Una testa fra le nuvole

Accademia Akai Chinoike

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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Le cime nevose di Kumo portavano una brezza fredda al villaggio, quasi gelata. L'inverno era arrivato da qualche giorno e gli abitanti erano ben attrezzati a quell'evenienza. Chi con sciarpe lunghe e chi con maglioni pesanti, ognuno combatteva la fredda temperatura come meglio poteva. I ninja erano coloro che riuscivano a sopportare meglio il clima attuale, abituati a far da vedetta anche nei giorni più bui e freddi dell'inverno.
    Quella mattina però c'era qualcosa di diverso nell'aria. Un misto d'ansia e nervosismo, causato dagli imminenti esami.
    L'accademia era colma di giovani e il suono della campanella li vide raggrupparsi nelle proprie classi. Come se fosse un normale giorno di scuola quando in realtà non lo era per niente. Quel giorno non venivano ammessi errori né richiami. La maturità era anche una componente fondamentale per cominciare la carriera nel mondo degli shinobi.
    Il sensei, seduto dietro la cattedra e coi piedi appoggiati sul tavolo, aspettò l'arrivo degli allievi masticando uno stecchino per passare il tempo. Aveva dei lunghi capelli argentati, in contrasto con la carnagione scura tipica del paese. Gli occhi castani e il viso giovanile. Vestiva con la solita divisa ninja e una sciarpa attorcigliata per metà al collo, mentre il resto penzolava verso il basso.
    Una volta riempita la classe, fece l'appello e con calma si alzò dalla sua comoda posizione, dopo aver chiuso il registro.


    Dunque baldi giovani! Scendiamo nel campo d'allenamento interno. Voglio vedere di cosa siete capaci!

    Si mise a capofila e cominciò a scendere le scale, dirigendosi nella grande aula adibita all'allenamento nelle arti ninja. Si trattava di una stanza rettangolare, lunga una trentina di metri e larga una decina. All'interno v'erano dei manichini di legno usati per il tiro a bersaglio, qualche oggetto per la sostituzione e uno scaffale con le principali armi, quali shuriken, kunai e spade di vario genere. In alto v'erano delle lunghe finestre in cui era possibile vedere il cielo, che permetteva alla luce di penetrare e illuminare la sala.
    Arrivato al centro del campo il sensei si girò verso gli alunni e fermò la loro avanzata con un gesto a mo di alt.


    Bene bene bene! Vediamo con chi cominciamo.....

    Ci pensò su per qualche secondo, finché non sparò il primo nome che gli venne in mente:

    Akai.. Ch-chinoike. Giusto? Vieni avanti.

    Aspettò che il ragazzo si facesse avanti per poi continuare a parlare:

    Vediamo se riesci a scalare quella parete e a moltiplicarti lì stesso.

    Indicò lo spesso muro che si trovava alle spalle del gruppo.

    Riuscirai a dosare correttamente il chakra per mantenerlo nei piedi? Fammi vedere!
    Eccoci quì. Surgical Ruola pure il tutto, ciò che io non ho descritto puoi farlo tu a tua immaginazione. Prova ad eseguire le azioni richieste senza essere autoconclusivo. Sarò io a decidere l'esito in base al tuo post. Se hai domande o perplessità mandami pure un MP oppure chiedi in domande!
     
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  2. Surgical
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    narrato, parlato, parlato altri"

