Pochi ma buoni

Accademia comealsollito

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    459

    Status
    Anonymous
    Narrato
    Pensato
    Parlato Allen


    Ripetenti. Fa rima con incompetenti. Questo gli era stato detto della classe da esaminare: composta prevalentemente da un branco di ripetenti che sembravano avere segatura al posto di materia grigia. Senza un minimo di umanità o tatto, gli era stato suggerito di bocciare l'intero gruppo di esaminandi, in toto.
    Aveva soppesato la possibilità per una manciata di secondi, prima di sorridere educatamente ai suoi superiori e lasciare la stanza per assolvere al suo dovere. Non avrebbe privato quei ragazzi di una seconda possibilità, ma non avrebbe nemmeno facilitato il tutto per favorirli. A quale pro costringerli a ripetere all'infinito lezioni ed esercitazioni? Non tutti erano portati per la teoria, non possedevano una memoria tale da permettere loro di ricordare date inutili di avvenimenti insignificanti. Eppure questo sembrava il metro di valutazione usato tra quelle mura. Quale utilità poteva avere, durante una situazione di pericolo, ricordare il discorso pronunciato da un Kage durante una delle tante conferenze avvenute nel passato? Non era forse più utile sapere come agire e reagire? La risposta è abbastanza scontata, ciononostante la teoria prevaleva ancora sulla pratica.
    Queste erano tutte idee sue, ovviamente non poteva fare nulla per cambiare le cose... ancora. Al momento poteva e doveva occuparsi dei marmocchi. Diventare shinobi sarebbe stata una svolta per la loro vita e non solo. Il villaggio necessitava di individui competenti in grado di garantire la sua sicurezza, e ad Allen spettava il compito di valutare chi fosse adatto al ruolo e chi no.

    "Questi sono i nomi di chi ha superato l'esame scritto?"

    La kunoichi si limitò a un cenno della testa, nient'altro, seppur la sua espressione tradisse i suoi pensieri. I nomi degli studenti promossi erano parecchi, senz'altro, ma altrettanti erano quelli di chi avrebbe dovuto ripetere l'anno. Come volevasi dimostrare. Ragionamenti obsoleti portati avanti da persone ancorate a regole ormai obsolete. Senza attendere ulteriormente, così come era arrivata, la giovane donna se ne andò lasciando Allen solo, in piedi davanti a una porta chiusa.
    All'interno dell'aula poteva udirsi distintamente il chiacchiericcio dei ragazzi in attesa di un qualsiasi sensei responsabile.
    Un sospiro e Allen aprì la porta.

    "Voi. Fuori... ora."

    La personalità del ninja non s'addiceva minimamente al suo aspetto. Il suo fare autoritario, il suo sguardo freddo e la fermezza nel tono di voce, tutto strideva quando associato a una persona così giovane.

    "Tutti tranne Inuzuka Josuke, lui sarà il primo."

    Non era una casualità che Allen avesse scelto proprio lui. Nello scorrere l'elenco degli studenti, il cognome del giovane era balzato agli occhi del ninja rendendolo estremamente curioso.

    "Inuzuka... Cognome raro da queste parti. Mi aspettavo di vedere un cane insieme a te."

    Associazione logica e scontata: Inuzuka uguale cane. Eppure in quell'aula erano rimasti loro due, Allen e Josuke, nessun canide.
    Il ninja iniziò a camminare per la stanza, passando dietro la cattedra, vicino a un grosso appendiabiti e ancora davanti un ripiano su cui erano appoggiati un paio di shuriken.
    Finito il suo giro, Allen si posizionò davanti al giovane con le braccia conserte. Odiava che le sue aspettative non venissero assecondate. Inclinò la testa leggermente a sinistra facendo dondolare l'orecchino pendente che indossava, ancorò lo sguardo a quello di Josuke e infine parlò.

    "Mostramelo."

    f1327b61b9a1a3ff11ac2b15b8053c7f



    Sorpresa! Eccoci qui comealsollito :asd:
    Non siamo qui per pettinare le giraffe, ma per conoscere un po' questo pargolo! Nel primo post vorrei conoscere Josuke, non anagraficamente ma caratterialmente. Sei libera di scrivere quello che vuoi riguardo alla parte teorica dell'esame, superficialmente menzionata per darti la libertà di decidere l'andamento.
    E' stato facile lo scritto? Complicato? Josuke è stato promosso per il rotto della cuffia o con il massimo dei voti? Dimmelo tu!
    Ovviamente non mi stare a raccontare tutto per filo e per segno, vorrei soltanto una visione d'insieme sullo stato d'animo e sul come il ragazzo ha affrontato la cosa :sisi:
    E poi niente, fai contento Allen :asd:

    Se hai dubbi di alcun tipo scrivimi :rosa:
     
    .
  2. comealsollito
        Like  
     
    .

