Nelle mani di Buddha

Infermeria Shaka Kurama

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    Nelle mani di Buddha



    Nella mia mente non vi era altro che il nulla, la pace pervadeva il mio corpo e, mentre iniziavo a riprendere coscienza di me, ecco che i primi segnali di dolore arrivavano fino al cervello. Mi sembrava di essere in fiamme, ed effettivamente sarei potuto esserlo. Lentamente inizia a ricordare, stavo combattendo contro Yamashita quando un suo jutsu Katon mi investì completamente. Sapevo che quel ragazzo era molto forte e che per me sarebbe stato molto difficile reggere il confronto ma non pensavo che un suo unico colpo sarebbe bastato a mandarmi KO.

    Questo è ciò che merito per la mia presunzione… Byddha perdona la mia impudenza e continua ad illuminare il cammino del tuo messaggero…

    I miei occhi erano ancora pensanti ma, attimo dopo attimo, riuscii ad aprirli quel tanto che bastava a capire dove mi trovassi. Ero steso, probabilmente su una barella, e vedevo delle luci sul soffitto scorrere rapide. Facendomi forza cercai di identificare chi portasse la barella, vi erano due figure in camice che ovviamente non conoscevo, poi il mio sguardo si spostò verso la direzione da cui provenivo riuscendo a vedere un ragazzo che usciva da quello che doveva essere l’ospedale di Kiri.

    Quei capelli rossi… Che sia stato Yamashita a portarmi qui?

    Cercavo di rimettere in ordine i pensieri su quello che era successo e su come fossero andate le cose ed un ulteriore dettaglio mi sobbalzò alla mente

    Non ero solo… Muada… Chissà cosa ne è stato di lui… Starà bene?

    Cercai di guardarmi nuovamente intorno nel tentativo di capire se anche lui fosse finito in ospedale ma non ci riuscii. Sentii delle porte aprirsi al passaggio della barella e poi richiudersi, dove stavo andando precisamente? In che condizioni ero? Le palpebre mi si fecero improvvisamente ancora più pesanti al punto di non riuscire a tenerle aperte, volevo parlare per chiedere chiarimenti ed informazioni ma non ci riuscivo. Lentamente scivolai nell’incoscienza per l’ennesima volta ed il mio capo si chinò verso destra.

    Shaka… Shaka… Tu non morirai oggi… Hai ancora molto da fare sulla terra… Ricorda che sei lì come mio emissario Shaka… Oggi sei uscito dal sentiero che ti avevo indicato e queste ne sono le conseguenze…

    Quella voce si fece strada nella mia mente, completamente estraniata dagli stimoli terreni a causa della perdita di conoscenza. Quella non sarebbe stata la mia ora, ma in futuro non avrei più dovuto correre rischi del genere. La missione che mi era stata affidata da Buddha era molto importante, la mia vita era consacrata a lui e non potevo gettarla via così. Avrei dovuto assolutamente incrementare il mio potere.
     
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    " Il dolore sembrava pentrare la pelle cercando la sua strada verso il cuore per poterlo picchiare. "
    Avrebbe descritto cosi' la sensazione provocata dalle sue ferite. Un ansiogeno ed estenuante bruciore che s'irradiava tentacolare sotto l'epidermide.
    Aprii gli occhi su una stanza asettica, bianca ed accecante. Il corpo incapace di muoversi, fasciato con perizia e legato per gli arti alle sponde di un letto d'ospedale. Avrebbe gridato se ci fosse riuscito, ma le labbra secche erano serrate da una mascella contratta dall'immobilità' prolungata.
    Dopo alcuni attimi di presa di coscienza, la sua mente vago' verso l'avversario che lo aveva ridotto in quello stato.
    " Yamashita..."
    Lo avrebbe trovato e lo avrebbe battuto.
    Ripercorse ogni dettaglio rimasto a mente, ogni movimento sicuro, ogni odore impresso ma tutto era cancellato dall'inferno che quello shinobi era riuscito a scaricare su di lui ed il suo compagno. Non indugio' piu di un attimo per chiedersi la sorte di quel ninja zelota, piuttosto rimugino' su quanto si fosse rivelato inutile. Inutile come anche i suoi di sforzi, che avevano portato ad un mero e debole pugno.

