Ripartire da Zero

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  1. "KING"
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    Tsubaki corre disperata nella buia foresta, inseguita da una luce simbolo di morte, e da un fracasso infernale.
    Ululati, grida, insulti e lamenti si uniscono al crepitare delle fiaccole.
    Come un'ombra, silenziosa e sfuggente alla vista, la donna cambia improvvisamente la direzione della sua corsa sfrenata svoltando a sinistra appena dopo un grosso albero.
    Quasi inciampa in una grossa radice ma riprende subito l'equilibrio e continua imperterrita la sua corsa mozzafiato.
    Non si volta, sa bene ciò che la insegue e vuole solo mettere più distanza possibile.

    QUELLA LURIDA PUTTANA STA SCAPPANDO DI QUA, DIVIDIAMOCI ED ACCERCHIAMOLA!

    Quella frase grugnita da un ominide grosso e pelato fu accolta da un ovazione.
    Una folla inferocita sta inseguendo quella ragazza, armati di torce forconi e tanta cattiveria che si alimenta a vicenda sfociando nell'ira e nella follia.
    Si dividono in tre gruppi, uno prosegue diritto, uno si getta alle calcagna della ragazza, ed un ultimo gruppo prende un'altra strada sparendo ben presto nella vegetazione.
    Tsubaki cerca con tutte le sue forze di aumentare la sua velocità, incurante di rametti, radici ed altri ostacoli naturali che le fiaccano poco a poco il corpo.
    Il volto le si contorce in una smorfia di dolore per lo sforzo fisico.
    Sente le voci avvicinarsi dai lati e vede delle ombre muoversi fra la boscaglia attorno a lei.
    Gira di scatto a destra raccogliendo tutto il corpo in posizione fetale per poi slanciarsi aiutandosi anche con le mani.
    Avverte delle imprecazioni ma non ci bada e continua a correre schivando rami, rovi e radici con agilità degna di nota.
    Un paio di uomini con delle torce le sbucano davanti comparendo da dietro ad un albero.
    Tsubaki è costretta nuovamente a cambiare direzione ed opta per andare a sinistra.
    Ora che è inseguita a breve distanza, una sensazione di panico si insinua nel suo cuore diventando ogni passo sempre più pressante.
    Nuove voci la confondono sia da destra che da sinistra mentre i due inseguitori le urlano di fermarsi e la insultano come peggio possono.

    *Ti prego, aiutami*

    Lacrime calde le scivolano dagli occhi e non fanno in tempo a rigarle le guance, che come perle si staccano per infrangersi nell'aria.
    Un'invocazione vana, poichè ormai non c'è più nulla da fare per lei se non continuare a correre.
    Altri tre uomini si sono uniti all'inseguimento portando due forconi ed un machete ed aumentando notevolmente la quantità e la qualità degli insulti.
    Un uomo sulla cinquantina, dai pochi capelli brizzolati ed il volto asciutto ma feroce e straripante di odio e cattiveria, sbuca da un cespuglio gettandosi a braccia aperte su Tsubaki come a volerla placcare.
    La giovane reagisce d'istinto e sferra un destro sulla nuca del tipo, che crolla al suolo dolorante.
    Si volta per vedere se qualcuno si ferma, ma sceglie il momento sbagliato.
    Un sasso decide di fermare la sua fuga disperata facendola scivolare e ruzzolare a terra.
    Si ferisce ad un ginocchio che cade preda di un dolore atroce, e si sbuccia mani e braccia.
    Gli uomini al suo inseguimento si bloccano e cominciano a ridere di gusto, anche forzatamente.
    Spaventata, impaurita, dolorante e disperata, Tsubaki non sa più cosa fare.
    Quello armato di mannaia le si avvicina.

    Bene bene puttana, a quanto pare hai finito di scappare
    . . .


