La Scorta

Personal Quest

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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Parlato Mashiro
    Parlato Takeda
    Parlato Mestro Misao

    In tre sfrecciavamo per i vari tetti di Kiri, rincorrendoci l'un l'altro senza un motivo apparente. Ci passavamo il tempo, come sempre nei momenti liberi. Io, Mashiro e Takeda eravamo diventati una vera e propria squadra a tutti gli effetti. Passavamo gran parte della giornata insieme anche quando non v'erano allenamenti o missioni da svolgere. E finalmente potevo dire di aver trovato dei veri amici. Avevo sviluppato un forte senso d'amicizia e d'affetto verso i due, non mi sarei dato pace se gli fosse successo qualcosa, ormai tenevo molto a loro. E il maestro Misao l'aveva capito bene, lui ci osservava sempre anche quando a noi sembrava il contrario. Dentro il suo corpo atletico e robusto si nascondeva un'animo garbato e gentile, anche se a volte si adirava spesso per gli insulti alla sua testa pelata. Ma ormai era la prassi, una specie di segno d'affetto nei suoi confronti da parte nostra, e nonostante l'avesse capito dopo innumerevoli mesi, l'irascibilità di quel gesto era più forte di lui.
    A forza di correre eravamo giunti nel campo d'allenamento, vicino ad un albero dal tronco gigantesco e altissimo. Un'albero che si usava spesso negli allenamenti per le scalate verticali.

    - A chi arriva prima su! -

    Lei era già partita senza aspettare il consenso, ma sapeva che io e Takeda non ci saremmo sicuramente tirati indietro. Infatti partimmo subito dopo, seguendo la sua scia verso la chioma dell'albero. Mashiro era in testa, potevo superarla in qualsiasi momento vista la mia preparazione fisica ma non lo feci, restando al secondo posto durante tutta la scalata. Non mi andava di apparire come lo spaccone che vinceva sempre, e poi mi faceva piacere vederla gioiosa nella sua vittoria. Takeda invece non ci provava neanche, il fisico non era il suo forte e per questo era sempre ultimo in tutto. Lui si limitava a star fermo e far tutto col Ninjutsu, sembrava proprio appassionato dall'arte magica ma non si tirava di certo indietro nelle altre cose. L'orgoglio era il suo difetto peggiore.

    - Yuhuhu ho vintoooo! -

    - Aaah, per poco così! -

    - Se non fossi partita prima ti avrei sicuramente raggiunto! -

    - Si si come no, frignate. Bleee!!! -

    Le sue solite linguacce, quando vinceva si montava sempre la testa e continuava a parlarne almeno per le prossime ventiquattro ore. Era una vera e propria istigatrice, ma mi piaceva il suo carattere. Io e lei eravamo molto più legati rispetto a Takeda, ma nonostante questo non lo escludevamo mai dal gruppo, gli volevamo bene. E proprio mentre ci stuzzicavamo per l'esito della gara, una nuvola di fumo a diversi metri di distanza catturò la nostra attenzione, rivelandoci dopo alcuni secondi la presenza del maestro.

    - Maestro! -

    - Sapevo che vi avrei trovato qui a giocare. Ma mai pensate ad allenarvi di vostra spontanea volontà, non è vero? -

    Presi subito parola, prima che Takeda peggiorasse la situazione.

    - Veramente ci stavamo proprio pensando. -

    - Si come no, stai zitto tu, che la sai lunga. Comunque.. ho qualcosa per voi.. cioè, per noi. -

    - Una missione? -

    - Esatto. È una C un po' più difficile del normale, si tratta di fare da scorta ad un uomo ed il suo carro di merce dal nostro villaggio fino al villaggio del suono. Il tragitto non è molto lungo, ma nella foresta di Konoha ultimamente ci sono state molte sorprese, indi ha bisogno di protezione. -