    << Yamashita...>>

    << Ti ha portato lui qui e se ne e' andato subito dopo. >>
    Un infermiera giovane e dall'aspetto curato si era avvicinata sentendo la voce debole ed inaspettata del paziente, lasciando una cartella sulla piccola scrivania alla base del letto. Di li a poco avrebbe cambiato una delle fasciature della sua mano destra, rivelando la pelle sanguinante e deturpata dalle fiamme del giovane genin di Ame.
    << Il tuo volto non ha quasi subito danni. Immagino tu abbia usato le braccia per proteggerti. Comunque non devi preoccuparti, non rimarranno neanche i segni quando avremo finito. >>
    L'anestetico che gli avevano dato lo stava proteggendo dal dolore lancinante che avrebbe dovuto sentire, ma niente poteva impedirgli di respirare il lezzo della carne bruciata e morente. Un odore che non avrebbe scordato tanto facilmente.

    << YAMASHITA! >>

    Un urlo soffocato, strozzato dalla rabbia e dall'ego ferito. Un urlo d'odio, poco adatto ad un giovane shinobi che dovrebbe saper accettare la sconfitta e le sue conseguenze.
    Un odio sintomo di un oscurita' latente, come un lamento strappato ai sussurri del vento, che divide quelli che si muovono nella luce da quelli che agiscono nelle ombre. Forse, un giorno molto lontano da quello, quel genin di Ame, sarebbe divenuto un buon ninja.



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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Il via vai nell'ospedale di Kiri era continuo e monotono. Essendo uno dei grandi villaggi più popolati, era normale che ci fossero tanti pazienti da curare. Soprattutto fra gli shinobi, che ogni giorno si sfidavano in combattimenti all'ultimo sangue come se non ci fosse un domani, come se la loro vita dipendesse da quei momenti.
    Ma la vera domanda era: sarebbero stati pronti quando il vero momento sarebbe arrivato? Quando realmente un nemico avrebbe provato a togliergli la vita solamente per il gusto di farlo? Non bisognava mai prendere alla leggera cose del genere.
    I medici e gli infermieri erano ormai abituati a vedere arrivare ninja in fin di vita nel proprio ambulatorio, e anche se potesse sembrare che provenissero da chissà quale guerra, la maggior parte delle volte si riscopriva che la causa di tutto quel malessere era un semplice allenamento. Perché spingersi così tanto verso il proprio limite? Per migliorare? No. Non era così che si diventava più forti. Non quando si aveva la certezza di non poter morire. Erano la paura e il coraggio a darti quella marcia in più che ti faceva scalare il gradino successivo, non la consapevolezza di finire comunque a casa sano e salvo.

    Il primo ad entrare in fretta e furia fu Shaka, un ninja monaco di konoha. Il resto delle operazioni in tutto il luogo vennero interrotte per favorire il codice rosso che era in fin di vita. Svenuto e pieno di ustioni in tutto il corpo. Tramite una barella venne scortato direttamente dentro una delle sale operatorie dagli infermieri tirocinanti. I quattro confabulavano tra di loro su come agire, aprendo un'accesa discussione quando il medico primario irruppe nella stanza.


    Idioti! Che state combinando?! Vi sembra il momento di litigare?!

    Il dottore si avvicinò al corpo del giovane, osservandolo con cura e velocità. In pochissimi secondi fece il punto della situazione senza che nessuno gli spiegasse cosa fosse successo.

    Toglietegli i vestiti, o quel che ne resta almeno.

    Il fuoco aveva bruciato e carbonizzato la maggior parte della tunica di Shaka e mentre i quattro giovani si mettevano all'opera, il primario cominciava ad irradiare i propri palmi di un chakra corposo e verdastro.

    Come ti chiami ragazzo? Non addormentarti. Dimmi cosa è successo!

    Voleva tenerlo sveglio per evitare di provocare ulteriori traumi.

    ---

    L'altro ragazzo invece era abbastanza cosciente seppur il fuoco lo avesse indebolito parecchio. Diversamente dal suo compagno di battaglia era stato fatto accomodare in uno dei lettini d'attesa nel corridoio, al fianco di una giovane e dolce infermiera. Ma non spettava a lei curare il giovane, anche perché non era nelle sue competenze. Quando arrivò il suo superiore, si alzò dalla seggiola e lo salutò con un semi inchino.


