[contest natalizio] Discussione!

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  1. Anselmo
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    Ci tengo a dire che iniziative come quella di questo contest fanno bene alla community del forum. Non richiedono eccessivo lavoro ne da parte dello staff, ne da parte dei partecipanti, quindi una cosa leggera che arricchisce un po' l'off-GDR, che coinvolge gli utenti nella community. In sostanza, bravo a chiunque abbia avuto l'idea e... fatene altri di contest :sasa: Il periodo un po' sfigato credo abbia ridotto la partecipazione, secondo me ci sarà più affluenza nei futuri contest.

    Il topic comunque l'ho aperto per un altro scopo. Visto che si tratta di aforismi, e visto che ho gli autori a portata di mano (cosa rara nel mondo della letteratura, son tutti morti) vi chiedo di spiegarmi i vostri aforismi. Darmi la vostra interpretazione insomma. Voglio leggerli dal vostro punto di vista. Sempre che vogliate :sisi:
     
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    Beh, tanto per cominciare dico che non mi aspettavo di vincere. Poi... Il mio di aforisma si riferisce alla crescita in sé, che solitamente avviene nell'adolescenza.

    "La sofferenza è il ponte tra l'adolescenza e le responsabilità".

    Sono dell'idea che l'esperienza, spesso negativa, possa portare a delle responsabilità se interpretata nella giusta misura e maniera. Ho un amico, ad esempio, che, mi duole dirlo, è molto infantile ed il motivo, che son riuscito a trovare dopo anni di riflessioni, è che durante l'adolescenza (che per me è finita a 16 anni, ad esempio) è stato cresciuto dentro una campana di vetro dai genitori. E' come se fosse rimasto dall'altro lato del ponte.
    Sono dell'idea che la sofferenza aiuti a sviluppare sensibilità e senso critico, a non renderci persone vuote o troppo superficiali. Il dialogo, il litigio anche, o un tradimento di un amico, la morte di una persona cara, aiuta a crescere, a prendere di petto i problemi e a divorare le avversità.
    Quante volte, nel linguaggio comune, si dice "un eterno bambino"? Secondo me molte persone perdono la voglia o non sono proprio capaci di addossarsi le proprie responsabilità, o preoccuparsi per gli altri. Magari per un trauma emotivo molto forte o poiché cresciuti in contesti sociali di grossa povertà culturale.
    Le responsabilità, per quanto mi riguarda, non sono solo il guadagnare dei soldi per aiutare un genitore, ad esempio, od occuparsi di una persona cara in difficoltà. Ma è anche l'affrontare le avversità a testa alta, preoccuparsi per gli altri, e cercare sempre il confronto. Per me è questa la differenza tra chi attraversa il ponte e cresce, diventa un adulto responsabile, e chi invece sceglie di rimanere nel lato già conosciuto, quello più facile, poiché la paura dell'ignoto, delle novità, è sempre dietro l'angolo. Mi ritengo molto fortunato in questo, poiché ormai è dall'inizio del mio quarto anno di scuola che mi sento molto più a mio agio, determinato e capace. Molto più utile anche.
    Un concetto, che secondo me è molto bello e vero, è quello dei libri di Harry Potter riferito alla morte, ovvero che solo chi accetta la morte, chi è padrone di essa, può morire in pace. E più o meno il senso è questo. Accettare che ci sia sofferenza, guardando con ottimismo quel che rimane in piedi.
     
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  3. Anselmo
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    CITAZIONE (ShaneH @ 2/1/2017, 13:34) 
    Beh, tanto per cominciare dico che non mi aspettavo di vincere.



    No comunque molto interessante. Leggendo ho pensato più volte "quanto è vero". Tipo:
    CITAZIONE
    Per me è questa la differenza tra chi attraversa il ponte e cresce, diventa un adulto responsabile, e chi invece sceglie di rimanere nel lato già conosciuto, quello più facile, poiché la paura dell'ignoto, delle novità, è sempre dietro l'angolo.

