Phantom Pain

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    "Chi sia io non è importante - è il mio messaggio ad esserlo."

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    Phantom Pain


    Era ormai passata una settimane dalle mie dimissioni dall'ospedale in cui ero stato ricoverato dopo quella brutta disavventura con i topi all'azienda Magnificent Carrot, alla quale ero stato inviato per completare una missione di livello D, fallendola miseramente a causa di una banale ma quasi letale disattenzione.
    Il mio corpo era guarito, ma non il mio spirito, mi sentivo uno schifo per aver fallito la missione più basilare che mi potesse capitare, e come se non bastasse avevo fatto una pessima impressione su mio padre e tutto l'alto consiglio del villaggio, era necessario che io riprendessi rapidamente in mano le redini della mia carriera, fra qualche mese si sarebbero disputati gli esami chunin e non potevo permettermi di arrivare impreparato, ne andava del mio onore e di quello del villaggio stesso.
    La giornata era soleggiata, gli uccellini cantavano sugli alberi vicino alle terme ed io ero affacciato alla finestra della mia dimora, il palazzo del kage, luogo adibito al governo e anche ad abitazione per la famiglia del comandante in capo.
    Mio padre voleva vedermi nel pomeriggio, prima che io andassi ad allenarmi, ma non avevo idea del motivo, probabilmente voleva solo rimproverarmi per qualcosa che non avevo ancora fatto o che avrei già dovuto fare, era un uomo severo, ma lo ammiravo, oltre che essere un grande capo era anche un grande ninja, nonchè il Gran Sacerdote del dio Jashin, molte volte mi aveva raccontato di come era entrato in connessione con il dio e di come io, un giorno, avrei seguito le sue orme.
    Mi recai nella sua stanza verso le 14, bussai alla porta dell'ufficio e una voce mi invitò ad entrare.

    Ah se tu Ambrose, bene...voi potete andare, tenetemi aggiornato.

    Si signore!

    Alcuni ufficiali si congedarono e chiusero la porta dietro di loro, adesso c'ero solamente io con lui, pronto a subire tutta la sua disapprovazione.

    All'accademia hai preso ottimi voti, ma adesso fallisci una semplicissima missione di livello D, qual'è il problema Ambrose, sei forse troppo debole anche per quelle?

    Non sopportavo quando mi sfotteva ben sapendo che non era la verità, forse ci provava anche gusto dopo tutto.

    No, è stata colpa di una disattenzione e di un momento di esitazione, non era mai accaduto e mai accadrà nuovamente, padre.

    Lo guardai negli occhi, lui faceva lo stesso, non trasparivano sentimenti da essi mentre mi rimproverava, era impenetrabile.

    Lo spero davvero, tu sei mio figlio, non è ammesso il fallimento, non per un Ashford e soprattutto non in questo periodo, il nostro paese è più forte che mai e non possiamo dare l'idea di starci indebolendo, l'esempio non lo danno solo i Jonin, ma anche le reclute che addestriamo...i genin...e non oso immaginare che idea si saranno fatti in quella fattoria dove ti sei fatto rosicchiare il piede...a proposito, come va?

    Bene, a volte sento ancora il piede come fosse li...lo chiamano "Dolore Fantasma"...il medico dice che passerà con i mesi e che devo essere paziente, ma la protesi va bene, cigola un po ma sono soddisfatto del feeling.

    Esistono alcune tecniche per rigenerare le parti del corpo, ma sono tecniche avanzate e al momento non abbiamo nessuno qui che le conosce, nemmeno io, quindi dovrai farti andare bene la protesi per un po.
    Parlando d'altro, voglio che tu intraprenda un altra missione di livello D, e voglio che questa volta tu non fallisca...se questo dovesse accadere, la tua carriera da ninja terminerà così com'è iniziata, e finirai dietro una scrivania...sono stato chiaro?


    Strinsi il pugno della mano destra, l'adrenalina cominciò a scorrermi nel corpo come un fiume in piena, volevo battere il pungo sul tavolo e dirgli tutto quello che pensavo di lui, ma non potevo, era mio padre, e, sotto sotto, aveva ragione.
    Avevo collezionato solo fallimenti fino ad ora, dovevo riscattarmi a tutti i costi.

    Si padre, sai bene quali sono le mie aspirazioni, non intendo deludere ne te, ne tantomeno lui...

    Il suo sguardo si incupì per un attimo, sapeva a chi mi riferivo, e sapeva bene che un giorno sarebbe arrivato il giorno in cui anche io sarei diventato ufficialmente un monaco, forse questo pensiero lo spaventava, o forse non vedeva l'ora che accadesse, ma era inevitabile, così come inevitabile era che il mio amore per il villaggio e per il dio mi avrebbe condotto a comandare l'esercito del villaggio, non era la carica di Kage ciò a cui aspiravo, ma la difesa del villaggio era una prerogativa per il kage e i suoi, quindi anche per me.

    Vedremo..adesso vai, ho delle cose da sbrigare.

    Si padre, a più tardi.

    Si chinò sulla scrivania e cominciò a scrivere qualcosa su un foglio, io uscii dall'ufficio e mi diressi verso il campo d'addestramento 23, avevo un appuntamento con un mio vecchio amico e mentore, il quale mi aveva contattato qualche giorno prima per un appuntamento.




     
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