Il giardino delle meraviglie

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    Tetsu's Samurai
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    Abbiamo bisogno di massimo tre Genin per svolgere un'operazione di ricognizione! Nella lontana e rigogliosa isola di Nanakusa, abbiamo creato un immenso giardino artificiale, dove ogni cosa è frutto di innovative mutazioni genetiche di vegetali e animali già esistenti in natura. Il giardino deve essere pronto per l'inaugurazione al pubblico tra tre giorni, per cui abbiamo bisogno di qualcuno che, assieme ai nostri esperti, ne garantisca la sicurezza per i visitatori. Per chi fosse interessato, recarsi il giorno xx/xx alle ore --/-- al porto principale di Nanakusa. Si offre una lauta ricompensa agli aiutanti!

    Grazie per l'attenzione,

    Jack, responsabile dipartimento di ricerca di Nanakusa

    Per adesso non dovete fare altro che descrivere come vi arriva la missiva (potete trovarla sulla bacheca in accademia o possono inviarvi una lettera, come preferite) e, successivamente, ruolare che affrontate il viaggio per arrivare all'Isola Nanakusa, al porto. Naturalmente ci andrete per mare. Sarà una luminosa ma non troppo calda giornata di sole.

    Un posto è prenotato da Nagi


    Edited by Kerberotte - 7/12/2015, 13:47
     
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  2. Dozer
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    Rei si trovava ad Ame, nella sua amata città di cemento con grattacieli che sfioravano le nuvole. Da quando era nato non l'aveva mai lasciata, nemmeno per un giorno. In quel preciso istante si trovava più in particolare alla luce di un fuoco che ardeva in un vecchio fusto di metallo arrugginito, sotto una tettoia di latta che ticchettava rumorosamente per via della pioggia martellante. Assieme a lui c'erano altre persone, tutte protese con le mani verso le fiamme per scacciare il freddo dalle loro dita intirizzite. Chiacchieravano tra loro con voci roche ed a stento comprensibili per chi non era abituato al gergo dei bassifondi. Rei invece se ne stava un po' in disparte, seduto a gambe incrociate a contemplare il suo ultimo acquisto. Si trattava di un Kunai nuovo di zecca, che il ragazzo si rigirava tra le dita ammirandolo con la luce del fuoco riflessa negli occhi spalancati. L'aveva pagato usando un quinto dei soldi che gli erano stati dati all'accademia per provvedere a se stesso nel corso delle lezioni, prima di essere promosso a Genin e poter quindi partecipare alle missioni. Assieme ai mille ryo gli era stato anche dato un coprifronte solcato da quattro linee verticali parallele, il simbolo del suo villaggio, di cui era appena diventato un servitore essendo stato promosso all'esame Genin. In quel momento però il coprifronte lo teneva ben nascosto nella tasca dell'impermeabile. Non era una saggia idea per un Ninja alle prime armi come lui aggirarsi tra la gente povera del villaggio della pioggia. I ninja erano malvisti laggiù e Rei ancora non sapeva difendersi. Gli uomini attorno al fuoco lo conoscevano bene visto che anche Rei, come loro, aveva trascorso gli ultimi anni sopravvivendo per le strade. Ma ancora non sapevano che era diventato un ninja. Rei era stato ben attento a non far diffondere la notizia, ma era consapevole che non avrebbe potuto tenerlo nascosto ancora a lungo. Solo non credeva che l'avrebbero smascherato così presto. Successe infatti esattamente in quel momento. Mentre era concentrato a seguire con lo sguardo la linea dell'affilatura non troppo perfetta del suo nuovo Kunai, una presenza comparve improvvisamente accanto a lui. Nonostante la fioca luce proveniente dal fuoco nel fusto di metallo, gli bastò una rapida occhiata per capire di chi si trattava. Era la sua Sensei dagli inconfondibili capelli baciati dal fuoco, così intensamente rossi da attirare l'attenzione di chiunque anche in una notte come quella. Gli sorrise e disse: - Rei-kun! Sapevo che ti avrei trovato qui. Hei ma... dov'è il tuo coprifronte? - Rei balzò in piedi e chinò rispettosamente il capo, borbottando imbarazzato: - Salve Midori-san. Il mio coprifronte è, bhe, proprio qui nella mia tasca. - Gli uomini attorno al fuoco lo stavano già squadrando con disprezzo. Rei capì che non sarebbe più potuto tornare in quel luogo con tranquillità. - Avanti, indossalo! Ho una buona notizia per te, Rei-kun... La tua prima missione ufficiale! Non sei contento? - Il ragazzo finì di annodarsi il coprifronte attorno alla testa e prese la pergamena che gli venne allungata da Midori. La lesse con crescente agitazione mista a timore ed infine mostrò il miglior sorriso che aveva nel proprio repertorio. - Si, sono molto felice, Midori-san - Ma la Sensei non parve convinta, ed infatti nemmeno Rei era tanto convinto della sua propria affermazione. Una missione era proprio ciò che si aspettava, ma ancora non si sentiva pronto. Avrebbe preferito allenarsi, diventare più forte per poter essere di una qualche utilità alle persone del suo villaggio. Ancora non si sentiva tale, e temeva che la missione sarebbe risultata un disastro. In ogni caso seguì le istruzioni della Sensei ed il giorno dopo partì per il lungo viaggio che doveva affrontare. Dovette passare per il paese dell'erba, poi attraversare quello della cascata, quello del suono ed altri paesi minori, tutto per raggiungere il porto più vicino senza passare per il paese del fuoco. Fu guidato da Midori stessa. Considerando che non aveva mai lasciato Ame, per Rei quel viaggio della durata di molti giorno trascorse rapido. Avrebbe voluto sostare in ogni luogo che raggiungeva per ammirarne la diversità in ogni suo particolare, ma i tempi stringevano e non aveva potuto. Infine, dopo una traversata in mare, raggiunge l'isola di Nanakusa. Sbarcò al porto, ed appena messo un piede a terra, voltò il capo verso la il cielo limpido, così raro a casa sua, e gli edifici in legno e mattoni, dall'aspetto totalmente atipico per i suoi standards. Si congedò dalla sua Sensei che l'avrebbe aspettata al porto ed andò alla ricerca dei suoi compagni di missione...
     
