Accademia di Klaus

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    "Chi sia io non è importante - è il mio messaggio ad esserlo."

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    Un nuovo inizio



    Quell'appartamento freddo e pieno di buchi non era il massimo, ma per il momento poteva andare, anche perchè non avevo altro posto in cui andare, quest'appartamente e pochi spiccioli erano tutto ciò che mia madre mi aveva lasciato prima di andare chissà dove e per chissà quanto, per quel che ne sapevo sarebbe potuta tornare tra una settimana, un mese, o anche non tornare mai più.
    Essere orfani ad Ame non era una cosa rara, io dovevo ringraziare il cielo di non esserlo e di avere ancora un genitore, non ero mai stato molto affezionato a mio padre, forse per il modo in cui trattava mamma, o forse per come viveva la sua vita, fra il poker illegale e il contrabbando di alcolici.
    Non dimenticherò mai lei ultime parole di mio padre, "Non sei nessuno Klaus, è meglio che ti ci abitui", questo disse prima di uscire, uscire e non ritornare mai più.
    Il giorno dopo un uomo della polizia venne a casa nostra e ci notificò quello che gli era successo, dandoci una piccola somma di denaro e le consoglianze a nome del villaggio, mamma non pianse, accettò i soldi e le condoglianze, poi si girò verso di me e mi disse che sarebbe andato tutto bene, ma da quel giorno nulla è andato tutto bene.

    Quella mattina mi svegliai presto, saranno state le 7 circa, forse qualcosa di meno; dovevo prepararmi per andare in accademia per la lezione delle 8.30, Lily, mia madre, mi aveva iscritto prima di partire, sebbene contro la mia volontà.
    Faci una colazione frugale, dei cereali con latte scremato e un toast al prosciutto cotto e formaggio di qualche giorno fa, il frigo era quasi vuoto e questo è tutto quello che passava il convento.

    Devo ricordarmi di fare la spesa più tardi..

    Feci lo zaino mettendoci dentro qualcosa, giusto per far vedere che sono il prototipo di uno studente diligente, anche se ho un vistoso tatuaggio sul collo e sembro tutto tranne che uno studente diligente, ma siamo ad Ame dopo tuttom, fossi nato a Konoha sarei stato visto come un teppista, qui ero la norma.
    Uscendo per strada avevo il continuo terrore di essere riconosciuto, avevo il terrore che qualcuno mi collegasse a mio padre e a mia madre e che quindi venisse per farmi fare la loro stessa fine, non avevo idea del perchè mamma avesse negato la mia nascita e mi avesse nascosto a tutti, ma ci doveva essere un buon motivo e non avevo alcuna intenzione di farmi beccare ora che nessuno dei due poteva proteggermi.
    Riuscii ad arrivare in classe con qualche minuto di anticipo, sano, salvo e bagnato dalla pioggia mattutina che ad Ame non manca mai.
    Scelsi il banco più, in fondo di tutti, il più isolato e vicino alla finestra sinistra dell'aula, mi piaceva guardare la pioggia in effetti, era distensiva.

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    Klaus Van del Valk



    Edited by Revan - 14/3/2017, 18:36
     
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    Parlare del clima, ad Ame, era il modo più gentile ed eloquente per comunicare all'interlocutore che forse era bene tagliare lì la conversazione, che oramai era scemata nel superfluo e che l'interesse fra i due si era oramai consumato, come lo stoppino di una candela nei suoi ultimi e drammatici centimetri di vita.
    Non che avesse altro significato negli altri Paese, quel particolare costume era un po' universale, sebbene nel Paese della Pioggia questa era pressoché una costante, tale da non poter in alcun modo costituire elemento di novità, e motivo di conversazione.
    Arhat era un Jonin di Ame, e, sebbene la formazione militare avesse posto un freno, almeno apparente, alla sua indole violenta e sanguinaria, natura che probabilmente aveva costituito la marcia necessaria a scalare i vari ranghi militari assestandosi, alla fine, in uno dei gradini più elevati, solamente sotto al Kage e alla sua cerchia più ristretta.
    Fumava avidamente il suo sigaro, mentre era seduto su un tavolo di una sala comune all'interno dell'Accademia della Pioggia, prima dell'inizio delle lezioni: l'ambiente non era dei più educativi e costruttivi e anche gli stessi Chuunin, insegnanti delle nuove leve, sembravano meno motivati e dediti alla didattica rispetto ai corrispettivi di altre Nazioni.
    Non era certo giusto fare di tutta l'era un fascio, ad ogni modo il mood generale era quello, e, se probabilmente considerato malsano, se osservato dall'esterno, dagli occhi di uno straniero, quel sistema si era oramai radicato nel loro folklore, dando dei risultati più che ottimali, sfornando Shinobi eccelsi e potenti: Sakkaku, sebbene fosse un elemento "adottivo" del Villaggio, ne era forse il più recente esempio.

    Dimmi, Raina, hai qualcosa di decente, in quella fogna che chiami aula?

    Una merda, non ce ne è uno decente.. pare che quest'annata sia così..

    Meglio, stammi a sentire.. Pensa a portarteli in missione, inutili sacchi di carne, buoni a nulla.. Si farebbero ammazzare subito..

    L'omaccione aspirò avidamente il proprio avana, gustando di ogni aroma scaturito dalla combustione e dalla vaporizzazione delle foglie di tabacco secco, prodotto ottenuto chissà in quale losca situazione, dato che, sempre a causa del clima, quella pianta non era certamente un prodotto locale.
    Una grossa nuvola di fumo emerse dalle sue fauci, disperdendosi presto in un vortice candido, andando ad incrementare quella cappa tossica dovuta all'accumulo dei fumo all'interno della stanza, essendo tutte le finestre chiuse e lo spazio poco areato.

    Facciamo così, oggi verrò nella tua classe e sceglierò uno dei tuoi studenti.. mi concederò un po' di divertimento prima di tornare in missione..

    [...]

    La classe era semivuota, la luce artificiale le conferiva delle tonalità grigiastre e poco invitanti, sembrava difficile pensare a quell'ambiente catalizzatore di attenzione e di studio, pareva più un carcere, piuttosto che un luogo di sapere.
    I volti degli studenti erano delle più varie, anche se in comune avevano la classica espressione svogliata dello studente che, costretto ad alzarsi all'alba per assolvere ai propri doveri, si trovava lì, sperando che il tempo scorresse più velocemente di quanto era solito fare.

    Ragazzi, vi presento Arhat, Jonin di Amegakure.. Oggi sceglierà uno di voi per un po' di.. come dire.. esperienza sul campo, ecco.. A te, Jonin-san..

    Ehi tu.. si sto parlando con te, tardone all'ultimo banco.. smettila di fantasticare suoi tuoi sogni e sulle tue emozioni, prendi la tua roba e alza il culo.. tu sei con me, oggi..

    Attese il ragazzo fuori dalla porta, sentendo i vari bisbigli dei suoi compagni di classe, probabilmente sollevati di non essere stati scelti, ma anche incuriositi di cosa sarebbe capitato al povero Klaus: il ragazzo aveva da molto superato l'età media degli studenti in Accademia, e questo poteva dire tutto e niente, dipendeva tutto da quanto si era iscritto e dunque quante volte avesse fallito l'esame di promozione.
    Tutte informazioni che al Jonin non interessavano: l'incapacità del ragazzo non era sua responsabilità, e questa sarebbe stata punita severamente, non da lui, ma dagli eventi.
    Camminò in silenzio, inoltrandosi per le vie cittadine, portandosi ai più bassi livelli, continuando a fumare ed ignorando completamente lo studente che aveva alle calcagna. Arrivarono quindi dinanzi ad un fabbricato diroccato, quella che pareva una vecchia industria oramai in disuso, una vecchia centrale elettrica alimentata a carbone.

    Ci sono delle valvole lente che devono essere strette.. Un lavoro adatto a uno come te giusto? Mi raccomando attento alla caduta..

    Lo avrebbe colto di sorpresa o forse no? Ad ogni modo lo avrebbe afferrato per il colletto e lo avrebbe lanciato in un buco oscuro, profondo solo pochi metri, per cui, purtroppo, il giovane non si sarebbe fatto alcun male.
    Gli avrebbe tirato dietro anche una sacca, contenente del materiale utile all'incarico che gli aveva brevemente illustrato.
    E adesso toccava aspettare.



    Eccoci qua, la tua parte finale dell'accademia sarà una missione. Nel regolamento dell'accademia c'è scritto che non ti iscrivi al primo giorno, ma che è un percorso più lungo, di cui ruoliamo la parte finale, della promozione, quindi edita.
    Prendi seriamente questa ruolata, proprio come fosse una missione, perché in base alla mia, ma soprattutto la valutazione di master, potrai ottenere o meno la possibilità di sbloccare lo Sharingan.

    Descrivi un po' l'ambiente, è una fogna.. Puoi esplorare i dintorni, fino a che non trovi una valvola, ma non la toccare..
    Nel sacco hai una torcia, un paio di Kunai, un paio di Shuriken, un accendino e una corda.