    Gli ho dato l'anestetico e ho sistemato temporaneamente le braccia con delle garze.

    Ben fatto Mutsuki, puoi andare.

    Il medico prese il posto della fanciulla e si sedette accanto al genin di Ame. Prima ne osservò la cartella in silenzio e poi lo squadrò brevemente.

    Voi ninja non capite mai quando è il momento di smettere..
    Per questa volta te la cavi con qualche scottatura facilmente risolvibile. Ma dovrai stare attento a non cacciarti di nuovo nei guai. Se fossi stato lontano dal villaggio saresti sicuramente morto.


    Il medico si alzò le maniche e cominciò ad irradiare le proprie mani col palmo mistico. Poi si rivolse nuovamente al giovane Muada.

    Adesso ti rimetto in sesto i tessuti ustionati, ma dovrai stare fermo altrimenti ci vorrà il doppio del tempo.
    Crees tu sei andato un po' troppo avanti con le cure ma alla fine non è nulla di grave.
    Capisco che ci sono pochi spunti su cui ruolare, è lo stesso anche per me. Le descrizioni spesso le ho lasciate in sospeso per darvi qualcosa in più a voi per ruolare.
    Siete liberi di interagire e discutere coi dottori, ovviamente shaka è mezzo svenuto e dovrà agire di conseguenza.
    Non andate oltre ciò che ho ruolato io. Vi potete fermare dopo che i dottori vi toccano col palmo mistico.
    Faremo tre post a testa, questi sono i primi.
     
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    Forse a causa del sentirmi sballottolato a destra e manca o forse per il trambusto causato da quattro individui non ben identificati, riuscii a mantenermi semivigile. I miei occhi erano pesanti e non riuscivo a distinguere bene le figure intorno a me, potevo intuire cosa stesse accadendo solo ragionando su cosa accadeva.

    Di certo sono in ospedale... A giudicare da tutto questo trambusto e dalla fretta con cui mi trasportano direi proprio che sono messo male... Ma a questo c'ero già arrivato... Ahhh... Mi ha male tutto...

    Improvvisamente voce surclassò le altre e avrebbe fatto sussultare anche me se non fossi stato troppo stordito per reagire

    Idioti! Che state combinando?! Vi sembra il momento di litigare?!

    Si stava riferendo alle figure che confabulavano intorno a me? Se stavano li a discutere senza fare niente per curarmi non potevo che essere felice che gliene avesse cantata quattro. Una luce accecante si accese improvvisamente sopra di me e mi accecò per qualche istante e, mentre iniziavo a recuperare la poca nitidezza che potevo sfruttare in quel momento, la stessa voce perentoria intimò cosa fare.

    Toglietegli i vestiti, o quel che ne resta almeno.

    I quattro finalmente iniziarono ad agire e mentre mi toglievano di dosso i pochi stracci rimasti, potevo sentire bruciare le parti interessati come se stessero tirando via parti di pelle...

    Ahhh

    Una smorfia di dolore si manifestò sul mio volto mentre la mia mente cercava di restare concentrata su cosa stava succedendo

    Le ustioni devono aver fatto aderire i brandelli di tunica alla carne viva... Che dolore

    Per fortuna non ci volle molto e le fitte diminuirono, nel frattempo udii nuovamente la voce misteriosa che questa volta si rivelò molto più pacata e tranquilla

    Come ti chiami ragazzo? Non addormentarti. Dimmi cosa è successo!

    Si stava rivolgendo a me? Voltando il capo verso la nuova figura che si era avvicinata, riuscii a distinguerne solo i lineamenti e due strane luci verdastre che non stavo identificando ma non me ne preoccupai. Con voce flebile cercai di rispondere

    Mi chiamo... Shaka... Farò il possibile dottore... Grazie...

    Non era facile dire una frase per intero senza che venisse spezzata da una fitta in qualche parte del corpo, ma cercai di resistere e continuai

    Mi stavo... allenando con due altri ninja... Ho peccato di... presunzione... ed il fuoco... mi ha... punito...

    Mi soffermai poi in qualche attimo di silenzio attendendo che iniziassero le cure mentre ponevo una domanda

    Per caso... anche l'altro... Muada... è finito qui?

