[Story Mode] Terrori notturni

Licenza per Shane

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    Una giornata tipica di Suna: calda e con il cielo completamente sgombro da nuvole. L'inoltrarsi della primavera stava pian piano facendo scomparire del tutto il clima decisamente più mite dell'inverno, riportando la vita nel villaggio alla quotidianità alla quale era abituato durante tutti gli altri periodi dell'anno. Quel giorno particolare la segreteria del Kazekage era piena di shinobi di tutti i gradi, e la maggior parte di loro affollavano la stanza delle bacheche dedicate all'affissione delle missioni commissionate ai ninja della Sabbia. Vi erano molti fogli appesi alle prime due, quelle dedicate alle missioni di livello D e C, mentre le ultime due erano pressoché vuote. Nella sala, tutti i ninja con un giubbotto recavano in mano uno dei fogli delle missioni di livello B e A, i quali si distinguevano dagli altri per il colore della carta leggermente più tendente al rosa. Chi fosse arrivato in ritardo rispetto gli altri non avrebbe trovato nulla, oltre a missioni di basso rango, se non un unico foglio, diverso dagli altri per colore e forma e dal contenuto alquanto particolare, in una piccola bacheca situata oltre quella delle missioni di rango A. Oltre al solo testo vi era anche una foto segnaletica di un uomo dai capelli neri e la carnagione scura, dall'aspetto innocuo e decisamente anonimo.

    CITAZIONE
    In data xx/xx, un manipolo di quattro genin di scorta ad un convoglio è stata trovata morta insieme a tutte le altre persone che li accompagnavano, mentre nulla è stato apparentemente sottratto al carico. Il maggior sospettato di tale strage è il Chunin incaricato di supervisionare la missione, tale Hachiman Kitsuki, la cui attuale posizione è ignota. Oltre a ciò l'uomo si è macchiato pochi giorni dopo dell'uccisione della sua stessa famiglia residente in un villaggio nei pressi del deserto. Date le scarse capacità combattive del soggetto, esso viene classificato come Mukenin di livello C, e sulla sua testa viene posta una taglia di 1300 ryo. Invito il ninja di grado superiore che accetterà questo incarico a presentarsi nel mio ufficio al terzo piano della caserma di Suna, stanza 103, per i dettagli del caso.
    Firmato,

    Jonin interrogatore Shun Frain.



    ShaneH hai campo libero sul primo post, l'importante è che lo concludi presentandoti davanti alla stanza 103 della caserma. La giornata sarà soleggiata e calda, mentre il palazzo della caserma sarà un grande edificio circolare situato alla periferia del villaggio. La licenza per cacciare ti verrà affidata appena inizierà l'incarico!
     
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    In quei giorni di caldo afoso tutto sembrava preannunciare una Primavera che di primaverile non aveva nulla. Ma a Suna, d'altro canto, c'eravamo anche abituati. A Suna l'arrivo della Primavera significava solo una cosa: il caldo torrido, quello più estremo, stava per giungere.
    Dal canto mio non avevo grandi pensieri a proposito di ciò. Non me fregava alcun ché del clima in quel frangente della mia vita. La promozione a chunin, di ritorno da Konoha, mi aveva letteralmente ribaltato l'esistenza. Dopo quell'avvenimento, qualcosa scattò. Già era accaduto durante il soggiorno a Konoha, durante la cura delle ferite rimediate durante l'attacco alla Foglia, ma dopo la promozione la miccia iniziò ad ardere come non mai. Un sentimento profondo fatto di curiosità e voglia d'avventura cominciò a montare dentro di me. Sempre di più. Ma badate: non volevo una di quelle avventure sconsiderate, fatte di attacchi folli e salvataggi in extremis. No, no, niente di ciò. Cominciai ad interrogarmi su quanto l'intelligenza contasse sul campo di battaglia.
    Ebbi un chiaro esempio durante lo scontro con l'uomo-bestia Kinshiki: noi genin, forse, con una strategia adeguata avremmo limitato sicuramente le ferite rimediate. Eppure, soltanto io, e forse un certo Zicko, sembravamo intenzionati a collaborare per il bene comune. Gli altri genin si erano rivelati o troppo inesperti o troppo impulsivi. La mia maturità, forse, mi aveva portato alla promozione a chunin. Quando ciò avvenne, per me fu un colpo. Dopo lo sbigottimento iniziale, cominciai a riflettere sul da farsi. Una promozione, oltre a numerosissimi vantaggi, mi avrebbe portato molte altre grane e non volevo trascorrere ogni post-missione da medici di villaggi d'ogni genere. Quindi scelsi la via migliore secondo il mio parere: la conoscenza.
    Kenta, il Servo del Sapere o della Conoscenza. Così volevo essere conosciuto ed identificato. E dopo appena un giorno, decisi di cominciare ad apprendere nuove cose. Scoprii qualcosa di molto strano, qualcosa di veramente inaspettato.
    Un giorno, quasi all'improvviso, il mio corpo ed il mio chakra mi guidarono verso l'esecuzione di una particolare tecnica. Come se ne fossi già predisposto dal principio. Inutile dire quanto fosse incredibile la cosa in sé! Ma comunque la tecnica, che identificai in seguito come "Tecnica del Controllo dell'Ombra", si rivelò estremamente interessante. Scoprii che con veramente poco si potevano controllare le azioni degli altri esseri viventi. Ciò mi elettrizzò a tal punto da sperimentare jutsu affini a tale capacità.
    In quel periodo non ne ero assolutamente a conoscenza, si intende, ma quei jutsu facevano parte del clan Nara.
    Segnato, probabilmente, dalla mia discendenza sconosciuta, appresi in fretta una moltitudine di combinazioni diverse coll'ombra. Ciò aumentò ancora il mio desiderio d'avventura e la voglia di ricerca della conoscenza.
    Dopo circa due settimane di allenamenti, finalmente, avevo appreso come padroneggiare i jutsu a base d'ombra. Ma non ne avevo abbastanza. Volevo di più.
    Mi recai dalla Kazekage al fine di visionare un rotolo segreto, di cui ne avevo udito le caratteristiche da un mercante di oggetti misteriosi.

    Signora Kazekage, buongiorno, vorrei poter visionare il rotolo che permette una Moltiplicazione del Corpo come dire... Più fisica. Non ne conosco il nome esatto, ma vorrei poterne apprendere i segreti.

    Conclusi, chinando il capo.

