Chiudere i Conti: Sekai

PQ Sarakube Kazamura

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    Si stava avvicinando l'inverno. Riuscivo a sentirlo dal vento che cominciava a soffiare da est. Portava umidità e, con essa, temporali. Certo, qui nel Paese del Fuoco l'inverno sarebbe stato mite. Ma nonostante questo rimaneva inverno.

    Eravamo nel cuore della foresta, un luogo che pochi visitavano. E non perchè fosse una zona pericolosa o perchè fosse difficile da raggiungere. Semplicemente, non c'era niente di interessante, nulla che potesse spingere qualcuno a visitarla. Era una zona assolutamente anonima nella grande foresta del Paese del Fuoco. Il che, ovviamente, la rendeva anche un ottimo posto per nascondersi.

    L'emulatore era la nostra preda. Eravamo io, il Maestro, il padre di Raikimi e due jonin che eravamo riusciti a convincere a partecipare. L'attuale assetto politico di Konoha ci aveva messo un attimo i bastoni tra le ruote. Senza un governo centralizzato, nessuno aveva l'autorità di mandare un gruppo di Anbu a seguire un pericolo fuggitivo e mukenin. Avremmo potuto organizzare una missione, ma questo avrebbe significato pagare di tasca nostra, e quindi avevamo optato per chiedere un favore a quelli che conoscevamo. Date le particolari competenze che erano necessarie, il numero di persone a cui potevamo chiedere era ridotto, e quindi eravamo anche abbastanza fortunati ad avere questi due.

    Atako Aburame e Kibimaru Inuzuka erano due jonin specializzati in inseguimenti. Atako poteva seguire chiunque, purchè gli attaccasse un insetto addosso. Kibimaru, da parte sua, affermava di poter fiutare un odore a 100 chilometri di distanza. Il che era un bene, visto che il nostro bersaglio era così sfuggente. Aveva la fastidiosa abitudine di dissolversi nel nulla quando eravamo a un passo dal prenderlo. Questa volta, però, non sarebbe fuggito. Kibimaru era riuscito a trovare la traccia, e non se lo sarebbe fatto scappare. Ne lui ne i due enormi cani lupo che si portava dietro, bestie dall'aspetto feroce e aggressivo che però riuscivano ad essere silenziose in maniera innaturale.

    Il nostro bersaglio si era infilato in una cavità tra gli alberi. O almeno, all'inizio avevamo pensato che fosse una cavità tra gli alberi. Poco dopo, però, Abeku ci informò che il chakra dell'emulatore si stava allontanando. Verso il basso. E dopo un paio di minuti, raggiunse un'altra fonte di chakra.

    Questa situazione è insolita. Disse il Maestro. Con chi sta parlando? E perchè? I fascicoli ne parlano come se fosse un solitario. Che motivo avrebbe di comunicare con qualcuno e soprattutto, chi accetterebbe di parlare con un tizio del genere?

    Il contatto è probabilmente un mukenin. Disse Atako. Quanto al motivo, forse vuole informazioni. O altro. Possono esserci molti motivi. Cose che non può fare, o ottenere, da solo.

    Che facciamo? Chiesi. Non mi pare prudente muoversi finchè sono insieme. Non sappiamo appieno l'estensione dei poteri dell'emulatore dopo la fusione ne la capacità del contatto. Inoltre andremmo a infilarci nella tana del nemico. Forse è meglio aspettare.

    Se aspettiamo troppo potrebbe scappare.

    Non finchè mi funzionerà il naso. Non può scappare abbastanza velocemente a ingannarmi. Ribattè Kibimaru. Pareva assolutamente sicuro delle sue capacità.

    E se attendessimo che l'emulatore se ne vada e poi andassimo a trovare il suo contatto? Finchè sono in due sono pericolosi, ma se è da solo...

    Potremmo interrogarlo. Disse Abeku. Non è una cattiva idea. Potremmo scoprire cose importanti. Perchè non era a Konoha, tanto per cominciare.

    E allora aspettiamo. Concluse il Maestro, sedendosi per terra.