    "Akai Chinoike, sei un incapace!" io ero lì, più sorpreso che altro, seduto sulle ginocchia, stanco morto, mentre il maestro davanti a me, con fare tracotante, aveva sembianze demoniache. Ricominciò a parlare "Per non avere superato neanche una delle prove dell'esame di promozione a genin...Io ti boccio!" intorno a me, altri ragazzini, ai miei occhi poco più che ombre senza faccia, ridevano di gusto. Poi, non so esattamente da dove, tirò fuori un enorme martello, con scritto su entrambe le facce "bocciatura". Poi mi caricò, martello spianato. Solo allora mi accorsi di essere seduto vicino ad uno strapiombo. Che dava su un lago. Di lava. Alla faccia di chi mi voleva far credere che l'esame fosse una cosa semplice... E mi colpì, fu un impatto davvero brutale. E al peggio un c'è mai fine, poiché mi ritrovai in caduta libera verso il lago di lava. Quando atterai, però, non trovai la bruciante lava, ma un soffice materasso. Inoltre, quello che vidi mutò radicalmente. Non c'era più il mio sensei esaminatore, circondato dagli studenti motteggiatori, ma c'era soltanto il soffitto della mia camera, spoglio come sempre. Mi alzai, a sedere, sul mio letto. Quello era sicuramente un brutto sogno, ultimamente mi accadono più spesso del normale, probabilmente è lo stress per la mia imminente entrata nella vita ninja. Guardai l'orologio, segnava le 6,45. Io sarei dovuto andare a scuola alle otto in punto. Bene, ma non benissimo, in teoria mi sarei dovuto svegliare tra mezz'ora. Meglio prima che dopo, comunque. Mi alzai in piedi, e mi cercai qualcosa di comodo da vestire. Presi fuori il primo kimono che presi in mano, e me lo misi addosso. Mi stava bene, quindi mi sarei presentato così all'esame genin. Però che fare nella prossima ora e mezza? Ottima domanda. Decisi che avrei fatto una visita mattina di kumo. Mi misi una giubbotto addosso, un copricapo di pelliccia, e uscì, ma prima mi assicurato di scrivere un biglietto per i miei genitori con su scritto di non preoccuparsi per me, e di non prepararmi la colazione. Il gelido freddo delle mie montagne mi attenagliò all'istante, svegliando completamente i miei senso ancora un poco addormentati. Mi diressi a passo spedito verso la piazza principale, dove, come ogni fine settimana, c'era il mercato di prodotti freschi dai contadini della regione che sfortunatamente, a causa del terreno brullo, non rendevano granché. Quando arrivai, molti venditori erano ancora impegnati a allestire i loro banchi, mentre gli altri, in attesa dei clienti, sonnecchiavano su una sedia. Io mi aggirai tra i tavoli, in cerca di un prodotto specifico. Finalmente lo trovai. Mi fermai di fronte a quel banco, e cercai di attirare l'attenzione del commerciante, e ci riuscì, dopo qualche secondo. Un buon tempo, tutto sommato. "Salve giovanotto, desideri??" "Salve, vorrei una mela e una pera, grazie! " ""Ecco a te, prego! dopo mi allontanai a passo spedito, e mi diressi verso scuola, mangiando nel mentre i frutti che avevo comprato prima. Essendo passato già un po' di tempo, decido che posso andare a scuola. Ci arrivai a con pochi minuti di anticipo sul mio orario abituale, e potei notare che buona parte dei miei compagni di classe erano già arrivati. Ottimo, al posto di non fare niente da solo, avrei fatto la stessa cosa, ma circondato da persone che pensavano di conoscermi. Di solito l'atmosfera tra noi era di scherzo, ma questo