    D'accordo Kenta. Sei chunin da pochi giorni e genin da neanche un anno, quindi ritengo che tu abbia bisogno di apprendere qualche piccolo trucchetto in più rispetto ad un tuo pari grado più esperto. Buona fortuna con il rotolo del Kage Bunshin no Jutsu

    Dopo quel piccolo scambio, mi chiusi in casa libro alla mano. Sì, libro, poiché era riduttivo chiamarlo rotolo. Quella tecnica era estremamente complicata, folle quasi, per la difficoltà nel spartire il chakra tra le copie. La difficoltà stava proprio nel dosare la quantità di chakra, ma dopo circa una settimana di fatiche riuscii finalmente a padroneggiare anche quella. Ovviamente, lì, a quel punto, per un istante mi sentii arrivato. Grande, grandissimo errore, ma lo feci.
    Mi sentivo quasi imbattibile, quasi impossibile da contrastare. Avevo dalla mia: giovinezza, intelligenza, calma e capacità. Non temevo nulla, nulla e nessuno. Quindi, dopo essermi informato sulle agevolazioni a cui un Chunin poteva fare affidamento, scelsi di tentare una strada per nulla semplice. Tutt'altro. Miravo, dopo aver migliorato il mio arsenale di jutsu, di testarlo realmente sul campo. Non con un altro uomo-bestia, si intende. Ma con un pari grado senza alcuna limitazione morale. Esatto, con la possibilità di uccidere ed essere ucciso. Ed un giorno, dopo aver atteso il momento più giusto, nella bacheca delle missioni trovai proprio quel che poteva fare al caso mio.

    CITAZIONE
    In data xx/xx, un manipolo di quattro genin di scorta ad un convoglio è stata trovata morta insieme a tutte le altre persone che li accompagnavano, mentre nulla è stato apparentemente sottratto al carico. Il maggior sospettato di tale strage è il Chunin incaricato di supervisionare la missione, tale Hachiman Kitsuki, la cui attuale posizione è ignota. Oltre a ciò l'uomo si è macchiato pochi giorni dopo dell'uccisione della sua stessa famiglia residente in un villaggio nei pressi del deserto. Date le scarse capacità combattive del soggetto, esso viene classificato come Mukenin di livello C, e sulla sua testa viene posta una taglia di 1300 ryo. Invito il ninja di grado superiore che accetterà questo incarico a presentarsi nel mio ufficio al terzo piano della caserma di Suna, stanza 103, per i dettagli del caso.
    Firmato,

    Jonin interrogatore Shun Frain.


    Sì, non c'era dubbio, quel caso poteva essere molto utile per testare le mie capacità di Chunin senza alcun limite o freno, quindi decisi di recarmi alla stanza 103, terzo piano della caserma di Suna.
    Diventare un cacciatore di taglie, che fosse quella la mia strada? Me lo domandai spesso durante il tragitto. Ma i ripensamenti vennero meno quando, di fronte alla caserma, giunsi alla conclusione definitiva: dovevo diventare un membro di rilievo della comunità per apprenderne il sapere più intrinseco.
    Quindi mi presentai alla reception, chiedendo di Shun Frain e della stanza 103. Mi indicò la via un giovanotto dietro al bancone, forse uno sp.jonin. Comunque, salii un paio di rampe di scale, arrivando sul corridoio che, a quanto pareva dalle indicazioni segnaletiche, conteneva una decina di stanze oltre quella verso cui ero diretto.
    Giunto di fronte alla porta della 103, bussai con tocco lieve. Il cuore, nel frattempo, aveva fatto un piccolo salto. Iniziavo a fare i primi passi da solo, conscio che da quel momento, dopo che la porta si sarebbe aperta, il mio futuro ne sarebbe stato irrimediabilmente condizionato. E la cosa mi eccitava. Non temevo l'ignoto, anzi, volevo proprio avvicinarmi ad esso.
    La strada verso il sapere iniziava soltanto in quell'istante, quando la coscienza del sapere aveva preso il sopravvento sull'istinto completamente.
    Kenta, il Servo del Sapere, era finalmente nato.

    *Toc... Toc...Toc*


    Forse sono stato un po' tedioso nell'introduzione, ma ci tenevo molto a fare un post di questo tipo. Scusami se non ho descritto molto il posto, il viaggio verso di esso, ma mi sono concentrato tanto sulla psicologia del pg ed i suoi pensieri. Spero di aver fatto bene.

    Kenta
     
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    Un rumore di passi veloci precedette l'apertura della porta da parte di un ragazzo di circa venti anni, magro, decisamente più alto di Kenta. I suoi capelli erano di un colore molto scuro, così come la carnagione, e il suo vestiario consisteva in una semplice tunica bianca. Guardò il chunin con la testa leggermente chinata, mentre era in procinto di rivolgergli la domanda più semplice che ci si sarebbe potuti aspettare in quel momento.

    Hai bisogno di qualcosa?

    Una volta che Kenta gli avesse spiegato il motivo della sua presenza, egli avrebbe risposto con un piccolo cenno del capo, invitandolo ad entrare e chiudendo poi con calma la porta alle sue spalle. La stanza 103 non si rivelò essere nient'altro che un semplice ufficio con una finestra che si affacciava sulla piazzetta sottostante la caserma. Davanti al vetro vi era la scrivania con sopra un piccolo computer, una sedia girevole da una parte, e due molto più semplici riservate agli ospiti nel lato opposto. Ai lati vi erano dei quadri raffiguranti paesaggi montani, quasi ad indicare le evidenti origini straniere del ragazzo. Invitato Kenta a sedersi con una piccola pacca sulla spalla, si sedette sulla sedie girevole con le braccia incrociate, rimanendo per un attimo a fissare il chunin.

    Innanzitutto, ti faccio i miei complimenti per aver accettato il caso! Questo bastardo ci ha dato così tanti problemi di tipo... come posso dire? Ah, ma che sbadato! esclamò avvicinandosi con la sedia alla scrivania e porgendo la mano destra in direzione del ragazzo Mi chiamo Shun Frain, sono da poco stato promosso a Jonin della Sabbia, e mi occupo per quanto possibile di risolvere i problemi della divisione interrogatori, in questo caso gestendo questo caso in termini burocratici.

    Dopo la sua prolissa presentazione, portò la mano sinistra sulla tastiera del computer, cominciando a pigiare i tasti della tastiera a gran velocità.

