La Forza

PQ Sanzo Kimura

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  1. Il Barone™
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    Narrato
    Parlato Sanzo
    Parlato nonno
    Parlato papà

    - 1/3 -


    Non so cosa mi prese, in quei giorni diventai arrogante e presuntuoso con tutti. Tutto cominciò quando mio padre mi parlò di alcune Abilità speciali che alcuni ninja di tutti i villaggi possedevano. Queste abilità appartenevano di solito ad alcuni clan. C'erano molte abilità innate a Suna e mi inquietavano, tutte. Io non ne avevo neanche una e per questo dopo aver saputo di esse, nacque in me improvvisamente una voglia irrefrenabile di forza, un continuo pensiero al dover migliorare. Da quel momento, i miei giorni furono caratterizzati dalla mia grande voglia di migliorare, di allenarmi, anche giorno e notte se era necessario. Avevo voglia di migliorare sempre di più e diventare più forte. Di solito mi allenavo con gli amici, anche se, quel desiderio improvviso di voler maggiore forza, mi spinse a pensare che allenarmi con i miei compagni era solo una perdita di tempo. Anche se Volevo bene ai miei amici e li avevo sempre aiutati a migliorare, in quei giorni cominciai a fregarmene di loro, disprezzandoli perché erano fin troppo deboli rispetto a me.
    Cominciai ad allenarmi con mio padre, perché sapevo che avrei potuto imparare molto da lui.

    Perché non sei ad allenarti e a divertirti con i tuoi amici

    Mi ripeteva continuamente.
    Lui ci teneva al fatto che avessi degli amici ed è per questo motivo che ogni volta che pronunciava quelle parole, gli mentivo. In qualche modo mio padre riuscì a capire che gli stavo raccontando stronzate. Per questo motivo decise di non voler più allenarmi e fu in quel momento che, poco dopo la mezzanotte, decisi di fuggire, senza obiettivi, senza meta. Riuscii a fuggire dal villaggio, nonostante i controlli che c'erano. Durante il mio cammino senza meta pensavo a mia madre, che mi aveva sempre aiutato e difeso, non potevo vivere senza lei. Stavo inspiegabilmente camminando per il deserto, con pochissima acqua. Passo dopo passo, sempre più stanco. Non resistetti molto, mi lasciai cadere sulla sabbia. Il sole che picchiava su di me, era insopportabile, proprio come il mal di testa che decise di complicarmi ancora di più le cose. Chiusi gli occhi, sperando in qualsiasi cosa che mi avrebbe potuto portato a casa. Ogni volte che mi risvegliavo, richiudevo gli occhi quando mi accorgevo che ero ancora nel bel mezzo del deserto.
    Dopo essermi svegliato per l'ennesima volta, mi rialzai lentamente e cominciai a bere un pò dell'acqua che avevo fortunatamente portato con me. Ero stanchissimo. Non sapevo come agire. Non sapevo più da quale parte era Suna. Decisi quindi di starmene lì ad aspettare qualcosa o qualcuno e nel frattempo allenarmi in qualche modo. Sì perchè ero ancora fissato sul voler diventare più forte, nonostante la tragica situazione in cui mi ritrovavo, per colpa del mio voler migliorare. Mi toccai il volto, sentivo un bruciore fortissimo, dopo aver tolto la mano destra dal volto e averla portato davanti al mio sguardo, vidi del sangue. Riuscii ad individuare da quale parte del mio volto fuoriuscisse. L'idea di fare qualche esercizio si rivelò impossibile. Mi resi conto di non avere le forze neanche per sollevare una gamba. Mi sedetti a gambe incrociate a fissare il deserto. Cercando una soluzione che arrivò poco dopo. Mio padre. Mi aveva trovato.

    Perchè cazzo sei fuggito! Ora devi fuggire! Ora! Se ti prendo ti disintegro!

    P...Papà...

    Ero felice che mi avesse trovato ma allo stesso tempo non immaginavo cosa mi sarebbe capitato se mi avesse preso.
    Le forze magicamente ritornarono, fui in grado di correre veloce come non mai. Superammo le porte del villaggio e rientrammo a Suna, mi voltai all'indietro e per farlo mi scontrai con un signore non molto amichevole. Si rialzò, gli si leggeva dagli occhi che era arrabbiatissimo, si avvicinava verso di me, ero impietrito. Mi girai verso mio padre

    Papà!

