Il significato della vita

x Nagi

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    Colui che è e si spera sarà

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    Jak Andrasson...tanto tempo era passato da quando Shinichi e gli altri ninja di Konoha e Kiri avevano aiutato ad impedire la presa di potere da parte di Ekiken, ma purtroppo il clima era rimasto sempre teso in tutto il continente, tutti si guardavano intorno e barricavano i propri confini per paura di altri attacchi mirati...per non parlare poi del ormai imminente esame Chunin, tutti i Kage e il Capo tribù d'Ishivar sarebbero stati presenti e i preparativi per questo eventi dalla risonanza mondiale non fece altro che portare altro stress tra i ninja, era da tempo immemore così tante persone importarti non si riunivano nello stesso posto...una situazione che faceva sicuramente gola a molti. Ad ogni modo l'interesse del giovane Chunin di Kiri era tutta rivolta al nostro coraggioso Guardiano della speranza, un guerriero dall'impareggiabile bravura che al paese dell'ex-Neve era stato visto eliminare tutti i nemici in un colpo solo,oltre che convocare gigantesche balene dal nulla...era a lui che Shinichi aveva pensato quando aveva riflettuto su a chi comunicare le inquietanti informazione ottenute da Belfas sull'ordine Meccano, la più grande organizzazione basata sullo studio delle nuove tecnologie che aveva sede proprio ad Ishivar. Ma c'era dell'altro...qualcosa che affliggeva lo Yuki e che teneva da troppo tempo per sé...voleva conoscere Jak perché lui ricordava perfettamente le parole di questo Ishivariano di poco più grande di lui, quelle che aveva detto subito dopo aver sconfitto Ekiken e i suoi samurai:

    "Nessuno festeggi, non c'è nulla da festeggiare oggi. Raccogliete i cadaveri e date a tutti - A TUTTI - una degna sepoltura, o non sarete meglio di loro...
    Addio."


    Parole forti per uno della sua età, parole sagge di chi dava un alto valore alla morte, così come alle vita...non c'era da stupirsi quindi che Jak fosse, nonostante la sua età, una delle persone più stimate e degne di fiducia del villaggio, tutti conoscevano la sua calma, la sua bontà, il suo coraggio, la sua forza, la sua saggezza...e furono proprio questi valori che attirarono il giovane Shinichi, tanto da chiedere di lui al medico che si stava occupando del suo occhio...chi altri avrebbe potuto aiutarlo? La ragazza gli diede senza indugio le informazione necessario per rintracciarlo, nemmeno lei si stupì che il ragazzo volesse conoscere una così importante presenze del loro villaggio. Fu così che terminate le cure, Shinichi potè cominciare la sua camminata verso l'abitazione di Jak, una breve gita dentro ad un piccolo mondo in continua espansione che sarebbe terminato davanti ad una piccola tenda con davanti un totem di qualche metro fuori dalla zona "civilizzata"...non che ci fosse da stupirsi, Jak amava la natura, gli animali, la vita naturale in generale e non apprezzava la direzione che l'edilizia Ishivariana aveva intrapreso, troppo distante da quella degli antenati a cui si sentiva molto più vicino degli altri, lui preferiva ritirarsi in solitudine per meditare e pregare lontano dalla tecnologia...sebbene dovesse a questa molto dato che era grazie a lei che ancora poteva camminare su due gambe. Shinichi era lì fuori, fermo a pensare al da farsi, cosa gli avrebbe detto? Ma soprattutto cosa Jak gli avrebbe risposto?