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    Erano passate circa due settimane dalla sonora sconfitta che Nabune mi aveva inflitto a quello strano torneo a cui avevo, mio malgrado, scelto di partecipare per un inopportuno sfoggio di sicurezza e superbia. Ora le ferite, che non fecero altro che tormentarmi per tutta la settimana successiva all'incontro, cominciavano a migliorare e l'ultima cosa che mi rimaneva da fare era recarmi all'associazione medica dell'Acqua per quella che sarebbe dovuta essere la visita che avrebbe accertato la mia guarigione.
    Il dottore assegnatomi lo conoscevo fin da piccolo: oltre ad essere stato un eccellente professore era stato anche uno dei pochi capace veramente di difendermi da mia madre e dalle sue manie, essendo anche un ninja di straordinario carisma oltre che ingegno e abilità.
    Ero sdraiato a torso nudo sul lettino nel suo studio quando entrò con il risultato delle mie analisi. Non alzò la testa per guardarmi o pronunciare parola, si limitava soltanto ad osservare il foglio di carta pieno di strani nomi e valori numerici mentre si dirigeva verso la scrivania opposta al lettino, prendendo posto a sedere e continuando nella sua lettura.
    Cercai in qualche modo di rompere il silenzio che il dottore, per ben due minuti, aveva guardato bene dall'interrompere.

    - Allora dottore? Cosa ne pensa? -

    Usai un tono di voce piuttosto scocciato, non era un comportamento che amavo tenere ma l'idea di dover continuare ad applicare quei maledetti disinfettanti alle ferite non mi piaceva per nulla. L'occhialuto ninja medico mi osservò e posò seduta stante il foglio delle analisi sulla scrivania.
    Unendo le mani davanti alla bocca cominciò, con tono professionale:

    - Beh Shinku, le tue analisi indicano un tasso di guarigione molto rapido, sei andato ben oltre le mie aspettative e non ho dubbi che potrai tornare pienamente operativo nel giro di due o tre giorni -

    Le sue parole entrarono nelle mie orecchie come un'armoniosa melodia, risvegliando di colpo tutto il desiderio di migliorare me stesso che avevo coltivato in quelle due settimane di inattività; quello stesso desiderio che la mia amica aveva piantato come un seme nel mio animo, nello stesso momento in cui piantò quegli spuntoni nella mia carne, dimostrandomi così il suo potenziale reale. Sorridendo balzai giù da quella lettiga, inondato da una carica improvvisa di energia.

    - Oddio, non ci speravo più di poter tornare ad allenarmi, finalmente potrò smettere di poltrire ed impegnarmi nella mia carriera da shinobi! Non è magnifico dottore?! -

    Il dottore sorrise debolmente ma non abbandonò nemmeno per un attimo il suo portamento da professore severo.

    - Sono felice per te ma frena l'entusiasmo per adesso, ricordati che te la sei cavata solo perché si trattava di un incontro controllato, in un duello reale saresti morto e tutto per la tua inefficienza. Fin da piccolo non hai mai avuto voglia di impegnarti e non credo minimamente alle parole che pronunci per dimostrare la tua felicità momentanea...- il dottore si sistemò gli occhiali sospirando - Io conosco le tue potenzialità e non sono di meno rispetto agli Yuki che spiccavano tra gli anbu della Nebbia anni or sono, e di certo non lo sono rispetto a quelle di tua madre, con la differenza che lei alla tua età sapeva benissimo controllare il chakra degli Yuki, tu quando ti deciderai ad imparare? -

    Mentre mi stavo rivestendo il dottore finì il suo discorso da quattro soldi, roba che non sentivo da anni e che non mi faceva affatto piacere giungesse nuovamente alle mie orecchie. Senza rispondere, afferrai la mia giacca e la indossai tenendola aperta sul davanti, come piaceva a me portarla. Stavo per andarmene ma, arrivato alla porta, uno strano impulso mi costrinse a ribattere le parole del dottore che per tutto il tempo non aveva cambiato posizione.