    Non ci volle molto prima che l’emulatore finalmente se ne uscisse dalla cavità. Emerse dal sottosuolo e si allontanò. Lanciai un’occhiata ad Abeku, che copriva il ruolo di ninja sensoriale. Lui appoggiò due dita sul terreno e chiuse un attimo gli occhi, concentrandosi.

    Mmmm… non sembra andare di fretta. Se ci sbrighiamo potrei addirittura riuscire a tenerlo entro il raggio della mia percezione.

    Lancia un’occhiata alla cavità che nascondeva l’ingresso della grotta. Per qualche motivo, avevo un bruttissimo presentimento. Allora dire che è il caso di muoversi.

    Gli altri annuirono. Anche loro sembravano nervosi, come se percepissero qualcosa nell’aria. Una sorta di vapore che fuoriusciva dal terreno e avvelenava l’aria. Cominciammo a scendere nel sottosuolo, incerti su cosa avremmo trovato.
     
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    La discesa fu tutto sommato rapida. Il passaggio era scavato nella terra e nelle radici e affondava per una decina di metri. Era palesemente un passaggio costruito da poco, con pareti in terra battuta. Un lavoro raffazzonato, fatto di corsa per avere un rifugio in quello che, per chiunque si trovasse all’interno, doveva essere territorio ostile.

    Sotto il terreno si apriva quella che pareva una grotta scavata nel terreno da una talpa gigante. Non avrei saputo dire per quale miracolo le pareti non crollassero sotto il loro stesso peso, ma forse era costurita con più criterio di quello che sembrava. Il posto era piccolo, delle dimensioni che poteva avere un piccolo teatro. Mi ero aspettato un vasto assortimento di gallerie e passaggi, invece eravamo in uno spazio unico nemmeno troppo vasto. Un’altra cosa che notai era che lì dentro era impossibile camminare sulle pareti. Le pareti erano in terra fresca. Insufficienti per reggere il peso di qualsiasi cosa che non fosse un insetto. E in fondo alla grotta… una sala operatoria. O qualcosa di estremamente simile. Un tavolo metallico coperto di sangue. Un tavolino con sopra strumenti chirurgici. Qualche armadio pieno di medicinali e altre cose che non potevano esserlo. Un paio di scrivanie piene di fogli, forse appunti, e una sola sedia. Sembrava il laboratorio di qualche scienziato pazzo.

    E lo scienziato pazzo di quel laboratorio era proprio davanti a noi, intendo a leggere qualcosa. Si girò verso di noi scrutandoci con occhi folli. Oh, abbiamo ospiti inattesi e non invitati. E forse i miei occhi mi ingannano, ma non ho già incontrato uno di voi? Si, difficile dimenticare quegli occhi. Sono un tratto così distintivo.

    Tutto il gruppo si voltò a guardarmi. In effetti, i miei occhi erano abbastanza inusuali. E anche io ricordavo quell’uomo. L’avevo visto solo di sfuggita, ma l’avevo riconosciuto. Era il dottore folle a cui avevo dato la caccia un paio di volte senza troppa fortuna. Incredibile come bastasse un singolo evento fortuito per ribaltare l’esito di una ricerca che sembrava ormai perduta.

    Sarakube? Mi chiese Abeku, confuso.

    Io sbuffai. E’ una vecchia conoscenza, se così possiamo dire. Era il tizio dietro a quegli strani casi di Sigillo Maledetto apparsi in giro per le terre ninja qualche tempo fa. Ma l’ultima volta che l’ho visto era in una missione per conto del vecchio Nube. C’erano segnalazioni di presenza di chaka demoniaco in giro per il continente. A quanto pare, questo svitato ha immesso chakra demoniaco in comuni animali.

    E tu sei stato così scortese da farli fuori tutti! Esclamò il folle in questione, agitando le braccia. Certo, sarebbero comunque morti a breve a causa della contaminazione del chakra demoniaco. A quanto pare, il loro sistema circolatorio non può reggere un simile sforzo. Ma potevi almeno lasciare che si scatenassero un altro po’. Avevo intenzione di scagliarli contro qualche paese sperduto, ma quando hai cominciato a cacciarli li ho dovuti mandare a farti fuori. E sei anche entrato nel laboratorio, costringendomi alla fuga. Hai idea di quanti appunti importanti ho dovuto lasciare indietro?

