La Vita che Sfugge

PQ Sarakube Kazamura

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    Altra giornata passata a cercare di mantenere vivo il ricordo di quella che era Konoha. Avevo appena finito di passare in un quartiere per distribuire qualche cura ai malati e ai feriti. A volte erano solo persone che non avevano niente di troppo grave. Altre invece stavano davvero male, ma non andavano all'ospedale per motivi che non comprendevo pienamente. In ogni caso, erano affari loro. Io volevo fare la mia parte e la facevo. Fine del discorso.

    Se non fosse stato che, proprio mentre stavo per andarmene, incrociai un gruppo di teppisti. Stavano parlando a voce esageratamente alta in un angolo, e tra la selva di gambe vidi qualcuno per terra. Mi avvicinai al gruppo, senza che questi mi notassero. Mentre mi avvicinavo, cominciai a cogliere qualche parola.

    Ve l'ho già detto, vi pagherò!

    Siamo stanchi di aspettare. Paga subito o te la vedrai...

    Il teppista in questione non fece in tempo a finire la frase. Mi mossi velocemente, apparendo improvvisamente davanti al tizio e afferrandolo per la faccia. Linee scure apparvero sulla sua faccia e si allargarono progressivamente mentre il sigillo si espandeva su tutto il suo corpo.

    Con chi dovrebbe vedersela? Chiesi, stringendo la presa e sollevandolo in aria. Paralizzato dal sigillo, il tizio che stava parlando non ebbe modo di reagire. I suoi compagni non parevano molto ansiosi di aiutarlo.

    E' il Drago d'Argento della Foglia! Esclamò uno, terrorizzato.

    Il Drago d'Argento della Foglia? Era la prima volta che sentivo quel soprannome. A quanto pareva qualcuno aveva deciso di appiopparmi quel titolo. Il Drago d'Argento della Foglia... non male, in realtà.

    Andatevene. E se vi pesco a fare di nuovo qualcosa del genere, farete la fine del vostro amico.

    Lo lasciai cadere a terra, dove si accasciò come una bambola di stracci. Ancora paralizzato dal sigillo, non era in grado nemmeno di stare in piedi. I suoi amici, alla vista delle spire nere che lo stavano stringendo, se la fecero sotto e scapparono a gambe levate.

    Infami. Abbandonare così un loro compagno.

    Distrattamente, mi chinai su di lui e sciolsi il sigillo. Il teppista si agitò convulsamente, strisciò via in preda al panico, poi riuscì a trovare la forza di alzarsi in piedi e corse via. Sparì in mezzo ai vicoli in meno di due secondi.

    Mi girai verso la vittima. Lo conoscevo di vista. Era un fornaio che viveva lì vicino. Era un signore anziano leggermente sovrappeso che a pelle mi era sempre stato simpatico. Gli tesi la mano.

    Tutto a posto?

    L'uomo fece un timido sorriso e mi strinse la mano. Lo aiutai a tirarsi su. Grazie. Davvero, grazie. Se non fossi arrivato tu...

    Nessun problema, signore.

    Come posso ringraziarti?

    Feci per dire che non doveva darmi nulla, ma in quel momento mi accorsi che avevo fame. Era tardi e non ero sicuro di cosa avevo in casa.

    Magari può lasciarmi entrare in negozio. Dovrei comprare qualche pagnotta.

    L'uomo sorrise ancora e annuì. Ma si, ma si, certo. Ti farò un buon prezzo, vedrai.

    Qualche minuto dopo, con in mano un sacchetto con qualche pagnotta appena sfornata, mi diressi verso il mio appartamento. Avevo una cosa da fare prima di andare a dormire.

    Fine prima parte.
     
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  2. Shapechanger
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    Tornai a casa. Il mio turno di "ronda" era finito. Era notte fonda ed ero stremato e con il chakra agli sgoccioli, ma dovevo fare un'ultima cosa prima di godermi il mio riposo. Sfiorai la statuina di fianco al letto e in un attimo ero al Rifugio. Lì, in un piccolo laghetto artificiale, contattai Ryujinn, il Dragone della Luna. Un paio di vibrazioni sullo specchio acquatico furono sufficienti a richiamarne l'attenzione e il lungo muso del dragone mi fissò dalla superficie dell'acqua.

