[C] Infiltrarsi nella baita

max 6 genin

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    Due missive comparvero sulle bacheche dei villaggi ninja lo stesso giorno, alla stessa ora. Due missive fissate l'una sul lato opposto dell'altra, come a volere che chi leggesse una non si accorgesse anche dell'altra. Esse riportavano i seguenti messaggi.
    CITAZIONE
    AIUTO! Dei malviventi intendono entrare in casa mia per derubarmi! Ho bisogno URGENTE di una squadra di ninja a protezione della mia dimora prima del giorno xx/xx! Offro una laudissima ricompensa in denaro.
    Firmato,
    Al.

    *il richiedente non ha specificato il luogo sulla missiva, ma si presuppone che si tratti di una casa sul confine tra Tetsu e Iwa. Coordinate XX° Nord, °XX Ovest

    CITAZIONE
    Ai ninja dei vari villaggi,
    chiedo il vostro aiuto per recuperare un manufatto di estremo valore dalle grinfie di un infame ladro, che si è rintanato in una delle sue tante dimore al confine tra Iwa e Tetsu. Chiedo una squadra di almeno tre ninja, non importa se genin o chunin, basta che sappiate fare un lavoro pulito. Ho riservato una parte del mio denaro come premio per il primo che metterà le mani sull'artefatto in questione.
    Vi aspetto il giorno xx/xx, alle ore 10 di mattina, alle seguenti coordinate: YY° Nord, YY° Ovest

    Ci sono posti per massimo sei genin. Al momento dell'iscrizione specificate quale delle due missioni intendete affrontare, ovviamente sarete un team contro l'altro :soso:
    Per il post iniziale ruolate l'assegnazione della missione ed il viaggio verso Iwa. Ovviamente essendo il posto molto vicino al paese del Ferro in questo periodo dell'anno ci sarà la neve.

    Le iscrizioni si chiudono quattro giorni dopo aver raggiunto il numero minimo di partecipanti, ovvero quattro.


    Edited by ¬Nagi - 27/12/2017, 13:52
     
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    Hey, Axel. You haven't forgotten? You made us a promise. That you'd always be there... to bring us back.

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    Freddo. Sì, faceva veramente freddo a Tetsu in quei giorni, tra sprazzi di neve, grandine e un vento di tramontana che congelava gli animi di tutti rendevano la vita impossibile a chi, il freddo, non lo sopportava proprio. Takumi, per fortuna, non lo pativa, anzi. S'era sempre allenata in condizioni estreme o quasi, aveva forgiato il proprio corpo a modo per poter resistere alla maggioranza delle intemperie. Ed infatti, come ogni mattina, eccola correre per il villaggio. Non si premeva di fissare in faccia alcuna persona, Samurai o Mercenario che fosse, l'unica cosa che le interessava era superare il proprio limite, ogni giorno di più. Vestita solo di una maglietta termica e dei leggins neri, oltre che palesemente delle scarpe da ginnastica comprate con i risparmi dei compleanni, macinava metri su metri con l'unico scopo di rafforzare il proprio fiato e la propria muscolatura inferiore. I polpacci, di fatto, erano abbastanza sviluppati per una ragazza della sua età, così come la capacità respirativa forgiata nel tempo. I capelli blu si fermarono nel momento in cui il corpo stesso dell'Inuzuka fermò la propria corsa, proprio dinnanzi alla bacheca del villaggio. Casualmente l'occhio le cadde su di una missiva, bianca, pallida. Come la sua pelle. Il testo della missione era stampato su di una carta affissa con semplici puntine e recitava così:

    CITAZIONE
    Ai ninja dei vari villaggi,
    chiedo il vostro aiuto per recuperare un manufatto di estremo valore dalle grinfie di un infame ladro, che si è rintanato in una delle sue tante dimore al confine tra Iwa e Tetsu. Chiedo una squadra di almeno tre ninja, non importa se genin o chunin, basta che sappiate fare un lavoro pulito. Ho riservato una parte del mio denaro come premio per il primo che metterà le mani sull'artefatto in questione.
    Vi aspetto il giorno xx/xx, alle ore 10 di mattina, alle seguenti coordinate: YY° Nord, YY° Ovest


    Le balzò in mente, per una frazione di secondo, l'idea di rinunciare a tale proposta allettante. Il motivo era che, semplicemente, era rivolta ai Ninja, non ai Samurai di una landa dimenticata da tutti come poteva essere benissimo Tetsu. Però, in cuor suo, voleva provare nuove esperienze. In più quella "lauta ricompensa" formicolava nei suoi pensieri e picchiettava sulle sinapsi come per dire "Ti prego, guadagna per meeee", una cosa del genere. Un sorrisino apparve sul suo volto, mentre staccava il foglio dalla bacheca di sughero per poi accartocciarlo e far canestro nel primo cestino a vista d'occhio. Era la sua prima possibilità di farsi vedere e tornare con dei soldi a casa avrebbe fatto contento anche il padre. Riprese a correre, tornando sui propri passi, senza mai togliersi le cuffiette che facevano risuonare una melodia altamente rilassante. Gli accordi mantenuti dell'organo, il ritmo dettato dai piatti, i soli della chitarra, la voce melodica di quel cantante. Le pareva di volare.

    [Il giorno della missione...]



    Cinque lunghi giorni di viaggio. Cinque maledettissimi lunghi giorni, passati a bordo di un treno. Chiamarlo treno era un complimento. Non riuscii a chiudere occhio, se non per quattro-cinque ore al massimo. E sempre la sua amata musica blues ad accompagnare i pensieri. Passò quei giorni tra cabine fetide, puzzo di piscio e cibo scadente. Però, al termine del quinto pesantissimo giorno di viaggio, iniziò a scorgere gli alti monti del Paese della Roccia. Si meravigliò nel vedere la conformazione del terreno, anche se in realtà è molto simile a quella di Tetsu, le vette e le miriadi di rocce che spuntavano e svettavano nell'etere. Scendendo dal treno, rilesse un'altra volta nella propria mente le coordinate ed estrasse dalla borsello posto sui pantaloni una mappa. Seguendo le indicazioni sarebbe arrivata in pochissimo tempo nel posto designato. Era lucidissima e pronta ad affrontare di tutto. Era appena incominciata la sua prima e vera missione.


    Edited by røxasv² - 9/1/2018, 16:44
     
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    Narrato, Pensato, Parlato, Parlato altrui

    5qnz8



    "Difendere un perimetro sara' una buona prova per te"
    Il padre non aveva aggiunto altre motivazioni quando aveva affidato al giovane genin della Pioggia la sua prima missione di grado C. Era un periodo di tensioni per il continente ninja e Muada sapeva quanto fosse importante che lui fosse pronto quando il tempo del conflitto fosse giunto. Per questo non si era dato tregua nell'ultimo periodo, apprendendo il possibile ed addestrandosi duramente. Quell'incarico poteva essere veramente un ottima occasione per mettere alla prova quello che aveva imparato.

    Aveva viaggiato dall'alba al tramonto per giorni interi, attraversando foreste, campi accuratamente coltivati, superando piccoli villaggi e mercati itineranti. Era buio sotto gli alberi e fin troppo luminoso sotto il cielo d'inverno. Il terreno sotto i suoi piedi era soffice, scricchiolava per i rami caduti o cedeva per la neve che lo ricopriva, intervallato dalle radici spesse, le strade lastricate di pietre dure o la terra battuta. La sua testa era piena di odori forti, inebrianti: la verde emanazione delle pozze fangose, il profumo penetrante della terra che marciva, le fragranze delle spezie, il sudore dei braccianti, il pelo degli animali selvatici. Quando alte montagne dal profilo tagliente fecero la loro comparsa sulla linea nord dell'orizzonte capi' di trovarsi vicino al confine con Iwa, non molto distante dalla sua destinazione finale.


    Muada Tateyama












    5qnz8



    Edited by Crees - 31/12/2017, 17:27
     
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  4. Surgical
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    narrato, parlato, parlato altri"

    Se io non vado alla montagna, la montagna andrà a me, dissi tra me e me quando modi la lettera con il sigillo del paese di kiri. Aprendola, notai che era una missione, una missione di livello C. Ne fui piuttosto sorpreso, anche perché all'attivo avevo solo una missione di livello D. Ma mi andava bene, dopotutto il lavoro è lavoro, e missioni di più alto livello erano anche le più pericolose, e anche più remunerative. Almeno speravo. Anche se, a pensarci bene, avevo ricevuto una quantità Non indifferente di soldi dalla mia missione precedente. In ogni caso lessi il contenuto della lettera. Parlava di andare a Iwa per proteggere un vaso che secondo lui sarebbe stato rubato. Ma come faceva a sapere che sarebbe stato rubato? O il ladro età così sicuro di sé da lasciare un biglietto con su scritto: ruberò il tuo vaso, e allora di sicuro la missione non poteva essere di livello C, oppure c'era qualcosa sotto... a fomentare i miei dubbi c'era anche la postilla, in cui era scritto che, non essendo scritta nella lettera il luogo d'incontro, venne stabilito che fosse un punto tra Tetsu e Iwa, mi sarei dovuto portare dei vestiti pesanti. In un'altra postilla era scritto di presentarmi, il giorno dopo, con tutto l' occorrente, al cancello ovest di kumo Il giorno seguente, dopo aver salutato mio padre, dato un bacio a mia madre, e preparato una scorta non indifferente di vestiti, mi misi in cammino verso il cancello ovest. Ad aspettarmi, come previsto, c'era il mio accompagnatore. Era un ragazzo giovane, e sbatteva la punta del piede ritmicamente. Aveva le braccia incrociate, e il viso di chi è lì da troppo tempo. Appena mi vide, mi venne incontro dicendomi "Finalmente, ti sto aspettando da cinque minuti, capisci?!? Cinque minuti, CINQUE! In ogni caso, io sono Satoshi, piacere. Te sei Akai, giusto?" "Sì, sono io, piacere!" "Bene, allora possiamo partire" disse. Si morse il pollice, poi compose dei sigilli, e, una volta sbattuta la mano a terra, apparì una nuvola di fumo. La nuvola, una volta diradatasi, rivelò il suo contenuto: un volatili di abnormi dimensioni, con il becco sproporzionatamente grande e il piumaggio marrone di diverse tonalità. "Dai su, salta in groppa!" Il viaggio proseguì bene, nonostante fosse estremamente lungo per i miei standard: ben sei giorni! Una volta arrivati al luogo di incontro, Satoshi mi fece scendere, e mi disse "quando hai finito torna qua, intesi" io scossi la testa e lui levò le tende. Ora non mi restava altro che aspettare gli altri compagni della mia squadra.

    AKAI CHINOIKE
    Resistenza:250
    Stamina:250


    Edited by Surgical - 1/1/2018, 10:04
     
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    13 Shūtsuki, Kirigakure, Arena Doshaburi


    Yuri Yamanaka
    Narrato | Parlato | Pensato | Parlato Josuke

    « Assolutamente no. Non ci pensare nemmeno. »

    Il ragazzo incrociò le braccia al petto e assunse la sua solita faccia imbronciata. Probabilmente sarebbe stato più opportuno definirla semplicemente 'faccia', del resto erano più le volte in cui Yuri era infastidito e/o nervoso che altro.

    « È una questione di principio, una presa di posizione. Non cederò facilm- »

    Nemmeno il tempo di finire che venne brutalmente assalito da un soffocante ammasso di pelo arancione.
    Sarebbe sempre stata così la sua vita? Aggredito da un cucciolo di cane - a cui era probabilmente allergico - venendo privato anche del letto? Okay, il letto non era neppure suo, ma ci stava comunque dormendo.

    « Josuuukeeee! Il tuo cane mi ha di nuovo buttato giù dal letto! »

    Quella infatti non era la prima volta... cos'era, la seicentonovesima? Volta più volta meno. Fin da quando erano piccoli i due erano soliti dormire assieme di tanto in tanto, ma solo dall'arrivo di Momomaru lo Yamanaka aveva iniziato a dover lottare per il territorio. Quella battaglia, al meno per il momento, vedeva il cane Inuzuka al comando, complice il malefico pelo che faceva starnutire il povero Yuri.

    « Josuke, tieni a bada il tuo cane! »

    Dal piano di sotto si poté distintamente sentire la madre del giovane addormentato intervenire a favore dello Yamanaka.

    « Ecco. Josuke. Sii bravo, allontana il cane e raccogli il fragile e affascinante ragazzo da terra. »

    ***


    « ETCIÙ!! »

    Un sonoro starnuto seguito da un'altrettanto sonora soffiata di naso interruppe la conversazione della coppia.