    Mentre parla altri uomini sbucano dalla vegetazione andando pian piano a riformare la folla inferocita, ora anche divertita.
    Pian piano tutti si avvicinano stringendosi attorno ai due, formando, per quanto possibile, un cerchio.
    L'uomo col machete si avvicina ancora a Tsubaki con occhi iniettati di sangue, ed un'espressione depravata e feroce sul volto.

    Hei la puttana ha paura, beh dovevi pensarci prima di sbatterti quello spettro puttana!

    Parte uno sputo di catarro denso e giallo che si schianta proprio sul volto di Tsubaki appena sopra al naso.
    La ragazza comincia a strisciare arretrando cercando di mantenere la distanza, ogni volta che il manigoldo si avvicina di un passo.
    Sente molto odore di alcolici nel suo alito e scorge un demone nel suo sguardo.

    Tsubaki la sacerdotessa puttana adesso sarà sbattuta fino alla morte ed anche oltre da tutti noi MUHAHAHAHAHA

    Si avvicina ancor più pericolosamente alla giovane indifesa.
    Fine della corsa: strisciando, ha raggiunto un albero alle sue spalle che le impedisce di allontanarsi ulteriormente dal suo atroce destino.
    Si guarda disperatamente attorno, con gli occhi gonfi di lacrime e l'amaro in bocca.

    Io sarò il primo, ed anche l'ultimo heee.
    E ora che non hai più dove scappare
    . . .


    Allunga una mano e fa per strapparle la veste di dosso ma la ragazza decide di reagire, e gli molla un ceffone dritto in faccia.
    Non si pente del suo gesto, vuole lottare e reagire, anche se sa che è del tutto inutile.

    Non mi piace ciò che hai fatto!

    Parte un destro poderoso che va a colpirla direttamente in pancia.
    Una pancia un po' sproporzionata con il resto del suo corpo.
    Una pancia un po' gonfia.
    Una pancia di una donna da qualche mese gravida.

    Vorrà dire che mentre loro si accaniranno sul tuo corpo, io mi scoperò la tua testa.

    Tende verso l'esterno il braccio sinistro, quello che regge la mannaia, tenendola parallela al collo della ragazza.
    Poi scatta, ma la traiettoria della spada cambia incredibilmente fino a sfuggirgli di mano e finire nel fitto della boscaglia.
    Una schizzata rossa va a bagnare completamente il volto e la veste di Tsubaki.
    L'uomo che prima aveva la mannaia, si accascia a terra ma mentre lo fa, il suo corpo si apre come una banana sbucciata.
    Una scena raccapricciante, eppure che riempie di gioia il cuore di Tsubaki.
    Un angelo sanguinario è sceso dal cielo a salvarla.
    Un angelo dai capelli argentati e gli occhi bianchi.
    Un angelo che hanno chiamato spettro, e che ora lo è diventato.
    L'angelo-spettro si muove talmente rapido che Tsubaki riesce cogliere solo pochi attimi fuggenti.
    Quando taglia la testa a due uomini contemporaneamente con un unico fendente.
    Il suo assalto dall'alto e la sparizione, appena prima della caduta a terra sanguinanti di altri tre uomini.
    Poi chiude gli occhi, ed aspetta che ogni voce, ogni grido ed ogni lamento sia cessato.
    In realtà non deve aspettare molto, un ultimo "no ti prego nooooo" e poi silenzio.

    -Tsubaki
    . . .
    Mi spiace, è tutta colpa mia.


    L'angelo, quando apre gli occhi, le è davanti con un panno in mano, e le lava via il sangue dal volto, esaminando scrupolosamente le sue ferite.

    Il tuo ginocchio è messo male, ma il tuo volto per fortuna è intatto mia adorata.

    Tsubaki si rialza e prende le mani dell'angelo, portandosele al petto, per poi farle scivolare fino alla pancia.
    Il volto dell'angelo si contorce in una smorfia di dolore, delle vene gli compaiono attorno agli occhi bianchi per qualche istante, per poi rilassarsi.