    User deleted


    Narrato
    "Josuke"
    "Allen"

    Josuke sapeva che avrebbe dovuto andare a farsi benedire contro la sfiga almeno una settimana prima e tenere la ricevuta in doppia copia per buona misura. La prima volta che aveva affrontato l'esame, si era completamente scordato dell'esistenza di ben due rotoli che sarebbero stati oggetto di esame, e Momomaru si trovava in degenza dal veterinario per essersi fatto pungere da un ape dentro la guancia, con un muso che era più un palloncino che altro. Flashfoward a quel giorno, e si era trovato di nuovo senza cane per un problema di pulci, e con un raffreddore che gli faceva inalare catarro invece che aria. Di un esorcismo, aveva bisogno.
    Era chiaramente colpa di Yuri che spalmava su di lui la sua negatività, tirandogliela con settimane di anticipo per poi rigirare il coltello nella piaga con i suoi te l'avevo detto di non fare il bagno a mezzanotte con questo freddo gne gne gne. Il suo amico era una fattucchiera. Manco si era fatto vedere quella mattina, l'infame.
    Non che cane o vie respiratorie non occluse lo avrebbero molto aiutato durante lo scritto, il suo vecchio nemico. Almeno questa volta non aveva dimenticato nessun rotolo nella preparazione, e il pavloviano metodo di addestramento teorico di Yuri -sottoforma di rinforzo negativo a ogni risposta errata, ovviamente- era stato almeno parzialmente utile: solo due domande si erano guadagnate un “uh?” e relativo salto della risposta in blocco.
    Non che avesse scritto risposte eccelse, ma almeno qualcosa aveva scritto, tra uno sniff e l'altro. E così si era ritrovato a camminare su e giù per l'aula dove li stavano tenendo confinati, in un relativo stato di calma. Almeno apparente, infatti rispondeva alle sventure di cuore di Yuya Tamaki, ripetente di professione e sua vecchia conoscenza, con interventi puntuali, mentre invece pensava più che altro a quale fosse effettivamente il bilancio annuale di import-export. Ma almeno era lì a poter pensare da che parte della sottile linea della sufficienza fosse, se con un piede mezzo fuori o mezzo dentro, invece di essere appallottolato in un angolo con la testa tra le mani cercando di capire perché diamine non avesse idea che un concetto quale import-export esistesse in tronco. Ah, i ricordi di gioventù.
    Un brivido freddo corse lungo la spina dorsale di Josuke quando si materializzò dal nulla una giovine signorina con in mano un minaccioso foglio di carta- il trauma della fiebile speranza di sentire il suo nome per bontà divina e conseguente distruzione morale tornò per un attimo a palesarsi con forza. Ma scrollò la testa manco avesse appena finito il bagno e dovesse asciugarsi i capelli, e tornò a dondolare a destra sinitra, sinistra destra, aspettando di sentire il suo nome. Che, grazie al cielo, venne pronunciato.
    Si lasciò sfuggire il più grande sospiro della sua vita, fino a quando i polmoni quasi gli bruciarono per mancanza d'ossigeno, prima di esordire con un “Sì” con tanto di pugno alzato, e venire incontrato dallo sguardo della kunoichi, che sembrava volergli trasmettere che aveva poco da essere felice, che se era tra i promossi lo era per forse mezzo punto.
    Si ricompose, tossendo e tirando su con il naso, e si rese conto che Yuya stava piangendo in silenzio lacrime virili, proprie dell'individuo che ci aveva provato quattro volte e finalmente ne era uscito vittorioso. Forse. Mancava sempre la pratica.
    Il che avrebbe normalmente tranquillizzato Josuke, se non avesse saputo che non si limitava a essere un cane in teoria. Aveva i suoi limiti, ecco, ma almeno li conosceva. Alla prima richiesta di una tecnica che andasse oltre alla semplice sostituzione a dieci centimetri di distanza, era pronto a stringere la mano all'esaminatore, salutare, andarsene e ritentare. Quando si trattava di menar le mani non era certo l'ultimo scemo, ma la sola esistenza del chakra che scorreva nel suo corpo lo disturbava un po'. A dirla tutta, Josuke non era sicuro di essersi dimenticato i rotoli la volta scorsa, ma che il suo cane infame li avesse nascosti solo per non farlo nemmeno arrivare all'umiliazione della pratica.
    Ma si era allenato. Costantemente. Sotto un aguzzino. Per la prima volta nella sua vita sapeva tutta la teoria.
    Annuì un altra volta a Yuya, che si era lanciato in grandi discorsi sui passi importanti della vita e quanto sarebbe stata orgogliosa la sua ragazza (Hikari, quella di Hekisui, non Hanako la sua amante di Suna), prima di venire interrotto da un altro paio di ragazzi che si unirono a loro con discorsi più o meno sensati su ciò che li poteva aspettare da lì a poco. Come se fosse propedeutico a non farsi salire l'ansia.
    Josuke si limitò a sorridere e annuire a tutti, ripensando a ilari siparietti come Momomaru che masticava i capelli di Yuri mentre quello dormiva.
    Quando la porta dell'aula finalmente si aprì -non che il sensei fosse in ritardo, ma ogni minuto era una sofferenza-, fu quasi preceduta dalla voce del maestro. Un giovane ninja dai capelli argentati, che aveva più lo sguardo di un rotwailler con la parrucca. Perlomeno non sembra aggressivo. Non ancora.
