La parabola della solitudine

Parte 1

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Dozer
        Like  
     
    .

    User deleted


    -Mamma...- mormorò Rei, accarezzandole la mano ed alzando gli occhi sul suo volto luminoso. -Dimmi tesoro.- Lei sorrise, candida come neve sulla soglia di casa la mattina di Natale. -Resteremo sempre insieme, vero?- chiese con voce spezzata. -Certo caro, resteremo sempre insieme.- Non c'era traccia di tristezza nella risposta, e ciò bastava a riempire il cuore di Rei d'un caldo tepore. -Le cose non cambieranno mai, vero mamma?- Lei chiuse gli occhi, il sorriso che rendeva il suo volto dolce ed armonioso, ed accarezzò la guancia di suo figlio, come se ogni cosa potesse tornare al suo posto con quel piccolo, semplice gesto. -No, non cambieranno mai- -Dimmelo... dimmelo ancora...- la supplicò il ragazzo. -Le cose non cambieranno mai, Rei. Mai.- Ma l'unica cosa che lui riuscì a provare fu una profonda, e logorante, disperazione...

    Rinvenire fu come essere trascinati da profonde e calde acque abissali, su verso una superficie costellata di speroni di ghiaccio e sferzata da venti gelidi. Quando Rei provò ad aprire gli occhi, un dolore sordo e pungente gli martellò nel cranio, costringendolo a serrare la mascella per trattenere le grida. Rimase immobile finché non riuscì a riprendere fiato, ed allora piano piano alzò le palpebre. Il mondo che fu presentato ai suoi occhi sembrava sfidare le leggi di gravità. Polvere, sassolini e resti vari, invece di giacere al suolo, erano spinti da una forza invisibile contro il muro, come se fossero stati incollati ad esso uno ad uno. O almeno questo fu il primo pensiero di Rei, finché non si accorse che in realtà era lui quello ad avere le percezioni malamente squilibrate. Aveva la guancia duramente premuta contro la gelida roccia del pavimento, il corpo giaceva a pancia i giù con la testa ritorta lateralmente, un ginocchio sotto lo stomaco ed un braccio piegato fin quasi alla rottura dei tendini. Provò a respirare, ma tossì debolmente, alzando nuvolette nella polvere che ricopriva il pavimento. Il corpo non rispondeva agli stimoli, per via del lungo tempo passato in quella posizione innaturale. Provò a guardarsi intorno in cerca di aiuto, ma la vista era troppo annebbiata, e non riusciva a concentrarsi su un singolo punto per quanto gli girava la testa. Poi, tra gemiti di fatica e colpi di tosse, riuscì a muovere piegare prima un dito, poi a ruotare un polso e poi a spostare il braccio sotto il corpo per issarsi lentamente a quattro zampe. Respirò profondamente ed a lungo, ansimando come un cane che esala gli ultimi respiri, ma le forze gli mancavano e ricadde.
     
    .
  2. Dozer
        Like  
     
    .

    User deleted


    Questa volta però si ritrovò in una posizione più comoda, adagiato con la schiena contro la parete. Chiuse gli occhi per qualche attimo, o forse per intere ore, e deglutì desiderando ardentemente un sorso d'acqua. Riaprirli ancora gli richiese una fatica immensa, ma cominciò a mettere a fuoco ciò che lo circondava. Ruotò con cautela la testa a destra ed a sinistra, perchè sapeva che se l'avesse mossa troppo velocemente tutto avrebbe ripreso a girare, e non voleva svenire ancora una volta. C'era pochissima luce, la quale proveniva da una lanterna appoggiata a terra, ad alcuni metri da lui. A dividerlo dalla lanterna c'erano delle sbarre verticali, lo capiva dall'ombra che essa proiettava sulle pareti circostanti. Capì di trovarsi in una sorta di cella, ma era molto grande, tanto che la luce non la illuminava tutta. Il pavimento attorno a lui era sporco di sabbia, fieno, piccoli sassolini ed altre cose. Poi notò un movimento e si accorse che quello che aveva scambiato per un cumulo di coperte sporche, era in realtà qualcosa di vivo. Una mano pallida emerse dagli stracci, poi una testa dai capelli arruffati, ed un viso lercio. Gli occhi arrossati che lo fissarono appartenevano ad un bambino. Lo scrutò per qualche secondo, poi emise qualcosa di simile ad un verso: - Hit!- Per un istante Rei provò paura, ed il cuore prese a battergli più forte. Poi udì un'altra voce provenire dall'ombra, una voce più umana e adulta: -Che vuoi!- Il bambino rispose: -Guarda...- Rei udì un fruscio, poi il rumore di piedi nudi che avanzavano sul pavimento, e si trovò difronte un ragazzo della sua età. Indossava pantaloncini corti e maglietta, entrambi sporchi e strappati in più punti, ed anche la sua pelle era pallida e lercia. Ma la sua presenza s'imponeva molto più intensamente di quella del bambino nascosto nel cumulo di coperte. Quel tale, "Hit", lo squadrò con una smorfia di ribrezzo, e poi disse: -Ma allora sei vivo.- Rei tentò di ritrarsi, ma le forze gli permisero soltanto di alzare di qualche centimetro una mano. -Cosa?- Il ragazzo si posizionò le mani sui fianchi, e continuò: -Mi era sembrato che non stessi respirando. E poi se lì fermo immobile da tantissimo tempo. E hai anche la faccia che è peggio di quella di una mummia.- Sorrise divertito e diede a Rei le spalle, tornano nell'ombra da cui era arrivato. Rei si chiese che cosa avesse la sua faccia. Raccolse le sue forze per portarsi una mano al volto, ma quando lo sfiorò, un dolore lancinante gli trafisse tutto il cranio. Ritrasse rapidamente la mano, che risultò bagnata di sangue misto a sporcizia. -Comunque. Come ti chiami?-
     
    .
  3. Dozer
        Like  
     
    .

