Atshushi Nasushimo vs Hikaru Akasuna (concluso)

Parlato
Pensato
Altri
Quel piccolo villaggio ai confini del reale sapeva ormai di casa per Atshushi. Itomi lo aveva lasciato lì, con un conto aperta in una locanda ed erano giorni che non si faceva vedere. "Tredici giorni con oggi."
Tredici giorni prima gli aveva regalato una katana: un'arma di una fattura straordinaria. Quando l'aveva liberata dal fodero nero in legno placcato, gli era venuto meno il fiato. Uno strano gioco di curve e ombre dava un aspetto sinuoso al taglio dell'arma. L'impugnatura nera che richiamava il fodero era cinta da un nastro rosso che disegnava figure geometriche irregolari. Una gemma rossa era incastonata sulla lama nel punto in cui si attaccava all'elsa.
Era davvero una katana stupenda. La rigirò tra le mani, la allungò in avanti, la tese in alto come a voler bucare il soffitto. La sagoma snella e flessuosa dell'arma era magnetica, impossibile staccarle di dosso gli occhi.
Quei tredici giorni non andarono sprecati: padroneggiò completamente il jutsu raiton di livello B che Itomi gli aveva dato; prese confidenza nel combattimento con la katana fingendo di colpire un avversario immaginario; comprò un una giacca scamosciata foderata di calda pelliccia.
Era uno strano luogo quel villaggio. Da un lato si stendevano brune e basse colline, dall'altro scorreva in una vallata un timido fiume proveniente da bianche montagne in lontananza. Di giorno faceva caldo, di sera si gelava. Un giorno pioveva, l'altro c'era il sole.
Nemmeno quel giorno Itomi si fece vivo. Il quattordicesimo giorno, si fece trovare nel salone deserto della locanda.
-Buongiorno Atshushi.- lo salutò. -Come va con la katana-? esordì incurante come se non gli dovesse alcuna spiegazione per la lunga assenza, e, in effetti, non gliene doveva alcuna.
-Buongiorno Itomi-sensei. Questa katana è davvero un'arma straordinario.- Toccò con la destra il manico che sporgeva oltre la spalla: l'aveva legata alla schiena con una nastro rosso. -Non so davvero come ringranziarla-
-Un modo ci sarebbe.- Un sorriso enigmatico gli illuminò il volto fino ad allora inespressivo.
-Davvero?- Lo spaventava l'idea di dover ripagare un tale regalo: come avrebbe fatto?
-Dimostrami di saperla utilizzare. Ho letto l'annuncio di un torneo per shinobi di ogin livello che si terrà un luogo non lontano da quì. Vincilo e mi riterrò più che ricompensato quella katana dozzinale.-
-Un torneo?- Non voleva crederci. E non voleva nemmeno credere che avesse definito dozzinale l'arma di cui era tanto orgoglioso.
-Già, è proprio quello che ho detto.- Lanciò un'occhiata alle spalle di Atshushi e sparì.
Ora c'era, un attimo dopo non c'era più. La sedia sulla quale era seduto stava vuota davanti all'incredulo genin che non voleva credere ai propri occhi. "Sto forse sognando?"
Ed invece eccolo riapparire nel salone vuoto, proprio davanti la sedia che aveva lasciato vuota un attimo prima, ma non era solo. Di fianco a lui c'era un ragazzo dai capelli neri che contrastavano una carnagione incredibilmente pallida. Alto, con ampie spalle coperte da un delicato kimono.
-Hisashi?- Era proprio lui! Il suo compagno di missione e di team che non vedeva da troppo, troppo tempo. Da quando era scappato umiliato dallo scontro che li aveva visti partecipi. Ora era lì, di fronte a lui, più confuso di lui.
-Niente domandine su questo piccolo trucchetto.- disse Itomi che volle mettere subito in chiaro la riservatezza delle sue abilità. "Perchè di abilità ninja deve trattarsi. Che ninja incredibile."
Lasciarono il villaggio subito dopo. Atshushi e Hisahsi camminavano vicino scambiandosi racconti e domande.
-Quindi è venuto a prenderti a Kiri per portarti a questo torneo. Ma perchè non ti ho più visto? Ho completato un'altra missione di livello D. Lo disse con una sorta di velato orgoglio, in fin dei conti quello era l'unico vero e proprio successo che aveva conseguito negli ultimi mesi.
-Beh, ho anche portato avanti gli allenamenti. Sai... si interruppe per cercare di trovare le parole adatte. -Non è stato bello perdere in quel modo. Ho cercato di migliorarmi giorno dopo giorno e spero di dimostrartelo in questo torneo.-
-Hai idea di come si svolga in un torneo? Cioè, dobbiamo sfidare un avversario per passare il turno fino ad arrivare alla finale o cosa? Non sarà mica qualcosa a punti? Io voglio combattere. E poi dove combatteremo. Itomi è sempre silenzioso e da pochissime informazioni. Lo sto seguendo mentre è in missione, così posso cercare qualche avversario contro cui battermi per migliorarmi. Era stupefacente quanto gli venisse facile parlare con Hisashi.