    Mai abbastanza, per quello che mi riguarda.

    Ah, erano anni di ricerca. Buttati al vento. Quella volta sei stato fortunato. Avevo appena finito di programmare un altro paio di animali demoniaci, quindi avevo poco chakra e l’ho usato per scappare. Ma questa volta non andrai da nessuna parte. E nemmeno i tuoi amici.

    Tutto il gruppo scattò in posizione d’attacco, ma mentre ci accingevamo a colpire potessimo fare qualcosa, le mani del dottore pazzo si mossero velocissime componendo quattro sigilli. Tigre. Serpente. Cane. Drago.

    Non vorrà mica…?

    La palla di fuoco del Maestro si abbattè contro il dottore con un’esplosione di calore inimmaginabile. Era stato il più veloce e l’attacco aveva colpito con la velocità di un fulmine, ma quando le fiamme si estinsero, vedemmo che qualcosa aveva bloccato l’esplosione. Il dottore era ancora vivo, un sorriso maligno che si allargava sul suo volto, e tre bare di legno che si erano erette a sua difesa, bruciacchiate ma intatte.

    La Tecnica della Resurrezione Impura…? Chiese Atako.

    Le bare si aprirono, lasciando cadere il coperchio per terra con un rumore sordo. Nell’oscurità si stagliavano tre figure. Una donna con i capelli di un castano ramato e occhi rossi, con quella che sembrava una tenuta da battaglia ninja leggera. Un uomo dai capelli neri e lucenti occhi verdi, con la stessa corazza della donna. E un vecchio con i capelli bianchi e gli occhi grigi, che indossava solo un kimono bianco e si appoggiava a un bastone. Tutti e tre avevano la sclera nera e la pelle percorsa da crepe. Ma anche così, li riconobbi subito.

    Mamma? Papà? Zio Akaroshi?
     
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    Nella caverna cadde un silenzio stupefatto. Nessuno si aspettava quel colpo di scena. Tutti rimasero immobili, alcuni guardando me, altri i cadaveri riportati in vita.

    Il silenzio fu interrotto dalla risata sguaiata dello scienziato. Non ci posso credere. Sei un Kazamura? Pensavo che fossero tutti morti! Akuma non ha fatto un buon lavoro, eh?

    Chi? Chiese il Maestro, ma io lo sentii come se fosse molto distante. Ero paralizzato da una marea di sensazioni contrastanti. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla mia famiglia. Non sentii nemmeno quello che stavano dicendo… almeno finchè il pazzo non rianimò del tutto i corpi. Lo sguardo spento dei tre cadaveri si animò improvvisamente, riportando la luce che ricordavo avessero. I loro occhi ci scrutarono e alla fine, si posarono su di me.

    Le labbra di mia madre ebbero un fremito. Sarakube?

    Una pugnalata al cuore. E’ l’unica cosa a cui posso paragonare la sensazione di risentire la voce di mia madre. La notte della battaglia era impressa a fuoco nella mia mente e a forza di rivedere quella scena nella mia mente mi ero abituato a sopportare le emozioni che mi suscitava. Ma la voce di mia madre mi ricordava tutto quello che era successo prima. Quando mi portava a letto la sera, quando giocavamo in giardino, quando mi cantava una canzone. Mi ricordava noi quattro attorno alla tavola, quando andavamo a fare un tuffo nel fiume, quando facevamo un falò e restavamo svegli fino a tardi.

    Sei cresciuto, figliolo. Disse mio padre.

    Altra pugnalata al cuore, altra valanga di ricordi. Cominciavo a far fatica a reggermi sulle gambe. Facevo fatica a respirare. Incespicai leggermente, e questo smosse la situazione.

    Bastardo! Urlò il Maestro, lanciando contro il dottore pazzo una lama di Fuuton. Purtroppo, zio Akaroshi intercetto l’attacco con una velocità che non gli avevo mai visto usare quando era vivo. Il Fuuton lo colpì in pieno, aprendogli un profondissimo squarcio sul petto, ma non uscì sangue. Semplicemente, la carne, simile a carta, si richiuse sulla ferita.