    Qual era il tuo nome, scusa? attese la risposta, per poi compiere una veloce ricerca sul conto di Kenta. Continuò a leggere i risultati sullo schermo per qualche secondo, prima di rompere di nuovo il ghiaccio con un po' di sana conversazione.

    E così eri presente a Konoha durante gli attacchi? Niente male come voce di un curriculum.

    Dopo qualche altro secondo riprese con la questione importante.

    Ahi, ahi, ma tu non sei abilitato a questo tipo di incarichi, Kenta, ti manca la licenza! Come facciamo adesso? Te ne posso firmare io una per questo incarico, ma perderà di validità se non lo porterai a termine, e sarei anche costretto a registrare il fallimento sul tuo curriculum... te la senti davvero?

    Al consenso del giovane avrebbe risposto con un piccolo sorriso, per poi tirare fuori un piccolo foglio da uno dei cassetti della scrivania. Veloce acchiappò l'unica penna presente sul tavolo, la fece scattare, e cominciò a scrivere sopra la carta qualche riga di testo, per poi firmarla e timbrare il tutto con il simbolo della Sabbia. Diede dunque il foglio in mano al ragazzo, raccomandandosi di non smarrirlo per nessun motivo finché fosse rimasto impegnato in quella missione. Dopo le formalità burocratiche, ecco che il jonin prese respiro e cominciò a descrivere i fatti scottanti.

    Allora Kenta, questo caso è complicato sotto molti punti di vista, partiamo dall'inizio della storia. Hachiman Kitsuki è sempre stato considerato da molti come uno degli shinobi più affidabili e leali di tutto il Paese del Vento, da molte, troppe persone. E le stesse persone hanno cercato in tutti i modi di opporsi alla mia decisione di classificarlo come mukenin dopo la sua scomparsa, considerando il tutto come una sorta di complotto ai suoi danni. Ma noi sappiamo per certo che il soggetto ha cominciato a soffrire di disturbi della personalità etichettati inappropriatamente come "passeggeri e innocui" dal suo psicologo. Insomma, in parole povere sembra essere improvvisamente partito di testa, arrivando a commettere i gesti che credo tu abbia avuto la possibilità di leggere sulla missiva. Ovviamente all'inizio non ci stavamo molto a preoccupare di lui, anche perché non ha mai posseduto grandi capacità combattive, anzi credevamo che un manipolo di genin avrebbe tranquillamente potuto sconfiggerlo senza grosse difficoltà. Ma a quanto pare ci sbagliavamo, e di grosso anche. Dopo aver fatto visita alla sua famiglia ci ha anche lasciato un piccolo biglietto, il cui contenuto... beh, è questo!

    Girò dunque lo schermo del computer in modo che Kenta potesse osservare una foto di un piccolo pezzettino di carta con delle gocce di liquido rosso sopra. Con una calligrafia molto distorta, si poteva leggere:

    CITAZIONE
    Liberi, son finalmente liberi e adesso lo sarò anche io, perché hai detto che questa notte mi farai dormire, finalmente sazio. E' così bello che voglio urlarlo al mondo! Poi andiamo dove ci piace tanto, lontano dal sole, sotto l'acqua!

    Come avrà fatto una persona così rispettabile a ridursi così... spero proprio non rimanga un mistero. Comunque consciamente o no, grazie al messaggio abbiamo scoperto che la famiglia Kitsuki possedeva una piccola villetta nella periferia di Ame, ed è probabile si sia diretto proprio lì. La tua missione, come è ovvio, è di stanarlo, cercare di venire a capo della situazione, e di riportarlo qui, possibilmente vivo. Se hai qualche domanda sono a tua disposizione!

    Avrebbe dato risposta a qualsiasi domanda del chunin, per poi consegnargli una piccola mappa con le indicazioni per arrivare alla villa Kitsuki, un punto segnato con una croce rossa vicino ai margini esterni che delimitavano la città di Ame.

    Questo purtroppo per te è il noioso post dove ti viene spiegata la missione, e nel quale potrai fare tutte le domande che vuoi e alle quali risponderò nella parte iniziale del prossimo post. Ti consiglio di terminare il post con una accurata descrizione e scelta dell'equipaggiamento che porterai con te. Puoi arrivare ad Ame nel modo che riterrai più opportuno (dovrebbe anche esserci il treno se non sbaglio), però io mi riserverei l'arrivo e il viaggio per il prossimo post, dato che di spunti credo di avertene dati un bel po' in questo :*): Come ti ho detto per mp, prenditi il tempo che ti serve :soso:
     
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    L'essere così libero di fantasticare sul futuro, sui miei obiettivi, le mie speranze e sulla voglia di conoscere il mondo in tutte le sue brutture e meraviglie mi elettrizzava. Mi faceva sentire, dopo anni passati a desiderarlo, normale. Ma veramente normale! Un semplice ragazzo, forse abbastanza dotato, per ambire a coltivare un sogno. Un vero e proprio sogno per Dio! Ma iniziai a capirlo solamente in quei giorni di traguardi vari.
    Prima l'essere uno shinobi lo vedevo come un semplice modo per alzare del grano, come un mestiere, come fare il panettiere, l'operaio in cantiere o il cuoco. Ma più passavano i giorni e più l'essere ninja diventava come una missione. Non che il mio senso di giustizia fosse elevato. Tutt'altro. Seguivo semplicemente le regole, preoccupandomi soprattutto dei miei affari. E l'essere ninja, l'essere uno shinobi, pur portandomi in condizioni estreme di lavoro, di fatica e di stress, era terribilmente appagante. Era una costante crescita, un costante studio e perfezionamento. Io lavoravo per me stesso tramite il villaggio. Lavoravo per imparare, al fine di divenire totalmente indipendente dai villaggi. Cominciavo a teorizzare un qualcosa in tal senso, ma non erano nient'altro che vaghe idee.
    Tutti i miei confusi pensieri vennero però interrotti dall'uomo che giaceva oltre la porta, colui per il quale ero giunto fin nella caserma di Suna.

    Hai bisogno di qualcosa?

    Quella domanda mi fece ritornare coi piedi per terra, riportandomi alla realtà.

    Oh, beh, sì a dire il vero. Sono qui per via di una missiva trovata sull'apposita bacheca riguardante un Mukenin di livello C se non erro..

