[Story Mode] Non c'è più nulla per lei

Tradimento Mokou Houraisan

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    Konoha
    Ore 4.51
    21 Hatsuki



    Si specchiava sul vetro subito dopo essersi allenato. Grondante di sudore con mentre i suoi muscoli erano rigidi e la stanchezza si faceva sentire a lungo andare. Attorno a lui, nella sua palestra personale, c'erano tanti poveri manichini di legno disintegrati dalla forza brutale dei suoi colpi.
    Mentre respirava affannosamente e guardava dritto davanti a sé, ripensava al suo ruolo, ai suoi ideali e al come fosse arrivato fino a quel punto. I suoi pensieri scorrevano lungo la linea del tempo della sua carriera.
    Fu risvegliato da quel suo abbandonarsi da un Anbu che entrò nella stanza di corsa, anche senza bussare. Un gesto che a lui, a Tsuru Uzumaki, non piacque per nulla. Sentendo qualcuno arrivare si era già voltato di scatto per istinto ed era pronto a rimproverare chiunque lo disturbasse in quel suo ritaglio di tempo solitario. La situazione però era di estrema importanza per lui.

    Mi dispiace infinitamente interromperla, ma ci sono novità sull'Uchiha, Mokou.

    Ebbene? Parla!


    Sta scappando. Proprio in questo momento. L'abbiamo tracciata come aveva chiesto e si sta dirigendo verso una qualche uscita, non sappiamo ancora quale di preciso. Molto probabilmente direzione Sud.

    Non c'è un minuto da perdere. Normalmente farei intervenire l'intera squadra, ma non voglio che muoia. L'Hokage è stato chiaro a riguardo, la ragazza ci serve, soprattutto adesso. Manda Iru a prenderla immediatamente.

    Con tutto il rispetto, capitano, ma credo che Iru non sia l'uomo adatto. Vostro cugino, Jarago, non lo permetterebbe. Iru non è mai riuscito a portare a termine il compito di catturare qualcuno... Proprio perché non può fare a meno di...

    Manda. Lui. E' tutto. La situazione la monitoreremo a distanza e se ci sarà un riscontro negativo si vedrà. Ora vai, presto.

    Agli ordini!


    Lo shinobi mascherato sparì rapidamente alla vista del capitano degli Anbu Black Ops. Tsuru, invece, rimase fermo a guardare il vuoto per qualche secondo. I suoi pensieri non poterono fare a meno di essere contenuti dalla sua lingua ed esternò tutto una volta che fu da solo con il riflesso di sè stesso.

    Mokou... Non immagini quanto tu stia facendo la mossa più stupida della tua vita. Il mondo lì fuori ti odierà non appena si saprà chi sei...
    Mio cugino ti vuole viva, ma se dipendesse da me saresti sotto terra da giorni. Posso spodestare Yuka Satetsu anche adesso, non ho bisogno di te, ma Iru mi servirà per farti incazzare ancora di più, a quel punto i tuoi occhi...





    La ragazza correva per le strade della sua città come se sapesse di essere già inseguita, incappucciata, come se potesse servire della semplice stoffa per non far capire che fosse proprio lei ad andarsene via nel bel mezzo della notte, quando il sole sarebbe spuntato entro pochi minuti.
    Iru Tokugawa era stato già avvertito e non ci aveva pensato due volte a muoversi verso la sua prossima preda. Il capitano Tsuru voleva discrezione e voleva anche Mokou viva, un po' difficile l'ultima richiesta per lui.
    Aveva all'attivo circa 85 eliminazioni di Mukenin o criminali vari e non era nemmeno nella Squadra Anbu. Era lo Special Jonin a capo della divisione Torturatori, eppure aveva fatto sempre di testa sua con chiunque rientrasse nel suo insieme di feccia.
    Il problema era che lui stesso si poteva considerare alla stessa stregua dei disperati che aveva brutalmente e lentamente ucciso nella sua carriera. Ossessionato dagli effetti delle torture, ha sempre godute del dolore altrui. Tra i ranghi della Foglia si pensava che fosse stato tra i sostenitori dell'Imperatore e che durante il suo regno avesse violentato donne e uomini indistintamente mentre infliggeva loro dolore, ma non parliamo di dolore fisico. No. Iru era capace di far venire fuori i peggiori traumi delle sue vittime. Non solo illusioni, no. Anche stratagemmi tramite prodotti medici e droghe che alteravano i sensi, senza contare i suoi infiniti modi di assumere la forma di altri. Era il migliore per infiltrarsi all'interno di un gruppo o di una città e passare per chi non era. Peccato che i suoi istinti e la sua passione nel distruggere la psiche della sua vittima siano troppo forti da controllare per mantenere attiva la recitazione della sua parte.
    Ciononostante, non mostrava alcuna emozione. Il suo godimento nei suoi atti si poteva tradurre solamente in un piccolo sorriso quando raggiungeva l'apice. Il resto delle volte appariva freddo e distaccato, il suo cuore era pesante e freddo più di ogni altra cosa esistente in questo mondo.
    Gli fu segnalata la posizione di Mokou e non ci mise molto prima di piombarle alle spalle.

    Fermati immediatamente o non farai un passo in più. Non è una probabilità, è una certezza, signorina Mokou.

    Il tono di voce di Iru aveva un timbro forte e leggermente rauco a causa del troppo fumo probabilmente, gli dava di più l'aria da uomo-padrone che ha sempre voluto costruirsi e in quel momento avrebbe voluto far capire a quella ragazzina chi comandava.
     
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    Ad ogni salto il vento autunnale le sferzava con forza il volto, come tentando di risvegliarla dal suo sonno. Gli occhi scarlatti della ragazza scrutavano i profili chiari dei palazzi bui, illuminati dalla luce di una splendente luna. Il giubbotto da chunin legato alla vita dalla cintura svolazzava ogni volta che balzava, tornando a posarsi su di lei quando fletteva le gambe, toccando di nuovo terra. La katana era legata al fianco destro così stretta che non si muoveva in alcun caso. I sandali scuri non emettevano rumore e la felpa grigio chiaro le nascondeva il volto poiché aveva tirato sul il cappuccio e il giracollo alto e largo tentava di nasconderne la parte inferiore del viso. I lunghi capelli bianchi legati in una volgare cipolla, sparivano lì dentro. Lo zainetto dietro le spalle conteneva i suoi pochi averi. Stava scappando per davvero e quel vento tentava di ricordarglielo. Il cuore di Mokou batteva all'impazzata. Respirava più intensamente di quanto volesse. La sensazione di star sognando mentre il corpo si muoveva automaticamente tra i tetti del villaggio della Foglia, riusciva a rapirla. Non aveva mai provato una sensazione del genere. Si muoveva, sapeva cosa fare, vedeva la foresta in lontananza con i suoi stessi occhi ma era come se stesse dormendo. Se non avesse sentito la brezza del vento e la fatica delle gambe e dell'addome, avrebbe pensato di star sognando. Spiccò un balzo, atterrando sul tetto spiovente di un condominio piuttosto alto. La ragazza si accovacciò sui metatarsi, concentrandosi per individuare la porta del villaggio. Aveva bruciato la mappa, imparando a memoria il percorso da seguire. Pochi secondi per individuare la via da seguire, a sud. Mokou scattò in avanti, atterrando sul largo balcone di un palazzo parecchio distante. Rotolò per terra, alzandosi e piegando le ginocchia. Con un balzo da ferma saltò sulla ringhiera e, con un ulteriore balzo risalì il tetto della struttura accanto. Aveva cambiato strada, riprendendo la sua corsa per i tetti di Konoha. Ma sembrò svegliarsi improvvisamente con la venuta di una pessima sensazione. Un presentimento e un sentirsi osservata che, di punto in bianco, la circondarono. Un brivido freddo le percorse la schiena mentre lo stomaco si chiudeva. Aveva davvero pensato che l'Hokage l'avrebbe lasciata andare così facilmente?

    "Merda!"

    Accelerò il passo ma poi sentì distintamente i passi del suo inseguitore. Voltò la testa, incontrando la sagoma di un uomo che però non riusciva chiaramente a distinguere a causa della notte. E dire che tra meno di un'ora sarebbe sorto il sole.

    Fermati immediatamente o non farai un passo in più. Non è una probabilità, è una certezza, signorina Mokou.

    Un voce grave, burbera, sconosciuta. La sfumatura autoritaria non riuscì a spaventare la ragazza ma la mise in allarme. Avevano mandato un solo uomo a prenderla? Non era sicuramente uno shinobi normale, se credevano potesse fermarla tutto da solo. Mokou digrignò i denti, corrucciando le sopracciglia. L'adrenalina cominciò a scorrerle nel corpo. Non voleva essere presa. Non poteva fallire. Konoha non rappresentava più nulla per lei. Doveva scappare ad ogni costo. Tentò con l'ausilio della mancina, di eseguire il sigillo della Pecora. Avrebbe tentato di risvegliare il chakra e impastarlo, pronta per lo scontro più importante della sua vita, sino a quel momento. Voleva essere libera, non avrebbe permesso a nessuno di fermarla. Spiccò un balzo particolarmente sentito, con il fine di atterrare sulla cupola di un palazzo vicino (a circa dieci metri dalla posizione in cui si trovava prima), girandosi verso il suo inseguitore. Si sarebbe alzata in piedi, mostrandosi illuminata dalla luna. Gli occhi scarlatti, senza tomoe, avrebbero fissato l'uomo con aria truce, animati da un desiderio senza pari.