    - Per quel che mi riguarda quel potere è morto insieme a mia madre, il clan è sull'orlo dell'estinzione come si merita per tutte le vite che ha orrendamente negato per soddisfare i nostri cari Mizukage. Poiché condivido il loro stesso sangue sono forse l'unico che riesce a capire quello che ha significato per loro essere considerati delle macchine di morte, degli automi pronti a tutto mentre i grandi capi guardavano dall'alto la scia di sangue che gli Yuki si lasciavano dietro. L'unico ringraziamento che ricevettero fu di essere perseguitati e uccisi uno ad uno, come se fossero dei criminali. - strinsi i pugni per pronunciare l'ultima frase - Io non sarò mai il burattino di Viraru Hoozuki, non andrò mai contro i miei valori, non diventerò un assassino, anche al costo di farmi perseguitare ed uccidere -

    Sul momento non mi resi conto della gravità delle mie parole, tanto uscirono spontanee direttamente dal profondo del mio animo. Guardai con sguardo preoccupato il dottore, mi aspettavo che da un momento all'altro mi avrebbe attaccato e portato in prigione, sarebbe accaduto in un attimo ed io non me ne sarei nemmeno accorto data la grande differenza fra i nostri livelli. Egli però non si mosse minimamente, sembrava una statua innocua ed io il povero ragazzo spaventato inutilmente. Deglutii e repentinamente mi voltai ed abbandonai la stanza, chiudendo lentamente la porta dietro di me. Tirai un lungo sospiro di sollievo mentre quella stanza si faceva sempre più lontana; di certo da quel momento in avanti la mia lingua sarebbe stata nettamente più corta.

    [...]



    Sebbene fosse un orario di punta le strade che stavo percorrendo per il rientro a casa erano piuttosto tranquille, non vi era traccia della solita confusione che faceva di Kiri uno dei villaggi più caotici e disordinati. La spiegazione di tutto doveva essere il meeting che il villaggio stava ospitando. Non me ne intendevo troppo di politica ma sapevo che aveva a che fare con la fine della guerra e, da quel che Mr. Lee mi raccontava, i Kage avrebbero sottoscritto una sorta di tregua e avrebbero discusso dei disordini di Konoha e Kusa. Sebbene sembrassi abbastanza disinteressato avevo un'enorme curiosità di andare a vedere che tipi ne avrebbero preso parte, probabilmente i Kage avrebbero portato con loro i ninja migliori appartenenti al proprio villaggio, sarebbe stato interessante!
    La mia destinazione era ad appena poche centinaia di metri quando intravidi una figura familiare davanti all'ingresso dell'accademia. Riconobbi subito i lunghi baffi biondi perfettamente curati e l'aria da uomo d'altri tempi "Mr. Baffo?". Il vecchietto stava fumando una lunga pipa con gli occhi socchiusi e aveva l'aria di chi si stava godendo una meritata pausa dopo lunghe ore di lavoro. Eppure questa idea non mi sfiorò nemmeno la mente, d'altronde quando lo avevo incontrato per la prima volta stava dormendo sul posto di lavoro e non aveva certamente l'aspetto di chi lavora sodo.

    Mi avvicinai a lui ed esclamai: - Salve! Quanto tempo che non ci si vede! -

    Il vecchio aprì gli occhi e mi inquadrò da capo a piedi - Oh, ma tu sei il ragazzo ritardatario! Come te la passi? AHAHAHAH! -

    - Meh, potrebbe andare meglio... Mi sono da poco reso conto di quanto faccia schifo la vita... -
    - Ooh, perché dici queste cose ragazzo? -
    - Non è nulla, sto semplicemente passando un brutto momento, non ci faccia caso -

    Guardando in direzione dell'accademia mi venne spontanea la solita domanda da studente diplomato.
    - Come vanno le cose qui? Sembra tutto un po' troppo tranquillo -

    Mr. Baffo si lisciò i lunghi baffi con aria da intellettuale - Beh, il meeting sta preoccupando un po' tutti e il solo parlarne non è sicuro... Ma tu dimmi: cosa ti porta qui? -
    - Sto solo tornando a casa e devo per forza passare di qui, non c'è un motivo particolare -
    - Mi sembrava avessi l'aria di un ninja che sta cercando un incarico, ne ho uno apposta per te se ti interessa! -
    "Incarico? Mmh, effettivamente non sarebbe male, non sono più malato..." - Sì, effettivamente sto cercando qualcosa da fare, di che si tratta? -