    Shun Frain, il nome era indicato sulla missiva, annui con un cenno, per poi con un gesto della mano invitarmi ad entrare. E così feci, guardandomi attorno. Nulla di interessante nella stanza. Era un ufficio dei più semplici, qualche libro sparso qua e là ed un monitor di un computer sulla scrivania. Non ne vedevo molti in giro, quindi mi soffermai per qualche istante in più su di esso. Il jonin si accomodò oltre la scrivania, di fronte ad una finestra che probabilmente dava sul cortile, per poi indicarmi una delle due sedie poste dall'altro lato. Mi sedetti anch'io, attendendo.

    Innanzitutto, ti faccio i miei complimenti per aver accettato il caso! Questo bastardo ci ha dato così tanti problemi di tipo... come posso dire? Ah, ma che sbadato!

    In realtà non avevo ancora formalmente accettato il caso, ma comunque qualcosa mi diceva di non contraddirlo e di ascoltare prima ogni sua parola. Poi, però, allungò una mano verso di me. Ovviamente dovevo stringergliela. Lo feci, con la mia solita stretta di mano decisa.

    Mi chiamo Shun Frain, sono da poco stato promosso a Jonin della Sabbia, e mi occupo per quanto possibile di risolvere i problemi della divisione interrogatori, in questo caso gestendo questo caso in termini burocratici.

    Divisione interrogatori... Ecco una cosa che non conoscevo minimamente. Delle divisioni ninja, purtroppo, non conoscevo gran ché. I medici, gli unici con cui ero arrivato realmente ad un contatto, erano la categoria più accessibile. Per quanto potesse esserlo fare lo shinobi-medico. Insomma erano i più diffusi. Le altre le conoscevo di nome: sensoriali, interrogatori, cacciatori di tagli ed anbu. Sì, poiché gli Anbu erano pur sempre ninja, ovviamente, ma di categoria nettamente superiore agli altri. Erano le forze speciali dei villaggi ed i più grossi esperti in combattimento. Non conoscevo nient'altro, quindi rimasi in attesa abbastanza incuriosito. Non capitava così spesso, credetti, di poter conversare con un Interrogatore. O forse sì? Era soltanto uno dei numerosi privilegi a cui si accedeva una volta divenuti Chunin? Mi domandai, ascoltando lo stesso l'uomo senza distrarmi troppo.

    Qual era il tuo nome, scusa?

    Kenta..

    Risposi, per poi osservarlo battere su una tastiera bianca. Chissà cosa c'era sullo schermo? Documenti riservati? Profili di ogni abitante? Probabilmente la mia deduzione era corretta.

    E così eri presente a Konoha durante gli attacchi? Niente male come voce di un curriculum.
    Asserì, con una vena di sorpresa. Già, niente male davvero. Era stato proprio quell'evento a conferirmi la promozione, inaspettata a dei livelli mastodontici.
    Forse il tornare vivo dopo un attacco simile rappresentava una garanzia di forza, saggezza e prontezza di spirito. Non riuscii a capacitarmi ai tempi del perché della promozione. E neanche adesso a dire il vero. Ma tutte quelle novità, tutta quella voglia di scoprire il mondo e la curiosità verso l'ignoto, forse rispondevano in parte al mio interrogativo. Forse non servivano soltanto i jutsu, la competenza e la giustizia, per diventare un buon ninja. Forse serviva anche altro. E negli anni, lottando per restare a galla, quel qualcosa in più sarebbe emerso? Ovviamente non potevo fornirmi alcuna risposta.

    Ahi, ahi, ma tu non sei abilitato a questo tipo di incarichi, Kenta, ti manca la licenza! Come facciamo adesso? Te ne posso firmare io una per questo incarico, ma perderà di validità se non lo porterai a termine, e sarei anche costretto a registrare il fallimento sul tuo curriculum... te la senti davvero?

    Rimasi per un secondo in silenzio, in attesa, riflettendo, prima di rispondere. Di certo non morivo dalla voglia di pensare ad un eventuale fallimento. Che equivaleva, probabilmente, a due casi: o a lasciarci le penne oppure a perdere le tracce dell'obiettivo. In entrambe non si prospettava un bell'epilogo, quindi dovevo assolutamente prendere la mia decisione con coscienza.

    D'accordo.

    Risposi, stringendo il pugno sinistro. Dovevo rischiare no?
    Poi, subito dopo la mia risposta, il jonin afferrò un foglio, per poi armarsi di penna per scrivervici sopra. Dopodiché afferrò un timbro, per poi timbrare il foglio con energia. Il logo del villaggio era facilmente individuabile, composto da un inchiostro blu, tendente quasi al viola. Ovviamente non dovevo smarrirlo, aggiunse il mio superiore, non che la cosa mi fosse passata per la mente. Quel pezzo di carta era il foglio provvisorio, pensai, che mi permetteva di accedere alla missione e svolgerla. Era estremamente importante, soprattutto se sottoposto a controlli di frontiera vari. Non dovevo perderlo, altrimenti rischiavo di apparire un viandante sospetto e non un cacciatore alla ricerca di un bersaglio.

    Allora Kenta, questo caso è complicato sotto molti punti di vista, partiamo dall'inizio della storia. Hachiman Kitsuki è sempre stato considerato da molti come uno degli shinobi più affidabili e leali di tutto il Paese del Vento, da molte, troppe persone. E le stesse persone hanno cercato in tutti i modi di opporsi alla mia decisione di classificarlo come mukenin dopo la sua scomparsa, considerando il tutto come una sorta di complotto ai suoi danni. Ma noi sappiamo per certo che il soggetto ha cominciato a soffrire di disturbi della personalità etichettati inappropriatamente come "passeggeri e innocui" dal suo psicologo. Insomma, in parole povere sembra essere improvvisamente partito di testa, arrivando a commettere i gesti che credo tu abbia avuto la possibilità di leggere sulla missiva. Ovviamente all'inizio non ci stavamo molto a preoccupare di lui, anche perché non ha mai posseduto grandi capacità combattive, anzi credevamo che un manipolo di genin avrebbe tranquillamente potuto sconfiggerlo senza grosse difficoltà. Ma a quanto pare ci sbagliavamo, e di grosso anche. Dopo aver fatto visita alla sua famiglia ci ha anche lasciato un piccolo biglietto, il cui contenuto... beh, è questo!

    Girò il computer, lo schermo a dire il vero, permettendomi di leggere un testo su fondo bianco.