Arrivarono a destinazione. E che destinazione! Una radura con erba, sassi, sabbia, un laghetto e qualche albero per completare il tutto delimitata da un anello di mura cascanti verso l'interno che fungevano da spalti intercalate da torri di vario genere: svettanti torri in pietra irte verso il cielo di un pallido azzurro; monche torrioni ridotti a un cumulo di macerie che si riversavano su spalti ormai inospitali; fatiscenti torrette di un legno che aveva visto troppi inverni.
-Me lo aspettavo diverso.-
Itomi chiamò a raccolta i suoi due genin allievi. Non erano soli, c'erano anche altri shinobi di villaggi diversi che sembravano intenzionati a prendere parte al torneo. -Atshushi, Hisashi. Quì verranno misurate le vostre abilità. Le regole non prevedono la morte, ma la vittoria varrà tanto. NOn fatevi scrupoli morali, perchè nessun' avversario ne avrà per voi. Ci siamo intesi?
-Sì!-
L'arena fu svuotata, la gente prese posto sugli spalti. Atshushi affidò la giacca ad Itomi. "Non voglio che si rovini"
Il cuore prese a battergli più forte, mentre un falco sorvolava il disco di terra dove si sarebbero tenuti gli scontri. Uno strano oggetto composito di metallo ripeteva una frase senza alcuna logica, poi pronunciò il nome di Atshushi.
-Scontroooooooo... ooo... ooo... Atshushi Nasushimo contro Hikaru Akasuna. Allucinante.-
Toccava a lui, il genin che sapeva soltanto perdere. Strinse l'elsa della sua katana. "Oggi imparerò a vincere.

Parlato
Pensato
Altri
Il suo nome era stato annunciato. Ora bisognava scendere in campo, il campo di battaglia. Qualcuno aveva già combattuto e la metà di questi avevano vinto passando al turno successivo, l'altra metà aveva perso ed era uscita sconfitta. Quale schieramento sarebbe andato ad ingrossare Atshushi?
Lanciò un'occhiata preoccupata ad Itomi e Hisashi. I loro cenni di assenso di risposta lo rincuorarono leggermente, ma mentre camminava verso il centro del ring, sentiva il cuore sbattergli contro il petto.
Alberi, erba, sabbia, acqua, c'era tutto. C'era anche il suo avversario. "Sunagakure no Sato" gli suggerì il coprifonte. "Acqua contro Vento. Umidità contro siccità. Peccato abbia il raiton." Ma magari quello shinobi non aveva nemmeno padroneggiato il suo elemento primario. "Mai sottovalutare l'avversario" si ammonì.
Il cuore sembrava aver rallentato, ma poi sentì troppi occhi puntati su di se e si rese conto che se avesse perso, stavolta l'avrebbe sotto gli occhi di tutti. Ma cosa ancora più grave sarebbe stato fallire così miseramente al cospetto del suo sensei.
Fortunatamente era già arrivato il momento delle presentazione a tirarlo fuori da quel vortice di ansie. Non che queste fossero indispensabili, ma il galateo aveva un suo perchè.
-Sono Atshushi Nasushimo, genin della Nebbia. Spero di...- "riuscire a vincere." Fu nuovamente fortunato perchè quelle parole gli morirono in gola. Non era il migliore dei modi per presentarsi ad un scontro. -Spero che vinca il migliore.- Non sapeva che altro dire, così unì il medio e l'indice della mano destra e li alzò fino al naso.
Adesso si poteva cominciare.
Provò l'impulso di guardarsi attorno per scrutare il pubblico, ma resistette. Infilò la mano nella bisaccia dietro la schiena e strappò una manata di filo d'acciaio. Cominciò a correre verso il suo avversario, mentre lasciava fluire il chakra nel metallo che prese a muoversi come dotato di vita propria. Fendette l'aria che separava il genin di Kiri da quello della nazione del vento. L'idea era di bloccargli le braccia, legandogliele attorno al busto, in modo da impedirgli di usare sigilli o armi, in modo tale da avere la strada spianata per il suo attacco. Con la destra, infatti, afferrò l'elsa elegantemente lavorata della sua katana e la snudò. L'acciaio sibilò e la luce del primo pomeriggio lo fece splendere raggiante. Se tutto sarebbe andato come Atshushi sperava, quella stessa lama avrebbe assunto una tonalità cremisi come la gemma incastonata su di essa. Avrebbe tentato di colpirlo con tre fendenti. Il primo discendente mirato alla spalla, poi sfruttando il movimento di risalita, avrebbe tentato di aprigli uno squarcio sanguinante lungo la coscia, per concludere con un affondo al ventre, appena sotto il filo che lo avrebbe dovuto imprigionare.