    Edited by ¬Dan - 14/3/2017, 09:35
     
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    La Fogna



    Erano già passati 5 minuti dall'ora in cui, teoricamente, sarebbe dovuta cominciare la lezione che ci avrebbe accompagnato fino all'ora di pranzo, poi un ora di pausa, per poi ricominciare fino alle 17 con altre due lezioni, "Storia dei ninja" e "Teoria e pratica degli strumenti ninja".
    Guardavo fuori dalla finestra, osservavo le gocce cadere dal cielo e mi immaginavo cosa stesse facendo mia madre in quel momento la fuori, in quella pioggia incessante, se stesse bene o se le fosse successo qualcosa di brutto...ormai erano già 3 mesi che non si faceva sentire.
    Sarebbe stata fiera di me, i miei voti all'accademia forse non erano i migliori di tutti, ma me la cavavo e non ero di certo un somaro, devo ammettere che la carriera di ninja l'avevo sottovalutata ampiamente prima di iscrivermi.
    L'aula era semi vuota, i posti a sedere erano circa 50, ma ci saranno stati, ad esser generosi, 20 studenti, tutti sparsi su banchi casuali, tranne i gruppetti di amici che si erano seduti tutti in fila, c'era una maggioranza maschile piuttosto predominante, 15 ragazzi e 5 ragazze, bruttine aggiungerei.
    Li guardavo e vedevo facce svogliate e assonnate, e non potevo certo dargli torto, cominciare le lezioni così presto al mattino è un suicidio, e per uno che non beve nemmeno caffè come il sottoscritto è anche peggio, menomale che andavo matto per gli energy drink, ne bevevo a tonnellate per mantenermi in forze...non riuscivo più a capire se ne bevessi così tanti perchè mi piacessero o perchè erano diventati una dipendenza.
    D'un tratto, la porta dell'aula che fino ad ora era rimasta semi chiusa si spalancò, e fece la sua entrata Raina, la nostra sensei del corso, una jonin di cui si sentivano solo belle parole in giro, pareva che fosse una guerriera niente male, ma non avevo approfondito l'argomento con nessuno dei miei compagni perchè, ad essere sincero, non è che me ne importasse così tanto.

    Ragazzi, vi presento Arhat, Jonin di Amegakure.. Oggi sceglierà uno di voi per un po' di.. come dire.. esperienza sul campo, ecco.. A te, Jonin-san..

    E subito dietro di lei varcò la porta della stanza un uomo alto, circa 188cm, di stazza importante, sulla quarantina, capelli castani portati corti e pettinati all'indietro.
    L'abbigliamento era quello di un Jonin classico, tranne il sigaro, un grosso sigaro fumato ormai quasi per intero, che dava ancora segni di essere acceso e di avere ancora del tabacco secco da consumare, potevo sentire l'odore fin dal fondo della classe tanto era intenso.
    Il suo sguardo fisso e sbarrato esaminò chiunque si trovasse nella stanza, faccia per faccia, dalle prime file fino all'ultima, la mia.
    E proprio quando pensavo che quella mattinata piovosa e storta non potesse peggiorare..

    Ehi tu..

    Disse, guardando verso di me e alzando un po la voce, per far si che arrivasse chiara e tonante anche in fondo alla classe.

    Io?

    Si, sto parlando con te, tardone all'ultimo banco.. smettila di fantasticare suoi tuoi sogni e sulle tue emozioni, prendi la tua roba e alza il culo.. tu sei con me, oggi..

    "tardone..?"

    Avrei tanto voluto rispondere, ma l'idea di inimicarmi quel tipo era talmente brutta che stetti zitto, alla fine era un jonin, ed io non era un cazzo di nessuno.
    Mi limitai a rispondere e a prendere i miei libri, a quanto pare oggi lezione in cortile!

    Si signore.

    Mentre percorrevo il tragitto che portava dal fondo della classe alla porta d'uscita, potei sentire indistinguibili bisbigli da vari membri della classe, che bisbigliavano tra di loro prima di venire ripresi da Raina, scommetto che la metà di loro se l'era fatta nei pantaloni all'idea di venire scelto.
    Il Jonin, Arhat, così si chiamava, dopo avermi atteso fuori dall'aula, mi ordinò di seguirlo, precedendomi di qualche metro e conducendomi all'uscita dell'accademia.
    Ero tentato di aprire bocca e a domandargli dove stessimo andando, ma tacqui per lo stesso motivo di prima, meglio non farlo arrabbiare, non sembrava un tipo loquace.
    Camminammo per un po, fino ad arrivare parte bassa di Ame, vicino alla zona di raccolta dell'acqua piovana, che il villaggio utilizzava per generare energia elettrica attraverso la forza cinetica dell'acqua che scorre, come un mulino, un mulino un pò più articolato però.
    Dopo qualche minuto, giungemmo davanti al cancello di un grosso fabbricato di stampo industriale abbandonato, con grosse ciminiere mezze diroccate, buchi e ruggine ovunque.
    Finalmente il Jonin aprì bocca:


    Ci sono delle valvole lente che devono essere strette.. Un lavoro adatto a uno come te giusto? Mi raccomando attento alla caduta..

    Lo guardai negli occhi mentre si girava verso di me, deciso questa volta a chiedere una spiegazione più chiara sulla faccenda, ma non ne ebbi modo alcuno, poichè, con un movimento rapido e deciso, afferrò il mio colletto della giacca e con un grande slancio mi scaraventò in avanti, sentii i miei piedi staccarsi da terra senza che io gliel'avessi ordinato, e venire proiettato dentro uno dei buchi che circondavano tutta la zona.
    Non ebbi modo alcuno di reagire, ero come una bambola che viene lanciata da una bambina che si è stufata di giocare, ma al contrario della bambola, il mio atterraggio sarebbe stato assai meno leggero e soprattutto molto più violento.
    Atterrai sul fianco sinistro dentro un buco buio e fetido, mi fece male, sentii un paio di costole fare le bizze ed il respiro andarmi via per un secondo o forse due, a causa della botta alla cassa toracica.
    Un secondo tonfo accanto a me, più secco e metallico, un sacco.
    Mi rialzai dolorante e cercai di orientarmi, era tutto buio e l'unica cosa che sentivo era un odore acre ed inconfondibile, puzza di sorci, puzza di fogna.
    Una volta fatto il punto della situazione, guardai in alto, ma il Jonin non si vedeva, quindi volsi il mio sguardo verso la sacca, la aprii, dentro trovai un paio di attrezzi ninja, una torcia, una corda ed un accendino.
    Per prima cosa presi i kunai e gli shurken, li sistemai dentro la mia giacca e presi la corda, sistemandola a tracolla tra la mia spalla destra e quella sinistra, ficcai l'accendino in tasca e accesi la luce, incamminandomi verso l'unica direzione percorribile , la destra.




    La cosa che saltava subito all'occhio era l'odore, acre e pungente, si insinua nel naso e non esce più, lo stimolo del vomito mi venne quasi subito ma riuscii a trattenerlo, cominciai quindi a respirare con la bocca, perchè col naso era impossibile in quel tratto.
    Le gambe mi affondavano nell'acqua lercia e stagnante fino alle caviglie, potevo sentire che sul fondo c'era qualcosa di solido, ma non osavo immaginare che roba fosse.

    Cristo che schifo!

    Esclamai, cercando di sporcarmi il meno possibile le gambe, ma venendo che la cosa non era fattibile, decisi di procedere senza curarmi del resto, spinto dalla speranza che prima avrei finito, prima me ne sarei andato.
    Cominciai ad esplorare le fogne, girando qualche volta a destra e qualche volta a sinistra a gli incroci dei tunnel che mi si presentavano; ad ogni svolta che facevo marcavo il muro di destra, incidendo con il kunai fornitomi dal Jonin una freccia nella direzione nella quale stavo svoltando, così da rendermi conto se stessi girando in tondo o meno.
    Vagavo da circa 5 minuti, marcando ogni tunnel e guardando in ogni direzione alla ricerca di qualcosa che potesse assomigliare ad una valvola, fino a quando non raggiunsi un tunnel leggermente più largo e alto degli altri.

    Forse è il tunnel principale.

    Incamminatomi in questo, scorsi dalla distanza una grossa valvola metallica attaccata ad un tubo che si inseriva nel cemento del muro di cui erano costituite le pareti delle fogne, doveva essere lei.


    CITAZIONE
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    Moddato la cosa dell'accademia



    Edited by Revan - 14/3/2017, 18:36
     
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    La fogna era quanto di più malsano e poco salubre Ame avesse da offrire, caratteristiche che di certo sembravano essere proprie del Paese, pregiudizio fortemente influenzato dalle caratteristiche atmosferiche pressoché costanti, con quegli ettolitri di acqua che cadevano giù dalle pesanti nuvole, bagnando ogni superficie e ingolfando i numerosi canali di scolo scavanti nella pavimentazione e nei muri, veicolando l'ingente quantità di liquido verso altri lidi, passando, necessariamente, per l'intricato sistema fognario, gioiello architettonico e di ingegneria ambientale, seppur invisibile e celato sotto i piedi di cittadini e turisti.
    Effettivamente, a pensarci bene, il fiore all'occhiello del Villaggio ne costituiva anche il punto di maggiore fragilità: un sabotaggio dello stesso avrebbe causato problemi idrici in superficie, da semplici allagamenti a veri e propri crolli del manto stradale, a causa dell'imbibizione dello stesso.
    Dunque c'era da aspettarsi che Klaus fosse contento e felice di trovarsi nel cuore pulsante dell'Amegakure, nell'organo vitale e artefice di quell'omeostasi duramente messa a prova dalle intemperie e dall'azione umana, eppure la reazione si discostava di gran lunga da quell'aspettata:

    Cristo che schifo!