    Ecco a te, post introduttivo che ti lascia ampia libertà nelle descrizioni, a te la palla ora :hat:


    Edited by Stompo - 15/6/2017, 15:59
     
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    I ricordi sono ciò che formano un individuo, che lo rendono ciò che è. Il ricordo del dolore dopo aver avvicinato la mano al fuoco permette di non ripetere l'esperienza; il ricordo di una lezione accademica può fare la differenza tra la vita e la morte in un combattimento, mentre il ricordo delle persone care permette di avere la forza di andare avanti nelle difficoltà della vita. Come tutte le sensazioni essi sono anch'essi sottoposti alla soggettività, così che un ricordo per qualcuno futile o spregevole, potrebbe segnare la vita qualcun'altro, nel bene o nel male. Era forse questo che spinse Shinichi ad incontrare quell'uomo che tanto aveva disprezzato: Jak di Ishivar.
    Shinichi non lo aveva mai incontrato di persona, né sapeva di chi fosse figlio in realtà. Le uniche informazioni in suo possesso erano il tono della sua voce, il nome, e la conoscenza del suo grado nella gerarchia ishivariana, che corrispondeva circa al jonin della scala degli shonobi. Aveva ancora bene in mente i ricordi delle voci di Yukigakure, e dell'espressione del ronin caduto vittima del fascio di luce che sembrava aver strappato violentemente la sua stessa anima dal corpo. Come lui, anche tutti gli altri samurai rinnegati andarono incontro allo stesso destino, senza possibilità di redimersi, senza alcun processo... un vero e proprio genocidio, che persino il responsabile aveva definito come tale nelle sue ultime parole. Ma era proprio questo ciò che il giovane non riusciva a capire: perché lo aveva fatto per poi condannarlo come gesto? Cosa significava veramente essere un guerriero pronto a togliere la vita ad altri se questo andava contro la propria etica? Si può veramente uccidere per una giusta causa?

    Shinichi arrivò, dopo una lunga camminata, davanti ad una sorta di tenda molto pronunciata verso l'alto, di come non ne aveva mai viste prima. Davanti ad essa un pilastro di colore scuro, decorato con delle rappresentazioni di animali. Il ragazzo lo osservò, riconoscendo su di esso degli uccelli, un bue, una balena e quello che sembrava un lupo o un cane. Altre figure animalesche completavano quello strano oggetto più in alto, ma il dolore all'occhio bendato fece passare al ragazzo la voglia di continuare ad osservarlo. Preferì dunque accingersi ad incontrare Jak, che dalle informazioni dategli, doveva trovarsi proprio dentro la tenda davanti la quale si trovava ora il chunin. Il cuore gli batteva fortissimo in petto, e quasi non riusciva più ad ingoiare la propria saliva tanta era l'agitazione e la paura di ciò che stava per fare. Chiuse l'occhio sinistro e strinse forte i pugni per l'ultima volta, cercando di accumulare un minimo di grinta. Portò dunque la mano destra in avanti, scostando l'entrata della tenda e accingendosi ad entrare in silenzio. Appena avrebbe visto Jak, sarebbe rimasto zitto, ad osservarlo per qualche secondo mentre la goccia di sudore scendeva lenta vicina al suo orecchio. Con le mani tremanti, si sarebbe messo in ginocchio, sperando che il coprifronte sulla sua testa sarebbe bastato ad impedire che quel guerriero tanto più potente di lui lo uccidesse appena entrato. Tirò un grande respiro, per poi rilasciare tutta quell'aria nel suo parlato tremolante.

    Mi... mi chiamo Shinichi Yuki, del villaggio della Nebbia. Voi, voi siete Jak di Ishivar, vero?

    Il suono della voce di Jak, in risposta alla prima domanda del ragazzo, avrebbe tolto lui all'istante qualsiasi dubbio sull'identità del suo interlocutore. Sarebbe dunque venuto subito al punto, contando sul probabile fatto che il guardiano della Speranza già sapesse della missione, e della morte di Goru per mano del mukenin.

    Mi sono permesso di venire qui... per informarvi di ciò che il mukenin morto ha rivelato noi prima di spirare. Lui... ha detto che il rapimento del bambino è stato commissionato dall'Ordine Meccano per appropriarsi di una certa tecnologia dei suoi genitori... voi ne sapete qualcosa?

    Avrebbe dunque fatto una breve pausa per stringere i pugni, e auto imporsi di non piangere ancora al ricordo delle ultime parole di Goru.

    Per favore, voglio convincermi che Goru non sia stato veramente tradito dal suo stesso villaggio... lo stesso villaggio per cui ha dato volentieri la vita.
     