    CITAZIONE
    Liberi, son finalmente liberi e adesso lo sarò anche io, perché hai detto che questa notte mi farai dormire, finalmente sazio. E' così bello che voglio urlarlo al mondo! Poi andiamo dove ci piace tanto, lontano dal sole, sotto l'acqua!

    Purtroppo, però, non ebbi il tempo di riflettere appropriatamente a tutte quelle parole, poiché lo shinobi continuò il discorso.

    Come avrà fatto una persona così rispettabile a ridursi così... spero proprio non rimanga un mistero. Comunque consciamente o no, grazie al messaggio abbiamo scoperto che la famiglia Kitsuki possedeva una piccola villetta nella periferia di Ame, ed è probabile si sia diretto proprio lì. La tua missione, come è ovvio, è di stanarlo, cercare di venire a capo della situazione, e di riportarlo qui, possibilmente vivo. Se hai qualche domanda sono a tua disposizione!

    Sembrava aver terminato. Finalmente. Avevo bisogno di silenzio, per organizzare i pensieri. L'uomo era un pluri-omicida ed un ex chunin. Divenuto mukenin per ragioni ignote. Il mio compito era rintracciarlo e riportarlo vivo al villaggio. Ma vivo o morto non credevo facesse enorme differenze. D'altronde potevo sempre falsificare il racconto della missione, una volta fatto ritorno. Quindi l'obiettivo era riportarlo indietro per imprigionarlo, sempre se ne fossi stato in grado. Non era di alcun interesse, almeno per me, capire gli squilibri della sua vita. Il perché la vita l'avesse portato a fare quegli atti deplorevoli, ma probabilmente avrei cercato di scoprirlo. Inoltre, cosa non meno importante, ad Ame non vi ero mai stato. Quindi, in cuor mio, la curiosità montò indomita. Un batticuore improvviso, quasi indesiderato, fece capolino nel mio costato. Ma mantenni la calma, c'ero abituato. Era oramai diventata una consuetudine da qualche tempo: tremolio, batticuore, aumento della concentrazione e sguardo fermo. Quando il mio corpo entrava in contatto con una novità, o la mia mente con una possibilità di scoprire l'ignoto, tutto si traduceva in quei gesti. Non che mi piacessero, ma erano incontrollabili. La voglia di scoprire sempre di più era fin troppo forte.

    D'accordo Shun, penso di poterti dare del tu, ho tutto abbastanza chiaro. Cercherò di riportarlo qui vivo e vegeto. Che tu sappia posso avere l'esenzione dal pagare la ferrovia per dirigermi ad Ame? Mi faciliterebbe notevolmente il viaggio di ritorno per trasportare il corpo.

    Ed era vero. Non avevo molte domande. Inoltre, notai, che vi era una mappa proprio di fianco al monitor: probabilmente una mappa di Ame preparata appositamente. Ed infatti mi venne data ed illustrata dal jonin. Insomma, avevo tutto quel serviva per affrontare il viaggio. Avrei portato con me tutto il necessario per affrontare un eventuale scontro col nemico. Non potevo farmi trovare impreparato. Makibishi, Kunai, Filo e Giara. Tutto il necessario per affrontare uno scontro al meglio. I Kunai erano già inseriti nel dispositivo retrattile che mi ero fatto installare su entrambi i polsi e volendo avrei potuto "spararli" anche contro Shun in quello stesso istante. Ma non serviva e non volevo. Poteva essere un buon contatto in una divisione sconosciuta.
    Dunque mi alzai in piedi, preparandomi a congedare l'uomo.

    Shun se non c'è altro, vado a preparare tutto il necessario. La mappa ed il certificato per affrontare la missione lì ho con me, quindi non credo serva dirci nient'altro. Spero di rivederti al mio rientro.
    Conclusi, per poi alzarmi e voltare le spalle al mio superiore.
    La mano mi vibrò per un istante, come a chiamarmi all'attenzione. Non dovevo fallire. Non volevo fallire. E non potevo fermarmi assolutamente. Quel senso di potere, di ricerca, di attenzione verso l'ignoto, era fin troppo irrefrenabile per avere una fine. E porvi un freno, in quel momento di cambiamento, equivaleva a tapparmi le ali. Dovevo continuare a seguire l'istinto, riflettendo sulle circostanze. Il mio seguire l'istinto era diverso da come lo si concepisce. Era più ragionato, quasi un istinto controllato. Un qualcosa che pian piano mi avvolgeva, mi riempiva gli attimi, i minuti, donandomi più energia del previsto. La conoscenza era la mia meta e l'istinto era la mia unica bussola. Non c'era un teorema per raggiungere la conoscenza, né un libro che la racchiudesse a pieno. Solamente io potevo definirla. Io ero il mezzo: IO ero la conoscenza.


    Spero vada bene!
     
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    Basterà tu faccia vedere la licenza che ti ho compilato, insieme ad un simbolo che testimoni la tua appartenenza a Suna, e potrai avere agevolazioni nel viaggio fino ad Ame e in quello di ritorno.

    Shun rispose alla domanda del ragazzo, per poi alzarsi ed accompagnarlo fino alla porta. Lo salutò dunque con un'ultima stretta di mano.

    Ti auguro buona fortuna, Kenta!

    [...]