    Key, è stato tutto una mia scelta, il mio amore per te è più grande di tutto questo, ma tu non puoi restare, ed io
    . . .
    E noi dobbiamo trovare una casa.
    Perchè non vieni anche tu?
    Lascia che altri se ne occupino!


    L'angelo chiamato Key si volta e fa qualche passo in direzione opposta all'amata, riprendendo la spada da terra.
    La sua espressione si fa fiera e seria, molto profonda, per poi mutare completamente.
    Il suo volto diventa ora una maschera di porcellana, inespressivo ed immutabile.

    Vai a Konoha.
    Li vive il clan Hyuga, li riconoscerai perchè hanno gli occhi simili ai miei.
    Sappi che ho provato a non coinvolgerti, ma questo è il minimo a cui ho potuto ridurre i danni.
    la tua vita è segnata per colpa mia.


    La mia vita ora è piena, grazie a te!
    Addio Key


    Si volta un'ultima volta a guardarla, prima di proseguire il suo cammino oscuro e solitario, di cui intravede già il finale.
    E lo vede proprio negli occhi di Tsubaki.
    Il destino è stato molto crudele con i due amanti, eppure, ha concesso loro un frutto.

     
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  2. "KING"
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    Manca poco ormai al momento del parto.
    Tsubaki arriva al tramonto davanti alle porte della foglia.
    Gonfia, affamata, con le energie prosciugate dall'essere che porta dentro di se, trascina i piedi sul sentiero di terra battuta.
    I Ninja di guardia al cancello di Konoha la notano subito, e notano le sue condizioni critiche.
    Uno di loro si muove rapidissimo per andare a soccorrere Tsubaki a cui ha ceduto una caviglia.
    Il ninja ha un bel viso e capelli castani folti e luminosi, un paio di splendidi occhi verde smeraldo a contornare il tutto.

    Attenta, come fai a viaggiare sola in queste condizioni sei matta?

    Il ninja prende il braccio destro di Tsubaki e se lo issa sulle spalle, e la cinge delicatamente col suo sinistro appena sotto al seno e sopra al pancione.
    Arrossisce un po' per l'imbarazzo, ma non è certo la situazione ideale a fare i galanti.
    Tsubaki non si rende nemmeno conto di quello che le sta accadendo.
    Sfinita com'è dal viaggio e dalla gravidanza, si rifugia nella sua mente ignorando ciò che le accade attorno e stava vagando da mezz'ora come uno zombie.

    Poverina, è proprio malridotta.
    Mi chiedo cosa le sia successo, Jin la accompagno in ospedale, pensaci tu qui.


    Dice al compare moro con i capelli racchiusi in un alto codino e rasati ai lati.
    Questo si limita a fare una smorfia di assenso forzato e si volta dall'altra parte.
    Il Ninja soccorritore compie un grandissimo salto assicurandosi di tener ben stretta la povera ed incosciente Tsubaki.
    Volano oltre le mura ed atterrano con dolcezza su un tetto di un edificio a tre piani.
    Un altro balzo e superano una decina di edifici in volo, spostandosi così di tetto in tetto.
    In un paio di minuti raggiungono l'Ospedale di Konoha dove Tsubaki, ancora svenuta, viene ricoverata e visitata d'urgenza dai Ninja Medici.
    Il suo corpo dal pancione gonfio viene adagiato senza troppe cerimonie su un tavolino operatorio con attaccati svariati fili e macchinari.
    Iniziano a misurarle la pressione, un'infermiera le preleva il sangue, un'altro passa uno strano apparecchio sul pancione.
    Entra un Ninja Medico dai capelli biondi raccolti in una coda di cavallo, una mascherina a coprirgli bocca e naso, ed un paio di piccoli e sottili occhiali dinanzi agli occhi.

