Il relitto

Akito, Tisy e Krocut

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    Tetsu's Samurai
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    AAA CERCASI GRUPPO DI SHINOBI PER URGENTE MISSIONE. RECARSI IL GIORNO XX/XX ALLE ORE ---- NEL LUOGO ???.

    Mr. Yoshimura

    Kirigakure. Un mattino nebbioso dal sole opaco e il cielo timidamente azzurro. Una brezza pungente investe le strade del Villaggio della Nebbia, solo da qualche ora piene di vita e in movimento. Tutto si svolge come un normalissimo giorno, con i suoi alti e i suoi bassi, i suoi impegni e le faccende da sbrigare. Ogni giorno, tra gente che va e gente che viene, c'è anche gente che aspetta. Come Mr. Yoshimura. L'uomo dalla pelle ambrata misurava a grandi passi il suo ufficio, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo basso. I capelli neri e liscissimi pettinati solitamente all'indietro, apparivano flosci e privi di vita, trascurati proprio come la barba incolta che gli spuntava sul viso. Gli occhi sottili e anch'essi scuri fissavano il mondo circostante senza osservare davvero, poiché presi da pensieri ben più importanti. L'uomo stava aspettando e pensando al contempo. L'annuncio che aveva dato ordine di appendere avrebbe dato i suoi frutti? Mancavano una dozzina di minuti all'incontro prestabilito e il suo giovane e allegro segretario, Shota, non gli aveva ancora annunciato l'arrivo di un solo Shinobi. Iniziava a perdere le speranze, il direttore, il suo sguardo diveniva sempre più corrucciato ogni minuto che passava. La questione era di vitale importanze e il suo team di esperti, per quanto addestrato fosse per situazioni del genere, non aveva le competenze adatte se c'erano di mezzi certi tipi di delinquenti... Intanto, fuori dal grande edificio, tre Shinobi si incontrarono casualmente. Si riconobbero immediatamente tra loro, inquadrandosi come partecipanti alla missione per la quale erano lì, quella mattina. Squadrarono il grande edificio che sembrava un laboratorio di ricerca e, invero, lo era. Forse qualcuno di loro ne aveva già sentito parlare e sapeva che la Umi s.p.A. era una società che si occupava di ricerche nell'ambiente marino. Il perché avessero bisogno di un gruppo di Ninja per una "missione urgente" era sconosciuto. Ad ogni modo, era quasi ora dell'appuntamento e i tre non si sarebbero tirati indietro ancor prima di capire di cosa si trattasse. Così entrarono dalla porta principale, ritrovandosi subito nell'atrio che sembrava la sala di attesa di un ospedale. Muri bianchi con poster sulle attività dei fondali marini, file di sedie per i visitatori, una rampa di scale sorvegliata da un addetto, i bagni e il bancone con dietro un giovane dall'aria simpatica. Indossava un completo completo di targhetta con nome. "Shota Kousaka", diceva. Non appena il giovane vide i coprifronte che simboleggiavano lo statuto di Shinobi di Kiri, li invitò ad attendere solamente un momento. Lo videro prendere subito il ricevitore e comunicare ad un certo Mr. Yoshida (lo stesso mittente della missione) che il gruppo era arrivato. Una voce profonda rispose di "mandarglieli subito", e così fece Shota. Indicò loro la rampa di scale, spiegandogli di salirle fino al terzo e ultimo piano e bussare alla prima a sinistra, quella del Direttore. Così, pochi minuti dopo, i tre Shinobi si ritrovarono nell'ufficio in questione, dove il direttore in persona li aspettava, seduto dietro la sua scrivania, vestito di tutto punto. Strinse loro la mano prima di farli accomodare.

    Buongiorno, il mio nome è Yoshimura. A nome mio e di tutta la Umi s.p.A., vi ringrazio per essere venuti.

    Iniziò l'uomo con un sorriso tirato. Era chiaro che si stava sforzando di apparire tranquillo ma qualcosa lo turbava. Eppure, non abbandonò i suoi modi professionali.

    Ho richiesto il vostro aiuto per una questione urgente. Come saprete, la nostra azienda svolge ricerche sui fondali marini con lo scopo di trovare nuove risorse, nuovi minerali, nuove sostanze e anche nuove specie animali e vegetali. Ingaggiamo team di esperti che viaggiano per tutti mari del nostro mondo alla ricerca di novità scientifiche e le nostre scoperte si rivelano utili e spesso importanti per il progresso. Organizziamo spedizioni circa ogni tre mesi grazie anche alle sovvenzioni del governo, per cui, capirete da voi quanto il nostro paese investa sul nostro operato. Purtroppo, però...

    Si sfregò gli occhi stanchi con le dita, apparendo improvvisamente provato. Era chiaro quanto fosse ancora scioccante per lui, raccontare di ciò.

    ..Uff. Abbiamo riscontrato un problema durante l'ultima spedizione. Uno dei nostri team si è spinto verso il Golfo degli Squali dopo aver riscontrato una presenza di un minerale particolare e discretamente prezioso, con lo scopo di recuperarne poche quantità per studiarlo nei nostri laboratori. Purtroppo l'imbarcazione è stata depredata e affondata da una nave di bracconieri. Non era mai accaduto prima, non pensavamo che certa gente si spingesse così vicino alla società civile. Beh... in ogni caso, il vostro compito è quello di partire con il nostro team e recuperare i dati direttamente dalla base nemica. Ci siamo affidati ad alcuni esploratori che ci hanno confermato l'ubicazione della nave nemica. Sfortunatamente, questi "pirati" sono entrati in possesso dei nostri campioni di minerale, per cui dobbiamo agire in fretta, prima che depredino tutto ciò che resta. Naturalmente, riguardo la parte tecnica della spedizione vi saranno date più informazioni dal capitano Silver, questa sera stessa. Riceverete novecento ryo a testa per questo incarico, se accetterete. Tutto il materiale d'esplorazione sarà gratuito, dovrete solo scendere in prima linea nel caso di attacco, che, ve lo dico a scanso equivoci, è alto. L'appuntamento è al porto a Sud di Kiri, questa sera. La partenza è alle dieci in punto, l'orario d'incontro, mezz'ora prima. Accettate l'incarico?

    Questo è l'incicpit della missione. Se accettate, ruolate fino al momento dell'incontro al porto. Non troverete alcuna nave ad aspettarvi ma solo un membro dell'equipaggio, palesatevi ed aspettate.
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Mi ritrovavi seduto in cucina a strofinare la lama della mia wakizashi. Il giorno prima si era sporcata durante l'allenamento con Atshushi e a me non piaceva tenere le cose sporche, anche perché col tempo si andava rovinando. Il panno imbevuto d'acqua assorbì il liquido rossastro, facendo tornare nel metallo la lucentezza di un tempo. Dopo la limavo sempre, tenendola sempre affilata come nuova. Amavo le armi e ne ero molto geloso, soprattutto di quelle che mi aveva regalato mio padre.
    Quella mattino ero solo in casa e a breve sarei uscito. Avevo intenzione di fare la solita passeggiata e passare poi dall'armeria per acquistare qualche altro shuriken coi soldi che mi ero raccolto nelle ultime missioni. Pian piano il mio equipaggiamento si andava formando ed era una cosa positiva, mi metteva allegria.
    Perciò uscì poco prima di mezzogiorno, le vie erano intasate da persone e persone. V'era molta confusione a quell'ora ma a me piaceva uscire con tutto quell'affollamento. Passai una buona mezzora ad ammirare tutte le armi in esposizione all'armeria, gli occhi mi diventavano come dei cuoricini ogni volta che passavo da quel negozio. Finalmente poi mi decisi ad entrare e a fare quello che dovevo fare. Una volta fuori non potei fare a meno di notare un volantino alquanto curioso:
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    AAA CERCASI GRUPPO DI SHINOBI PER URGENTE MISSIONE. RECARSI IL GIORNO XX/XX ALLE ORE ---- NEL LUOGO ???.

    Mr. Yoshimura

    Era proprio ciò che ci voleva in una giornata come quella. Il fatto che il mandante si trovava a Kiri mi compiaceva, il non dover fare tutta la strada solo per raggiungere il luogo d'incontro era una cosa bellissima. E come se la fortuna non bastasse, era proprio l'ora esatta dell'incontro. Indi mi avviai subito alla Umi s.p.A., dato che si trovava vicino casa potevo passare anche in un secondo momento a prendere il resto dell'equipaggiamento.
    L'azienda trattava delle spedizioni marine, non ero molto informato sulla questione ma poco importava. Non v'era sfida che non potessi affrontare!
    Il palazzo presentava un atrio molto ampio con varie sedie e pochi uffici, un impiegato mi indicò la strada da percorrere per arrivare al signor Yoshimura, quello che aveva scritto il volantino. Percorsi le scale e poi bussai nella prima porta a sinistra ove stava scritto sopra il cartello: ''Direttore''.
    Fui raggiunto anche da altri due ragazzi prima di entrare, probabili compagni di missione.

    - Ho richiesto il vostro aiuto per una questione urgente. Come saprete, la nostra azienda svolge ricerche sui fondali marini con lo scopo di trovare nuove risorse, nuovi minerali, nuove sostanze e anche nuove specie animali e vegetali. Ingaggiamo team di esperti che viaggiano per tutti mari del nostro mondo alla ricerca di novità scientifiche e le nostre scoperte si rivelano utili e spesso importanti per il progresso. Organizziamo spedizioni circa ogni tre mesi grazie anche alle sovvenzioni del governo, per cui, capirete da voi quanto il nostro paese investa sul nostro operato. Purtroppo, però... -

    - Però? -

    - ..Uff. Abbiamo riscontrato un problema durante l'ultima spedizione. Uno dei nostri team si è spinto verso il Golfo degli Squali dopo aver riscontrato una presenza di un minerale particolare e discretamente prezioso, con lo scopo di recuperarne poche quantità per studiarlo nei nostri laboratori. Purtroppo l'imbarcazione è stata depredata e affondata da una nave di bracconieri. Non era mai accaduto prima, non pensavamo che certa gente si spingesse così vicino alla società civile. Beh... in ogni caso, il vostro compito è quello di partire con il nostro team e recuperare i dati direttamente dalla base nemica. Ci siamo affidati ad alcuni esploratori che ci hanno confermato l'ubicazione della nave nemica. Sfortunatamente, questi "pirati" sono entrati in possesso dei nostri campioni di minerale, per cui dobbiamo agire in fretta, prima che depredino tutto ciò che resta. Naturalmente, riguardo la parte tecnica della spedizione vi saranno date più informazioni dal capitano Silver, questa sera stessa. Riceverete novecento ryo a testa per questo incarico, se accetterete. Tutto il materiale d'esplorazione sarà gratuito, dovrete solo scendere in prima linea nel caso di attacco, che, ve lo dico a scanso equivoci, è alto. L'appuntamento è al porto a Sud di Kiri, questa sera. La partenza è alle dieci in punto, l'orario d'incontro, mezz'ora prima. Accettate l'incarico? -

    - Il rischio non è basso.. Accetto l'incarico ma veda di aggiungere qualcosa in più alla paga..
    Mi farò trovare puntuale per la partenza. -


    E con le dovute maniere salutai e me ne andai dritto verso casa. Volevo riposarmi abbondantemente per riuscire a stare sveglio tutta la notte oltre che a prepararmi. Avrei dovuto menare qualcuno e mi serviva la mente sgombra da qualsiasi tipo di stanchezza, non si scherzava con ste cose.
    ...
    Mi recai al luogo d'incontro come stabilito. Sembrava esserci solo un uomo, probabilmente il capitano Silver.