    Sarakube.

    Ryujinn. E' bello vederti.

    So perchè sei qui Sarakube, e come ti abbiamo già detto...

    Si. Lo interruppi. Lo so. Non potete interferire con il mondo umano senza autorizzazione dei Cinque, a meno che non sia qualcosa di legato al nostro patto. Beh, E' legato al nostro patto e lo sai benissimo.

    Normalmente non sarei stato così brusco con il Dragone. Era molto più potente di me ed era mio amico. Lo conoscevo da anni. Però quella sera ero stanco e irritabile, e lui e Kinryuu mi facevano quel discorso ogni volta, e ogni volta poi accettavano di aiutarmi. Era seccante, dannazione a loro.

    Ryujinn abbozzò un sorriso comprensivo. In quanto creatura antica e straordinariamente intelligente, capiva perfettamente il mio stato d'animo. Fece un cenno di scuse con la testa. Le mie scuse. So che siamo pedanti.

    No, scusami tu. Lo so che siete costretti. E' che...

    La tua impazienza è comprensibile. Ma dobbiamo ripeterlo per tenere buoni i Cinque. Non è propriamente regolare e potrebbero fare storie.

    Lo so. Limitiamoci a fare come le altre volte, ok?

    Ryujinn annuì e il suo volto scomparve dallo stagno. Uno dei poteri più utili di Ryujinn e Sentoryuu era che, essendo i Guardiani del Sole e della Luna, potevano osservare tutto ciò che accedeva sotto i due astri. Purtroppo, come gran parte dei loro poteri, erano limitati nel suo utilizzo. A meno che non ci fosse qualcosa di estremamente pericoloso che minacciasse me personalmente, non potevano investigare per conto mio, e quello che facevo, anche se personale, non era tecnicamente pericoloso. Tuttavia con qualche abile giro di parole eravamo riusciti a convincere i Cinque, sovrani della Volta, che quello che facevano rientrava nelle clausole. Solo che adesso, ogni volta che utilizzavo quel potere, mi ripetevano la cantilena che non potevano usare i loro poteri per cazzate su cazzate. Per fortuna, stavamo per cominciare e non sembravano esserci problemi.

    L'altra cosa che limitava il potere dei dragoni era che anche se potevano osservare quello che succedeva, non erano onniscienti o onniveggente, e semplici ostacoli potevano limitare la loro visione. Per esempio, se la luce della luna non arrivava nel luogo che volevo, non avrei visto niente, e bastava pochissimo per impedire alla luce di arrivare. Anche una tenda di pessima fattura.

    Perciò rimasi in attesa vicino all'acqua, sperando di vedere qualcosa. Non sarebbe stata la prima volta che facevamo un buco nell'acqua. Come già detto, bastava poco per annullare la visione. Però magari questa volta...

    L'oscurità si dissipò finalmente dallo stagno, anche se di poco. Quel tanto che bastava per permettermi di vedere una stanza lievamente illuminata dalla luce della luna. Era una stanza da letto piuttosto piccola, arredata spartanamente. C'erano solo un armadio, una culla vuota e un letto a una piazza. Sul letto c'erano una donna con lunghi capelli neri e un piccolo neonato, entrambi addormentati. La donna era Raikimi, la mia fidanzata. E il neonato era mio figlio.

    Fine seconda parte.
     
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  3. Shapechanger
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    Come tutte le altre volte che avevo visto mio figlio e Raikimi, mi pietrificai. Avrei tanto voluto saltare dentro la pozzanghera e stare con loro, ma non potevo. Li avevo mandati via per un motivo, e avevo deciso di restare a Konoha per un motivo. Loro non potevano tornare, io non potevo andarmene. E qualsiasi contatto diverso da questo avrebbe potuto metterli in pericolo. In fondo, io ero un Jonin di Konoha, attualmente sotto il comando di Zero. Non ero ben visto da nessuna parte, se non, forse, tra coloro che mi già mi conoscevano bene. Non c'erano molte di queste persone per le terre ninja, purtroppo. Conoscevo molti ninja, ma pochi potevano essere considerati veramente miei amici. L'unico che mi veniva in mente era Tenga, a Kumo, ma non credevo mi sarebbe sta stato d'aiuto ora come ora.

