L'amore corrotto

[PQ] Sblocco Elemento Raiton

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    L’amore corrotto


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    Dopo aver superato l'esame da Genin, Hikaru Fujiwara attendeva l'esito dei suoi compagni nel cortile dell'accademia. Era sdraiato in una piazzola erbosa, con le mani sotto il capo e le ginocchia piegate. In tutta l'area regnava una calma ed un silenzio del tutto anormali. Non era abituato a quella sensazione di quiete in accademia.
    E mentre il ragazzo rielaborava con la mente l'intero esame, socchiuse pian piano gli occhi fino a che non venne rapito da un sonno improvviso. Probabilmente tutta la tensione accumulata in quella giornata così speciale quanto faticosa, aveva stressato a tal punto il neo Genin da farlo cadere nelle braccia di Morfeo, come se non dormisse da giorni.

    HIKKIIII!! Ehi Hiki!

    Una voce femminile rimbombò in tutto il cortile costringendo Hikaru ad interrompere il suo sonnellino e non ci mise molto a riconoscere la sua amica Hannette che gli stava andando incontro di corsa.
    Le piombò addosso con un balzo, atterrando con il sedere sulla pancia di lui che, all'impatto, inarcò verso l'alto il busto.
    Fece un colpo di tosse prima di aprir bocca.

    Maledizione Hannette! Stavo dormendo!

    Disse irato mentre cercava di divincolarsi dalla kunoichi sopra di lui. E più cercava di liberarsene più lei faceva forza con le gambe per continuare a restargli sopra.

    Guarda qua! Orgogliosa gli mostrò il coprifronte della Nuvola.

    Fantastico! Sei una Genin, bravissima, ti faccio i miei complimenti, non avevo dubbi, ma adesso spostati perché mi stai bloccando il fiahh…

    Eeh come siamo delicatini! Il nostro Villaggio ha bisogno di gente forte, lo sai vero? Non fare la mammoletta, e poi peserò la metà di te… Aaah come sono contenta!! Esultò lei con le braccia alzate in aria. Poi dal suo viso si poté notare un ghigno.

    Hikaru, come se già sapesse il significato di quella espressione, di tutta risposta afferrò saldamente i polsi della sua amica così da volerla immobilizzare nei movimenti.

    Eh eh eh… non mi servono le braccia

    Di colpo avvicinò la sua testa al viso di Hikaru e in men che non si dica la kunoichi iniziò stampargli dei baci sonori sulle guance, uno dopo l'altro, come se volesse torturarlo. In realtà a lei piaceva abusare in quel modo del suo amico che, di tutta risposta, cercava di allontanare il volto dalle sue labbra, sempre senza successo.

    Ma che coppietta carina che abbiamo qui.
    Quella voce non tardò molto ad indentificarsi. Sonja Utsuki era seduta sul ramo di un albero piantato nella stessa piazzola dei due amici. Sulla sua fronte poterono notare il coprifronte da Genin.

    Non sarai mica gelosa Sonja? Se vuoi posso baciare anche te, lo sai che non ho problemi al riguardo Rispose subito Hannette.

    Stammi lontana stupida viscida che non sei altro! Ribatté Sonja mentre con un colpo di reni balzò dall'albero per atterrare vicino ai due ragazzi.

    Nonostante la promozione a Genin sei sempre nervosetta eh? Intervenne Hikaru tutto d’un fiato, ancora sotto la sua amica.

    E tu sei sempre così frigido? Ma che problema hai? Puoi dirlo sai, non è più uno scandalo ormai… noi ti capiremo e ti accetteremo ugualmente…

    Ma falla finita… Gridò il ragazzo con un po' di fiato in gola E falla finita anche tu! Rivolgendosi ad Hannette che, offesa, si alzò di colpo da lui.

    Sei antipatico! Soprattutto quando c'è di mezzo questa arpia, diventi intollerante e scontroso.

    Si vede che le vere donne gli faranno un brutto effetto! Provocò nuovamente Sonja.

    Io invece credo proprio che tu non voglia accettare il fatto che lui ti detesti, dì la verità Sonja, tutte le volte che ci vedi insieme devi sempre intervenire e romperci le palle, come se non avessi nient'altro da fare!

    E così le due kunoichi andarono avanti ancora un po’ ad insultarsi a vicenda mentre Hikaru, con lo sguardo provato, si allontanava lentamente dalle due, cercando di non farsi notare.