    Il tonfo dello studente, lanciato brutalmente in uno di quei pozzi, lo fece forse spaventare perché il rumore generato dalle sue ossa, dalle sue coste, pareva presagire delle possibili fratture, ma in realtà il ragazzo non aveva riportato alcun danno permanente: rialzatosi a fatica, appesantito dai fluidi maleodoranti di quei condotti, il giovane raccolse la sacca concessagli dal suo esaminatore, dal suo aguzzino, quindi si equipaggiò del suo contenuto e si avventurò nell'oscuro dedalo, forte della propria torcia come fonte di illuminazione e del proprio istinto, bussola in quel labirinto senza apparente senso.
    Andare alla cieca sembrava l'unica possibilità, ma per fortuna il giovane Klaus, sebbene non brillasse come studente, si era fatto furbo ed imparando dai ninja del passato, aveva fatto sua la basilare abilità di guadagnare e mantenere un minimo di orientamento, quanto bastasse per non muoversi in circolo e dilapidare tutte le proprie energie: servendosi di uno dei Kunai fornitegli gentilmente da Arhat, il ragazzo aveva segnato i tunnel cui era passato, servendosi di frecce e altri elementi grafici incisi sul muro, in modo da non calpestare nuovamente la melma che oramai aveva infradiciato i suoi pantaloni e le sue calzature, facendo galleggiare i suoi piedi in chissà quale torbida miscela.
    I secondi si susseguivano lentamente, corrodendo sempre più la tempra del giovane, piegandola tanto al punto da rischiare di spezzarla: era forse questo l'intento del Jonin?
    Era giunto in un ampia galleria, che per le dimensioni poteva essere consideratala principale, ma il giovane aveva esplorato solamente una infima percentuale di quel luogo, non aveva idea di cosa lo avrebbe aspettato, sempre se non fosse sopraffatto prima dagli eventi: ad un ulteriore bivio, una biforcazione a "T" della stessa, il ragazzo non poté non scorgere una valvola rossa di discrete dimensioni, attaccata ad un tubo, dalla cui intersezione si dipartiva un getto di vapore biancastro e bollente.
    Quella era la prima delle chissà quanto numerose diavolette, misteriosamente allentatesi e causa di chissà quali danni in superficie: Klaus avrebbe dovuto trovare il modo corretto per sistemare quel danno, ma il tutto non poteva essere di certo così semplice. Dall'oscurità del tunnel di sinistra emerse una figura oscura, lo stesso da quello di destra, e ancora da quello da cui era giunto: tre ratti enormi, occhi giallo scintillanti e denti lunghi e taglienti come sciabole si erano "date appuntamento" in quel posto, insidiando una preda che avrebbe sfamato le pantegane per giorni.
    Fuggire sembrava impossibile, Klaus era circondato, e, per quanto tutta la scena potesse sembrargli paradossale, avrebbe dovuto battersi con quelle fiere, che, sebbene l'apparenza, serbavano un pericolo maggiore di quanto potesse aspettarsi.
    Una delle tre si lanciò all'attacco, seguita dalla seconda, mentre la terza era in attesa, guadagnava spazio ed attendeva il momento giusto per colpire, un punto cieco nella difesa dello studente, che avrebbe punito con il proprio morso venefico.


    Ecco il primo combattimento, considera sbloccate le tre tecniche accademiche. Se hai dubbi scrivimi, comunque considera che mi interessa più quanto riesci a pensare e ad inventarti col poco che hai.
    Difenditi e attacca, considerando il limite delle quattro azioni.
    Finito il combattimento, puoi anche descrivere come azioni la manopola, non essendo autoconclusivo, perché sarò io a decidere se riuscirai a sfuggire o meno all'agguato.

    PS: scusa la scarsezza del post, ma non volevo farti attendere troppo
     
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    Ratti Famelici



    La valvola che regolava la pressione dell'acqua si trovava davanti a me, a circa 10 metri, era di colore rosso e sopra di essa, sbuffava un getto di vapore acqueo di colore biancastro, probabilmente molto caldo, quindi da evitare.

    Finalmente, ne ho trovata una!

    Compii qualche passo in quella direzione, la destra più precisamente, ma qualcosa, dopo pochi istanti, attirò la mia attenzione.
    Sentii come un fruscio d'acqua provenire dalla galleria alla mia sinistra, come se qualcosa avesse strisciato sull'acqua, e fino ad ora, nell'esplorazione, l'unico rumore che avevo udito era quello delle gocce d'acqua cadere dal soffitto, probabilmente a causa delle perdite nelle tubature...ma quello era diverso, e se inizialmente non gli diedi molto peso, quando lo avvertii anche dalla galleria dalla quale provenivo, mi fu chiaro che qualcosa non andava.

    Qualcosa non va, non sono solo...

    Mi voltai all'istante, dopo aver sentito un rumore simile a lo squittio dei topi, e con mio grande rammarico realizzai che non era solo una mia impressione.
    Un ratto, di dimensioni esageratamente grosse, si parò davanti a me, fissandomi negli occhi con due pupille gialle e luminose, non distoglieva lo sguardo neanche per un secondo, per lui ero la preda, e lui il cacciatore.

    Cazzo, sei grosso, ma che vi danno da mangiare?

    Mai avevo visto ratti così grossi in superfice, dovevano essere stati mutati da qualche sostanza chimica riversata nelle fogne, o da chissà quale esperimento sinistro.
    Portai la mano destra dentro la giacca, afferrando con la mano destra un kunai e cominciai a fare dei lenti e calcolati passi in direzione della valvola, non staccando mai lo sguardo da quello del ratto, si dice che il momento in cui stacchi il contatto visivo con un predatore, lui capisce che hai paura e attacca, dovevo portarmi in posizione di vantaggio prima di fare la mia mossa, non mi avrebbe lasciato agire sulla valvola se prima non lo avessi mandato a terra.
    Come se già la situazione non fosse abbastanza critica, altri due ratti della stessa dimensione e intezioni si palesarono da gli altri due condotti, ero stato accerchiato, ero in trappola.
    Non potevo tenerli a bada tutti e tre poichè a uno avrei dato sempre le spalle, dunque procedetti verso la valvola in modo cauto, così da avere due ratti davanti a me e solo uno dietro di me, ma dovevo agire velocemente, o quello alle mie spalle avrebbe attaccato.

    Ah ti sei portato gli amici vedo..

    D'un tratto, i due ratti davanti a me squittirono piuttosto ferocemente, il segnale d'attacco.
    Entrambi cominciarono a caricare verso di me, era il momento.
    Portai il kunai alla bocca e lo strinsi con i denti, poi composi i sigilli chje mi erano stati insegnati all'accademia, era il momento di sovrastarli in numero.

    Moltiplicazione del Corpo!

    Il condotto era abbastanza spazioso da permettere a 8 miei cloni di comparire sul campo di battaglia, disposti a casaccio, senza una logica precisa.
    L'idea era di confondere i ratti per non fargli capire quale fosse il vero utilizzatore del jutsu.

    I ratti non sono intelligenti come gli esseri umani, non possono capire immediatamente che si tratta di copie illusorie, se vedono che siamo 9 contro 3, forse se la daranno a gambe, ma in caso contrario..

    A quel punto era necessario contrattaccare prima i due topi assalitori, e poi occuparsi di quello che ancora attendeva.
    Aprii la bocca e feci cadere il kunai da essa, poi lo afferrai prontamente con la mano destra e mi scagliali assieme a 3 miei cloni contro il ratto che proveniva dal condotto dal quale provenivo io, mirai alla gola, sperando di tagliare la carotide del bastardo e mandarlo K.O definitivamente, i cloni avrebbero solo mimato l'attacco ovviamente.
    Se fossi riuscito a mettere K.O la prima fiera, mi sarei gettato contro la seconda, mentre tre dei miei cloni si sarebbero piazzati davanti alla fiera che ancora non aveva attaccato, per intimorirla.
    Cercai di attaccare il secondo topo con due affondi alla testa, così da perforargli il cranio, sempre accompagnato dalle precedenti 3 copie che, anche questa volta, avrebbero mimato l'attacco senza però impattare contro il topo.
    Qualora l'attacco fosse andato a buon fine, tutti e 9 i Klaus si sarebbero scagliati contro l'ultimo topo, cercando di sopraffarlo da tutti i lati, così da tagliare ogni via d'uscita, mentre il mio kunai sarebbe andato diretto e letale verso il suo collo, per un ultimo attacco.
    Se tutto fosse andato come nei piani, allora mi sarei finalmente diretto verso la tanto agognata valvola per girarla e sistemare la situazione, poi avrei fatto detonare le copie, una volta appurato che non c'erano più nemici in zona.

    CITAZIONE
    Stamina: 50 - 5 = 45
    Resistenza: 50 - 1 - 1 - 1 = 47
    Status: Nessuno
    Scheda: Klaus

    Azioni:
    - Moltiplicazione del corpo per confondere i ratti ed evitare i due attacchi.
    - Attacco con kunai accompagnato da 3 cloni alla gola del Topo 1.
    - Attacco con kunai accompagnato da 3 cloni alla testa del Topo 2.
    - Assalto con tutte le copie alla gola del Topo 3.

     
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    Lo studente si dimostrò degno della situazione. D'altronde erano solo tre topi, per quanto la situazione potesse essere descritta come epica, alla fin fine non era altro che una infima prova, nulla di più semplice poteva e sarebbe capitato ulteriormente a Klaus, solamente all'inizio del percorso che lo avrebbe potuto garantire lui la promozione al rango di Genin della Pioggia.
    Dimostrando una discreta, seppur elementare, predisposizione all'arte marziale, il giovane si sbarazzò dei roditori forti del Kunai fornitogli da Arhat, che forse si pentì di aver donato lui tutto quell'equipaggiamento: con la violenza tipica del luogo, il giovane affondò il coltello nella pelliccia degli animali, tagliando un po' alla cieca, sperando di colpire punti vitali, come grossi vasi o organi particolarmente vascolarizzati.
    L'anatomia non era certo una materia presente nel suo bagaglio culturale, dunque andò ad occhio, ipotizzando che quella umana e quella murina in qualche modo si sovrapponessero: schizzi di sangue zampillarono dalle carotidi, imbrattando i muri ed il suo viso, una colata rubino si mescolò alla melma verdastra, tendendo al marrone, inzuppando i suoi pantaloni.
    Non sembrava possibile, ma Klaus aveva reso quel posto ancor più disgustoso e sporco di quanto non lo fosse già, dato che i liquami in cui era immerso abbandonavano di urine e feci e chissà cos'altro.
    C'era però da fare un appunto alla sua strategia, ovvero l'utilizzo delle copie illusorie, uno vero e proprio spreco delle poche, sorprendentemente scarse riserve di energia del ragazzo - vista la sua importante fisicità - dato che i roditori, come gran parte degli animali, fanno grandissimo affidamento sul senso dell'olfatto e quelle, essendo delle proiezioni eteree di chakra, non potevano certamente possedere il medesimo odore dell'originale.