    Il signore alterato si fermò immediatamente, spostò lo sguardo verso mio padre e dopo aver notato che si trattava di un colosso, si girò dalla parte opposta, tornando sui suoi passi come se non fosse successo nulla.
    Dopo avermi difeso da quel tipo, mio padre si girò verso di me. Cominciai a tremare.


    Sei stato fuori 3 giorni, la mamma sa che sei da un mio caro amico ad allenarti. Non fare mai più queste pazzie.

    Nonostante non mi avesse toccato con 1 dito, il messaggio arrivò chiaro e tondo. Non avevo mai visto mio padre cosi serio. Ritornammo a casa e dopo aver aperto la porta, trovai mia madre che mi aspettava, camminai verso di lei esausto e l'abbracciai.
     
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    - 2/3 -


    Non abbandonai la mentalità di quei giorni passati nel deserto, ero sempre più cocciuto a voler diventare più forte. Non so cosa mi prese.
    Non facevo parte di nessun clan, non avevo abilità particolari e questa cosa era uno svantaggio enorme per me. Passavano giorni e io miglioravo, cominciai a convincermi che quelle abilità non mi sarebbero servite, sentivo di poter battere coloro che le possedevano.
    In realtà questa mia finta convinzione era come uno scudo che mi proteggeva dalla paura di quelle persone che possedevano quelle abilità. Anche io desideravo un'abilità che mi dava forza, sicurezza. Cose di cui avevo bisogno. Mio padre provava a convincermi del fatto che potevo fare a meno di quelle abilità, però c'era sempre una parte di me che volendo più forza, desiderava quelle abilità.
    Quel giorno... potei ammirare una delle tante abilità particolari presenti a Suna, fu mio nonno a insistere. Ci recammo fuori Suna, non ci allontanammo molto dal villaggio, non so come facesse a sapere che dove ci stavamo recando, si stavano allenando o combattendo. Sono sicuro che voleva mettermi in guardia, voleva trovarmi uno sprono per allenarmi e per farmi rendere conto quanto ancora dovevo sudare per raggiungere la forza di una di quelle abilità.

    Vedi Sanzo, questa è una delle abilità che in futuro, probabilmente, ti troverai a combattere.
    Anche se, osservarne solo una, non è il massimo. Ce ne sono tantissime. Bisogna essere forti. Tanto forti da non preoccuparsi del Clan di appartenenza dell'avversario e dell'abilità che possiede. Puoi fare a meno di una Abilità Innata... perché tu hai una famiglia, degli amici.
    Quella. Quella è la tua forza.
    Quando dovrai aiutare un amico che si trova in difficoltà, sentirai in te una forza che probabilmente ti aiuterà a superare qualsiasi ostacolo.




    Piangevo. Lacrime di gioia. Sì perché in quel preciso momento, mi accorsi che stavo sbagliando tutto. In quei giorni ero diverso, disprezzavo i miei amici perché troppo deboli in confronto a me, mancavo di rispetto mio padre perché non voleva farmi allenare con lui indirizzandomi invece verso gli amici. Cacciavo via quest'ultimi, preferendo un allenamento da solo che non mi avrebbe portato a nulla. Addirittura fuggii di casa nella convinzione di diventare più forte in quel modo. Non potevo continuare in quel modo, mi sarei trovato da solo, senza manco accorgermene. Nonno mi aveva portato a vedere quell'abilità perché sapeva di questo mio comportamento, voleva farmi ritornare in me. Dall'inizio era questo il suo intento.

    Grazie nonno. Proteggerò i miei amici e la mia famiglia. Sempre. Contro qualsiasi avversario.

    Corsi verso casa e ci restai per quel giorno. In realtà non c'era un motivo per stare lì ore ed ore sdraiato sul letto a pensare al nulla. O forse sì. Una piccola parte di me non voleva stare sdraiato su quel letto, quasi immobile. Quella piccola parte di me voleva che mi allenassi e che mi comportassi come negli ultimi giorni. L'altra parte di me sentiva invece di aver bisogno di quella pace per un pò. Dovevo in un certo modo cancellare qualsiasi mio pensiero che riguardasse il non comportarsi da Sanzo. Dovevo tornare in me completamente.
    Il giorno dopo tirava un venticello fresco, era il giorno adatto per ricominciare. Era come se non avessi mai vissuto quei momenti in cui mi comportai di merda. Decisi di chiamare e radunare gli amici per scusarmi con loro. Passammo l'intera giornata a stare insieme. Mentre tornavo a casa, mi sentivo bene con me stesso, ero felice, e questo mi portava ad una determinazione che mai avevo avuto. Fui finalmente consapevole di cosa volevo difendere, di cosa volevo ottenere e di quale fosse la mia forza.
     