    « Puoi dire quello che vuoi, dare la colpa ai pollini, ma io sono sicuro che il tuo cane stia cercando di uccidermi! »

    Non c'era altra spiegazione: erano anni e anni che ormai Yuri lavorava nelle serre, se c'erano fiori o pollini a cui era allergico, a quest'ora sarebbe già morto per una crisi respiratoria o simili. Momomaru invece, quel malefico cane, lui era la causa del suo malessere fisico! Starnuti e bile erano tutti farina del suo sacco. Fortuna che anche quel giorno il biondo era riuscito a schivarselo in giro per il villaggio. Richiamo dal veterinario. Che sfortuna!

    « Che, ne hai trovata una che possa andare? Non mi hai aiutato molto con il tuo 'Mi basta non stare in casa con mia madre'. Per quello potevo anche suggerirti casa mia. »

    I ragazzi erano ormai da una decina di minuti in piedi dinnanzi alla bacheca di Hekisui, dondolanti mentre aspettavano che una richiesta spiccasse maggiormente rispetto alle altre. Ancora però niente.
    I criteri di selezione non erano mai gli stessi, a seconda dell'agenda di entrambi i genin veniva prese in considerazione alcune richieste anziché altre. Josuke doveva fare cose con il suo animale portatore di malattie? Benissimo, o si sceglieva qualcosa di sbrigativo oppure si aspettava. Yuri aveva appuntamento dal parrucchiere per combattere quelle maledette doppie punte? No, in quel caso si fermava tutto, neanche fosse festa patronale. Ognuno aveva le sue fissazioni, per lo Yamanaka la preoccupazione più grande era la salute del suo cuoio capelluto.

    « Hai fatto qualcosa che non dovevi oppure ti sei semplicemente stufato di vedere la sua faccia? »

    I motivi per cui l'Inuzuka non volesse starsene a lungo in casa con i suoi famigliari cambiavano sempre, ma più o meno coincidevano con quelli che spingeva Yuri a stare lontano da suo padre. Alla solita scrollata di spalle dell'amico, segnale di disinteresse o tattica da sfoggiare quando non aveva ascoltato tutto il discorso, il biondo alzò gli occhi al cielo mentre incrociava le braccia. Rimarremo qua per delle ore.

    ***


    « Ora, tu dimmi se con tutti i posti, proprio il Paese del Ferro. Quanto è vero Dio finirò con l'ammalarmi... »

    Essendo ogni momento buono per lamentarsi, lo Yamanaka non si lasciò sfuggire quell'occasione. Come poteva lui, gracilino e suscettibile agli sbalzi termici, passare dal suo adorato villaggio ai campi innevati di Tetsu? Il tutto passando anche per il Paese della Terra. Si sarebbe sporcato i vestiti. Lui odiava che i suoi vestiti si sporcassero. A sommarsi a questi disagi ci si metteva la sfortuna che avevano avuto in termini di locazione geografica. Se normalmente erano necessari meno di due giorni per arrivare ad Iwa, le coordinare fornite richiedevano che la coppia si spingesse più lontano.

    « Josuuuke... mi porti in braccio? »

    Normale amministrazione signori, normale amministrazione.




    Sono molesto e faccio un nuovo post
    Al solito, post legato a quello della personcina dopo di me :rosa:
     
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  6. comealsollito
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    z9xLdoy
    J o s u k e I n u z u k a
    if one punch isn't enough, punch it harder.

    Narrato
    "Parlato Josuke"
    "Parlato Mamma Josuke"
    "Parlato Yuri"
    Parole, ringhi, starnuti, rumori sordi: le uniche cose che la mente di Josuke registrò al suo risveglio.
    Confuso, la maglia in cui dormiva arrotolata in modo strano attorno al suo corpo e con chiare intenzioni strangolatorie nei confronti della sua persona, tentò di dare un senso a ciò che lo circondava. Non sentiva odori strani che lo avrebbero portato a reagire prontamente ai rumori molesti, perciò era abbastanza sicuro che non valesse nemmeno la pena di provare a capire.
    Sbadigliando, tirò un cuscino senza troppa convinzione addosso a rumori e odori molesti di cane e gatto domestici e fece per girarsi dall'altra parte, ma ormai il danno era fatto, il sonno passato e una catena di starnuto-sbadiglio-starnuto innescata. Era uno strano fenomeno, come ad ogni etchì Josuke non potesse trattenersi dallo spalancare le fauci per sbadigliare. Ne assecondò uno alzandosi a sedere sul letto, che era vuoto, e assolutamente senza alcuna sorpresa.
    Avrebbe potuto scrivere diciotto volumi sulla sanguinosa saga di Yuri e la sua selettiva allergia, villain principale un povero cane che si vedeva rubare il letto di quando in quando.
    Allungò infatti una mano verso la montagna di pelo arancione e capello biondo sul pavimento, per accarezzare il suo cane tra le orecchie.
    “Un vero peccato che non ci sia modo di evitare certe disgrazie.” commentò in modo laconico, invitando il cane a tornare da lui e rispristinare la sua stoica calma che perdeva solo in presenza di gatti. Tipo dormire ognuno nel suo letto, avrebbe potuto aggiungere, ma persino il suo filtro tra cervello e bocca, malandato com'era, sapeva di non voler lanciare certe questioni di principio e rivendicazione.
    Era giusto impegnato a ospitare Momomaru sulle sue ginocchia, grattandogli le guance paffute, quando la voce di sua madre li raggiunse da ovunque lei fosse nella casa, probabilmente in lavanderia, proprio sotto la stanza di suo figlio, e Josuke combatté il fiero istinto di lanciare di nuovo il cane addosso a Yuri, per puro astio.
    Ma certe cose sono scritte nel destino, punti immutabili della storia, e quando Yuri guardandolo dritto negli occhi ebbe l'audace idea di intimargli di alzarlo da terra, Josuke allontanò le mani dal cane e non provò nemmeno a fermare il suo nuovo attacco.
    “Ancora? Josuke! Almeno impara a gestirla quella bestia-”
    Con tutta la calma del mondo si alzò, raggiunse la porta che era aperta per qualche strano motivo, e la chiuse sbattendola con moderata forza, abbastanza perché sua madre sentisse e cominciasse a berciare sempre di più. Quindi raggiunse la lotta clandestina sul pavimento, chiuse una mano attorno al braccio di Yuri, e lo tirò su con un sorriso.
    “Momomaru deve andare dal veterinario.” argomentò, facendo per vestirsi con agilità di pantaloni comodi e l'ennesima maglietta bianca, prima di andare dritto verso la finestra. Che sua madre continuasse ad urlare alla casa vuota, se voleva continuare con quello stupido litigio.

    °

    Josuke aveva sentito dalla parrucchiera del giardiniere del pescatore che la figlia del postino era fuggita con il cugino del carpentiere verso un altro paese e una nuova vita, e che ciò non andasse bene ne' al postino ne' alla moglie casalinga. Non aveva pensato di trovare una abusiva missione affitta in bacheca che chiedesse disperatamente aiuto per recuperare e raddrizzare la figliola. Era di questo che stava informando l'amico, a pochi passi da lui intento a scrutare l'altra metà di bacheca.
    O almeno, stava tenando di farlo, perché Yuri continuava a starnutire con notevole solerzia, anche con il cane abbandonato dal veterinario per una sospetta ricaduta di malattia derivatagli da un incidente con un piccione forse infetto, ma era una storia brutta e poco dignitosa e tutti sapevano che non era ufficialmente mai accaduta.
    “E' un cane normalissimo, se starnutisci solo con nei suoi pressi forse è tutto nella tua testa.” rispose tranquillo alle accuse sul suo povero cane. “E non va bene casa tua, sa benissimo dove venire a recuperarmi.” E si sarebbe pure messa ad insultare l'uno e l'altro assieme al padre di Yuri con ogni probabilità.
    No, erano necessarie misure drastiche. Misure che possibilmente gli concedessero una paga e una meta lontana.
    “E a me va bene qualsiasi cosa non sia al villaggio. Possibilmente un impegno prolungato.” specificò con una scrollata di spalle, assolutamente nessuna intenzione di parlare di sua madre o dei motivi per il quale gli desse particolarmente fastidio la sua sola esistenza negli ultimi giorni. Già era in ferie e la sua presenza era eccessiva, figuriamoci se doveva pure pensare a lei quando non era nelle sue immediate vicinanze.
    E poi aveva appena trovato qualcosa di interessante, proprio sotto la cartaccia abusiva del postino, che venne delicatamente staccata e posta sulla cornice, dove non avrebbe dato fastidio a nessuno.
    “Questa? Sembra divertente.” commentò, indicando la missione in bacheca. E adeguata: lontana, e che avrebbe potuto accorglierli entrambi.
    Si accorse che stava ciondolando da un piede all'altro solo quando Yuri lo urtò nel guardare cosa stava leggendo, e si impegnò a non ricominciare nelle sue abitudini cinetiche. Sopratutto perché ora che ci faceva caso si parlava di un luogo che non prospettava avere un clima accogliente, ed era meglio conservare tutta quell'energia in eccesso come difesa contro il freddo.
    Quando Yuri si voltò con l'omicidio negli occhi una volta registrata la destinazione, Josuke gli appoggiò una mano sulla testa e gli sorrise.

    °

    A Josuke, la neve portava pace. Il silenzio, nessun odore a parte quello sterile del freddo, il bianco che ripuliva ogni cosa. Giusto il gelarsi della punta del naso lo indisponeva, ma non era nulla davanti all'affascinante percorso dei fiocchi di neve nel cielo grigiastro a ogni ora del giorno.
    Certo non sarebbe stato lo stesso però senza la macchinetta elettrica del borbottio ad alta frequenza di Yuri, impegnato in una disquisizione argomentata sulla sua fragile e aggraziata figura e tutti i modi in cui sarebbe potuto ammalarsi. Il tutto era probabilmente ripetitivo, ma Josuke si beava principalmente della musica aggiunta al suo dipinto idilliaco.
    E non erano nemmeno arrivati: il loro obiettivo era a un paio di giorni di distanza in più di quanto avesse originariamente pensato leggendo Iwa. Non che si lamentasse, viaggiare e mettere in moto le gambe, la presenza di Yuri al suo fianco e il peso ormai familiare del suo ventaglio tra le scapole, era uno dei suoi passatempi preferiti.
    Ma non lo era per Yuri, che infatti ci mise ben poco ad uscirsene con una delle sue viziate richieste, che tali erano diventate perché Josuke tendeva ad assecondarlo.
    “Josuuuke... mi porti in braccio?”
    Probabilmente non era nemmeno la prima volta che chiedeva. Josuke quasi si fermò lungo la strada, non perché la richiesta lo sconvolse, ma proprio perché non lo fece affatto. Anzi stava per acconsentire.
    Con un battito di ciglia e un mezzo sorriso enigmatico che era perpetuamente sul suo viso si voltò verso l'amico, bardato in vestiti che gli sarebbero bastati in un ghiacciaio.
    “No.” disse semplicemente, continuando a camminare su quello che era ancora un sentiero sotto un sottile strato di neve. “Non con certi argomenti, impegnati un po' a convincermi.” lo incoraggiò, sperando di procurarsi altri minuti di monologo in mezzo alla neve.
    Per quanto gli piacesse, però, la neve, non poteva che preoccuparsi su quanta ne avrebbero trovata sul luogo della loro missione. Già i paesaggi erano duri e impervi, preferiva non pensare all'eventualità di trovare neve ghiacciata a terra o vento sferzante. Almeno, si sperava, con la neve non sarebbe venuta la nebbia, e la polvere sarebbe rimasta al suo posto, sotto centimetri di neve immacolata. In ogni caso, almeno era abbastanza coperto da difendersi: indossava vestiti pesanti per conservare il suo calore corporeo da stufetta.
    Parlando dei quali. Tolse a tradimento una mano caldina dalla tasca e fece per spiaccicarla in faccia a Yuri senza preavviso se non il movimento stesso.
    “Freddo?” chiese, guadagnando un altra metà di sorriso sul volto ma guardando dritto davanti a sé.
    Erano quasi arrivati.

    Contr. del Chakra 20/250Potenza Magica 10/250Ninjutsu 10/250
    Forza Fisica 50/250Resistenza 20/250Taijutsu 25/250
    Agilità 40/250Stamina 5/250Genjutsu -5/250



    Zan zan, eccomi. Mi unisco alla molestia e aggiungo nuovo post :rosa:
     
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    [1° Gruppo: Akai e...]