    La debole corrente sospinse le carcasse lontano dalla zona del loro macello, abbandonando nuovamente Klaus alla sua solitudine: un fischio acuto, seppur non molto intenso, costituiva la prova tangibile che lo sbuffo di vapore incandescente era ancora lì, presente e costante, disperdendo la pressione del gas all'interno del tubo e causando chissà quale disagio in superficie.
    Il compito di Klaus era quello di serrare la valvola, facile, no?
    Una volta eseguito il compito il giovane avrebbe avvertito la terra tremare, una piccola scossetta, per poi prontamente stabilizzarsi: che fosse un terremoto o secondario ad un attacco sulla superficie? O semplicemente l'effetto dei cambiamenti dei regimi pressori all'interno delle tubature? Chi poteva dirlo, fatto sta che nel buio di quel luogo era persino difficile avanzare senza inciampare, figurarsi capire la causa di quel fenomeno.

    Onda Esplosiva (Baku Suishouha)

    Il Jonin sussurrò quelle parole, che riecheggiarono per le lunghe gallerie ma che non giunsero mai all'orecchio dell'esaminato, poiché il flebile suono fu presto fagocitato dal frastuono generato dallo tsunami acquatico dall'uomo stesso: la violenta onda si abbatté sul ragazzo che, inerme, non poteva fare altro che tentare di rimanere a galla, catturando quanto più ossigeno e facendone tesoro.
    In pochi secondi, la violenta onda acquatica trascinò il ventenne per centinaia di metri, sballottandolo lungo i muri e ammaccandolo qua e là, senza, incredibilmente, arrecargli alcun danno grave: al termine della corsa, nel momento in cui la corrente stava per scemare, consumata e dispersa tutta l'energia cinetica, un fascio di luce avrebbe abbagliato la vittima del Jonin, che, in quelle condizioni, aveva maggiori possibilità di rimanere a galla.
    Non avendo il tempo di riflettere circa lo strano fenomeno, lo studente avrebbe semplicemente notato come il tunnel cui stava viaggiando si interrompeva improvvisamente, gettandosi nel vuoto di una vertiginosa cascata.
    Non c'era nulla che Klaus potesse fare, e in un attimo si ritrovò a cadere nel vuoto, macinando metri su metri ed avvicinandosi pericolosamente a terra, o meglio ad una grossa pozza, dalla profondità sconosciuta: questo non era certamente di conforto, si sa che sopra i 30 metri di altitudine, cadere in acqua è come cadere sul cemento.
    In quella camera circolare, Klaus poteva vedere come la continuità delle alte e viscide pareti fosse interrotta si da numerosi sbocchi di varie condotte fognarie, ma anche da tubi e travi di diverso spessore e diverso orientamento nello spazio.
    Chissà che avrebbero retto il suo peso, qualora fosse riuscito ad agganciarle?

    [...]

    La nuova posizione dell'aspirante Ninja era ben al di sotto del livello del mare, molto più in profondità rispetto al punto di partenza: capire nuovamente dove andare sarebbe stata la prima importante cosa da fare, e tentare di ritornare ai livelli superiori una scelta saggia.
    Un bussola o capacità di orientamento superiori alla norma sarebbero particolarmente utili, al momento, ma il ragazzo pareva sprovvisto di entrambi, dunque avrebbe dovuto proseguire alla cieca, sperando nella dea bendata.



    Penso sia tutto abbastanza chiaro.
    Se cadi da quell'altezza ti fai molto male, fino ad azzerare la tua resistenza e a costringermi a finire l'accademia, quindi inventati qualcosa!
    Quando riprendi a camminare, descrivi un po' quello che vuoi, gli ambienti ecc, hai carta bianca.
    Tanto poi comando io :si2:
     
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    In pochi secondi, la lama del mio kunai affondò nella ruvida e sudicia pelle di quei ratti, squarciando a destra e sinistra senza troppa attenzione e distinzione, schizzi di sangue uscirono a fiotti dalla gola del primo ratto, imbrattandomi tutto il mio abbigliamento e anche la parte destra del viso.
    Il secondo topo non fu da meno, in men che non si dica il mio kunai si era conficcato dentro il suo cranio, il verso di dolore e di strazio lanciato dalla bestia sarebbe echeggiato per tutta la struttura fognaria, un rantolo di dolore che si affievoliva secondo dopo secondo, fino alla sua morte.
    La sorte del terzo animale non è differente da quella dei prime due, nè per modus operandi, nè per crudeltà, Ame non è una città che ti insegna a usar gentilezza o mano leggera, qui o sei predatore, o sei predato.
    Il sangue scorreva a fiume nella cavità fognaria, e mentre i cadaveri venivano portati via dalla corrente incessante, io mi rendevo conto che quelle tre creature erano le prime 3 vite che avevo strappato alla natura, non erano umani, questo è vero, ma fa comunque un certo effetto, piacevole in questo caso, portare via la vita ad un essere vivente ti fa sentire forte, superiore, anche se in questo caso si trattava di 3 semplici ratti troppo cresciuti.

    Chissà se è così piacevole anche con gli esseri umani?

    Rinfoderai il kunai nella giacca e cercai di pulire al meglio con la manica il mio viso dal sangue delle bestie, mi sarei potuto lavare con l'acqua che scorreva ai miei piedi, ma così facendo chissà quante infezioni e virus mi sarei preso, meglio il sangue a quel punto.
    Accertatomi che nessun altro ratto fosse in agguato, mi diressi verso la tanto agognata valvola che regolava la pressione dell'acqua, feci ben attenzione a non toccare il getto di vapore, fortemente rumoroso, che fuoriusciva da pochi centimetri sopra la valvola, c'era da ustionarsi.
    Ci volle un po di forza bruta, ma dopo poco ebbi successo nel mio incarico, la manopola fece tre giri completi e poi si indurì talmente tanto che era impossibile girarla ancora, probabilmente a causa della pressione; capii comunque di aver avuto successo perchè il getto di vapore si arrestò, e con lui il fastidioso stridio.

    Ottimo, adesso devo trovare le altre.

    La terra, seppur leggermente e per poco tempo, cominciò a scuotersi, segno che qualcosa era cambiato nel profondo con l'azione che avevo appena fatto, buon segno pensai, ora rimaneva da capire quante altre valvole c'erano.
    Decisi di incamminarmi verso il percorso alla mia destra, quello dal quale era arrivato il terzo ratto, quello che aveva atteso prima di attaccare, forte del fatto che la fortuna fosse dalla mia parte...quanto mi sbagliavo.

    Mhmm..?

    D'un tratto, sentii un rumore sordo e crescente in forza provenire da davanti a me, la galleria era molto buia, ma con i secondi che passavano, potevo percepire che non erano passi, ma acqua.

    Merda merda merda merda!

    Mi girai e cominciai a correre, mentre una grossa ondata d'acqua proveniva dalla galleria che stavo percorrendo, ma purtroppo essa era ben più veloce di me, e non c'era nulla a cui aggrapparsi.
    L'onda mi raggiunse e mi travolse come un fiume in piena, all'inizio fui catapultato sott'acqua e sbattei un po a destra e un po a sinistra, la galleria era larga solo 3 metri, sbattei testa schiena e quant'altro prima di riuscire ad assestarmi nel mezzo del torrente in piena.
    Emersi in superficie per riprendere fiato, ma ci resistetti poco, venni subito travolto da un altra grossa onda che mi riportò sotto, questo processo avvenne altre due volte circa, prima che l'onda perdesse la sua forza di moto cinetico e diventasse un corso d'acqua tranquillo, seppur difficele da contrastare.
    Nuotare contro corrente era fuori discussione, avrei perso solo energie preziose, e non vedevo nulla a cui aggrapparmi, ma se non altro l'acqua mi aveva ripulito dal sangue dei ratti, come si dice, "non tutto il male vien per nuocere" no? No.
    No perchè dopo pochi attimi di "navigazione", una luce bianca, forse proveniente da una grata, mi illuminò dalla sommità del condotto, e mi rese conscio di verso cosa io stessi navigando.
    Ben presto mi fu chiaro che, anche a causa del forte rumore di acqua che si infrange su altra acqua, una cascata decisamente alta e pericolosa era a poche decine di metri, e io ci stavo per finire dentro.
    Nuotare mi era impossibile, non potevo che arrendermi alla corrente e sperare in qualche appiglio di fortuna.
    Cominciai a guardare in tutte le direzioni, e grazie al cielo, poco prima di venire gettato giù in quel baratro, vidi che le pareti destre e sinistre della stanza erano ricoperte da tubi e, sopra di essi, altri condotto fognari come quello in cui stavo navigando, ma senza tutta quest'acqua.

    Ora o mai più!

    Una volta sul bordo, mi diedi la spinta con le gambe per avere più controllo e mi gettai nel precipizio, ma dal lato che desideravo io, il destro.
    Le mani corsero rapidamente alla corda che avevo a tracolla, e, mirando a quello che sembrava il tubo più grosso e robusto che c'era alla mia portata, lanciai un estremità della corda, tenendo saldamente l'altra.
    La mia idea era quella di aggrapparmi a quel tubo e poi risalirlo, fortunatamente la mia fisicità mi permetteva di salire in corda senza problemi, inoltre il muro era troppo viscido e non era possibile camminarci sopra col chakra.
    Se tutto fosse andato come nei piani, mi sarei ritrovato appeso con la corda ad un tubo incassato nel muro, nella speranza che non si rompesse.
    Con un lavoro di bicipite niente male, in pochi secondi risalii la corda e mi aggrappai al tubo di ferro, sembrava solido per fortuna.
    Poi, prima col braccio destro, e poi col sinistro, mi aggrappai al bordo di un condotto simile a quello dal quale provenivo e mi tirai su, ero in salvo adesso, ma c'era mancato davvero poco.
    Non mi fu possibile però recuperare la corda, si trovava troppo in basso rispetto a me e nemmeno allungandomi molto sarei riuscito a riprenderla, avrei dovuto fare senza.





    C'è mancato davvero poco, la corda è andata...non avrò una seconda chance se mi colpisce un altra onda come quella...