    - Salve, sono Takeshi Konoamori. Mi manda il signor Yoshimura. -

    Post scarno lo so, ma ho tanta premura e poi non posso postare fino a sabato.


    Edited by †Akito† - 2/12/2015, 15:52
     
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    Hisashi Kaguya




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    Oh questo c'è andato vicino!
    Avvertì chiaramente una sensazione di frescura all'altezza del capo, il fendente aveva spostata una gran quantità d'aria, ed era arrivato così in alto da sfiorargli il volto. Le katane cozzavano fra di loro, in un lucente frastuono, incrociavano le loro lame come creature violente e affamate, in un eterno duello, rapido e veloce. Gli affondi e i fendenti sferrati dai due genin susseguivano crudeli e millimetrici, contrastando, nella loro luminosità artificiale, il freddo e il silenzio di quella ordinaria mattinata di Kiri.

    Avevano preso da poco l'abitudine di allenarsi insieme, spinti entrambi dal desiderio di migliorare, ma la spoglia radura sulla sommità dell'altura non era sembrata mai tanto piena di vita come quel giorno.

    Per quanto freddo e riservato anche Hisashi si stava divertendo molto quella mattina, fu sollevato nel constatare che l'allenamento con la spada non era stato inutile, e che Atshushi stesso si complimentasse con lui per la sua bravura.
    Forse allenandoci insieme riusciremo a conoscerci meglio, a comprere le nostre debolezze e supportarci a vicenda..
    I capelli scuri del suo compagno ondeggiavano al vento, accentuando le curve dei suoi movimenti, tutto in Atshushi non era mostrato senza un preciso ordine, senza una precisa funzione, ogni suo comportamento era indice di estrema determinazione.
    Ma ora tocca a me dimostrare le mie capacità..
    Con un rapido slancio Hisashi si scagliò in avanti a spada sguainata, e i due si scontrarono ancora, per l'ultima volta prima che un rumore di foglie e rami spezzati attirasse la loro attenzione.
    Un ragazzo, suppergiù della stessa età di Hisashi sbucò dalla boscaglia, ripulendosi rumorosamente dai residui della vegetazione. I due genin si scambiarono un rapido sguardo.
    Ma chi..
    Senza nemmeno presentarsi iniziò a parlare, imprecando e lamentandosi della vegetazione e del tragitto fatto. Era di statura media, indossava abiti scuri e un paio di spessi occhiali, se non fosse stato per il coprifronte di Kiri l'avrebbero potuto facilmente scambiare per un estraneo.
    Niente in lui dava la certezza che fosse di Kiri.
    E se fosse venuto qui per ingannarci..vuole per caso battersi?
    Agitando un foglietto lo strano figurò fece menzione di Itomi, a quanto pare era stato mandato dal sensei in persona per darci un incarico, dato che quest'ultimo era proprio in quel momento impegnato e impossibilitato nel farlo.
    Un incarico da Itomi-san..
    Per un secondo il cuore del giovane genin si arrestò in una morsa emozionale, quasi fermandosi.

    Era da tempo che aspettava questo momento. Era da tempo che desiderava andare di nuovo in missione.

    Il losco figuro a quel punto si allontanò, così com'era venuto, scrollandosi i residui di pini e muschi, ancora saldamente ancorati ai suoi vestiti, e imprecando, così come era venuto.
    Solo allora Hisashi si rese conto di una cosa: aveva impugnato la katana dietro la sua schiena per tutta la durata del breve dialogo, senza lasciarla nemmeno per un attimo.
    Cercò nel suo compagno comprensione, lo guardò più volte, ma Atshushi era preso dalla lettera, e al breve scambio di sguardi seguì l'apertura e la lettura di quest'ultima.
    Atshushi lesse attentamente il messaggio, per poi spiegarlo chiaramente al suo compagno. Avrebbero dovuto recarsi davanti alla sede della Umi spa, per ricevere indicazioni riguardo lo scopo della missione.
    Raccolte le attrezzature sparse sul campo d'allenamento, i due decisero di tornare insieme al villaggio, per prepararsi adeguatamente. Durante la strada del ritorno ad Hisashi sembrò di essere già in viaggio, tanto era il tempo che era trascorso dall'ultima volta.
    Non vedo davvero l'ora di rimettermi in gioco..
    Si salutarono sulla soglia di una delle porte della città, con l'impegno di incontrarsi davanti la sede designata.

    A Kiri in quei giorni c'era un grande movimento, la città intera era in subbuglio, e shinobi mai visti prima si aggiravano per le strade e i vicoli.
    Forse quel tipo di prima..sarà giunto qui per il tanto vociferato meeting dei Kage..
    Hisashi non aveva sentito molto riguardo al grande evento, nè tantomeno pensava fosse affar suo documentarsi.
    L'allenamento era durato ben poco, e aveva preso tutto ciò che gli serviva prima di uscire di casa. Decise così di fare il giro lungo per raggiungere il luogo dell'incontro, evitando così la confusione e l'affollamento esasperato del centro. I particolari edifici di Kiri contraddistinguevano e diversificavano ogni angolo della città, avvolti nella fitta e impenetrabile coltre di neve bianca, fumogena e incontrastabile, che era dall'inizio dei tempi il simbolo di questa terra. Hisashi procedeva a passo lento, senza fretta, perso in se stesso. Lo sguardo basso, come chi ha da dire molto ma non ha le parole per farlo.
    Atshushi ha detto che vuole diventare un chuunin, si è allenato duramente durante questi mesi e...
    Strinse il pugno destro, tanto stretto che le unghie delle dita quasi entrarono nella carne.
    E io non posso continuare così..
    Per la prima volta nella sua vita lo scorrere del tempo gli sembrò tanto tangibile tanto inafferrabile, e fu quello in momento in cui iniziò a correre verso il luogo dell'incontro.

    Se aveva perso del tempo, ne aveva già perso abbastanza. Era il momento di prendere la proprio vita in pugno.

    Arrivando davanti la sede della Umi notò che il suo compagno lo stava già aspettando.
    Si salutarono brevemente, scambiandosi qualche parola.
    No non l'ho proprio visto..ma credo che avendoci mandato quello strano messaggero lo avesse già previsto...
    Sembra proprio che dobbiamo cavarcela da soli...
    Salirono una grande rampa di scale, e una grande stanza luminosa si aprì davanti ai loro occhi. L'edificio era piuttosto grande, particolare nella sua ordinarietà, e dava un senso di ordine e precisione fuori da ogni possibile schema. Poster e riproduzioni di ogni sorta tappezzavano ogni angolo della parete, su di essi figure marine, piante, animali che Hisashi non aveva mai visto. Due enormi acquari erano posti ai lati della stanza, fra di essi un uomo li stava chiamando.
    Ma cosa..
    Era così preso dall'ambiente della stanza che non si rese conto che erano le uniche due persona oltre all'uomo nella stanza in quel preciso momento, e solo un movimento di Atshushi gli fece capire che si stava rivolgendo proprio a loro. L'uomo parlò l'indispensabile, e dopo essersi fatto comunicare i nomi e aver alzato per qualche secondo la cornetta, indicò una porta sorvegliata in lontananza.
    All'interno di essa vi trovarono due figure maschili. Una seduta dietro il bancone sembrava essere il mandante, un'altra, poco distante da noi e in piedi, aveva tutta l'aria di essere un ninja.
    L'uomo, che disse di chiamarsi Yoshimura, spiegò ai tre la situazione. A quanto pare una nave e il suo intero equipaggio era stata attaccata da pirati nel tentativo di recuperare uno strano minerale.
    Sembra essere qualcosa di davvero serio stavolta..
    I tre accettarono l'incarico, chi senza esitazione e chi non senza lamentarsi, ma il luogo dell'incontro fu fissato per tutti al porto sud di Kirigakure verso sera.
    Usciti dall'edificio il ragazzo che era stato con loro fino a quel momento si allontanò silenzioso, mentre Hisashi e Atshushi decisero di andare a mangiare qualcosa prima di partire.
    Nella taverna il tempo trascorse velocemente, e prima del previsto i due dovettero mettersi in viaggio verso il porto.
    Ad aspettarli sulla spiaggia, oltre al loro futuro compagno c'era un uomo sulla mezz'età, con una lunga barba bianca, che con la sua aria vissuta e austera aveva tutta l'impressione di essere il capitano del vascello.
    Atshushi parlò per primo, salutando l'altro ninja, che pareva chiamarsi Takeshi.
    Ma quindi questi due...si conoscono ?!
    Tese la mano, cercando di sembrare il più serio sereno possibile e accennando appena un sorriso.
    Piacere, spero andremo d'accordo.



    Scheda
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    Stamina:50
    Resistenza:200