    Josuke tirò su con il naso e si tirò su, mettendosi a sedere sul banco invece che rimanerci sdraiato a pancia in su, posizione che aveva conquistato tra una chiacchiera e l'altra.
    Quando poi registrò l'intimazione a uscire, scese dal banco e fece per seguire il branco, improvvisamente estremamente silenzioso, ma venne bloccato dal suo nome proferito con tanto di profezia di morte.
    "Tutti tranne Inuzuka Josuke, lui sarà il primo."
    Ebbe la forte tentazione di uscire, scappare e fare il pescivendolo per il resto della vita, ma ormai che era lì, tanto valeva togliersi il dente.
    Quindi rimase dov'era e alzò una mano a mo' di risposta all'appello.
    Alla menzione del suo cane mancante, Josuke alzò entrambe le sopracciglia e fece per rispondere, ma non era certo che parlare delle pulci di Momomaru fosse un punto a suo favore- a quanto pare la gente era dell'opinione che se il suo cane si prendeva le pulci, era colpa sua in quanto padrone. Che sarebbe anche stato ragionevole, se Momomaru non fosse stato un cane Inuzuka, che andava dal veterinario da solo e si offendeva a ogni offerta di essere accompagnato.
    “E' indisposto.” gli uscì dalla bocca con un tono assolutamente artificiale, che poteva far sospettare che si stesse inventando balle lì sul momento e che nascondesse il cane sotto la felpa per scatenarlo con effetto sorpresa (non che Momomaru stesse più dentro i suoi vestiti da un bel po'). O che fosse un impostore.
    Josuke sentiva come una lieve secchezza delle fauci, a vedere quel serpente aggirarsi per la classe in mezzo ad oggetti appuntiti e contundenti. Come se già non avesse una lieve sincope al pensiero di dover utilizzare delle tecniche per davvero, senza potersi nascondere nelle ultime file.
    Che poi, a proposito di ultime file, dove erano i testimoni? Era legale questo isolamento del condannato? Josuke aveva i suoi dubbi, ma aveva molti più dubbi sul poter rimanere vivo se mai lo avesse fatto notare.
    Quindi si limitò ad aspettare che il sensei lo raggiungesse e si piazzasse davanti a lui con le braccia conserte. Brutto segno. Dimostrava poca disposizione al comunicare.
    Josuke si affrettò a disincorciare le proprie, capitate in quella situazione chissà quando.
    E proprio mentre eseguiva questo gesto, Josuke si sentì sbiancare, e poi si disse di aver capito male, e quindi si sporse verso l'esaminatore con lo sguardo sottile di chi stava pensando a come raggiungere una via di fuga.
    “Il cane?” chiese, giusto per prendere tempo e forse per scrupolo. “Il cane, quello indisposto? Sì. Ecco-”
    Josuke sospirò, non sicuro di voler davvero eseguire quello che gli era balenato nell'anticamera del cervello, sebbene fosse in teoria un'ottima idea per cominciare bene.
    “Se si accontenta di un copia.” buttò lì con un mezzo sorriso, con moderato entusiasmo. Insomma, non voleva certo dare a vedere che poteva essere la migliore situazione per esibire una tecnica decente: se l'esaminatore fosse stato sadico e lo avesse intuito, correva il rischio che invece gli chiedesse di trasformarsi nel kage di un altro pese, e per di più vestito da donna.
    Nel caso l'esaminatore gli avesse detto di proseguire, o dimostrato una qualsivoglia forma di assenso (o assenza di rifiuto), Josuke avrebbe prima di tutto tirato su con il naso, quindi raddrizzato la schiena, preso un respiro corto e preciso, e posizionato le mani davanti a sé, come aveva fatto tante altre volte in allenamento.
    Anzi si sarebbe stupito di trovarsi a suo agio nell'eseguire i sigilli: cane, cinghiale e pecora- che se ora era una sequenza data quasi interamente dalla memoria muscolare, era stata ai tempi imparata con insolita prontezza grazie alla pertinenza degli animali (cane per lui, chinghiale per Yuri “l'uomo che si chiamava sbagliato” e poi la pecora. Cosa che, la prime volte che si era accostato al concetto, non lo aveva di certo fatto arrossire alla base del collo, ma proprio no). Mentre avrebbe eseguito i sigilli si sarebbe concentrato sul flusso del suo chakra e quindi sulle familiari forme del suo cane Momomaru, a partire dalla coda arricciata all'insù, per finire con le tonde chiazze di pelo sul suo muso a mo' di sopracciglia. Era tra tutte l'unica tecnica che gli era sempre risultata meno difficile, se usata per trasformarsi nel suo cane: a volte gli sembrava che quel benedetto chakra fosse un unico flusso diviso tra i due.
    Si sarebbe quindi ritrovato, se la tecnica fosse andata a buon fine, a fissare il suo esaminatore dal basso, sottoforma di un akita giapponese bianco e grigio, dagli occhi tondi, le orecchie ben ritte, e un espressione poco impressionata dal mondo che Josuke conosceva bene, ma che avrebbe subito cercato di mutare in una più amichevole. Incerto sul dafarsi, Josuke si sarebbe quindi seduto a terra e avrebbe agitato la coda un paio di volte, perfettamente a suo agio nella sua forma canina. “Woof.”