    - Quando cominciamo? -

    - Ci vediamo tra un'ora alle porte del villaggio. -

    Scattammo tutti e tre in direzioni diverse, ognuno verso la propria casa. Quando si trattava di una missione non ce lo facevamo ripetere due volte, dovevamo prepararci!
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Non ci mettevo molto a prepararmi, al contrario di Mashiro che arrivava sempre in ritardo. Vestivo con la mia solita canottiera e i pantaloni di tuta verdastri, nulla di particolare. Il cinturino attaccato alla vita e il borsello dalla parte opposta. Non dovevano mai mancare le mie armi, la wakizashi per il corpo a corpo e gli shuriken per coprire distanze più ampie. Certo, non avevo un granché ma era tutto ciò che potessi permettermi in quel periodo, gran parte dei soldi dovevo donarli per aiutare in casa e mantenere a galla la mia piccola e amata famiglia. Ma col tempo avrei sicuramente comprato qualcosa di migliore e magari sarei riuscito a sollevare del tutto i miei genitori dalla grave situazione economica.
    Perciò indossai i sandali e mi avviai al luogo d'incontro, come previsto. Quel primo pomeriggio era abbastanza tranquillo, la solita nebbia raffreddava ed inumidiva come di consueto l'atmosfera ma per il resto era una bella giornata. Ero in orario, arrivai quasi insieme a Takeda che subentrò in scena qualche secondo dopo. L'alto e muscoloso maestro si trovava appoggiato su una delle due grosse porte del villaggio, con le mani in tasca e le gambe incrociate. Come poteva mancava il suo solito stecchino tra i denti? Ogni volta che lo vedevo ricordavo quando lo usò come arma contro di me, e il dolore lancinante che mi aveva provocato. Sembrava inefficace ed inutile, ma potevo garantirne il contrario personalmente.
    A lato del maestro invece potei notare un modesto carro in legno, trainato da un grosso cavallo nero. I suoi zoccoli erano enormi, ingigantiti per'altro dalla peluria che li circondava. La sua criniera era molto folta, era uno di quei particolari cavalli che non si vedevano spesso. Venivano scelti per la loro imponente muscolatura rispetto ai fratelli di altre razze, non tutti gli equini riuscivano a trasportare quel grosso carico di merce da soli.
    Sopra il carro v'era il presunto padrone e quindi mandante della missione. Un uomo sulla sessantina, con dei folti baffi e una barba non molto lunga. I capelli erano mossi e di un grigio scuro, proprio come la barba. Era ovvio che un'uomo del genere non potesse viaggiare da solo e indifeso tra un paese e l'altro, la sua richiesta era tutt'altro che insensata.

    - Eccomi, scusate il ritardo! -

    Come sempre, la Kunoichi tardò ad arrivare di diversi minuti, mentre io e Takeda ci eravamo già presentati all'uomo, diceva di chiamarsi Kail.

    - E quando mai Mashiro, proprio non vi capisco voi ragazze. -

    - Beh, siamo tutti adesso. È giunta l'ora di partire. Dirigiamoci verso il porto.

    Dunque era ufficialmente cominciata la nostra missione anche se finché ci trovavamo dentro il paese dell'acqua non ricorrevamo in nessun pericolo. La vera missione sarebbe iniziata una volta sbarcati a Konoha, nel famoso paese del fuoco in cui al momento v'era molta tensione. Aria di guerra la chiamavano, nonostante la guerra fosse finita da poco più di un anno. Ed era proprio vero, gli uomini non ne potevano fare a meno. Cercavano la pace continuando a muovere guerre, anche senza un motivo valido. Era nell'indole dell'uomo e degli shinobi stessi, fin dai tempi in cui nacque il Nishuu. La guerra era un veleno instillato nell'animo di ogni uomo presente nella terra. E per quanto buono fosse quell'uomo, prima o poi il veleno avrebbe avuto effetto. Era solo questione di tempo dallo scoppio di un'altra guerra mondiale e questa volta sembrava esserne Konoha la protagonista, proprio come Ame in quella precedente.
    A viaggio inoltrato arrivammo ben presto al porto del paese, aiutando l'uomo baffuto e il cavallo a caricare il carro nel traghetto. Fortunatamente quel giorno il mare era abbastanza tranquillo, una vera e propria tavola. Non ci mettemmo molto a sbarcare nel paese del fuoco e subito fummo sorpresi dall'assenza di qualsiasi guardia al molo. Solitamente v'erano diverse sentinelle di guardia, ma quel giorno niente di niente.
    Allora le voci sono vere...