    Atribuii la colpa della grande onda ad uno stoccaggio di acqua piovana da qualche parte nelle fogne, era l'unica spiegazione logica dopo tutto, adesso non mi rimaneva altro che proseguire.
    Il condotto fognario che adesso mi si parava davanti era leggermente diverso, era un grosso corridoio in cemento con qualche condotto secondario incassato nel muro, nulla che una persona potesse attraversare però, c'era anche una luce che penetrava dal soffitto, assieme alle gocce di pioggia che, evidentemente, in superficie non era ancora cessata.
    Non c'era quell'acqua fetida che invece avevo incontrato all'inizio, o meglio, c'era, ma era relegata in un piccolo corridoio incassato nel cemento, era come se questa zona fosse stata costruita con maggiore cura, forse era il corridoio principale, adibito al passaggio degli uomini della manutenzione.
    I topi, questa volta di dimensioni normali, squittivano da ogni angolo, alcuni erano anche temerari e mi attraversavano davanti, infilandosi in piccolo buchi nel muro, presumibilmente le loro tane.
    Sul fondo del corridoio c'era inoltre uno svincolo per un altro condotto fognario, sembrava portare ad un altra stanza simile a questa.

    Magari li in fondo c'è un altra valvola..

    Pensai, decisi quindi di spingermi verso quel condotto, anche perchè non avevo altra scelta, quella era l'unica via possibile.


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    Mi sto rammollendo..

    Il Jonin aspirò profondamente il forte aroma di tabacco proveniente dal suo sigaro, assaporò l'incandescente eppur piacevole gas scendere attraverso la propria laringe e trachea, portandosi pericolosamente in prossimità dei suoi polmoni, prima di veicolare tutto quel veleno fuori dal proprio corpo, quasi a rinnegarlo dopo aver goduto di quel piacere proibito.
    Espirò il tutto d'un fiato, quindi sputò in terra, pulendosi e liberandosi ulteriormente dei residui, ma soprattutto della raccapricciante idea che stesse diventando realmente più tollerante con le reclute.
    L'espettorato viaggiò per diversi metri, decine e decine, per essere più precisi, tuffandosi e fendendo, come un proiettili, il putrido specchio d'acqua al fondo di quella imponente torre, punto di raccolta di vari liquami e fluidi di quel distretto: appollaiato sulla più alta grata della struttura, mantenendo l'equilibrio e la posizione grazie al Chakra, osservò divertito, in un primo momento, tutta la rocambolesca situazione, che vide Klaus dimenarsi come un pesce fuor d'acqua, i cui disperati sforzi erano interamente volti alla propria salvezza.
    Aveva riso osservando come lo studente - di gran lunga oltre la ragionevole età per diplomarsi - si era dimenato nella corrente, divenendo un tutt'uno con quel fluido puzzolente, salvo poi dispiacersi vedendo come, effettivamente, fosse riuscito a salvarsi, facendo uso del prezioso equipaggiamento che gli aveva concesso.
    Imprecò fra sé e sé, tirando in ballo alcuni santi e divinità, digrignando i denti e riversando tutta la sua collera sul povero sigaro, che vide diminuire drasticamente la propria lunghezza, a causa dell'incentivata combustione: la mente sadica dell'uomo probabilmente sperava in qualche osso rotto, un po' di sangue, uno svenimento, ed invece l'esaminato, mostrando una discreta freddezza e delle modeste capacità fisiche, di cui si era già fregiato nello scontro con i tre ratti, era riuscito a lanciare la corda contro uno dei vari appigli disponibili e, facendo forza sulle proprie braccia, si era arrampicato fino a raggiungere il tunnel sovrastante, garantendo la propria salvezza.

    Eh, no cazzo! Merda..

    Urlò la propria delusione, sebbene, ancora una volta, la sua voce venne coperta e celata dal fragore dell'acqua, impedendo di essere sentita da alcuno, a meno di capacità sensoriali superiori, anche se questo non era assolutamente il caso.
    La galleria in cui Klaus si era fortuitamente imbattuto appariva ben differente rispetto a quelle che aveva incontrato fino adesso: come aveva ipotizzato il novellino, effettivamente quella era una galleria di "livello superiore", ma il suo utilizzo differiva leggermente da quanto ipotizzato dal giovane, forse, appunto, troppo giovane, per sapere che quei luoghi costituivano i rifugi dei civili durante la guerra, di cui l'ultima, quella che aveva visto scendere in campo otto dei nove Bijuu, fieramente combattuti dai guerrieri che adesso ricoprivano ruoli di spicco nella società mondiale, ed i cui nomi erano riportati nei libri di storia.
    Non era infrequente, tra l'altro, trovare la feccia della città brulicare in quei luoghi, mendicanti senza luogo dove andare, in cerca di cibo, riparo o una dose: l'altra faccia del Villaggio era quella, un'onta che, chi più chi meno, condividevano tutte le Nazioni esistenti in quel preciso momento storico.
    Lo studente vagò per quell'area, tentandola di esplorarla tutta, evidentemente alla ricerca di qualsiasi indizio potesse svelargli il cammino, fargli trovare altre valvole ed abbandonare quel posto per sempre: Arhat studiò il suo prigioniero a lungo, osservando il suo modo di fare e vedendolo imboccare l'unica strada possibile, sogghignò, pregustandosi ciò cui stava andando incontro.
    Klaus emerse dall'ombra giungendo in uno spiazzo circolare, ben illuminato: al centro, come una poco invitante piscina, si stagliava una pozza verdastra, raccolta di liquami provenienti da vari condotti; a limitare l'area c'erano degli alti muri, variamente interrotti dallo sbocco di vari tunnel, e tubi di varie dimensioni e vario orientamento.
    Si, lo studente era tornato nel posto da cui era appena sfuggito, tant'è che se aguzzava la vista avrebbe potuto scorgere anche la corda usata da poco prima per lavarsi la pelle: capire come fosse arrivato a quel livello, diversi metri più in basso, senza essere apparentemente sceso per delle scale, era un mistero, ad ogni modo si trovava in ballo, ed era tempo di ballare.
    Cinque aperture collegavano quella sala centrale ad analoghe adiacenti, una possibilità su cinque - o così sembrava - di imboccare il percorso giusto e di avanzare ulteriormente in quel faticoso percorso, che vedeva come obiettivo il coprifronte di Amegakure, e forse qualcosa di più.
    Sarebbe riuscito ad indovinare la giusta strada?



    Se ci sono dubbi, scrivimi, ad ogni modo, sei in questa sala circolare, e devi scegliere che tunnel imboccare, ma attenzione, forse avrai capito che sei finito in un Genjustu! Naturalmente il tuo PG non può rendersene conto, di illusioni non sa nulla.. Ad ogni modo comunicami quale delle cinque scegli, così ti mando un MP e ti dico cosa ti capita :si2:
    Puoi anche avere fortuna e proseguire!
     
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    Labirinto ?



    Proseguivo diritto, facendomi largo fra i topi che di tanto in tanto mi attraversavano la strada, fino a giungere alla fine del tunnel che avevo imboccato subito dopo essermi salvato dalla rovinosa caduta di poco fa.
    Il corridoio era decorato con casse di legno distrutte, il legno in se era marcio e pieno di tarme, simbolo che fosse li già da parecchio tempo.
    Ai lati della tunnel erano presenti anche residui di cibo, torsoli di mela marci e altre sostanze organiche che potevano far pensare al cibo, magari qualcuno era stato qui prima di me, e magari non ne era mai uscito.
    Oramai, il mio naso si era abituato alla puzza maleodorante di quel luogo, e la nausea era quasi svanita, adesso era tollerabile grazie a dio.
    Le gocce d'acqua che cadevano nel fiumiciattolo viscido alla mia destra scandivano il tempo come un orologio con la lancetta dei secondi, io continuavo a proseguire diritto, fino a che non fui costretto a girare a destra poichè il corridoio finiva con un grosso muro di pietra spessa chissà quanto.
    Il corridoio che adesso stavo imboccando era molto buio, l'illuminazione era pari a zero, e fu in quel momento che mi ricordai che nella tasca destra dei pantaloni avevo un accendino, datomi dal Jonin prima che mi gettasse qui sotto.
    Portai la mano alla tasca e lo tirai fuori, era uno zippo anti vento in acciaio con alcune decorazioni di aquile in rilievo, molto bello.
    La scintilla provocata dalla pietra focaia posta sul dispositivo d'accensione fece scaturire una fiamma che, seppur poco, illuminava lo stretto corridoio che stavo percorrendo, dandomi la possibilità di non sbattere contro i muri e di schivare tutte le feci di topo che trovavo sul mio cammino.

    Che schifo, me ne sarei dovuto rimanere a letto stamattina, invece no, ligio al dovere, e guarda dove sono finito..

    Lamentarsi era d'obbligo, e non veniamocene fuori con i discorsi da ninja, a nessuno piaceva essere gettato in una fogna maleodorante in cerca di chissà quante valvole.
    proseguii diritto, fino alla fine del tunnel, e quando sbucai fuori, una volta rimesso a posto l'accendino, feci ancora qualche passo, fino a raggiungere una stanza di forma circolare, con, al suo centro, una piscina di liquami maleodoranti, che fecero tornare in me tutta la nausea che credevo di aver dimenticato qualche minuto prima.
    L'acqua nella piscina cadeva dall'alto, ed è proprio la che volsi il mio sguardo, per capire da dove cadesse, forse da una grata che dava sulla superficie, ma no, non era così. L'acqua proveniva da quell'esatto tunnel dal quale provenivo io all'inizio, quando l'onda d'acqua mi aveva colpito e quasi scaraventato giù, era qui che sarei atterrato dunque.

    Non ci credo..

    Esclamai, notando che la stessa corda che avevo utilizzato per salvarmi la pelle era ancora li, annodata al tubo, con accanto proprio il condotto che avevo intrapreso.
    La cosa mi turbò non poco, infatti c'era un grosso dislivello tra quel tunnel e dove mi trovavo adesso, e io non avevo usato scale o non ero caduto da nessun precipizio per arrivare qui, in teoria dovevo essere lassù, e non qua giù.
    Non riuscii trovare una risposta logica a questa domanda, per quanto ci pensassi, non ne venivo a capo, dunque decisi di proseguire e basta, senza farmi troppi problemi.
    Mi guardai intorno, tutto quello che vidi erano 5 diverse aperture, ognuna distante dall'altra 3 metri circa, l'interno delle stesse era di difficile identificazione visto che erano piuttosto buie, dovevo sceglierne una e vedere dove portava.