    Sentii in lontananza Abeku parlare. Sembrava preoccupato. Registrai molto a fatica il senso del discorso.

    Siamo nei guai. Ragazzi, cercate di non farvi toccare.

    Sono così pericolosi? Chiese Kibimaru.

    La donna sembra possedere un qualche tipo di chakra esplosivo che combina con attacchi elementali. Controlla Fuuton, Raiton e Suiton. L’uomo controlla il Katon e tutti gli elementi associati, come Calore e Magma. Il vecchio sembra essere in grado di trasmettere un chakra degenerativo in grado di paralizzare o persino di uccidere le vittime, ed è un maestro del Taijutsu.

    Come fai a sapere tutte queste cose?

    Ve lo spiegherò dopo. Adesso cerchiamo di sopravvivere. Questi tre hanno quasi annientato una squadra Anbu, e il vecchio non era nemmeno così in forma.

    Mentre tutto questo succedeva, io ero immobile, perso in un oceano di ricordi e di sensazioni. Il cervello non voleva ubbidirmi, figurarsi il mio corpo. Non riuscivo a pensare lucidamente. Non sapevo cosa fare.

    La voce di mio zio mi scosse dalla mia momentanea immobilità. Che stai facendo, ragazzo? Devi reagire.

    Terza pugnalata, ma qualcosa si sbloccò. I pensieri tornarono ad una parvenza di ordine, e riuscii a pensare a qualcosa. Solo che, in quel momento, gli occhi tornarono ad essere vitrei e senza vita. Il corpo di mio padre esplose in un’ondata di chakra bollente che lo avvolse come un’aura.

    Arrivano. Disse Abeku.

    La mia famiglia si gettò all’attacco con una furia che non avevo mai visto. Sapevo che erano forti, ma vederli combattere era diverso. Per fortuna i miei compagni sapevano farsi valere, ma penso che nessuno shinobi di grado inferiore al Jonin avrebbe potuto reagire a quell’attacco. Mio zio poteva sembrare vecchio, ma impugnava quel bastone con una velocità e una forza spaventosi. Per fortuna Kibimaru e i suoi cani sembrano essere più che all’altezza. Fondendosi in un enorme cane a tre teste, cominciarono a sballottare in giro mio zio, ma senza riuscire a sconfiggerlo, perché ogni colpo veniva rapidamente rigenerato.

    Nel frattempo, Abeku, Atako e il Maestro tenevano a bada i miei genitori. Tenere a bada era la parola giusta, perché gli attacchi esplosivi di mia madre e il calore emanato da mio padre non gli permettevano di avvicinarsi. Nemmeno gli insetti di Atako potevano fare nulla. Riuscivano a respingere i loro attacchi solo grazie ad Abeku, che a quanto pareva possedeva le tecniche di teletrasporto del Secondo e Quarto Hokage e quindi riusciva a deviare gran parte degli attacchi. Quando provavano ad avvicinarsi, il Maestro li respingeva utilizzando i suoi Jutsu Doton e Fuuton, ma la situazione era a nostro svantaggio. L’Edo Tensei conferiva loro capacità rigenerative illimitate. Alla fine, i miei compagni avrebbero esaurito le forze.

    Intanto, nella mia mente, riecheggiavano le ultime parole di mio zio. Reagisci.

    Fine prima parte. Chiedo anticipatamente scusa per la mia mostruosa incapacità di descrivere al meglio le sensazioni di Sarakube, ma per farlo mi sarei dovuto immedesimare in lui appieno e mi stavo sentendo male quando ci ho provato. A quanto pare è un mio limite.
     
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    Reagire. Reagire allo shock di ritrovarsi la propria famiglia trasformata in morti viventi da una tecnica proibita. Di risentire le loro voci dopo anni dalla loro morte. Non è una cosa semplice. Significa ignorare la sensazione opprimente di nostalgia, la rabbia, la sorpresa, e agire. Per fortuna, non era richiesta una mente calma, altrimenti mi sarebbe stato impossibile. E visto che non sarei mai riuscito a calmarmi, invece di cercare di placare le mie emozioni, le usai come un carburante per alimentare la mia determinazione. La massa amorfa di sentimenti divenne qualcosa di aguzzo, duro e letale come una lama. O almeno, abbastanza da rendermi conto dell'energia che mi corcondava. E a cui attinsi subito.