    Al se ne stava sull'uscio di casa sua, spiando il suo bel vialetto curato. Le aiuole attorno alla stradina di ghiaia erano ben sistemate, tutte simmetriche le une con le altre. Il grande cancello era aperto, come lo lasciava sempre lui al mattino, sopratutto quel giorno. Eppure la porta erea chiusa a doppia mandata e, nascosto dietro la finestra, toccava nervosamente l'elsa di una vecchia katana infoderata al fianco. Gli pesava, costringendolo quasi a zoppicare dato che il corpo non era più forte come un tempo. Era un uomo magro e non troppo alto, data l'età. Un anziano non troppo avanti con gli anni in realtà, dai piccoli occhi scuri e la barba rasata male. Di capelli non ne aveva e indossava spesso dei kimono maschili molto sobri, specialmente neri a fantasie grigie o bianche. Non usciva spesso dalla sua bella baita, un costruzione antica ma non malmessa. Si innalzava al centro di un grosso giardino nel bel mezzo del confine tra Iwakagure e Tetsukagure, non appartenendo a nessuna delle due. Un posto poco frequentato e giusto da chi si recava a trovare il vecchio per amicizia o per consegnargli qualcosa. Nascosta nel grande valico di una catena montuosa, quel luogo poteva essere un vero e proprio paradiso. Questo aveva sempre pensato Al, vivendo il resto della sua vecchiaia da samurai ritirato con la prospettiva di rilassarsi. Ma da giorni a quella parte, la sua visione della baita cambiò. E la katana al suo fianco ne era la prova. Attese in quella mattina fredda e particolarmente ventosa che stranieri bussassero alla sua porta. Stranieri che ovviamente aspettava con ansia. Era stata proprio una buona idea quella di spedire una missiva ai Kage dei villaggi maggiori (non era stato neanche così costoso come pensava): quei ladruncoli sarebbero stati sistemati per le feste. Lui, purtroppo, era troppo vecchio per certe cose. Ad ogni modo, i suoi piccoli occhi intravidero finalmente una sagoma entrare dal cancello. Subito acuì lo sguardo, riconoscendo la figura di un semplice ragazzo. Il fatto che fosse da solo lo preoccupò ma non per questo non aprì la porta. Mandata dopo mandata il ragazzo si avvicinava sempre di più, finché, presentandosi sull'uscio di casa, il vecchio Al non si sporse verso di lui. Era mingherlino ma occupava tutto l'ingresso della porta. Squadrava il ragazzo con aria torva, come per soppesarne chissà cosa.

    Sei qui per la richiesta che ho scritto, ragazzo?

    L'altro non fece in tempo a rispondere che una voce femminile attirò l'attenzione di entrambi i presenti.
    Aspettate!

    Da lontano, entrambi il vecchio e il giovane videro la figura di una ragazza minuta che, correndo sì, ma lentamente, li raggiunse poco dopo. I suoi vestiti erano comodi e sfoggiava, a mo' di cintura, il coprifronte di Iwagakure. I capelli rosei e i grandi occhi scuri erano i tratti che più rendevano particolare quella figura, che altrimenti sarebbe stata appartenente ad una qualsiasi ragazza, dato che possedeva una bellezza tutto sommato comune. Priva di qualsiasi equipaggiamento se non contenuto nei due borselli ai suoi fianchi e nel taccuino che, assieme ad una penna ad inchiostro, reggeva in mano, la ragazza ansimò fino all'uscio della porta. Il vecchio Al la guardava torvo esattamente come aveva fatto col ragazzo.

    Mitama al suo servizio, signor Al! Sono qui per la missione! Anf!

    Disse lei, rivolgendo un sorriso anche ad Akai, il suo compagno di squadra. Il vecchio sospirò, facendo cenno ad entrambi di farli entrare. Quando entrambi furono dentro, lui osservò molto attentamente la campagna fuori dal suo vialetto, guardandosi attorno come se si aspettasse di vedere chissà chi. Poi, con cautela, andò a chiudere il cancello senza dire una parola (rivolgendo altrettante occhiate diffidenti tutto intorno), per poi rientrare in casa e chiudere per bene la porta, a doppia mandata. Sembrava un po' fuori di testa e quella sua andatura claudicante non aiutava certo a renderlo un bel vedere. Eppure, Mitama sorrideva tranquillamente guardandosi attorno. La casa era pulita e d'arredamento spartano, con pochi oggetti in bella vista sui mobili bassi e dai colori spenti. C'era un po' un odore di aria viziata, questo perché, i due Genin poterono notare, tutte le finestre erano chiuse. Guardando più attentamente, su parecchie era stata installata una serratura a chiusura interna. Il vecchio aveva infatti paura che qualcuno potesse entrare in casa sua da qualsiasi parte e si era premurato di anticipare chiunque ci avesse provato.

    Sicuramente nevicherà stasera. Indossate queste intanto, le scarpe all'ingresso.

    Esordì il vecchio davanti ai due genin, indicandogli il ripiano per le scarpe all'ingresso e un paio di vecchie pantofole, messe lì apposta. Al guardò i due per un momento senza dire nulla, prima di sorridere. Battè un piede per terra e cominciò a parlare con loro seppur da solo, proprio come i vecchietti. Muovendosi avanti e indietro per la casa, facendo cenno di seguirlo.

    Siete pochini, ci tengo a dirvelo. E non sembrate neanche granché! Ah, i tempi sono cambiati! Non ricordo di aver mai avuto un'aria così spensierata! Specialmente da quando quei miserabili vogliono mettere piede in casa mia. Oh, ma so perché lo fanno, eccome.. quel buono a nulla di Masamune deve aver aperto troppo la bocca. Oppure Furuichi, sia dannato! Vecchiacci che non sanno tenere la bocca chiusa e parlano con i primi avventurieri che gli capitano a tiro. E mica parlano dei fatti loro, no! Vanno a dire i miei e questo è il risultato!

    Farneticava da solo, imrpecando ogni tanto a bassa voce mentre camminava, seguito dai ragazzi. In ogni dove, la casa sapeva di aria viziata e tutte le porte erano chiuse. Seppur alcune (come la cucina e il salotto) fossero aperte. Mostravano indi lo stesso arredamento spoglio dell'ingresso.

    Sicuro uno di quei due rimbambiti ha nominato il mio Set a qualche ladruncolo che ora si è messo in testa di rubarlo! Eh.. eheh, non che abbia tutti i torti. Si tratta di un set di piatti e boccali davvero antichi, una discendenza del nonno di mio zio! Varrà una fortuna e lo custodivo gelosamente in bella vista. Ma ora l'ho messo qui, perché non ho intenzione di farmelo rubare!

    E così dicendo, li condusse in un vecchio sgabuzzino. Non era piccolo ma la luce scarseggiava poiché non vi erano finestre. Di tanti oggetti ammassati, ai due Genin non sfuggirono certo alcuni particolari. Per prima cosa, il grosso baule sul lato della stanza che, tra tutti gli oggetti, era l'unico non impolverato. E l'unico oggetto che il vecchio indicava. Era nascosta in quel baule la sue eredità.

    Ah ma dovranno cercare per bene, le chiavi dello sgabuzzino le tengo solo io! E dovranno passare sul cadavere di questo samurai!

    Si batté un pugno sul petto e tossì pesantemente per un po'. Intanto, ai due non sfuggì un ulteriore particolare. Un vecchio tappeto era stato sistemato al centro della stanza. Sembrava piuttosto vecchio e pieno di pieghe.

    Signor Al? Che c'è lì sotto?

    Domandò con un sorrisone la ragazza, indicando con l'indice della mancina un particolare. Da sotto un angolo del tappeto, infatti, spuntava qualcosa. Una grossa asse il legno di colore diverso, più scuro rispetto a quelle che componevano il parquet della casa. Alla domanda, il vecchio si apprestò a spingere entrambi via dallo sgabuzzino, chiudendolo con una chiave che stava appesa ad una catenina al suo collo.

    Solo la cantina! Ma è vecchia e puzza. Ed è inaccessibile, se te lo stessi chiedendo. Comunque, questa è la casa. Sono giorni che sento quei ladrunacoli solo di notte! E sono sicurissimo che stasera proveranno di nuovo ad entrarmi in casa! Per questo voglio che li catturiate.
    Ho bisogno di sapere che chiunque voglia mettere le mani sulla mia eredità non la passi liscia! Per cui.. non lo so, siete voi i Ninja. Preparatevi a qualcosa! La casa è a vostra disposizione. Tenetevi pronti fino a stasera. Io ho il sonno pesante, alle sette e mezza devo stare a letto, oibò..


    Si scrocchiò la schiena, lasciando spazio ai due ragazzi. Erano pochi, ma si sentiva già più rilassato, ora che aveva compagnia.

    [2° Gruppo: Takumi, Yuri e Josuke]


    Le coordinate portavano in un posto dimenticato da Dio. Tra il freddo e il vento pungente, in aperta campagna circondata dai monti. Non c'era nulla nel punto esatto che era stato segnato sui pezzi di pergamena affissi alle bacheche dei villaggi. Niente di niente. Solo quei tre giovani che, ritrovatosi improvvisamente lì in mezzo, dovettero far i conti con l'idea di aver sbagliato strada.. o di essere stati fregati. Eppure che avessero sbagliato era quasi fuori discussione, avendo seguendo in tre le indicazioni dati. Che uno sbagliasse poteva andare bene, ma addirittura tutti e tre? Era pomeriggio inoltrato e, per via della stagione fredda, ben presto sarebbe stato l'imbrunire. E sarebbe calata la temperatura. Ma per fortuna il trio composto da Yuri, Josuke e Takumi non se ne restò lì a morire di fame e freddo. Ad un certo punto, spuntando da una zona alberata del posto, una figura si avvicinò ai tre, dalla lontananza. Completamente incappucciata di nero, potevano osservare solo la stazza massiccia per un uomo comune. Del volto e di qualsiasi cosa non fosse un mantello nero, nessuna traccia. Eppure, la voce che li salutò sembrava pacata. Si presentò subito a loro, restando a pochi metri di distanza dal trio.

    Benarrivati. Sono Shinonome. Voi dovete essere gli shinobi che abbiamo assoldato. Prego, seguitemi verso il rifugio. Si trova vicino, appena dentro le montagne.

    Non aggiunse altro, voltando le spalle al trio e cominciando a camminare. Non restò in silenzio durante la breve camminata (che durò una ventina di minuti circa): chiese di loro del viaggio, della loro provenienza e altre domande di cortesia. Non disse nulla di sì. Riguardo la missione, disse che preferiva parlarne una volta arrivati.
    E arrivarono al rifugio, ovvero una grossa tenda scura, davanti alla quale ardeva un fuocherello con poche pretese.

    Venite dentro. Vi darò qualcosa da mangiare e bere. Potete anche riposarvi mentre vi spieghiamo cosa fare.

    Ii dentro della tenda era simile a quello che si sarebbe potuto trovare in una qualsiasi tenda di qualcuno che aveva deciso di fare una vacanza in mezzo alla natura. Cibo, scorte, futon, stufette e gadget vari. Eppure c'era anche un tavolo in legno con delle sedie, su cui erano poste un paio di lanterne. All'interno della tenda, inoltre, era presente una seconda figura, anch'essa incappucciata. Di questa, però, si intravedeva la maschera nera che gli copriva la bocca e il naso. Anche lui era alto, più di Shinonome, seppur meno largo. Salutò con un unico cenno del capo i nuovi arrivati. Fu l'altro a presentarlo, togliendosi tra l'altro il cappuccio.
    Shinonome_portrait
    Shinonome appariva disarmato, un uomo di bell'aspetto e ben piazzato, dall'aria giocosa.

    Quello è Saizou. E' di poche parole, non fateci caso.

    Sorrise ai tre, invitandoli a sedersi al tavolo mentre si premurava di portare loro qualcosa da mettere sotto i denti. E nel mentre, parlava e parlava.

    Il vostro obbiettivo è recuperare un set da tavola dalla baita di un vecchio di nome Al. Poverello, è mezzo matto, sapete, per l'età.. Crede che gli sia stato lasciato da qualche suo avo, ma in realtà l'ha rubato lui stesso ad un suo rivale. Vecchie storie tra Samurai..
    Purtroppo noi non possiamo recuperarlo. Anche se non sembra, quel vecchio è pericoloso e ha delle armi con sè. Noi siamo solo contadini e pescatori, ci guadagnamo da vivere con lavori umili. Non abbiamo di che difenderci e, anche parlassimo con il vecchio, non ci ridarebbe mai indietro la refurtiva. L'unica soluzione è rubarla ma non ne abbiamo le competenze.


    Mentre parlava, Saizo si mosse. Fu un millesimo di secondo ma Josuke fu in grado di vedere qualcosa che a tutti gli altri sfuggì. Al movimento dell'uomo, una particolare sagoma venne messa in risalto dal lungo mantello nero. Al fianco destro, una sagoma lunga e squadrata. Come il fodero di una spada.

    Per questo abbiamo chiamato voi. Stanotte vi porteremo vicino alla baita e dovrete introdurvi in casa per rubare il tesoro del vecchio. Dovrebbe essere un gioco da ragazzi per dei Ninja, no?

    Sorrise di nuovo, versandosi da bere. Alzò il bicchiere e propose un brindisi "a quella notte". Bevve in un sorso e per un po' non disse nulla, lasciando ai tre il tempo per prepararsi. Sarebbe stata una lunga nottata.