    DOVE CREDI DI ANDARE TU?
    Gridò Hannette al suo amico.

    A mangiare qualcosa…. Se la piantate di fare le gallinelle nevrotiche possiamo andarci insieme, una buona volta… Propose il giovane per tentare di placare un po’ le acque.

    Io con questa qui non ci mangio, mi andrebbe tutto di traverso Rispose Hannette; così le due ripresero a discutere incuranti del fatto che il ragazzo stava abbandonando l’accademia.


    Aveva quasi raggiunto il chiosco dei suoi genitori, quando venne raggiunto da Hannette e Jotaro.

    Yo Hikaru. Questa pazza stava per scontrarsi con Sonja Utsuki. Disse subito l’amico preoccupato. Non immagini che casino hanno tirato giù!

    Magari gliele avrei suonate una volta per tutte! Hannette aveva ancora lo sguardo furioso.

    Ma sentila continuò beffardo Jotaro Lo sanno tutti che Sonja è un genio, non riusciresti mai a dominarla…

    Ragazzi per favore, non iniziate anche voi due adesso. Andiamo a mangiare … offrono i miei! Concluse sorridendo.

    I tre amici si sedettero attorno ad uno dei pochi tavolini presenti nel locale dei Fujiwara. Un ambiente molto semplice e minimalista nell’arredo. Una piccola struttura in legno di larice con cucina a vista al centro e qualche tavolino disposto attorno.

    Cari ragazzi vi faccio i miei migliori auguri per la vostra promozione, pertanto questo pranzo lo offre la casa! Si complimentò la madre di Hikaru con una espressione felice e mentre maneggiava una pentola sul fuoco.

    Durante il pranzo i ragazzi non dissero una parola. Le energie spese durante l'esame costrinsero i neo Genin a concentrarsi solo sul cibo, tutto il resto pareva non avere piú importanza.
    Il tintinnio delle ciotole e dei piatti venne interrotto da Hikaru che dopo aver buttato giù un ultimo boccone si rivolse a sua madre.

    Papà non si vede. Dove è andato? Devo fargli vedere il coprifronte.

    È tornato prima a casa per sistemare la borsa per il viaggio di domani. Deve andare a fare scorte di pesce.

    Hikaru si fece improvvisamente cupo. I suoi occhi parvero spegnersi, come se la mamma gli avesse appena comunicato una pessima notizia.
    Hannette gli diede un piccolo colpo col piede sullo stinco così da interrompere l’aria funebre del ragazzo.

    Ancora con questa faccenda Hikki?
    Sussurrò la ragazza con la bocca piena di cibo.
    Insomma, se sei convinto che lui faccia tutt’altro anziché occuparsi delle scorte, perché non lo segui?

    Ma figurati, non ci penso neanche per sogno! Esclamò lui quasi divertito.

    “Eppure hai avuto un’ottima idea” Pensò subito dopo.

    Comunque non mi hai ancora rivelato la tua risposta al terzo quesito dell’esame Genin…
    Chiese lei curiosa.

    Certo che hai una memoria di ferro tu!

    continua…
     
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    Come in tutte le località montuose, anche a Kumo, con il calar del Sole, le temperature si abbassavano parecchio. A volte l’escursione termica poteva anche essere di 25 gradi e proprio per questo molti abitanti durante le stagioni fredde non uscivano mai la sera.
    Solo i giovani in cerca di divertimento o di una semplice compagnia valicavano le strade fredde del Villaggio della Nuvola e tra questi, anche Hikaru non era meno.
    Assieme ai suoi soliti amici si erano sistemati in uno spiazzale di fronte ad un locale in cui servivano da bere e qualche piatto freddo.
    Dalla porta videro uscire uno della combriccola con un fiaschetto da 5 litri che si dirigeva verso di loro.

