo alla gola davvero grande. Lo stesso nodo era ancora presente, due giorni dopo, quando mi ritrovai di fronte alla porta d'ingresso della casa della primadonna, che si era gentilmente offerto di ospitare la festa. Qualche secondo dopo aver bussato la porta, mi aprirono, e, pieno di dubbi e timori, entrai. Il clima era ancora abbastanza tranquillo, e questo mi sollevò, in parte. Dopo i saluti rituali, andai vicino al gruppo di amici più stretti, gli amici di infanzia, dove stavano parlando delle loro esperienze dopo essere diventato genin. Ascoltando le loro conversazioni, passai la prima parte serata nel più totale anonimato. Ovviamente mi scappò qualche parola di circostanza, ma niente di più. In ogni caso, volendo spaziare in più gruppi, mi staccai, e andai da altre parti. Ora è sfortunatamente necessaria una rapida summa della composizione della mia classe. Infatti, nella mia classe non era presente un solo gruppo o qualche capogruppo, ma, invece erano presenti un sacco di piccoli gruppi, refrattari ad aprirsi l'uno all'altro. C'era il gruppetto "amici d'infanzia", ovvero dei ragazzi e ragazze che si conoscevano da quando nati praticamente; c'erac'è il gruppetto dei fissati coi taijutsu, dei ragazzi tutto fisico, e poca mente; c'era, al contrario, il gruppetto dei ragazzi cervelloni; c'erano le ragazze che, nonostante fossero state addestrate per difendere il paese, si comportavano da oche, e parlavano di ragazzi carini, trucchi, e roba simile (devo ammettere che i discorsi di questo ultimo gruppo li sentivo, ma non li ascoltavo né li seguivo). Io ero l'elemento meno stabile della classe, perché non mi legavo a doppio filo con nessuno, e mi riuscivo a trovare bene con tutti. Probabilmente era anche a causa della mia mancanza di spirito di gruppo che non mi ero mai riuscito a fare un migliore amico, o una ragazza.