    @Surgical, occhio che hai scritto nel tuo post che l'oggetto da proteggere/rubare è un vaso, ma non sta scritto su nessuna delle due missive!
    @Solli, "Josuke aveva sentito dalla parrucchiera del giardiniere del pescatore che la figlia del postino era fuggita con il cugino del carpentiere" ho sputato l'acqua che stavo bevendo sul monitor


    Dunque, è una giornata fredda e ventosa (per Akai è mattino, per voialtri è pomeriggio inoltrato, dato che siete stati chiamati in momenti diversi dello stesso giorno). Vi trovate al confine tra Tetsu e Iwa e la baita sorge in un'ampia vallata tra due catene montuose, quindi è praticamente sperduta. Il luogo dove si trova il gruppo più numeroso è, in particolare, un piccolo avamposto creato ad hoc dai committenti della missione, a pochi chilometri dalla baita, nascosti tra le montagne. Nei vostri post dovrete semplicemente interagire tra di voi, con i png e con l'ambiente per prepararvi al meglio. Arrivate tutti a rolare poco prima del momento dell'irruzione/della difesa. Quindi voglio sapere dove vi mettete, quali sono le vostre strategie sia per penetrare l'abitazione sia per proteggerla (quindi magari piazzando trappole et similia).
    Avete carta bianca ma occhio alle conoscenze e tutto ciò che è coerente col pg. Per qualsiasi dubbio (pure se volete interagire con un png per sapere cosa dice per riportarlo nel post), scrivetemi pure per mp.
    Da oggi avete una settimana di tempo per postare!
     
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  8. Surgical
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    narrato, parlato, parlato altri


    Finalmente arrivai alle coordinate indicate nella missiva. Era una baita molto spoglia, circondata per tre lati da catene montuose. Unico punto d'interesse: una piccola villa, nella media, circondata da un giardino. Essendo l'unica casa, mi diressi verso di essa, nella sicurezza che fosse l'abitazione del mandante della missione. Arrivato al cancello notai che era aperto. Mi addentrarsi nel giardino, e arrivato vicino all'entrata, la porta si aprì, rivelando la figura di un vecchietto, armato con una katana al fianco, occupare tutto lo spazio precedentemente occupato dalla porta "Piacere, sono Akai Chinoike, di Kumo, sono qui..." Mi squadrò come si squadra un condannato a morte, poi mi chiese "Sei qui per la richiesta che ho scritto, ragazzo?" stavo per rispondere affermativamente, quando una voce in lontananza, urlò di aspettare. Ad aver attirato la mia attenzione e quella del committente fu una persona, probabilmente di genere femminile, che si sbracciava mentre correva nella nostra direzione. Una caratteristica molto appariscente della ragazza erano i capelli rosa acceso, che davano alla ragazza la stessa capacità di mimetizzarsi di una mosca nera su un muro bianco. Dopo averci raggiunto, si presentò come Mitama, e devo ammettere che fosse una persona davvero una figura particolare: quasi sprovvista di armamentario, era arrivata innanzi a noi con in mano un pennello pregno di inchiostro. Il coprifronte che portava in cintura comunicava la sua appartenenza alle schiere di Iwa. Mi salutò, sorridendomi, e risposi al saluto scuotendo la mano, con aria più sorpresa che ostile. Il vecchietto ci fece fare un giro turistico della sua spoglia, monotona e triste casa, spiegandoci: quanto eravamo esigui nel numero, quanto fossimo spensierati rispetto a lui nel fiore degli anni(anche se chiamare me spensierato equivale ad affermare, nel mio punto di vista, che la ragazza di fianco a me avesse l'organo genitale maschile:una cosa non in dissonanza, bensì in completa opposizione con la verità), quanto fosse colpa dei suoi due amici dalla bocca larga i potenziali ladri avessero recepito le loro informazioni, cosa i ladri avrebbero voluto rubare, (un set di porcellane di enorme valore appartenuto alla sua famiglia per almeno tre generazioni). Mentre stava spiegando, la ragazza mia compagna chiese cosa c'era in un punto indicato dalla sua mano. Il vecchio la liquidò in fretta, asserendo che fosse solo una cantina inaccessibile e malmessa. Che fosse vero o no, l'esperienza fatta con le cantine nella missione precedente era un notevole deterrente alla mia curiosità. Una volta finito il giro, il vecchio chi diede carta bianca, dicendo che sarebbe andato a dormire presto. Mi sembrò opportuno chiedere alla mia compagna di missione delle sue abilità. " Allora, Mitama... sai, visto che presto dovremo collaborare, dimmi... quali sono i tuoi punti di forza? Ah, che sbadato, non mi sono ancora presentato, sono Akai Chinoike, di Kumo!" "Piacere mio Akai! Allora, per quanto riguarda i miei punti di forza, io non sono brava né nei taijutsu, né nei genjutsu. In compenso, sono molto portata per i ninjutsu, e utilizzo anche delle tecniche che hanno come base l'inchiostro e il disegno. Inoltre ho un'abilità innata, ma più non ti dirò... te invece ?Cosa mi sai dire dei tuoi punti di forza?" "Beh, non è che ci sia molto da dire su di me. Diciamo che sono mediocre in tutto, senza eccellere né fallire eccessivamente in niente. Però, c'è una cosa che sono in grado di fare davvero bene." feci una piccola pausa ad effetto per aumentare l'aspettativa. "Sono bravo ad agire furtivamente. Per questo, visto che dobbiamo difendere un'abitazione, probabilmente mi andrò a posizionarmi in un luogo dove non posso essere visto. Ti dovrai catturare la loro attenzione qualche secondo e io potrò colpirli con un imboscata che ci metterà in una posizione di vantaggio. Cosa ne pensi di questa strategia di accoglienza?" "Ok, va bene" passo il resto del tempo prima della sera a cercare un buon luogo dove nascondermi. Per prima cosa, trovai un albero abbastanza robusto e foglioso, poi, cercando un punto meno scoperto possibile, presi nota delle parti del corpo più in vista, poi, sempre per non avere punti in cui mi potessero riconoscere, presi della corda dalla casa dell'arzillo vecchietto, e creai un "fortino", dove in pratica i rami degli alberi erano disposti come protezione della mia figura. In pratica, un albero trai pochi presenti in quella baita aveva i rami leggermente inclinati all'insù, così che stendendomi, nessuno avrebbe potuto vedermi dal basso. Era un qualcosa di strano, e che quindi poteva potenzialmente farmi notare, ma contai sulla foga dei ladri e sul buio. Diamine, quanto adoravo il buio.

    AKAI CHINOIKE
    Resistenza:250
    Stamina:250
     
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  9. comealsollito
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    z9xLdoy
    J o s u k e I n u z u k a
    if one punch isn't enough, punch it harder.

    Narrato
    "Parlato Josuke"
    "Parlato Shinonome"
    Erano situazioni come quelle che ricordavano a Josuke perché si accompagnasse a Yuri: fosse stato da solo, avrebbe immediatamente pensato oltre ogni ragionevole dubbio di essersi sbagliato. Infatti, lì dove sarebbero dovuti arrivare, non c'era niente. Campagna. Qualche monte a fare da cornice. Freddo. Una metaforica balla di fieno che rotolava.
    Con l'amico a fianco, però, principale decriptatore di coordinate che per Josuke erano poco più che segni su un foglio, poteva sollevare la colpa da sé stesso. Non che contemplare l'idea di essere stati fregati da qualche buontempone fosse un granché, ma almeno non sarebbe stata colpa sua (che poi Yuri gliel'avrebbe probabilmente adossata lo stesso, era un altro discorso). Ma proprio quando le sopracciglia di Yuri parevano presagire un imminente lamentìo, ecco che Josuke lo vide guardare oltre la sua spalla, e si voltò per vedere una giovane ragazza avvicinarsi, capelli corti e di un colore che aveva probabilmente un qualche nome strano tipo perla di lago, ma che a Josuke pareva azzurro.
    Senza nemmeno stare a guardare se Yuri avesse intenzione di presentarsi, allungò una mano. Persi così in mezzo al nulla, come minimo avrebbe avuto qualche informazione da dar loro. Sorrise.
    “Posso disturbare? Io sono Josuke, e lui Yuri.” d'altronde, quando tre persone si incontrano in mezzo al nulla, una certa solidarietà tende ad instillarsi.
    “Siamo capitati qui per- lavoro, e ci chiedevamo se ci fosse qualcosa qui oltre all'aria fredda.” continuò, senza esplicitamente parlare di una missione- ma l'insinuazione era ovvia, sopratutto perché nessuno mai tranne un ninja avrebbe avuto affari in mezzo alla brughiera al tramonto.
    Josuke strinse instintivamente un braccio di Yuri appena sopra il gomito, per assicurarsi che stesse ancora reggendo il freddo e che sarebbe sopravvissuto alla definitiva scomparsa di quel poco sole di cui ancora godevano.
    Una volta concordato che non potevano essere tre deficienti, Josuke- dondolando da un piede all'altro come di suo solito- si occupò di spacciare quel poco di cioccolato che gli rimaneva nella borsa e ignorare Yuri nelle sue lamentele.
    Ma proprio quando ormai anche Josuke aveva perso la speranza, ecco arrivare all'orizzonte nevoso un armadio d'uomo diretto verso di loro- anche perché non c'era altra destinazione in mezzo alla brughiera se non interessantissimi sassi.
    Stando a qualche metro da loro, il loro salvatore si presentò. O aguzzino per averli fatti attendere lì come tre scemi, dipendeva da come si volesse guardare la faccenda. Dato di fatto: li avrebbe portati in un luogo sicuro.
    Forse. Vista la faccia di Yuri all'aspetto dell'uomo, si sarebbe detto più probabile che li portasse in una caverna per abusare di loro. Josuke offrì il braccio a Yuri tra il serio e il faceto.
    “Non è un passaggio, ma posso fare da stampella.” gli disse a bassa voce mentre seguivano il loro datore di lavoro, in un momento in cui lui parlava con la ragazza che avevano appreso chiamarsi Takumi.
    “Veniamo da altre temperature.” sorrise a una delle domande di circonstanza di Shinonome, che sembrava voler parlare di tutto tranne che del motivo per il quale era disposto a pagarli. Josuke non era di per sé opposto ne' a far conversazione ne' ad attendere di essere seduto per parlare di cose serie. “A Hekisui sarà anche umido, ma il clima è mite. Ci sei mai stata?” chiese alla ragazza, quando ormai erano giunti a destinazione.
    Un fuocherello distante, orgolioso nel gelo, faceva da anticamera a una tenda. Josuke si voltò per soppesare la reazione di Yuri all'assenza di un tetto.
    Ma era quasi ora del consiglio di guerra, e si infilarono tutti dentro la tenda, che era abbastanza spaziosa, e pur ben arredata. Una tenda di lusso. Josuke diede un'occhiata alla serie di oggetti anche curiosi sparsi in giro, prima che Shinonome portasse la loro attenzione su un losco ammasso di tessuto nero. Pure semovente, dato che annuì nella loro direzione.
    E se sotto il suo mantello Shinonome sembrava un guascone apposto, alto scuro e prestante- giudizio totalmente non dovuto al ritrovo di una certa somiglianza nella loro estetica- Josuke non formulò alcun giudizio sull'ammantato Saizo. Che avesse molto freddo, fosse incredibilmente brutto, o molto timido, a Josuke non importava un granché.
    Invece si sedette comodamente su una sedia, gambe larghe e gomiti sulle cosce, dita unite davanti a sè, ascoltando la descrizione della loro missione. Non dopo aver avuto una certa epifania sull'essere seduto su una sedia di legno ad un tavolo di legno in una tenda, ma il cibo offertogli lo distrasse dalle sue circostanze e gli fece prestare attenzione alla mano che lo aveva nutrito.
    Arrivati al nebuloso nominare storie di Samurai, si voltò verso Yuri più per abitudine che per controllare le sue reazioni, e da lì il suo sguardo cadde per un attimo sul mantello nero.
    “Noi siamo solo contadini e pescatori”, sentì con un orecchio, mentre una lunga sagoma squadrata apparve per un attimo tra il tessuto. “Non abbiamo di che difenderci.
    Josuke non si voltò subito, ma tornò a mettere a fuoco il profilo bianco di Yuri.
    Quella che aveva visto, se Josuke non aveva allucinazioni, era una spada.
    Senza ascoltare veramente quello che Shinonome diceva, Josuke tornò a guardarlo, apparentemente rilassato, ma le membra più ferme di quanto non sarebbero state se non avesse visto spade non dovevano esserci.
    Se le parole di Shinonome non avessero lasciato intendere chiaramente che non portavo armi con loro, Josuke non ne avrebbe pensato nulla di strano: non era certo vietato volersi difendere, sopratutto quando si dormiva in una tenda.
    Una tenda messa su per riprendersi un set da tavola da un vecchio samurai. Set da tavola che a ben sentire, se l'udito di Josuke non lo ingannava, non era stato rubato a loro “umili contadini e pescatori”, ma a un samurai rivale.
    Sentendo un mal di testa insorgere, Josuke continuò a comportarsi con apparente naturalezza, se non altro perché il suo cervello era abituato a circoli di pensiero senza capo ne' coda e ad ignorarli tutti. Ordinarli poi, figuramoci.
    “Dovrebbe essere un gioco da ragazzi per dei ninja, no?”
    Josuke si limitò a sorridere in seguito alla domanda di Shinonome, non uno dei suoi sorrisi abbacinanti ma quasi un ghigno sornione.
    Quando Shinonome alzò un bicchiere per brindare alla loro notte, Josuke mandò giù anche i suoi segreti per un attimo. Qualsiasi dubbio avesse, avrebbe comunque dovuto prepararsi.