    Avere un amico maggiorenne fa sempre comodo! Sintetizzò Jotaro mentre gli andava incontro.
    Così il gruppetto di amici decise di festeggiare la promozione Genin facendo girare il fiaschetto tra i presenti, una bevanda a base di limone e alcool.
    Ci volle ben poco prima che la situazione si scaldasse e tra una risata e uno sfottò, i ragazzi si diedero alla pazza gioia tant’è che le loro voci era udibili a decine di metri. Ma la loro foga era talmente alta che alcuni residenti cominciarono a protestare dalle finestre dei propri appartamenti.
    Smettetela di fare casino o vengo giù e ve le suono di santa ragione! minacciò un signore affacciato ad una finestra del primo piano.
    …Sciamo Genin… miha dei teppishteli signore del prio piao! Biascicò Hikaru a causa dell’alcool.
    Non ci fai paura vecchietto! Incalzò Hannette, anche lei piuttosto sbronza.
    In men che non si dica, un coro di insulti partì nei confronti del signore affacciato alla finestra che subito rientrò in casa.
    A quel punto i giovani esultarono, come se avessero vinto una battaglia contro il residente arrabbiato. Ma la vera sorpresa fu quando dalla stessa finestra si affacciò un ragazzo sulla trentina, forse il figlio, il quale fece un gran balzo per atterrare davanti ai ragazzi, sorpresi da tale uscita.
    Bene, ora vi convincerò a non venire più sotto casa nostra a rompere i coglioni. Quella frase nascondeva qualcosa di minaccioso.
    Hikaru non riuscì a vedere bene cosa stesse facendo quel ragazzo, poté notare soltanto che stava compiendo dei sigilli. Non capì bene neanche cosa stesse dicendo quando, improvvisamente, un attimo prima di lanciare il suo attacco, fu avvolto e legato da una serie di fili metallici che prima gli ruotarono attorno al corpo per poi stringersi di colpo fino a farlo cadere a terra immobilizzato.
    Dalla penombra creata dalla presenza di un albero balzò fuori Sonja Utsuki che, a quanto pare, aveva assistito a tutta la scena.
    Brava Sonja! Fortissima! Esultarono alcuni di loro, mentre la ragazza si avvicinava al ragazzo legato.
    Non è carino prendersela con dei ragazzini, perlopiù ubriachi. E voi invece di stare qui, potreste anche scegliervi un posto più isolato. Se mai qualche guardia dovesse vedervi passereste tutti un bel guaio, non lo sapete? Rimproverò lei mentre liberava il ragazzo dal filo metallico.
    Sciono d’accordo con te ragascia mia... Rispose Hikaru mentre cercava di alzarsi da solo senza cadere per via della sbornia.
    Scei brahva a combattere eh! Pum pum, kiah! Fece questi versi mentre imitava in maniera molto goffa alcune tecniche di combattimento, per poi barcollare e cadere a terra.
    Ahahahaha! Ci fu una risata generale ed anche lo stesso Hikaru si unì a quel coretto che rideva di lui.
    Anche Sonja sorrise per la comica performance di Hikaru ma proprio in quel momento di distrazione, il ragazzo del primo piano, ormai libero, ne approfittò per saltarle addosso per poi immobilizzarla.
    A quel punto Hikaru, preso da una rabbia incontrollabile, si alzò da terra per dirigersi verso quel ninja.
    Ehi cretino, lascia sciubito andave la mia amiha o te la vedrai con me!
    E’ tutto ok Hikaru... Rassicurò Sonja con un tono pacato, tranquillo, sicuro di sé.
    Nessuno capì bene cosa fosse successo, sta di fatto che ad un certo punto il ninja rimase bloccato per qualche istante per poi lasciare libera la ragazza mentre lui, tormentato da chissà cosa, si allontanò di corsa da quel gruppetto con lo sgomento da parte di tuti i presenti.
    Vi conviene lasciare questo posto prima che arrivino altri residenti incazzati. Non posso mica tenerli a bada tutti io? Disse Sonja con la sua solita aria sfacciata.
    I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e in men che non si dica si allontanarono dallo spiazzale per poi dividersi, ognuno per la propria strada.

    La strada verso il ritorno sembrava infinita. L’effetto della sbornia rendeva tutto più ovattato e la vista giocava brutti scherzi, soprattutto perché le strade della via del suo quartiere non erano per nulla illuminate.
    Barcollava sempre di più e, nonostante la bassa temperatura, Hikaru sudava da tutti i pori. Ancora qualche passo prima di imboccare l’ultima via che portava a casa quando inciampò. Il suo corpo completamente sbilanciato in avanti, stava per atterrare al suolo quando si sentì prendere da un braccio e tirato su, fino a riassumere la posizione eretta. Si voltò alla sua desta e con suo stupore, ancora una volta, la sua rivale Sonja era lì accanto lui. Aveva un’aria diversa dal solito, pacifica e rilassata e con i suoi lunghi capelli viola e i suoi occhi rosso rubino che brillavano al riflesso di un pallida Luna sembrava quasi un’altra persona. Anche il tono della voce non era freddo e puntiglioso come sempre, ma caldo e accogliente.


