La prova di una jashinista

Accademia Mirã Himura

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    Pochi minuti a mezzanotte. La luce fioca delle innumerevoli candele si appoggiava tenue sulle pareti della gigantesca chiesa, mettendo in risalto i colori decisi delle decorazione dell'enorme rosone e delle vetrate laterali. Ogni vetrata era accuratamente adornata con rappresentazioni di una figura scheletrica, raffigurata in diverse posizione, ma sempre brandente una grande falce scura su uno sfondo colorato di un lugubre rosso. Era una delle tante rappresentazioni di Jashin, quella che forse più si conformava alla figura classica di dio della morte. Il rosone era invece dedicato interamente alla rappresentazione di una scena che raffigurava degli uomini, vestiti con lunghe tuniche nere, intenti a passare a fil di lama una fila di persone, rappresentate con delle facce deformi e un corpo decadente. Sopra a tutti, la figura scheletrica accoglieva le loro anime, tranciandole da parte a parte con una spazzata della sua rossa falce trilame.
    Nel resto della costruzione la lucidità delle arcate e delle volte in marmo nero veniva risaltata dalla luce delle deboli fiammelle, così come il pavimento, ovviamente dello stesso materiale. La "chiesa nera" era il luogo dove tutti gli aspiranti adoratori di Jashin iniziavano il loro lungo percorso per divenire degni di servire il dio in prima persona, procurandogli del sangue sempre fresco ogni volta che egli lo avesse richiesto. In cambio, Jashin avrebbe concesso loro l'immortalità vera e propria, rendendoli dei guerrieri potenzialmente invincibili. Nell'edificio non vi erano posti a sedere, bensì solo un enorme spiazzo vuoto dove i fedeli pregavano in ginocchio, direttamente appoggiandosi al duro marmo.
    Quel dì, uno dei maestri, vestito in tunica nera e senza scarpe, stava attendendo inginocchiato davanti all'altare una delle allieve, per sottoporla alla prova definitiva del suo percorso accademico, che le avrebbe permesso di avanzare di un piccolo passo nella dura gerarchia di quelle terre teocratiche. Egli era un uomo di mezza età, completamente pelato. La corta barba mista tra il nero ed il grigio non faceva che risaltare ancora di più il suo aspetto minaccioso e severo, mentre i piccoli occhi azzurri e penetranti si posavano sulla raffigurazione di una testa che sembrava essere stata brutalmente mozzata dal resto del corpo. L'uomo avrebbe atteso immobile in quella posizione fino a che alle sue orecchie non fosse giunto il frastuono dell'apertura di una delle piccole porte di ferro laterali. Si sarebbe dunque voltato e rimesso in posizione eretta, dando così il benvenuto alla sua allieva.

    Lode a Jashin! Benvenuta... Mirã Himura.

    Eccoci qui con l'accademia! Da regolamento si tratta di una semplice ruolata botta e risposta, in cui io interpreterò il tuo esaminatore. Il mio compito è di saggiare la tua comprensione dei regolamenti e chiarire i tuoi eventuali dubbi :soso: Ovviamente la durata minima dell'accademia è di tre post a testa, i quali potranno aumentare nel caso non mi ritenga soddisfatto dalle tue azioni. I post, ovviamente, non devono essere chilometrici, basta che siano corretti dal punto di vista sintattico e grammaticale.
    In questo tuo post hai piena libertà di descrivere il momento in cui hai ricevuto la convocazione ed eventuali descrizioni aggiuntive della chiesa nera, sempre attenendoti alla traccia che ti ho dato. A te!
    Per qualsiasi dubbio o incertezza puoi contattarmi per mp!


    Edited by ¬Nagi - 25/4/2017, 14:19
     
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    “A new day of your immortality,
    live it as it was the last.”



    Separatore-1-2


    Silenzio ed ombre danzavano sotto la luce fioca delle poche candele lì presenti, che di sufficienza illuminavano un luogo privo di luci estranee. L’aria era asettica, nemmeno il più leve tra i venti era riuscito a far irruzione; ma non per niente quella era la Chiesa Nera. Essa sorgeva laddove natura giaceva e morte predominava, bastava calpestare un solo mattone del pavimento bianco per permettere all’aria lugubre di stanziarsi definitivamente nelle narici e, successivamente, nei polmoni di chiunque la respirasse. Un luogo accessibile a pochi, che respingeva chiunque non avesse niente da donare. E il dono tanto agognato era chiaro, lo si leggeva in ogni parete che sorreggeva la struttura: il sangue. Nessun umano donava il proprio con leggerezza, tutti ripudiavano il dolore e tutto ciò che ne deriva, ma ad ogni regola vi è l’eccezione che la conferma. Mezzanotte scoccò, un suono riecheggiò deciso all’udito di chiunque stesse ascoltando.