    Il piano era semplice, e Josuke non aveva contribuito più di tanto se non annuendo e assicurandosi di non dare mai le spalle al mantello incappucciato o al suo amico garibaldino, il tutto cercando di non sembrare paranoico.
    Anzi la concentrazione gli dava una certa parvenza di serietà che il suo normale dondolare il peso da una gamba all'altra gli avrebbe negato.
    Casualmente, la posizione più adatta per tenere la situazione nella tenda sotto controllo lo portava a stare praticamente appiccicato a Yuri, che si rifiutava di spostarsi, e che se forse non avrebbe notato l'innaturale immobilità di Josuke a distanza, di certo lo avrebbe fatto in quella situazione.
    Tra una paranoia vorticosa e l'altra, Josuke si era ritrovato ad accettare di tentare un approccio soft: inutile cercare di sfondare tutto se si poteva procedere senza scoprire subito le proprie carte. Josuke era stato designato per tentare di far pietà al vecchio e bendisporlo: tra i tre quello più prono a fare una bella impressione, nonostante i muscoli che il mantello pesante avrebbe nascosto- era alla mano, poco molesto e bravo a mettere gli altri a loro agio.
    Takumi era la migliore a orientarsi in territori nuovi, e avrebbe potuto sfruttare i suoi talenti all'esterno della baita perlustrando i dintorni.
    In quanto a Yuri, di certo conciato nella giusta maniera non sarebbe stato difficile farlo passare per un indifesa fanciulla da annettere alla farsa di un bonario storiografo smarritosi nella neve assieme alla sua dolce metà- senza contare che si conoscevano bene ed erano abituati ad agire in coppia.
    Così avevano raccolto armi e bagagli: Josuke aveva nascosto nello zaino il coprifronte e qualche portaoggetto di troppo, e aveva chiesto a più riprese a Yuri se il mantello riuscisse a dissimulare che si portava un ventaglio sulle spalle. Spalle che erano ora strette in una maglietta decisamente non della sua misura, che era più un crop top che altro. D'altronde, per vestirsi da donzelletta che vien dalla campagna non c'era nulla di meglio di riarrangiare la maglia di Josuke a mo' di vestito. Vedere Yuri conciato così gli aveva fatto quasi scordare di avere oggetti spadiformi a cui pensare, occupato com'era a non scoppiare ridere. Dimostrando tra l'altro una buona mancanza di autoconsapevolezza, ridotto a una caricatura di una pagina centrale di un giornale sexy.
    “Non credo di essere in grado di giudicare quanto possa funzionare. Che ne pensi?” chiese alla loro compagna di sventura.
    Per quanto delicatino e, in confronto a Josuke, piccolino Yuri potesse essere, Josuke aveva seri problemi a non vedere una certa maschiezza negli angoli del suo corpo o nella maniera arrogante in cui si poneva. Probabilmente erano impressioni date da una vita di conoscenza, perciò si sarebbe fidato del giudizio di Takumi.
    Giunti a un accordo e ben preparati, si avventurarono.
    Il clima non si era fatto meno rigido: il vento sferzava, e nonostante le indicazioni e l'apparente semplicità del percorso- la tenda era posizionata in modo alquanto strategico-, per loro fortuna Takumi sembrava avere una spiccata attitudine a muoversi in territori freddi, bui e montuosi.
    Erano quasi a metà strada, vicino al punto in cui avrebbero dovuto separarsi per non correre il rischio di fare vedere la giovane coppietta accompagnata da una scorta, quando Josuke afferrò il braccio di Yuri come se lui avesse dato segno di cadere. Prima che potesse protestare, raddrizzandolo tenendogli stretto un braccio, lo tirò vicino a sé e gli parlò all'orecchio.
    “Contadini e pescatori vanno in giro con delle spade?” chiese, lasciando che l'amico incrociasse i suoi strani comportamenti con quanti gli aveva detto.
    Non che pensasse di essere seguito, ma erano argomenti che era meglio non affrontare urlando ai quattro venti- che fosse Yuri a decidere se condividere l'informazione con la compagna di squadra o no. Al momento non sembrava rilevante, ma doveva pur sempre rimanere fuori dalla baita.
    “Sto io fuori.” Oppure no. “Se non ti dispiace. Sarò più libero con il ventaglio, e se il vecchio è paranoico quanto dicono forse sarà meno sospettoso verso due ragazze in difficoltà piuttosto che un uomo.” si stupì di quanto la variante del piano avesse senso, pensata così su due piedi con l'unico scopo di non lasciare la ragazza fuori da sola in circostanze poco chiare e senza esserne cosciente. “Solo, non lasciare parlare Yuri. Sarebbe un disastro.” aggiunse, un sorriso a curvargli le labbra, pronto a ricevere la reazione dell'amico.
    Quindi, la baita ormai a vista in lontananza e un saluto con due dita davanti alla fronte a Yuri, lasciò che le due continuassero a piedi e si dedicò invece a un girò più lungo che lo tenesse nell'ombra degli alberi sul fianco del valico. Ma, doveva ammetterlo, stare in quei boschi bui e lasciare Yuri da solo gli stava mettendo ansia. Quindi ricevette un'illuminazione divina e quasi rise di sé stesso quando cominciò a comporre i sigilli di cane, cinghiale e pecora per eseguire la tecnica della trasformazione, ripensando a quella povera anima pia di Momomaru. Continuava ad essere l'unica tecnica che eseguiva in modo decente se utilizzata per trasformarsi nel suo cane, o una versione un po' più massiccia del suo shiba- pelo dorato e orecchie a punta, con tanto di coda scodinzolante. Guarda caso una forma canina era proprio quella che serviva per avvicinarsi quatto quatto alla baita senza dare troppo nell'occhio.
    Zompata dopo zompata avrebbe quindi cominciato a soppesare i dintorni della baita, aggirandosi nello spiazzo tutto intorno, La struttura sembrava vecchia ma non era di certo trascurata. Anzi il muro di cinta sembrava solido. Troppo solido. Anche a quindici metri di distanza era chiaro che girasse tutto attorno alla casa senza falla, e sopratutto che il portone fosse chiuso e probabilmente blindato.
    Almeno era basso, un paio di metri a occhio, un'altezza che Josuke avrebbe potuto saltare senza nemmeno pensarci. Ma era una mossa ovvia, e suicida: era il luogo più probabile dove piazzare una trappola essendo l'unica via di accesso, e nemmeno lui si sentiva di farla senza aver provato altro.
    Quindi si sarebbe avvicinato a una decina di metri, gironzolando senza senso come un cane avrebbe fatto. Ora stava ai suoi compagni fare il loro. Nel frattempo, avrebbe fatto la guardia.

    Contr. del Chakra 20/250Potenza Magica 10/250Ninjutsu 10/250
    Forza Fisica 50/250Resistenza 20/250Taijutsu 25/250
    Agilità 40/250Stamina 5/250Genjutsu -5/250



    CODICE
    Resistenza: 200
    Stamina: 50 - 5 (trasformazione) = 45


    Al solito se deduco azioni altrui è perché facciamo magheggi è tutto autorizzato ho la giustificazione firmata dalla mamma.
    Si dia il via a questo aggressivo assedio.
     
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    Yuri Yamanaka
    Narrato | Parlato | Pensato | Parlato Josuke

    « Freddo? »

    Indubbiamente non aveva caldo. Dal bel clima di Hekisui - senza contare le giornate di pioggia - si erano avventurati sotto un cielo che, sempre più, prometteva lunghe nevicate. Fortunatamente le mamme sono sempre previdenti, dieci passi davanti anche al clima, e quindi l'acido ragazzino era imbozzolato abbastanza.

    « Insomma, non troppo. »

    Quelle risposte a metà, quando non si vuole ammettere una cosa quindi si cerca di sminuirne l'importanza e cambiare argomento. Ecco, era quello che Yuri stava facendo. Un po' come quando suo padre se ne usciva del nulla chiedendogli come stava e se ci fossero novità. Normale rispondeva il ragazzino, innervosendo qualunque persona nel raggio di cinquanta metri. Dare sui nervi era la sua specialità.
    Man mano che i due camminavano il paesaggio cominciava gradualmente a cambiare, sintomo del loro avvicinarsi sempre di più al Paese del Ferro. Saltuarie sventagliate d'aria gelida facevano drizzare a Yuri persino i capelli. Ora sì che aveva freddo! Le ore passavano, il pomeriggio era ormai pronto a farsi da parte e accogliere la sera, ma ormai erano giunti alla meta. Cosa vi trovarono? Il nulla. Non che il biondino si aspettasse uno striscione con su scritto 'Benvenuto', ma neanche quella desolazione costituita da freddo, monti e terra.

    « Curioso. »


    Chi ben comincia. Prima che lo Yamanaka potesse accusare l'amico di aver accettato un incarico farlocco, frutto della fervida (e odiosa) immaginazione di qualche annoiato, ecco che si avvicinò una nuova figura. Una ragazza dai capelli corti, ben curati, dall'insolito colore verde acqua. La prima domanda che balenò nella mente del ragazzo fu chiederle quale balsamo usasse, ma poi da lì la conversazione avrebbe potuto solo degenerare in ulteriori prodotti per capelli e creme facciali... quindi desistette, si morse l'interno guancia e lasciò che - come al solito - alle relazioni sociali ci pensasse Josuke.

    « Posso disturbare? Io sono Josuke, e lui Yuri. Siamo capitati qui per- lavoro, e ci chiedevamo se ci fosse qualcosa qui oltre all'aria fredda. »

    Appunto. Lui si che era una certezza quando si trattava di conversare con altri individui bipedi. Il biondo non aveva via di mezzo: o grugniva o si lanciava in discorsi altamente specifici e spesso inutili, vedi il balsamo.

    « Come ha detto lui. »


    Ovviamente Yuri non strinse la mano a nessuno, lui che odiava il contatto fisico con persone che non fossero sua madre o Josuke si limitò a un cenno con la testa.
    Tempo una decina di minuti e un'ulteriore individuo fece la sua entrata in scena. Fin dal momento uno, il naso dello Yamanaka si arricciò appena mentre nella sua testa partivano una miriade di pensieri complottistici. Non c'era mai da fidarsi delle persone che portavano un cappuccio o, peggio ancora, una maschera. Nascondere il viso implicava nascondere la verità, celare alla vista intenzioni di dubbia natura. Yuri non si fidava di suo padre quando indossava il cappuccio dell'accappatoio, figurarsi un'ombrosa figura dall'identità sconosciuta.

    « Benarrivati. Sono Shinonome. Voi dovete essere gli shinobi che abbiamo assoldato. Prego, seguitemi verso il rifugio. Si trova vicino, appena dentro le montagne. »

    Ah bene, siamo a cavallo.
    I pensieri del ragazzo potevano anche essere celati agli altri, ma dalla sua espressione si riusciva palesemente a intendere che non si trovasse a suo agio in quella situazione. Josuke se n'era sicuramente reso conto. Vorrà rinchiuderci e ucciderci tutti? Sarebbe proprio la trama di uno scadente libro horror.
    A interrompere quei pensieri funesti fu un gesto dell'Inuzuka, incredibilmente gentile e aspettato da ore e ore.

    « Non è un passaggio, ma posso fare da stampella. »

    Yuri non se lo fece ripetere due volte: si arpionò al braccio dell'amico e, da quella posizione, poté anche beneficiare dell'anomala emanazione di calore del suo corpo. Amico-stufetta, regalo di Natale dell'anno raccomandato da tutti i punti vendita.