    Tieni prendi questo, ubriacone. E gli mostrò una pillolina dal colore verdognolo.
    Eheheheh che cosha è queshto? Mi vuoi avvelenare vero? Chiese Hiraku nel pieno della sbornia.
    E’ un tonico, saputello del cazzo. Ti aiuterà a riprenderti da questo stato pietoso in cui ti sei ridotto.
    La ragazza avvolse il braccio destro di Hikaru attorno al suo collo così da poterlo aiutare fino alla prossima panchina. Una volta seduti il ragazzo mangiò quella pillolina che aveva un pessimo sapore e per di più era anche difficile da masticare talmente la durezza.
    Sonja intanto, silenziosa, osservava Hikaru che lentamente dava segni di ripresa. Ci volle qualche minuto prima che il ragazzo riacquisì completamente lo stato di piena coscienza.
    Grazie… Pronunciò con lo sguardo basso, come se si vergognasse.
    Prego rispose lei. Ed anche io ti ringrazio. Nessuno aveva mai provato a difendermi e sinceramente, anche se quel tizio non rappresentava alcun problema per me, ho comunque apprezzato il tuo intervento, anche se da ubriaco.
    Già… Rispose lui con un tono beffardo, lo stesso tono che Sonja aveva sempre odiato in lui, … L’ho fatto proprio perché ero ubriaco!
    Sei proprio uno stronzo! Replicò Sonja offesa.
    Si alzò di colpo dalla panchina e si sarebbe poi voltata ed allontanata con un balzo se non fosse che in quel brevissimo lasso di tempo Hikaru si alzò anche lui e, contro ogni aspettativa, avvicinò di colpo le sue labbra a quelle della ragazza.
    Lei aveva gli occhi spalancati, sorpresi, non riusciva ancora a realizzare bene cosa stesse succedendo, ed anche Hikaru non capì bene il perché di tale gesto. Semplicemente aveva sentito un forte desiderio partire dalla pancia e risalire fin sopra la sua schiena.
    Scusa… Disse lui staccandosi da lei che aveva ancora gli occhi spalancati come fari abbaglianti.
    Ti prego di scusarmi, davvero. Sarà l’effetto dell’alcool, non volevo abusare di t… Le sue parole vennero interrotte stavolta da Sonja che ricambiò il bacio sulle sue labbra, ma stavolta sembrava decisamente più convinta.
    I due ricaddero sulla panchina in un insolito vortice di passione, abbracciati, con le labbra che parevano incollate tra loro. Probabilmente nessuno di loro due avrebbe mai immaginato una tale situazione soprattutto perché da quando si conoscevano non facevano nient’altro che sfidarsi a vicenda e spesso quelle sfide terminavano con un litigio.
    Spesso il cuore gioca dei brutti scherzi, si sa, ma se quei due stavano comportandosi come amanti è perché l’attrazione reciproca, in fondo, c’era sempre stata.
    Vieni con me… Invitò lei sussurrandogli nell’orecchio Ti faccio vedere una cosa...