    Mhmmm, il 3 è sempre stato il mio numero preferito..

    Scelsi la terza da sinistra, non ci riflettei molto in realtà, avevo il 20% di probabilità di imboccare la strada giusta, quindi mi affidai solo al fatto che il 3, in passato, mi aveva portato fortuna in varie situazioni.
    Imboccato il tunnel, lo percorsi per circa 10 metri, era totalmente buio e nuovamente mi affidai all'accendino per vederci qualcosa.
    Una volta sbucato in fondo, mi ritrovai in una stanza molto familiare, era quasi del tutto uguale al corridoio principale da me attraversato dopo il salvataggio in corda, avrei giurato infatti che fosse proprio lo stesso, ma il fatto che i detriti di legno si trovassero a sinistra e non a destra, e che i torsoli di mela marcia fossero dal lato opposto mi fecero cambiare idea.

    Che strano, avrei giurato che..

    Proseguii diritto ed imboccai un altro corridoio, ormai erano ore che camminavo e cominciavo a stancarmi, quindi accelerai il passo per sbrigarmi, e una volta in fondo a quello, mi ritrovai nella stanza nella quale ero finito prima, quella con le 5 uscite.

    E' impossibile, non posso essere in alcun modo tornato indietro..

    C'era qualcosa che non andava, adesso era lampante, non potevo aver girato in tondo, ero andato sempre diritto, la corda era ancora lassù.
    Mi girai frettoloso, cercando di capire se qualcosa fosse diverso dalla stanza di prima, ma non era così, tutto uguale.
    Decisi di scegliere un altro corridoio, quello alla destra del precedente, magari era un labirinto, 4 uscite sbagliate e solo una giusta, in caso, sperai fosse quella che mi accingevo a intraprendere.
    Una volta entrato nel corridoio, più largo e più facilmente percorribile, mi accorsi che qualcosa non andava, sentivo una leggera brezza fresca provenire da davanti a me, forse l'uscita, pensai, ed accelerai il passo per confutare la mia teoria, ma una grossa e potente folata di vento mi colpì in pieno petto e mi scaraventò a 3 metri di distanza. facendomi sbattere la schiena.
    Mi rialzai subito ed estrassi il kunai dalla giacca, ormai ero pronto a qualsiasi cosa, vista la stranezza di quel posto.
    In lontananza, nella penombra, vidi qualcosa che assomigliava ad un essere umano, aveva indubbiamente due gambe, ma era troppo lontano per poterlo identificare.

    Chi è la?!


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    Frustrazione, incredulità, sdegno.
    Niente di buono passava per la mente dello studente, stanco di tutto quella faccenda che, a dirla tutta, aveva del ridicolo: far sbrigare un lavoro da semplice operaio ad un aspirante Ninja, era qualcosa di degradante ed umiliante, poi se visto dal punto di vista di Klaus, classico ragazzo arrogante, inebriato dalla propria forza e dalle proprie capacità, superiori rispetto a quelle di una comune persona, ma infima rispetto ai veri Ninja, coloro che realmente potevano fregiarsi di quel nome, poiché ne avevano ottenuto il diritto sul campo, grazie al proprio sangue e al proprio sudore.
    La storia delle valvole, la fabbrica in degrado e la serie di stranezze che si erano susseguiti sin dal momento in cui il giovane era stato letteralmente lanciato in quel putiferio avevano sicuramente qualcosa di sospetto, sebbene il suo essere ancora così naive, acerbo e nuovo a quel mondo difficilmente avrebbe permesso lui di collegare tutti i puntini e capire che quella non era altro che una macchinazione ordita da Arhat, al fine di torturarlo e, eventualmente, testarlo.
    La galleria in cui si era ritrovato mostrava ancora i segni dei suoi ultimi inquilini: resti di cibo e mucchi di stracci e vestiti oramai logori e marci, a causa dell'acqua, dell'umidità e dei morsi dei topi: evidentemente qualche barbone aveva pernottato lì, abbandonando il loro giaciglio per andare alla ricerca di un po' di fortuna in superficie.
    Accompagnato solo dallo squittire dei ratti, Klaus seguì tutto il condotto, guidato dalla baluginante e flebile luce emessa dall'accendino fornitogli dal Jonin, arrivando quindi un'area piuttosto familiare, cosa che lo sconvolse particolarmente: quella sorta di collettore di liquami presentava una piscina al centro e una serie di aperture e condutture che aveva già avuto la possibilità di osservare, nel recente passato, anche se per un lasso di tempo molto breve, ed in una condizione a dir poco scomoda. Precipitare per decine di metri sicuramente non aveva permesso lui di contemplare l'ambiente circostante.
    Dinanzi al giovane si mostravano varie aperture, vari sentieri da intraprendere, il cui unico criterio di scelta era la fortuna, dato che non aveva a disposizione nessun indizio in grado di guidare la sua scelta: con fare deciso, quasi fosse estremamente convinto della soluzione, quasi fosse ovvia, il ragazzo si tuffò nella terza galleria da sinistra, abbandonando l'ambiente luminoso e tornando in un ulteriore tunnel oscuro.
    Quello che il ragazzo non sapeva era che per ogni apertura corrispondeva una trappola, ogni scelta avrebbe comportato delle conseguenze più o meno spiacevoli, dato che, effettivamente, nessuna di quelle porte avrebbe garantito lui una sicura via di fuga: in questo Arhat era stato particolarmente sleale, avendo celato la corretta in un posto a cui il giovane non avrebbe mai voluto pensare.

    Ahaahaha

    L'uomo sogghignò, osservando il novellino brancolare nel buio, per poi risbucare nello stessa stanza, ma da un'uscita differente, lasciando Klaus fortemente disorientato e confuso su quanto accaduto: dal suo punto di vista il giovane avrebbe notato i vari tubi, la corda che aveva usato in passato e tutto il resto. Tentò nuovamente la sorte, scegliendo la via accanto, ma questa volta l'esito fu peggiore, dato che una folata di vento lo colpì in pieno petto, sollevandolo da terra e facendolo rotolare in terra, pericolosamente vicino alla putrida pozza centrale.
    Dall'oscuro tunnel emerse poi una figura bipede, gigante, alta due metri, forse anche più, con passo incerto, seppur minaccioso: l'essere totalmente ricoperto da quella che sembrava una cute nera, picea, avanzava lentamente verso la sua preda, i denti aguzzi pronti a cibarsi della sua carne, le unghie affilate come rasoi, desiderose di dilaniare i suoi tessuti.
    Non sembrava avere occhi, le cavità orbitarie anch'esse erano coperte da quel particolare strato di chissà quale materiale, dando dunque da pensare su come riuscisse ad orientarsi e su come localizzasse il proprio nemico: calore, odore, vibrazioni?
    Non c'era assolutamente tempo, però, di analizzare scientificamente quel fenomeno.
    Trascinava pesantemente un grosso ramo di un albero, un vero e proprio ciocco, una parte di tronco che doveva essere stato abbattuto dalle intemperie e doveva essersi riversato nel fiume di liquami, arrivando nelle sue mani, come ulteriore arma, semmai ne avesse avuto bisogno.
    Il mostro scagliò a mo' di "Kunai gigante" l'appendice lignea, dunque si lanciò verso il suo avversario menando un fendente con un braccio, tentando infine di bloccare l'esile corpo di Klaus - a confronto con il suo - in una morsa d'acciaio, per dargli quindi il colpo di grazia, ovvero un profondo morso che lo avrebbe sfigurato e lo avrebbe privato della propria esistenza e del proprio futuro.
    Possibile che nelle fogne di Ame si aggirasse qualcosa di simile? Era davvero la fine?



    Difenditi, hai anche un margine di contrattacco, insomma non è necessario attenerti ai limiti delle 4 azioni, rispondi adeguatamente all'offensiva e se vuoi concatenare un attacco fai pure, non essere autoconclusivo.
    In foto un'immagine del mostro, sul corpo non ha spuntoni, le uniche armi sono le unghie e i denti.
    Ci siamo quasi!



    Edited by ¬Dan - 25/3/2017, 00:39
     
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    La Fine?



    Una volta rialzatomi da terra, cercai di capire che cosa avesse provocato quell'intensa folata di vento, ma l'unica cosa che vidi, all'inizio, era un ombra non ben definita nell'oscurità, produceva strani versi e pareva reggersi su due gambe, ma non era nulla di ben visibile.

    Chi è la?!

    Esclamai ad alta voce, ma non ottenni alcuna risposta, l'unica cosa che udii era un rumore di passi pesanti, passi pesanti e qualcosa che striscia per terra.
    Il mio cuore cominciò a battere ben più velocemente del normale, i miei occhi si sgranarono man mano che quella figura, fino ad ora celata nell'ombra, si faceva avanti, mostrandosi in tutta la sua mostruosa inumanità.
    Era una creatura umanoide, quindi con sembianze umane, due braccia, due gambe ed una testa, ma niente che avessi mai visto in tutta la vita.
    Essa era alta più di due metri e man mano che si avvicinava sembrava sempre più grande e possente, il suo passo era lento, correvano circa 3 secondi buoni fra un passo e l'altro, ma il rumore che faceva ogni singolo passo che sbatteva sul cemento mi faceva capire che quella cosa doveva pesare minimo 100 chili.
    La pelle del mostro era ricoperta da una spece di melma nera che gocciolava giù dal corpo, ma sembrava non esaurursi mai, come se fosse lui stesso a generarla dai suoi pori della pelle, emanava un odore maleodorante, come d'altronde tutto li sotto.
    Cominciai ad indietreggiare, passo dopo passo, cercando di riportarmi verso la stanza circolare, dove avrei avuto più possibilità di affrontarlo senza restrizione di spazio.
    La creatura spalancò la bocca, mostrando una fila infinita di denti, affilati come rasoi, pronti a dilaniare la mia carne come fosse burro, un morso e sarei morto di sicuro.
    I suoi artigli non erano da meno, e man mano che si avvicinava, potei notare, oltre a le unghie affilate, che teneva qualcosa nella mano destra, qualcosa che strascicava a terra e si portava dietro fin dalla sua comparsa.
    Un enorme tronco di legno, ancora in buono stato comparve dall'ombra, trascinato dal bestione come fosse una mazza chiodata, doveva averlo preso in superficie perchè non era marcio, come la maggior parte delle cose che erano li sotto da molto tempo.
    Cominciai a sudare, il mio cure accelerò ancora di più, come potevo fronteggiarlo? Cercai di guardarlo negli occhi, ma non li trovai...quella creatura non aveva occhi, ma sapeva in qualche modo che ero li, forse usava il fiuto.