    Tornatene da dove sei venuto o sarai tu a non poterti più muovere. Lascerò Konoha, ho deciso. Se me lo impedirai.. ti ucciderò.

    La mano destra si portò sull'elsa squadrata della katana, nera come la notte. Mokou fissò l'uomo da quella distanza senza muovere un solo passo. Avrebbe preferito evitare la battaglia, stava dando la possibilità all'inseguitore di desistere, anche se sapeva bene come sarebbe andata a finire. Non si sarebbe tirata indietro in nessun caso. Avrebbe ucciso di nuovo pur di essere libera.
     
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    La ragazza non deluse assolutamente le aspettative di Iru. Moriva dalla forte voglia di uccidere anche lei, anche lei nella categoria di feccia della terra. Mokou non fece nulla di quanto intimato, anzi si mosse saltando via come un grillo per portarsi su un punto più in alto del suo prossimo avversario. La promessa di Iru s'infranse subito, anche se lui aveva già fatto la sua mossa in modo impercettibile. Un particolare spillo era stato sputato dalla sua bocca e si era conficcato nella parte più larga del cappuccio appartenente alla felpa della kunoichi, esattamente all'altezza della nuca, leggermente a destra.

    CITAZIONE
    Tornatene da dove sei venuto o sarai tu a non poterti più muovere. Lascerò Konoha, ho deciso. Se me lo impedirai.. ti ucciderò.

    Minacce pesanti per una bambina che non ha capito nulla del mondo. So tutto di te, Mokou Houraisan. Il tuo fasciolo dice che sei una di quelle solite adolescenti spaesate e confuse. Tutto dovuto ai tuoi occhi che nascondono il grande Sharingan. Ti dirò, a me non frega meno di niente dei tuoi occhi e nemmeno di chi sei figlia, nipote o cos'altro. A malincuore dovrò provare a non ammazzarti. Mi riuscirà molto difficile se continui così, quindi te lo ripeto...

    Scattò improvvisamente con la tecnica del Corpo Sfarfallante per portarsi più vicino alla ragazza, solo allora avrebbe mosso le dita come ad attivare una tecnica tramite dei sigilli. Lo spillo che aveva conficcato prima in maniera impercettibile sulle vesti di Mokou, iniziò a brillare. Al suo interno vi era una carta bomba arrotolata ai minimi termini. Un attacco molto ingegnoso e che faceva paura solo al pensiero che potesse essere normalmente imprevedibile.
    Lo scoppio avrebbe potuto danneggiare seriamente la ragazza se non avesse agito accorgendosene in qualche modo logico.

    ...fermati immediatamente. Altrimenti...

    Mentre si trovava a mezz'aria, Iru, tirò fuori da sotto la sua veste del filo d'acciaio che era legato a degli anelli nelle sue mani. I fili vennero mossi in maniera rapida e con essi creò una specie di molla sotto i suoi piedi con i quali potè fare un salto che superasse di altri dieci metri l'altezza di Mokou. Una volta sopra di lei, le molle avrebbero iniziato a roteare come lame di una trottola assassina.
    Quei fili non erano normali e se Mokou non avesse saputo rispondere al meglio a quell'attacco, si sarebbe ritrovata sul bancone della carne da macello servita da Iru Tokugawa.

    ...altrimenti scoprirai perché alla sezione speciale mi chiamano "Il demone macellaio di Konoha".

    Gli ordini di Iru erano chiari. Eppure la sua vocazione nell'uccidere era troppo forte e quella ragazza, dal suo punto di vista, era già stata troppo insolente. Per di più, per lui non doveva nemmeno esistere. Nessuno doveva tradire la Foglia per Iru e nessuno doveva fare la vita da criminale. Ci doveva essere solo lui come unico omicida autorizzato.
    Ne godeva dei suoi privilegi e ne volere godere anche contro quell'Uchiha maledetta.


    Resistenza: ???
    Stamina: ???
    Azioni:
    - Lancio spiedo mentre Mokou salta che finisce sul suo cappuccio
    - Scatto con salto + Tecnica del Corpo Sfarfallante
    - Innesco esplosione dello spiedo
    - Tecnica sconosciuta di Manipolazione di Filo d'Acciaio: Modalità Molla + Modalità Trottola Infernale


    Edited by F u r y - 18/7/2017, 09:44
     
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    La voce di Mokou ancora aleggiava trasportata dalla brezza estiva. Il suo sguardo non tradiva affatto le proprie insicurezze. Temeva ma più di tutto, desiderava. Il volto non si spostò neanche per un secondo in altro luogo che non fosse il volto arcigno dell'uomo. Ricambiava con altrettanta intensità il suo sguardo. Le dita della mano destra ticchettarono nervosamente sull'elsa della katana, in attesa. Un brivido sinistro la avvertiva che non ci sarebbe stato altro modo di fuggire se non combattere. E l'istinto non le mentiva mai. Lo Special Jonin della Foglia le risposte un attimo dopo. Non una sola emozione sul suo volto. Sembrava quasi inanimato ma perennemente corrucciato.

    Minacce pesanti per una bambina che non ha capito nulla del mondo. So tutto di te, Mokou Houraisan. Il tuo fasciolo dice che sei una di quelle solite adolescenti spaesate e confuse. Tutto dovuto ai tuoi occhi che nascondono il grande Sharingan. Ti dirò, a me non frega meno di niente dei tuoi occhi e nemmeno di chi sei figlia, nipote o cos'altro. A malincuore dovrò provare a non ammazzarti. Mi riuscirà molto difficile se continui così, quindi te lo ripeto...

    Il volto di Mokou si tirò, le sopracciglia bianchissime per via del suo status di albina si corrucciarono. Gli occhi scarlatti, di una tonalità quindi per natura calda, si fecero invero freddi come il ghiaccio. Quell'uomo stava mentendo e con lui tutta Konoha. Lei non era confusa e non era un'adolescente qualsiasi. Lei era una minaccia per il Villaggio della Foglia e per chiunque. Era temuta per il suo potere e ciò stava a dimostrare quanto poco sapessero di lei. La ragazza irrigidì i muscoli e sgranò gli occhi quando l'uomo scattò verso di lei con una velocità che, le bastò poco per capirlo, superava la sua.

    "Eccolo!"

    Eseguì dei sigilli e per un attimo la kunoichi sussultò. Cosa si aspettava? Tecniche di inaudita potenza che avrebbero tentato di colpirla e invece.. l'uomo era in attesa. Ma qualcosa accadde. La coda dell'occhio destro fu improvvisamente disturbato da una particolare sensazione. Fu come se, in quel buio che circondava ogni cosa e inghiottiva Konoha nelle ombre, qualcosa prese a splendere. Qualcosa che, quando si dice la sorte, era nel suo cappuccio! Rapidamente girò il volto mentre già il braccio destro si muoveva freneticamente, istintivamente, afferrando con forza il tessuto che avanzava sulla spalla destra. Quel brillio era sinistro e, difatti, in un disperato tentativo di scrollarselo di dosso, Mokou tentò di sfilarsi l'intera felpa grigia, gettandola lontano, di lato. Non sarebbe bastato? Sarebbe bastato? La sua reazione fu la stessa che potrebbe avere un aracnofobico che intuisce una strana e piccola sagoma scura sulla propria spalla e, nella foga di togliersi il ragno di dosso, si sfila ogni cosa di dosso. E l'esplosione di qualsiasi cosa fosse stato quel brillore (probabilmente una carta bomba) non poté essere fermato. Così come non si fermò l'uomo.

    ...fermati immediatamente. Altrimenti...

    Mokou alzò la testa, tremolando leggermente. Il volto scomposto in un'espressione furiosa. Nei suoi occhi brillavano le tre tomoe dello Sharingan. Ancora e ancora le aveva rinnovato quell'ordine: fermati. Le imponeva di non andarsene, di ubbidire. Ma ad una richiesta del genere lei non aveva mai prestato ascolto. Mai. Non importa chi le avesse sussurrato o urlato quelle parole. Lei non si sarebbe mai fermata.

    .. allora non hai capito..

    Sussurrò la ragazza a denti stretti mentre osservava la molla che si creò sotto lo shinobi. Era stata creata con una serie di fili d'acciaio che partivano direttamente da degli anelli infilati nelle dita dell'uomo. La forza della spinta proiettò il suo avversario ben sopra di lei. E lo Sharingan non abbandonava la preda. Era stata in grado di risvegliarlo e ora doveva subirne le conseguenze. La mano destra della ragazza si posò nuovamente sull'elsa mentre le ginocchia si flettevano, osservando lo spettacolo sopra di lei. Quei fili d'acciaio presero a roteare velocemente, così tanto che il ronzio era perfettamente udibile, come un fastidioso ronzare di decide di mosche.

    ...altrimenti scoprirai perché alla sezione speciale mi chiamano "Il demone macellaio di Konoha".

    Mokou tentò di concentrare il chakra dal plesso solare fino a far risalire l'arto destro. Dagli tsubo della mano, il chakra sarebbe fuoriuscito e, assieme ad esso, una scarica di pura elettricità avrebbe irradiato la lama che venne afferrata saldamente. L'elsa nera come la notte ma non la lama. Le ginocchia si fletterono ancor di più mentre la ragazza attendeva il momento giusto. Ora! Quando quelle lame rotanti fossero state abbastanza vicine, Mokou avrebbe tentato di saltarvi incontro, sfruttando la sua posizione, sotto rispetto all'uomo. Avrebbe tentato di estrarre la katana, irradiata dal Mille Falchi. In un moto adrenalinico, sfruttando tutta l'energia che il corpo non riusciva a contentenere e la rabbia che la sua mente non riusciva a placare, Mokou agì con inaudita foga. Con la lama parallela al suo braccio, tentò di sferrare un fendente a mezza luna con il file di recidere quei fili con la potenza del Chidori di cui la katana si stava nutrendo.