    continua…
     
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    Aveva portato il giovane amante in un luogo ben nascosto, all’interno di una caverna, appena fuori il Villaggio della Nuvola.
    Hikaru seguì la kunoichi in silenzio e più si addentrava all’interno di quella oscura grotta, più la curiosità cresceva. Dopo qualche minuto di cammino notò una luce proveniente da una stretta insenatura nella roccia.
    Ecco, siamo arrivati.
    Confidò lei entusiasta, indicando quello che sembrava essere un ingresso nascosto. I due ninja dovettero attraversare la parete camminando lateralmente ed una volta giunti dall’altra parte, il panorama che gli si presentò fu qualcosa che andava al di fuori del comune.
    Un’area molto ampia, di forma circolare, si apriva davanti ai loro occhi mostrando un luogo apparentemente magico, in cui la natura regnava sovrana e lontana da qualsiasi tipo di contaminazione umana. Sembrava un grande giardino botanico con diverse specie di piante nel pieno della loro fioritura.
    Quasi non sembrava che fosse rimasto conservato così, intatto, per chissà quanto tempo all’interno di una normalissima grotta.
    Le pareti che circondavano quel piccolo paradiso erano alte circa 30 metri per poi interrompersi e lasciare spazio ad un’apertura che si affacciava all’esterno, da cui si poteva notare il cielo stellato e la Luna che illuminava quel giardino nascosto.
    Hikaru continuava a guardarsi intorno con gli occhi di un bambino, incredulo per la presenza di una simile meraviglia naturale. C’erano delle piante che non aveva mai visto in vita sua, nemmeno sui libri di scuola: alcune di un rosso molto scuro, con foglie larghe e sottilissime, che si ergevano dal terreno a circa un metro di altezza e grazie al riflesso lunare, su ogni foglia erano ben visibili le venature interne, creando un effetto di trasparenza. Altre, invece, molto basse, con pistilli blu e gialli, adornati di petali azzurri e viola.
    "1Ma quello che sorprese di più Hikaru furono alcuni alberi sul fondo, apparentemente somiglianti a dei salici piangenti per via dei rami penduli, con la differenza che questi avevano le foglie che emettevano una luce bianca.
    Incuriosito, quanto incredulo, si avvicinò con la kunoichi ad uno di essi per osservarlo meglio.
    Si dice che alcune specie vegetali, così come gli uomini, siano in grado di manipolare il chakra, emettendo una pallida luce bianca che le protegge dalle intemperie e dai parassiti. Questo è un Auric Salix Chrysocoma, una sorta di evoluzione del salice piangente, per farla breve. Inoltre, si dice che questi Salix possano durare anche mille anni.
    Accarezzarono i lunghi rami potendone così percepire l’energia che trasmettevano al contatto.
    Una sensazione di calore avvolse i due che si osservarono a lungo, sorridenti. Tutto intorno sembrava essersi fermato, nulla aveva importanza se non la loro presenza in quel luogo e in quel preciso istante.
    Sonja avvolse il viso di Hikaru con le sue mani e lo baciò dolcemente.
    Fu una notte lunga quella, i due ninja consumarono il loro ardore a lungo, per poi restare sdraiati sotto i lunghi rami del salice illuminato, in silenzio, come se non avessero nulla da dirsi, soltanto il bisogno di sentirsi vicini.
    Come conosci questo posto?Chiese Hikaru che interruppe quella romantica quiete.
    Posso dirti che è un segreto della mia famiglia… e che tu non dovresti saperlo.
    Sei fortunata...Commentò lui.
    Ad avere uno come mio padre? Un generale che pensa solo agli addestramenti militari… e tutto il resto è superfluo? Forse è a causa sua se sono l’arpia che tutti conoscono…
    Può darsi, ma anche la mamma vuole la sua parte.
    Mia madre è morta subito dopo avermi dato alla luce.
    Ci fu un momento di silenzio condiviso, pacifico. Lei aveva percepito l’imbarazzo di Hikaru ma non voleva farglielo pesare, così gli sorrise. Hikaru ricambiò, per poi esclamare:
    Allora si, è decisamente colpa di tuo padre!
    I due scoppiarono in una risata catartica che echeggiò in tutta la caverna.
    Mi dispiace averti insultato agli esami. Sono stata una vera stronza, avevi ragione. Volevo solo ferirti in qualche modo…
    Hikaru non poteva credere alle sue orecchie, non capiva il perché di tale situazione. Non capiva nemmeno come fosse possibile ritrovarsi lì con Sonja Utsuki, la ragazza con cui si era sempre scontrato.
    Ho la sensazione di conoscerti da una vita. Disse Hikaru in tutta risposta alle scuse della ragazza, la quale restò sorpresa da tale dichiarazione.
    Tu invece non mi sei mai dispiaciuto, se non fosse per quel tuo atteggiamento da saputello che hai!
    E ripresero a ridere come bambini ingenui.