    Donna, 19 anni, gravida all'ultimo mese.
    . . .
    Maledizione, portatemi quel nuovo farmaco coagulante che abbiamo preso, e delle spugne!
    Tu, tu mi asciugherai ogni goccia di sudore!


    Esclama alla fine indicando un ragazzetto magrolino un po' cupo che se ne sta nascosto dietro agli altri, impaurito.
    Poi si affianca a Tsubaki e le passa la mano destra vibrante di chakra prima in fronte, poi sul petto, poi sulla pancia.
    Fa una puntura alla ragazza direttamente nel collo.
    Poi un'altra puntura, molto più consistente, sul polso.
    Il ragazzetto asciuga il sudore dalla fronte del ninja mentre poggia entrambe le mani sul pancione di Tsubaki.

    Il piccolo sta morendo, non so cosa sia successo, ma questa donna si sta nutrendo del Chakra del bambino per rimanere in vita.
    Anzi, è come se fosse il piccolo a donarle il chakra, sapendo che se lei non sopravvive, lui non può vivere.
    Ketaku, un tonico.


    Stacca il palmo sinistro dal pancione materno, e glie lo poggia in fronte, emanando il suo chakra curativo, mentre il destro lo manitene sul pancione.
    Ketaku le inietta nel polso una siringa con un tonico che dovrebbe stimolare il corpo ad autocurarsi, facilitando il compito del dottore.
    Ma dopo pochi minuti c'è un inconveniente.
    Qualcosa sulla sua espressione cambia di colpo e torna con entrambi i palmi poggiati sul pancione.
    Il volto si fa teso ed il ragazzo addetto al sudore non sa più che fare.
    Da come un colpo di palmi alla pancia, ed il bambino esce fuori avvolto da uno schifo impressionante.
    Tsubaki si sveglia ed inizia a gridare, poi vede il figlio, che inizia a piangere nel sentire le urla materne, e sviene nuovamente, m con un sorriso sul volto.
    Al suo risveglio è sdraiata in un comodo e caldo letto, avvolta in un camice verdino e priva di forze.
    Guarda attorno a se e nota solamente le tristi pareti gialle, un piccolo televisore, nota l'assenza di un telecomando.
    E nota l'assenza di suo figlio.
    Si fa triste iniziando a pensare al peggio, quando entra il Ninja biondo dalla coda di cavallo, accompagnato dal tizio castano.

    Allora, ti sei ripresa, mi fa piacere.
    Kainen mi ha detto che sei arrivata in condizioni pietose trascinandoti, ma che eri già priva di coscienza, che non rispondevi ed eri passiva.
    Ora, vuoi dirci il tuo nome?
    E ne hai già in mente uno per il maschietto?


    Tsubaki, mi chiamo Tsubaki.
    E mio figlio si chiama Kagayaku.


    E il padre, è uno del clan Hyuga, così hai pensato di venire da lui dico bene?

    Lo sguardo di Tsubaki si fa triste.
    Sa di non poter rivelare nulla su Key, per la propria incolumità e del bambino, per il quale ha già in mente da molto tempo una storiella da raccontargli sul padre.
    Ma a loro cosa può mai dire?

    No affatto.
    Suo padre
    . . .
    Non conosco il suo nome, mi ha salvata da un branco di banditi e la notte faceva molto freddo così
    . . .
    Non devo darvi spiegazioni, comunque sono venuta per chiedere consiglio al Clan Hyuga.


    I due si guardano dubbiosi.
    Kainen si allontana silenziosamente lasciando in Tsubaki decisamente un brutto ricordo di lui.
    Il dottore si avvicina con sguardo gentile e sorridente.

    Perdonalo Tsubaki, è un periodo stressante per lui e la vita di uno shinobi è molto faticosa.
    Tu piuttosto devi sapere che se sei viva è solo grazie a tuo figlio, che ti ha dato energia e nutrimento per giungere fin qui.
    Ancora un minuto e sareste morti.
    Ma ora non angosciamoci, tuo figlio sta bene, è in culla che dorme, fra poco potrai vederlo.
    Approposito, dove intendi andare?
    Il clan Hyuga non vorrà aver a che fare con te, ne con lui poichè siete madre e bastardo.
    Forse un giorno, se vedranno qualcosa in lui, potranno pensare di accettarlo, ma non è dato certo.
    Avrai pensato ad una soluzione.