    Ame. La città il cui stesso nome era stato plasmato dalla pioggia perenne era tristemente nota ai più per essere uno dei luoghi peggiori in cui scegliere di vivere, a causa della forte criminalità che deteneva e manteneva l’ordine grazie ad un regime del terrore. Il resto del paese non era da meno: un modesto territorio che per secoli non ebbe altra funzione se non di campo da battaglia per i tre grandi Paesi ai suoi confini: Suna, Iwa e Konoha. La devastazione subita negli anni dal paese si rispecchiava alla perfezione sui suoi abitanti e sullo stile di vita di questi. Squilibri, violenze e omicidi furono per molto tempo all'ordine del giorno, e anche ora che la Neo Akatsuki dominava incontrastata, la situazione non era cambiata, bensì venne solo sapientemente occultata. Kiro Ugunto, l’Amekage, era riuscito a rendere la sua organizzazione sia l’unica al comando del villaggio, e sia l’unica a gestire l’intera malavita locale, sopprimendo con la forza tutti coloro che avessero creato problemi al villaggio, la cui economia era ora basata sul mercato nero, la prostituzione e le lotte clandestine.
    Il viaggio in ferrovia da Ame a Suna sarebbe durato appena un giorno e mezzo nel caso Kenta avesse deciso di adoperare questo modernissimo mezzo di trasporto, e sarebbe terminato nel pomeriggio ben inoltrato. La stazione risultava essere piuttosto grande, essendo Ame un nodo ferroviario tra i più importanti dal quale era possibile raggiungere gran parte, se non tutta, la zona continentale del continente ninja, fino ad arrivare ai porti per i viaggi in mare. Per raggiungere il posto segnato sulla mappa, la villa Kitsuki, Kenta avrebbe dovuto attraversare la città in direzione nord-ovest, fino a quando i grattacieli non avrebbero lasciato spazio a degli edifici molto più bassi, ma allo stesso tempo decisamente più compatti e stretti, quasi come se fossero letteralmente schiacciati tra loro. A guardarli, una sensazione di pseudo claustrofobia avrebbe preso il sopravvento su chiunque, in modo più o meno intenso a seconda del luogo di provenienza del visitatore. La pioggia, come era banale aspettarsi, non terminava mai di battere intensamente sulle case, e le nuvole grigie tingevano dello stesso colore qualsiasi cosa all’esterno. Per come erano strutturate le strade, l’acqua veniva a convogliarsi ai lati della strada in dei piccoli fiumiciattoli, e scorreva fino a finire in uno dei numerosissimi tombini che l’avrebbero poi scaricata nel lago che circondava il villaggio. Dopo una serie di vicoli, finalmente Kenta avrebbe raggiunto la via sulla quale avrebbe dovuto trovare la residenza Kitsuki, dopo circa altri cinquecento metri di camminata. La strada appariva deserta nella sua lunghezza, e quello che la caratterizzava maggiormente rispetto a tutte le altre vie attraversate da Kenta per giungere lì, era un terribile odore di urina misto a rifiuti organici. Arrivato nei pressi della destinazione, la fila di strette case si interruppe, e il ninja di Suna si trovò dinanzi ad una villetta in uno stile piuttosto antico e dall'aria lugubre, situata proprio alla fine della via, in una posizione dominante rispetto al resto delle abitazioni. Era fatta completamente in muratura, ricchissima di finestre e con un enorme portone massiccio di ferro come ingresso. Prima di poter entrare, lo shinobi avrebbe dovuto varcare il cancelletto di metallo esterno, che per sua fortuna era aperto, e attraversare l’intero giardino per circa una quindicina di metri. Un posto fangoso, nel quale nemmeno l’erbaccia più resistente sarebbe resistita per più di qualche giorno con tutta l’acqua che quotidianamente veniva riversata dalla pioggia. Sparsi qua e là vi erano però circa cinque o sei strani gazebi con la probabile funzione di riparo per la pioggia, e sotto di essi vi erano quelle che apparivano a prima vista come delle masse informi, simili a enormi macigni scuri. Solo chi si sarebbe avvicinato a sufficienza avrebbe capito che non si trattava di sassi, bensì di persone distese, avvolte in delle enormi coperte. Esse stavano lì, e ve ne erano almeno tre sotto ogni gazebo, gli unici posti asciutti del giardino. Prima che Kenta avesse potuto arrivare dinanzi la porta della villa o fare qualsiasi altra cosa, ecco che si sentì afferrare improvvisamente e violentemente da dietro. Girandosi si sarebbe trovato faccia a faccia con una donna, con il viso orrendamente sfigurato dalle rughe e con due enormi occhiaie sotto gli occhi grigi. Dal corpo, coperto solo da una leggerissima camicia fradicia, una gonna molto corta e un paio di calze bucate, non le si potevano attribuire più di trent’anni, sebbene il volto ne dimostrasse almeno altri trenta in più. Avvinghiò il volto di Kenta con le mani callose, portandolo molto vicino al suo. Cominciò a parlargli a voce molto alta, mostrando al contempo i suoi denti neri con uno grosso sorriso e facendo assaporare al chunin il disgustoso odore del suo alito.

    SEI VENUTO PER ME?! QUANTO HAI APPRESSO?

    Il tono di voce elevato della barbona raggiunse subito gli altri dormienti sotto i gazebi, e in un attimo una dozzina o più di questi si riversarono sotto la pioggia per circondare Kenta. Gli palpavano con le mani sudicie il corpo, la giara di sabbia, e alcuni gli mettevano brutalmente le mani in tasca per controllare cosa avesse all’interno. I più farfugliavano parole che chiedevano elemosina o aiuto, mentre si avvinghiavano come delle sanguisughe sul ragazzo con il loro odore terribile di cane bagnato. Qualsiasi fossero i sentimenti o le reazioni del ninja in quel momento in cui l’onore umano raggiungeva il picco più profondo, solo una cosa era certa: doveva uscire da quella situazione prima che i barboni potessero diventare più aggressivi e spogliarlo completamente da ogni suo bene.

    Come penso avrai capito, devi sfuggire alla massa di barboni. Ovviamente puoi fare ciò che preferisci,
    ricorda però che il tuo obiettivo è sempre e comunque la caccia del tipo, quindi in un modo o nell'altro ti tocca entrare :sisi:
     