    Vero, verissimo. E' uno dei motivi per cui ho tagliato i ponti (anche se in realtà li hanno tagliati loro) con tutte le persone che conoscevo ai tempi del liceo. Appena ho cominciato ad andare avanti, mi sono accorto di quanto loro invece rimanessero indietro, a gongolarsi nella loro bolla protettiva, spaventati da qualsiasi cambiamento. Mi sono addirittura sentito abbandonato per il semplice fatto che ho cambiato aria. Ma alla fine ho stretto più legami negli ultimi 2 anni di quanti non ne abbia stretti nei primi venti.
     
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    CITAZIONE (Anselmo @ 2/1/2017, 16:50) 
    CITAZIONE (ShaneH @ 2/1/2017, 13:34) 
    Beh, tanto per cominciare dico che non mi aspettavo di vincere.


    Spiegami il senso della gif :asd:


    Per il resto boh, non saprei, io ad esempio con i miei amici tutto sommato mi trovo bene. Ne comprendo però i limiti e le debolezze più passa il tempo.
     
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    Ci tenevo a ringraziare tutti i partecipanti e dire che, nonostante la classifica, tutti gli elaborati sono stati apprezzati. Shane, il tuo l'ho trovato particolarmente affine alla mia linea di pensiero proprio perché concordo con la tua visione dell'adolescenza, nonostante non possa dire personalmente di "aver attraversato il ponte" Non mi dilungo perché, da donna, la situazione è complessa già nella mia testa e spiegarvela sarebbe ancor più confusionario :ehm:

    Bravo Ans per aver aperto il topic, molto utile :soso:

    Adesso però voglio sentire anche il tuo di parere, Ans.
    CITAZIONE
    Alla domanda "Chi sei?" non puoi che rispondere pronunciando il nome datoti dai genitori, citando il tuo lavoro, il tuo status sociale o il luogo che abiti. Viviamo senza una reale identità; siamo specchi di ciò che ci circonda.

    Molto bello, ma mi incuriosisce il tuo pensiero. Penso che anche il nome che ti hanno dato e il lavoro che fai contengano comunque la tua identità. Fanno parte dell'esperienza e anche il nome, una cosa così stupida, ti appartiene comunque perché spesso le persone non saprebbero come definirsi altrimenti. Mi interessa la metafora dello specchio, perchè è un qualcosa che riflette la realtà ma che tuttavia non è reale. Perché l'hai usata? Cosa volevi dire esattamente? Che la nostra identità è il riflesso di qualcosa che gli altri e il mondo ci dice di essere ma che in realtà non è nulla?
    Scusa le domande ma mi ha colpito come aforisma, seppur abbia preferito altri :sisi:
     
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    Kerbe sai, secondo me, dipende molto dal caso, o da Dio (dipende da come la vedi), ma ci sono esperienze grosse nella vita che ti forgiano come individuo. Si andrebbe troppo nel personale, ma posso dirti che secondo me ognuno ha i suoi tempi. Ad esempio io a 15 anni ho iniziato questa fase di maturazione, ma in modo molto brusco. Ed è un po' presto secondo me, non per niente le persone che mi conoscono solo a livello superficiale fino ai 17/18 non mi ci prendevo molto. Le reputavo, sinceramente, inferiori. Ma non per superbia, ma proprio poiché immaturi. Quindi non metterti fretta, l'importante, secondo me, è avere dei principi morali e persone a cui vuoi bene. Il resto vien da sé.

    Per il pezzo di Ans io lo interpreto simile a Kerbe, quindi sono curioso.
     
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  7. Anselmo
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    Uhm, avete scatenato la mia voglia di scrivere. Bene, mettiamoci alla tastiera. Allora...