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    Parlato Sanzo
    Parlato nonno
    Parlato papà

    - 3/3 -


    Tornai a casa, sporco e stanco. Ma quello che mi importava era la felicità che albergava e probabilmente sarebbe vissuta per sempre, dentro di me. Dopo aver passato quei giorni infernali, promisi a me stesso di affrontare la vita e qualsiasi difficoltà mi sarebbe parata davanti con la felicità e il sorriso. Nessuno mi avrebbe impedito di sorridere. Mi lavai, molto volentieri. Fu la prima volta che mi guardai allo specchio da quando ero tornato dal deserto. Mi ero guadagnato Una cicatrice che diagonalmente partiva dalla parte bassa e sinistra del viso e finiva giusto sotto l'occhio destro. I capelli mi erano cresciuti abbastanza, mi crescevano velocemente ma quella volta fu strano, dato che passò fin troppo poco tempo, eppure mi ritrovai con molti più capelli dell'ultima volta. Mi stesi sul letto e cominciai a cercare di tenere gli occhi aperti, nonostante essi vollero chiudersi per riposarsi. Volevo godermi fino alla fine quel giorno. Cominciai inspiegabilmente a pensare ai due organi che stavo sforzando tanto, gli occhi. Non poter usarli, non poter vedere il mondo che circonda noi umani, è da incubo. Molti ninja potenti in passato usavano abilità oculari e grazie ad esse, erano fortissimi. Se sai come usarli, gli occhi, possono tutto. Ripetei quest'aforismo un paio di volte nella mia mente, fino ad addormentarmi.
    Sperai nel venticello anche per il giorno seguente, era piacevole sentirlo sulla pelle, come una carezza, con egli si poteva non soffrire il caldo. Ma purtroppo non fu cosi, quel giorno i raggi del sole erano quasi insopportabili, preferivo l'ombra e il fresco piuttosto che stare sotto il sole a sopportare un caldo terribile.
    Tra un annetto avrei cominciato l'accademia ninja, non sapevo cosa mi aspettasse, ero emozionato ma allo stesso tempo in ansia. Mi trovavo nel punto estremo del villaggio, nascosto dalle montagne. Mi appartavo lì ogni tanto per nascondermi dai fastidiosi raggi del sole e riflettere. Cominciai a pensare se fossi stato in grado di affrontare l'accademia, superarla. Chissà che tipi di ninja avrei incontrato. Chissà che missioni avrei dovuto affrontare.
    Quell'anno passò in fretta, mi ritrovai più cresciuto, con la cicatrice che mi causai a "farmi compagnia" e con il coprifronte di Suna. Nulla fu come mi aspettavo, gli altri ninja non erano cosi bravi. L'accademia e la promozione a Genin mi fecero credere di più in me stesso, un bel pò di autostima in più non mi fece male.

    Siamo felicissimi per te. Ti sei meritato quel coprifronte e il titolo di Genin di Suna. Ora dovrai impegnarti ancora di più, sia per te stesso che per il villaggio. Userai la tua forza per proteggere ed aiutare Suna.

    Quelle parole di mio padre e mio nonno mi fecero piacere. Ora ero un ninja e avrei dovuto cominciare ad affrontare missioni per il villaggion e ad allenarmi più duramente.
    Suna fu fortunata. Perchè tra i suoi ninja aveva. Sanzo Kimura.



    END. Datemi anche consigli magari che non mi farebbero male.
     
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    29, non è male ma alcune parti sono un po' ripetitive. Anche per quanto riguarda l'uso di alcuni termini, a volte ne metti due identici troppo vicini, diventa un po' stucchevole da leggere. Nell'ultima frase della terza parte il punto dopo aveva non ci sta ma sicuramente è stato un errore di battitura. Comunque non è affatto male, continuando a scrivere migliorerai molto e anche in fretta :sisi:
     
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