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    Una strana atmosfera accolse il mio arrivo ad Ame. Sceso dal vagone del treno, mi accorsi di quanto, intorno a me, il territorio fosse cambiato. Non mi trovavo nell'ideale che danno a scuola di paese civilizzato, di villaggio ninja o di qualunque struttura urbana. Una strana ombra aleggiava su tutto il territorio, opprimendo la terra, marcendone ogni zona di essa. La pioggia fitta, poi, faceva da padrona. Gocce enormi, cariche, cadevano su ogni dove. Fortunatamente non mi ero fatto trovare impreparato e, poco prima di scendere, avevo indossato una pratica felpa nera. Poteva essere d'aiuto per confondermi con l'ambiente circostante, risultando un'ombra vagante. Quindi mi feci strada, uscendo fuori dalla stazione. Non appena fui veramente sulla via principale, notai che l'ombra era addirittura aumentata. Incredibile! Pazzesco. Man mano che mi avvicinavo al cuore del villaggio, esso sembrava come caricarsi d'ombra, come caricarsi di follia e brutture. Però, mi accorsi che l'ombra non era data dal clima, almeno non del tutto. Alzai quindi il capo, osservando un edificio immenso che torreggiava al lato destro della strada principale. Un grattacielo. Il primo che vidi nella mia vita. Esso appariva malmesso, quasi trascurato, spoglio di vita, spoglio di calore. Appariva un edificio freddo, in balia della pioggia e del disinteresse comune. Se avessi aguzzato meglio la vista, forse, avrei potuto notare qualche movimento all'interno di esso. Traffici illeciti, innominabili, che potevo sì immaginare, ma mai prevedere a così pochi passi da me.
    Proseguii, dunque, tenendomi sul lato sinistro della strada. Incrociai altri grattacieli, seppur non alti quanto il primo visto. Incrociai, inoltre, anche persone, passanti comuni. Molti di loro avevano un'aria sospetta, quasi equivoca nei modi di fare. Sembravano tutti attendere qualcosa, o qualcuno. Probabilmente erano in strada per affari o forse solo per incontrare l'amico malfattore di turno. Incredibilmente, in mezzo a tutta quella miseria e decadenza, vi erano anche persone comuni. Vecchi, poveri, malandati, soprattutto. Ma anche qualche uomo ben vestito. Ecco, ciò appariva piuttosto strano, quasi in contrasto con l'immagine della città. Un uomo catturò la mia attenzione soprattutto: alto, davvero ben vestito e curato, si faceva largo tra i marciapiedi e le vie con sicurezza. Alle sue spalle, a seguirlo a pochi metri, un paio di sgherri dalle espressioni malevole. L'uomo procedeva a passo spedito, con modi quantomai graziosi ed equilibrati. Tutto il contrario della gente del luogo. Doveva essere sicuramente un uomo di potere, forse un malavitoso di prim'ordine, magari anche con un romantico codice d'onore. Ma ciò non fu possibile, per me, saperlo, poiché lo persi di vista poco dopo. Procedevo ad una velocità inferiore, complice il fatto di non aver mai esplorato prima Ame. Perché di fatto di ciò si trattava. Non era una gita fuori porta, né una passeggiata tranquilla. Una vera e propria esplorazione con tutte le attenzioni che essa ne conseguisse. Attenzione meticolosa ed ossessiva ad ogni movimento intorno, poiché, in territorio così ostile nulla può essere lasciato al caso.

    Questo villaggio è un buco nero da cui tenersi alla larga...

    Sentenziai, raggiungendo una traversa che mi avrebbe portato da ovest, verso la villa del traditore Kitsuki. Mi accorsi, però, che qualcosa nel territorio nel frattempo era mutata. Le palazzine diroccate, tutte piuttosto grandi, avevano lasciato il posto a delle baraccopoli. Non potevano essere definite semplici case poiché, esse, si allontanavano notevolmente dai criteri d'igiene che la buona ragione impone.
    Continuai, quindi, tenendo sempre l'occhio vigile ed attento sull'ambiente circostante. Finalmente, dopo un lungo tragitto, giunsi di fronte alla villa.
    Rimasi ad osservare l'abitazione qualche secondo, notando quanto fosse differente dalle baraccopoli che aveva intorno. Cosa aveva portato Hachiman Kitsuki e la sua famiglia ad acquistare una seconda casa in uno schifo del genere? Ovviamente, soltanto il diretto interessato avrebbe potuto darmi una risposta a tale quesito. Non che realmente ne desiderassi una. Volevo metterlo k.o., derubarlo, e portarlo privo di sensi al villaggio. Derubarlo non nel senso stretto del termine, ma prendere magari qualche oggetto o arma particolare in suo possesso e farla mia. Infondo sarebbe state più utili a me che a lui, o no? Oppure semplicemente spogliarlo di tutti i ryo che avesse addosso. Tutto ciò, ovviamente, dopo averlo ridotto in fin di vita. Soltanto lo stare in un posto del genere, così malfamato, così al limite delle condizioni di decenza, mi aveva innervosito non poco. Odiavo quelle vie, quelle case e le finestre della villa. Sembravano tanti grossi occhi neri, oscurati dal tempo e dalla sporcizia. Dovevano essere spazzati via, come magari la feccia che abitava quei luoghi. Ma infondo cosa poteva valere il mio giudizio? Non mi sarei di certo occupato io di un compito talmente ingrato. La pulizia di un altro villaggio non mi riguardava affatto. Quindi mi limitai a spingere il cancello cigolante della residenza, entrando nel cortile.
    Giunto in quello che, almeno sulla carta, doveva essere il giardino, mi accorsi di quanto fosse in cattive condizioni. Sembrava più un letamaio, una stalla per i maiali, che un giardino di una villa. Uno strano pizzicorio al naso si palesò all'improvviso, portandosi con sé un nauseabondo odore, di cui non approfondirò i dettagli. Confuso, esasperato, proseguii, dirigendomi verso il portone d'ingresso dell'abitazione. Nel mentre, però, tolsi il tappo dalla Giara contente la Sabbia di Suna. Dovevo starmene all'erta. Finché, però, qualcosa alle spalle mi tirò a sé.
    Mi voltai, trovandomi di fronte un volto orrendo. Una donna, imbruttita dallo sporco, mi aveva tirato a sé con improvvisa forza.

    SEI VENUTO PER ME?! QUANTO HAI APPRESSO?

    Gridò, lanciando quasi una sorta di allarme. Dopo pochi istanti, da dei gazebi ai lati del giardino, cominciarono ad avvicinarsi altri uomini e donne tutte con qualcosa in comune: il decadimento. Altre mani raggiunsero il mio corpo, la giara ed, infine, una mano sporca mi afferrò il cappuccio, scoprendomi il capo. Dovevo assolutamente togliermi di lì, senza però farli insorgere in modo eccessivo, altrimenti, se il traditore si fosse trovato all'interno della villa, avrebbe potuto scorgere la mia presenza in un attimo. Con estrema rapidità, mi rimisi il cappuccio in capo, per poi pronunciare con voce sommessa e seria:

    Sappiate che questo posto sta per essere messo a soqquadro da delle squadre investigative. Quel che state toccando è il comandante di tali squadre.
    Allontanatevi in silenzio... Altrimenti, ho la licenza di uccidere chiunque possa inquinare le indagini. Silenzio.