    - Bene. Da questo momento in poi comincia la vera missione. Circonderemo il carro durante tutto il tragitto per coprirlo da ogni lato. Takeshi starà avanti e guiderà l'operazione. Takeda a destra e Mashiro a sinistra. Io starò dietro, così da potervi osservare tutti. Mi raccomando, massima allerta, dovete essere attivi al cento per cento. -

    - Agli ordini! -

    E subito ci disponemmo a rombo attorno il carro, seguendo le disposizioni del maestro. Mi aveva affidato un ruolo molto importante nella missione, non l'avrei di certo deluso.
    Superata la spiaggia ci inoltrammo dunque nella foresta di Konoha, tenendo gli occhi e le orecchie ben vigili. Il silenzio e la desolazione sembrava regnare, neanche il cinguettio degli uccelli si riusciva a udire. Seguimmo un sentiero ben preciso, evitando di camminare tra gli alberi e i cespugli di vario genere. Non era la prima volta che visitavo quel posto, quindi conoscevo la strada per arrivare ai campi di riso anche se non potevo dire di conoscere del tutto la foresta. Avevo fatto solo la strada per il villaggio della foglia tempi addietro, e una stradina che portava ad una radura per gli allenamenti.
    Nonostante la tensione fosse palpabile nell'aria, il viaggio risultò estremamente calmo fino a sera, ove ci armammo per dormire.
    Takeda accese un fuoco dove ci sistemammo tutti attorno, Mashiro si allontanò qualche minuto per prendere dell'acqua dal fiume più vicino e io e il maestro ci occupavamo del carro. Impiegammo una buona mezzoretta per preparare il tutto, finché..

    - Ma che fine ha fatto Mashiro? Il fiume non è così lontano. -

    Bastarono soltanto una serie di sguardi tra me e il maestro Misao per capirci al volo, il nostro legame era molto più profondo di quel che in realtà sembrava.

    - Vado. -

    Come una saetta presi a sfrecciare tra i vari alberi, dovevo raggiungerla al più presto. Che gli stava succedendo? Perché non era ancora tornata? Molte domande stavano cominciando a frullarmi per la testa, e ognuna era peggiore dell'altra. Non potevo perdere altro tempo, dovevo accelerare.
    Le mie gambe si muovevano ad una velocità stratosferica, finché poi la intravidi da lontano, non era da sola.
    Ma cos-

    atumo5


    - Hai fatto un grave errore. -

     
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    Tenevo il suo pugno ben saldo tra il palmo e le dita. Tutti i muscoli mi si irrigidirono fino a gonfiarmi e farmi sembrare molto più grosso di ciò che realmente ero, si riuscivano a notare le varie venature nelle braccia e perfino al collo. Una profonda ed istintiva rabbia mi assalì come un carro armato, stavo fremendo, stavo esplodendo. Se non fossi arrivato in quel preciso istante, quella feccia umana avrebbe colpito Mashiro con un duro pugno al volto, sfregiandola per più di quanto non avesse già fatto. Non doveva farlo, non avrebbe dovuto picchiarla, la sua morte era già incisa nella mia testa.
    E mentre mantenevo la presa su quel pessimo individuo che cercava di liberarsi, la mollai per un attimo per allungarmi il braccio e riprenderla verso il suo polso, in modo da bloccarlo e controllarlo più facilmente. Poi con un'inaudita forza lo strattonai via fino a farlo ruzzolare di qualche metro indietro.
    Successivamente poggiai la Kunoichi per terra con delicatezza per tenerla fuori dall'imminente scontro.
    Poi tutto il resto all'improvviso sembrò non contare, proprio come un cavallo che portava dei paraocchi, non riuscivo più a vedere nient'altro che lui e il suo brutto muso. Mi isolai dal mondo intero, la voglia di massacrarlo e spargere il suo sangue per tutto il terreno era alle stelle.
    Non mi soffermai sui particolari, non lo studiai, niente di niente, ma partì all'attacco con tutta l'energia e la potenza che i miei muscoli potessero sprigionare.
    Uno, due, tre secondi. Con la luce intermittente del corpo e uno sforzo maggiorato dei quadricipiti mi catapultai dinnanzi a lui, e prima che riuscisse ad alzarsi caricai il pugno.