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    Una tenda, un totem e il deserto, questo era il palcoscenico dell'incontro che Shinichi aveva a lungo cercato. Il Chunin di Kiri portava con sé molti, dubbi, incertezze, non sapeva dove sbattere la testa, era quasi ironico pensare di rivolgersi ad un uomo che lo aveva colpito sia positivamente ma soprattutto negativamente uccidendo decine e decine di persone senza apparentemente battere ciglio, si era chiesto come poteva un ragazzo così saggio e dai grandi valori compiere un atto del genere? Non lo sapeva, non riusciva a darsi una risposta e questo lo dilaniava, pur non dandolo a vedere all'esterno non riusciva più a gestire quello che stava provando dentro dopo la morte di Goru, sacrificatosi per farli uscire vivi da quella missione. Finalmente era giunto davanti all'uomo che avrebbe potuto dargli delle risposte, fugare i suoi dubbi e liberarlo dal quel sentimento che lo logorava. Scostò l'entrata della sua tenda e lo trovò seduto a gambe incrociate, le mani appoggiate sulle sue cosce e gli occhi chiusi al centro di un tappeto verde e rosso decorato con figure di animali, avrebbe potuto notare fin da subito la gamba mancante, sostituita con una protesi in metallo, ma soprattutto avrebbe potuto percepire una leggerezza, una calma aleggiare in quel piccolo ambiente che sembravano avere origine dall'Ishivariano che non aveva minimamente reagito alla sua presenza, quasi come se non se fosse accorto. Con il cuore in gola, Shinichi si inginocchiò davanti a Jak e fece qualche profondo respiro per cercare di calmarsi, aveva in qualche modo paura che quel ragazzo di poco più grande di lui potesse ucciderlo, come aveva fatto con tutti quei samurai, ma non sapeva quanto si stesse sbagliando. Mentre osservava l'abbigliamento particolare del guardiano della speranza e ne scrutava i lineamenti, si accorse che Jak non stava praticamente respirando, sembrava immobile e fermo, quasi come fosse una statua. Ma lui era lì, era vivo e vigile, aveva percepito l'arrivo del ragazzo di Kiri ed avendo sentito che non si trattasse di una minaccia era rimasto tranquillo a meditare, aspettando che fosse il ragazzo a palesare le sue intenzioni:

    "Mi... mi chiamo Shinichi Yuki, del villaggio della Nebbia. Voi, voi siete Jak di Ishivar, vero?"

    Una voce preoccupata, timorosa, Jak da profondo ascoltatore della mondo naturale lesse un profondo malessere nel cuore del ragazzo, intuiva che fosse quello il motivo per cui fosse venuto qui; aprì lentamente gli grandi occhi profondi e li puntò su quelli di Shinichi:

    "Sì esatto. E tu sei uno dei Chunin mandati in missione per salvare il bambino rapito...beh Shinichi benvenuto nella mia umile dimora, come posso aiutarti? A e ti prego dammi del tu, in fondo ci portiamo solo pochi anni di differenza"

    Parlò con un tono calmo e voce tranquilla, quella stessa voce che tutti gli alleati al paese dell'ex-neve avevano avuto modo di sentire, il ragazzo di Kiri non aveva dubbi riguardo a chi si trovasse di fronte a lui. Pur rivolgendosi al suo interlocutore, Jak non mosse nessun muscolo del corpo se non quelli facciali, continuando ad ostentare una calma quasi innaturale:

    "Mi sono permesso di venire qui... per informarvi di ciò che il mukenin morto ha rivelato noi prima di spirare. Lui... ha detto che il rapimento del bambino è stato commissionato dall'Ordine Meccano per appropriarsi di una certa tecnologia dei suoi genitori... voi ne sapete qualcosa?"