    Lo sguardo di Tsubaki si fa ancora più triste e serio.
    Si volta verso sinistra non riuscendo più a sostenere lo sguardo dell'uomo che ha salvato la sua vita e di suo figlio.
    Non sa ancora che farà, ma vede le poche alternative che ha.
    Se non altro

    Ho una piccola abitazione in periferia ed andrò a vivere la mentre Yaku starà con il Clan.
    In caso contrario, troverò una soluzione.
    Ora vorrei riposare se non le dispiace.


    Certamente.
    Appena si sarà ripresa, le farò portare suo figlio.


    E se ne va anche il medico, salutandola con un cenno del capo.
    Tsubaki è molto dispiaciuta per come ha trattato freddamente il dottore, ma non vuole toccare l'argomento Key in nessun modo, ne tantomento pensare al futuro quel giorno speciale.
    Si ritira nelle coperte ed inizia a piangere di gioia, pensando al suo piccolo Kagayaku.

     
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  3. "KING"
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    Una giovane donna sta discutendo con un uomo fuori da un grande portone in solido legno di quercia.
    La donna è avvolta in stracci che un tempo, prima della polvere, erano blu, il suo volto è smagrito dalla fatica e dalla fame, ed al petto stringe un fagottino con una creaturina dentro.
    La creatura dorme inconsapevole della sua situazione, incurante dei mali del mondo, e privo di preoccupazione.
    Stringe le manine fragili al tessuto della veste materna, così calda e confortante, che lo aiuta a conciliare il sonno.
    Eppure, ora il piccolino sente la rabbia e l'agitazione che sgorgano in un attimo dalla madre, e si sveglia.

    Ma perchè no?
    E' uno Hyuga a tutti gli effetti, come suo padre.
    Ecco guarda, si è svegliato, guarda i suoi occhi!


    Occhi bianchi e spettrali, proprio come quelli dell'uomo all'ingresso del portone.
    L'uomo indossa una veste nera e bianca, dallo stile elegante e dal tessuto pregiato.
    A ricoprire e proteggere il petto una sorta di giubbotto smanicato verde con un simbolo spiraleggiante rosso sulla schiena.
    In testa, a tenere bene indietro i lunghi capelli neri, un coprifronte con il simbolo della Foglia.
    L'uomo ha un'espressione dura e seccata, e stenta a contenere l'impulso di schiaffeggiare la donna.
    Il bambino pare sentirlo poichè scoppia in un pianto furioso a pieni polmoni.
    La madre, ormai abituata, non fa una piega mentre l'uomo, evidentemente dotato di un udito più elevato rispetto alla media, quasi si accascia al suolo tappandosi le orecchie coi palmi delle mani.

    Daaa fallo smettere!
    Vattene donna, ti abbiamo già detto la prima volta che sei venuta che non accetteremo un bastardo nel clan, e che non esiste nessun membro del clan Hyuga che risponde al nome di Key.
    VATTENE


    Tsubaki, iraconda come mai in vita sua, si volta e se ne va.
    Mossi i primi passi, il piccolo Yaku placa il suo pianto furioso e si prepara a dormire nuovamente al sicuro nella stretta materna.
    Tsubaki ripercorre la sua strada costeggiando le mura dell'alloggio degli Hyuga.
    Alte mura di legno che isolano un intero quartiere dal resto di Konoha, come una città dentro la città.
    Con un loro capo e delle regole proprie e, se non gli vai a genio, non entri.

    Questi maleducati.
    Se solo tuo padre fosse qui
    . . .