    Il mio interlocutore tirò fuori dalla tasca un foglio di carta tutta stropicciata e me lo passò.
    CITAZIONE
    Abbiamo bisogno di massimo tre Genin per svolgere un'operazione di ricognizione! Nella lontana e rigogliosa isola di Nanakusa, abbiamo creato un immenso giardino artificiale, dove ogni cosa è frutto di innovative mutazioni genetiche di vegetali e animali già esistenti in natura. Il giardino deve essere pronto per l'inaugurazione al pubblico tra tre giorni, per cui abbiamo bisogno di qualcuno che, assieme ai nostri esperti, ne garantisca la sicurezza per i visitatori. Per chi fosse interessato, recarsi il giorno xx/xx alle ore --/-- al porto principale di Nanakusa. Si offre una lauta ricompensa agli aiutanti!
    Grazie per l'attenzione,
    Jack, responsabile dipartimento di ricerca di Nanakusa

    - L-l-l'isola Nanakusa?! Oddio ma è fantastico! La ringrazio Mr. Baffo, corro subito a prepararmi, ci vediamo! -
    -Ehy ehy, perché tutto questo entusia- -
    Senza stare ad ascoltare le sue parole stavo già correndo verso casa per prepararmi alla mia nuova avventura. Destinazione: il porto di Kiri!

    [...]



    In meno di venti minuti ero pronto, avevo salutato Mr. Lee e tutti i miei amici e stavo ora saltando di tetto in tetto per arrivare il prima possibile al porto, dove mi attendeva la nave che mi avrebbe portato all'isola Nanasuka. Fin da piccolo avevo letto leggende su leggende che riguardavano quell'isola considerata da tutti il territorio neutrale per eccellenza data la sua enorme resistenza ad ogni tentativo di bonifica o installazione umana: era come se l'isola fosse un'oasi protetta dalla natura stessa. Non avevo idea che fossero riusciti ad aprire un centro di ricerca genetica, ne tantomeno che l'isola permettesse l'arrivo di turisti... l'idea mi elettrizzava un sacco però!
    Ci misi appena una decina di minuti per arrivare, l'unica nave presente era una imbarcazione mercantile di medie dimensioni, adatta a quel genere di viaggi per mare, per cui non ebbi dubbi che avrebbe dovuto essere quella.
    Quello che sembrava uno dei marinai era a guardia della passerella che permetteva l'imbarco, con il compito di impedire l'ingresso di qualsivoglia ladro o curiosone. Non fece alcuna storia quando gli mostrai il foglio della missione ed il coprifronte e mi accompagnò a bordo della nave che salpò poche ore dopo.

    Il viaggio sulla nave vorrei descriverlo nel prossimo post per non appesantire troppo il primo. Se crea qualche problema modifico e aggiungo :soso:
     
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  4. Rõbs
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    Pensato
    prima coppia ninja in fila
    seconda coppia ninja in fila


    Sono un ninja! Per quanto assurdo possa sembrare lo sono e devo iniziare a comportarmi da tale!
    Cammino lungo una delle tante stradine sterrate dell'accademia e cerco di ricordarmi dove si trova il centro informazioni.

    Che brava Genin che sono! Non riesco ancora ad orientarmi in questo labirinto e dovrei partire per mille avventure!

    Mentre cammino praticamente imboccando stradine a casaccio, vedo due ragazzi che suppongo siano ninja, visto che sfoggiano orgogliosi sulla fronte la fascia con cucite le linee che simboleggiano il nostro villaggio.

    Cavolo! Io la mia l'ho dimenticata a casa! Sembro proprio la discendente miracolata con un potere rarissimo! Mio padre dev'essere un asso nell'inquadrare le persone.

    Non sapendo dove andare e sopratutto dove stia andando, decido di seguire i due ninja sperando nelle loro capacità di orientamento.
    Mentre camminiamo da circa venti minuti e inizio a perdere fiducia sulle mie ignare guide, vedo un edifico. Spero con tutta me stessa che sia il Centro Informazioni, altrimenti la mia carriera ninja finisce oggi con le vesciche ai piedi.
    Inizio a correre piena di speranze, spero con tutta me stessa che ci siano delle sedie!
    Al mio arrivo trovo una fila lunghissima e un senso di sconfitta mi travolge, mi metto in fila (in piedi!) e avendo lasciato a casa i libri, non so come ammazzare il tempo infinito di questa fila. L'addetta alle informazioni è lentissima e ogni persona impiega una vita per ricevere le notizie richieste, io torturata dalla noia inizio ad ascoltare le conversazioni degli altri, che purtroppo non sono molto interessanti. Io che speravo in qualche succoso gossip, invece solo racconti di dolorosi allenamenti. Nel mare di inutili chiacchiere dei miei compagni di fila, sento un commentare con un altro:

    < ...stavo pensando di andare per guadagnare qualcosa, dopo la missione dell'altra volta non ho fatto altro che allenarmi. Ho voglia di azione. Appena finisco qui mi precipito al porto.>


    < A quale porto ti devi presentare?> chiede l'amico.

    < il porto principale di Nanakusa> risponde il giovane ninja carico di energie represse da consumare.

    Mentre sono presa ad ascoltare i due ragazzi due numeri avanti a me, sento dietro bisbigliare altri due ninja

    < Hai sentito quello? Si vuole presentare anche lui al porto di Nanakusa!>
    dice un ragazzo con la voce rauca

    < Quale porto? Di cosa parli?> domanda per fortuna l'altro ragazzo, che come me vive evidentemente su un altro pianeta.