    Appena Shinichi finì di parlare, il corpo di Jak ebbe un piccolo sussulto, una piccola vibrazione che lo andò a scuotere dalla testa ai piedi, rompendo quella tranquillità che aveva dimostrato. Assunse per un istante un espressione sorpresa, prima di tornare calmo...almeno in apparenza: leggeva negli occhi del ragazzo che diceva la verità e questo in qualche modo lo preoccupava, perché non aveva assolutamente idea di cosa stesse parlando e se l'Ordine Meccano fosse in qualche modo coinvolto voleva dire che anche sua madre lo era, ma non era possibile, Paninya non avrebbe mai né permesso né organizzato una cosa del genere, avrebbe messo entrambe le sue mani sul fuoco su questo. Chi era stato allora ad organizzarlo? Doveva indagare, aveva bisogno di un riscontro, doveva confermare in qualche modo la completa veridicità di quelle informazioni, perché portavano ad una sola conclusione...qualcuno interno all'Ordine stava facendo il doppio gioco per un terzo giocatore e questa era una notizia davvero preoccupante. Ma prima doveva rispondere al giovane ragazzo che era venuto da lui, sentiva che c'era dell'altro che voleva riferirgli, qualcosa che ancora gli premeva chiedergli:

    "Per favore, voglio convincermi che Goru non sia stato veramente tradito dal suo stesso villaggio... lo stesso villaggio per cui ha dato volentieri la vita."

    Goru...la morte di quel valoroso guerriero aveva profondamente colpito Jak, lo aveva sempre visto come un uomo forte e dai sani valori, una fonte di ispirazione per le giovani generazioni, aver saputo della sua dipartita lo aveva scosso. Capiva quel ragazzo, veder morire un proprio compagno in missione non era mai facile, soprattutto pensando che fosse stato proprio a causa di una decisione presa dal villaggio:

    "No, non so nulla riguardo al coinvolgimento dell'Ordine Meccano in tutta questa storia, mia madre che ne è a capo non avrebbe mai e poi mai permesso una cosa del genere, stai pur certo che indagherò a fondo sulla faccenda, anche perché se come credo quello che mi hai detto è vero, la situazione potrebbe essere peggiore di quanto avevamo preventivato. Per quanto riguarda Goru..."

    Jak fece un pausa, voleva pensare attentamente alle parole da dire a quel giovane ragazzo, voleva aiutarlo e in qualche modo tranquillizzarlo:

    "...È morto da eroe. Ha incarnato i valori di lealtà e sacrificio che sono alla base della nostra società. Noi tutti facciamo tutti parte di una grande famiglia e lui ha deciso di dare la vita per salvare la vostra, perché voi in quanto giovani poteste portare avanti la sua fiaccola, il suo lasciato spirituale e continuare proteggere le persone da quelli come Ekiken, da quelli come Belphas e permettergli di vivere la vita serena e tranquilla che tutti meritano. Non piangere per la morte di Goru, onora la sua morte combattendo contro coloro che lo hanno portato a compiere questo gesto estremo, così renderai giustizia a quel grande uomo."
     
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    Lo sguardo di Jak era sicuro, quasi penetrante, uno di quelli che le persone deboli non riescono a reggere se non per due o tre secondi di fila. Shinichi cercava invano di resistergli, tenendo la sua pupilla rossastra su quelle giallognole del suo interlocutore, ma ottenendo solo un gran disagio in risposta. Fu allora che, spostando l'occhio in cerca di una nuova superficie da osservare, egli notò la gamba meccanica di Jak, incrociata all'altra completamente normale. Nel viaggio dalla stazione alle porte del villaggio, il kiriano aveva veduto molte persone con degli arti mancanti, i quali però erano sostituiti con precisione chirurgica con degli impianti meccanici, come se tutti fossero reduci da una grande battaglia. Una coincidenza fin troppo assurda per essere tale.
    Ascoltate le sue parole, Jak rispose discolpando sia sua madre, che a quanto pare era a capo dell'ordine, sia se stesso, sostenendo di non sapere nulla sull'accaduto e che avrebbe indagato. Fu una risposta che non soddisfò minimamente il giovane chunin, tanto che dentro di lui cominciò a dubitare di quanto effettivamente persino una società gestita da un popolo cordiale e rispettoso come quello di Ishivar potesse rispecchiarne i valori.
    Quando Jak passò a parlare di Goru, lo Yuki restò per la maggior parte del tempo a fissare i propri pugni chiusi, ma quando nominò il nome "Ekiken", così come "Belphas", ecco che d'improvviso fu colto da un impeto di rabbia. Le sue sopracciglia di aggrottarono, e l'occhio sinistro si posò deciso su quelli di Jak. Il cuore, che si era finalmente calmato dopo l'entrata in tenda, cominciò di nuovo a battere forte nel suo giovane petto.