    Ma pare che al piccolo Yaku non freghi nulla del padre.
    Al pargoletto basta il calore materno.
    Tsubaki supera la fine delle mura e si incammina verso una delle parti più periferiche di Konoha.
    La gente non la nota quando passa per strada.
    nessuno le dona un sorriso, nessuno un cenno di saluto.
    Nessuno le fa la cortesia di aprirle la porta dell'emporio in cui decide di fermarsi, evitandole di fare l'equilibrista con il bambino.
    Lentamente si avvicina al bancone e sussurra qualcosa all'orecchio del proprietario del negozio, che dopo qualche secondo annuisce.
    prende della carne di manzo, un assortimento di verdure e dei piccoli barattolini contenenti spezie, erbe e altri rimedi.
    Tsubaki ripone il bambinocon cura, ben avvolto dai suoi strati di coperte, vicino ad una pila di patate.
    Nel negozio ci sono solamente loro, una anziana signora indecisa su quale tipo di riso comprare, ed il commesso intento a pulire la corsia centrale.
    Tsubaki ed il proprietario prendono una porta che conduce all'ufficio di quest'ultimo.
    Yaku rimane da solo, accanto ad una montagnetta di patate, e si sveglia d'improvviso.
    Non vede più la rassicurante figura materna ed inizia a preoccuparsi.
    Tuttavia sa che sua madre è li vicino, da qualche parte, la sente.
    Emette qualche vagito, finchè la sua attenzine non viene catturata da qualcosa di interessante.
    un topolino sbuca da sotto ad uno scaffale e si dirige a zig zag verso di lui.
    Yaku gli sorride, trova così buffo quell'animale dal pelo arruffato ed i denti sporgenti.
    Afferra una patata con la sua piccola manina destra, ed agità il braccio come ha visto fare molte volte alle persone simili a sua madre, o a sua madre stessa.
    Lo fanno quando vogliono lanciare qualcosa lontano.
    E così fa Yaku con la patata, la lancia lontana lontata e cade proprio vicino al topo.
    L'animale vi si avvicina, ed inizia ad annusarla sospettoso.
    Parte un morso, ne stacca un grosso pezzo, e si allontana come se potesse esplodere.
    La diffidenza del topo lo incuriosisce.
    Insomma, è una patata.
    Poi ecco aprirsi la porta verde scura dalla quale escono prima Tsubaki, che si aggiusta la veste, e poi uno strafelice commerciante che si risiede sulla sua poltrona dietro al bancone e guarda avido la donna, come fosse una bistecca alla griglia.

    A presto hehehe

    Tsubaki non risponde ne si gira.
    Riprende il piccolo Yaku stringendolo al braccio destro, e con il sinistro la grande e pesante busta della spesa.
    Si avvia barcollante all'uscita del negozio, con tutta l'intenzione di raggiungere il prima possibile la sua abitazione.
    Il piccolo Yaku si accoccola come meglio può nello spazio ridotto di un solo braccio materno, e si addormenta


    quattro anni dopo

    young_riku_colored_by_temmievega1999-d61l272

    Ecco finalmente il piccolo Kagayaku Hyuga, figlio di un abominio e nato dal peccato.
    O almeno così mormorano tutti.
    Lui sa solo di essere il piccolo Yaku, figlio di Tsubaki.
    sua madre fa molti lavori, fa le pulizie, fa massaggi, aiuta gli anziani per pochi spiccioli, a volte sta via giornate intere fino a quasi una settimana, e quando torna, per almeno un giorno deve stare a letto a riposare.
    Questo è uno di quei giorni.
    La mamma è tornata la sera prima e ha svegliato Yaku dicendogli che l'indomani sarebbe rimasta a letto tutto il giorno, e che gli lascia la lista delle cose da fare.
    Yaku si sveglia, con le prime luci del sole, e scende allegramente dal letto.
    In mutande, corre in bagno a fare la pipì.
    Svuotato, tira la catenella che fa girare l'acqua come gli dice sempre sua madre e, sempre nel ritornello, si lava le mani al lavandino.
    GLi basta solo girarsi, insaponarsi un po', ed aprire l'acqua.
    Strofinare forte forte mentre ha la mani sotto l'acqua, cercando di non allagare il bagno e, quando ha finito, chiude l'acqua e si asciuga le manine con il panno rosa.
    Rosa mani e viso, blu tutto il resto.
    E MAI usare il panno giallo solo della mamma.
    Ancora in mutande, esce dal bagno di corsa e va a leggere la lista delle cose da fare appoggiata sul tavolo in cucina.