non era un giorno qualsiasi. Oggi la tensione era palpabile, e si parlava quasi sottovoce, tanta era la soggezione dei miei compagni. L'ansia non mi era ancora arrivata, ma sapevo che non si sarebbe fatta attendere. I discorsi erano quasi monotematici "Sai mi hanno detto che sarà molto più difficile dei test di preparazione che abbiamo fatto " disse uno "Certo, altrimenti ci sarebbero molti più ninja, che quasi sempre vuol dire mancanza di qualità. " rispose un altro "In ogni caso si per certo che non avremmo il nostro sensei, ma un altro, per far sì che il giudizio su di noi sia oggettivo" " questo vuol dire che non sarà sensei Ryuu a esaminarci? Peccato... direi di renderlo fiero, che dite?!" "Sì, mettiamocela tutta! " In quell'esatto momento suonò la campanella. Tutti gli studenti, con fare molto silenzioso e composto (cosa inimmaginabile in un giorno qualsiasi) entrarono nelle loro aule. Io mi misi al mio solito posto, ma prima feci in tempo a notare il nostro sensei/esaminatore. Lo osservai, cercando di farne un suo profilo psicologico. I capelli lunghi e argentati potevano voler dire vanità, o semplicemente poca voglia di tagliarseli, o ancora un'adesione alla moda del momento. Ma erano anche molto scomodi in un combattimento ravvicinato, quindi era principalmente un utilizzatore di genjutsu o di ninjutsu. La carnagione scura tipica di kumo, insieme alla giovane età posso indicare una testa calda, che non è necessariamente in contrasto con la prima ipotesi. Poi, ci ha chiamato baldi giovani, e aveva le gambe sulla cattedra; tutte cose che rafforzano la seconda ipotesi. Il fatto che abbia uno stecchino tra i denti, indica impazienza. Quindi, abbiamo: un giovane, testa calda, impaziente, probabile utilizzatore di Jutsu ad alta distanza. Fece l'appello, poi ci portò in un campo d'addestramento interno. Poi, ci chiede di mostrargli cosa sapevamo fare. E sparò un nome a caso. Il mio ovviamente. Era ovvio che la mia capacità di deflettere l'attenzione sarebbe venuta meno quando più ne avevo bisogno. "Vediamo se riesci a scalare quella parete e a moltiplicarti lì stesso. Riuscirai a dosare correttamente il chakra per mantenerlo nei piedi? Fammi vedere!" Intorno a me si creò immediatamente un vuoto, e mi ritrovai, come al solito, da solo. Mi indicò come parere da scalare quella alle mie spalle. Sentivo gli sguardi di tutti sulle mie spalle, e non era una delle sensazioni più belle che potessi provare. Nonostante ciò, mantenni un portamento composto, e un atteggiamento distaccato. Arrivato vicino al muro, incominciai a concentrare il chakra sotto le piante dei piedi. Sentii i miei piedi formicolare. Era una sensazione normale, Mi avevano detto, ma io non riuscivo a togliermi il vizio di scuotere le gambe, come se i miei piedi fossero addormentati. Cercai, di trattenere la mia reazione istintiva. E mi diressi verso il muro, cercando di tenere un passo il più regolare possibile. Poi, una volta che fossi stato a metà strada te a il soffitto e il pavimento, mi fermai. Presi un bel respiro, e con fare lento ma deciso composto i sigilli per la bunshin no jutsu. Per prima cosa composi il sigillo della pecora, poi quella del serpente e della tigre. Nessuno in quel momento stava pregando più di me che il tutto funzionasse a dovere. Per darmi carica, convinzione e sicurezza, inoltre, scandii ad alta voce il nome della tecnica "Bunshin no jutsu!"