    Non posso farlo.

    La sua voce cominciò tutto d'un tratto a non tremare più, quasi come se un improvviso e misterioso senso di sicurezza avesse preso il sopravvento. Solo allora ebbe il coraggio di dirgli tutto, di sfogarsi.

    Io sono ciò che più si allontana da un ninja, da un guerriero... io non sono come te! Non fraintendere le mie parole, io VORREI più di ogni altra cosa essere come te, e ora ne sono convinto più che mai.

    Sollevò la mano destro appoggiata al ginocchio corrispondente, e cominciò ad osservarla.

    Fin da bambino sono stato dotato di un grandissimo potere, tanto che i miei genitori mi hanno allontanato volontariamente da loro mandandomi al villaggio della Nebbia. Da quel giorno non mi hanno più scritto, era come se per loro io non esistessi più... come se loro avessero cessato di colpo di esistere.

    A quel punto di quel suo sfogo, un sorriso apparve sul suo volto, mentre lo sguardo si riportava nuovamente su Jak.

    Eppure, non ne sono stato infelice, perché almeno così sarei stato sicuro di non dare loro nessun altro problema. Ho conosciuto persone che sono entrare nelle mie cerchie affettive, come mio zio, i miei cugini e... la mia sensei, Hoshi sama. Lei mi ha insegnato i valori che un vero ninja degno di questo nome deve possedere, eppure più vado avanti, più mi convinco che quei valori appartengono a ben altri tempi.
    Ekiken...


    In un istante della durata di un battito di ciglia, il ragazzo rivisse i tragici momenti della battaglia a cui aveva preso parte al villaggio della Neve. Ricordò le teste mozzate, il sangue sparso sulle strade, i samurai pronti a tagliarlo in due con un singolo deciso fendente delle loro spade. E ricordò la voce di Jak, intento ad affrontare Ekiken.

    Io ero a Yukigakure, sai? Ho seguito il tuo combattimento con il ronin, e ti ho aiutato distruggendo due di quelle quattro macchine congelanti. Ai tempi, appena dodicenne, ero già in grado di sconfiggere qualsiasi nemico mi si sarebbe posto davanti, ma non volevo far uso dei miei poteri, perché sapevo che se lo avessi fatto avrei con tutta probabilità ucciso il mio avversario. Perciò mi sono sforzato per risparmiare ogni vita, tanto che il mio compagno di missione è rimasto anche gravemente ferito per questo mio egoismo di non sporcarmi le mani. E poi sei arrivato tu... tu, che come se nulla fosse li hai uccisi tutti, dal primo all'ultimo! Oh, sì, ti ho disprezzato fortemente per quello che hai fatto, ma ho tenuto in mente anche le tue parole: "Nessuno festeggi, non c'è nulla da festeggiare oggi. Raccogliete i cadaveri e date a tutti una degna sepoltura, o non sarete meglio di loro...".
    Quindi perché? Perché compiere un genocidio per poi condannarlo subito dopo? Non hai pensato all'eventualità che molti di quei guerrieri fossero stati costretti a fare ciò che hanno fatto? Che...


    L'ultima domanda fu interrotta dai denti che si serravano nel tentativo di contenere la forte emozione che gli stava quasi facendo del male fisico tanto era intensa.

    Che cosa giustifica l'uccidere?
     