    2zpi0ig


    - RAKANKEN RYū -


    Il suo volto venne investito da un concentrato di chakra e potenza tale da piantarlo per terra. Le mie nocche mirarono al suo naso e fecero il loro dovere, glielo fracassarono. Ma non era finita lì, no di certo. Con fare violento e aggressivo mi ci piantai di sopra, bloccando il suo busto con le ginocchia e cominciando ad inondare il suo viso di pugni, pugni pieni di rabbia, colmi di rancore, carichi d'odio. In quel momento non v'era stanchezza né limiti, caricavo un pugno d'arhat dopo l'altro come se fossero dei pugni normali, ma non lo erano. Il povero ragazzo non ebbe di certo il tempo di reagire, ma d'altronde, neanche si riconosceva più dalla faccia. Poi..

    - Basta! -

    Venni letteralmente bloccato e trascinato via da una forza esterna, mentre i miei pugni viaggiavano a vuoto cercando sempre di colpire anche dalla distanza il nemico. Non riuscivo a fermarmi, volevo colpirlo, volevo distruggerlo. Una forza disumana, ero un'altra persona. Mi dimenavo come un cavallo pazzo e quando finalmente riuscì a liberarmi caricai di nuovo il ragazzo, finché il maestro si frappose nella mia avanzata, facendomi volare via con un devastante tifone della foglia.

    - È praticamente morto Takeshi! Calmati! Mashiro sta bene! -

    - NON DOVEVA TOCCARLA!! -

    Feci per alzarmi e una volta in piedi mi girai su me stesso, colpendo successivamente il tronco di un'albero con un ennesimo poderoso pugno di arhat. Poi mi allontanai da tutto e da tutti nel mezzo della foresta, dovevo stare da solo.
    ...

    Tre quarti d'ora dopo fui raggiunto da Mashiro, che si sedette accanto a me.

    - Grazie Tak.. -

    - Non gli avrei permesso di toccarti un'altra volta. -

    - Era.. strano. Mi aveva chiesto aiuto ma appena mi sono avvicinata ha preso a colpirmi, e nonostante fosse solamente un piccolo ragazzino, aveva una forza spaventosa. Non so come sarebbe andata a finire se non fossi arrivato tu.. -

    Appoggiò la testa sulla mia spalla e io la abbracciai, stringendola nel mio petto e baciandogli la nuca. Con tutto quello che si poteva pensare, non avevo nessuna intenzione nei suoi confronti, gli volevo solamente un mondo di bene, forse anche troppo.
    Poi ritornammo nel mini accampamento con gli altri. Non ci furono molti scambi di parole, solamente ciò che era essenziale. Quell'evento chiuse la bocca a molti, il maestro Misao diceva che era morto, ne ero sollevato ma avrei voluto averne la conferma personalmente. Dopo una profonda riflessione riuscì a comprendere meglio la dinamica degli eventi e il suo calcio. Ovviamente non voleva difenderlo, ma doveva farmi calmare, altrimenti avrei continuato a picchiarlo per sera e mattina nonostante il suo stato infimo e pessimo.
    Il resto del viaggio si rivelò tranquillo come nel giorno precedente, una volta arrivati alle porte del villaggio del suono, il vecchio compensò il nostro lavoro con un sacchettino di ryo ciascuno. Poi ci fu il ritorno, che sembrò durare il triplo dell'andata. Alla fine avevamo completato anche quella missione insieme, ma la cosa che riuscì a comprendere in quei giorni fu soprattutto l'importanza di Mashiro nella mia vita.

     
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  6. Anselmo
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    Bravo, una storiella dalla lettura fluida. Solo il finale, le ultime 10 righe diciamo, non mi hanno convinto. Prendi 32 exp.
    Due cose però:
    - Quel maledetto "riuscì", dimenticalo. Tu ruoli in prima persona, devi scrivere "riuscii". Te l'avevo già detto.
    - Considera questo episodio come un piccolo segreto tra te, i tuoi compagni ed il Sensei, perchè il tuo PG ha l'omicidio troppo facile. Gli Shinobi incarnano la giustizia, non picchiano a morte la gente solo per sfogarsi. Se aggredisci un poliziotto, lui ti può sparare. Ma se ti colpisce e finisci a terra senza più costituire una minaccia, non viene da te a piazzarti l'ultimo colpo in testa :asd:
     
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    Ps: No non è morto ans, infatti il mio pg non lo vede più poi, il maestro gli dice che è morto ma in realtà non è così. Infatti avevo intenzione di farlo comparire in futuro per una vendetta. Per il resto, va bene :sisi:
     
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6 replies since 20/11/2015, 13:22   121 views
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