    Gli altri dovettero percepire qualcosa, perchè si bloccarono e mi lanciarono occhiate stupite. Solo il Maestro non lo fece, ma con i miei sensi aumentati, riuscii a sentirlo borbottare qualcosa.

    Questo è il mio allievo.

    Lo shock mi aveva immobilizzato abbastanza a lungo da permettermi di assimilare l'energia naturale presente nella zona. Adesso ero nelle condizioni ideali per chiudere la faccenda. Composi velocemente il sigillo del Cinghiale e chiamai le uniche creature che conoscevo in grado di eliminare un Edo Tensei.

    Sentoryuu e Ryujii apparevro sulle mie spalle con uno sbuffo di fumo.

    Era un po' che non ci si vedeva, Sarakube. Come te la passi?

    Potrei stare meglio. Un bastardo ha appena richiamato tramite l'Edo Tensei la mia famiglia?

    La tua...? Sentoryuu non concluse la frase. Oh. Mi spiace, amico.

    Grazie, ma non ho tempo per piangere adesso. Dobbiamo sigillarli.

    Ricevuto.

    Sentoryuu non disse nulla. Si limitò a lanciare un ruggito fin troppo sonoro per le dimensioni che possedeva, bloccando momentaneamente gli Edo Tensei. Il Ruggito della Tempesta non avrebbe funzionato una seconda volta, quindi io e Ryujii dovevamo approfittare dell'apertura momentanea per bloccare uno. Mio padre non era un candidato ideale, perchè la corazza di chakra rovente che lo proteggeva avrebbe sicuramente incenerito la carta prima che arrivasse a toccarlo. Mia madre, con il controllo che aveva sul Raiton, avrebbe facilmente distrutto l'attacco in arrivo. L'unico che potevo sperare di sopraffare era mio zio.

    A sinistra! Esclamai, mentre utilizzavo la Trasmigrazione Inorganica per modificare il terreno ed erigere una sorta di barriera attorno a mio zio. In caso qualcuno dei nostri avversari avesse provato a distruggere l'attacco in arrivo, questo li avrebbe fermati. In effetti ci fu un'esplosione vicino a dove si trovava mia madre, ma non vidi cosa aveva fatto. L'importante adesso era bloccare zio Akaroshi.

    Il rotolo che Ruijii si portava sempre dietro si espanse all'improvviso, rilasciando una ventina di metri di spessa carta. Il rotolo improvvisamente diventato enorme si lanciò contro zio Akaroshi, avvolgendolo come una mummia. In condizioni normali si sarebbe sicuramente potuto liberare, ma paralizzato dal jutsu di Sentoryuu, non ebbe la possibilità di reagire. Il rotolo lo avvolse come un bozzolo e una serie di sigilli comparvero sulla sua superficie. Adesso non solo era immobilizzato del tutto, sia nel chakra che nel fisico, ma qualsiasi tentativo di utilizzarne l'anima avrebbe portato a un fallimento.

    Le modifiche fatte alla caverna vennero rapidamente dissipate quando un'enorme fiammata colpì la parete di terra eretta a difesa della tecnica di Ryujii. Mio padre doveva aver lanciato qualcosa di grosso, ma per fortuna ormai era fatta. Adesso non era più possibile distruggere il sigillo. Mi portai al fianco del Maestro e di Abeku.

    Bel trucco.

    Grazie. Rispose Ryujii.

    Non funzionerà due volte. E non possiamo sigillare i miei genitori alla stessa maniera. Distruggerebbero la carta prima che abbia tempo di applicare il sigillo.

    Il maestro annuì. Pare logico. Abbiamo bisogno di un piano. Qualcuno di voi ha un idea?

    Io ne ho una.
     
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    Esposi rapidamente il piano, e poco dopo Kibimaru si unì a noi nella sua forma di cerbero.