    Edited by Krocut - 7/12/2015, 15:15
     
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    Atshushi Nasushimo


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    Genin di Kirigakure



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    Le ferite fisiche si rimarginano e spariscono senza lasciare alcuna traccia; i ricordi permangono intasando la mente.
    Atshushi era stato rimesso in sesto dopo la sconfitta contro Takeshi, suo compagno di grado e villaggio con il quale aveva portato a termine una missione davvero eccitante. Al momento dello scontro diretto trai due i miglioramenti di Atshushi erano diventati evidenti e per buona parte dello scontro lo aveva costretto sulla difensiva, ma, quando poi toccò al naufrago difendersi, tutte le sue mancanze emersero violentemente lasciandolo alla mercè della lama affilata di Takeshi.
    "Non va. Ancora non non riesco a difendermi. Sono troppo lento ad attivare qualsiasi tecnica quando si tratta di mettersi al sicuro. Mi serve una soluzione"
    La sua casa, nel quartiere popolare della Nebbia, era vuota, umida e grigia come la ricordava. Un velo di polvere copriva ogni cosa e una mela stava marciando sul surrogato di tavolo in cucina. Atshushi rimpianse le locande dove aveva dormito nel suo viaggio con Itomi, capitano della coppia genin che formava con Hisashi. Afferrò il frutto annerito e lo gettò nella pattumiera che emanava un'aria fetida. La stessa aria malsana che si respirava negli stretti spazi di quel monolocale. Cercò sollievo sotto il getto d'acqua calda della doccia. Si vestì di tutto punto, indossando due felpe, i porta armi e il coprifronte ad adombrare gli occhi. Per ultimo legò la katana alla schiena.
    "Dannazione! Il mio giubbotto!" L'avevo posato su uno scoglio prima di cominciare lo scontro con Takeshi e là l'aveva lasciato, troppo frastornato per ricordarsene. La paura di averlo perso gli fece torcere le budella. Dovette lasciare Kiri dalla porta sud e giungere alla spiaggia. L'alba aveva portato con se un timido sole che diradava la nebbia altrimenti sarebbe stato impossibile ritrovare la roccia dove l'aveva lasciato. Gratificato per averlo ritrovato, tornò verso il villaggio, ma anzichè tornare nel perimetro murario, vi girò intorno andando verso nord. Colline verdeggianti si alternavano a vallate ammantate di nebbia e pini infreddoliti osservavano immobili il lento destarsi del sole ad oriente.
    Quel promontorio a ridosso del mare gli era mancato. Lì aveva passato gran parte del suo tempo da quando aveva un coprifronte legato intorno il capo e aveva intenzione di spenderne ancora molto allenandosi sudando nell'aria pungente del mattino e nell'appicicosa umidità serale. Era tempo di allenarsi.
    Foglie ondeggiarono e rami scricchiolarono intorno lo spiazzo erboso. Atshushi volse lo sguardo verso la fonte di quel rumore e vide una figura emergere dai tronchi scuri.
    -Hisashi. Non credevo ricordassi questo posto.- Cos'era venuto a fare lì? Avrebbero combattuto ancora? In tal caso stavolta non si sarebbe lasciato sopraffare dalla sua infantilità. Constatò che Hisashi era cresciuto da quello scontro, ovviamente Atshushi non poteva credere che sarebbe stato l'unico a maturare da allora.
    "Avere paura di allenarmi con lui è pura stupidità"
    Così presero l'abitudine di allenarsi quotidianamente insieme. Si ritrovavano tutte le mattine sotto l'albero a ridosso della scogliera, mangiavano qualcosa e poi si allenavano fino a quando i loro corpi non cedevano. Alcune volte si sfidavano; altre si dedicavano a sessioni individuali; altrei ancora alternavano le due fasi.
    Una mattina cominciarono subito con uno scontro senza esclusioni di colpi per riscaldare i muscoli e scacciare quel senso di rigidezza causata dal clima ostico.
    Atshushi mise mano al taschino sulla gamba e scagliò un kunai contro Hisashi, il quale lo deviò prontamente con la katana già snudata. L'acciaio tintinnò cristallino nella radura nebbiosa. Hisashi dimostrava una prontezza di riflessi davvero ammirevole e lo sguardo nero come pece gli conferiva un'aura di teatralità capace di scoraggiare sempre il fragile naufrago. Il contrattacco fu rapido. Atshushi arretrò repentino, guadagnando qualche metro di distanza e mostrò la il bianco metallo della sua arma. L'acciaio tintinnò ancora quando le due spade si incontrarono a mezz'aria. Atshsuhi la impugnava con entrambe le mani, mentre il suo compagno la reggeva soltanto con la destra, così da avere la sinistra libera per sferrargli un pugno all'addome. Per evitarlo, il naufrago fu costretto ad arretrare ancora, ma già Hisashi gli menava un altro fendente, muovendosi come se aleggiasse sul terreno senza alcuna difficoltà. Tentò di bloccarlo con il piatto della sua arma, ma questa gli schizzò dalle mani e cadde silenziosa nell'erba bagnata di brina.
    -Niente da fare. Hai una dote naturale per il corpo a corpo. Potresti essere il figlio di un samurai.- Hisashi non gli rispose, anzi sembrò rabbuiarsi dinanzi a quel complimento. "Dannazione! Sono un idiota."
    Un fracasso di rami spezzati e passi pesanti attirò l'attenzione dei due genin, mentre Atshushi recuperava la propria katana. Un ragazzo più o meno della stessa età di Hisashi fece capolinea ai bordi della radura.
    -Non la sopporto proprio questa roba!- Sembrò non fare caso ai due ragazzi mentre si scrollava dalle spalle aghi di pino e liane spinose. Atshushi e Hisashi si scambiarono un'occhiata interrogativa. Portava il coprifronte di Kiri, ma non ispirava fiducia. Lo sconosciuto adocchiò i due genin da dietro un paio di spesse lenti di vetro. -Voi due non potete allenarvi in un dojo come fanno i nijna comuni?- Sospirò e battè le mani sulle gambe. -Ci ho messo una vita per rintracciarvi.- "Che sia per una missione?" Il tizio, senza presentarsi si avvicinò ad Atshushi che gli era più vicino e gli tese la mano. Aveva una ridicola faccia da topo, con sottili baffetti gialli sotto il naso. -Questo è per voi. Itomi-san mi ha incaricato di darvi questo pezzo di carta. Sarà importante. Tutto ciò che lui fa è importante. voi lo avete mai visto perdere tempo in attività che non fossero essenziali da svolgere? Io no, quindi fate quello che vuole che voi facciate senza lamentarvi. Detto questo vi saluto, sperando che riesca a ritrovare la via per il villaggio. Anzi potrei quasi farmela indicare da voi, ma scommetto che vi divertireste un mondo a farmi finire in qualche vallata mangiata dalla nebbia.- Agitò in faccia da Atshushi il fogliettino che aveva in mano. -Lo prendi o sei completamente rimbambito?- Con un gesto rigido e meccanico il genin prese la missiva. Quel burbero tipo allora potè finalmente voltare loro le spalle e si rincamminò da dove era venuto, imprecando contro la vegetazione. -Io quest'umidità la odio proprio. Guarda quà come crescono queste spine del cazzo.-
    Rosso di vergogno, Atshushi guardò Hisashi. Si fissarono per un po', fino a quando non decisero di leggere la lettera.
    -C'è scritto che dobbiamo andare alla sede della Umi spa per una missione. Ciò significa che Itomi non verrà con noi? Forse non dovremo andare oltremare, spero soltanto non ci siano incarichi da agricoltore di mezzo questa volta. Il nome della società mi fa pensare a qualcosa di importante, ma non so cosa.- Sapeva dov'erano gli uffici di quella società, ci era passato davanti qualche volta mentre gironzolava per le strade del villaggio. Aveva anche visto qualche volantino a riguardo, ma non riusciva propria a rievocare immagini che potessero ricondurlo a qualche informazione utile sulla loro imminente missione. Guardò il suo compagno. -Io voglio partecipare. Ho bisogno di soldi ed inoltre più missione faccio, più è probabile che diventi un chuunin.- Atshushi covava la speranza che avrebbe potuto farcela ad ottenere la grigia giubba della Nebbia. -Per oggi temo che sia meglio finirla quà.- Aveva ancora la katana in mano, così la rinfoderò per dare maggiore veridicità alle sue parole. -Sarà meglio andare a prepararsi. Ci vediamo alla sede della Umi, si trova nel quartiere borghese del villaggio, quello vicino le mura orientali.-
    Tornarono insieme a Kiri, ma non videro mai lo strano tipo che era venuto a consegnarli l'incarico. Forse si era davvero perso in una vallata nebbiosa. "Spero che ci rimanga intrappolato a vita." Ad Atshushi onn era piaciuto il modo in cui l'avevo trattato.
    Arrivato a casa, indossò il giubbino impellicciato e si rese conto di essere già pronto. Aveva tutta l'attrezzatura ninja di cui disponeva e quindi poteva anche andare al luogo dell'incontro. Scese nel vicolo su cui affacciava l'ingresso della sua palazzino e si avviò verso il rinomato distretto borghese. In strada c'era parecchia confusione: la giornata si era rivelata calda non appena il sole aveva raggiunto il suo zenit, sbrandellando tutti i banchi di nebbia che attanagliavano i tetti della case. Mercanti portavano carretti carichi di merce, shinobi pattugliavano le strade, civili camminavano spediti verso chissà quale spedizione, un cane abbaiava scodinzolando e saltellando a destra e sinistra a una bancherella che arrostiva maiale. Il villaggio era in fermento ultimamente. Si vociferava che i kage, tutti i kage di tutti i villaggi ninja, fossero stati visti entrare a Kiri. In effetti, molti più chuunin del solito facevano giri di guardia più lunghi e ampi rispetto alla normale quotidianità arrivando in posti in cui Atshushi non ne aveva mai visti. Anche ora, sui tetti degli edifici che costeggiavano la strada c'erano due ninja, uno per lato. "Tutti i kage raccolti in un solo luogo è sempre un avvenimento importante e potrebbe portare a qualche grande cambiamento negli equilibri. Nei libri di storia, incontri come questo preannunciavano o grandi pace o grandi guerre."
    Si lasciò alle spalle i distretti poveri e malfamati, passò per il centro storico del villaggio dove alte strutture in grigia pietra chiazzata di muschio spiccavano con elegante austerità. Poi gli edifici intorno a lui cambiarono nuovamente aspetto in un susseguirsi di eleganti botteghe e belle case. Anche le persone che giravano apparivano migliori, con eleganti giubbotti imbottiti e caldi cappelli di lana e pelliccia. Atshushi fu felice di avere indossato il suo capo d'abbigliamento migliore. Si fermò ad aspettare Hisashi davanti l'ingresso della società che aveva rischiato degli shinobi per una missione. Il suo compagno di team arrivò poco dopo. -Per caso hai visto Itomi da qualche parte? Allora credo che dovremo andare avanti da soli.-
    Entrarono nell'atrio e salirono un paio di rampe di scale. si ritrovarono in un sala piena di sedie e poster sui muri. "Ricerca marina, ora ricordo." I volantini che aveva visto, erano riproduzioni in miniatura dei poster in quell'edificio. Un uomo dietro un bancone smanacciava carte e segnava appunti con una penna fermandosi soltanto per alzare la cornetta del telofono di tanto in tanto. Appena vide i due genin fermi sulla soglia, incapaci di capire cosa dovessero fare, li chiamò e dopo una breve conversazione telefonica con un certo Mr. Yoshimura, indicò loro una porta sorvegliata da un omone che poteva soltanto far parte della security. Lo oltrepassarono e dopo altre scale bussarono a una massiccia porta di legno.
    Nell'ufficio c'era un signore sulla quarantina dietro una pesante scrivania dello stesso legno della porta; di fronte, c'era un conoscente di Atshushi: Takeshi. "Anche lui è quì per la missione?" Due librerie costeggiavano incombevano a destra e a sinistra, facendo sentire il povero naufrago a disagio fra tanta agiatezza.
    L'uomo, ovvero Mr Yoshimura, non sembrava rallegrato dalla bellezza del suo ufficio, ma anzi appariva piuttosto teso e preoccupato. Spiegò ai tre genin l'importanza del lavoro che la sua società svolgeva e un senso di orgoglio quasi tradì le sue parole cariche di apprensione. Infatti, un gruppo di pirati stava minando la sua attività e aveva già creato un grave danno affondando una nave che aveva recuperato minerali sconosciuti. Ai tre genin, quindi, spettava il compito di difendere la nave che sarebbe andata alla ricerca di altri campioni di questa misteriosa sostanza. L'appuntamento era per quella sera al porto sud di Kiri.
    Takeshi accettò l'incarico sebbene nutrisse qualche risentimento per la paga di 900 ryo, che ad Atshushi sembrava una cifra da capogiro. Ma anche il naufrago era spaventato dalla prospettiva di affrontare pirati in alto mare. Era già naufragato una volta salvandosi per miracolo, quante volte avrebbe dovuto sfidare la sorte prima che questa avesse rivelato anche l'altra sua faccia, quella terribile e inclemente?
    -Io accetto.- Delle semplici paure non lo avrebbero fermato. Sarebbe diventato un chuunin e poi un jonin, rischiando la sua vita missione dopo missione. Quello era il suo destino.
    Anche Hisashi accettò l'incarico.
    Fuori dall'edificio Takeshi si allontanò senza dire una parole. "Mi sembra cambiato." I due componenti del team Itomi decisero di andare a mangiare qualcosa mentre aspettavano che l'ora x giungesse.
    Arrivarono puntuali al porto sud. C'era anche Takeshi ed anche un uomo che poteva essere il capitano di vascello che avrebbero dovuto difendere. L'idea di dover affrontare degli uomini in combattimento lo eccitava e spaventava allo stesso momento. ERa davvero una strana sensazione.
    -Takeshi...- cercò le parole più adatte per rompere il ghiaccio -a quanto pare finiamo sempre in missione insieme. Lui è Hisashi, il mio compagno di team.