    User deleted


    -Cosa mi è successo? CHE COSA HA LA MIA FACC...- Il tentativo di gridare gli causò un accesso di tosse che quasi lo fece soffocare. Tentò di calmarsi, nonostante il cuore gli battesse a mille. -Cosa... anf anf... Cosa ha la mia... anf anf... faccia?- Hit rispose dalle ombre all'altro lato della cella: -Credo che ti abbiano pestato per bene quando ti hanno preso. Sembri un pallone da Rugby bucato.- Quelle parole risvegliarono in Rei parte del ricordo. Una rapida sequenza di immagini in cui era chino sul corpo inanimato di una ragazzina, ed improvvisamente veniva colpito da dietro e si ritrovava a terra, con un uomo incappucciato che si gettava su di lui. Ma tornò il dolore alla testa, e non ricordò altro. -Mi hanno preso? Dove... dove sono?- Hit borbottò una mezza risata, e rispose: -Non lo sappiamo. Potremmo essere ancora ad Ame, o forse dall'altra parte del mondo. Credo che non tu non te lo ricorda, ma ti sarà successa la stessa cosa che è successa a noi. Ti hanno pestato fino a farti svenire, e poi ti sei ritrovato qui. Comunque non mi hai ancora detto come ti chiami. Io sono Hitoshi, ma mi chiamano tutti Hit. Non che abbia importanza, a guardarti dubito che arriverai a domani.- -Rei...- Fu la risposta del ragazzo, ma la sua mente era già affollata da mille domande che si mescolavano confusamente, aggredite da panico e paura. La situazione era peggiorata dall'infernale dolore che gli affliggeva la testa. Gli sembrava di avere un intero kunai conficcato nella fronte. Inoltre aveva sete, una sete tremenda. -Acqua...- Per lungo tempo non ci fu risposta, poi Hit si fece sentire, parlando veloce ed a bassa voce: -Non abbiamo acqua, aspetta il tuo turno.- Qualcosa suggerì a Rei che il suo turno non sarebbe arrivato molto presto, ma la sete era troppa. Si sentiva le labbra secche e spaccate, la lingua gonfia e le vie respiratorie sul punto di ostruirsi. Ma non avrebbe supplicato per avere l'acqua, perchè nonostante le poche informazioni, Rei cominciava a capire quella situazione abbastanza da sapere che anche Hit stava aspettando il suo turno per avere l'acqua. Abbassò lo sguardo e cominciò a pregare di trovarsi soltanto in un brutto sogno. Ma sapeva che non era così. Altro, però, non poteva fare.
    Nel mentre il bambino che faceva capolino dalla sua casa di coperte lerce, cominciò a lanciare occhiate allarmate a Rei ed all'ombra che nascondeva Hit, come se fremesse dalla voglia di gridare qualcosa ma allo stesso tempo ne fosse spaventato. A giudicare dalla voce tremante con cui squittì, di paura doveva averne tanta: -Hit... l'acqua di... l'acqua di riserva, Hit!- La risposta giunse istantanea e rabbiosa: -STA ZITTO CIMICE, O TI AMMAZZO! Quella serve per le emergenze.- Rei pensò che quella era un'emergenza, perchè sentiva che non sarebbe durato ancora tanto. Probabilmente la cosiddetta "cimice" pensò la stessa cosa, ma non osò dirlo. Rei, a quel punto, cominciò a soppesare l'idea che sarebbe morto lì, in una cella gelida chissà dove. Ripensò inevitabilmente a chi avrebbe lasciato, alla sua vita trascorsa, a quante cose lo aspettavano ancora. Si accorse però che nessuno l'avrebbe pianto, che la sua vita non era stata affatto grandiosa e che probabilmente si sarebbe soltanto fatto un favore morendo così giovane, perchè dalla vita non poteva aspettarsi altro che grigia sofferenza come quella che provava ogni giorno l'intero popolo del suo villaggio, Ame. Pensieri estremamente tristi, ma in quel momento ne fu grato, perchè gli permettevano di lasciare quel mondo senza troppi rimpianti.
     
    .
  4.     Like  
     
    .
    Avatar

    « Sanità mentale? Non ricordo di aver mai avuto un simile fastidio!. [cit.]»
    «Mi gioco anche la mia vita sul filo del rasoio.
    Se poi la vita è quella tua, farò anche d' avvoltoio!»

    Group
    Member
    Posts
    11,335
    Location
    Inferno

    Status
    Offline
     
    .
3 replies since 5/12/2015, 18:34   80 views
  Share  
.