    Cosa diavolo è questo? Non esistono creature simili in natura..

    Non era un topo enorme, qui la faccenda era del tutto diversa, un solo colpo e sarei andato al tappeto, avrei dovuto usare tutto quello che conoscevo per scamparla, perchè non c'era nessuna via di fuga, un labirinto che lui conosceva sicuramente meglio di me, mi avrebbe trovato ovunque io fossi scappato, e scappare non era mai stato nelle mie corde.
    Non ebbi il tempo di elaborare una strategia utile, ero quasi al limite del corridoio e alle mie spalle avevo la stanza circolare con la pozza di raccolta dei liquami.

    GRAAAAAH!


    ...arriva!

    La creatura tirò un urlo che si propagò come un eco in tutte le gallerie circostanti, sbattè il tronco per terra con grande forza e poi lo scaglio a grande velocità contro di me, avevo poco tempo per reagire.
    Composi velocemente i sigilli necessari, espellendo dal mio corpo, più precisamente dalle mie spalle, i fili di chakra che, rapidamente, andarono ad attaccarsi ad una cassa di legno marcio, ma ancora in condizioni sufficienti a favorire una sostituzione del corpo, che si trovava dietro di me, poco distante dalla pozza, vicino al muro sinistro.
    Non avevo mai provato questa tecnica fuori dall'accademia, era un tentativo senza garanzia di riuscita, ma dovevo provarci, non potevo sperare di parare quel enorme tronco.

    Tecnica della Sostotuzione!

    Se fosse andato tutto bene, mi sarei scambiato con la cassa di legno, la quale sarebbe finita in frantumi a causa del tronco, il quale, percorso il suo tragitto, sarebbe finito nella pozza di liquami posta al centro della stanza, dato che il corridoio che avevo intrapreso si trovava esattamente davanti alla pozza.
    Credevo di averla fatta franca, ma la creatura svelò di possedere una velocità che non era adatta al suo probabile peso.
    Scattò infatti verso di me con un balzo tanto agile quanto pesante, alzando il braccio destro, probabilmente voleva colpirmi con esso.
    Quando mi fu abbastanza vicino da non dargli il tempo di modificare la sua mossa, sfoderai il mio fidato kunai, ancora sporco del sangue dei ratti giganti e tentai di schivare il suo colpo, rotolando verso destra, la creatura era grossa e vigorosa, ma era goffa nei movimenti, io ero più agile, avrei dovuto sfruttare questa sua debolezza a mio vantaggio.
    Una volta schivato il colpo mi sarei ritrovato alla sua sinistra, con uno scatto rapido avrei cercato di portarmi alle sue spalle e di conficcare il kunai dietro al suo collo, sperando di danneggiarlo gravemente.
    La bestia poi si girò di scatto, ora mi trovavo faccia a faccia con lei e non avevo tempo per sostituirmi.

    No cazzo!
    Essa spalancò la bocca, mostrando i suoi denti, affilati come rasoi, e portò indietro il collo, per poi rigettarlo in avanti, verso la mia faccia, cercando di strapparmi la testa dal collo.
    In quell'attimo, sentendo che la mia vita era in serio pericolo, un impeto di adrenalina mi pervase totalmente, i miei occhi si spalancarono e il sangue mi arrivò alla testa in un attimo.

    MUORI!!!!!


    Strinsi quel kunai con tutte le mie forze, e con tutta l'energia che mi rimaneva, contrattaccai, cercando di conficcarglielo nella bocca, spalancata e intenta a mordermi.
    Se ci fossi riuscito, non avrei solo fermato il suo morso, ma avrei anche conficcato il kunai dentro la sua bocca, uccidendolo sul colpo.


    CITAZIONE
    Stamina: 45 - 5 = 40
    Resistenza: 47 - 1 - 31 ( 1 azione + 30 diforzo extra) = 15
    Status: Nessuno
    Scheda: Klaus


    Azioni:

    - Sostituzione del corpo per evitare in tronco.
    - Schivata a destra per evitare il fendente col braccio
    - Contrattacco al suo morso con kunai in bocca + sforzo extra (Impeto di adrenalina)

    Ho inserito lo sforzo extra perchè era la cosa più sensata da abbinare ad un impeto di adrenalina che mi coglie quando credo di stare per morire, almeno secondo me :sisi: .

     
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    Il combattimento con la creatura risvegliò chissà quale istinto sopito nel non tanto giovane Klaus, studente di Ame ed aspirante Ninja della Pioggia. Chissà, forse era solo semplice biologia, la sopravvivenza e la salvaguardia della propria salute come imperativo naturale o qualcosa di più mistico, guerriero ed oscuro, solamente il tempo avrebbe potuto dirlo, ed altri spettava l'infausto giudizio.
    Quel che concerneva la più pragmatica realtà era la necessità da parte dell'aitante ventenne di vedersela con quel mostro, un essere che mai e poi mai sarebbe potuto esistere in natura, forse solamente nella mente di un pazzo e come risultato di qualche esperimento folle: coperto dalla propria corazza picea, che non sembrava essere costituita da materiale inorganico, bensì da qualcosa di vivo, pulsante e in continuo adattamento ed evoluzione, l'essere avanzava lentamente trascinando il proprio pesante corpo e la propria arma lignea, che di lì a breve avrebbe scagliato contro il proprio pasto, tramortendolo e bloccandolo per il tempo sufficiente a piombargli sopra.
    No, Klaus non era giustamente dello stesso avviso, dunque diede fondo a tutte le proprie risorse - scarse e limitate sicuramente, ma comunque presenti - per impedire che un destino tanto truce si compisse: l'arte magica giocò a suo favore, ed i suoi sforzi pagarono i giusti dividendi, dato che la Sostituzione avvenne correttamente, ed il tronco di legnò cozzò contro una cassetta marcia, infrangendola e, sbattendo sul pavimento in cemento, esplose in una moltitudine di schegge, alcune delle quali si conficcarono nel corpo della creatura, facendo fuoriuscire un liquido nero, oleoso, simile al petrolio, sebbene le ferite non sembrassero rallentarlo più di tanto.
    L'istinto del predatore pervase quel primordiale aborto, facendolo scattare verso l'umano, mostrando una rapidità ed un'agilità che l'avversario probabilmente non si aspettava ed aveva sottovalutato, tant'è che il risultato del fendete fu quello di colpire il Kunai, tranciandolo di netto, e di lacerare il braccio che brandiva l'attrezzo, tingendolo di sangue.
    Vuoi per il dolore, o vuoi per un errore di calcolo, ma il tentativo da parte della recluta di conficcare il moncone dell'arma alla base del collo fallì miseramente, dato che, con una rapida torsione del busto, la creatura afferrò l'altro tra i suoi artigli, stringendolo in una morsa stritolante, con le lame degli artigli che progressivamente penetravano nella carne, causandogli una sofferenza inimmaginabile.
    Se non fosse svenuto a causa di quella sensazione dolorifica, a perdita di coscienza sarebbe venuta poco dopo, con la creatura che, spalancando le fauci, diresse il proprio colpo contro il volto del ragazzo, calando il sipario su quel combattimento.

    [...]

    Arhat trascinava per la giacca lo svenuto Klaus, del tutto indenne nel fisico, ma fortemente provato nella mente: la risalita in superficie fu breve, conoscere quel dedalo intricato di tunnel sicuramente aveva la sua utilità, e ben presto i due tornarono ad essere vittima dell'incessante pioggia, acqua che, picchiettando sul viso del ventenne, contribuì a farlo rinvenire.
    Raggiuto un prtico, sotto cui potersi riparare, l'uomo letteralmente lasciò cadere il sottoposto, non curandosi del pesante tonfo sul suo fondoschiena, dunque attese che il lume della ragione tornasse in lui, quindi cominciò a parlare, sentendosi un po' in dovere di spiegargli cosa fosse successo.
    O meglio, di insultarlo e rimproverarlo.

    Sei un povero idiota, sei caduto in un'illusione e non hai fatto nulla per uscirne.. cazzo ci vai a fare in Accademia? E lo scontro, Dio mio, non mi ci far pensare, che mi viene voglia di massacrarti per davvero.. hai sottovalutato il tuo avversario perché grosso e pesante? E per questo pensavi non fosse più agile di te?

    S'interruppe, la sua mano sinistra si serrò, tremante, mentre la destra stringeva convulsivamente il nuovo sigaro che si era appena accesso, aspirando una grande quantità d'aria e fumo, cercando di sbollire la sua collera con quel piacevole aroma.
    Era incredibile come fosse realmente infuriato, quasi avesse commesso lui quegli errori, quasi fosse sua la colpa.

    Spero non ti aspetterai qualche stronzata sulla via del ninja ecc... tutte cazzate, da me non avrai nulla di tutto questo. Sei mediocre, ma sei durato più di alcuni tuoi colleghi.. questo non deve rallegrarti, perché c'è veramente poco di cui vantarsi.
    L'equipaggiamento che ti ho dato me lo sono, ovviamente, ripreso, senza probabilmente non avresti avuto alcuna possibilità...