    Scheda
    Riepilogo:

    Status Atshushi:
    Resistenza: 130
    Stamina: 120

    Note:


    Edited by tisy16 - 11/12/2015, 21:22
     
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    Kerbe, uppo solo per farti notare che tutti e tre abbiamo postato, dato che dovevamo modificare i post io e krcout. Non c'è premura però, appena prendi visione di questo spoiler puoi anche cancellarlo.
     
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    Le nove e mezza di sera a Kiri. La brezza gelida soffiava leggera per le strade illuminate e tranquille del centro del villaggio, sotto un cielo blu scuro, illuminato da una miriade di piccole stelle brillanti. La luna era piena e catturava lo sguardo di chiunque alzasse la testa per osservarla. Nel solitario porto a sud del paese, i tre giovani Genin si incontrarono nuovamente, davanti alla banchina in legno, deserta. Non c'era alcuna nave ad aspettarli ma solo un uomo grosso e dallo sguardo accigliato. I capelli corti erano grigiastri, come la barbetta incolta. Era vestito con una semplice canottiera che metteva in risalto il petto muscoloso e larghi pantaloni, per non parlare degli anfibi neri. Non appena posò lo sguardo sui tre ragazzi, fece qualche passo verso di loro, senza abbandonare l'aria da leader. Notò che uno di loro era davvero alto per la sua età, un altro ancora sembrava un qualsiasi adolescente, e l'ultimo possedeva un fisico molto allenato che lo faceva quasi sembrare più grande. Non appena il trio si rese conto della vicinanza dell'uomo, il tipo dai capelli corti si presentò istantaneamente. Sembrava un ragazzo serio, uno di quelli a cui piace mettersi alla prova. Il suo nome era Takeshi e, come spiegò, era stato inviato da Mr. Yoshimura, proprio come si aspettava l'uomo. Lasciò che anche gli altri due si presentassero, dopodiché chinò leggermente il capo in segno di saluto. Nonostante l'aspetto, non era lui il capitano Silver.

    Sono il Tenente di bordo, Arada. Grazie per essere venuti. Vi informo che il Bostionus arriverà tra pochi minuti.

    Non aggiunse altro e calò un silenzio imbarazzante tra di loro. Il Tenente era di poche parole e sembrava solo impaziente per la partenza. Proprio come gli altri membri della ciurma, era tutto preso da quella scomoda situazione e smaniava per mettere le mani sui campioni minerali rubati dai pirati. Ogni minuto era prezioso per loro, eppure si erano premuniti di allearsi con degli Shinobi prima di partire alla ricerca de nemico, ciò lasciava intendere quanto potessero essere ostili e pericolosi questi pirati. Trascorsero appena tre minuti che finalmente il Bostionus apparve davanti a loro. Sbucò fuori dal pelo dell'acqua scura, un sottomarino metallico scintillante che risplendeva sotto i raggi lunari. Sulla sommità della superficie liscia, il portello superiore si aprì. Ne uscì una persona, fino a metà busto. Annunciò che il Bostionus era pronto per salpare. Il Tenente Arada scortò quindi i tre Shinobi fino al molo, dove camminarono sulla banchina di legno fino ad arrivare al mezzo di trasporto. La superficie non era scivolosa come all'apparenza e, in quattro e quattr'otto, il portello si richiuse sopra di loro. L'interno era stupefacente. Il sottomarino sembrava più uno yacht sottomarino. Una volta usciti dalla piccola stanza che fungeva da "atrio" ci si trovava in un grosso salone. Lateralmente, c'erano dei grossi pannelli di vetro che permettevano di guardare ciò che circondava il sottomarino. Al di fuori di esso, infatti, c'erano delle torce che proiettavano luci davanti a se, in modo da illuminare l'ambiente circostante. Il salone, invece, era circolare. C'erano comodi divani e poltrone, tavoli con infisse mappe oceaniche e altre informazioni simili. Ma ciò che spiccava più di ogni altre cosa erano i due grandi schermi a destra e a sinistra della parete frontale della stanza. In mezzo ad essi, un corridoio che permetteva di accedere alle altre stanze del sottomarino. Uno schermo, quello sulla sinistra, riportava in diretta ciò che i piloti vedevano nella loro stanza di comando. L'altro schermo, invece, segnalava costantemente la posizione del sottomarino su una immensa mappa geografica. Stilizzata, si poteva vedere l'isola di Kiri. C'erano svariati membri dell'equipaggio che andavano di qua e di là, senza prestare attenzione ai nuovi arrivati. Sembravano tutti presi dal loro lavoro. Il Tenente, però, scorto i tre Genin attraverso la stanza, infilandosi in una delle porte sulla destra del corridoio. Bussò ed entrò. Era un ufficio piccolo ma pulito e ben illuminato. Seduto dietro una scrivania ricolma di mappe e attrezzi per la misurazione, c'era un giovane dai capelli bianchi come la neve, tutti arruffati. Sembrava quasi il mozzo della situazione data la sua età, invece, si trattava del Capitano Silver.

    Benvenuti a bordo del Bostionus, ragazzi! Sono il Capitano Silver, lieto di fare la vostra conoscenza! Prego, Tenente, da qui in poi ci penso io.

    L'altro si congedò, lasciando i quattro da soli. Il Capitano non aveva un accenno di barba e gli occhi verdi erano brillanti come non mai. Sembrava entusiasta e per niente preoccupato, rispetto al resto dell'equipaggio. Anzi, avere degli Shinobi a bordo lo rilassava ulteriormente, come notarono i tre ragazzi. Senza troppi giri di parole, il giovane Capitano spiegò a Takeshi, Atshushi e Hisashi cosa avrebbero dovuto fare non appena giunti a destinazione. Quest ultima si trovava in una base sottomarina scavata sotto una minuscola isola disabitata, circondata da alti scogli e nient'altro che vegetazione. Ciò che i tre avrebbero dovuto fare era un giro di ricognizione per permettere agli esperti di avanzare. Il compito del team d'assalto, spiegò Silver, era permettere ai tre Genin di accedere alla base in modo da "prepararsi il terreno", ovvero, neutralizzare le guardie ed individuare i sistemi di sicurezza della base. Una volta fatto ciò, la squadra di recupero per individuare i file e recuperarli mentre la squadra d'assalto (composta da i tre Genin), avrebbe fornito copertura. Le armi del nemico restavano sconosciute ma si supponeva vi fossero utilizzatori di Arti Magiche tra loro. In ogni caso, era necessario collaborare con il team per intero, e per questo il Capitano scortò i tre verso la Sala di preparazione. Era una saletta piccola e più cupa rispetto alle altre, dove erano presenti già altre cinque persone. Non appena videro Silver scattarono sull'attenti. Erano due donne e tre uomini, tutti di un'età compresa tra i ventidue e i quarant'anni. Le presentazioni furono brevi ed esplicative. Il team di recupero era composto da una donna dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda, avvenente ma dallo sguardo severo; un uomo basso e mingherlino, con spessi occhiali sul naso a patata e capelli neri cortissimi; l'ultimo, invece, era alto e muscoloso, vecchio a giudicare dalle rughe ma dall'aria di uno che la sa lunga, con capelli corti, pettinati a spazzola, e brizzolati. Gli altri due, invece, non avrebbero lasciato il Bostionus ma avrebbero diretto l'operazione dall'interno. L'uomo era abbastanza giovane, vestito in modo curato e dai penetranti occhi color ghiaccio. La ragazza sembrava fin troppo giovane e fuori luogo. I corti capelli verdi erano spettinati, da punk, e il vestiario fin troppo sgargiante. Eppure, come spiegò Silver, la ragazza in questione era un vero genio se si trattava di sistemi di sicurezza e capacità sensoriali.

    Dunque, da questo momento in poi il vostro supervisore sarà Chuck.

    Spiegò il Capitano, indicando il giovane dagli occhi chiari e i capelli lisci e neri come l'inchiostro. Indossava un'auricolare e squadrò i tre Shinobi con interesse, parlando soltanto dopo che il Cpaitano Silver ritornò nei suoi alloggi.

    Benvenuti a bordo, ragazzi. Il Capitano vi avrà già spiegato cosa fare. Semplice: entrate e vi fate strada fino ad individuare il luogo in cui sono custoditi i file da recuperare. Resterete in contatto con me e il resto del team con questi.

    Afferrò una scatola nera e lucida poggiata sul tavolo, aprendola davanti ai tre. Dentro c'erano tre trasmittenti wireless, che presero e attivarono seduta stante.

    Vi darò le indicazioni necessarie per proseguire ma dovrete collaborare e dirci qualsiasi cosa possa rivelarsi utile per lo svolgimento della missione.
    ...
    Bene, direi che per adesso possiamo goderci il resto del viaggio in santa pace. Siete congedati fino al momento dello sbarco.

    [..]


    Ore dopo, alle prime luci del'alba, i tre Shinobi si trovavano sotto il portale del sottomarino. In meno di due minuti avrebbero penetrato la base nemica da due diverse entrate. La prima era una grotta cavernosa alla quale si accedeva dopo aver risalito un bacino acquatico. Essa era l'entrata principale, ovvero la più rischiosa da attraversare. La seconda entrata, invece, era un canale di scarico (che poteva essere risalito) e per questo, si presumeva non fosse sorvegliato. Ai tre Genin furono fatte attivare e provare le trasmittenti, in più, fu dato ad ognuno di loro una torcia subacquea e... una penna.

    Non è una semplice biro.

    Spiegò Chuck.

    Facendola scattare due volte, si attiva un allarme che funge da localizzatore. Dovete usarla soltanto se vi trovate in pericolo e manderemo qualcuno a soccorrervi. E ora, buona fortuna ragazzi!

    Il sottomarino si fermò e cominciò lentamente a risalire. Quando si fermò, il portello superiore si aprì e l'aria gelida e umida dei sotterranei fece raggelare tutti quanti. Avevano risalito il bacino fino all'entrata principale, ovvero, l'antro di una caverna, solo rifinito. Chuck guardò i tre ragazzi uno ad uno, sorridendo leggermente, senza tradire un pizzico di preoccupazione.

    L'entrata principale. Chi di voi vuole avere l'onore?

    Scusate il ritardo!
    Arriviamo fino a qui. Durante il viaggio potete comunicare tra voi come volete, avete carta bianca. Ricevete a testa una trasmittente, una torcia subacquea e un allarme da usare in caso di pericolo. Da questo momento in poi decidete con chi e dove volete andare, non potrete tornare indietro.
     
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    Subito dopo il mio arrivo e la mia presentazione, sbucarono alle mie spalle come d'improvviso gli altri due Genin, entrambi di Kiri come me. Atsushi lo conoscevo già mentre l'altro non l'avevo mai visto prima. L'uomo grande e grosso ci rivelò di non essere il capitano Silver di cui ci aspettavamo la presenza, ma solo un emissario. Il suo compito probabilmente era di portarci dal presunto capitano ma ciò non mi toccò né l'interesse né la curiosità. Ultimamente la mia testa era altrove e i miei pensieri andavano sopra ogni immaginazione possibile. Gli ultimi avvenimenti della mia vita mi avevano sconvolto abbastanza, e l'unica cosa in cui potevo concentrarmi al momento erano i combattimenti, poiché riuscivo a sfogarmi e a buttare tutto fuori con ogni singolo pugno. Anche per questo accettai l'incarico senza pensarci due volte nonostante richiesi un aumento della paga. Perciò ero distaccato da tutto il resto, aspettavo solo di arrivare nel luogo e picchiarmi con qualcuno.