    scheda
    Resistenza: 100
    Stamina: (50 - 5=) 45

    Azioni: Tecnica della Trasformazione, usata per esprimere in 3D l'animo canino di Josuke e trasformarsi in Momomaru, ma senza pulci.

    *

    Sai che ho problematiche logorroiche quindi niente :rosa:
     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    459

    Status
    Anonymous
    Narrato
    Pensato
    Parlato Allen
    Parlato Josuke


    E' più intuitivo di quel che sembra. Questo il pensiero che attraversa la mente del ninja, sempre immobile a osservare la performance del giovane studente. Nonostante le titubanze iniziali, e una domanda decisamente stupida, l'Inuzuka fece esattamente quel che Allen si aspettava da lui.
    Era chiaro che volesse vederlo trasformarsi nel suo cane, o in un qualunque cane avesse voluto. Aveva anche solo pensato di andare a casa a prendere quello vero? Peggio ancora, che l'esaminatore lo seguisse a casa sua? Roba da matti. Ma nonostante tutto, la tecnica adoperata dal giovane fu impeccabile. Composizione dei sigilli eccellente, buona concentrazione, un risultato più che discreto. Quello che era un alto ragazzo di Hekisui ora aveva assunto le sembianze di un akita scodinzolante.
    Per metà contento e per metà no, lo shinobi fece qualche passo indietro e si appoggiò alla scrivani alle sue spalle. Il tutto rimanendo con le braccia conserte, ovviamente.
    Poco prima aveva deciso che se Josuke non fosse stato in grado di accontentarlo, solo a quel punto avrebbe tolto gli shuriken dalla mensola su cui erano riposti e si sarebbe divertito con del tiro al bersaglio. Disdetta. Avrebbe data per buona la conoscenza e la padronanza delle sue abilità nella sostituzione.

    "Puoi sciogliere la tecnica."

    Al solito, Allen non voleva perdersi in chiacchiere inutili, chiacchiere che avrebbero ulteriormente allungato quella mattinata.

    "Mi dispiace darti questa notizia Josuke, ma seppur il voto dell'esame teorico ti abbia consentito di accedere alla pratica... io non sono soddisfatto."

    Zac! Senza giri di parole, il ninja si apprestò a rigirare il coltello nella piaga. Sapeva che per l'Inuzuka quello era il secondo tentativo per aspirare alla promozione, era a conoscenza del suo fallimento precedente. In sintesi, Allen era un bastardo e voleva capire se il giovane avesse imparato la lezione oppure no.

    "Ciò detto, sapresti dirmi cosa si intende per genjutsu?"


    L'esaminatore inclinò ancora una volta la testa senza però distogliere lo sguardo.

    "E magari un modo per liberarsene?"

    Chi lo ha detto che alla cosiddetta 'prova pratica' non si potessero verificare ulteriormente le conoscenze teoriche? Sì, Allen era contro il sistema di valutazione adottato in accademia, già lo ha detto e ancora lo dirà. Ma, prima di tutto, lui rimaneva una persona che traeva divertimento nel mettere in difficoltà gli altri, toglierli dalla loro zona di conforto.
    Però in fondo era una brava persona. Molto in fondo.

    Brava brava :rosa:
    Hai fatto quello che ti avevo chiesto, fatto uscire la personalità di Josuke inerente a quello che è il contesto dell'esame. Hai sfruttato gli elementi inseriti nel mio post e li hai sviluppati, good work.
    Già ero pronto per chiedere al tuo uomo-cane di fare altro, ma ho optato per un ritorno al teorico:
    principalmente per farmi odiare da lui e anche da te :asd:

    Domanda a sorpresa: sai dirmi cosa sarebbe successo se Allen avesse detto a Josuke di mantenere la tecnica e interromperla al post dopo? Sarebbe cambiato qualcosa oppure no?