    ***


    Se alla comparsa di quello che si era identificato come Shinonome Yuri aveva iniziato a serbare dei dubbi, la visione dell'altro elemento di quella strana coppia di mandanti aveva estirpato ogni traccia di titubanza. Troppe facce coperte per i suoi gusti, non si fidava di quelle persone. Ma del resto, di chi si era mai fidato? Lui odiava la gente, da quel tipo incappucciato che gli era stato detto chiamarsi Saizou alla fioraia dietro casa che cercava sempre di vendergli roba. Che poi, tra l'altro, voleva vendere rose a uno Yamanaka? Era come cercare di vendere sabbia a un abitante di Suna, suvvia! Lui, Josuke e Takumi - sì, la ragazza dai belli capelli si chiamava Takumi - erano stati condotti in quella che doveva essere una base provvisoria tirata su appositamente per il compimento di quell'incarico. Inutile apire la parentesi: tenda. Ma via, perché non aprirla? Yuri sembrava il tipo di persona che avrebbe speso volentieri il suo tempo dentro una tenda? Se non altro non si parlava di una canadese, ma la mancanza di un tetto stabile sopra la sua testa lo infastidiva non poco. Josuke sapeva, per quello ogni tanto lo guardava, aspettava il commento acido sul luogo. Sarebbe arrivato, senza dubbio, se Shinonome non fosse stato nel mezzo del suo monologo seguito da brindisi.
    Informazioni fornite al gruppo di ninja fino a quel momento: il fantomatico oggetto da recuperare, il pomo della discordia, altro non era che un set da tavola. Come minimo deve essere fatto di pietre preziose. Pensò lo Yamanaka, cercando di giustificare il tempo che stava spendendo in quel luogo, in quel momento.
    L'uomo che, a tutti gli effetti, dovevano derubare portava il nome di Al. Un diminutivo? Era il nome vero? Chissà. Quello era il lato delle missioni che Yuri odiava di più: ricevere informazioni di cui non poteva verificare l'autenticità.
    Un'altra cosa che fece pensare il ragazzino fu l'utilizzo del plurale utilizzato durante la spiegazione. Noi siamo solo contadini e pescatori. Loro chi? Loro due e basta? Ce n'erano altri? Questo Al era un vecchietto mezzo matto o una persona potenzialmente pericolosa?
    L'Inuzuka e lo Yamanaka si scambiarono una rapida occhiata pregna di significato.
    La qualità delle informazioni, a dire del genin, era decisamente scarsa.

    ***


    Il piano era... discutibile. Non si era bene capito come ci fossero arrivate, di tre teste pensanti quella però sembrava essere l'unica cosa ragionevole che potessero fare. Vestire Yuri da donna. Ebbene sì, quella era l'idea per fare breccia nelle difese del "nemico". Non sarebbe stata una cosa poi così complessa, da anni ormai c'era chi scambiava lo Yamanaka per una ragazza, complici il nome da femmina e la lunga chioma bionda. Era quello il trucco, i capelli sciolti e non legati. La corporatura esile e i tratti effemminati garantivano un incremento significativo della percentuale di successo. Per rendere il tutto ancora più credibile, ci fu uno switch di vestiario tra Josuke e Yuri. No, non era la prima volta. Sì, meglio non approfondire ulteriormente la questione.
    Una maglia dell'Inuzuka indossata dallo Yamanaka diventava, a tutti gli effetti, un vestito di dubbia fattura. Prima di lasciare la tenda trovò una fascia con cui legarsi in vita il sacchettino contenente i suoi inseparabili petali e, dentro la tasca del mantello indossato durante il viaggio d'arrivo, venne riposta la sua ocarina. Al contrario, il caro Josuke si trovava ora girare con quello che era diventato a tutti gli effetti un crop top, e la cosa piaceva a Yuri piaceva davvero tanto.
    Era dalla fine della 'riunione' che i due se ne stavano uno accanto all'altro, praticamente uno addosso all'altro, e dopo che lo scambio di maglie ebbe luogo il ragazzo-cane ostentò dei dubbi riguardo il piano.

    « Non credo di essere in grado di giudicare quanto possa funzionare. Che ne pensi? »

    Ed eccolo lì, un sprazzo di ottimismo che raramente si poteva riscontrare nel genin di Hekisui. Se da lì a un paio d'ore fosse nata una tormenta di neve, beh, la colpa sarebbe stata sua. Eventi come quello erano insoliti e portavano sempre significative conseguenze, tipo pioggia o grandine.

    « Indubbiamente margine di fallimento c'è, ma... vestito così stai d'incanto! »

    Una volta abbandonata la tenda, con sommo piacere di Yuri, il terzetto iniziò a ripassare le varie fasi del piano, passo dopo passo, nella speranza che qualcuno potesse azzardare qualcosa di meno inusuale e/o apparentemente insensato. Ma no, niente da fare, avrebbero continuato con quell'irruzione animata da cross-dressing.
    Iniziando a infastidirsi per il freddo, seppur avvolto nel suo mantello, lo Yamanaka venne afferrato improvvisamente dall'amico che, sul momento, stesse per cadere.

    « Contadini e pescatori vanno in giro con delle spade? »

    Il ragazzino biondo non poté che sorridere, avvicinandosi ancora di più al compagno per afferrargli una mano, stringerla nella sua, e poi lasciarla andare.

    « Sempre che di contadini e pescatori stiamo parlando. »

    Perché alla fin fine il nocciolo della questione era quello.

    ***


    « Sto io fuori. Se non ti dispiace. Sarò più libero con il ventaglio, e se il vecchio è paranoico quanto dicono forse sarà meno sospettoso verso due ragazze in difficoltà piuttosto che un uomo. »

    E via. Neanche avevano incominciato che già il piano originario stava subendo modifiche. Va bene, d'accordo, nulla di grave comunque. Ad approcciarsi alla casa del vecchio pazzo sarebbero stati Yuri e Takumi, nella parte di damigelle in distress intenzionate a chiedere riparo da quel tempo che sembrava peggiorare minuto dopo minuto.

    « E' uguale. Basta che non ti ammali. Nonti sopporto quando ti viene il mal di gola. »

    Come sdrammatizzare, in maniera bonaria, una situazione potenzialmente ansiogena: capitolo quattordici.

    « Solo, non lasciare parlare Yuri. Sarebbe un disastro. »

    Niente, c'era da ritirare tutto il buonismo messo in campo fino a quel momento. Josuke si era raccomandato con Takumi di parlare lei, evitando che fosse il bulbero ragazzino a dire qualsiasi cosa. Nonostante l'aria offesa - perché sì, aveva dato un pizzicotto all'Inuzuka dichiarandosi profondamente offeso - Yuri sapeva benissimo che la sua insofferenza verso l'umanità avrebbe potuto in qualche modo compromettere lo svolgimento del compito. Okay, va bene, fair enough.

    « Takumi andiamo, o lo strozzo. »

    Ciò detto, lo Yamanaka iniziò a tirare per un braccio la ragazza di Tetsu puntando dritto verso il grosso cancello che schermava la baita all'interno della recinzione. Sarebbe stato bello vedere qualcosa, giusto per avere informazioni in più. E invece no, dovevano tutti accontentarsi di una recinzione alta due metri interrotta da un cancello alto uguale davanti a cui si erano appunto fermati Takumi e Yuri, già entrati nella parte da parecchio tempo. Nel tragitto il ragazzo si era osservato intorno con fare curioso, cercando di riconoscere nella flora circostante qualche specie conosciuta, ma purtroppo la cosa non gli riuscì. Gli faceva davvero strano essere circondato da alberi, o comunque piante, diverse da quelle di casa sua. Ma bando alle ciance, con un'espressione smarrita e tendente al disperato, il biondo iniziò a battere sul cancello, prima con fare moderato, poi via via più insistente.
    Alla ragazza sarebbe spettata la parte parlata: dovevano sembrare entrambe ragazze, sì, ma come aveva detto Josuke era meglio che Yuri rimanesse quieto per un po'.


    Contr. del Chakra 45/250Potenza Magica 35/250Ninjutsu 40/250
    Forza Fisica 15/250Resistenza 10/250Taijutsu 15/250
    Agilità 15/250Stamina 20/250Genjutsu 30/250



     
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    Hey, Axel. You haven't forgotten? You made us a promise. That you'd always be there... to bring us back.

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    Si guardava intorno con sguardo grigio, mentre cercava di capire l'intero scenario che le si poneva davanti. Nient'altro che un'estesa radura ornata da montagne prive di vita, un freddo talmente pungente da far rabbrividire anche i corpi più forgiati e un vento che sbuffava con rabbia sui suoi capelli a caschetto raccolti in una fascia bianca.Ad un certo punto arrivò addirittura a pensare che la missiva contenesse informazioni sbagliate, ma l'eccitazione del momento fece svanire quel pensiero in men che non si dica. In più il fatto che altri due personaggi ignoti erano nella sua stessa situazione in un certo senso la rincuorava: sarebbe potuta tornare a casa senza problemi scortata anche da tali individui. Non ci volle molto prima che i tre facessero conoscenza: il primo a porgere i saluti alla ragazza di Tetsu non fu altro che un ragazzo che pressapoco aveva pochi anni in meno di lei. Aveva dei capelli di un colore molto simile al castano, nonostante non avesse mai visto tale sfumatura prima d'ora, che riflettevano i raggi del sole e parevano fondersi con punte di mogano. Un bel ragazzo, tutto sommato. La peculiarità che comunque fece scattare una strana sensazione nello stomaco di Takumi fu la presenza di due disegni scarlatti sulle guance sbarbate (giustamente, era ancora un ragazzino) del ragazzo. Allungò una mano, in segno di saluto. L'Inuzuka mise da parte la propria attitudine da lupo solitario ed afferrò saldamente la mano aperta del ragazzo.

    Posso disturbare? Io sono Josuke, e lui Yuri.

    Il suo sguardo si posò sull'altro ragazzo, un biondo dagli occhi azzurro pallido. Sicuramente l'aspetto fisico di questo era più di suo gusto.

    Piacere, Josuke e Yuri. Mi chiamo Takumi.

    Siamo capitati qui per- lavoro, e ci chiedevamo se ci fosse qualcosa qui oltre all'aria fredda.

    Chiamatela coincidenza, ma pure io sono qua per... lavoro, direi. E a quanto pare oltre all'aria pungente non vi è altro che una radura infinita... siamo forse stati sbeffeggiati da qualcuno?

    Sdrammatizzare era l'unica cosa che le venne in mente da fare. Stupida, si ripeteva in mente, stupida! Avrebbe preferito tenere la bocca chiusa e non mostrare questo suo lato ironico, sopratutto perché doveva mostrarsi quanto più seria possibile. Senza apparente successo, però. Il sole, intanto, scendeva rapidamente ad ogni battito cardiaco, scemava man mano e l'intero cielo prese ad imbrunirsi. L'estasiava quella tela di colori bruni, stranamente innaturali per la stagione in cui stava vivendo l'intero continente. La rassicurava, in un certo senso. Questa sensazione calda, accogliente, venne rimpiazzata da uno spaventoso tonfo del cuore nel momento in cui il suo sguardo acuto colse una figura in movimento sbordare dagli alberi ad est del gruppetto. Il problema si poneva nel momento in cui tutti e tre si accorsero che quella figura misteriosa trasudava un non so che di spaventoso, sopratutto grazie al suo vestiario. Una tunica nera, lunga, con il cappuccio riversato sul capo, ed una stazza non indifferente. Pareva un orso vestito da chissà quale menomato mentale. D'istinto portò la mano destra al braccio sinistro, toccando appena il freddo manico della Wakizashi. Non aveva paura di brandirla in faccia a tale individuo; in più avrebbe potuto contare, probabilmente, sugli altri due ragazzi della combricola. Il vento fischiava ancora, ma non talmente forte da coprire le parole dell'uomo/donna incappucciato. Ci vollero una manciata di decimi di secondo per capire che il tono era rigorosamente maschile. Takumi si rassicurò anche del fatto che quella calda voce infondeva sicurezza alle sue orecchie. Lasciò il manico della sua arma e riposizionò la mano destra sul proprio fianco.

    Benarrivati. Sono Shinonome. Voi dovete essere gli shinobi che abbiamo assoldato. Prego, seguitemi verso il rifugio. Si trova vicino, appena dentro le montagne.


    Sbuffò, librando nell'aria un po' di condensa. Non erano stati clamorosamente bidonati. Il tragitto non fu propriamente lungo, certo, si trovava da sola anche in mezzo ai quattro. Forse era solo un suo meccanismo di difesa, estraniarsi dagli altri in modo da non sentirsi in dovere di dar conto a nessuno se non a se stessa. Tuttavia rispose tranquillamente alle domande sia di Shinonome che di Josuke, così, per passare quei venti minuti di cammino in cui vide più terriccio che volti.

    Il viaggio è stato una merda più totale, scusate l'eufemismo. Non ho dormito niente. E dire che Iwa e Tetsu sono così vicini ma così lontani...Non sono mai stata ad Hekisuki, comunque. Però so che è un bel posto, me ne ha parlato bene mio padre. Mi piacerebbe visitarlo, un giorno.