    Fu allora che, avvolta nel kimono rosso, percorsi il sentiero che portava all’altare del luogo che, più di tutti, fungeva da casa alla divinità che adoravo e per la quale ferivo giornalmente il mio corpo allo scopo di renderlo soddisfatto e far cessare ogni suo capriccio. Il mio corpo, il mio animo come il cuore che albergava nel mio petto gli appartenevano; così come il sangue che secondo dopo secondo veniva pompato da quest’ultimo. Egli è la raffigurazione perfetta del dio greco: onnipotente, virtuoso ma al contempo non immune ai vizi che, con i loro circoli, tutti avvolgono.
    Esule di ogni ripensamento sulla scelta che con me stessa avevo concordato, smossi lenti passi verso la figura solenne del monaco all’altare. Mi inchinai dinanzi a lui, ma soprattutto dinanzi il cospetto di colui che raffigurava gli ideali per cui avevo deciso di vivere. Unii le mani in segno di preghiera, i capelli avorio mi rigavano il volto, mentre le labbra erano schiuse in un’espressione seria, sconosciuta ai lineamenti del mio viso.

    ...E che Sua volontà sia compiuta. La ringrazio Faustus-sama.

     
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    I passi della ragazza risuonarono nella chiesa nera, la cui architettura rendeva udibile anche il sussurro più leggero. Lo sguardo severo di Faustus, uno dei tanti maestri, si posò sulla sua discepola, inginocchiata davanti a lui con le mani unite nel gesto della preghiera. Essi erano le uniche due figure all'interno di quella gigantesca costruzione, e questo non era un dettaglio lasciato al caso, perché era importante che ogni studente di Yu fosse da solo in quel giorno tanto importante: solo lui ed il suo maestro.

    Mirã, non è questo il momento di porgere omaggio al sommo Jashin, egli quest'oggi non vuole ciò dalla tua giovane anima.

    Parlò con voce molto calma ma allo stesso tempo decisa, e si girò rivolgendosi all'altare. Indicò dunque alla ragazza la scultura della testa mozzata che vi era accuratamente riposta sopra, e circondata da una serie di candele dalla cera rossa. La testa era un uomo con i capelli pettinati accuratamente all'indietro, e con un ghigno stampato in volto, che incredibilmente riusciva a far intuire con così poco tutta la sua vena sadica e sanguinaria.

    Chi è lui? E perché è lì sopra?

    Chiese il monaco alla ragazza aspettandosi seduta stante la risposta, come se si trattasse di una domanda fin troppo banale e indegna. Dopo la risposta della ragazza, egli si sarebbe diretto dietro l'altare, per poi tornare qualche secondo dopo portando con sé tre katane, una delle quali venne lanciata immediatamente in direzione della ragazza.

    Oggi non devi farti valere solo sotto i miei occhi, ma anche sotto quelli del sommo Hidan, perciò preparati!

    Sfoderò dunque entrambe le katane dal loro fodero, e le brandì ognuna in una mano dirigendosi a passi lenti verso la ragazza. Appena dopo essere arrivato a meno di due metri da lei, scattò in avanti alzando il braccio destro. Avrebbe dunque menato un fendente dall'alto verso il basso contro la ragazza, facendo seguire subito dopo un calcio in pieno stomaco che se fosse andato a segno l'avrebbe allontanata di circa un metro. Infine, avrebbe eseguito un doppio fendente orizzontale, mirando al petto della discepola.

    Faustus
    Resistenza: ??-1-1-1
    Stamina: ??
    Azioni:
    - Fendente dall'alto verso il basso con la katana nella mano destra
    - Calcio allo stomaco
    - Doppio fendente orizzontale con ambo le katane

    Adesso vediamo un piccolo combattimento! Prima di tutto dovrai rispondere alle domande di Faustus in merito all'identità della statua della testa mozzata, poi dovrai difenderti dai suoi attacchi :sisi: Hai a disposizione le tre tecniche accademiche e la katana che ti ha consegnato, ovviamente.
    Per il resto l'importante in questi casi è non essere mai autoconclusivi sulla riuscita o meno delle azioni che richiedono l'intervento del master dell'evento. Ad esempio io con Faustus non ho ruolato di prenderti, ma semplicemente che "provo" a colpirti. Dovrai fare lo stesso anche tu nella difesa, rispondendo ai vari attacchi. ricordati di riportare il sunto delle tue azioni nello specchietto a fine post come ho fatto io!
    Per qualsiasi dubbio non esitare a mandarmi un mp!
     
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    Faustus non era uno che ci andava leggero, nemmeno contro una aspirante genin. Il suo attacco fu talmente improvviso e rapido da non dare nemmeno il tempo alla ragazza di sfoderare la katana, infliggendole ben tre tagli sul corpo: due all'altezza del petto, e uno verticale che le colpì la spalla destra. Mira cadde a terra, ed il sangue cominciò subito a sgorgare copioso dal suo giovane corpo.

    Non eri pronta. Portatela in infermeria.

    A quelle parole, due ragazzi con dei giubbotti ninja sbucarono da uno degli anfratti bui della cattedrale, sollevando la ragazza di forza, e portandola in infermeria prima che potesse morire dissanguata.

    Abbiamo chiuso un occhio sul regolamento che prevedeva che l'accademia fallisse dopo un mese di non risposta, ma siccome siamo arrivati a quasi tre mesi deduco che sia inutile tenerla aperta.
    Se intendessi tornare, dovrai richiederne un'altra.
    Io mi prendo il minimo d'exp.
     
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3 replies since 24/4/2017, 17:21   172 views
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