    Per qualsiasi cosa, as usual, chiedi.
     
    .
  4. comealsollito
        Like  
     
    .

    User deleted


    Narrato
    "Josuke"

    Josuke temette per un attimo di aver fallito miseramente e di essersi trasformato in un ibrido fra cane e scorpione delle sabbie, tanto poco impressionato sembrava il baldo esaminatore. Quasi come per assicurarsi di essere un cane per davvero, agitò coda e posteriore e fece un altro woof.
    Il raffreddore però sembrava esserselo trascinato dietro. Sniff.
    Starnutì proprio quando l'esamintore cominciò minaccioso ad indietreggiare verso la scrivania, ornata di suppellettili ben puntute, solo per fare poi finta di niente. Chi aveva mai starnutito, non di certo lui.
    Grattandosi dietro l'orecchio con la zampa posteriore, attese l'arrivo di un qualsiasi tipo di istruzione. Che arrivò sottoforma di un ordine abbastanza diretto.
    Josuke si apprestò ad eseguire. Sciogliere la tecnica era molto più facile, bastava smettere di pensarci. Si ritrovò quindi a fissare nuovamente dall'alto l'esaminatore, ma non riuscì a resistere al continuare a grattarsi dietro l'orecchio, questa volta con la mano e retto sulle sue gambine.
    Alle seguenti parole dell'uomo, il grattino si trasformò in un lento massaggio del collo, accompagnato da un profondissimo respiro. Molto profondo. Perché. Perché a lui.
    “Non posso dire di esserne stupito. Dica.” setenziò con cristallina calma d'essere che rifletteva la sua morte interiore, la sua anima trascinata fuori dal corpo.
    Avrebbe potuto fare polemica. Avrebbe potuto piangere in un angolo. Ma non sarebbe servito a nulla, e poi aveva (forse) eseguito bene la prima tecnica, e in fondo l'aveva pur passato quell'infame scritto. Non aveva mica bisogno di rispondere alla stregua di un libro di testo.
    Forse.
    Sospirando di nuovo, attese la metaforica fucilazione.
    Che fece più male del previsto. La sua guancia ebbe uno spasmo, i denti vagamente digrignati, e finì per piantarsi le unghie della mano che aveva sul collo nella carne.
    “Come no.” sorrise, a un passo dal mettersi urlare pesce! Pesce fresco!. “Genjutsu.” puntualizzò portando la mano davanti a sé, con il palmo per aria. “Pratica fondamentale per un ninja.”
    Sì, forse. Se quel ninja non era un Inuzuka. E in particolare questo Inuzuka, che era un po' tocco e se lo diceva da solo.
    E ovviamente la richiesta non si era limitata alla sola descrizione, ma pure a un modo per liberarsene. E lì continuava a dolgere ogni possibile tasto. Ma qualcosa doveva pur dire, quindi mise su la voce da pff, ovvio, accompagnando il tutto con giuste smorfie e la convinzione di quando sua madre gli chiedeva perché mai non avrebbe dovuto picchiarlo con una platessa congelata.
    Un esorcismo avrebbe dovuto fare quella mattina. Tirò su con il naso.
    “Sì. Dicevamo. Il genjutsu. Il genjutsu è quell'art- quelle tecniche, justu per l'appunto, che non colpiscono il corpo fisico del nemico, ma la sua psiche.” il mix di finta eloquenza e tentativo tattico di non fare pause di venti minuti parlando lentamente e a voce alta era un attimo terribile, ma era anche un po' il suo modo di fare, con tanto di gesti casuali delle mani. Si sentiva un idiota. Un ingegnere che disquisiva di letteratura greco antica. Un parte di lui uggiulò, e sperò non fosse un vero suono dal retro della sua gola. “Praticamente ti fa vedere cose che non ci sono. Cioè, non a te utilizzato- lei utilizzatore, ma a chi lo subisce. Fa vedere cose, sentire cose-” il poco impressionato viso di Yuri gli apparse nell'alto dei cieli circondato da fiori probabilmente tossici, come un apparizione divina “-fa provare al bersaglio delle sensazioni fittizie, attraverso illusioni.” Eh.
    Aveva la netta sensazione di stare perdendo concetti per strada, ma era fin troppo fiero di sé stesso per quello che aveva prodotto. Non cercava mica l'eccellenza, conosceva i suoi problemi.
    “In quanto a liberarsene-” Eh. “Eh.” alzò le spalle, tornando a un tipo di comunicazione anche meno... anche meno. “Senta, non sono molto pratico. So che teoricamente si può contrastare la tecnica interrompendo il flusso del chakra. Il tuo, vittima. Se lo interrompi quando sei nell'illusione, il genjutsu si spezza, perché il nemico sta alterando il tuo chakra, quindi- quindi. E questo si chiama kai.” 'e non lo so fare manco mai nella vita' “Che poi, la cosa più importante per me, è che lo puoi usare su qualcun'altro toccandolo, e andando a interrompere il suo, di chakra." Che era anche il suo metodo preferito di uscirne: accompagnarsi a qualcuno che ce lo tirasse fuori.
    Annuì alla sua completa inabilità di anche solo concepire il fenomeno, anche dopo anni e anni che ci provava. E ci provava, eh, ma in pratica non gli riusciva, e se non gli riusciva non capiva, ma se non capiva non gli riusciva- insomma, un bordello: al limite poteva dire di aver forse imparato le basi. Come aveva imparato che doveva rifare il letto, anche se poi doveva tornarci dentro la sera. E poi- “E, ah, giusto, se ci si provoca del dolore fisico, da soli o con aiuti di suddette persone che ti accompagnano, allora si provoca uno shock nervoso al tuo cervello che ripristina le sensazioni alterate, contrastando quindi gli effetti del genjutsu.” Ecco, su shock nervosi e ferite si trovava meglio. Dolore, uguale sentire quello, e non ciò che qualcun'altro voleva.
    E di sicuro si stava scordando qualcosa, e di quello che aveva detto si capiva poco e nulla, ma fregaca- etchì. Starnutì e si strofinò un dito contro il naso, stando ad aspettare la nuova istruzione, che tanto un riscontro sulla qualità della risposta non l'avrebbe avuta mai da mister 'ti fisso negli occhi manco fossi un serpente a sonagli'. Già che c'era ricambiò lo sguardo fisso, ma senza particolari intenzioni. Anzi aveva quasi lo sguardo un po' sommesso di un cucciolo davanti all'alpha, che vorrebbe emanciparsi ma invece quasi si scusa di stare creando casini nel tentativo. Sorrise tentativamente, più con gli occhi che con la bocca, parzialmente da dietro la mano che aveva appoggiato sulla guancia.