    < Ma come? Non hai letto l'annuncio? Era appena in tutte le bacheche dell'accademia! Ecco, ne ho uno con me.>

    Il ragazzo mette una mano in tasca ed esce fuori un foglio tutto stropicciato, lo stira con le mani e legge ad alta voce:

    <abbiamo bisogno di massimo tre Genin per svolgere un'operazione di ricognizione! Nella lontana e rigogliosa isola di Nanakusa, abbiamo creato un immenso giardino artificiale, dove ogni cosa è frutto di innovative mutazioni genetiche di vegetali e animali già esistenti in natura. Il giardino deve essere pronto per l'inaugurazione al pubblico tra tre giorni, per cui abbiamo bisogno di qualcuno che, assieme ai nostri esperti, ne garantisca la sicurezza per i visitatori. Per chi fosse interessato, recarsi il giorno xx/xx alle ore --/-- al porto principale di Nanakusa. Si offre una lauta ricompensa agli aiutanti!

    Grazie per l'attenzione,

    Jack, responsabile dipartimento di ricerca di Nanakusa >


    L'amico dopo aver ascoltato insieme a me commenta < lauta ricompensa? Sfiga! Se avessi già finito le lezioni, sarei venuto anch'io!>

    Lauta ricompensa. Nella lontana e rigogliosa isola di Nanakusa. Lontana isola.
    Queste parole risuonano nella mia mente.
    Forse potrei presentarmi anch'io.
    Potrebbe essere la mia occasione di andare via, vedere posti nuovi e mettermi alla prova come ninja!


    Non aspetto oltre, prima che la mia ragione cauta e paurosa prenda il sopravvento, inizio a correre verso casa per prendere la fascia e vedere sull'atlante come arrivare al porto principale di Nanakusa e capire dove si trovi Nanakusa.
    Non ho tempo da perdere, ci sono solo tre posti liberi e gli interessanti a quanto pare sono molti.

    Scusate il ritardo :(
     
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    Il mare era cristallino, il cielo limpido e il sole splendente come non mai quel giorno. I gabbiani si avvicinavano alle imbarcazioni che solcavano il mare freddo e calmo a gran velocità, allontanandosi poi in volo. La brezza marina riempiva i polmoni dei passeggeri mentre una corrente leggermente pungente soffiava su di loro per via dell'alta velocità del battello. Ci furono tre corse speciali quel giorno, dirette all'isola Nanakusa. Nel giro di una mezza mattinata, tutti e tre gli scafi ripartirono una quarantina di minuti dopo essere approdati al porto modesto dell'isola. Fin dalla lontananza, le coste alte e gli scogli a strapiombo erano ben visibili, così come il grande faro, spento, che troneggiava sulla sommità dell'isola. Una vera e propria foresta regnava incontrastata a Nanakusa, un vero paradiso terrestre. Il porto si trovava verso la costa più bassa e interna del luogo. Intorno, c'era il villaggio abitato, piccolo ma rigoglioso, ricco di risorse seppur praticamente esiliato rispetto alle grandi terre dei Ninja. Fu proprio lì che approdarono tre Shinobi, uno dopo l'altro. Il primo fu un ragazzo dai capelli scuri e spettinati, di Ame. Il secondo era un giovane di Kiri, di bell'aspetto e anch'egli dai capelli scuri. L'ultima fu una ragazza occhialuta, dalle lunghe trecce. Tre giovani Genin pronti all'avventura. Attesero al porto l'ora in cui si sarebbe dovuto svolgere l'appuntamento, finché esso non arrivò. Una jeep piuttosto malandata, passò a prenderli. Il guidatore era un ometto con un camice bianco e pochi capelli, due occhietti piccoli piccoli e il naso a patata. Colui che scese dal mezzo, invece, era un quarantenne di bell'aspetto e l'aria del capo. I capelli castani e arruffati avevano qualche striatura bianca. Gli occhi verdi erano luminosi sotto un paio di occhiali dalla montatura bianca. Era alto e indossava anch'egli un camicie bianco, simile a quello di un dottore. Proseguì con passo sicuro verso i tre ragazzi, salutandoli con un gran sorriso.

    Buongiorno! Piacere, ragazzi, sono Jack, il responsabile!

    Strinse la mano ad ognuno di loro mentre si presentavano a vicenda. Dopo i convenevoli, il responsabile li invitò a salire sul mezzo, ai posti dietro. Spiegò che il "progetto" era slegato dal villaggio, ovvero, avrebbero attraversato un valico tra le montagne che circondavano il piccolo centro abitato, immergendosi nella natura. Durante il viaggio, Jack ringraziò Aya, Rei e Shinku per la partecipazione.

    Avevamo proprio bisogno degli Shinobi, non so come ringraziarvi!