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    Jak parlò al ragazzo cercando di guardarlo negli occhi ostentando calma e tranquillità, stati d'animo che voleva passare al suo interlocutore, gli parlò in tutta franchezza e cercò di motivarlo al meglio, aveva visto tanti giovani ninja nella sua stessa situazione, anche lui quando era piccolo ci era passato ed era proprio per questo che voleva risollevare Shinichi. Il Chunin di Kiri cercò un paio di volte di tenere il suo sguardo, ma durò sempre poco, finendo per spostare la sua attenzione ora sulla sua povera abitazione, ora sulla sua gamba, ci si soffermò qualche attimo di più su quella, di certo doveva fare impressione agli stranieri, ma vedere persone con arti meccanici era quasi la norma, c'era chi nasceva senza una gamba ed era costretto a portare delle protesi a vita, Jak si era ormai abituato alla sua, la considerava alla stregua dell'altra gamba, anche se sapeva che era molto più di un semplice appoggio. In ogni caso il kiriano non sembrò rimanere molto colpito né rincuorato dalle sue parole, ma fu quando parlò di Ekiken che vide accendersi i suoi occhi, come se avesse toccato un tasto dolente, sul volto comparve un forte sentimento di rabbia, in istante il ragazzo pacato e un po' preoccupato cambiò divenendo sicuro e deciso:

    "Non posso farlo."

    Piano piano sembrò prendere sempre più sicurezza, finalmente Shinichi sembrò sentirsi libero di parlare di quello che veramente lo angosciava, quello Jak aveva intuito fin dall'inizio:

    "Io sono ciò che più si allontana da un ninja, da un guerriero... io non sono come te! Non fraintendere le mie parole, io VORREI più di ogni altra cosa essere come te, e ora ne sono convinto più che mai."

    Parlava senza filtri, con il cuore in mano, chissà da quanto tempo sentisse il bisogno di confidarsi con qualcuno, da quanto tempo era logorato da quello che stava raccontando:

    "Fin da bambino sono stato dotato di un grandissimo potere, tanto che i miei genitori mi hanno allontanato volontariamente da loro mandandomi al villaggio della Nebbia. Da quel giorno non mi hanno più scritto, era come se per loro io non esistessi più... come se loro avessero cessato di colpo di esistere."

    L'amore dei genitori...Jak venerava Paninya ed Andras, doveva loro moltissimo e cercava di onorarli in ogni sua azione, difendendo il villaggio e tutti coloro che non fossero in grado di farlo da soli. Gli avevano fatto da mentori, da guide, gli avevano permesso di capire chi sarebbe voluto diventare e avevano supportato tutte le sue scelte. Cosa sarebbe diventato senza il loro supporto? Come sarebbe stata la sua vita senza l'amore delle persone che considerava parte di sé? Jak intuì la sofferenza che aveva provato e che tutt'ora affliggeva il ragazzo, la leggeva in quel sorriso triste, il sorriso di chi alla fine è riuscito ad uscire da un tunnel di dolore di sofferenza che lo stava portando a fondo, ma forse qualcosa che lo tormentava ancora c'era, lo vedeva nei suoi occhi rossastri:

    "Eppure, non ne sono stato infelice, perché almeno così sarei stato sicuro di non dare loro nessun altro problema. Ho conosciuto persone che sono entrare nelle mie cerchie affettive, come mio zio, i miei cugini e... la mia sensei, Hoshi sama. Lei mi ha insegnato i valori che un vero ninja degno di questo nome deve possedere, eppure più vado avanti, più mi convinco che quei valori appartengono a ben altri tempi.
    Ekiken..."

    Finalmente il ragazzo arrivò al punto della questione, al nocciolo del suo problema, Jak rimase per tutto il tempo in silenzio, ascoltando lo sfogo del ragazzo e dandogli lo spazio che gli serviva, intuiva dove il ragazzo stesse andando a parare, ma solo alla fine del suo discorso avrebbe detto la sua:

    "Io ero a Yukigakure, sai? Ho seguito il tuo combattimento con il ronin, e ti ho aiutato distruggendo due di quelle quattro macchine congelanti. Ai tempi, appena dodicenne, ero già in grado di sconfiggere qualsiasi nemico mi si sarebbe posto davanti, ma non volevo far uso dei miei poteri, perché sapevo che se lo avessi fatto avrei con tutta probabilità ucciso il mio avversario. Perciò mi sono sforzato per risparmiare ogni vita, tanto che il mio compagno di missione è rimasto anche gravemente ferito per questo mio egoismo di non sporcarmi le mani. E poi sei arrivato tu... tu, che come se nulla fosse li hai uccisi tutti, dal primo all'ultimo! Oh, sì, ti ho disprezzato fortemente per quello che hai fatto, ma ho tenuto in mente anche le tue parole: "Nessuno festeggi, non c'è nulla da festeggiare oggi. Raccogliete i cadaveri e date a tutti una degna sepoltura, o non sarete meglio di loro...".
    Quindi perché? Perché compiere un genocidio per poi condannarlo subito dopo? Non hai pensato all'eventualità che molti di quei guerrieri fossero stati costretti a fare ciò che hanno fatto? Che..."


    Shinichi fece una pausa prima di finire la frase, come se in qualche modo cercasse di contenere l'enorme emozione che quelle parole gli scaturivano:

    "Che cosa giustifica l'uccidere?"

    Appena il ragazzo finì di parlare, Jak chiuse gli occhi. Le sue parole, il suo racconto, ricordava ogni secondo di quello che era successo al paese dell'ex-neve, ricordava lo scambio fisico e verbale con Ekiken, ma soprattutto aveva stampato nella mente la tragica conclusione di quel conflitto. Il Chunin di Kiri non poteva saperlo, ma Jak ancora soffriva per quello che aveva fatto, più volte gli tornava in mente la scena e tutte le persone che aveva ucciso, quanto aveva sperato in un'altra soluzione, quanto aveva provato a convincere quel folle a fermare la sua brama di vendetta, sentiva ancora il suo sangue, come quello di tutti i ronin che erano morti sulle sue mani, una sensazione che non se ne sarebbe mai andata via, certo lui con il tempo aveva imparato a conviverci, ma sentiva nel profondo di avere sbagliato e quella sensazione non sarebbe mai andata via. Fece un respiro profondo prima di rispondere a Shinichi nel tentativo di mantenere la sua calma e la sua compostezza:

    "Niente...niente giustifica l'omicidio. Io per primo infatti mi ritengo colpevole di un atto indicibile, avrei preferito trovare qualsiasi altro modo per risolvere quella questione piuttosto che finirla così, ma purtroppo non ho avuto altra scelta e ne pagherò le conseguenze, ogni giorno io vedo i volti delle persone che ho ucciso, sono un'onta sulla mia anima con cui convivo e il sapere che era la cosa giusta da fare non mi aiuta ad andare a dormire la notte. Nella nostra società tutto ciò che è contro natura è sbagliato ed illegale, uccidere è in cima alle cose che non si possono fare, questo perché noi Ishivariani ci sentiamo più legati alla natura del resto del mondo, per noi la natura è come un dio da venerare, una madre amorevole che ci ha dato la vita e che dobbiamo difendere a tutti i costi...ma..."

    Jak si fermò un istante e fece un altri respiro profondo, non era facile parlare con tranquillità di quello che aveva fatto, si sentiva tremendamente colpevole di quelle morti, un peso che probabilmente non sarebbe mai riuscito a togliersi:

    "...purtroppo non viviamo in un mondo ideale, nel resto del continente uccidere fa parte del dovere di ogni ninja e noi con il tempo ci siamo dovuti un minimo uniformare ad un mondo in continua crescita, abbiamo dovuto contemplare l'omicidio in casi estremi, quando si tratta dell'unico modo per preservare altre vite, ma non si fa mai a cuor leggero. Io ho fatto quello che ho fatto per salvare decine, centinaia di ninja che sono potuti tornare a casa dalla loro famiglia, dai proprio figli, mi sono preso la responsabilità morale di tutte quelle morti e me la porterò sempre dentro di me, ma sarà proprio grazie al mio gesto, che quei ninja potranno continuare a vivere e salvare altre vite."