    So che hai detto uno 1 modo di liberarsene, ma ho adottato la tecnica dello studente che sa e non sa: dire a caso tutto sperando di beccarci. Non ho idea di quanto sia riuscita a bilanciare la sua ignoranza effettiva, quanto ignorante si è convinto di essere, il suo dover aver imparato qualcosa a forza di sentirselo ripetere, e dare effettivamente l'idea di sapere più o meno di cosa sto parlando. Ce se prova.

    Poi, per quanto riguarda i conti rimangono uguali al turno precedente, quindi
    resistenza: 100
    stamina: 45

    Se invece, come da scenario da lei proposto, sensei, Josuke fosse rimasto un Akita come forse gli sarebbe convenuto fare a vita per sfuggire a queste infingarde domande e ai doveri dell'uomo, avrebbe consumato 2 punti stamina per mantenerla, portandolo in questo turno a
    stamina: (45 - 2=) 43

    Con la formula di 2 per ogni turno in cui la tecnica non viene sciolta.

    A lei la palla :rosa:
     
    .
  5.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    459

    Status
    Anonymous
    Narrato
    Parlato Allen


    L'arte oratoria non faceva decisamente per Josuke, così come neanche le arti illusorie. Nonostante la spiegazione costellata di ripetizioni, giri di parole e non necessari gesti delle mani, lo studente era riuscito ancora una volta ad accontentare il suo esaminatore. Ovviamente quest'ultimo non si mosse di un millimetro dalla sua posizione, probabilmente non avrebbe nemmeno sbattuto le palpebre se ne avesse avuto la possibilità. Lo sguarda di Allen non abbandonò per un istante l'Inuzuka, prestando attenzione anche al più piccolo spasmo muscolare. Osservare era sempre stato uno dei suoi punti di forza, scorgendo cose che magari ad altri sfuggivano o che venivano tacciate per non rilevanti.
    Josuke non sapeva se inserirlo in quest'ultima categoria, ma sicuramente rientrava più nel gruppo di chi preferiva agire anziché analizzare attentamente una situazione.

    "Mi pare di capire che le arti illusorie non facciano per te."

    E quello lo avrebbe capito anche un muro, probabilmente.

    "Come reagiresti se il tuo avversario fosse un maestro nelle arti illusorie? Ti faresti venire tic nervosi come poco fa?"

    Provocare era una delle altre cose che ad Allen riusciva benissimo.

    "Sono curioso, Inuzuka Josuke. Come mai hai deciso di diventare uno shinobi? Tieni presente che la tua risposta influirà sulla mia decisione, così come hanno influito il test teorico e l'esercizio banale di poco fa."