    In quella situazione non era solo la mia situazione a preoccuparmi ma anche quella di colui che era stato mio compagno.
     
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    Era alto, con le spalle larghe, qualche ruga di troppo sulla fronte ed intorno agli occhi verdi che apparivano stanchi. Non doveva essere facile esercitare quella professione in uno dei grandi Villaggi ninja, dove pazienti come lo stesso Muada, mettevano a rischio le proprie vite anche durante dei semplici allenamenti. Ma il Nindo non era per le persone comuni, e sarebbe stato difficile spiegare le proprie motivazioni a qualcuno esterno al loro mondo.
    << Dottore, lei conosce quel Yamashita che mi ha ridotto cosi? >>
    Sconfitto e sofferente, non riusciva comunque a smettere di pensare al suo scontro. Di come fosse impotente contro le capacita' dell'altro, che in un conflitto reale lo avrebbe probabilmente ucciso con uno sforza assai minimo. Non poteva accettarlo. Doveva allenarsi o trovare un maestro che potesse portarlo dove ancora non era giunto.
    Ossessione ed orgoglio alimentavano quello sguardo furente ed assorto nel vuoto, che non si accorgeva dei ritmi vivaci del grande ospedale della Nebbia, dove lui, a differenza di altri pazienti, non rischiava veramente la vita.
    Suo padre era sempre stato critico e severo sul percorso che aveva compiuto fino a quel momento, facendo notare come la generazione del figlio, cresciuta in un singolare momento di pace, non avesse le capacita' e la forza di quelle precedenti. Forse aveva ragione, forse era la guerra la risposta che il giovane Tateyama si affannava faticosamente a cercare. Gli shinobi avevano bisogno della guerra per raggiungere il loro potenziale, ma considerando che combattevano per ottenere la pace, il quadro appariva un caleidoscopico ed intricato paradosso.
    A meno che, ovviamente, non si combattesse per il gusto di combattere fine a se stesso. Un conflitto eterno, senza vinti ne vincitori.
    Muada si interrogava spesso per cosa combattesse con tanto impegno, se per il clan, per il Villaggio o per dimostrare qualcosa a se stesso.
    Erano tutte risposte vere e nessuna esclusiva. Era giovane, con il desiderio di onorare le tradizioni e le aspettative della propria famiglia, proteggere la casa dove era cresciuto, con abbastanza orgoglio e ambizione da non voler essere uno dei tanti, ma uno dei migliori. Chissa' se il tempo avrebbe cambiato questa sua percezione delle cose.
    << Staro' piu' fermo che posso, dottore. >>


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    Uhm no, non conosco nessun Yamashita.

    Il dottore replicò la sua risposta a Muada mentre i suoi occhi erano fissati sul corpo del giovane, ove le ferite e le ustioni erano più marcate. Il palmo mistico a contatto con la carne ustionata diede una sensazione di sollievo, rinfrescando e al contempo disinfettando la pelle. I tessuti si andavano pian piano riformando mentre i vestiti carbonizzati e appiccicati alla superficie si sfaldavano, cadendo per terra.
    Le braccia tornarono così allo stato originale, anche se la cicatrice al momento era marcata. La sensazione di bruciore e prurito era ancora presente, ma nulla in confronto a quella precedente. Dopo aver sistemato le braccia passò al collo, e poi al resto del corpo. Terminate le cure primarie col palmo mistico, rivestì tutte le parti ferite con garze e bende, per evitare che venissero infettate nuovamente prima di rimarginarsi del tutto.


    Bene, adesso ci vuole un po' di riposo. Dovrai restare quì per qualche ora.

    Il giovane Muada venne poi accompagnato da un'infermiera in una stanza con due lettini vuoti.
    In una delle due sedie della scrivania v'erano due tuniche bianche a disposizione dei pazienti. Poi v'era un piccolo bagno in camera e una televisione, in alto.