    Spiegò, guardandosi intorno mentre il suo collega, Butch, guidava il mezzo come un professionista. La natura era selvaggia attorno a loro e il valico tra le montagne era ripido e assai pericoloso. Eppure la jeep procedeva spedita, non era la prima volta che attraversava quello stretto probabilmente. Mentre si immergevano nel cuore dell'isola, l'aria si faceva più fredda e la vegetazione più selvaggia.

    Da queste montagne in poi, la zona è tutta nostra. Il villaggio sorge vicino al porto e non si estende oltre, per questo il giardino è stato progettato per occupare il resto dell'isola. Ovviamente abbiamo creato una vasta zona per i visitatori. Sapete, bungalow e cose così, vogliamo sia una specie di villaggio vacanze. Anche se prima o poi dovremo trovare una strada alternativa che non sia questa, quando piove è un bel problema passare di qui..

    Arrivarono una ventina di minuti dopo, fortunatamente le "montagne" in questione erano quasi più colline rocciose. Superato lo stretto passaggio tra di esse, la visuale davanti ai passeggeri si aprì istantaneamente, mostrando un paesaggio meraviglioso. Un'ampia e verde vallata dove troneggiava una grande costruzione di legno, con un'insegna ancora da finire. In lontananza, si poteva scorgere la zona residenziale: file di bungalow sistemate simmetricamente, con tanto di giardini e vialetto. A circondare la zona, notarono i tre, c'erano delle alte reti metalliche.

    Quella con l'insegna è la zona ristoro, con la recpetion e il ristorante. Poi ci sono i bungalow poco più avanti. Il tutto è circondato da reti metalliche elettrificate, impossibili da scavalcare e aprire se non si possiede la chiave. In questo modo sono le nostre guide a mantenere il controllo della situazione e evitare che qualcuno, insomma, scappi o si faccia male. Oh, quasi dimenticavo, noi siamo diretti lì.

    La jeep, invece che raggiungere i bungalow, prese una stradina sulla destra. Una centinaio di metri più avanti, nella rete di metallo si apriva un cancello sorvegliato da telecamere e da un tipo della sicurezza, che stava attento dietro la guardiola. Non appena vide il mezzo arrivare, premette un pulsante e il cancello si aprì, lasciandoli passare. Non c'erano altri bungalow in quella zona ma due grandi edifici, non in legno, ma in metallo. Erano relativamente alti, circolari, erano distanti ma collegati tra loro attraverso un corridoio.

    Questa è zona preclusa a chi non sia dello staff. Come potete immaginare, è qui che facciamo i nostri esperimenti e abbiamo tutti i mezzi per sorvegliare l'isola. Abbiamo accesso ai pannelli elettrici, alle telecamere e, ovviamente, ai radar predisposti per tutti l'isola, così da tenere sotto controllo tutto ciò che succede. Prego, seguitemi pure, ragazzi!

    La jeep arrestò la sua corsa e Jack si apprestò ad aprire la portiera, per far scendere gli ospiti. L'aria era leggermente fredda ma l'erba era stata tagliata, sicché non sembrava così selvaggio quel posto. All'interno degli edifici, al contrario, faceva caldo. L'ambiente era ben illuminato e la sala era davvero grande. Era un vero e proprio centro di monitoraggio. C'erano schermi su schermi che rimandavano a immagini simili tra loro, raffiguranti tutti ambienti naturali e selvaggi. C'era anche un'unica grande tastiera, tenuta sotto controllo da un tipo che sembrava più un turista che un membro dello staff. Indossava dei normali abiti ma aveva la barba incolta, gli occhiali e un capello scuro calato sul volto.

    Rito, il nostro cervellone! Pensate che è stato lui a creare i sistemi di sicurezza interattivi che abbiamo. Ehi, Rito!

    Lo chiamò Jack, per presentarlo ai ragazzi, ma l'uomo si girò, rivolse al responsabile una specie di grugnito e si rimise a lavoro, cercando di individuare dei file nel database. Jack rise imbarazzato e decise di continuare il giro. Lo staff era composto da pochi membri, in realtà, per cui ci mise poco a presentarli tutti. Le guide erano un uomo e una giovane donna. Il primo era alto e muscoloso, abbronzato e dai capelli biondi che sbucavano fuori dal cappello da cowboy che indossava. L'altra era una giovane alta, vestita da campeggiatrice, con lunghe e toniche gambe abbronzate come il resto del corpo, gli occhi chiari e i capelli neri legati in una treccia. Entrambi esperti nel settore dell'esplorazione e della sopravvivenza, Jessie e James si sarebbero occupati di scortare i gruppi di visitatori per l'isola. Il direttore, spiegò Jack, non era presente. Prima di spostarsi nell'altro edificio, il responsabile spiegò loro che esso era adibito alla creazione dei prototipi vegetali, che quindi non dovevano toccare nulla e non interferire con lo svolgimento degli esperimenti. Attraversarono il bianchissimo e gelido corridoio per ritrovarsi in una sala così calda da far svenire chiunque. Qui, tre signori in lunghi camici bianchi erano impegnati ad analizzare campioni di fialette fluorescenti, vasi stracolmi di terra e dati da laboratorio. Il capo, tra i tre, era un ometto piccolo piccolo, magro, con i capelli bianchi pettinati all'indietro e una lunga cicatrice sulla guancia che sembrava recente. Rivolse un'occhiataccia a Jack che, invece, spiegava ai tre shinobi che questo era il laboratorio dove gli esperimenti riusciti venivano direttamente trasferiti in zone specifiche dell'isola. Non volle restare troppo a lungo in quella stanza, così, ben presto, i quattro si ritrovarono fuori, dove l'aria sembrò più fresca del solito.