    Io sono libera!

    lo Sharingan si posò negli occhi dell'uomo, rivolgendogli uno sguardo determinato. Avrebbe sconvolto gli schermi e messo fine persino al ripetersi del tempo. Non importava quanto quell'uomo avesse sempre avuto la vittoria e la giustizia dalla sua parte. Quella notte si cambiava. Quella notte Mokou avrebbe tentato l'impossibile.

    Mokou Houraisan

    Azioni:
    - Attivazione Sharingan [III stadio +20 riuscita fisso]
    - Sfilarsi la felpa
    - Fendente + Katana dei Mille Falchi [Sforzo extra +10 riuscita/danno -25 Resistenza]

    Stamina:
    [350] -15-18 --> 317

    Resistenza:
    [250] -1-1-25 --> 223

    Note:
    lo sfilarmi la felpa è narrativo ma, siccome è comunque un'azione che va in contrasto con la deflagrazione, dovrebbe richiedere un dispendio di resistenza e "andare in riuscita". Preventivamente ho scalato la resistenza, vedi tu!
     
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    Alle prime luci dell'alba di Konoha, quel giorno, c'erano due vite in gioco. Il primo, il cacciatore, l'inseguitore che eseguiva gli ordini godendo dell'edonismo nell'uccidere legalmente. La seconda, una kunoichi tradita dalla vita e segnata da una maledizione pronta alla fuga da quella che non era più la sua casa, ma la sua prigione.
    Il loro scontro avrebbe svegliato molti preventivamente, soprattutto a giudicare dalla prima esplosione che coinvolse la felpa di Mokou.
    Liberandosi dal vestiario riuscì a salvarsi la vita da una fine atroce, ma il contraccolpo della bomba nascosta nello spiedo la coinvolse e l'onda d'urto la spinse verso il muro di un palazzo che dava sulla strada.
    Niente di grave, qualche lesione, ma nulla che un ninja non potesse gestire. Il problema risiedeva nella continuazione dello scontro, nell'impeto continuo di Iru di cercare di ucciderla tramite le sue arti.

    CITAZIONE
    .. allora non hai capito..

    Uh? Incredibile. Sei ancora tutta intera, ma non per molto.

    I fili d'acciaio controllati dallo Special Jonin si erano induriti a un punto tale che non si poteva immaginare esistente un materiale in grado di poterli spezzare.
    Vorticavano così velocemente e pericolosi che avrebbero potuto sminuzzare ogni cosa sul loro cammino.
    Mokou decise di intervenire confrontandosi direttamente con loro. Una scelta azzardata, ma forte delle sue capacità, preferì non tentare di fuggire e di evitare quel colpo mortale.
    Utilizzando il potere del Raiton e quindi la tecnica "Chidori Katana", volle scontrarsi con la sua lama contro quel vortice. L'impatto metallo contro metallo causò zampilli scintillanti continui, come se fosse andata contro una sega circolare in velocità.
    Lo scontro sbalzò Mokou indietro di circa due metri, mentre il roteare dei fili venne sbilanciato e Iru si ritrovò in caduta libera dall'alto, caduta che attutì con l'uso del chakra protandosi in ginocchi di fronte a lei.
    I due erano circondate da abitazioni ed erano al centro di una piccola via. Qualcuno sbirciava dai tatami e dalle finestre per dare un'occhiata agli avvenimenti, ma nessuno osò dire qualcosa. Due ninja stavano combattendo e quando succedeva, si poteva aspettare solamente la fine dello scontro o l'intervento di altri come loro.
    Iru non si degnò nemmeno di dare attenzione al resto degli abitanti. Si limitò a fissare gli occhi Sharingan di Mokou abbozzando un leggero sorriso.

    Ti sei guadagnata il mio rispetto come preda ostica. Succede ogni tanto e per mia indole voglio lasciarti fare. Questo però comporterà che accidentalmente non potrò riportarti viva a Palazzo, inoltre spero tu abbia capito che o mi ammazzi o non andrai da nessuna parte. Avanti. Vieni qui.

    Attese la prossima mossa dell'Uchiha. Aveva la conferma che Mokou possedesse lo Sharingan, oltre che dal suo dossier, grazie all'esperienza diretta. Non gli era mai importato molto delle abilità altrui, che siano innate o meno, mitologiche o comuni, a lui interessava solamente la sua passione nella tortura e nell'omicidio. Era solito pensare: "siamo tutti carne, niente di più e niente di meno."


    Hai subito 15 danni per l'impatto dopo l'onda d'urto, per il resto sei illesa. Attacco a te.
     
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    Il suo corpo si era incastonato nel muro per via dell'esplosione. Ma ciò non era bastato. Persino il sangue che le scorreva sulla guancia, partendo dalla ferita sopra il sopracciglio destro, non bastava. Quei fili che velocissimi sembravano voler tranciare ogni cosa e fare del suo corpo delle mere striscie di carne, ossa e vene? Non bastava. Nulla poteva bastare. Mokou si sentiva viva, di un ardore ineguagliabile. Il dolore non la tangeva, così nemmeno la paura. Il suo cuore non vacillava, batteva solamente. Batteva forte quando arrivava vicina all'uomo che aveva deciso di ucciderla, o peggio, catturarla e segregarla in gabbia per sempre. Rappresentava tutto ciò che c'era di sbagliato a Konoha. E lei era come una rodine che desiderava uscire dalla gabbia ed era pronta a spezzarsi le ali pur di riuscirci. Miliardi di scintille vibrarono e scoppiarono davanti ai due quando la lama irradiata dal Mille Falchi si scontrò contro quei fili. Il fastidioso stridio risuonò nelle orecchie della ragazza. Il rinculo le impose di venire sbalzata a due metri di distanza e lei lasciò fare. A mezz'aria roteò su ste stessa, atterrando con le gambe flesse e lo sguardo puntato verso l'uomo. Era illeso anche lui, in ginocchio a qualche metro da lei. I tetti erano spariti, si trovavano nel bel mezzo di una via. Lì la brezza estiva non esisteva e subito l'afa e la calura estiva ricordarono a Mokou della fatica che il suo corpo stava affrontando. La kunoichi dai capelli bianchi respirò a bocca aperta, scoprendo di avere un discreto fiatone. La lama della sua katana era tornata normale, rifletteva i raggi della pallida luna in cielo. Con un gesto la ripose nel fodero che spuntava dietro di lei, a destra. Stese le ginocchia, serrando le labbra pallide. In un'altra occasione avrebbe rivolto un sorriso irriverente all'uomo. Del resto, l'aveva scampata. Ma forse quella era la Mokou di un tempo o forse quello non era il momento adatto. L'aveva scampata ma non era finita. L'uomo era più illeso di lei e questo la ragazza lo sapeva. Poteva essere forte, sopra gli standart di un genin o di un chunin comune. Ma l'esperienza era un dato di fatto e l'uomo era avvantaggiato da ciò. Lo si vedeva nel suo volto immobile, quasi vergine di qualsiasi sensazione. Persino quando il volto burbero incontrò gli sporadici presenti alle finestre che sbirciavano e spiavano i due animi notturni, non disse nulla. Mokou non diede loro retta, non ne incontrò gli sguardi. Non le interessava. Era concentrata sull'uomo e su ciò che stava per accadere. Perché la già fragile psiche della figlia dell'Imperatore cozzava troppo spesso con l'indole caotica. E quando veniva portata a fare i conti con entrambe, non succedeva mai nulla di buono. Ed Iru, forse ingenuamente, aveva appena generato un collasso interiore nella ragazza. Il suo sorriso appena accennato fu accolto da un assottigliamento degli occhi della ragazza. Le sue parole furono la miccia innescata di una mina vagante pronta per esplodere.

    Ti sei guadagnata il mio rispetto come preda ostica. Succede ogni tanto e per mia indole voglio lasciarti fare. Questo però comporterà che accidentalmente non potrò riportarti viva a Palazzo, inoltre spero tu abbia capito che o mi ammazzi o non andrai da nessuna parte. Avanti. Vieni qui.

    Era successo di nuovo. Proprio quando pensava di poter dismotrare la sua forza, veniva sminuita in quel modo. La ragazza strabuzzò gli occhi, irrigidendosi. Il capo si abbassò e i lunghi capelli bianchi le nascosero il volto. Piccoli singulti delle spalle e un singhiozzo soffocato. No, non stava piangendo. All'aumentare di questi, la ragazza alzò la testa. Rideva di gusto. Una risata sguaiata e gelida. Puntò lo sguardo verso l'uomo. Gli occhi con le tre tomoe erano completamente spalancati verso di lui. La vena sulla tempia sinistra era rigonfia, come se stesse per esplodere. Il corpo tremava, invero fremeva. Piccoli pruriti gelidi negli arti e la sensazione di star cedendo. Niente più freni.

    Pensate di prendermi per il culo? Siete tutti uguali, sembra quasi un gioco per voi. Anche l'Hokage, quella volta.. non ha fatto altro che studiarmi come un animale da competizione.