    In quella notte Hikaru aveva scoperto qualcosa che emotivamente sfuggiva al suo controllo. Era come se d’un tratto l’unica cosa che desiderava fosse lei.
    Tutto il resto non aveva importanza e più il tempo passava, più si abbandonava al desiderio di continuare ad essere in quel momento, in quello stato.
    Era felice.
    Quando la notte cedette il posto all’alba e i primi raggi di Sole penetrarono dalla cavità della caverna, i due giovani amanti capirono che era arrivato il momento di rincasare.
    Ma nonostante quella nottata folgorante, Hikaru era intenzionato a perseverare nel suo piano.
    Devo andare via per qualche giorno… ma quando tornerò vorrei incontrarti ancora.
    Voglio venire con te. Cos’è, una missione? Ti aiuterò e la paga sarà tutta, io non ne ho bisogno.
    Non è una missione.Lo sguardo di Sonja era penetrante, lei non c’entrava nulla con suo padre ma allo stesso tempo non voleva separarsi da lei. Era combattuto.
    Magari ti annoierai, in realtà… in realtà devo seguire una persona...
    Fantastico, adoro queste cose ed io sono silenziosissima, più di te!Rispose lei con un certo entusiasmo.
    Chi dobbiamo pedinare?
    Mi vergono un po’ a dirlo, però… si tratta di mio padre.
    Hikaru decise così di confidare il tutto alla sua nuova amante.
    Ti spiegherò strada facendo...

    Ancora una volta il giovane Genin della Nuvola stava agendo seguendo i suoi soli impulsi. Era un tutt’uno con Sonja ed insieme si dirigevano, tra un balzo e un altro, verso l’uscita est di Kumo.
    Ricapitolando: mio padre prende sempre la stessa uscita. Noi aspetteremo lì vicino, confondendoci tra la gente e senza farci notare. Lo seguiremo dall’alto, mantenendo una certa distanza. L’obiettivo è scoprire qual è la sua meta.
    I due ninja arrivarono nei pressi dell’uscita est, una zona presidiata da un paio di guardie della Nuvola, e si nascosero sul tetto di un palazzo adiacente, in attesa della loro preda.

    Sta arrivando.
    Disse Hikaru mentre osservava con attenzione i movimenti di suo padre che parlava con una delle guardie, per poi continuare il suo tragitto al di fuori di Kumo.
    Seguiamolo, ma lentamente…
    Camminarono per circa un paio di ore, attraversando i fiordi che confinavano con il Villaggio, fino a scendere in una zona pianeggiante con una folta distesa di alberi.
    Mio padre ogni tanto va fuori città per fare provviste, eppure le quantità non sono mai sufficienti per più di due settimane… ultimamente mi sono accorto che queste provviste non c’erano proprio nel nostro magazzino ma sia mia madre che mio padre sostengono il contrario. Se non mi sono bevuto il cervello, mi nascondono qualcosa…
    I due ragazzi continuavano a monitorare i movimenti del signor Fujiwara dall’alto come prestabilito, saltando da un ramo all’altro o facendo sosta sui tetti delle costruzioni limitrofe.
    Sento che a breve scopriremo la verità. Commentò Hikaru mentre osservava suo padre fermarsi, per poi togliersi lo zaino e la giacca, poggiandoli a terra.
    Fece per sgranchirsi le mani e infine compose alcuni sigilli. Immediatamente il suo corpo si tramutò in quello di un uomo sulla trentina, con i capelli lunghi neri. Non riuscirono a cogliere ulteriori dettagli data la distanza da cui osservavano la scena. Il padre trasformato, raccolse lo zaino e la giacca da terra e con uno scatto sfarfallante abbandonò l’area.
    Dove è andato? Hikaru cercò di focalizzare al meglio l’area ma non colse alcun indizio utile.
    E’ andato verso Nord!Disse Sonja Seguimi... E con un balzo si lanciò dall’albero su cui si erano appostati.
    Hikaru, che confidava nelle qualità di Sonja, la seguì senza alcuna esitazione.
    Corsero per circa 500 metri, poi Sonja fece un cenno la mano e si fermarono nel bel mezzo di una fitta boscaglia.
    E’ lì
    Indicò la kunoichi oltre la siepe che li riparava.
    L’obiettivo era davanti alla porta di una vecchia casa in pietra, dall’aspetto prettamente rustico.
    La porta si aprì e l’uomo venne accolto da una giovane ragazza dalla lunga chioma bionda, con indosso un mantello nero ed alcune sagome rosse disegnate sopra.
    Erano distanti almeno una decina di metri, pertanto non poterono notarono alcun ulteriore dettaglio.
    Non credo che in quella casa vendano del pesce… Mormorò Hikaru
    Ne tanto meno quella donna sembrava una pescivendola! Commentò lei
    Proverò ad aggirare l’abitazione
    E se tuo padre ti vedesse? Non avrebbe altro da pensare che sia stato seguito da te. Ci andrò io… questa storia ha incuriosito anche me…
    Non voglio coinvolgerti troppo, mi trasformerò anche io come mio padre…
    Davvero? E tu credi che con una trasformazione potresti reggere un eventuale confronto con un altro shinobi? Credimi, lascia che vada io. So essere molto silenziosa Strizzò un occhio nei confronti di Hikaru, come a volerlo rassicurare, per poi abbandonare la scena con uno scatto.
    “Non si smentisce mai…” Pensò lui quasi divertito.