    -Takeshi... a quanto pare finiamo sempre in missione insieme. Lui è Hisashi, il mio compagno di team. -

    - Piacere. -

    Freddo e conciso, non una parola in più. Sarebbe stato molto meglio spiegare la situazione ad Atsushi, ovviamente non avevo nulla con lui e il suo amico ma non avevo neanche la voglia di parlare. Potevo solo sperare che col tempo mi sarei sbloccato da quella maledetta situazione.
    Passò pochissimo tempo finché da lontano potemmo notare una specie di palloncino gigante fuoriuscire leggermente dall'acqua. Era scuro, tutto blindato e alquanto misterioso. Facendoci strada sulla lunga banchina scricchiolante arrivammo infine al presunto sottomarino, fino ad entrarvi dal portellone superiore. Dovevo ammettere che non era mai stato in un sottomarino, perciò tutto quello che avrei visto da quel momento in poi per me sarebbe stato completamente nuovo. Sembravamo in una lussuosissima nave, da dentro sembrava ancor più grande che da fuori. Alcune parti delle pareti, così come il pavimento, erano composti da vetro, permettendo la visione di ciò che stava all'esterno. Il fondale marino era qualcosa di spettacolare, e le profondità raggiunte da quell'aggeggio mi stupirono non poco. Barriere coralline, varie conchiglie, alghe fluttuanti e sciami di pesci di vario colore. Un paesaggio mai visto prima. D'altronde mi ci bloccai per ben poco visto che fummo immediatamente scortati in un'altra stanza. Tutto l'equipaggio portava una divisa tipica, noi tre e il tenente Arada eravamo gli unici in ''difetto''.

    Benvenuti a bordo del Bostionus, ragazzi! Sono il Capitano Silver, lieto di fare la vostra conoscenza! Prego, Tenente, da qui in poi ci penso io.


    Per come ci spiegò il giovane ragazzo dai capelli bianchi dovevamo penetrare nella base avversaria e fare piazza pulita per permettere al team di recupero di prendere i file indisturbati. Come mi aspettavo non si trattava di una missione semplice e tanto meno facile. Qui rischiavamo la vita in modo serio e a quanto parve, avrei dovuto scontrarmi anche con dei Ninjutsu-type. La cosa non mi preoccupò neanche un po' anche se probabilmente avrei trovato qualche difficoltà come al solito dalla distanza.
    Come un computer immagazzinavo ogni informazione che ci veniva fornita, non parlavo, ma ascoltavo attentamente. Una seconda persona di nome Chuck ci rivelò invece altri particolari dettagli inerenti alla missione, fornendoci inoltre una trasmittente wireless e una penna localizzatrice. Avremmo attaccato la mattina seguente ed eravamo dunque congedati fino ad allora. Inutile dire che senza perder tempo inutile andai dritto nella mia stanza per dormire, volevo riposare per essere al massimo delle forza il giorno seguente, la missione non accettava alcun tipo d'errore e così doveva essere. Al contrario di qualsiasi altro non avevo nessun tipo di ansia o cose del genere, la calma e il sangue freddo mi governavano come non mai. Dentro di me avevo qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo pronto ad esplodere come una bomba ad orologeria.
    ...
    La sveglia indicò l'inizio dell'arduo incarico. Mi preparai in un baleno assicurandomi di non dimenticare nessun pezzo bellico a mio disposizione e una volta pronti arrivammo a destinazione.

    L'entrata principale. Chi di voi vuole avere l'onore?

    Ricordai subito che durante la spiegazione si parlò di due diverse entrate, perciò parlai per primo, testimoniando la mia attenzione durante l'organizzazione del piano:

    - È meglio entrare dallo scarico. Se non sanno del nostro arrivo sarà facile aggirarli da lì, al contrario se sapessero dal nostro arrivo sarebbe la zona più controllata e opterei per sfondarli dall'entrata principale per coglierli di sorpresa. Ma come ci avete detto sono allo scuro della nostra presenza, quindi scegliamo lo scarico. -


    Come richiesto ci portarono dall'entrata scelta, virando il sottomarino e procedendo per un altro po', fino ad aggirare quasi l'isola. Poi arrivammo, la salita non era per nulla invitante...

    Sarebbe stato monotono e palloso per voi e per tutti riscrivere tutto ciò che hai scritto tu nel post kerbe, inclusi i dialoghi, per questo ho cercato di cambiare e accorciare il succo. Anche perché il mio pg al momento non da molta confidenza, indi non ha fatto domande. Per Krouct, non ho capito se durante la tua presentazione tendi la mano a me o ad Arada, nel caso la tendi a me puoi dire che te la stringo.
    Poi, il viaggio dentro lo scarico lo descrivo nel prossimo post, volevo solo sapere se lo scarico parte(Finisce) da sott'acqua oppure no.
     