    Sorrise di nuovo, esasperata. Il suo modo di parlare era frenetico seppur tremante. Un urlo sussurrato in grado di raggiungere con la sua veracia anche l'orecchio più lontano. La rabbia trasudava dal volto di Mokou, orribilmente deturpato da una smorfia maligna.

    Volete mettermi alla prova? Sul serio? E' tutto facile per voi. Ve ne state là a dire "avanti, fammi vedere che sai fare". Come se vi aspettaste di più. Come se.. non fossi.. abbastanza..

    Il solo pronunciare quelle parole la fece tremare e il sorriso scomparve dal suo volto pallidissimo. Ora esprimeva solo odio e desiderio di vendetta. Lentamente inclinò la schiena in avanti, ingobbendosi. Il chakra prese a scorrere più velocemente dentro di lei, vorticando in ogni tsubo.

    Mi avete stufata.. tutti voi..
    Goditi lo spettacolo dato che ti senti così superiore a me! GODITELO! PERCHÈ SARÀ L'ULTIMO!


    Nessun freno inibitorio, nessuna remore. Era stata provocata per l'ultima volta, presa in giro per l'ultima, maledetta volta. Non era un fenomeno da baraccone da poter sfruttare e con il quale giocare. Lei era ciò che l'Hokage avrebbe dovuto temere. La Vendetta in persona.

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    NON SOTTOVALUTARE IL MIO POTERE!


    Le tomoe vorticarono ricorrendosi in una gara maledetta che le inglobò in un vortice buio. Il Mangekyou, lo Sharingan Ipnotico, brillò negli occhi di Mokou. Niente avrebbe più potuto fermarla. Ormai aveva deciso: doveva uccidere quell'uomo.
    Velocemente portò la mancina al taschino sul fianco. Già fece scorrere il chakra fino a farlo fuoriuscire dagli stubo del palmo per afferrare il filo d'acciaio. Venti metri in totale. Ad un'estremità era legato un'uchiha shuriken, all'altra.. era una sorpresa. Rapidamente, Gekikara afferrò dapprima un normale shuriken, del tutto simile a quello legato al filo d'acciaio. Con un gesto veloce del braccio, tentò di scagliarlo verso l'uomo barbuto, verso i suoi occhi. Non aveva più rimorso per le sue azioni. Il lancio, però, sarebbe stato solo un diversivo. Infatti, l'albina si premurò di lanciare il secondo shuriken, con tutto legato dietro il filo d'acciaio, seguendo la traiettoria del primo. Volle usare la Tecnica dello Shuriken Ombra per nascondere il vero shuriken nell'ombra del primo. Ma il motivo non era colpire l'uomo. Infatti, l'Houraisan era convinta al cento per cento che l'altro non ci avrebbe messo nulla a schivare il primo shuriken. E lei tentò di manipolare con il chakra il secondo. Questo potè farlo perché teneva ancora il residuo di filo d'acciaio tra la mancina. Esso scorreva velocissimo tra le dita e, quando giunse alla fine assieme alla "sorpresa", lei lo lasciò. Avrebbe infatti tentato di sfruttare la contrapposizione di peso tra le due armi, assieme alla traiettoria impressa con la Manipolazione delle lame, per sfruttare una tecnica del famoso Clan Uchiha. Il lancio dello shuriken, più leggero rispetto al kunai, all'altro capo del filo, avrebbe dato al filo stesso un ritorno simile agli effetti di uno yo-yo. Per questo le due armi avrebbero dovuto tentare di avvolgere l'avversario in venti metri di filo o giù di lì, stringendolo abbastanza saldamente. Ma poco le importava, a Mokou. Le bastava che il kunai fosse vicino a quel bastardo perché, se aveva calcolato per bene i tempi.. KABOOOM! La carta bomba legata attorno al manico del kunai (che idealmente avrebbe dovuto trovarsi conficcato nella carne dell'uomo, o comunque su di lui), sarebbe scoppiata. Il boato e il polverone alzato dalla bomba avrebbe dato il tempo alla traditrice di concludere quell'assurdo inseguimento. Lo Sharingan non le oscurava la vista, vedeva ogni cosa. Tarattenne il fiato e scattò verso Iru con il corpo inclinato in avanti. La mano destra sull'elsa della katana mentre di nuovo tentava di far fluire l'anima dei Mille Falchi su di essa. Doveva colpirlo un'unica volta, sarebbe bastato. Tutto sarebbe finito. La morte di uno in cambio della sua libertà. Gli occhi si sgranarono e il Mangekyou brillò. Tutto avvenne lento e, quando fu il momento, la ragazza arrestò la sua corsa con uno scatto finale. Il braccio destro si indurì ma repentinamente estrasse dal fodero la lama saettante, irradiata di indaco. La lama tentò di portarsi al collo dell'uomo, tagliandone la carne con rapidità e forza. Il desiderio di libertà la portò a questo. Un tentativo di decapitazione senza posa, dettato dall'istinto. E le sue grida risuonarono per tutta la via.

    MUORI!


    Mokou Houraisan

    Azioni:
    - Mantenimento Sharingan [III stadio --> Mangekyou +25 riuscita fisso]
    - Triplice attacco del mulino Sharingan [Tecnica della manipolazione delle lame | Tecnica dello Shuriken ombra | Uchiha shuriken +5 riuscita]
    - Attivazione Carta bomba
    - Fendente + Katana dei Mille Falchi [Corpo sfarfallante +19 riuscita]

    Stamina:
    [317] -20-5-5 --> 287

    Resistenza:
    [223] -15 (esplosione turno precedente)-10-5-1 --> 192
     
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    Io vengo dalla luna che il cielo vi attraversa e trovo innopportuna la paura per una cultura diversa

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    Pensate di prendermi per il culo? Siete tutti uguali, sembra quasi un gioco per voi. Anche l'Hokage, quella volta.. non ha fatto altro che studiarmi come un animale da competizione.

    Iru si rialzò in piedi nel frattempo, osservando la sua avversaria e ascoltando con disinteresse il suo discorso qualunquista.
    Non gliene fregava nulla di ciò che provava.
    CITAZIONE
    Volete mettermi alla prova? Sul serio? E' tutto facile per voi. Ve ne state là a dire "avanti, fammi vedere che sai fare". Come se vi aspettaste di più. Come se.. non fossi.. abbastanza..

    Si portò in piedi anche lei e Iru si preparò ad ogni sua mossa. Era pronto a giocarsi le sue carte con le sue abilità legate al controllo dei fili d'acciaio e ad un asso nella manica che ancora non aveva mostrato.

    CITAZIONE
    Mi avete stufata.. tutti voi..
    Goditi lo spettacolo dato che ti senti così superiore a me! GODITELO! PERCHÈ SARÀ L'ULTIMO!

    Ragazzina, a me non frega nulla di quello che hai in testa e di come ti senti, sei solo un'altra preda sul mio percorso. Questi discorsi non fanno altro che annoiare e non ci sarebbe nessuno spettacolo da parte tua che possa impressionarmi, nè legato alle tecniche che conosci nè per i tuoi occhi speciali. Perciò se vuoi un ultimo consiglio, impara a tacere e passa all'azione.

    Le forti e crude parole di Iru, pronunciate con fredezza e serietà, furono il preludio di un seguito che per altri poteva essere degno di nota, ma non per il macellaio di Konoha.
    Il Mangekyou Sharingan si risvegliò e Iru portò la mano destra sulla sua trasmittente. Aveva ricevuto ordini sul dare informazioni nel momento in cui avrebbe visto un cambiamento visivo significativo nelle iridi della ragazza e arrivò nel giusto tempismo.

    Iru a base. Lo Sharingan della ragazza è mutato come avevate previsto.

    CITAZIONE
    NON SOTTOVALUTARE IL MIO POTERE!

    Tu non hai nessun potere, in particolare su di me. Sei tu ad avermi stancato.

    Iru non capiva cosa ci vedessero di speciale i suoi superiori in quella mocciosa in piena crisi umorale adolescenziale. L'annoiava terribilmente, si stava ricredendo sull'andazzo degli eventi. Aveva creduto che potesse essere un giocattolo ottimo con cui divertirsi, ma ciò che stava guardando era manifestazione di boria.
    La mossa della Kunoichi consisteva in un'offensiva tattica basata sull'uso dei fili d'acciaio tanto amati da Iru. Ammise a sè stesso di essere impressionato dal tentativo, ma lui era un esperto in quel campo e non si sarebbe fatto soprendere da un trucco come quello.
    Il lancio del primo Shuriken fu completamente vano, quasi automaticamente fu intercettato da un filo che partì dall'anello nella mano destra di Iru, prendendone possesso e intrecciandosi attorno al buco centrale. L'intercettazione rivelò che sotto quello ve n'era un altro, ma fu inutile poiché fu preso pure esso dallo stesso filo.
    Quest'eccellente combinazione rivelò l'uso reale che ne voleva fare la ragazza, capovolgendo la situazione e tirando lei in aria con il filo d'acciaio di Mokou legato e intrecciato con un nodo al filo di Iru.
    Senza muovere nulla, se non le dita della sua mano, lo Special Jonin riuscì a vanificare l'effetto sorpresa e a ribaltare l'esplosione della carta bomba legata al kunai della ragazza. L'esplosione non colpì Iru, bensì Mokou che fu sbalzata via, ma riuscendo a liberarsi dalla morsa del suo avversario visto che il filo dell'Uchiha si spezzò nell'esplosione.
    Una bella batosta per la strategia della kunoichi che non si diede per vinta e continuò per un attacco diretto nei suoi confronti, un fendente carico di Raiton pericoloso con l'intento di mozzare via la testa del suo avversario.