    Era sincera, trasparente, nitida. Voleva veramente visitare Hekisuki, così come il resto del continente occidentale. Voleva ampliare i suoi orizzonti, migrare verso altri lidi, acquisire quanta più conoscenza possibile. Il bagliore fievole di un fuoco che ormai aveva passato il proprio tempo accolse così i quattro in una grossa tenda. Shinonome, dal canto suo, guidò il gruppo. E Takumi intanto si domandava della missione: in tutto quel tempo l'uomo non ne fece mai parola, nemmeno un minimo accenno. Ed ecco che la preoccupazione iniziò a palpitare nelle sue viscere.

    Venite dentro. Vi darò qualcosa da mangiare e bere. Potete anche riposarvi mentre vi spieghiamo cosa fare.

    Fi-nal-men-te. Del cibo, dell'alcool e un "tetto". Si rincuorò a sentire quelle parole, mentre lo squarcio che faceva d'entrata nel cubicolo si aprì, rivelando l'interno. Sembrava tutt'altro che una tenda buttata lì a caso, ornamenti dallo strano gusto sulle furniture, dei futon, un tavolo di legno con sedie annesse e delle lanterne che illuminavano l'oscurità del confine Iwagakure-Tetsu. Sedutasi e presa la forchetta in mano per rifocillarsi un minimo s'accorse dopo qualche secondo della presenza di un'altra figura apparentemente identica a Shinonome. Incappucciato anche lui/lei, maschera completamente nera che copriva il volto e un'altezza che superava di qualche centimetro quella del suo compare. Si sentiva un po' a disagio, mentre ingurgitava avidamente il cibo rifilatole ed osservava con occhi sbarrati l'intera fisionomia dell'uomo che li aveva assoldati. Era di gran lunga un bel ragazzo, decisamente meglio di Yuri e Josuke. Però non andò a parare su pensieri troppo esosi; non era lì per quello.

    Quello è Saizou. E' di poche parole, non fateci caso. Il vostro obbiettivo è recuperare un set da tavola dalla baita di un vecchio di nome Al. Poverello, è mezzo matto, sapete, per l'età.. Crede che gli sia stato lasciato da qualche suo avo, ma in realtà l'ha rubato lui stesso ad un suo rivale. Vecchie storie tra Samurai.. Purtroppo noi non possiamo recuperarlo. Anche se non sembra, quel vecchio è pericoloso e ha delle armi con sè. Noi siamo solo contadini e pescatori, ci guadagniamo da vivere con lavori umili. Non abbiamo di che difenderci e, anche parlassimo con il vecchio, non ci ridarebbe mai indietro la refurtiva. L'unica soluzione è rubarla ma non ne abbiamo le competenze.


    Non le importava una beata minchia del fatto che c'erano di mezzo vecchie storie da Samurai o apparenti contadini, pescatori, spacciatori di fumo che fossero. L'unica cosa che le interessava veramente era, giustamente, il compenso in Ryo. Già si immaginava a bere del buon sakè con suo padre in una delle loro serate. Anche se, sinceramente, le puzzava il fatto che due uomini incappucciati, con delle maschere ed ornamenti fin troppo strani, potessero vivere di sussistenza con caccia e pesca. Però non fece domande e, ingurgitando l'ultimo boccone e calando per la propria gola l'ultimo sorso d'acqua, ascoltò le ultime parole di Shinonome prima di esibirsi in uno stupido brindisi a cui Takumi decise di non partecipare.

    Per questo abbiamo chiamato voi. Stanotte vi porteremo vicino alla baita e dovrete introdurvi in casa per rubare il tesoro del vecchio. Dovrebbe essere un gioco da ragazzi per dei Ninja, no?


    ~ ~ ~



    Non ci volle tanto per arrivare vicino a quella baita tanto bramata dai due misteriosi soggetti. Non ci volle altrettanto tempo per decidere un piano che, a detta sua, faceva acqua da tutte le parti. Travestire Yuri da ragazza le pareva una cosa così stupida che, tuttavia, avrebbe potuto funzionare. Complice il fatto che l'individuo che da lì a poco si sarebbero trovati davanti, non era altro che un vecchietto.

    Sentite, fate quello che volete. A me sta bene tutto, basta recuperare quello stupido set da tavola o come cazzo si chiama e tornare a Tetsu SANA e SALVA. Per favore.

    Odiava il fatto di dover collaborare ma, ahimè, era l'unica cosa possibile da fare. Passarono i momenti successivi allo scambio di vestiario tra i due (sospirò più e più volte alla vista dei due corpi che lentamente mutavano forma) a ripassare il piano tanto pensato che ebbe vita fin troppo breve. Un cambiamento abbastanza repentino, dettato dall'inesperienza generale: Josuke decise di rimanere al di fuori della baita a monitorare il paesaggio. Takumi si chiese il motivo di tale scelta, sopratutto perché non c'era tanto da guardare in una notte così buia quanto quella.

    Solo, non lasciare parlare Yuri. Sarebbe un disastro.

    Le scappò un sorriso al sentire quelle parole.

    Takumi andiamo, o lo strozzo.

    Non fece in tempo a soffocare la risata che si trovò trascinata per un braccio dal ragazzo di Hekisuki dall'orientamento sessuale abbastanza dubbio. Percorsero pochi metri prima di raggiungere il cancello ferrato che impediva l'entrata ai due. Bene. Ed ora? Il piano in cosa consisteva? Non avrebbero certamente potuto entrare così, dal nulla. E a Takumi vennero in mente le parole di Shinonome, sul fatto delle armi e della pericolosità del vecchietto. Però, forse, aveva trovato la tessera del puzzle per provare ad intrufolarsi legalmente nell'abitazione. Aprì bocca prendendo un profondo respiro, inebriandosi del freddo e sentendo pizzicare il naso per quel vento che sbuffava come non mai.

    AIUTO!!! CI SIAMO PERSE, QUALCUNO PUÓ AIUTARCI, PER FAVOREEEEEEEEEEEEEE?

    Sì. Si sentiva abbastanza ridicola.
     
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    Mitama era rimasta in casa, a fare la guardia al vecchio. Poverino, sembrava non riuscire a prendere sonno. Misurava a grandi passi l'ingresso di casa, borbottando ogni tanto un "Deve essere stasera" o anche "Tra poco arriveranno.." Non riusciva proprio a darsi pace e a prendere sonno, ma non aveva intenzione di farlo vedere ai due Genin (o meglio a Mitama, l'unica presente al momento). Aveva spento tutti i lumi e chiuso le finestre, come volesse simulare davvero il fatto di star dormendo. La presenza dei Genin, per i ladri, doveva essere invisibile. Allora sì che sarebbe stata una bella sorpresa! Eppure, il colpo di scena fu per loro, non per i presunti ladri.

    Per l'amor del cielo! Ma chi è che urla in questo modo?!

    Il vecchietto si spaventò così tanto che per poco non cadde, ed era in piedi. Mitama, seduta comodamente su di un divanetto del salotto spartano, lo osservò con un sorriso. Sembrava andarle a genio quel vecchietto, ma in realtà sembrava una in grado di farsi andare a genio chiunque. Il vecchio Al si sporse fuori dalla finestra, tirando via la tendina.

    Sembrano due ragazzine...

    Davvero? Vedere vedere!

    Si infilò da sotto le gambe del vecchio, rispuntando davanti a lui e impedendogli la visuale. Mitama stava sulle punte, osservando con tanto d'occhi il nulla.. Solo il vecchio conosceva il punto cieco, da quella finestra, per poter osservare chiunque fosse al di là del cancello. Mitama sbuffò, allontanandosi dalla finestra.

    Non si vede un accidente! E ora che facciamo?

    Mpf! Le facciamo entrare, ovvio! Sembrano solo delle ragazzine.. e se così non fosse, ci sei tu qui.

    Il vecchio pensò sarebbe stato meglio non lasciare tutto nelle mani di una ragazzina un po' troppo vivace, ma poteva accontentarsi solo di quello al momento. Così facendo, attivò l'ingranaggio per aprire il cancello e, nel mentre, aprì di poco la porta. La catena non permise al vecchio di sporgersi troppo, né ad eventuali estranei di entrare. Ma bastò per far arrivare alle due fanciulle, aka Yuri e Takumi, la voce del proprietario di casa.

    VOI DUEE! VENITE DENTRO IN FRETTA! MUOVERSI!

    Avrebbe aperto solo alle due, richiudendo poi la porta di casa con le numerosissime mandate. Il tutto sotto lo sguardo allegro di Mitama. Non appena serrò l'ultimo lucchetto, il vecchio Al si voltò verso le due, osservandole con aria diffidente.

    Chi siete? E dove stavate andando? E se siete qui per rubarmi qualcosa, ditelo subito!

    Il tono ostile e nervoso lasciava intendere quanto fosse a disagio in quella situazione.

    Scusate il ritardo :sigh:

    @Rox e Yuri, siete dentro ma dovete rispondere alle domande di Al, altrimenti non si fiderà di voi.
    @Surgi, decidi tu se restare sull'albero o seguire le due fanciulle nella casa
    @Sol, carta bianca sul da farsi. Puoi sfruttare il cancello che si apre per entrare, oppure usare altri stratagemmi.
    Più in generale, vedi tu se entrare o no!

    Per qualsiasi cosa mp a me :soso:
     
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  13. Surgical
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    narrato, parlato, parlato altri


    Ero sua quell'albero da ormai un discreto numero di ore, e il mio corpo si stava incominciando a lamentare. A ragione, fermo nella stessa scomoda posizione, senza parlare, senza potermi riposare, sempre all'erta su chi o cosa si avvicinava alla casa. Ma la mia pazienza e la mia volontà ebbero la meglio. Verso sera, notai, tra le ombre, due figure in avanzamento. Erano due ragazze, e si avvicinano alla porta dell'abitazione del vecchietto, urlando qualcosa riguardo all'essersi perse, e al bisogno di assistenza. Il vecchietto le fece entrare, e lì mi incominciai a fare un paio di domande. Ora, che delle persone si possano perdere, è una cosa assolutamente normale. Però, che due ragazze durante questa particolare notte si perdano, e vadano a cercare aiuto in una Casina sperduta, guarda caso proprio quella che dovrebbe essere svaligiata da lì a breve, non sembra proprio una coincidenza. Ma nonostante questo, decisi che sarei entrato nell'abitazione. Non perché fossi convinto che litro fossero i ladri, ma piuttosto perché potrebbero essere i ladri. Dopotutto, mi sembrava anche un ottimo momento per dare avvio alla fase due del mio piano, di cui nessuno era a conoscenza: l'infiltrazione nella stessa casa che dovevo difendere. Infatti, avevo stabilito con Mitama che sarei rimasto fuori fino ad avere la sicurezza di avere i ladri in casa. In realtà, dissi così solo perché mi serviva un modo per passare inosservato fino a che non fosse arrivata la notte. Infatti la fase due del mio piano era di rientrare in casa, posizionarmi in un punto strategico dentro la casa ( in modo da non dover passare dalle porte, che avrebbero sorvegliato, una volta entrati), e da lì attendere per fare un agguato a chiunque avesse cattive intenzioni. Inoltre ci avrei creato una sorpresa maggiore, colpendoli dove si sentivano più protetti. Il fatto di aver taciuto di questo passaggio aveva una finalità preventiva: nel caso Mitama o Al avessero avuto la leggerezza di rivelare la mia posizione, mettendo a rischio la mia strategia. Quindi aiutandomi col chakra scesi dolcemente dal mio rifugio, poi, accovacciato, mi diressi verso il retro della casa, e da lì, una volta controllato che ci fosse nessuno nelle vicinanze, scavalcai la staccionata. Così mi ritrovai di fronte all'entrata secondaria della casa di Al, quella dalla parte opposta alla porta che le due ragazze avevano utilizzato per entrare. Feci scorrere leggermente la porta, quanto bastava per farmi entrare, ed entrai in un piccolo dojo, spoglio, monotono, triste e anziano esattamente quanto le altre stanze della casa. Dall'entrata del dojo, mi mossi, molto lentamente e prestando attenzione a camminare sempre vicino ai muri (dove il pavimento faceva meno rumore), camminai fino a una porta che dava verso un corridoio che collegava tutte le stanze della casa. In pratica, se qualcuno fosse andato da una stanza all'altra, lo avrei sentito. E se qualcuno avesse parlato, lo avrei sentito. Appoggiai l'orecchio alla porta. Da quel momento, ero invisibile. Mi sentivo euforico, finalmente avrei potuto dare sfogo alle mie abilità

    AKAI CHINOIKE
    Resistenza:250
    Stamina:250
     
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  14. comealsollito
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    z9xLdoy
    J o s u k e I n u z u k a
    if one punch isn't enough, punch it harder.