    Sul lato opposto della casa ci sarebbero state sicuramente delle finestre o un ingresso secondario. Sonja avrebbe dovuto aggirare la casa mantenendo comunque una certa distanza dall’obiettivo, per poi avvicinarsi una volta giunta sul retro.
    Hikaru, nel frattempo, sorvegliava la zona antistante, pronto ad intervenire qualora avesse notato qualcosa di sospetto.
    Passò un po’ di tempo e Sonja non si fece ancora vedere. Ci volle ancora un po’ prima che la porta di ingresso si aprì dall’interno e vedere nuovamente uscire il padre, sotto le sembianze del giovane capellone. L’uomo si incamminò verso il sentiero che conduceva a Kumo e con se aveva una grossa borsa frigo rigida.
    “Dannazione e adesso che faccio. Sonja dove sei?!”

    Decise di non lasciare la sua giovane neo amante da sola, così, si avvicinò di soppiatto all’abitazione, fino alla porta di ingresso. Appoggiò l’orecchio per percepire qualche rumore, voce o qualsiasi cosa. Un silenzio tombale.
    Hikaru si fece coraggio e si spostò verso una piccola finestra sul lato destro della casa. Appoggiò la fronte sul vetro per focalizzare gli interni della casa. Era buio e sembrava non esserci nessuno. Perlustrò ancora tutto il perimetro della casa alla ricerca di Sonja o delle sue tracce ma nulla.
    “E’ successo qualcosa. E’ tutto troppo normale e desolato, come se non ci fosse stato mai nessuno.”
    Cominciò ad innervosirsi e a credere che doveva agire senza esitare.
    Con un balzo arrivò di fronte ad una finestra posta sul retro e con un colpo deciso sfondò il vetro con il gomito destro. Riuscì così ad aprire la maniglia, infilando la mano nel crepa della finestra e in un attimo si ritrovò all’interno della casa.
    Era completamente vuota. Nessun mobilio, nessuna pavimentazione, tutto l’interno era allo stato grezzo. Girovagò per qualche minuto per poi uscire dalla finestra, deluso, ma allo stesso tempo terrorizzato.
    Capì che la sua amica era in pericolo.
    “Papà… che cosa è successo… chi era quella donna? Un’amante? Una trafficante?”
    Cercava di darsi delle spiegazioni, sul perché suo padre avrebbe dovuto essere il responsabile della sparizione di Sonja.
    Per lui era tutto così assurdo quanto reale.

    Diverse ore dopo Hikaru era sopraffatto dalla stanchezza. Aveva cercato in tutta l’area e si era spinto anche ben oltre per avere traccia della ragazza, ma senza successo.
    “Devo tornare a Kumo e denunciare la sparizione…” Dedusse con rassegnazione.
    Era ormai calato il Sole al Villaggio delle Nuvola quando un Hikaru con lo sguardo stravolto, grondante sudore e il respiro affannato, correva sulle via della città. Era intenzionato a tornare a casa e raccontare tutto a sua madre, quando con la coda dell’occhio notò qualcuno che attirò la sua attenzione. Qualcuno… in compagnia di altre persone. Si fermò di colpo e fece qualche passo indietro per osservare meglio: un gruppetto di ragazze sedute su una panchina m su una di queste posò la sua attenzione.
    Quasi non poteva crederci. Sonja era lì, tranquilla con le sue amiche, come se fosse una serata come le altre.
    Le andò incontro, con la testa che traboccava di domande e mentre si avvicinava lo sguardo severo di Sonja congelò per un attimo il ragazzo, il quale si fermò a circa due metri da lei.
    Ehi, sei stato aggredito da un gattino randagio? Ma come sei ridotto da schifo!
    Cos..
    Senti perché non torni da dove sei venuto, pezzente? I tuoi amichetti del cuore ti hanno lasciato solo?
    Non disse una parola Hikaru. Quelle parole e quell’atteggiamento tipico di lei, ma assolutamente incomprensibile considerato tutto quello che c’era stato, bastarono per distruggere un mito.
    Non era normale che lei avesse quel comportamento, almeno, non con lui.
    Non ricordi nulla? Chiese con un tono che velava una certa tristezza.
    Cosa dovrei ricordare? Hai bevuto per caso? Te lo dirò una sola volta, molla il colpo ragazzo, vedi di smammare! Minacciò lei
    Neanche la notte nella caverna nascosta? Quello te lo ricordi? Come si chiamava… Il Salix Auric Crisocosa..
    A quel punto Sona con uno scatto felino gli si avventò contro e lo afferrò per il colletto della maglia
    Ma cosa cazzo ne sai tu della caverna? Il suo sguardo era sorpreso oltre che furioso
    Sei stata tu a farmelo vedere, proprio ieri se…
    Improvvisamente un pugno diretto al viso colpì Hikaru che per il colpo barcollò per un attimo.
    Sonja ansimava per la rabbia.
    Adesso io… ti ammazzo… sparisci dalla mia vista, bastardo. Non osare più rivolgermi la parola o stavolta finisce male. Non siamo più in accademia… vattene!
    Cosa ti è successo?
    SPARISCI!!
    Gridò lei con tutto il fiato che aveva in gola. Le sua urla avevano attirato l’attenzione di altri passanti che si fermarono qualche secondo ad osservare la scena di un ragazzo dall’aspetto stravolto che si allontanava da un gruppo di ragazze, con lo sguardo basso.