    CITAZIONE
    Yaku, oggi devi solo
    -sistemare nei recipienti corretti le erbe che ho portato
    -mettere a scongelare la carne
    -prendere 50 ryo
    -scendere dalla vecchia Obaba
    -farti portare al circo.

    Yaku sorride.
    prende la busta appoggiata sulla sedia e tira fuori rami rametti e foglie.
    Inizia a dividerli come gli ha insegnato a fare la mamma e li mette nei vasetti giusti sulla mensola delle erbe.
    Poi va al freezer, prende 2 bistecche e le porta nel lavandino a scongelare.
    Alla fine, senza nessun soldo, prende le chiavi di casa sul piccolo sgabello usato come poggia-tutto di fianco alla porta d'ingresso, ed esce di casa correndo.

    Oh ho solo le mutandine

    E torna di corsa in casa.
    Con tutto il casino che sta facendo la povera Tsubaki non riesce a rimanere nel mondo dei sogni e viene svegliata.
    Ignora tutto e si rigira dall'altra parte.
    Quando torna il silenzio a conferma che Kagayaku è uscito, ormai non riesce più a rimettersi a dormire.
    Decide perciò di alzarsi e di andare a prepararsi un infuso.
    Sul tavolo trova un biscotto con scagliette di cioccolato sopra alla lista che ha lasciato per Yaku.
    Sorride pensando al gesto carino, e quando legge la risposta, si mette a piangere, disperata.

    CITAZIONE
    Cara mamma, tu fai tanto tanto per me ce io non riesco.
    Tu prendi forza ce poi ci andiamo consieme al circo.
    Chiedo alla obaba di andare al parco :)


    Non è che sono impazzito all'improvviso :asd: un bambino scriverebbe più o meno così :si2:
     
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  4. "KING"
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Ti guardo Kagayaku, ti guardo e non vedo tuo padre, ne uno Hyuga ne un pericoloso shinobi.
    Vedo solo un ragazzino, un bambino già costretto a sopportare crudeltà ed ingiustizie.
    Sei disteso nel letto di camera tua, avvolto dal calore di una coperta spessa e morbida.
    Avrai non più di otto anni ed il tuo viso è sereno e felice.
    Una donna dai lunghi capelli di un argento più simile al mio che al tuo, sta pestando delle erbe che inebriano la stanza col loro odore.
    Vivi in una casa piccola ma confortevole e ben curata.
    Vasi pieni di fiori dai molti colori, quadri e quadretti appesi alle pareti ritraggono con maestria paesaggi bucolici e scorci della vita della Foresta.
    Dormi abbracciando un bambolotto che mi ricorda tantissimo Gamabunta.
    Qualcuno bussa alla porta e tua madre va a vedere mentre continui a dormire.

    Dov’è il bambino?

    Due Shinobi sono davanti alla porta d’ingresso di casa tua con volti minacciosi, setosi capelli bruni ed occhi bianchi.
    Tua madre fa una faccia incollerita ed adirata e si pone da ostacolo all’ingresso come a non voler far entrare i due ninja.
    Eh già, due ninja del clan Hyugai sono venuti a prenderti Kagayaku.

    Oh no per tutti questi anni lo avete rifiutato ed ora
    . . .