    ---

    Per Shaka le cure furono più o meno le stesse, seppur effettuate con maggior attenzione e precisione. Gli assistenti del medico non esitarono più a proferir parola dopo il rimprovero del proprio superiore e dopo aver tolto tutti i vestiti al paziente, si dileguarono in un angolo per non dar fastidio nell'operazione.
    Il primario sfruttò tutta la sua abilità per cercare di sistemare la faccia del biondo. Il palmo mistico venne concentrato maggiormente negli zigomi e nella fronte. La sensazione di sollievo, unita all'alta concentrazione della tecnica, furono talmente rilassanti per Shaka da farlo crollare definitivamente nel mondo dei sogni. Il dottore impiegò ben quaranta minuti per ristabilire tutto il corpo del Kurama, dopodiché furono i quattro tirocinanti a rivestirlo con bende e fasciature. Lo bendarono tanto che pareva una mummia. Poi con una barella lo trasportarono nella stessa stanza del suo compagno di sventure, Muada.
    Insieme lo sollevarono e lo impostarono nel lettino libero, aveva bisogno di riposo più di ogni altra cosa.
    Avrebbero potuto mettersi comodi poiché dovevano passare dalle quattro alle sei ore in quella stanza. Il riposo era fondamentale per non far riaprire le ferite che il fuoco aveva provocato.

    Sbizzarritevi. Passate quattro ore in questa stanza, Shaka può anche svegliarsi quando vuole e dialogare con Muada :sisi:
     
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    Le mani, dalle nocche sbiancate dalla forza con cui si stringevano strette ai bordi del lavandino del modesto bagno della sua stanza, lo sorreggevano difronte al piccolo specchio in cui i suoi occhi tersi, come il canonico cielo del paese da cui proveniva, osservavano il suo corpo tenuto insieme dalle fasciature.
    Il dottore aveva fatto un lavoro egregio, eppure non era riuscito a curare l'orgoglio crepato, da cui filtrava e faceva presa, tutta l'oscurita' di un cuore che mal accettava la sconfitta e bramava gia' di potersi rifare.
    Distolse lo sguardo, non sopportando oltre la vista della sua debolezza e palesando la sua figura nella stanza dove il suo compagno di duello ancora dormiva per le ferite subite.
    Lo avevano portato neanche un ora prima, adagiandolo sul letto vicino alla finestra che dava sul cortile grigio, con la massima attenzione. Lo aveva osservato per qualche minuto, chiedendosi se i segni di quello scontro gli avrebbero deturpato il viso o meno.
    "Maledetto Yamashita", penso', mentre si sedeva sul letto immacolato ed alzava gli occhi in alto, sul soffitto bianco.
    La tecnica che aveva utilizzato per attaccargli aveva una forza distruttiva incredibile e forse lo stesso avversario doveva averla sottovalutata, sia per i danni che aveva causato, sia per quelli che sembrava aver riportato a sua volta.
    Un flash del Kiriano a terra vagamente stordito gli salto' in mente, mentre si interrogava se fosse possibile per lui padroneggiare un justu simile.
    Nonostante quei pensieri, doveva ammettere che le sue capacita' erano indiscusse e ben oltre il suo livello attuale.
    "Il loro livello attuale" si ritrovo' a pensare guardando Shaka.
    Se la guerra, ciclica come era sempre stata nel mondo ninja, gli avesse travolti nel suo corso, quei due avrebbero dovuto allenarsi ben oltre quello che avevano fatto fino a quel momento per uscirne vivi, quello era certo.
    Avrebbe provato a dormire qualche ora a sua volta, e se al suo risveglio avesse trovato lo shinobi della foglia destato, gli avrebbe chiesto qualche informazione sul loro comune avversario, dove lo aveva conosciuto e quale era stata la sua impressione sullo scontro che gli aveva visti sconfitti.


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    Mentre fornivo le mie risposte al dottore, iniziavo ad avvertire un inebriante sollievo che leggermente si propagava su tutto il mio corpo. Parola dopo parola scivolai nel mondo dei sogni come se fossi stato avvolto da un manto di tranquillità e le palpebre si chiusero come spinte da una forza tanto soave quanto inesorabile. Così passarono le ore ed al mio risveglio mi trovai a fissare un soffitto bianco.

    Quando mi sono addormentato? Ero... Si... Un dottore mi stava curando... Devo essermi assopito durante le cure... Sarò certamente in una delle camere dell'ospedale...