    Camminò ancora per qualche isolato poi si fermò in un parco pubblico e giunto sotto una quercia si sdraiò.
    Aveva gli occhi verso l’alto, sul firmamento che si intravedeva tra un ramo e l’altro e la sua mente non faceva nient’altro che evocare la nottata precedente e la lite furiosa avute con Sonja.
    Era come se avesse subìto uno shock, il suo sentimento era stato violato, calpestato. Si sentiva tradito o meglio, avrebbe tanto preferito un vero tradimento piuttosto che una sorta di amnesia sul loro rapporto.
    Non si dava pace, aveva voglia di correre a casa e aspettare suo padre per chiedere spiegazioni, ma sapeva anche che un simile comportamento avrebbe compromesso la sua indagine se davvero suo padre ne fosse stato il responsabile. Doveva adottare un approccio decisamente diverso, senza isterismi o sceneggiate simili.
    Ma in quel momento non aveva voglia di pensare a questo.
    L’unica cosa che pensava e che sentiva era soltanto un forte rancore.
    Forse non avrebbe dovuto sbilanciarsi così tanto ma forse non si sarebbe goduto nemmeno quei momenti intensi e irripetibili trascorsi assieme a lei.
    Alcune risate vicino alla sua posizione colsero la sua attenzione, d’un tratto. Sollevò il busto facendo leva sui gomiti per identificare i vicini e vide che non molto lontano da lui, una giovane coppia appartata era intenta ad alcune effusioni amorose.
    Vedere quei ragazzi insieme e felici fu come un colpo allo stomaco per lui. Un oscuro senso di invidia pervase il suo animo.
    Si alzò da terra e si appostò vicino al tronco dell’albero.
    "..Tsk… L’amore… Fanculo," E detto questo sfogò di colpop tutta la sua rabbia contro il tronco della quercia con un pugno. L’impatto fu piuttosto potente per la sua portata e buona parte della corteccia esterna si sbriciolò, come se carbonizzata. Quel colpo fu talmente violento che sorprese lo stesso Hikaru. Quando ritirò la mano poté notare alcune piccole scariche elettriche sfogarsi dal palmo della mano e tra le dita.
    Una manifestazione elementale che si palesò senza preavviso e senza alcuna apparente intenzione da parte di Hikaru.
    Fu per lui un’enorme sorpresa quando realizzò di aver scoperto la natura del suo chakra. Un evento decisamente memorabile per qualsiasi ninja… ma i suoi occhi erano ancora colmi di tristezza.
    Decise di tornare a casa e di continuare ad indagare di nascosto sui movimenti del padre. Era intenzionato a scoprire la verità su di lui, su quella donna con sui si era visto e soprattutto scoprire cosa era successo a Sonja.
    Non voleva abbandonare l’idea di averla perduta per sempre. Forse in cuor suo sentiva che qualcosa di vero c’era stato e proprio per quella piccola verità valeva la pena andare fino in fondo.

     
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