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    Atshushi Nasushimo


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    Genin di Kirigakure




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    -Sono il Tenente di bordo, Arada. Grazie per essere venuti. Vi informo che il Bostionus arriverà tra pochi minuti-
    Così annunciò l'uomo che sfidava temerariamente la fredda sera con una sottile canotta di cotone. Nessuno aggiunse niente. Takashi si era fatto avanti, ma sembrava essere stato soddisfatto dalla risposta. Hisashi continuava a fissare ora la luna tonda in cielo, ora l'orizzonte lontano del mare. Atshushi gli si accostò istintivamente, provando un senso di sicurezza standogli vicino. Era pur sempre il suo compagno di allenamenti e la cosa più prossima ad un amico che avesse mai avuto. Aliti di nebbia impedivano la vista a lungo andare ed era difficile stabilire se il Bostionus stava davvero arrivando. "Dovrebbe essere visibile nonostante l'oscurità. Dovrebbe avere dei fari accesi a bordo." Riflettè il giovane naufrago mentre si sforzava di scovare una qualche ombra a forma di nave sul mare fin troppo quieto. "Il Bostionus. Il? La nave, la barca. Allora perchè lo ha chiamato al maschile? Che sia il vascello Bostionus?"
    Il genin era sul punto di chiederlo al Tenente Arada, che un scroscio d'acqua attirò l'attenzione di tutti. Soltanto l'uomo di mare non sembrava esserne veramente sorpreso e si mosse come se sapeva cosa doveva fare. Dalle acque piatte e scure emerse gradualmente un'imbarcazione dalla forma affusolata. -Ma è un sottomarino!- esclamò affascinato Atshushi. Ne aveva sentito parlare qualche volta, ma non ne aveva mai visto uno dal vivo. "Credevo si trattasse di una barca"
    Arada guidò i tre genin a bordo, dopo che si aprì un portellone dal quale sbucò la testa di un uomo ad annunciare l'imminente partenza. A passi incerti, Atshushi camminò sul telaio del sottomarino, che si dimostrò per niente scivoloso nonostante fosse ancora gocciolante d'acqua. Takeshi gli stava davanti, mentre hisashi lo seguiva.
    Scesero in una piccola stanzetta con muri vetrati che offrivano una spettacolare vista dei fondali marini.
    Purtroppo per Atshushi, ritrovarsi in luogo chiuso, privo di finestre e immerso nelle profondità marine, lo mise terribilmente a disagio. L'interno era accogliente e pensato per ospitare molte persone. Membri dell'equipaggio con i volti lunghi e impassibili affollavano un salone circolare arredato in modo utilitario senza quasi accorgersi della presenza dei nuovi arrivati. C'erano anche dei grossi schermi: in uno si poteva riconoscere l'isola di Kiri e le altre isole che la circondavano come mosche su una carcassa; sull'altro si aveva una proiezione della cabina piloti grazie alla quale era facile intuire che il mezzo marino era già in movimento verso una nuova destinazione. "Già, quasi dimenticavo. Siamo in missione per difendere questi ricercatori mentre cercano di recuperare un chissà quale minerale"
    Arada li condusse tra i due grandi televisori dall'altra parte del salone ed imboccarono un corridoio lungo il quale si aprivano varie porte. Entrarono in una sulla destra ed Atshushi e compagni si ritrovarono in un ufficio ben tenuto. Dietro una scrivania in disordine, un giovincello con una zazzera bianca in testa li squadrò sorridendo. Si presentò come il capitano Silver. "Potrebbe essere poco più grande di Hisashi ed è già capitano"
    Dopo aver congedato l'altro ufficiale, cominciò a spiegare loro cosa dovessero fare. Da quello che capì Atshushi, lui e i suoi due compagni avrebbero dovuto formare un team d'assalto capace di entrare nella base nemica, che era sommersa dal mare. Avrebbero dovuto ripulirla dai banditi per far sì che un team di recupero acquisisse file e informazioni. Cosa voleva dire tutto ciò? Che avrebbero dovuto combattere contro uomini pronti a uccidere e a loro volta dovevano essere pronti a protrarre gli scontri fino all'estreme conseguenze.
    Lasciarono l'ufficio del Capitano e lo seguirono in un'altra stanza dove trovarono le persone con le quali avrebbero dovuto collaborare per quella rischiosa operazione.
    -Dunque, da questo momento in poi il vostro supervisore sarà Chuck.- Così Silver si congedò dai tre genin di Kiri.
    Atshushi e compagni si ritrovarono spalle a spalle davanti a cinque persone che non sembravano avere nulla in comune. Atshushi li sondò rapidamente con lo sguardò ricavandone brevi dettagli di ognuno, prima che Chuck, un giovane dal bell'aspetto con un interessante contrasto cromatico tra occhi e capelli.
    -Benvenuti a bordo, ragazzi. Il Capitano vi avrà già spiegato cosa fare. Semplice: entrate e vi fate strada fino ad individuare il luogo in cui sono custoditi i file da recuperare. Resterete in contatto con me e il resto del team con questi.- Detto ciò, allungò loro una scatola nera e gliela aprì sotto gli sguardi curiosi dei tre ninja. "Sembrano trasmittenti radio" Chuck ne indossava una identica ed anche tutti gli altri membri del team, dalla donna con gli zigomi alti all'omone dall'aria di veterano. Atshushi ne prese una dalla scatola e la incastrò nell'orecchio destro. Provò un senso di fastidio, che svanì non appena si riconcentrò su Chuck.
    -Vi darò le indicazioni necessarie per proseguire ma dovrete collaborare e dirci qualsiasi cosa possa rivelarsi utile per lo svolgimento della missione.-
    Una morsa afferrò la gola di Atshushi, mentre sentiva gli sguardi di tutte quelle persone su di se. Chuck non parlava, come se attendeva un cenno di assenso da parte dei tre, ma il genin naufrago riuscì soltanto a guardarlo con gli occhi sbarrati, incapace di esprimersi per voce o per gesti. La consapevolezza della difficoltà di quella missione, gli gravava addosso.
    -Bene, direi che per adesso possiamo goderci il resto del viaggio in santa pace. Siete congedati fino al momento dello sbarco.-
    "Così non va bene" Atshushi, Hisashi e Takeshi tornarono nel salone. Atshushi si lasciò cadere su un divano, ancora intontito da prima. Fissava il vuoto, senza capire chi o cosa avesse attorno. L'idea che in poche ore si sarebbe dovuto infiltrare in una base piena di banditi che avevano già affondato un'imbarcazione civile, facendo strage di lavoratori innocenti lo faceva tremare per il nervosismo. Ansia, paura, tensione e un'autostima vacillante lo straziavano nel profondo. Rimase così per un po', cercando di mitigare il proprio animo turbato.
    All'esterno, oltre i vetri che chiudevano l'abitacolo, nuotavano branchi di pesci di piccole dimensione e solitari pesci più grandi, dalle forme più bizzarre. Su rocce e terreno sabbiose crescevano incontrollati coralli ed alghe mentre una ricca fauna marina del tutto sconosciuta agli occhi del giovane genin trovava riparo tra essi.
    Si accorse che, attorno a lui, c'erano i suoi compagni. Squadrò Hisashi, seduto su una poltroncina lì vicino, e ricordò com'era stato battuto al torneo avvenuto poco tempo prima. Poi spostò lo sguardo su Takeshi, che sembrava deciso a voler rimanere in piede. Gli tornò in mente il ricordo della sconfitta che aveva subito contro di lui e, anzichè demoralizzarlo e rattristarlo, come era solito accadere, lo rassicurò. "Non è molto più grande di me, ma ha capacità che vanno ben oltre la sua età." Sapeva con fin troppa insperata sicurezza che avrebbero avuto bisogno di tutto il potenziale combattivo necessario
    Finalmente, il naufrago dai capelli neri si decise a parlare. Si sistemò meglio sul morbido tessuto del divano e diede fiato alla bocca. -Cosa credete che ci attenderà laggiù?- Aveva bisogno di esternare le proprie ansie e non gli dispiaceva sapere cosa ne pensassero quei due riguardo la missione. -Non credo si tratti di una missione di livello D. Dovrebbero essere come minimo una livello C dato che dovremo affrontare dei veri e propri nemici. Non capisco perchè Itomi non ci abbia accompagnato.- Notò che Takeshi non lo stava seguendo. -Itomi è il nostro capitano. Io ed Hisashi abbiamo formato un team con lui per missioni come questa. A proposito, ricordi l'altra nostra missione fatta insieme? Chiese rivolgendosi a Takeshi. -Quella era di livello D, ma siamo finiti ad affrontare una bestia umanoide, rischiando la vita. Quella kunoichi di Kusa perse i sensi durante lo scontro.- Volse lo sguardo nuovamente verso Hisashi. -Mi dispiace che tu non sia venuto. Fu un bel viaggio con Itomi e la missione fu davvero entusiasmante.- Ricordava con piacere l'inseguimento nei boschi e, soprattutto, la cena a casa di quel fattore. Prima di allora non aveva mai cenato con persone di sue conoscenza tutte intorno ad un tavolo, come fossero una grande famiglia. -Ad ogni modo, io sono tremendamente preoccupato. Questa è gente che non si fa scrupoli e da quello che ha detto il Capitano Silver, potrebbero esserci anche dei ninja tra loro. Che si tratti di mukenin?- Sospirò stanco. -Non ho idea di cosa ci attenda. Spero soltanto che non mi vacillino le ginocchia nel momento del bisogno. Cerchiamo soltanto di collaborare o faremo tutti una brutta fine.- Socchiuse gli occhi per un istante, un attimo dopo sentì una mano sulla spalla.
    Sobbalzò e scattò in piedi. A quanto pareva, erano già giunti a destinazione. "Devo essermi addormentato." A svegliarlo, era stato Hisashi.
    -Siamo arrivati?- Gli chiese. Quello annuì, così Atshushi potè prepararsi all'imminente operazione. Aveva già tutto indosso: la lama sotto la manica della giacca, i porta armi legati al pantalone, il coprifronte in testa. Mancava soltanto la katana, che aveva riposto sul divano, prima di sedersi la sera prima. La risistemò dietro la schiena e diede una stretta al tessuto che teneva ferma la placchetta metallica con inciso il simbolo del suo villaggio.
    -Andiamo.- Seguì Hisashi fuori dal salone, nell'atrio, raggiungendo poi il portellone dal quale erano entrati la sera prima. Si strofinò l'orecchio e ricordò di avere ancora l'auricolare indosso. L'aveva tenuta mentre dormiva ed ora gli urticava contro le pareti membranose dell'orecchio. Chuck, il resto del team di recupero e Takeshi erano già lì. Quest'ultimo, era stato taciturno e sulle sue per tutto il tempo. Atshushi non lo ricordava dotato certo dello stesso entusiasmo della kunoichi di Kumo, Nabune, ma non trovava spiegazioni per un assenteismo così pronunciato. Guardò Hisashi, anche lui con la katana stretta intorno il kimono. "Persino io e lui siamo riusciti ad essere più loquaci ieri."
    Questi pensieri lo avevano addirittura distolto dal pericolo che avrebbe rischiato di correre di lì a breve, se non fosse stato per Chuck che, con le sue spiegazioni, non lo riportò alla realtà. L'aria era gelida e pungente, come ci si aspetta in una caverna sotterranea a decine di metri sotto la superficie del mare.
    "Due entrate, eh? Una ovvia, l'altro meno ovvia." Storse la bocca in una smorfia di disappunto, qualcosa non lo convinceva.
    Nel frattempo gli furono affidata una torcia capace di resistere all'acqua e una penna localizzatrice, nel caso in cui le cose fossero andate per il verso sbagliato. Atshushi la strinse in mano e la osservò assente. "Usarla, significherà fallire." L'idea di dover sottostare a un'altra umiliazione gli fece rigirare lo stomaco. Avrebbero riportato un successo degno delle lodi di Itomi.
    -Hisashi. Io non potrei mai sopportare di fallire. Restiamo uniti e collaboriamo quanto più possibile.- Sussurrò al suo compagno che osservava la scena con sguardo vitreo.
    Takeshi propose di passare per il canale di scolo.
    -Credo sia la scelta migliore. L'ingresso principale sarà sicuramente sorvegliato. Anzi, stare quì a decidere è già un rischio. Passando per il canale di scolo, avremo una piccola possibilità di infiltrarci senza dare nell'occhio.- Parlava di infiltrazioni, di guardi e di possibilità con non poco timore: se le cose sarebbero andate male, a pagarne le conseguenze sarebbe stato lui e il resto del suo team. Tuttavia si sentì sorpreso per come riusciva ad argomentare, nonostante la situazione. Atshushi sorrise agli scuri meandri della caverna. "Ce la faremo."
    Attivò la trasmittente che fece un piccolo crr di assenso. Accese la torcia tenendola con la destra, mentre continuava a tenere la penna nella sinistra. Scesero dal sottomarino, diretti verso il loro ingresso poco ortodosso. Appena fu sicuro di non essere osservato, si staccò per un attimo del gruppo, appoggiando la penna segnalatrice dietro una roccia bagnata d'umidità. Avrebbe preferito morire, piuttosto che arrendersi.




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    Status Atshushi:
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Hisashi Kaguya




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    I bottoni e i simboli dei gradi sulle spalle risplendevano alla tenue luce del sole, quando l'uomo si presentò.
    Si chiamava Arada, ed era un tenente.
    La nave quindi non è ancora arrivata...
    Hisashi osservò ancora il volto del ragazzo che poco prima gli aveva stretto la mano, la sua espressione calma e priva di emozione apparve al giovane genin del tutto incomprensibile, ma non per questo non affascinante.
    Strano che Atshushi non me ne abbia mai parlato prima d'ora..a giudicare da come mi ha presentato deve aver conosciuto questo Takeshi in tempi piuttosto recenti..
    Le nuvole erano aggrovigliate fra di loro in una continua lotta contro il sole, i cui raggi timidamente illuminavano parte della movimentata spiaggia.
    Forse proprio mentre mi stavo allenando da solo..
    Quando il Bastionus emerse dall'acqua, smuovendone una buona quantità fra lo stupore generale, la sua mente era ancora assorta nei più profondi pensieri. Il torneo, i mesi appena trascorsi, e infine il futuro, una distesa immensa e informe, la cui creazione spettava solo a lui stesso.
    Ebbe appena la prontezza di voltarsi, e di guardare con i suoi stessi occhi lo strano mezzo di trasporto proprio davanti a loro.
    Un sottomarino ?!
    Non ne aveva mai visto uno, ma la sola idea di dover viaggiare sott'acqua lo spaventava ed eccitava allo stesso tempo.
    Seguendo Arada i tre si incamminarono sul ponte di legno, zuppo d'acqua anch'esso, dirigendosi verso l'entrata appena aperta del sottomarino, Hisashi fu l'ultimo a dover salire.
    Una sala di grandi dimensioni, piena di accoglienti poltrone e finestre da ogni lato, si presentò agli occhi dei giovani shinobi, in quella che sembrava un'abitazione residenziale più che un sottomarino.
    Incredibile...
    Grandi schermi appesi alle pareti mostravano la visuale del sottomarino e la sua posizione sul radar, mentre dalle pareti Hisashi vedeva chiaramente la superficie dell'acqua salire mentre il sottomarino si immergeva.
    Seguirono il tenente, il quale percorrendo la stanza li fece entrare in una piccola stanza sulla destra, nella quale un ragazzo, poco più grande di loro e dai capelli bianchissimi li stava aspettando.

    Benvenuti a bordo del Bostionus, ragazzi! Sono il Capitano Silver, lieto di fare la vostra conoscenza! Prego, Tenente, da qui in poi ci penso io.

    capitano?!
    Hisashi non riusciva a credere a ciò che aveva appena ascoltato, un ragazzo così giovane non poteva avere già un grado così alto.
    Arada si congedò, e i tre furono introdotti con particolare perizia nel piano d'azione. Sarebbero dovuti andare in avanscoperta in una base, permettere all'equipaggio di recuperare specifici documenti e proteggerli da eventuali aggressioni.
    Questa volta avremo a che fare con veri e propri nemici, ben diversi dai coyote dell'ultima volta...
    L'equipaggio fu presentato uno per uno individualmente, Hisashi fu ben sorpreso di vedere ben due donne nell'equipaggio, e soprattutto l'ultima, con un'acconciatura piuttosto punk attirò la sua simpatia.
    Terminate le presentazioni il capitano Silver uscì dall'ufficio, affidando la parola ad un ragazzo dai capelli scuri di nome Chuck.
    Benvenuti a bordo, ragazzi. Il Capitano vi avrà già spiegato cosa fare. Semplice: entrate e vi fate strada fino ad individuare il luogo in cui sono custoditi i file da recuperare. Resterete in contatto con me e il resto del team con questi.
    Il ragazzo prese una piccola scatola nera dal tavolo, e mentre continuava a spiegare il piano nei dettagli la aprì, all'interno vi erano tre piccole trasmittenti.
    Vi darò le indicazioni necessarie per proseguire ma dovrete collaborare e dirci qualsiasi cosa possa rivelarsi utile per lo svolgimento della missione.
    Trasmittenti?
    Per qualche secondo un brivido percorse la schiena del giovane ninja, quella missione era davvero di un livello totalmente superiore.
    I tre si diressero dunque nel salone, e presero posto su tre delle numerose poltrone presenti. Poco tempo trascorse prima che Atshushi ruppe il ghiaccio.
    Cosa credete che ci attenderà laggiù?
    Hisashi dapprima strinse le spalle, aspettando la risposta di Takeshi, ma vedendo che questo continuava a fissare un punto indefinito nella parete, gli sembrò opportuno intervenire.
    Beh...da quel che hanno detto dovremmo scortare un team fino a specifici documenti..e se hanno ingaggiato noi temo proprio che eventuali avversari siano di livello piuttosto alto...
    Quest'ultima affermazione parve ad Hisashi piuttosto azzardata, erano loro ad essere quelli di livello basso dopotutto.
    Continuò a seguire Atshushi, nei suoi occhi si poteva scorgere tanta determinazione, ma anche tanta curiosità e paura. Erano ignari di ciò che avrebbero potuto trovare.
    Uno strano rumore proveniente da uno dei due televisori svegliò Hisashi di soppiatto, il ragazzo si voltò, e alla vista di Atshushi con la testa all'aria tutto gli fu chiaro. Si erano addormentati entrambi, e Takeshi probabilmente aveva raggiunto la sua stanza. Strani rumori proveniente dall'atrio fecero presagire un imminente sbarco, e rapidamente svegliò il suo compagno.
    Arrivati nei pressi dell'ingresso trovarono già tutti pronti, Chuck continuò immediatamente le spiegazioni, e gli consegnò una torcia e una penna localizzatrice.
    Ci sono due entrate dunque...
    Takeshi propose di entrare dal canale di scolo.
    Sembra L'opzione migliore anche a me..
    Sai già che da parte mia l'avrai, Atshushi.