    Ero ancora tutto intorpidito, seppur la mia mente cercava di smuovere il corpo, questo restava inerme a desiderare il movimento. Solo svariati minuti dopo riuscii a trovare la forza di tirarmi su, guardandomi intorno potei constatare che effettivamente mi trovavo ancora in ospedale e che probabilmente in quella stanza non ero solo. Oltre al letto in cui mi trovavo ve n'era un altro ed a giudicare dalle coperte sgualcite doveva essere stato usato. La camera era abbastanza semplice, oltre ai letti c'era solo una pratica scrivania e delle sedie su cui erano poggiati dei camici. Spostando il lenzuolo che mi copriva, la mia attenzione si spostò al mio corpo e notai che le mie braccia, come anche quasi tutto il resto, erano coperte di bende.

    Sembro una mummia... Ero ridotto proprio male...

    Provai ad alzarmi e notai che non sentivo più dolore dovuto alle ferite, doveva essere stato fatto proprio un ottimo lavoro. Una volta in piedi sentii un rumore provenire dal fondo della camera, la porta del bagno si stava aprendo e da lì uscì niente meno che Muada, anche lui ben ricoperto da bende.

    Muada... Anche tu qui eh? Siamo stati arrostiti per benino

    Dissi mostrando il mio corpo praticamente mummificato. Da lì trascorremmo alcune ore a chiacchierare del più e del meno oltre che della persona che ci aveva mandati a fare quella piacevole visita all'ospedale di Kiri.

    Si, ho conosciuto Yamashita qui a Kiri... Sta partecipando all'esame Chunin... Devo ammettere che è proprio una forza della natura... Osservandolo durante le varie prove avevo potuto vedere quanto fosse potente ma non lo avevo davvero compreso, almeno fino ad ora. Siamo stati entrambi impotenti difronte a lui... Ma non sarà così ancora per molto... Presto potrò affrontarlo alla pari...

    Particolare enfasi si palesò su quelle ultime parole mentre stringevo il mio pugno destro avvolto da bende. Si passò poi ad altri discorsi come i villaggi di provenienza o i motivi per cui ci trovavamo lì, insomma si chiacchierò tranquillamente aspettando notizie sulle nostre condizioni o meglio ancora di sapere che potevamo andare via.

    Devo sbrigarmi ad andare... Virgo sarà rimasto li al campo... Devo andare da lui...
     
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    I due ragazzi passarono ben quattro ore e mezza in quella stanza ospedaliera.
    I dottori non si prendevano la responsabilità di lasciar andar via i pazienti se prima non si assicuravano al cento per cento che fossero guariti. Infatti i due medici entrarono nella stanza con delle ampolle di vetro. Prima fecero accomodare i due giovani nei rispettivi lettini e poi si premurarono di togliere tutte le fasciature per vedere a che punto fossero le ferite. La carne era ancora leggermente scura, ma i tessuti si erano riformati e i pazienti non correvano più alcun pericolo.
    Dopo aver tolto le bende cominciarono a spalmare su tutto il corpo dei ragazzi il liquido dell'ampolla.


    Questo vi servirà a togliere il nero delle bruciature. Inoltre funge da pomata rinfrescante. Potrete portarne un po' a casa e passarla anche nei giorni successivi, finché il prurito non scompare del tutto.

    Il primario parlò, mentre il secondo medico si limitava ad annuire. Finito il trattamento passarono dei nuovi vestiti ai due giovani ragazzi, robe semplici che l'ospedale teneva per casi come quelli. Un pantalone di tuta nero con una maglietta grigia, unica tinta. I sandali per fortuna non si erano danneggiati altrimenti sarebbero dovuti uscire con le solite ciabatte bianche degli infermieri.
    Dopo aver finito il tutto i due dottori congedarono sia Shaka che Muada, permettendogli finalmente di lasciare la clinica per tornare nei rispettivi villaggi e proprio un secondo dopo i saluti, un'infermiere irruppe nella stanza con foga e violenza.


    DOTTORI C'È UN CODICE ROSSO!!!

    Il fiatone che aveva e il sudore che gli colava dalla fronte non presagivano nulla di buono. In fretta e furia anche i due primari si agitarono, correndo improvvisamente via e lasciando i due giovani da soli. Le urgenze erano all'ordine del giorno e chiunque entrasse in quell'ospedale non poteva che rendersene conto.
    26 exp per entrambi. Io aspetto expina.
     
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    42 exp per il dottor Akito :soso:
     
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