    Narrato

    Josuke non era una persona ansiosa. Non aveva le capacità riflessive necessarie per essere in ansia. Un vassoio ne avrebbe avuta di più.
    Ma, c'erano linee che anche la sua ottusità superava. E se non bastava a raggiungerla l'insieme di datori di lavoro sospetti quanto un procione in prossimità di un bidone della spazzatura, case impenetrabili nel mezzo delle valli, il dover mollare Yuri da solo e il dover necessariamente concentrarsi sul mantenere forme canine, ciò che mandò Josuke nell'ansia fu l'urlo di Takumi.
    Lì, lontano forse cinque metri da loro, ebbe una chiara visione di ciò che stava accadendo: due deficienti davanti a un cancello blindato, ad un orario improbabile, senza bagagli che potessero giustificare il loro vagabondaggio. E se Josuke aveva creduto che Takumi sarebbe stata abbastanza per compensare l'assoluta poco credibilità di Yuri, all'urlo cominciò ad avere dei dubbi. I dubbi lo colpirono in faccia come una sberla di sua madre a chi cercava di rubarle il pesce, si potrebbe dire.
    Stare fuori a controllare che cose poco sospette accadessero continuava a sembrargli la via migliore, ma una reazione viscerale nel suo stomaco gli diceva che non aveva idea di cosa li aspettasse all'interno della casa e che stava lasciando Yuri entrare da solo.
    Lui non lasciava fare cose a Yuri da solo.
    Nel dubbio, cominciò a fare giri nervoso su sé stesso, vagamente distratto dalla sua stessa coda e da quanto invitante sembrasse. Forse andando un po' più veloce e allungando una zampa- si interruppe prima di perdere ogni sembianza di dignità quando incredibilmente il pesante cancello cominciò ad aprirsi.
    Il primo pensiero partorito dalla sua mente fu “ma che davvero”. Il secondo non ci fu, perché alla sola visione di Yuri fare un passo oltre il cancello le sue zampe si lanciarono prima del suo cervello.
    D'altronde, si giustificò, se qualcosa di losco dovesse arrivare da fuori si sarebbe trovato di fronte le loro stesse difficoltà: solo un muro alto due metri e un entrata troppo ovvia da effettuare. Essere lui quello oltre il muro pronto a cogliere chi cercasse di scavalcarlo sarebbe stato un upgrade.
    Inoltre, se la situazione si fosse volta al peggio all'interno, sarebbe stato più facile superare un'unica porta che un cancello blindato.
    Riuscì a sgusciare all'interno del cancello insieme alle due ragazze, per poi lanciarsi subito ad annusare terreno, aiuole e fiori- sia per raccogliere informazioni che per spacciarsi da Signor Canino, your friendly neighborhood dog.
    Il giardino sembrava tranquillo ad un primo sommario esame, e ci sarebbe stato tempo per una più accurata ispezione. Al momento, Josuke trovava più interessante osservare le due ragazze avanzare sul viottolo verso la porta semi-aperta della casa, una fessura soltanto aperta su un uomo che Josuke non riusciva a tratteggiare ma che doveva essere il vecchio samurai.
    Sempre che di samurai si trattasse e non stessero per derubare un povero vecchietto malato e magari pure con un paio di arti di meno. O non fosse affatto un vecchio, ma un ricco e prestante uomo nel fiore degli anni e a capo di un'organizzazione malavitosa.
    Josuke trotterellò verso le due ragazze come ogni cane di buon carattere avrebbe fatto, attratto dall'affasciante figura dell'essere umano. Affiancò Takumi per un attimo, strofinando il muso sulla sua coscia, per poi accostarsi a Yuri e piazzare il suo muso contro la di lui mano.
    Parte di lui voleva vedere Yuri starnutire.
    Un momento di infinita tenerezza prese possesso di lui ripensando a un tranquillo pomeriggio di pochi mesi prima, entrambi sdraiati sul letto di Josuke e Momomaru in mezzo a loro, quando quell'avventura sarebbe stata solo il racconto di una missione di suo padre, un'immagine di ciò che sarebbe venuto.
    Si fermò sul posto, guardando Yuri e Takumi miracolosamente riuscire nel loro intento, entrando in casa. Rimase fermo ascoltando il rumore di innumerevoli lucchetti richiudersi uno dopo l'altro, separandolo nettamente da Yuri.
    Sapeva che dei due era Yuri in ninja più affidabile. Sapeva di più, si gestiva meglio, non si fermava davanti al primo ostacolo che non si potesse buttare giù a pugni. Eppure era un'istinto primario quello di pensare che avrebbe dovuto prendersi cura di lui.
    Ed era ciò che stava facendo, si disse.
    D'altronde, faceva parte del loro mestiere dubitare di tutto. Era estramemente facile venire assoldati per una missione e ritrovarsi a fare qualcosa di molto più pericoloso, per mancanza di denaro del committente o intenti maligni e altarini segreti. Ritrovarsi a sistemare affari delicati tra famiglie importanti o essere l'ennesima pedina nel progredire in una faida della quale, a lavoro finito, non avrebbero saputo più nulla.
    Josuke non si fidava nemmeno dei suoi vicini di casa, tantomeno di un paio di sedicenti pescatori dal volto coperto e dalla menzogna facile- gli esseri umani, d'altronde, non erano altro che animali fatti di istinti e allevati da mani e circostanze sconosciute. Ognuno pericoloso quanto un randagio ferito.
    Josuke si riscosse dopo un secondo di contemplazione, e scrollò la testa prima di sedersi e cominciare a grattarsi un'orecchio. Al momento era tutto in mano agli attori principali, ma se non voleva ritrovarsi ad essere un letterale randagio ferito avrebbe dovuto darsi una mossa e quantomeno cominciare a dare un'occhiata attorno alla casa, in cerca forse di una porta d'emergenza ben nascosta, o segno di una qualche trappola.
    Cominciò quindi la sua esplorazione dei dintorni della casa, alternando entusiaste corse verso un'albero lì e un fiore di là a sedute sonnacchiose sull'erba. Sua madre, pensò distrattamente, sarebbe impazzita a vedere con quanto naturalezza suo figlio si calava nei panni di un cane. Il pensiero lo rincuorò un po', e rimase in attesa della battuta che lo avrebbe chiamato sulla scena.

    Contr. del Chakra 20/250Potenza Magica 10/250Ninjutsu 10/250
    Forza Fisica 50/250Resistenza 20/250Taijutsu 25/250
    Agilità 40/250Stamina 5/250Genjutsu -5/250



    CODICE
    Resistenza: 200
    Stamina: 45 - 2 (mantenimento trasformazione) = 43


    Inserire musichetta di spiderman con peter park vestito da cane. Sì, questo spoiler era inutile.
     
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    Iwa/Tetsu


    Yuri Yamanaka
    Narrato | Parlato | Pensato | Parlato Josuke

    Quante probabilità c'erano di essere smascherati prima ancora di superare il cancello? In realtà molte, un numero incredibilmente elevato che andava a indicare che quello non era il mestiere per loro. E invece, magia, al mondo esistevano gli allocchi!
    Inizialmente il biondo, nelle sue più rosee aspettative, non pensava di riuscire neppure a superare il cancello, immaginando di dover abbandonare la via dell'inganno e passare direttamente a qualcosa di più diretto... o come avrebbe detto Josuke, sarebbe giunto il punto in cui 'menare le mani'.

    AIUTO!!! CI SIAMO PERSE, QUALCUNO PUÓ AIUTARCI, PER FAVOREEEEEEEEEEEEEE?

    Beh, okay. Yuri venne preso alla sprovvista da quelle urla. Certo, si immaginava un minimo di partecipazione da parte della ragazza di Tetsu, ma sicuramente non tutto quel pathos. Che quelle urla non fossero udibili da chiunque fosse dentro l'abitazione era pressoché impossibile, la domanda che sorgeva spontanea quindi era un'altra. Avrebbero ignorato quelle fanciulle indifese o si sarebbero arresi al buonismo facendole entrare in casa? Come anticipato, il mondo è pieno di allocchi.
    Il rumore di battenti che si aprivano si sommò a quello del vento che soffiava, entrambi in seguito finirono sottofondo di una voce maschile che esortava Takumi e Yuri a entrare. Jackpot!

    VOI DUEE! VENITE DENTRO IN FRETTA! MUOVERSI!

    Lo Yamanaka storse il naso e guardò la sua compagna fare baccano. Il loro teatrino avrebbe dovuto proseguire in maniera sempre più convincente ora che avevano a che fare con un pubblico da raggirare. Informazione base: non era raro che gente sconosciuta scambiasse il biondo per una ragazza, lo odiava, ma ci era abituato. Quelle però erano un altro paio di maniche! Avrebbe dovuto consciamente cercare di assomigliare a una ragazza e, parte ancora più complessa, comportarsi come tale. Sì, fa ridere solo a pensarla una cosa del genere, ma quella era la situazione dentro cui si era infilato da solo (tra l'altro!). Prima di compiere il primo passo, i due ninja si scambiarono uno sguardo complice, incitandosi silenziosamente a perseguire un buon risultato.

    Chissà cosa starà combinando Josuke. I pensieri di Yuri erano quanto mai banali e monotematici. Josuke, Josuke, sempre Josuke. Si poteva chiamarla ossessione, se volete, ma il termine che il ragazzino aveva in mente era tutt'altro.

    Se il desiderio di sentirsi al sicuro, protetto, poteva essere un sentimento completamente comprensibile, tutte le misure di sicurezza che separavano l'anziano uomo dal mondo esterno invece rasentavano la paranoia.
    Una volta avvicinatosi alla porta dell'abitazione, Yuri buttò l'occhio su tutti quei mandanti, quei lucchetti usati per blindare l'accesso principale. Spero che oltre a due tazzine da tè questo qui nasconda montagne d'oro. In quel caso tutto avrebbe acquisito maggior senso.

    Chi siete? E dove stavate andando? E se siete qui per rubarmi qualcosa, ditelo subito!

    Chiaramente, come ci si poteva aspettare, il sospetto animava le parole dell'uomo, il quale non perse tempo a riempire la coppia di domande e, al contempo, a scoprire le sue carte. Questo pensa che i ladri siamo noi e comunque ci ha aperto la porta? Andiamo bene. Quello non era certo il modo di affrontare un imminente furto, almeno a parer di Yuri. Ciononostante ora Takumi avrebbe dovuto rispondere alle domande per entrambi, in quanto seppur il ragazzo potesse farsi passare per una ragazza, non era di certo in grado di camuffare la sua voce in maniera adeguata. Se avesse pronunciato anche solo una vocale avrebbe fatto scattare la scintilla del dubbio, se si fosse permesso di articolare una parola avrebbe scavato la fossa, una frase intera avrebbe comportato lo smascheramento del tranello. Bisognava trovare un buon motivo che spingesse l'uomo e quella strana ragazza (sì, c'era anche una ragazzina nella stanza in un primo momento non notata) a non insospettirsi per il silenzio di una delle due 'ragazze spredute'. Pensa, pensa, pensa. Lui e Takumi non si erano messi d'accordo a riguardo, il che era chiaramente una grave mancanza da parte loro. Come avevano fatto a tralasciare dettagli tanto rilevanti? Non rimaneva che tentare una mossa e sperare che la ragazza di Tetsu cogliesse l'indizio, l'incipit. Il linguaggio dei segni.

    Il ragazzo si batté la mano destra sullo sterno.
    Unì indice e medio di ogni mano tra di loro prima di battere le dita della mano destra su quelle della sinistra.
    Seguirono quattro segni distinti: mignolo e pollice alzati con le altre dita chiuse; indice e medio alzati; indice e medio incrociati; infine mignolo alzato mentre la mano compiva un movimento circolare.

    Mi. Chiamo. Y-u-r-i.

    Quello era quanto il giovane si era sforzato di comunicare senza l'ausilio della propria voce. Quelle erano le sue uniche competenze nell'ambito dei linguaggio dei segni, insegnategli un giorno per gioco da sua madre. Takumi poteva interpretare il tutto come voleva, non era importante, purché stesse al gioco e fosse riuscita a non mandare a rotoli la copertura che si erano creati. Stava a lei rispondere in maniera convincente a tutte le domande e ai dubbi del vecchio, il biondo poteva solo starsene buono ad osservare. Osservare l'anziano signore, la ragazzina particolare, tutte le finestre bloccare. Cose così, insomma.



    Contr. del Chakra 45/250Potenza Magica 35/250Ninjutsu 40/250
    Forza Fisica 15/250Resistenza 10/250Taijutsu 15/250
    Agilità 15/250Stamina 20/250Genjutsu 30/250





    Scusate il ritardo e il post dubbio, sono in un periodo un po' pieno :rosa:
     
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19 replies since 21/12/2017, 19:13   851 views
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