    Scusate per l'enorme ritardo. Cercherò di essere più celere nei prossimi post.


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    Il sottomarino arrivò a destinazione poco più tardi, distanziandosi dall'entrata principale di centinaia e centinaia di metri. Difatti, il canale di scolo che avrebbe ricoperto il ruolo di "seconda entrata", si trovava quasi nella posizione opposta rispetto l'entrata principale. Ma il Bostionus era un mezzo incredibilmente rapido, seppur la stazza sembrasse suggerire il contrario. I tre Genin erano parecchio tesi ma nessuno li avrebbe biasimati. Se solo fossero stati tempi meno cupi, non sarebbero stati dei semplici aspiranti chunin ad affrontare una missione di quel calibro. I tre se ne sarebbero accorti solamente alla fine, che quella "C" accanto alla missiva, nella bacheca del villaggio, era stata messa senza pensare. Forse per risparmiare sulle spese di commissione. Così facendo, il commissionante non avrebbe sborsato poi molto, ma la percentuale di riuscita della missione sarebbe calata in modo preoccupante. A salire, sarebbe stato solo il rischio di rimetterci la pelle di quei poveri ragazzi. Ma, come si suol dire, è inutile piangere sul latte versato. Il sottomarino si fermò e, quando il portale superiore si aprì, nessuno poté più tirarsi indietro. La discesa dal mezzo era la prova che la missione era stata accettate e sarebbe stata eseguita fino in fondo, nonostante tutto ciò che, purtroppo, sarebbe potuto accadere. Chuck scrutò Takeshi, Atshushi e Hisashi uno alla volta, soffermandosi su ognuno dei loro volti per qualche secondo. Difficile descrivere come si sentisse, si stava un po' fidando del caso, visto che quei tre avrebbero potuto rivelarsi i più scarsi shinobi del paese come la migliore squadra d'assalto genin di sempre. Ma non aveva tempo per ripensarci, come non avevano avuto tempo per fare le cose per bene e proporre un colloquio generale, per scegliere i membri più adatti alla missione. Ciò che aveva davanti era solo un gruppo di ragazzi che si erano fatti avanti per dare una mano, la volontà non gli mancava certo. Adesso avrebbe scoperto se si potesse affermare lo stesso della portata delle loro braccia.

    Non ho una mappa da prestarvi ma fate molta attenzione a quello che sto per dirvi.

    Esordì improvvisamente il coordinatore della missione. Il suo tono era grave, senza alcuna sfumatura giocosa o pacata. Era chiaro che prendeva molto seriamente la faccenda e non voleva far passare il messaggio sbagliato alla sua truppa. Si rischiava la vita, lì dentro, non erano ammessi errori.

    Siamo in una grotta marina sotterranea. Non sto a spiegarvelo fisicamente, ma, nonostante la profondità, qui c'è aria. Il canale di scolo dà su una specie di torrente che funge da scarico, il quale attraversa questa grotta e sfocia di fuori, mi seguite fin qui? Ecco. Non dovete fare altro che risalire il canale artificiale, è abbastanza grande da far passare tutti e tre. Non possiamo esserne sicuri al cento per cento, ma abbiamo calcolato e supposto che il canale interno vi permetterà di uscire direttamente nella base. Da qui vi muoverete mentre noi monitoreremo costantemente le vostre posizioni. Ricordate gli obbiettivi della missione, giusto? Fate del vostro meglio, ragazzi. Saremo qui a darmi man forte se le cose si mettono male...

    Individuare e manomettere i sistemi di sicurezza interni, scoprire la posizione dei file da recuperare e fornire una copertura alla squadra alleata durante il recupero. Detto così sembrava un gioco da ragazzi. Ma quello era solo l'inizio. Con l'equipaggiamento fornito ben attrezzato indosso, i tre Genin risalirono le scalette dello scafo uno alla volta, uscendo fuori dal mezzo. Ciò che li circondava era di una bellezza sconvolgente. La grotta era alta non più di cinque metri, completamente selvaggia e umida. Un gioco di luci, faceva apparire tutto di una sottile e delicata sfumatura bluastra. La pareti della grotta si snodavano in dedali senza fine, dai quali proveniva un'eco di gocce che cadevano in acqua. Del Bostionus era visibile nient'altro che la parte superiore. Il resto era nascosto da questo piccolo laghetto dalle acque gelide e profonde. L'aria era umida e assai fredda, tanto che i tre si sbrigarono a seguire il torrente sporco, verdastro, che scorreva poco lontano da loro. Esso li condusse attraverso cunicoli larghi e sempre più umidi, finché la grotta si aprì in uno spiazzo, una trentina di metri dopo. Un'altra grossa pozza d'acqua, profonda neanche un metro, fungeva da inizio del torrente che, nella direzione inversa a quella, sfociava nel mare aperto. E ciò che si riversava in esso era materiale di scarto. Visibile solo per via del colore decisamente più scuro e non liquido, in qualche modo quasi denso. Il tutto proveniente dall'entrata secondaria che Hisashi, Atshushi e Takeshi non ebbero difficoltà ad individuare. La circonferenza del tubo era tale da permettere di far entrare tutti e tre nello stesso momento, il raggio raggiungeva quasi i due metri. Peccato per due fattori. Primo, l'odore nauseante che proveniva dal tubo di scarico. Secondo, l'aria poco sicura che lo circondava. Non si vedeva nulla al suo interno, neanche dove portasse. Solamente il buio. Quasi i tre rimpiansero di non essere passati dalla comoda porta principale. Ma impugnarono le loro torce e, a malincuore, si infilarono nel condotto fetido, cercando di non respirare e trattenere i conati. Impossibile abituarsi a quel puzzo. Trascorsero una ventina di minuti lì dentro, poiché il tubo in questione risaliva verso l'alto, inclinato quasi di ottanta gradi, impedendo quindi di proseguire a passo spedito. Fu per i tre una vera fortuna aver faticato in accademia per apprendere la concentrazione del chakra, con la quale si evitarono la spiacevole sensazione di doversi letteralmente arrampicare per il condotto, toccandone la superficie non proprio gradevole a causa dei "residui" presenti. Quando giunsero a destinazione, il tubo si strinse considerevolmente, costringendo i tre ad proseguire in fila indiana. Il primo della fila, fortunatamente, liberò gli altri due e se stesso da quella spiacevole escursione semplicemente spostando la botola di legno sopra di lui. Essa segnava la fine del tubo di scarico ma il ragazzo scoprì che non andava spostata di lato ma alzata. Quando mise la testa di fuori, capì il perché. Certo, non potevano aspettarsi di meglio da una via secondaria di quel genere, ma fu comunque ilare scoprire di essere passati, insomma, per il gabinetto. La tazza non era come quelle che si trovavano nei normali bagni. Molto più larga, squadrata e in legno, abbastanza larga da permettere ai tre di passare. E si ritrovarono finalmente in un bagno spartano, con giusto la tazza, un lavandino e una doccia, in un angolo, senza tendine. Non c'erano finestre e la porta era spessa e in acciaio, con una serratura speciale: una specie di volante d'acciaio che andava girato in un senso per chiudere e nell'altro per aprire. Dopo aver atteso qualche secondo ed essersi accertati di non udire alcun rumore proveniente dall'altro lato della porta, i tre uscirono fuori, con circospezione. Erano fortunatamente soli.


    Se non fosse stato per l'unica vetrata laterale che dava come sfondo il mare, sarebbe sembrata una base qualsiasi. L'aria non penetrava in quel posto, probabilmente il tutto era regolato da un sistema di ventilazione interna, per questo la temperatura era piacevolmente tenue. Alla fine i tre c'erano riusciti per davvero, anche Chuck e Midori, al sicuro dentro il sottomarino, monitorarono la loro posizione, identificandoli come penetrati all'interno della base nemica. Adesso era solo questione di tempo. Difatti, i tre avevano poche scelte da fare, forse tutte avrebbe portato ad uno scontro diretto. Restava solo da capire quale fosse la più sicura o la migliore da scegliere. Dal bagno, avevano la vista su questo ampio atrio. C'erano delle stanze accanto al bagno e, fortunatamente, le targhette accanto alle grosse e spesse porte lasciavano intendere cosa vi fosse al loro interno. Dopo "Bagno", c'erano "Infermeria" e "Impianto". Tutte e due le stanze non necessitavano di password o chiavi per accedervi. Poi, c'era il piano superiore che si affacciava sull'atrio. Se i tre avessero controllato, infatti, avrebbero trovato solamente altre due porte con altre tre targhette: "Magazzino" e "Spogliatoio". Ciò che però poteva realmente catturare l'attenzione dei tre, era il proseguimento dell'atrio attraverso un corridoio completamente di vetro, che conduceva nel cuore della base, probabilmente. Per il momento, non sembravano esserci sistemi di sicurezza ma la pacchia non sarebbe durata a lungo e non c'era molto tempo a disposizione. Infatti, urgeva fermare il branco di pirati prima che potessero partire per appropriarsi dei minerali preziosi di cui avevano scovato le coordinate rubando i documenti dal relitto che ormai giaceva sul fondo dell'oceano. La pressione alla quale i tre ragazzi erano sottoposti era notevole, ma il finale della missione era ancora da decidere. Il fautore di esso sarebbe stato proprio il trio.

    Riprendiamo. Avete carta bianca. Ognuno di voi può esplorare un solo ambiente alla volta, cosa troverete all'interno lo deciderò io in base al vostro posto. Se avete dubbi o domande, mandatemi pure un Mp.
     