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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Il ragazzo eseguì gli ordini del sensei senza fiatare, dirigendosi verso la parete indicata per fare il tutto.
    I suoi movimenti erano fluidi e decisi, trasmettevano sicurezza.
    Gli altri alunni, compagni del ragazzo, formarono una specie di semicirconferenza, osservando con curiosità il primo esaminando per cercare di cogliere tutti gli aiuti possibili per la loro imminente prova. Il maestro d'altro canto non smise di masticare lo stecchino, passandolo da una mole all'altra come per giocarci. Non rimase stupito dall'esecuzione dell'allievo, aveva sentito parlare di lui dai suoi colleghi e a quanto parve le voci erano vere. Era bravo a manipolare il chakra, forse più di tutti gli altri compagni, riuscendo a mantenere la concentrazione sopra la parete in quel modo, mentre altre due copie venivano a formarsi ai suoi lati.


    Ottimo, ottimo, puoi scendere e sciogliere la tecnica!

    Urlò ma non troppo, giusto quanto bastasse affinché il ragazzo in lontananza lo sentisse. Il suo pensiero su di lui si era già formato, mancava giusto qualcosa, qualcosa che le tecniche non potevano spiegare.
    Fece cenno ad Akai di avvicinarsi a lui, e una volta abbastanza vicino cominciò a parlare:


    Sei preparato nel ninjutsu.. ma nella teoria? Sapresti dirmi la differenza tra un Jonin e uno Special Jonin?

    La prima domanda fu schietta, sparata come un fulmine a ciel sereno. Solitamente chi era bravo nella pratica si rivelava scarso nella teoria, ed era proprio ciò che il sensei voleva verificare. Non voleva che tutti fossero dei secchioni, ma i fondamentali dovevano pur saperli. E poi volle valutare qualcos'altro, fuori dall'insegnamento scolastico. Le idee, i pensieri e le ambizioni di un giovane promettente come quello che aveva davanti.

    Akai Chinoike, dimmi un po'... perché vuoi diventare uno Shinobi? A cosa aspiri?
    Scusa il ritardo! Le ferie adesso son finite però :asd:
    Riguardo il post precedente, sei stato bravo con le azioni a non essere autoconclusivo. Ma il profilo psicologico... non si può guardare. Nel manga di naruto la maggior parte dei taijutsu type hanno capelli lunghi, e non per forza devono essere robusti. Vedi neji hyuga, o hinata. Io lo stecchino certe volte pure lo mastico, ma per fare qualcosa, per passarmi il tempo, non perché sono impaziente A parte ciò, tutto ok, ruola e agisci di conseguenza.
    Dovrai semplicemente rispondere alle domande seguendo il profilo psicologico del tuo pg :sisi:
     
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  4. Surgical
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    narrato, parlato, parlato altri"

    Riuscii a fare tutto quello che mi aveva chiesto. Grandioso, ce l'avevo fatta. Ora potevo considerarmi un genin, giusto?
    Sbagliato, perché il sensei, dopo essersi complimentato con me, mi chiese di scendere e di venire da lui. Evidentemente stavo ancora in bilico tra la promozione e la bocciatura, e la mia ansia non era per niente diminuita. Feci sparire le due copie, scesi dal muro con passo celere e presi un bel respiro. Subito dopo attraversai nuovamente il campanello di studenti ammirati sicuramente per la mia dimostrazione di controllo del chakra, per ritrovarmi davanti al sensei. Lui decise di farmi subito una domanda bruciapelo. "Sei preparato nel ninjutsu.. ma nella teoria? Sapresti dirmi la differenza tra un Jonin e uno Special Jonin? " sentita la domanda, sorrisi. In realtà, la teoria era il mio punto forte, mentre la pratica era solo discreta. Quindi risposi senza esitare "Gli special Jounin sono ninja che si sono specializzati in una sola delle quattro arti principali: ninjutsu, taijutsu, nintaijutsu o genjutsu. I Jounin invece hanno una preparazione a trecentosessanta gradi. Ovviamente, gli special Jounin, dopo la promozione posso concentrarsi nelle altre arti e diventare Jounin. Si potrebbe dire che il grado special Jounin si a metà tra il grado chuunin e quello Jounin, senza essere necessario." Pescai dalla mia testa tutte le nozioni di cui avevo bisogno, per poi usarle come risposta alla domanda del sensei. Subito dopo mi fece un'altra domanda, molto più intima, e sicuramente altrettanto importante "Akai Chinoike, dimmi un po'... perché vuoi diventare uno Shinobi? A cosa aspiri?" A quella domanda mi feci un auto esame di coscienza, e decisi di rispondere in modo più sincero possibile. "Lo ammetto in tutta sincerità: sono diventato ninja per discendenza. Già, forse non é il motivo più nobile, ma tutti nella mia famiglia sono stati ninja, anche solo per un breve periodo di tempo, e comunque credo che con l'abilità innata che ci ritroviamo in famiglia, ritengo sia proprio uno spreco non farlo." Era la pura verita, anche se non mi era per niente piaciuto dirlo vicino a tutti i miei compagni. Non perché avevo paura che mi prendessero in giro, ma perché mi metteva in soggezione parlare di cose personali davanti a loro. Dopotutto non mi era mai capitato prima.
     