    Kibimaru, Atako, dovete cercare di distrarre il dottore pazzo. Forse finora non ha fatto molto, ma potrebbe anche decidere di partecipare al combattimento. Tenetelo occupato.

    Il gigantesco cane a tre teste annuì, pronto a combattere. Atako si limitò a un Ok. Io, il Maestro e Abeku ci concentrammo sui miei genitori.

    Andiamo.

    Kibimaru e Atako colpirono. Atako evocò una nube di insetti che tolse visione del campo di battaglia al dottore, e Kibimaru, probabilmente seguendo l'olfatto, si scagliò nella nube di insetti per combattere contro il dottore. A meno che quel tizio non fosse molto abile nel corpo a corpo, dubitavo potesse reggere contro il lupo a tre teste.

    Intanto, Abeku lanciò dei kunai contro i miei genitori. Si vedeva che era più impostato sulle arti magiche che sul taijutsu, perchè erano veramente lenti. Il punto però non era quello di colpirli. I miei genitori schivarono i kunai in arrivo con facilità, ma un secondo dopo, Abeku e il Maestro erano scomparsi alla vista e si ritrovarono molto, molto vicino ai miei genitori. Tramite la Dislocazione Istantanea e il simbolo sul manico dei kunai, Abeku e il Maestro si erano teletrasportati alle loro spalle. Il Maestro era coperto dall'Armatura di Terra. Sentii un nodo allo stomaco. L'idea era stata mia, ma non avevo idea delle conseguenze che potevano esserci. Sperai che la protezione fosse sufficiente a limitare i danni.

    Il Maestro, forte della sua rapidità, si avventò sui miei genitori. Non fecero in tempo a reagire. Mia madre venne presa subito, ma quello era il meno. Il braccio del Maestro si immerse nell'aura rovente che circondava mio padre. Sentii la roccia stridere e diventare incandescente, mentre affondava sempre di più in quel piccolo inferno. Sentii il maestro stringere i denti sotto la protezione dell'armatura, ma ci riuscì. La sua mano toccò la schiena di mio padre.

    In quel momento, la tecnica dei Simboli Inibitori entrò in azione, bloccando il loro sistema circolatorio. L'aura rovente di mio padre scomparve. Meno male, perchè avevo temuto che se il braccio del maestro fosse rimasto ancora un po' nelle sue vicinanze, si sarebbe incenerito.

    Adesso, Ruijii!

    Il piccolo drago evocò un'altra volta il suo gigantesco rotolo, generando un enorme quantità di carta. Come un gigantesco serpente, la carta si avvolse attorno ai miei genitori e una serie di sigilli comparve, bloccandoli. A differenza di mio zio, i miei genitori non erano così abili nel combattimento corpo a corpo, e non potevano sperare di liberarsi della tecnica senza l'uso del chakra. L'ultima cosa che vidi prima che la carta li avvolgesse del tutto furono i Simboli Inibitori che cominciavano a bloccare il loro corpo. Poi il sigillo completò la sua opera, imbozzolandoli per sempre.

    Nel momento in cui i miei genitori furono sigillati, ci fu un botto nella nube di insetti e Kibimaru venne gettato fuori. L'enorme lupo esplose e Kibimaru e i suoi due cani tornarono a essere esseri separati. La nube di insetti si ritirò, mostrando il dottore pazzo che ridacchiava.

    Complimenti, siete un gruppo niente male. Ma adesso vedrete di cosa sono realmente capa...

    Non finì la frase perchè il Maestro scattò verso di lui rifilandogli un poderoso colpo a meno aperta direttamente in faccia con il braccio roccioso ancora rovente. Il colpo lo scaraventò contro la parete di terra con una forza impressionante. Il dottore si accasciò per terra e lì rimase.

    Queste sono le piccole soddisfazioni che rendono la vita degna di essere vissuta. Afferrò il dottore per i capelli e lo bloccò con lo stesso sigillo che aveva usato sui miei genitori. Per sicurezza, ne piazzai uno anche io.

    Maestro, come va il braccio?

    Lui lasciò cadere la protezione rocciosa e rivelò la pelle sottostante. Era rossa e in alcuni punti sembrava piena di vesciche. Fa un po' male, ma non sembra grave. Più che altro, ho una sete terribile.