    Le motivazioni che spingevano i ninja a intraprendere quel cammino erano, a parer dello shinobi, ben più importanti di qualsiasi lezione teorica o esercizio pratico. Per entrambe le cose si poteva migliorare, si poteva impiegare tempo per acquisire nozioni e tempo per perfezionare jutsu. Il proprio credo ninja invece difficilmente subiva mutazioni, era importante decidere per cosa o per chi si decideva di seguire quel cammino. Un cammino che a volte metteva a rischio anche la propria vita.

    "Perciò pondera bene le tue parole ragazzo, ma sii sincero."

    Daje che siamo alla fine.
    Mi pare inutile allungare ulteriormente il brodo :sisi:
     
    .
  6. comealsollito
        Like  
     
    .

    User deleted


    Narrato
    "Josuke"

    Josuke gli concesse un sorriso quasi malandrino a sentirsi dire quello che sapeva anche il gatto della lavandaia più cara di Suna. Ponderò la riposta un attimo sotto lo sguardo fisso e attento del suo esaminatore, spostando il peso da una gamba all'altra.
    “Affrontare qualcuno è molto diverso dal saper dire come bisognerebbe farlo. Metta il caso di prima. Mi sono trasformato nel mio cane ed è finita lì, me lo avesse chiesto per iscritto in una situazione ipotetica, probabilmente avrei risolto dandole il mio indirizzo di casa.” sorrise, prendendosi in giro da solo, alzando le spalle. “Quando c'è da fare una cosa, mi trovo a mio agio.”
    Si fermò un attimo prima di elaborare sull'affrontare un esperto di genjutsu, questione che si era posto da solo più di una volta, e che avrebbe continuato a chiedersi sempre, ma non era molto più utile del passare le notti a pensare cosa avrebbe fatto se un terremoto gli avesse fatto crollare il tetto in testa mentre dormiva. Sopratutto per lui, che a pensare generalmente non risolveva nulla, e anzi peggiorava le cose.
    “Penso che abbiamo tutti punti di forza e ambiti nei quali siamo completamente inutili. Quello che sto cercando di fare è di coprirmi un po' le spalle e imparare le basi, per non rimanere completamente inerte. Sto facendo allenamenti specifici da un po', per cavarmela. Evitare la fonte, tipo stare attento ad evitare gli occhi o tapparmi le orecchie; fare del male a loro prima che lo facciano a me, farmi mordere dal mio cane a genjutsu in atto... ma parlando onestamente, mi conosco abbastanza per dire che improvviserei. Seguo il mio istinto molto più di quanto io non segua la testa. Per come sono fatto, per me sarebbe stupido fare il contrario.”
    Josuke parlava poco, ma quando lo faceva, lo faceva per pensare. Parlare ad alta voce dava una direzione a pensieri che solitamente rimbalzavano e basta contro le pareti del suo cranio.
    “E poi-” aggiunse, guardando con forza il suo esaminatore negli occhi con una determinazione che sembrava stranamente al suo posto nei suoi occhi, anche inserita nella sua posizione rilassata. “Non sono mai da solo. C'è Momomaru con me.”
    E Yuri, avrebbe aggiunto, ma sapeva che se dichiarare la presenza del suo cane era normale, un po' meno lo era quella di un altro ninja: diverso dal nominare quello che era a tutti gli effetti una parte del suo essere. D'altronde, non era sicuro di poter scindere il perché facesse quello che faceva da Yuri, ormai. O di sua madre e suo madre, e di tutti gli altri abitanti di un villaggio che conosceva sin da piccolo e ai quali voleva bene.
    Discorso che avrebbe evitato come la peste, mai sicuro di che tipo di ninja si trovasse davanti, se del tipo 'la missione prima della vita', o 'si fa il ninja per gli altri non per sé stessi'.
    Sospirò di nuovo quando l'esaminatore, ovviamente e puntuale come un ninja modello, gli impedì di farlo. Come aveva deciso di fare lo shinobi. Eh.
    Si riportò una mano dietro al collo e ripensò alla sua infanzia passata da normale ragazzino che vedeva la madre vivere lamentadosi una vita che, onestamente, gli sembrava invidiabile nella sua quotidianità; e un padre invece che spariva e ricompariva, sempre pieno di ferite, ma anche di storie, e sempre con un sorriso sulle labbra.
    Sorrise a sé stesso all'esortazione ad essere sincero, come se non fosse così tonno da poter fare altro.
    “Gliel'ho detto, non sono da solo. E non ho intenzione di ritrovarmi ad esserlo. Se facendo lo shinobi posso proteggere il mio branco, per evitare che si ritrovino a piangere di notte perché hanno perso qualcuno, o aiutare chi è solo, lo farò. Voglio farlo.” alzò le spalle e incrociò le braccia al petto istintivamente.
    Non era un gesto che faceva spesso, ma si sentiva esposto, e sopratutto non gli andava di venire criticato per quello che sentiva nelle ossa e non sapeva nemmeno formulare.
    “E poi-” ricominciò ad aggiungere, con quella congiunzione che era quasi un suo tic “in tutta onestà, mi diverto.”
    Non lo aveva detto per cercare una reazione, ma semplicemente perché era vero. Un semplice allenamento lo riempiva non di gioia umana, ma di un sentimento puro e ferale che lo faceva sorridere quando andava al tappeto, e stimolava ogni cellula e ogni nervo del suo corpo. E non aveva intenzione di rinunciarci in ogni caso.
    Sempre a braccia incrociate, e con gli occhi accesi dalla sola rievocazione delle sensazioni del suo corpo in movimento e dell'avere un obiettivo da cacciare, tornò nuovamente a guardare il suo esaminatore, quel giovane che sembrava granito scolpito con grazia.
    Il destino di Josuke era nelle sue mani, ma Josuke aveva smesso di pensare al perché avrebbe dovuto fallire e stare all'erta, e si stava finalmente concedendo di pensare che forse, semplicemente, voleva fare lo shinobi perché non c'era alternativa, non veramente, e ci avrebbe provato e riprovato fino a che qualcuno non se fosse accorto.
    Stream of consciousness questo giro.