    CITAZIONE
    MUORI!

    Era sicuramente molto veloce e Iru aveva lo svantaggio di dover essere molto più rapido di lei per poter eludere persino la sua abilità di previsione data dallo Sharingan, anche se lui non aveva molte informazioni a riguardo.
    Vedendo che Mokou gli era vicino pensò bene di utilizzare una delle sue tecniche più forti.
    Mosse entrambe le braccia a croce, in questo modo gli anelli iniziarono a tirare il filo e ad avvolgerlo attorno al loro proprietario come se se stesse creando uno scudo e con una manipolazione eccellente, riuscì ad avvolgersi prima attorno al suo collo e poi nel resto del corpo, allungando da quello scudo di fili delle sporgenze acuminate fatti da spiedi impercettibili legati all'estremità dei fili di Iru.
    Quegli spiedi furono molto veloci, ma solo uno di sconficcò nell'addome di Mokou, causandole inizialmente un leggero fastidio, ma poi un bruciore sempre più ampio che si allargava per tutto il corpo. Questo le causò la mancanza improvvisa di forze che le fece cadere la katana dalle mani pochi centimetri prima di tentare di recidere il collo al suo nemico.

    Se è tutto qui quello che sai fare, oltre alla mia delusione hai anche la mia compassione. Credimi che uccidendoti ti farei solo un favore. Là fuori, dove vuoi andare tu, c'è gente estremamente più pericolosa di me, non dureresti un attimo, saresti come una pecora nella tana dei leoni affamati. Ora ti sentirai un po' spossata, il veleno inizierà a fare effetto e in pochi minuti ti sentirai una morsa al cuore. Intanto sta salendo ai tuoi polmoni e velocemente al cervello e sei già finita.

    Lo spiedo che l'aveva colpita era intrinso di una mistura speciale preparata da Iru stesso e unita al suo chakra che tramite esso destabilizza il chakra della vittima e la fa cadere in una specie di Genjutsu.
    Ciò che Mokou provava era una morsa ai polmoni e al petto come se l'ossigeno attorno a lei si riduceva, per di più iniziava a vedere sua sorella, Kaguya, accanto a Iru che le sorrideva con un buco al posto del cuore che grondava di sangue che usciva copioso anche dalle sue labbra e dai suoi occhi.
    Kaguya si avvicinava verso di lei con le mani protese in avanti, come se cercasse aiuto o conforto. Intanto sentiva rumori di scintille man mano che la distanza tra le due donne si accorciava. L'illusione le voleva ricordare il rumore del suo Chidori quando la uccise.

    Sfortunatamente non ho idea della natura del Genjutsu che ti ho trasmesso, la mia tecnica, Gendoku no Kago, si basa su un veleno che ti debilita, mentre nei miei fili scorre il mio chakra illusorio. Dovrebbe tirare fuori la tua angoscia e le tue paure. In ogni caso sei morta.

    Kaguya mentre avanzava cominciò a parlare.

    Mi hai uccisa perché sei come tutti gli altri, non sei speciale, Mokou, ti sei sempre creduta migliore di tutti, ma non lo sei.

    Dozzinale.
    Mediocre.
    Normale.
    Debole.



    Quelle ultime quattro parole vennero continuamente ripetute da Kaguya come una cantilena, in continuazione.
    Intanto Iru si preparava a finire la sua vittima, un altro filo si diramò da quelli con cui si era protetto e da esso un altra decina di fili con la punta acuminata che avrebbe scagliato contro di lei per perforarla ovunque nel corpo e renderla un colabrodo.
    La fine di Mokou era giunta?


    L'esito è andato male perché la strategia era buona, ma un estremo conoscitore dei fili d'acciaio nonché assiduo utilizzatore non si fa fregare da cose che lui stessa utilizza, ha bloccato la prima estremità col filo per poi intrecciarlo al tuo e tirarti prima che tu potessi continuare l'offensiva, per di più la carta bomba era più vicina a te e ti ha presa.

    Hai subito 30 danni dall'esplosione e hai il braccio destro ustionato che ti causa un -10 a turno
    La katana per adesso è persa perché vicina a Iru.
    Hai subito 40 danni per il colpo dello spiedo perché ti ha preso in un punto dell'addome.
    Il veleno che ti è entrato in circolo ti causa -15 danni a turno. Al terzo turno da ora ti farà andare K.O e in mancanza di cure entro 7 giorni OFF-Gdr il tuo pg morirà.
    Sei sotto l'effetto di un Genjutsu di livello B ben descritto, puoi uscirne ovviamente, ma intanto tutte queste cose alterate sul tuo corpo ti causano malus ingenti sulle azioni. Ovviamente conta moltissimo il fattore strategico e ancora non sei morta, ma devi trovare il modo di difenderti dai 10 fili acuminati che stanno per trapassarti.
     
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    Dapprima un leggero fastidio, un bruciore ben distinto all'addome. Mokou non ci fece caso ma dovette ricredersi dato il repentino cambio di prosepettiva. Era sempre lì, con la katana in mano. Il flusso del Chidori saettava attorno alla lama e lo sguardo dello ragazza mostrava un disegno del tutto nuovo. Lo Sharingan Ipnotico brillava minaccioso nella notte. Quella sarebbe dovuta essere la fine di Iru, l'inseguitore della Foglia. Ma il destino aveva in serbo altro per l'albina. Improvvisamente fu come se un'onda silenziosa le si schiantasse addosso. Tutta insieme la travolse non dandole il tempo di respirare. Pochi centimetri dal collo dell'uomo la cui pelle brillava quasi ad essere un invito per lei. Quasi poteva sentire il rumore dei rapaci ifilzare quel pallidume mentre la forza del braccio sentiva l'attrito del collo. Ma poi lo recideva, deciso. Sembrava tutto già scritto ma la lama non si avvicinò mai più di così. Il leggero fastidio all'addome l'aveva ora paralizzata.

    Se è tutto qui quello che sai fare, oltre alla mia delusione hai anche la mia compassione. Credimi che uccidendoti ti farei solo un favore. Là fuori, dove vuoi andare tu, c'è gente estremamente più pericolosa di me, non dureresti un attimo, saresti come una pecora nella tana dei leoni affamati. Ora ti sentirai un po' spossata, il veleno inizierà a fare effetto e in pochi minuti ti sentirai una morsa al cuore. Intanto sta salendo ai tuoi polmoni e velocemente al cervello e sei già finita.

    "... V.. veleno.. ?"

    Furono quelle parole a darle la conferma della propria posizione. Come una formula magica, adesso Mokou poté sentire gli effetti della sostanza che, attraverso un sottilissimo spiedo conficcatosi nel suo addomo, era entrato in lei. L'albina barcollò all'indietro e la katana le sfuggì di mano. La vista si annebbiò per un attimo rendendo l'immagine dell'uomo barbuto come sbiadita. La sua voce lontana. Sudore freddo le imperlò la fronte mentre deglutiva a fatica. Ora poteva sentirlo. I battiti del suo cuore accelerare e un formicolio sinistro agli arti. Quasi non li sentiva più. E il suo respiro era lento e le bruciavano persino i polmoni, come se stesse costantemente inghiottendo del fumo. Digrignando i denti, la kunoichi si abbandonò a terra, inciampando nei suoi stessi passi che si facevano pesanti ogni secondo di più. Fu allora che mise a fuoco una sagoma accanto all'uomo. Qualcuno che prima non c'era. Alla sola vista del volto diafano e dai lunghi capelli neri, lisci come seta, il cuore di Mokou ebbe un tuffo. Gli occhi si spalancarono rimirando il malinconico sorriso di Kaguya. Lo conosceva come le sue tasche e per lei tutto quel sangue che colava dagli occhi e dalla bocca, persino dal grosso buco nel petto, non aveva importanza. Era lei, ma non lo era. Coi piedi nudi calpestava l'asfalto e più si avvicinava più Mokou si sentiva debole. Brividi freddi dietro la schiena e il rumore delle scintille e dello stridore del Mille Falchi che le risuonava nelle orecchie. Ricordava perfettamente come aveva ucciso Kaguya.

    Sfortunatamente non ho idea della natura del Genjutsu che ti ho trasmesso, la mia tecnica, Gendoku no Kago, si basa su un veleno che ti debilita, mentre nei miei fili scorre il mio chakra illusorio. Dovrebbe tirare fuori la tua angoscia e le tue paure. In ogni caso sei morta.

    Le parole dell'uomo erano lontane e distorte poiché Mokou cominciava seriamente a perdere colpi. L'espressione del suo volto era confusa e debole, gli occhi languidi come i movimenti. Ma, anche allora, la sua attenzione non poteva che essere focalizzata sulla deceduta. La triste morta. Aprì la bocca e sentire la sua voce fu un colpo al cuore per l'albina. Avrebbe potuto scoppiare in pianto se solo la lenta sensazione di abbandono alla morte non la stesse avvolgendo.

    Mi hai uccisa perché sei come tutti gli altri, non sei speciale, Mokou, ti sei sempre creduta migliore di tutti, ma non lo sei.

    Dozzinale.
    Mediocre.
    Normale.
    Debole.