    A peggiorare la cosa c'era che la situazione tra Konoha e gli altri Grandi Paesi non era ancora del tutto chiarita e, finchè non lo fosse stata, io non potevo muovermi. Ero letteralmente bloccato in un limbo di incertezza finchè i "grandi" Kage non si fossero messi d'accordo. E stranamente pensavo che Zero non avrebbe favorita la situazione di Konoha.

    Lentamente, mi sporsi in avanti, allungando la mano sulla superficie dello stagno fino quasi a sfiorare i volti dormienti con la punta delle dita, ma mi trattenni. Il contatto avrebbe disturbato la superficie, dissolvendo la visione. E non volevo che sparisse.

    Mio figlio. A pensarci, mi si scioglieva il cuore. Aveva più o meno sei mesi. Sei mesi in cui non ero stato con lui, se non con il pensiero e in quelle immagini che rubavo quando avevo un attimo di tempo libero. Forse non ci sarei stato quando avrebbe detto la sua prima parola, o quando avrebbe cominciato a gattonare. Non sapevo nemmeno il suo nome.

    E Raikimi... povera Raikimi. Forse soffriva quanto me la distanza. Un paio di volte, la visione mi aveva mostrato che stringeva forte nostro figlio piangendo in silenzio. Quando succedeva, sentivo qualcosa nel petto diventare pesante. Forse era un prezzo troppo alto da sopportare per quello che stavo facendo qui a Konoha. Davvero la sofferenza di persone sconosciute era più importante, per me, della sofferenza della donna che amavo e di nostro figlio in fasce?

    Scossi la testa. Mancava poco, molto poco. Il Meeting sarebbe passato e io avrei potuto agire. Per il momento, era meglio continuare quello che stavo facendo. Ripagare il debito che avevo con il Villaggio. Raikimi avrebbe capito. Si sarebbe arrabbiata, forse, ma avrebbe capito. Mi avrebbe perdonato e saremmo potuti essere la famiglia che ci meritavamo.

    Famiglia. Dopo tanto tempo, una nuova famiglia. Tremai al pensiero e le mie dita, per sbaglio, sfiorarono la superficie dell'acqua. Onde concentriche si propagarono, distruggendo l'immobilità dell'acqua e facendo sparire la visione. Al suo posto, riapparve Ryujinn, che si limitò a fissarmi senza dire nulla, con infinita compassione nel suo sguardo. Io invece controllai il tremito che mi aveva pervaso, facendo un paio di respiri profondi per calmarmi.

    Se vuoi, posso riprovare a ristabilire la visione. Disse Ryujinn, piano.

    Scossi la testa. No, lascia stare. Qualcuno potrebbe vedere qualcosa. Non è un metodo perfetto. Per questa notte lasciamoli dormire in pace.

    La visione di Ryujinn e Kinryuu era perfetta, in realtà, ma per farmi vedere quello che stava succedendo in tempo reale avevano bisogno di appoggiarsi a una qualche superficie, possibilmente riflettente, anche se di solito una vetrata era sufficiente allo scopo. Il problema era che, tramite quella superficie, si poteva vedere il mio volto, anche se sfuocato e poco chiaro. Per questo preferivo osservare Raikimi quando dormiva oppure, se proprio non era possibile, in pieno giorno, dove la luce del sole avrebbe mascherato ancora di più la mia immagine. Anche così, ovviamente, era rischioso, ma non potevo rinunciare a quelle visioni. Semplicemente, non potevo.

    Sii forte, Sarakube.

    Furono le sue ultime parole per quella notte. L'acqua tornò normale e io rimasi lì ancora un po', imprimendomi l'immagine della mia famiglia nella mente. Poi con un pizzico di chakra, tornai nella mi stanza e mi buttai sul letto, cercando di dormire. Domani sarebbe stata un'altra giornata faticosa.

    Fine terza parte.
    Ho cercato di non immedesimarmi troppo in Sarakube o scrivere queste cose mi avrebbe ucciso dentro. Finite quel maledetto meeting che voglio scrivere che tornano insieme, cazzo :colpa:
     
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  4. Kote
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    62 corto e semplice ma comunque mi ha coinvolto :si2:
     
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3 replies since 15/3/2016, 19:05   70 views
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