    Le lascio il mio futuro in mano :rosa:
     
    .
  7.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    459

    Status
    Anonymous
    Narrato
    Parlato Allen


    Ripetenti fa rima con incompetenti. Questo era quanto gli era stato detto quella stessa mattina, appena arrivato in accademia, prima di dirigersi ad esaminare gli studenti. All'inizio Allen non era certo se credere o no a quelle parole, in quanto fiero sostenitore del detto 'vedere per credere', ma ora si era fatto una sua idea. Se i famosi ripetenti erano tutti come il ragazzo che si trovava di fronte, sarebbe stato ben più che lievo di occuparsi sempre e solo di loro.

    "Bravo ragazzo. Apprezzo la sincerità."


    Un complimento. Incredibile ma varo, lo shinobi era riuscito a commentare qualcosa senza sputare sentenze o dare ordini.

    "Mi piacciono quelli come te. Certo, c'è ancora molto da lavorare, specialmente su evidenti carenze teoriche e pratiche, ma sei ancora agli inizi."

    Inaspettatamente arrivò quello che sembrava un sorriso. Durò solo pochi istanti, così da non chiarire se si trattasse effettivamente di un sorriso oppure di uno spasmo muscolare involontario.
    Lo shinobi si alzò dalla cattedra sulla quale era appoggiato, la circumnavigò, e si sedette sulla sedia dietro di essa.

    "Gradirei che non dicessi nulla ai tuoi compagni fuori riguardo a quanto successo qui. Normalmente la valutazione avrebbe dovuto tener conto di altre cose."

    Senza andare troppo nello specifico, non sia mai che l'Inuzuka sventolasse ai quattro venti i piani dello shinobi, Allen aprì un cassetto sulla parte sinistra della cattedra ed estrasse un modulo precompilato.

    "Questo è da presentare al secondo ufficio sulla destra del primo piano, quello con molta gente dentro e poca voglia di lavorare. Ti faranno firmare un secondo foglio e poi riceverai il tuo coprifronte."

    Mentre parlava il ninja non alzò gli occhi dal foglio, intento a controllare che tutto fosse segnato correttamente e mettendo la firma dove serviva. Al che si interruppe un attimo, rimase con la penna a mezz'aria per poi alzare gli occhi su Josuke.

    "Ripensandoci, comunica ai tuoi colleghi che ho una voglia matta di sfruttare le armi da lancio che sono qua dentro. Sarà divertente."


    Ciò detto finì di compilare le ultime righe, fece strisciare il modulo verso il ragazzo e si adagiò contro lo schienale della sedia.

    "Congratulazioni, Inuzuka Josuke."


    Eccoci alla fine! :rosa:
    Brava, mi sono divertito a leggere i tuoi post, erano ben scritti troppevirgolemalosai, coerenti e blablabla. Non vedo l'ora di sapere altro di Josuke e niente, puoi prenderti 34 exp e andare in pace.
    Ti ho inviato delle domande via mp a cui puoi rispondere appena hai un attimo di tempo :sisi:
    Visualizza questa discussione per il passaggio di grado.

    See ya soon :rosa:
     
    .
  8.     Like  
     
    .
    Avatar

    Hey, Axel. You haven't forgotten? You made us a promise. That you'd always be there... to bring us back.

    Group
    Oto's Ninja
    Posts
    1,202
    Location
    Italia

    Status
    Anonymous
    Prenditi 34 pure tu :3
     
    .
7 replies since 21/9/2017, 14:07   164 views
  Share  
.