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    Il dialogo tra esaminatore ed esaminando ammutolì i presenti, spaventati e timorosi di ricevere qualche rimprovero per il mormorio precedente.
    Akai d'altra parte rispose correttamente alla domanda teorica sulla gerarchia ninja. E fu schietto sulle sue ambizioni o motivazioni che lo portavano a fare il ninja. Non possedeva chissà quale desiderio o voglia precisa, percorreva il cammino prescritto dai suoi avi perché era giusto così, senza se e senza ma. Era un giovane più semplice di quanto il sensei avesse potuto pensare. Diligente di sicuro, serio altrettanto. Chissà cosa avrebbe fatto durante la sua carriera e chissà fin dove si sarebbe spinto nel suo avvenire. Il maestro era curioso, ma quelle non erano domande che potevano trovare risposta in quel preciso giorno.
    Ad ogni modo l'uomo sbuffò, poi sputò lo stecchino per terra.


    Bene. Non hai ancora un credo ninja, ma non è fondamentale per cominciare. Mi hai convinto, sei stato bravo.

    Infilò la mano destra nel borsello posto sul fianco e ne tirò fuori un coprifronte nuovo di zecca. La piastra metallica col simbolo di Kumo era luccicante, mentre la stoffa blu che lo avvolgeva profumava di nuovo.

    Akai Chinoike, da oggi sei uno Shinobi del villaggio della nuvola, congratulazioni!

    Porse lo stendardo al giovane mentre gli altri compagni scoppiarono in un applauso.
    Il sensei aspettò il termine dei rumori per continuare a parlare.


    Mostra il coprifronte al bancone della segreteria, ti spettano un borsello e un taschino porta armi. Puoi andare!

    Lo congedò in fretta, mentre l'ansia ricominciò a percuotere le menti degli altri giovani presenti. Chissà chi sarebbe stato il prossimo.
    Post di chiusura e abbiamo finito. Poi puoi richiedere tutto ciò che ti spetta in domande, negli aggiornamenti della tua scheda!
     
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  6. Surgical
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    Dopo aver risposto alla domanda teorica e quella sulle mie motivazioni, l'esame era finalmente finito. Avevo chiuso con l'Accedemia, con le noiose lezioni teoriche, ed ero finalmente un ninja a tutti gli effetti. Il sensei mi disse che il credo ninja non era necessario per cominciare la carriera da Genin. "Akai Chinoike, da oggi sei uno Shinobi del villaggio della nuvola, congratulazioni!" Quindi tirò fuori un coprifronte nuovo di zecca, con la lastra metallica scintillante ed intensa, così come la fascia che permetteva di legarla. Ringraziai il maestro con voce sottile, quasi assente, mentre si congratulava con me e il pubblico di studenti si spendeva in applausi. Uscì da quella stanza, che si era diventata il mio incubo a momenti, con cuor leggero e un poco saltellando un poco canticchiando raggiunsi la segreteria. Lì mi avvicinai alla ragazza nella segreteria, e le mostrai il coprifronte. Lei annuì, sorrise, e andò velocemente nel backoffice. Li, qualche momento dopo, se ne tornò fuori con un taschino porta armi e un borsello, per poi sorridermi e dire "Complimentiper la promozione!". Ringraziai anche lei, e poi indossai i tre nuovi accessori (il coprifronte non lo avevo ancora indossato a causa della smania di prendere anche gli altri due accessori). Subito dopo uscì dall'edificio e volai, letteralmente, a casa, a mostrare con orgoglio i miei risultati. Da quel giorno, ero un genin di kumo!
     
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    25 exp. Puoi richiedere il tutto in domande, negli aggiornamenti della scheda!
     
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    Hey, Axel. You haven't forgotten? You made us a promise. That you'd always be there... to bring us back.

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