    Quel triste sorriso si era tramutato in una smorfia impassibile mentre gli occhi neri si erano fatti gelidi. Avrebbe dovuto farle del male ma quel nodo alla gola che si creò dentro la maggiore delle sorelle si sciolse. La consapevolezza di star parlando con se stessa e non con Kaguya. Come avrebbe mai potuto? Era morta. Fu allora che l'albina tentò di riprendere quel poco di vigore che la spinse ad alzare lo sguardo verso la corvina. Non la vedeva bene. Era un'illusione, no? L'aveva detto anche il tipo. Il Mangekyou negli occhi di Mokou fece per brillare e la ragazza spalancò gli occhi verso quella che non poteva essere in alcun modo sua sorella. Eppure la vedeva, come fosse ancora lì tra lei. Sentiva quella cantilena, il rumore del chidori, lo sfrigolio dell'elettricità. E poi li vide. Centinaia di aghi taglienti venirle incontro. Tagliavano l'aria e un brivido freddo annunciò la morte della sfortunata Uchiha.
    I fili la trapassarono completamente e fu quasi una liberazione. Nessun dolore. Solo un freddo pungente e la sensazione di voler dormire per l'eternità. Lo Sharingan poteva vedere quella fine, prevederla.
    Stava a Mokou decidere se accettarla o meno.

    VAFFANCULO!

    Stupì anche lei il modo in cui riuscì a raccimolare quel fiato. Non respirava quasi più ma qualcosa tremò nelle fondamenta del suo animo. Quell'urlo le fece male ai timpani e quasi non riuscì a credere provenisse direttamente da lei. La vista sembrò riprendersi per un attimo, in tempo per scoprire che la previsione degli occhi rossi era reale. E lei la mandava a quel paese con tutto il fiato che aveva in corpo.
    Era allo stremo ma di chakra ne aveva ancora. La sua riserva che sembrava destinata a prosciugarsi con l'energia vitale, ma fremeva dentro di lei. Le parole di Kaguya avrebbero dovuto farle del male e invece erano state in grado di aiutarla. Aiutarla a capire. Buffo come, anche da morta, il suo ricordo riuscisse a salvarla. Anche allora, ci era riuscita in tutti i modi. Parte di lei voleva ricongiungersi con la sorella ed espirare la propria colpa con la morte. Ma un pensiero quasi la fece sorridere, impercettibilmente.
    Sembrava quasi che, da lassà, Kaguya facesse di tutto per evitare che morisse.

    RASHOUMON!

    Mokou tentò di concentrare il chakra nella mano con una foga inaudita, un ultimo sprazzo di desiderio di restare in vita in lei. Ad ogni movimento, il corpo sembrava infiammarsi di un dolore acuto e pungente. Un calore che non aveva nulla di piacevole. Subito dopo si svuotava di aria e di vita, lasciandola deperire. Ma quando tentò di far fuoriuscire il chakra battendo con forza il palmo della mano al terreno, non tentennò. Avrebbe cercato di far uscire dal terreno, davanti a lei, la Porta degli Inferi, pronta per aiutarla ed evitare di lasciarla morire per mano dell'uomo che stava tentando di punirla per il suo desiderio di libertà. Trattenne il respiro, Mokou, invero non sembrava riuscre più ad inspirare correttamente. Rialzò la mancina da terra. Il braccio destro era fuori uso: la pelle era incenerita e le tirava. Avrebbe sentito quel dolore di più se le forze non le fossero mancate già da se. La ragazza tentò di eseguire quindi, con la mano sinistra, il sigillo della Tigre. Chiuse gli occhi, alzando lo sguardo al cielo. Tentò di riversare una fiammata di chakra elementale dai polmoni verso il cielo e, per la prima volta, sentì realmente l'esofago andarle in fiamme. Il veleno stava facendo effetto velocemente. Invero, quella stronza dagli occhi scarlatti aveva un'ultima carta da giocarsi.
    L'ultima speranza rimasta nasceva con quella disperata salita del fuoco verso il cielo.

    Mokou Houraisan

    Azioni:
    - Mantenimento Sharingan [Mangekyou +25 riuscita fisso]
    - Tecnica del Richiamo: Rashoumon! [Sforzo extra max +20 riuscita]
    - Tecnica del Grande drago di Fuoco [Maestria mangiafuoco II livello | Jutsu ad una sola mano]

    Stamina:
    [287] -20-80-50-18 --> 119

    Resistenza:
    [192] -30-40-10-15 --> 97

    Status:
    -10 a turno per bruciatura al braccio destro
    -15 a turno per il veleno

    Note:
    Sia lo sforzo extra che il jutsu ad una sola mano li ho usati per questioni narrative. Il primo per giustificare la foga ritrovata di Mokou. Il secondo perché ha il braccio incenerito
     
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    Sembrava un povero cucciolo inerme pronto all'esecuzione agli occhi di Iru. Si pregustava già la sua vittoria e anche come avrebbe potuto torturarla nel caso fosse riuscita a sopravvivere alla perforazione dai mille spiedi che le stavano per finire addosso.
    Solitamente fiutava la paura delle sue vittime a chilometri di distanza, eppure di Mokou, nonostante fosse vicinissima a lui, non sentiva nulla.
    Fu impressionato dalla grande resistenza della kunoichi. Se lo meritava di essere ricordata dallo Special Jonin. I dettagli del suo corpo ferito e della sua tenacia sarebbero rimasti impressi nella sua mente e avrebbe tirato fuori l'episodio nei giorni in cui si sentiva più triste per darsi forza e una "pacca sulla spalla" da solo.
    CITAZIONE
    VAFFANCULO!

    Lo Sharingan improvvisamente vorticò il suo disegno interna alla pupilla e brillò di una luce che molto probabilmente Iru non avrebbe più rivisto.
    Era debole, eppure, il suo barlume di speranza di attaccamento alla vita era ben più forte di qualsiasi altra manifestazione umana a cui aveva assistito il macellaio di Konoha.
    Gli aghi di Iru comunque continuarono la loro corsa verso l'obiettivo, ma si trovarono davanti un ostacolo. La Porta degli Inferi, il Rashoumon, venne evocato tra i due dopo che la kunoichi concentrò il suo chakra sul terreno.
    Quel muro invalicabile venne colpito dagli aghi che si conficcarono su esso senza trapassarlo e vanificando così l'offesa di Iru.
    Anche lui conosceva quella tecnica e la tirava fuori ben poche volte, anche perché non si era mai veramente trovato in pericolo.
    La porta comunque si sgretolò di fronte a loro per i danni subiti e Mokou ne approfittò per lanciare il Grande drago di Fuoco verso il cielo.
    Iru temette fosse un attacco diretto a lui e per istinto abbassò la testa, ma l'aveva evidentemente mancato e di molto anche.

    - Sei spettacolare, Mokou... Uchiha? Dovrei chiamarti così effettivamente. Non so molto sulla storia del tuo clan, ma tutti mi hanno detto che erano guerrieri formidabili. Lascia però che ti dica una cosa. Se il tuo clan si è estinto, ci sarà pure una ragione, no? -

    Quelle parole furono seguite da un sorriso beffardo stampato sul volto di quell'uomo. La voleva fare a pezzi per essere riuscita nuovamente a sopravvivere.
    Improvvisamente il cielo si oscurò. Grandi nuvole nere iniziarono a condensarsi sulla limpidezza che contraddistingueva quella giornata. Il sole che iniziava a fare capolino sulla città, sembrava essere sparito.
    Iniziò così a piovere. Una lieve iniziale pioggerillina si posò sui tetti delle case e sui corpi di quei due combattenti, ma poi l'intensità crebbe, ma non come una tempesta.

    - Hai visto? Almeno il cielo inizia a piangere per te... -



    Allora intanto perdi -25 di Resistenza che sono i danni continuativi di ustione e veleno. Il Genjutsu è spezzato ovviamente, ma i tuoi malus stanno per aumentare.
    Piove attenendomi alla mossa del drago di fuoco nel cielo.
     
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    Il corpo cedette agli spasmi e al languore del veleno che prepotentemente le strappava via gli ultimi residui di vita. Lo faceva con lentezza, assicurandosi che soffrisse. La vista era appannata e solo pochi sprazzi di lucidità permettevano a Mokou di mettere a fuoco il suo aguzzino. La volontà che l'aveva tenuta in vita non era morta ma il Rashoumon era crollato. Spezzato dai centinaia di aghi che avrebbero altrimenti trapassato e scarnificato ogni centimetro del corpo pallido della ragazza. Le macerie alzarono un polverone. Altra aria densa di polvere che bruciò nei polmoni della giovane, già di per se debilitati. Il colorito della sua pelle aveva ormai assunto un sinistro colorito verdastro. Le labbra si erano seccate e gli occhi, se non fossero stati brillanti a causa dello Sharingan, sarebbero stati iniettati di sangue. La bocca socchiusa, tentava di recupeare ossigeno e lo buttava fuori con un sospiro appena accennato. L'esofago bruciava ad ogni tirata. La pelle carbonizzata del braccio destro aveva aderito alla canottiera scura che la kunoichi indossava. Si era appiccicata tanto l'albina aveva tentato di tenerlo vicino a se. La pelle si sarebbe strappata facilmente ma il dolore era mitigato dal veleno che le intorpidiva i sensi. Lentamente, Mokou tentò di strisciare all'indietro facendo perno sulla mano libera, trascinandosi dietro le gambe pesanti. Non era certa di poter stare in piedi. Lo sguardo carico di risentimento puntato verso Iru che, attraverso il polverone, era ancora tutto intero. Avrebbe potuto ucciderla da un momento all'altro. Ma un uomo come lui non avrebbe semplicemente posto fine alle sofferenze della giovane. Lo sguardo tetro non lo abbandonò mentre scrutava ciò che restava di quella testa calda dagli occhi scarlatti. La sua voce la raggiunse da lontano, come se stesse ascoltando le note distorte di un contrabbasso. Sentiva l'aria riempirsi di quella voce roca e ne comprendeva il parlato solo un istante dopo. Sempre più debolmente.