    Le domande che hai fatto Kerbe, e le possibili risposte che hai ipotizzato, sono esatte. Ne deduco che l'aforisma è stato compreso, e ciò mi rende felice perchè significa che sono riuscito ad esprimere il concetto in quelle due frasi. Un concetto che mi sta molto a cuore.
    Andiamo per strada, fermiamo una persona qualunque e chiediamole "Chi sei?". Ti risponderà pronunciando il suo nome. Io a quel punto replico "No, non ti ho chiesto come ti chiamano gli altri, ti ho chiesto 'Chi sei?'" perchè per me un nome non ha niente di diverso dal codice a barre appiccicato sui prodotti di un negozio. E' solo un etichetta di riconoscimento utile al sistema elettronico della cassa. Per me un nome è solo un mezzo con cui gli altri possono chiamarti, ma non ti definisce in alcun modo. La persona a quel punto, probabilmente confusa, potrebbe rispondermi "sono un italiano" e questo dice ancora meno di te. L'Italia è una nazione, un allineamento politico, una sovrastruttura. Chiamatela come volete ma i confini territoriali non esistono realmente, sono solo cassetti per organizzare la popolazione terrestre. Qualcuno ha deciso che questo pezzo di terra si chiama Italia, e tu a quel punto ti definisci italiano? Si, sulla carta di identità che abbiamo nel portafoglio c'è scritto che siamo italiani (e c'è anche un codice per identificarci, giusto sottolineare quanto un nome non significhi nulla) ma ti senti davvero italiano? Tu, creatura nata libera, aperta a qualsiasi esperienza, cresciuta tra emozioni, sbagli, conquiste, legami, e tutte quelle cose che l'anima dentro di te ti ha permesso di sperimentare, tu che ti sei plasmato ad ogni passo... e l'unica cosa che sei riuscito a diventare è "un italiano"? E qui gli rido in faccia. Quindi insisto con la mia banalissima domanda, e la prossima risposta probabilmente è "sono un imprenditore, sono un giornalista, sono un'autista, uno spazzino, un commesso, sono il presidente di una cazzo di multinazionale" e tutta questa sfilza di merdate che come nel caso della nazionalità, fanno solo ridere. In realtà a me fanno piangere, mi mettono addosso una tristezza che, state attenti, può essere dannatamente contagiosa. Ma dov'è arrivata l'umanità? Questo è ciò che siamo riusciti a costruire: la società. Non sappiamo più chi siamo, non abbiamo una vera identità. Alla domanda più semplice del mondo, "Chi sei?", sappiamo rispondere soltanto citando l'elenco di costrutti che la società ci prepara tipo pappa pronta per definirci quali prodotti utili al suo sostenimento. Lo specchio. Hai detto bene Kerbe, cito te: "è un qualcosa che riflette la realtà ma che tuttavia non è reale; la nostra identità è il riflesso di qualcosa che gli altri e il mondo ci dice di essere ma che in realtà non è nulla". Niente in tutto l'universo è vuoto e finto quanto uno specchio. Ti ci metti davanti e vedi te stesso, lo saluti e ti saluta, impara alla velocità della luce, letteralmente, quasi fosse migliore di una creatura vivente. Eppure quando te ne vai si svuota, senza che sia rimasta la minima traccia del tuo passaggio. Questo è quello che facciamo a noi stessi quando qualcuno ci chiede chi siamo e noi rispondiamo con quelle puttanate. Io non sono uno studente, cazzo. Non sono Anselmo, Simone, non sono un italiano, un motociclista, un musicista, un futuro scienziato o altro.
    Sono l'amore che le persone care provano per me, sono il ricordo di un momento bello nella mente e nell'anima di un amico, sono la felicità e il piacere che provo quando faccio qualcosa che mi piace, sono la soddisfazione, l'apprendimento, la mia crescita personale. Sono l'effetto che provoco alla ragazza dietro al bancone quando la saluto dopo aver passato la serata nel suo pub assieme ai miei amici, e sono anche i sorrisi o le smorfie di disprezzo sulle facce dei miei amici quando ognuno se ne torna a casa. Sono il pensiero che si sviluppa e si rafforza entro i confini della mia mente. Se vogliamo usare la lingua che ci è stata data per permetterci di comunicare, questo è ciò che sono. Se vogliamo usare il nostro VERO linguaggio, invece, io sono la sensazione che state provando voi in questo momento nel leggere le mie parole. Semplice.



    Comunque Shane, quella è la gif di Lady Gaga che vince il Golden Globe e quando passa vicino a Di Caprio, questo le lancia un'occhiata come per dirgli "Ma guarda te sta tizia "
     
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6 replies since 2/1/2017, 12:10   123 views
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