    Sicuramente per colpa del calore. Le bruciature sono di primo e secondo grado. Andranno via subito.

    Mi misi a curare il braccio del Maestro combinando il Palmo Mistico con un po' di acqua richiamata tramite il chakra. In pochi minuti, le bruciature scomparvero, facendo tornare il braccio al suo stato originario. Il Maestro lo mosse un attimo per vedere se c'erano problemi.

    Come nuovo. Grazie, Sarakube.

    Io annuii e mi girai ad osservare quello che stava facendo Abeku. Appena mi ero messo a guarire il braccio del Maestro, aveva cominciato a fare qualcosa con il prigioniero. Mi avvicinai.

    Lui si voltò a guardarmi non appena mi mossi. Venite, forza. Ho usato la Tecnica dell'Inversione Temporale sul nostro amico. Vediamo un po' cos'ha da dirci.

    Edited by Shapechanger - 26/10/2015, 09:44
     
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    Il dottore pazzo pareva molto più incline a parlare di prima. Anche se sembrava più o meno catatonico.

    Raccontaci tutto quello che sai, e fallo in fretta.

    E il dottore cominciò a parlare. Faceva parte di un gruppo di Mukenin che si chiamava Samsara, come il ciclo delle reincarnazioni. Lui rappresentava il mondo degli Umani: il suo scopo era quello di medico del gruppo ed era specializzato in tecniche basate sulle anime. Già questo mi faceva venire voglia di prenderlo a pugni. Poi passò a illustrare il resto dei suoi compagni: il già accennato Akuma era la loro spia, specializzato in tecniche di infiltrazione. Era stato lui a fingersi l'Hokage Nube per assassinare la mia famiglia. A quanto pareva, il dottore era interessato al codice genetico della mia famiglia, ma i risultati erano stati pessimi. Era troppo instabile e mutevole per poter essere usato su larga scala. Così aveva deciso di usarlo per ampliare la sua collezione di Edo Tensei. A suo dire, la mia famiglia era davvero notevole.

    Fornì anche una generica descrizione degli altri membri del gruppo. Nakara rappresentava il mondo degli Spiriti Famelici e a quanto pareva, poteva mangiare qualsiasi cosa, assimilarla e usarla in combattimento, purchè fosse solida. Non sapeva molto di più perchè era uno di quei membri che non gli erano mai interessati particolarmente.
    Asura rappresentava il mondo omonimo. A quanto pareva era un combattente terribile, un colosso in armatura in grado di distruggere qualsiasi cosa attorno a se con la semplice forza fisica. Sospettava che si fosse sottoposto a innumerevoli esperimenti pur di raggiungere quel risultato, ma non aveva mai avuto l'occasione di verificare di persona perchè Asura sembrava immune a malattie e acciacchi fisici e non era mai stato ferito in combattimento.
    Dōbutsu rappresentava il mondo Animale. Era uno di quelli che conosceva meglio. Aveva una strana tecnica che gli permetteva d trasformarsi in qualsiasi animale o ibrido uomo animale, il che lo rendeva un eccellente combattente. Supponeva fosse una variante della Tecnica della Trasformazione o delle tecniche Inuzuka che permettevano di fondersi con i cani, ma non era mai riuscito a farsi dire come era stata creata e come funzionava in realtà. Sapeva solo che la trasformazione portava Dōbutsu a ereditare alcune delle caratteristiche dell'animale in questione e che forniva un incredibile aumento nelle caratteristiche fisiche e dei sensi.

    Infine, c'era Kami, il mondo Divino. Kami era il capo e il più misterioso del gruppo, tanto che raramente si faceva avvicinare dai suoi compagni. I suoi motivi e i suoi modi erano misteriosi. Non piaceva granchè al nostro dottore, tanto che, quando l'emulatore era arrivato nel suo rifugio per farsi guarire le ferite del suo ultimo scontro, l'aveva indirizzato alla loro base, ritenendo che fosse un buon candidato per occupare il posto del mondo Divino. Riteneva che il resto del gruppo l'avrebbe semplicemente lasciato fare. A quanto pareva, il capo non era in buoni rapporti con il suo stesso gruppo.