    Sei spettacolare, Mokou... Uchiha? Dovrei chiamarti così effettivamente. Non so molto sulla storia del tuo clan, ma tutti mi hanno detto che erano guerrieri formidabili. Lascia però che ti dica una cosa. Se il tuo clan si è estinto, ci sarà pure una ragione, no?

    Un sorriso di scherno sul volto dell'uomo. Mokou non avrebbe avuto la forza di fermarlo per sempre. Era debole e lui molto più forte di lei. Ma aveva una speranza, l'ultima. Sarebbe piovuta dal cielo.

    Even if I mess up, my heart won’t be crushed


    Dell'espressione da perenne sbruffona non c'era più traccia nel volto dell'albina. Chiunque, conoscendola, si sarebbe aspettato uno dei suoi mezzi sorrisi, i suoi ghigni storti che, all'ultimo momento, confermavano quanto quella lì ne sapesse una più del diavolo. Magari avrebbe tirato fuori una strategia all'ultimo secondo, qualcosa che nessuno aveva notato. Invece uno sbuffo, un sospiro soffocato. Il Mangekyou pianse e calde goccie caddero sulle sue guance. Un rombo di tuono nel cielo che si era fatto grigio, nascondendo il sole nascente, e la pioggia venne giù. Prima debolmente, poi più decisa. Per Mokou fu come essere lavata via da ben più che il sangue, lo sporco e la fatica. Una sensazione che la teneva prigioniera e la costringeva a strisciare di fronte a quell'uomo e alla paura di non farcela. La morte stessa che la raggiungeva sotto mentite spoglie mentre già traeva a se il suo corpo, il suo respiro. Incombeva su di lei come un vento gelido, capace di strapparle il tepore dell'ultimo residuo di vita in lei.

    Hai visto? Almeno il cielo inizia a piangere per te...

    Di nuovo la voce del carnefice a prendersi gioco di lei, a minimizzare con sufficienza tutto ciò che Mokou era. La ragazza abbassò la testa, lasciando che il rumore scrosciante della pioggia si infrangesse sul suo corpo. Gli occhi misero a fuoco le proprie vesti, sudice e impolverate. Gettata a terra come uno straccio. Il formicolio alle dita rendeva gil arti pesanti e doloranti. Trattenendo il respiro, Mokou chiuse gli occhi, e le lacrime smisero di inumidirle gli occhi.

    ... zitto.

    Malamente fece perno con il braccio destro, issandosi lentamente sulle gambe. Barcollò ma tornò finalmente in piedi. Debole e allo stremo, alzò il volto emaciato verso Iru. Il Mangekyou brillava di una luce scarlatta così intensa da rendere il suo sguardo simile ad un faro in lontananza, mentre sorveglia silenziosamente la vuotezza del mare. Ingobbita, lasciò ricadere il braccio destro sul fianco. L'aria le mancava ma una scintilla di vita le illuminò il volto. L'espressione stanca e al contempo vigile. La smorfia intrinsa di una vitalità fuori dal comune. Alzò lo sguardo, voltando la testa verso le nubi temporalesche.

    Non è il cielo.. è il motivo per cui.. non posso morire, ora.

    Affermò semplicemente. Una smorfia di dolore mentre la mancina si stendeva all'infuori e il chakra vorticava debolmente in lei. Chiuse gli occhi e un bruciore straziante la costrinse a soffocare un urlo mentre il raiton prendeva a scorrere in lei. Avrebbe circondato il suo braccio con saette e stridii elettrici, colorando quel buio di un indaco intenso. Le gambe cedettero ma Mokou tentò in tutti i modi di non cadere. Si spronò per alzare il braccio verso l'alto in un unico rapido gesto, sicché il Mille Falchi avrebbe raggiunto le nuvole con il fragore di mille rapaci in volo.
    L'Uchiha osservò allora Iru senza paura alcuna. Eppure il suo volto trasmetteva un'emozione simile. La volontà di non morire che la spaventava e la dilaniava dall'interno più di qualsiasi altra ferita. Doveva lasciarsi guidare perché, tra quelle nubi, c'era qualcuno che l'avrebbe aiutata. La sua unica speranza.

    Dillo all'Hokage.. dillo a tutta Konoha, se ci riesci.. diglielo.. Mokou Houraisan.. è libera.

    Il chakra si prosciugò in lei e il braccio tremò mentre il palmo si spalancava verso il cielo. Lasciandosi andare alla fatica e alla malattia, lo abbassò puntando verso l'inseguitore. Non sarebbe stata lei. Il cielo l'avrebbe salvata. Le nubi temporalesche si sarebbero spalancate facendo largo ad una volontà inumana. Una creatura divina che avrebbe scalciato quelle nuvole e si sarebbe precipitato a terra. Una magnifica rappresentazione del Fulmine in grado di illuminare qualsiasi luogo, persino l'inferno. Il Kirin avrebbe lasciato il suo mondo per scagliarsi con la forza di un titano sulla Foglia. Avrebbe tagliato l'aria e mangiato la terra sotto e intorno a se in una scarica di pura energia. La stessa che Mokou sapeva di avere dentro di se quando sapeva di non potercela fare. Era la verità. Non poteva morire. Nonostante la morte l'avesse già trascinata nel suo regno sentiva ancora quella voce che la chiamava dal mondo dei vivi. Quel sussurro dolce mentre risuonavano in sottofondo le note di un flauto; una canzone bambinesca, quasi fuori tempo. Sentiva dentro di se i propri pensieri e il proprio cuore che continuava a battere. Per questo non cadde a terra anche se non poteva fare a meno di piangere.
    Era viva.

    Mokou Houraisan

    Azioni:
    - Mantenimento Sharingan [Mangekyou +25 riuscita fisso]
    - Mille falchi direzionato verso il cielo
    - Kirin [Sforzo extra max +20 riuscita/danno]

    Stamina:
    [119] -20-35-50 --> 14

    Resistenza:
    [97] -10-15 --> 72

    Status:
    -10 a turno per bruciatura al braccio destro
    -15 a turno per il veleno
     
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    La ragazza era prossima a morire, ma Iru non voleva assolutamente permetterle di andarsene in quel modo. Voleva, DOVEVA, ucciderla con le sue mani mentre la martoriava e si eccitava nello strapparle gli arti e cavandole via quegli occhi maledetti.
    Tossiva e si sentiva più debole. Iru conosceva bene quella situazione, sapeva come ci si sentiva in quello stato. D'altronde lui stesso aveva ideato quel veleno dopo averne subito gli effetti da parte di un nemico nella guerra di Zero.
    Era sempre stato schierato da parte dell'imperatore finché un giorno in un'esplorazione nel Continente Meridionale non si era imbattuto in un popolo di indigeni dalla pelle scura, quasi nera come l'inchiostro. Vedendoli pensò solo a come ucciderli per riportare le loro teste in patria come premio della sua scoperta, ma in realtà non ebbe il tempo di elaborare alcuna strategia.
    Si ritrovò colpito da spiedi avvelenati da tutti i lati. Quella gente dalla pelle scura e decisamente poco vestita usava una speciale mistura di veleno che immettevano nelle punte di legno che sparavano dalle loro cerbottane.
    Iru si ritrovò a un passo dalla morte, finché un uomo, decisamente diverso dal resto della tribù e più somigliante agli abitanti del Continente orientale, non gli somministrò l'antidoto di quel veleno e poi gli disse:
    CITAZIONE
    - Quando ti chiederanno cosa è successo, rispondi che un certo Adoruk ti ha salvato la vita e che qui non hai trovato nessuno. Se farai diversamente, il veleno tornerà in circolo nel tuo corpo e ti farà scoppiare il cuore. A te la scelta. -

    Rimase traumatizzato da quell'esperienza, ma di certo non cambiò la sua natura. Al suo ritorno decise di fregarsene dell'imperatore e volle schierarsi dalla parte della Resistenza. Una specie di redenzione comunque avvenne, ma Iru non fece altro che sperimentare altri metodi di tortura, continuando a non far menzione del suo incontro spiacevole nel Continente Meridionale.
    Ogni volta che vedeva una sua vittima soccombere per il suo veleno illusorio gli tornava in mente quel misterioso uomo di nome Adoruk, chiedendosi se l'avrebbe mai rivisto.
    La risposta a questo domanda arrivò quel giorno a Konoha, proprio mentre osservava Mokou contorcersi e contemporaneamente riprendersi con le poche forze che gli rimanevano.

    CITAZIONE
    Non è il cielo.. è il motivo per cui.. non posso morire, ora.

    - Non sai più nemmeno quel che dici. Il veleno ti ha oscurato la capacità di giudizio. Stai ferma e buona e fatti uccidere. -

    Mokou però fece tutto il contrario, alzò il suo braccio funzionante e vi caricò chakra elettrico che scorreva con una potenza e contemporaneamente una grazia che lasciò Iru profondamente colpito.