    Oh, stavo quasi per dimenticarmene! Annunciò il responsabile. Ho una mappa dell'isola che vi consegnerò! Non c'è scritto nulla in realtà ma se mi date un attimo...

    Tirò fuori dal taschino una di quelle penne multicolori e una mappa ripiegata. Si poggiò al cofano della jeep e cominciò a scarabocchiare qua e là, mostrando poi il risultato finale ai tre.



    Dunque! Il pallino rosso è il porto e l'aria delimitata di nero è zona del villaggio di Nanakusa. Ah, non si vede bene perché ho ripassato col rosso, scusate, ahah! Poi... l'aria delimitata in rosso, sopra, è la zona riservata allo staff, quei pallini neri sono i due edifici che abbiamo appena visitato. L'altra zona, quella con i pallini gialli, che sono i bungalow, e quello blu, che è la recpetion, per così dire, è la zona dei turisti. Il resto fa tutto parte del giardino! Scusate per la poca precisione ma tra tutto quello che c'è da fare qui mi sono scordato di recuperare una mappa decente!

    La ripiegò, lasciandola ad una di loro, mentre si guardava intorno. In quel momento, Jessie e James li raggiunsero, parlottando tra loro con aria amichevole.

    Oh, bene, venite qui! Jessie, James, questi sono Aya, Shinku e Rei, gli Shinobi che vi accompagneranno. Tra poco andrete in ricognizione, ragazzi!

    Spiegò Jack. Jessie e James sorrisero educatamente, anche se sembravano titubanti. Solo più tardi i tre Genin avrebbero scoperto che i due esploratori non capivano la necessità di aver chiamato degli Shinobi, ma c'erano cose che neanche loro sapevano, sull'isola...

    Se siete pronti possiamo partire subito.

    Chiese James e la risposta fu affermativa.

    Perfetto! Ci pensi tu alla Vanguard, Jessie?

    Certo, vi aspetto all'entrata!

    Rispose lei, lasciandoli lì ad aspettare. Jack sembrava parecchio soddisfatto ma prima di lasciarli andare, tirò fuori dalla tasca un cofanetto che aprì, poggiandosi sempre sul cofano dell'auto. Conteneva tre auricolari che distribuì ai ragazzi, chiedendo loro di indossarli. Stessa solfa per tre orologi da polso che non segnavano l'ora ma, nel quadrante, avevano una lucina rossa sempre accesa. L'uomo spiegò che la lucina rimaneva illuminata solo se ci si trovava vicino ai dispositivi radar del campo, ovvero, se si era sotto sorveglianza dallo staff. Era una precauzione, spiegò. Per cosa, non era dato saperlo.

    [...]


    Al momento della partenza, la Vanguard era pronta. Si trattava di un'auto che non aveva ruote, bensì viaggiava a mezzo metro dal suolo, sorvolando il paesaggio, Non aveva il tetto e il volante era bloccato, poiché seguiva un percorso preimpostato. C'era spazio per dieci persone, compreso il guidatore. Con Jessie al volante, James si sistemò accanto a lei, in piedi, poggiato sullo sportello, mentre gli altri tre presero posto dietro. Jack rimase a guardarli, a qualche metro di distanza, agitando la mano quando la Vanguard rombò e si mise in moto, sollevandosi da terra.

    Bene, si parte! Allacciate le cinture!

    Annunciò Jessie mentre Aya, Rei e Shinku ubbidivano. Il mezzo si lasciò quindi alle spalle la parte civilizzata dell'isola, addentrandosi in una vera e propria jungla. C'erano alte colline, montagne in lontananza e il tutto era circondato da alberi. A velocità modesta, il viaggio proseguiva piacevolmente mentre costeggiavano una ripida discesa. Non si vedeva il fondo a causa della nebbia. Intanto, James spiegava i vari nomi degli alberi, ciò che producevano, segreti per orientarsi solo con essi. Era davvero tranquillo, così tanto che anche i tre Genin sembrarono rilassarsi. Fu lì l'inizio di tutto. Qualcosa tamponò la Vanguard, spaventando tutti i passeggeri. Jessi si voltò, sconvolta, non riuscendo bene a capire cosa stesse accadendo.

    Ma che cazzo...