    Jak sollevò la sua mano destra e la poggiò sul petto all'altezza del cuore, guardando Shinichi negli occhi:

    "Porterò con me il fardello delle morti e onorerò Goru e tutti coloro che si sono sacrificati per noi fino a che avrò memoria, perché è grazie a loro se siamo qui oggi a poter combattere la buona battaglia. Questo per me è essere un ninja, sopportare la sofferenza per il bene altrui. Perciò non avere timore di uccidere se pensi possa aiutarti a salvare delle vite, solo sii pronto ad accettarne le conseguenze e abbi la forza di continuare a vivere e a lottare per ciò che ritieni giusto."
    Per me puoi anche chiudere con il tuo post, ne abbiamo fatti comunque tre a testa penso vada bene(come fosse una pq), dimmi tu comunque :)


    Edited by Stompo - 18/6/2017, 18:21
     
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    La calma tornò a regnare nel cuore di Shinichi, intento ad ascoltare le parole di Jak. C'era qualcosa nel suo modo di parlare, nel suo stesso essere, che riusciva a tranquillizzarlo e a fargli provare una sorta di strano brivido lungo il corpo. Sarà stata la sua postura, il suo essere calmo, o il suo chakra incredibile che persino Shinichi sembrava poter avvertire, fatto sta che il chunin di Kiri rilassò le spalle e tutto il corpo, tirando un profondo respiro. Non vi era più traccia della rabbia che aveva accompagnato le sue parole di poco prima.

    Salvare altre vite... sacrificandone altre?

    Il senso del discorso di Jak era un puro frutto della logica, che non lasciava spazio ad interpretazioni secondarie: uccidere, per permettere la vita di altri. Qualunque fosse stata la scelta, chi fosse stato destinato a compierla avrebbe dovuto portare un peso sulle sue spalle, in ogni circostanza: avrebbe ucciso un mukenin per salvare i suoi cari, o avrebbe lasciato che questi morissero per mano di chi aveva deciso di risparmiare? Una scelta così banale da diventare forse la più complessa nel momento di compierla.
    Con un tremendo pizzico l'occhio ustionato ricominciò a farsi sentire non appena il silenzio tornò a regnare nella tenda. Shinichi si portò una mano sulla benda e cominciò a premerci contro nel tentativo di alleviare quel fastidio, mentre la sua mente continuava inesorabilmente ad elaborare le parole di Jak. Posò la vista dell'occhio destro a terra, per poi alzarsi in piedi dopo circa una decina di secondi.

    Mi dispiace aver provato del rancore nei tuoi confronti, ero fin troppo giovane per arrivare a capire cosa stessi passando in quel momento. Cercherò di seguire ciò che mi hai insegnato ora, con la tua pazienza e saggezza, e... cercherò di farmi carico anche io della sofferenza, così come fai tu. Dubito sarò in grado di ricordarmi delle tue parole quando sarà il momento, ma ti volevo comunque dire... grazie. Grazie per essermi stato ad ascoltare. Dubito ci rivedremo mai più, ma se ciò dovesse accadere... sarei lieto di scambiare altre quattro chiacchiere con te.

    Un sorriso illuminò il volto del giovane, che si risparmiò qualsivoglia altro gesto di intesa con il guerriero di Ishivar. Dunque si sarebbe voltato e avrebbe scostato l'entrata della tenda, fermandosi appena prima di uscirne completamente.

    Questo villaggio è polveroso, decadente e con troppo sole... mai avrei pensato di conoscere qui delle persone tanto buone e valorose. Arrivederci, Jak di Ishivar.

    Furono quelle le sue ultime parole, prima di scostare definitamente il telo che separava la tenda di Jak dall'esterno e tornare sui suoi passi: verso casa.

    Possiamo finirla qui, alla fine il mio pg ha ottenuto ciò che voleva dalle risposte di Jak.
    Grazie mille dell'evento, è stato molto emozionante leggere le tue risposte! Puoi prenderti il massimo di exp, sia per la tua disponibilità e sia perché hai gestito il tutto molto bene. Se vuoi fare un piccolo post conclusivo per descrivere le ultime impressioni di Jak fai pure, altrimenti puoi chiudere senza problemi.
     
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    non penso ci sia bisogno di un altro post, prendi anche tu il Max :sisi:


    Edited by Stompo - 18/6/2017, 21:19
     
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6 replies since 15/6/2017, 14:40   128 views
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