    - Stai solamente accelerando il propagarsi del veleno in questo modo. Ammiro la tua tenacia, ma non sei più in grado di colpirmi, sei troppo prevedibile. -

    CITAZIONE
    Dillo all'Hokage.. dillo a tutta Konoha, se ci riesci.. diglielo.. Mokou Houraisan.. è libera.

    Improvvisamente ciò che sembrava una comune precipitazione divenne una specie di temporale burrascoso. Non fu la portata di pioggia ad aumentare, ma furono i tuoni e i lampi a incrementare il loro ritmo, particolarmente sopra Iru.
    L'uomo non ebbe molto tempo di capire tutto, ma quello che stava accadendo era fuori dalla norma e doveva avere a che fare col chakra della ragazzina. Vedendo la sua mano improvvisamente calare dall'alto verso il basso, percepì un potere immenso proprio sopra di lui, tanti fulmini e un lampo che sembrava essere eterno.
    Poi lo vide.
    La faccia di un drago enorme composto interamente di Raiton. Quell'attacco non l'aveva mai visto, ma ne aveva sentito parlare come se fosse una leggenda o un modo per spaventare i bambini. Ciò che gli venne in mente fu semplicemente di creare una barriera con tutto il filo d'acciaio che nascondeva avvolto nei suoi anelli, questo però non bastò. Si avvolse il più velocemente possibile all'interno di una cupola inspessita di filo, ma il Kirin, il leggendario Kirin, colpì con ferocia il bersaglio e un'esplosione di energia investì l'intera zona. Mokou fu sbalzata lontano, verso il tetto di un'abitazione. Si schiantò sulle tegole a circa una ventina di metri da dove si trovava prima. Le ferite che riportava erano ingenti, ma ancora aveva un briciolo di vita in corpo. Quello che ancora non sapeva è che il veleno nel suo corpo veniva buttavo via dal suo sudore e dal suo respiro. Era frutto di una tecnica elaborata e se l'utilizzatore fosse morto, il veleno si disperdeva in chakra. Da quel punto di vista era salva, ma si era rotta l'altro braccio nell'impatto e si era rotta tre costole.
    Come dite? Ho scritto che l'utilizzatore era morto?
    Ah! Certamente!
    Il Kirin di Mokou fu così bestiale da polverizzare i fili del macellaio di Konoha il cui corpo era rimasto in ginocchio completamente carbonizzato dalla testa ai piedi con la bocca spalancata. Un'immagine di morte quasi simbolica dopo tutto il dolore che aveva procurato al mondo.
    Così finiva Iru, ma non solo lui.
    Il quartiere in cui era avvenuto lo scontro aveva subito danni gravi. Molte abitazioni furono distrutte parzialmente per via dell'impatto del grande fulmine. All'alba Konoha avrebbe fatto il conto di ciò che era successo. Il rapporto avrebbe riportato 7 morti, tra cui Iru e gli abitanti delle abitazioni colpite e 30 feriti. La pioggia avrebbe poi continuato ad alta intensità per tutta la mattinata, finché alle due del pomeriggio, con estrema difficoltà, i ninja non avrebbero finito con le operazioni di soccorso e di riconoscimento delle vittime e dei feriti.
    Mokou, per il suo tradimento, aveva inferto a Konoha una ferita che di certo lei considerava ben più piccola di quella che gli aveva procurato in villaggio, il mondo e la vita.
    Ciò che le restava da fare, era andarsene per sempre, mentre nessuno l'avrebbe più disturbata e prima che altri venissero a contrastarla.



    Fine. Ora devi postare che te ne vai dal villaggio. Il tradimento è riuscito. Il veleno se n'è andato dal tuo corpo come ho descritto.
    L'ustione ti è passata anche merito della grande pioggia torrenziale.
    Ti sono rimasti 6 punti Resistenza. Ti reggi a malapena in piedi e le ossa rotta devono essere curate.
    Hai 5 giorni OFF per curarti ed evitare danni permanenti, dopo 8 giorni OFF però il tuo pg morirà per le ferite alle costole che danneggeranno i polmoni.

    Puoi prendere il grado di Mukenin C e 100 punti parametrici per il tradimento.
    In più la tua taglia aumenta di 5000 dopo il casino fatto :asd: (ovviamente questi 5000 puoi scalarli da quelli necessari a passare a B)

    Prendi anche il max di esperienza. Essendo una Story Mode, da regolamento ti spetta il doppio dell'exp rispetto ad una missione, direi di considerarla livello A (quindi prenderesti 200 exp), avendo affrontato un nemico Special Jonin e per essere andata vicino alla morte, oltre che per la portata delle azioni compiute da entrambi.

    Attendo exp per me!
     
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    Puoi prendere i massimo anche tu, mi hai davvero messa in difficoltà grazie per l'evento, risponderò entro oggi spero!
     
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    Il suo corpo fu sbalzato via dall'onda d'urto del Kirin. Fu poco il ruotarsi dei propri fianchi e lo schianto contro le tegole di un edificio lontano. In aria si sentì leggera per un attimo, prima che il comprimersi degli organi e il rompersi delle ossa le togliesse il respiro. Incastonata come un diamante, sentiva il fiato mozzo e un dolore lancinante al fianco sinistro. Il medesimo braccio piegato in una morsa innaturale. Fu quel dolore in sostituzione del veleno che, come per magia, cessò di scorrerle nelle vene. Ma di certo non poteva trattarsi di uno scambio equo. Mokou non riusciva neanche a muoversi al momento. Lo Sharingan nei suoi occhi era sparito poiché era a secco di chakra. Gli stessi bulbi scarlatti ci misero un poco per rendersi conto dell'abominio scatenato. Fiamme e fumo nero oscuravano le urla di terrore provenienti dalla via del villaggio della Foglia. Il Kirin aveva spazzato via ogni cosa in quell'aria. La pioggia non smise di scrosciare.
    Un paio di respiri a denti stretti sicché l'albina si rese conto di non essere più braccata dal suo inseguitore. Non poteva vederlo ma doveva. Trattenne un gemito di dolore mentre, con il braccio destro che seppur gravemente ustionato era l'unico a poterle permettere di far perno contro le tegole dietro di lei, si spinse via. Concentrò il poco chakra nei piedi e solo per fortuna non si fece male quando atterrò sui metatarsi, flettendo le ginocchia. Eppure barcollò. Immobile, tentò di respirare di nuovo mentre si rendeva conto di avere un paio di costole rotte, a destra. Le stesse che, infatti, non le permettevano di respirare bene. Questa volta gemette seriamente mentre il braccio destro afferrava il giubbotto da chunin legato alla vita dalla cintura. Con gesti lenti e febbricitanti, riuscì a legarlo in modo da tenere sospeso l'arto sinistro, spezzato. Una rozza benda per tenere a se quel pezzo di carne ormai inutilizzabile. Il braccio sinistro le bruciava e lasciava impronte di sangue scuro sui vestiti, la pelle si staccava. il volto pallido dell'albina si fece paonazzo per lo sforzo mentre attraversava il fumo, trattenendo il respiro. Fu allora che vide ciò che aveva provocato. I palazzi attorno alla via erano stati semi distrutti o distrutti del tutto. Persone correvano avanti e indietro per le strade piangendo e urlando. Alcune zuppe di sangue, altre alla ricerca dei propri cari. Altri ne trascinavano i corpi inermi, stroncati dalla morte. E lì in mezzo c'era la sagoma contorta e carbonizzata di Iru. L'uomo mostrava un volto straziato dal terrore, un grido che non era mai usciro fuori dalle sue labbra. Nel guardarlo, Mokou non si compiacque. Non le importava più, non provava alcun tipo di soddisfazione. Al contrario, si trascinò malamente a qualche metro dalla sagoma, chinandosi per raccogliere qualcosa. La sua katana. La mano destra strinse l'elsa, macchiandola di sangue, mentre la rinfilava tremante nel fodero. Aveva poco tempo.
    Come ultimo gesto, l'albina decise di rendere ciò che Konoha le aveva dato. Il simbolo della loro unione. Lo tirò fuori dallo zaino, il suo coprifronte non più immacolato come anni prima. Si inginocchio tirando fuori dal borsello un kunai. Con il ginocchio sinistro montò al lato della bandana mentre si chinava su di essa in bilico, quasi cadendo. Lentamente, tracciò un'unica linea a distruggere il simbolo del Paese del Fuoco.
    Lo lasciò lì, senza dire una parola. Rialzandosi in piedi, non lanciò alcuna occhiata alla sua gente e al suo villaggio. Non faceva più parte di loro.
    Aveva una meta, la posizione sulla mappa datale da Oceania l'aveva imparata a memoria proprio per l'occasione. L'adrenalina montò in lei, sicura di avere poco tempo a disposizione prima che la notizia della sua fuga e dalla morte dell'inseguitore trapelasse e si ritrovasse addosso tutti gli Anbu della Foglia. Aveva un'unica via di fuga e abbastanza resistenza da provarci. Concentrò il chakra nei piedi e spiccò nuovamente un balzo. Attraversò il fumo e, proprio in quel momento, osservò un sole pallido e tenue che cominciava a rischiarare le nubi.
    Un nuovo giorno era giunto e la sua corsa per il villaggio riprendeva, seppur giungesse al termine.
    Ora era libera. Prossima destinazione, Oceania.

    Mokou Houraisan

    Azioni:
    / /

    Stamina:
    [14]

    Resistenza:
    [72] ---> 6

    Status:
    - Braccio dx ustionato
    - Braccio sx rotto
    - Costole rotte
     
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12 replies since 14/7/2017, 10:43   419 views
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