    Esclamò James che era scattato in piedi e si avvicinava verso il fondo del mezzo. Jessie accelerò e James quasi cadde quando qualcosa urtò nuovamente il retro della Vanguard.Vide delle sagome animalesche, nere come il carbone, correre a gran velocità. Prima di poter fare altro, una di loro urtò il fianco e James cadde in avanti, rovinosamente a terra, lasciato indietro dalla Vanguard. Jessie tentò di fermare il mezzo ma impallidì, scoprendo di aver commesso un errore fondamentale. Aveva lasciato al laboratorio le chiavi di sicurezza del mezzo, che non poteva fare altro che proseguire il percorso, adesso. I tre sentirono James urlare e Jessi scattò in piedi, guardandoli spaventata.

    Non muovetevi! Assolutamente! Non abbandonate il mezzo, non finché non sappiamo che diavolo sono quei cosi!

    L'espressione dei suoi occhi era indecifrabile, come se stesse ripensando a qualcosa di importante, che notava solo ora. La sua reazione era strana, perché lasciare James indietro? Si portò una mano all'orecchio, attivando la trasmittente.

    Jack! JACK! James è nei guai! Cosa diavolo sono quei cosi?! Jack?! COSA CAZZO HAI COMBINATO, JACK?!?!

    La Vanguard fu tamponata di nuovo e questa volta lo scosse fece rigirare completamente il mezzo che si alzò e abbassò all'improvviso. Nessun allarme squillò, nessuno intervenne. Erano completamente soli. A Rei e Shinku le cinture saltarono via per il colpo, facendoli cadere chi in avanti e chi indietro, sbattuti di qua e di là mentre la macchina girava e rigirava su se stessa, costantemente colpita dalle creature. Jessie riuscì a tirarsi su, arrampicandosi ai sedili, ma ciò che vide non la fece sentire meglio. La Vanguard era uscita dal percorso preimpostato e stava tornando indietro. Solo che era diretta verso il burrone. Con il cuore che batteva all'impazzata, urlò ai tre ragazzi di saltare giù dall'auto al suo segnale. Si frugò nelle tasche e riuscì a tirare fuori qualcosa. Una sfera nera come l'inchiostro. La macchina veniva girata e rigirata, spinta da ogni parte, sicché per la giovane era difficile trovare un momento giusto per cercare di salvare la pelle a tutti quanti. Non voleva fare la fine di James, non quando era stato lui ad avvertirla. Ora gli credeva, soltanto adesso che aveva visto coni suoi occhi. Fu quando le creature lasciarono la parte davanti della Vanguard libera e cominciarono a spingere di lato, diretti verso il burrone, che Jessie ordinò agli altri di correre verso di lei e lanciarsi fuori dal mezzo. In mezzo a quel trambusto, però, nessuno si accorse di un particolare. Aya, la ragazza di Ame, non poteva muoversi. Durante uno degli impatti, il sistema di sicurezza era andato, impedendogli di slacciarsi la stretta cintura. Inutili le sue parole, nessuno poteva sentirla. Poteva solo silenziosamente assistere alla sua discesa imminente.

    ORA!!

    Il grido di Jessie fu la sua condanna. Lei e gli altri due si lanciarono un attimo dopo che la donna ebbe lanciato a terra la sfera nera. Un verso simile a quello do un'aquila risuonò come un boato acutissimo, spaventando le creature che si agitarono e scapparono via. Non prima di aver completato l'opera. La Vanguard superò il ciglio ripido della discesa. Scivolò giù ad una velocità incredibile, non riuscendo a tenersi su da sola. Batteva con forza a terra e si rialzava mentre la nebbia e la polvere sommergevano la sfortunata ragazza a bordo. Infine, il mezzo si rivoltò. Batté con forza la parte davanti, scaraventandosi in avanti e compiendo una capriola a mezz'aria. L'impatto col terreno fu fortissimo e la Vanguard si fermò, fumante, solo qualche secondo dopo. Aya, al suo interno, era viva per miracolo. Si era ferita la guancia sinistra nell'impatto e il sangue le scorreva fino al mento, eppure era illesa. Immobile, tossì e si guardò intorno. Era sola. Si trovava in una specie di valle desertica, dal terreno secco. Si strappò la cintura di dosso e finalmente fu libera. Aveva ancora la trasmittente all'orecchio ma l'orologio era completamente andato. Sotto il sedile, per fortuna, notò un foglio sporco. Lo raccolse e capì che si trattava della mappa. Non che le servisse a molto in una situazione del genere. Era davvero nei guai.

    Un centinaio di metri in superficie, c'era la calma. Rei e Shinku furono i primi ad alzarsi in piedi, un po' scombussolati. Era incredibile quello che era successo loro. Una normale ricognizione si era quasi trasformata nella loro morte. La Vanguard era sparita e Jessie era al suolo, priva di sensi. Aveva battuto la testa che ora sanguinava. Nonostante i due ragazzi dai capelli scuri fossero illesi, quello di Kiri aveva perso la trasmittente. Cosa fare?

    Scusate il ritardo!
    Dunque, arriviamo fin qui. Avete carta bianca! Aya ha l'orologio inutilizzabile ma ha con se la mappa. Shinku ha perso la trasmittente. A voi! :tada!:
     
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