    Finito di raccontare, ci riunimmo per discutere sulla mossa successiva.

    Forse potremmo catturare l'emulatore prima che arrivi.

    Si, ma perchè farlo? Lasciamo che affronti Kami. Sarà indebolito e più facile da catturare.

    E se questi... Samsara si mettessero in mezzo? Dovremmo battere anche loro, e a questo punto saremmo noi quelli a essere indeboliti.

    Non se combattiamo in maniera coordinata. Questi tizi sembrano lavorare insieme, ma non mi sembrano molto uniti. Inoltre, togliendo Kami e il dottore, sono rimasti in quattro. Siamo in vantaggio numerico e non siamo deboli.

    Se posso, trovo l'idea di lasciare un gruppo di mukenin libero di girare per il Paese del Fuoco... sgradevole.

    Tutti quanti annuirono. Si, immagino che non sarebbe una buona idea lasciarli stare. E sia, affrontiamoli.

    Altri cenni d'assenso. Decisi che era il momento di porre una domanda che mi stava a cuore. Cosa ne facciamo di questo tizio?

    Il Maestro mi guardò un attimo, la sua espressione indecifrabile. Non possiamo lasciarlo libero o portarlo a Konoha. Non possiamo sapere cosa gli succederebbe. Potrebbe addirittura essere liberato per servire sotto l'Impero del Fuoco. Non mi piace l'idea.

    Stai suggerendo di farlo fuori? Mentre è indifeso?

    Se dobbiamo farlo, facciamolo. Ma prima voglio che rilasci l'Edo Tensei.

    I miei compagni si lanciarono delle occhiate. Mi sembra giusto. Abeku, tu non conoscevi una tecnica in grado di controllare la mente?

    Abeku annuì. Datemi un minuto.

    Un minuto dopo, Abeku si allontanò dal dottore folle. Lo liberammo dai sigilli e lui compose il sigillo del Cinghiale.

    E' fatta?

    Abeku annuì e io infransi i sigilli sui miei genitori. Dalla carta emersero quelle che immagino fossero le loro anime, immagini incorporee fatte di luce. Una colonna di luce le stava guidando di nuovo nel Mondo Puro. Ma prima si scomparire, riuscirono a parlarmi.

    Bel lavoro, figliolo. Disse mio zio, di nuovo con l'aspetto che aveva quando era morto e salendo lentamente verso il cielo.

    Sei diventato un grande ninja. Continuò mio padre.

    Siamo fieri di te.

    Con un'ultimo lampo di luce, la mia famiglia tornò nel Mondo Puro. Mi asciugai le lacrime prima che qualcuno potesse vederle.

    Grazie Abeku.

    Di niente, ragazzo.

    Mi voltai verso il dottore, ancora assoggettato alla Tecnica del Controllo Mentale. Ci penso io a lui.

    I miei compagni non dissero nulla. Si limitarono a dirigersi verso l'uscita della caverna. Io mi avvicinai e mi chinai finchè non mi trovai alla sua altezza.

    Meriteresti di peggio.

    Estrassi un kunai. Dopodichè attivai delle particolari cellule nel mio stomaco, trasformando la mia saliva in veleno. Ne sparsi un po' sulla lama dell'arma e gli feci un minuscolo, insignificante taglio sulla guancia. Ma il veleno entrava in circolo al semplice contatto. Entro pochi minuti avrebbe completamente paralizzato il suo apparato muscolare. Se era fortunato, gli sarebbe venuto un arresto cardiaco. Altrimenti, incapace di muovere i muscoli della cassa toracica, sarebbe soffocato lentamente.

    Meriteresti molto di peggio.

    Girai i tacchi e me ne andai, lasciandolo ad affrontare la morte da solo.

     
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    62 la prima, 59 la seconda!
    Magari non riesci ad immedesimarti del tutto ma c'è stato un momento, nella prima parte della pq, in cui ci sei riuscito bene, mi ha anche fatto effetto!
     
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9 replies since 24/10/2015, 11:12   119 views
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