    Si sbottonò appena la giacca e tuffò la mano nella tasca creata, dunque estrasse un piccolo fagotto di stoffa con sopra infissa una placchetta di metallo lucente. Arhat teneva in mano un coprifronte della Pioggia, simbolo dei Ninja e prova incontrovertibile di promozione al primo di una lunga serie di esami di un'altrettanta lunga carriera.
    Glielo lanciò contro, con stizza, incapace di mostrare alcuna emozione positiva, se non sdegno e sufficienza.

    Quello dimostra che ufficialmente sei un Ninja a tutti gli effetti.. ma titoli e ranghi non contano nulla lì fuori.. lì è necessario essere forti, i più forti, ed essere spietati, non avere ripensamenti.. Ora ti confronterai con la realtà e non più con le mie illusioni.. se non hai la stoffa morirai, e stai tranquillo che non sentirò la tua scomparsa sulla coscienza.
    Addio.


    E lo piantò in asso, lasciandolo lì, con un coprifronte ed un monito sul futuro.



    Bon, fine!
    Ultimo post e poi passeremo alle valutazioni. Ti dico come funziona:
    - per quanto riguarda i miei "poteri", per me sei promosso al grado Genin, quindi puoi fare le richieste di modifica, non appena avrai la valutazione;
    - per quanto riguarda la questione Sharingan, questo valica le mie competenze, e spetta ai master, che stanno seguendo l'evento. Loro daranno la valutazione in exp, devi prendere più di 66 (abbiamo fatto 6 post a testa) per poter provare a sbloccarlo in futuro.
    E già che ci siete, master, valutate anche me :sisi:
     
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    E' tutto un Genjutsu!! (cit.)



    Il furore che mi pervase nel momento in cui capii che poteva essere la mia prematura fine era simile ad una demenza eroica, dissimile da qualunque altra sensazione avessi provato prima di quel momento, quando senti che la tua vita è in pericolo, nient'altro conta, tutto diventa secondario, ci sei solo tu, tu e il pericolo che stai affrontando, e a volte non c'è nulla che tu possa fare, ma va bene così, va bene così.
    La mia offensiva non andò a buon fine, avevo sottovalutato la creatura, essa infatti non solo era coriacea a resistente, ma anche particolarmente veloce nei movimenti, e non ero riuscito a prenderla di sorpresa alle spalle, essa si girò di scatto, colpendo con gli artigli della sua mano il mio kunai, deviando il colpo, e spiazzandomi totalmente.
    Ella ruggì, eravamo talmente vicini che il suo ruggito mi assordò per qualche secondo, non aveva gli occhi, ma se li avesse avuto sono certo che sarebbero stati iniettati di sangue e rabbia, forse, se li avesse avuti, sarei stato così distratto da essi che non sarei riuscito a contrattaccare al poderoso morso e mi sarei arreso, mi sarei arreso al fatto che a volte, nella vita, non si può sfuggire a tutto, non è forse questa la vita di un ninja dopo tutto?
    Misi in quel "Muori" tutta la mia forza, tutta la mia anima, tutto l'odio che provavo per mio padre e tutto il bene che volevo a mia madre, tutta la sofferenza che avevo provato dalla sua partenza e tutto il desiderio che avevo di scoprire perchè se ne fosse andata senza dare spiegazioni, io avevo occhi, a differenza dell'aberrante mostro che stava per uccidermi, ma in quel momento era come fossi cieco anche io.
    Con quell'urlo, le forze mi abbandonarono, cominciai a sentire sudori freddi sulla fronte e in tutto il resto del corpo, la vista si annebbiò, le mani e i piedi cominciarono a formicolare,in pochi istanti persi conoscenza e solo per un istante, mi sembrò di sentire la voce di mia madre; era forse la fine?

    CITAZIONE
    ...Vattene e torna quando ti sarai calmato, e lascia in pace Klaus, lui non ha colpe..

    No...l'unica colpa è tua che non hai voluto abortire! E quando tutti sapranno che è figlio tuo, lui...lui verrà a cercarlo, e tu lo sai!

    Adesso basta! Vattene!


    Cosa voleva dire papà con quelle parole?

    Nulla tesoro, non voleva dire nulla, solo delle stupidaggini che non ti riguardano, tranquillo..

    No non è così! Chi è questo "Lui" di cui parlava? E perchè ce l'ha con te?

    Ho detto che sono sciocchezze senza importanza, adesso basta parlare di questo, non è nel il luogo ne il momento.
    ...

    Mi risvegliai dopo chissà quanto, ma non ero più nelle fogne, no, mi ritrovai all'esterno, in superficie, sotto il portico di un palazzo di Ame, ero vivo.
    Non avevo mai amato tanto il rumore della pioggia come in quel momento, la luce del sole che cerca di fendere le nubi che ricoprono la città e il tipico odore di acqua stagnante che si può percepire da qualunque angolo della città, ma c'era anche un altro odore che non riuscii a percepire immediatamente, ma che dopo qualche istante mi fu chiaro, era odore di sigaro.
    Un forte e deciso odore di sigaro mi penetrò le narici immediatamente, fu anche grazie a quello che mi risvegliai totalmente dallo stato di incoscienza in cui pare che versassi.

    Ma che...è lei..

    Esclamai, alzandomi piano piano e portandomi la mano alla nuca, avevo un mal di testa non indifferente in quel momento.


    Sei un povero idiota, sei caduto in un'illusione e non hai fatto nulla per uscirne.. cazzo ci vai a fare in Accademia? E lo scontro, Dio mio, non mi ci far pensare, che mi viene voglia di massacrarti per davvero.. hai sottovalutato il tuo avversario perché grosso e pesante? E per questo pensavi non fosse più agile di te?

    Si bhe, qualcosa dovevo pur fare no? Non potevo lasciare che mi uccidesse.

    Il Jonin mi lanciò un occhiataccia che poteva tradursi in "non devi rispondere, zitto che parlo io, cazzone", poi si accese poi un altro sigaro, il centesimo a vedere gli spasmi della mano sinistra, segno che probabilmente non sarebbe stato il campo di battaglia ad ucciderlo, ma qualcosa di più infido, come un tumore magari.

    Spero non ti aspetterai qualche stronzata sulla via del ninja ecc... tutte cazzate, da me non avrai nulla di tutto questo. Sei mediocre, ma sei durato più di alcuni tuoi colleghi.. questo non deve rallegrarti, perché c'è veramente poco di cui vantarsi.
    L'equipaggiamento che ti ho dato me lo sono, ovviamente, ripreso, senza probabilmente non avresti avuto alcuna possibilità...


    Deglutii, almeno ero vivo, magari lo avevo deluso, ma di certo non mi aspettavo di trovare un mostro nelle fogne, passino i ratti giganti, ma quello era davvero troppo per uno studente.
    Arhat si portò la mano sinistra dentro la giacca e ne tirò fuori un fagottino che, una volta aperto, rivelò un pezzo di stoffa con sopra una placca lucente, che riportava lo stemma di Amegakure...ero un copri fronte!
    Con un gesto rude e sgarbato me la lanciò contro, e nel momento stesso in cui l'afferrai, capii, capii cosa era successo.


    Quello dimostra che ufficialmente sei un Ninja a tutti gli effetti.. ma titoli e ranghi non contano nulla lì fuori.. lì è necessario essere forti, i più forti, ed essere spietati, non avere ripensamenti.. Ora ti confronterai con la realtà e non più con le mie illusioni.. se non hai la stoffa morirai, e stai tranquillo che non sentirò la tua scomparsa sulla coscienza.
    Addio.


    E così, come lo avevo conosciuto, se ne andò.

    Un...illusione?

    Rimasi li, come un idiota, un idiota che si era fatto convincere a scende nelle fogne del proprio villaggio per un lavoro di manutenzione e poi era stato colpito da un illusione, tutte le cose che non avevo compreso a pieno li sotto adesso erano chiare come un vetro, il condotto che si ripeteva..la stanza che pareva uno specchio, e quel mostro, tutte illusioni, tutto una fantasia nella mia testa...

    Mhmm..

    Sorrisi, stringendo forte nella mano quel copri fronte, capii cosa aveva fatto quel jonin, mi aveva testato, fra tutti aveva scelto me, non perchè me lo meritassi, ma era successo, e adesso ero un Genin, un ninja vero e proprio, sebbene di infimo livello.
    Quel giorno non me lo sarei mai dimenticato, non solo perchè fu il giorno della mia promozione, ma perchè fu il giorno in cui capii che le illusioni erano quello che avrei voluto studiare a fondo e che avrei voluto imparare a padroneggiare, quello che Arhat aveva fatto a me era sicuramente nulla a confronto di quello che probabilmente era in grado di fare con illusioni più avanzate, quello è ciò che avrei voluto apprendere.

    Grazie, Arhat.

    Esclamai, ma lui era ormai troppo lontano per sentirmi.


    E niente, volevo dirti che mi è piaciuta molto e mi ha dato lo spunto per la specializzazione nei Genjutsu!
    Spero di riuscire ad aggiudicarmi lo Sharingan, grazie mille Dan.
    Per una futura Story Mode mi piacerebbe incontrare nuovamente Arhat se possibile :sisi:




    Edited by Revan - 25/3/2017, 04:02
     
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    Non c'è problema per la Story Mode, vedremo però se sarò io o qualcun altro ad impersonarlo.
    Sono contento ti sia piaciuta, 'sta cosa sullo spunto per i Genjustu neanche l'avevo pensata, pensa quanto sono bravo
    Ad ogni modo ti ho fatto fallire delle azioni non per calcoli di riuscita o altro, ma perché, effettivamente, nel tuo post ho notato un po' di autoconclusività, cioè quella cosa sull'agilità del mostro puoi supporla, ma cerca di esprimerla meglio.
    Ah poi non ti sei difeso dalla presa, ecco perché il mostro ti ha bloccato.

    Adesso aspettiamo i Master, ho mandato MP di avviso :sisi:
     
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    Revan può ottenere lo Sharingan. Si, hai fatto errori che ha già citato Dan, ma nel complesso hai postato bene.

    Revan può prendere inoltre 67 exp e Dan 92 exp
     
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