    Avrei concluso, tirando fuori dalla tasca un kunai come segno d'avvertimento. Dopodiché avrei spiccato un salto verso l'alto e nel mentre avrei generato una piattaforma di sabbia in grado di sostenermi e farmi levitare per qualche istante. La pioggia l'avrebbe smembrata dopo pochi secondi, ma serviva soltanto per permettermi di raggiungere la villa senza farmi strada tra tutte quelle persone. Avrei tentanto, con un balzo, di arrivare proprio di fronte all'ingresso. Di certo non volevo entrare in pompa magna nell'abitazione del traditore, ma quel piccolo inconveniente rischiava di far scoprire la mia presenza. Tuttavia, in cuor mio, confidavo delle mie capacità. Quell'uomo avrebbe sperimentato il mio ingegno e le mie capacità.

    Poveretto, sarà una vittima sacrificale per testare le mie nuove abilità...

    Avrei sospirato, piano, senza far rumore, spingendo lentamente la porta dell'abitazione.


    Resistenza: 250
    Stamina: 350-5=345

    Azioni:
    -Sospensione del Deserto per creare una piattaforma per pochi e secondi.
    -Salto per evitare la folla di barboni.

    *Sfrutto le conoscenze linguistiche per tentare di far allontanare gli uomini e le donne dal luogo. Ovviamente, essendo solo di livello 1, l'azione di tirare fuori il kunai non è messa a caso. Serve come avvertimento per farli allontanare, cosa che forse non farebbero se gli venisse detto solo a parole. Con una minaccia, facendogli vedere un'arma, mi sembrava più sensato.
     
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    Cosa c'è di più pericoloso di un uomo senza alcuna paura? Naturalmente un uomo che non ha nulla da perdere, così come i barboni relegati in quel distretto malfamato di Ame, costretti a rifugiarsi nel giardino di un'inquietante villa in rovina pur di trovare un posto dove dormire. La malavita locale manteneva un certo ordine per le strade, un ordine in cui coloro che non avevano nulla non godevano nemmeno della possibilità di stare in un angolo a chiedere l'elemosina, se quell'angolo era sotto la giurisdizione dell'Amekage.
    Circondato dai barboni, Kenta tentò di far uso di una tecnica particolare che solo chi aveva vissuto per tanti anni in mezzo alla sabbia del deserto poteva vantarsi di conoscere e saper utilizzare. Dalla giara una scia di sabbia si andò a convogliare ai piedi del suniano, sollevandolo di qualche centimetro da terra. Sebbene avesse estratto minaccioso un kunai e avesse fatto sfoggio delle sue abilità linguistiche, i barboni non smisero di addossarsi a lui, e anzi, quando la sabbia inesorabilmente si bagnò sotto la fitta pioggia di Ame facendo così cadere a terra Kenta, essi si avventarono su di lui ancora più aggressivamente. Prima gli strapparono di mano il kunai, poi uno di loro tentò di infilare le mani dentro il borsello, un altro nel taschino, mentre un terzo, decisamente più forzuto degli altri, tentò di strappar via la giara di sabbia dalla schiena del ragazzo. La donna che aveva mosso la massa con le sue urla intanto stringeva con le sue mani callose il volto del ragazzo, ridendo.
    Ad un certo punto qualcosa di inaspettato accadde. Un leggero sibilo, come di un pezzo di carta che bruciava e poi un esplosione fece saltare in aria uno dei gazebi sotto i quali dormivano i barboni. La deflagrazione fece così disperdere la folla di disperati, i quali fuggirono verso il cancello del giardino portandosi dietro il bottino racimolato e lasciando Kenta lì, a terra. L'esplosione aveva completamente distrutto il gazebo e lasciato un bel buco nel terreno, ma fortunatamente non aveva mietuto vittime. Una volta che si fosse alzato, Kenta avrebbe potuto notare un uomo dietro il vetro di una delle finestre del secondo piano, dalla carnagione scura e dai lunghi capelli neri. Vestito con una tunica bianca, una di quelle molto in voga a Suna durante l'estate, osservava Kenta con un fare inquietante. Quando vide che il chunin era in procinto di entrare in casa, sparì all'interno molto velocemente, causando un movimento altrettanto veloce della tenda logora. Se Kenta avesse deciso di entrare, avrebbe trovato la doppia porta dell'ingresso aperta, e una volta valicata si sarebbe trovato dinanzi ad un lungo corridoio buio, alla sinistra del quale vi erano posizionate le scale che conducevano al piano superiore. L'arredamento era il classico che si sarebbe potuto trovare in qualsiasi villa aristocratica, con dei quadri di medie dimensioni attaccati alle pareti lignee. Il pavimento era di pietra, mentre gli scaffali e le cassettiere che arredavano il corridoio erano ricoperti da un sottile strato di polvere. La particolarità che rendeva quel posto particolare era una strana sensazione di pressione che Kenta riusciva chiaramente a provare ogni qualvolta la luce fioca proveniente dalle numerosissime finestre lasciava spazio al buio. Probabilmente soltanto un effetto strano causato dall'emozione, il chunin sarebbe comunque stato libero di esplorare quel posto se lo avesse desiderato. L'unico rumore che era possibile avvertire, oltre a quello della pioggia, erano dei suoni simili a dei passi, come se qualcuno stesse camminando al piano superiore. Le scale che lo avrebbero condotto al secondo piano emettevano un fastidioso scricchiolio, e Kenta se ne sarebbe subito accorto dopo il primo gradino. La sensazione di pressione si sarebbe fatta più forte una volta raggiunto il piano superiore, e per il suniano sarebbe arrivata al punto tale da fargli quasi credere di essere osservato, probabilmente dal bersaglio che di certo non si sarebbe lasciato cogliere impreparato dentro la sua casa. Kenta si sarebbe dunque ritrovato davanti ad un altro corridoio, leggermente illuminato da della luce proveniente dall'estremità inferiore di una delle porte chiuse sulla destra.

    Purtroppo i sunajutsu non possono essere utilizzati sotto la pioggia, ragion per cui hai perso il contenuto del borsello, del taschino, e il kunai. Non preoccuparti che riavrai tutto una volta finita la caccia, ma per adesso dovrai farne a meno! Perdi anche le cariche di sabbia utilizzate per la sospensione :sisi:
    Anche in questo post lascio a te le descrizioni più dettagliate, ti dico solo che sei molto vicino al tuo bersaglio :soso:


    Edited by ¬Nagi - 12/4/2017, 21:56
     
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    Archivio l'evento. Siccome era quasi alla fine, possiamo prendere entrambi il minimo da missione B quale era, ovvero 65 exp. Ovviamente è exp che puoi aggiungere al pg nuovo :soso:
     
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7 replies since 1/3/2017, 13:10   1437 views
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