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    Atshushi Nasushimo


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    Genin di Kirigakure




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    Il Bostionus, il maestoso mezzo di locomozione subacquea della Umi s.p.a., si allontanò rapidamente dall'ingresso principale del covo di quella specie di pirati fuorilegge. Atshushi faticava a credere che persone prive di morale potessero vivere così indisturbati al di fuori della sfera di influenza giuristizionale di un Paese o di un Villaggio ninja.
    L'aria che si respirava tra i partecipanti e gli organizzatori della missione era quanto mai tesa. Nessuno parlava e, scrutando i loro volti, Atshushi non riconobbe altro che sguardi fissi nel vuoto, con occhi sgranati che guardavano le pareti metalliche del sottomarino come fossero le pagine di un intrigante libro, mentre le loro menti erano evidentemente proiettate lontane verso i ricordi di persone o luoghi a loro cari. Il giovane genin si passò le mani sul volto, riflettendo su chi o cosa avrebbe potuto dedicare un pensiero. Oltre ad Hisashi, che era al suo fianco immerso in uno stato di preoccupata concentrazione ben mascherata dalla sua solita insofferenza alla vita, ritenne giusto focalizzarsi su Itomi, il loro sensei. Era una scelta un po' forzata, dato che non aveva nessun'altra presenza nella sua vita tanto importante perchè egli ne avesse memoria in un momento come quello, tuttavia, però, c'era anche Amui. Si sorprese di pensare proprio a lei, quella strana ragazzina dall'animo così puro e delicato ma la contempo straordinariamente sagace. Era la prima relazione che Atshushi instaurava di sua volontà. Hisashi, Itomi, gli erano state imposte dall'alto perchè erano membri del suo team, sebbene con entrambi sentiva di aver creato un rapporto che stava maturando verso qualcosa di più complicato e profondo di una semplice intesa tra "colleghi".
    Mentre il naufrago era perso tra i suoi pensieri, d'altronde, come tutti nell'angusta stanzetta di "lancio", il sottomarino si arrestò di colpo facendo sobbalzare tutti. Il pavimento metallico assorbì risuonando il rumore dei piedi che vi batterono per ritrovare l'equilibrio.
    Il portellone si aprì cicolando e sembrò un rumore tanto forte da svegliare tutta la base nemica. Dal varco che si schiudeva, riuscì ad intravedere una caverna dall'aspetto surreale.
    Chuck, colui il quale avrebbe guidato e coordinato l'intera operazione, si parò davanti a quella visione, dando le spalle all'antro roccioso per rivolgersi al team di azione. Ovvero, i tre genin della Nebbia: Atshushi e i suoi due compagni, Hisashi e Takeshi.
    Dal viso teso e dalla voce torva, tirata che sembrava sul punto di spezzarsi da un momento all'altro, Atshushi riuscì ad intuire che, forse, quanto stavano per fare era davvero più rischioso di quanto avesse potuto temere.
    Quella che propinò loro fu una mera spiegazione di come e dove sarebbero dovuti passare per penetrare nella base nemica, ma non ci furono ulteriori spiegazioni, anche perchè i tre genin non posero domande. Erano tutti ansiosi di iniziare per provare a scrollarsi di dosso quell'aria di apprensione.
    "Andiamo" avrebbe voluto dire Atshushi ai suoi compagni, ma quell'incoraggiamento rimase soltanto un pensiero che gli rimbalzò in mente, facendolo sentire in colpa per non riuscire a prendere le redini del suo team.
    Sbarcarono mesti in quell'antro umido e oscuro, dove tutto, dalle pareti rocciose alle acque stagnanti, aveva tinte bluastre.
    Atshushi abbandonò la sua penna salvavita [come descritto nel post precendete, ho preferito ricominciare la narrazione con una sorta di flashback per dare maggior senso al post] e, munito di torcia si fece largo fino all'ingresso del tunnel. Trovarlo fu facile: bastava seguire una scia oleosa dall'odore fetido che rendeva l'aria della caverna talmente pesante che si faticava a respirare con il naso. L'odore proveniva da un acquitrino melmoso di escrementi e scarti vari che veniva alimentato da un grosso tubo che doveva essere il canale di scolo.
    -Ci siamo. Ci toccherà risalirlo per entrare nella base. Siete pronti?- Parlò con voce sommessa, per paura che qualcuno potesse udirli. Toccò d'impulso la katana che aveva sulla schiena per assicurarsi che fosse ancora lì.
    Reggevano in mano le torce, fornite dai loro commitenti, e con quelle si erano fatto luce fino a lì. Atshushi fu il primo ad addentrarsi in quell'ingresso secondario così poco ortodosso, ma tanto congruo alla tetralità di quel luogo. Il tubo, oltre ad essere fangoso, scivoloso e maleodorante, era anche molto ripido.
    -Dovremo far finta di scalare il tronco di un albero, a meno che non vogliate affondare le mani in questa melma putrida. Almeno è abbastanza grande per non costringersi a strisciare.- Magicamente, Atshushi riuscì a sentirsi più sciolto. Forse era vero: chi ben comincia è già a metà dell'opera.
    Cominciò a scalare con le piante dei piedi ben cosparse di chakra affinchè non affondasse scivolando in quel materiale di scarto che odorava tanto di latrina sporca ed usata di recente. I suoi compagni lo seguivano da dietro.
    -Hisashi, non credi che Itomi-sensei avrebbe dovuto partecipare con noi alla missione?- Chiese, senza rendersi conto che la sua voce echeggiò lontano.
    Hisashi gli rispose, ma le infidi pareti del tubo scolo fecero da eco e l'oscurità davanti a loro ripetè quelle parole. "Dannazione, anche qui c'è eco."
    -Rimaniamo in silenzio, è meglio.-
    Continuarono ad avanzare, scalando liquame nauseabondo dall'aspetto vomitevole, verso un orizzonte nero che sembrava allontanarsi man mano che i tre genin si avvicinavano. Le torce non erano abbastanza potenti per arrivare ad illuminare fino alla loro meta, ovvero all'inizio del canale di scarico che avrebbe segnato per loro la fine di quella tortura. Respirare, infatti, era difficile sia per la mancanza di ossigeno, sia perchè usare il naso equivaleva ad una pratica masochista per farsi girare lo stomaco.
    Ad un certo punto, quando la fine della scalata sembrava essere un traguardo irrangiugibile, Atshushi cedette ed ebbe i conati. Fortunatamente, o sfortunatamente, non sapeva decretarlo, non aveva fatto colazione e non ebbe nulla da offrire per incrementare la melma di escrementi che aveva sotto i sandali. Quando lo stomaco smise di torcersi, si scusò con i suoi compagni e pregò intimamente di riuscire a portare a termine la missione senza ulteriori mancanze fisiche.
    Dopo quella breve pausa ripresero a camminare e non ci volle ancora molto perchè il fascio di luce della torcia che Atshushi reggeva in mano illuminò degli assi di legno. La gioia lo pervase. -Ci siamo!- Ma quello era il momento meno indicato per esultare, a meno che non volesse avvisare l'intera base del loro arrivo.
    Infatti, i tre intrepidi genin erano "sbucati" in un bagno spoglio di qualsivoglia suppellettile. La vicetrasmittente scicchiolò nell'orecchio di Atshushi e dopo un attimo arrivo la conferma di Chuck dal Bostionus: erano dentro.
    Atshushi parlò per prima, la voce ridotta a un filo. -Cerchiamo di parlare il meno possibile e il più flebilmente possibile da ora in poi.-
    -Non siamo soli, ma loro non si aspettano un attacco dall'interno. Dovremo sfruttare il fattore sorpresa.-
    -Perchè do per scontato che verremo scoperti? Perchè non credo che saremo così furtivi da riuscire a portare via ciò che ci è stato richiesto senza ingaggiare un combattimento.- Deglutì. -Stavolta non ha nulla a che fare con peperoncini o volpacchiotti.-
    Fuori dalla latrina li attendeva un ampio spazio le cui pareti metalliche erano rischiarate da luci incolori al neon. A sinistra si apriva un'ampia vetrata che dava a vedere su oscuri fondali marini. Nel suo complesso, quel luogo aveva davvero un'aria suggestivamente maligna e inquietante. Nulla a che vedere con il Bostionus che sembrava un ritaglio di Eden in grado di muoversi nel ventre dell'oceano; invece, quella struttura sembrava un cancro cresciuto in profondità e difficile da estirpare.
    Fortunatamente, non c'era nessuno.
    Una marea di idee si affollarono nella mente del genin. "Potremmo usare l'henge no jutsu e infiltrarci tra i loro ranghi, ma non abbiamo idea di come vadano vestiti in giri nè di che faccia abbiano alcuni di loro. Potremmo fare rumore e lasciare che vengano da noi per poi trarre loro in trappola, ma non saremmo in grado di affrontare troppi nemici alla volta dato che non abbiamo stime di quanti ce ne siano qua dentro. Potremmo avanzare tenendoci defilati e pregare affinchè nessuno si accorga di noi." Atshushi strinse i denti in un smorfia di disappunto: perchè l'idea peggiore era sempre la più facile da attuare?
    -Guarda, ci sono delle porte.- Avvertendolo, Hisashi lo riportò a concentrarsi sull'ambiente circostante:c'erano due porte oltre a quella da cui erano usciti i tre genin.
    -Infermeria e Impianto. Quest'ultima non ho idea di cosa possa essere.-
    Hisashi, allora, propose di controllare il piano superiore.
    Facendo bene attenzione a dove mettevano i piedi e con fare guardingo, il giovane team d'assalto avanzò furtivamente, con Hisashi in prima linea.
    Sopra c'erano altre due porte: magazzino e spogliatoio. Quelle piccole targhette fissate sopra ogni porta erano davvero utili.
    -Dobbiamo decidere quale ispezionare. Oppure tirare dritto verso quel corridoio.- Lo indicò con un cenno del capo.
    -Cosa ne pensate voi? Io non credo che quì potremmo trovare quello che cerchiamo, ma potremmo scovare alcuni indizi importanti. Ho l'impressione che questa base sia davvero grande e noi non abbiamo idea di dove possa essere quello che cerchiamo.
    Giù c'è l'infermeria.-
    A furia di sforzare la sua voce per mantenere un tono basso, essa cominciò a diventare roca. La schiarì. -Dentro potrebbe esserci qualcuno. Magari è ferito e potremmo catturarlo facilmente per poi interrogarlo. Hanno o non hanno attaccato una nave della Umi di recente? Forse qualcuno di loro sarà stato ferito e costretto a delle medicazione. Appoggiate la mia supposizione?-
    -Dietro la porta targata Impianto non ho idea di cosa ci possa essere e magari sarebbe meglio non perdere tempo. Nel magazzino rischiamo trovare soltanto scatoloni pieni di documenti inutili, cibo e pezzi di ricambio. Per lo spogliatoio credo che valga lo stesso ragionamento. Richiamo di trovare qualcuno mentre si cambia e ciò lo renderebbe estremamente vulnerabile, ma è pur sempre mattino presto e chi non è di guardi sarà nella propria cabina.- Rimase quasi stupito della tranquillità con cui aveva esposto le proprie idee. Che fosse proprio quello il beneficio di lavorare in squadra: la paura e le ansie svaniscono quando si hanno dei compagni, che condivono la propria stessa condizione, su cui poter contare?
    -Io proporrei di andare avanti per il corridoio. Potrebbe essere passato troppo tempo dall'attacco a quella nave e chiunque sia stato ferito si sarebbe già rimesso abbastanza in sesto da non essere costretto alla permanenza notturna in infermeria. E detto sinceramente, dubito che si sia ferito qualcuno in quell'attacco. Da come hanno parlato, quella nave non aveva alcuna difesa.- Passò in rassegna i volti dei suoi compagni.
    -Avanziamo verso il corridoio?- Chiese loro cercando di mostrarsi quanto più sicuro possibile.




    Scheda
    Riepilogo:

    Status Atshushi:
    Resistenza: 130
    Stamina: 120

    Note:
     
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19 replies since 1/12/2015, 16:05   453 views
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