    Uno dei due le da un lieve colpetto sull’addome facendola svenire.
    L’altro la prende e la poggia più o meno delicatamente a terra.
    Che modi, non mi sono mai piaciuti i Ninja di Konoha.
    Ancora non ti svegli piccolo, i due sono oramai sopra di te e tu ancora sei nel mondo dei sogni.
    Ma appena allungano le braccia per prenderti apri gli occhi e ti agiti.
    Inizi ad urlare ed a dimenarti mentre cercano di tenerti fermo a fatica.
    Non appena vedi tua madre a terra esplodi, non controlli più le tue forze e liberi il tuo chakra da ogni punto di fuga rilasciando come violente correnti d’aria che stanno mandando all’aria tutti i mobili ed i vetri di quadri e bicchieri e finestre in frantumi.
    Che forza per un tipetto così piccolo.
    Ma i due Shinobi hanno la meglio e riescono presto a riprendere in mano la situazione e a farti svenire.
    Tu non puoi rendertene conto, ma ti stanno sollevando di peso e portando fuori da casa tua come se nulla fosse successo.
    Non appena usciti saltano in cima al palazzo di fronte e viaggiano rapidi di tetto in tetto attraversando così tutta la città.
    Alte mura isolano un intero quartiere dal resto del villaggio ed i due ninja atterrano in strada proprio davanti al portone.
    Fanno un cenno alla guardia che li fa passare affrettandosi a richiudersi alle spalle il cancello.



    Attraversate le mura ci si ritrova in un piccolo villaggio a parte.
    Molti edifici disposti ordinati ed immersi nella vegetazione più variegata possibile.
    Piante tipiche della zona sono le più abbondanti ma in quei giardini ci sono più di 2000 varietà di alberi e fiori.
    Oltre ad un vero e proprio laghetto interno.
    Quella è la dimora secolare degli Hyuga che vivono li fin dai tempi prima della loro alleanza con il clan Senju contro la fazione Uchiha.
    Gli edifici in legno pregiato e ben lavorato, sono tutti molto grandi e di non meno un paio di piani.
    I due Shinobi ti conducono proprio al centro del quartiere dove si trova, con ogni evidenza, la sfarzosa residenza del Capo-Clan.
    Ti lasciano ancora privo di sensi al centro del salone d’ingresso, di fronte ad un uomo inginocchiato e con il volto duro e severo, folti capelli bruni ed una cicatrice che gli attraversa la fronte proprio in centro, da naso a capelli.
    Apre gli occhi, bianchi e spettrali, e le vene attorno ad essi si gonfiano irradiandoli di chakra attivando la sua Innata Oculare.
    Sta sicuramente analizzando il flusso del tuo chakra per capire cosa fare di te.
    Ma ecco che ti riprendi ed apri anche tu gli occhi.
    Strano, i tuoi occhi risplendono di un bianco diverso rispetto a quello degli atri Hyuga, sono più luminosi.
    Ti alzi in piedi a fatica e guardi quell’uomo in volto.
    Provi a trattenere la tua paura ma hai già i lacrimoni agli occhi, ed indietreggi appena.

    Benvenuto nel clan Hyuga Kagayaku.
    Chiunque fosse, tuo padre era sicuramente uno di noi in quanto hai ereditato gli Occhi Bianchi, e ciò fa di te un membro del Clan.
    Siamo in tempi difficili Kagayaku, si mormora di guerra ed ognuno di noi è prezioso come non mai di questi tempi.
    Da domani comincerai il tuo addestramento per diventare un grande Shinobi, come ogni Hyuga che si rispetti.
    Il mio nome è Dazen Hyuga, e sono il Capoclan
    . . .
    Rivolgiti a me con rispetto quando lo fai o ne subirai le conseguenze.
    Ora va a vedere il tuo alloggio, si trova non lontano dal dojo di addestramento.


    E’ il segnale che sei stato congedato Yaku, ma tu non ti muovi.
    Certo nessuno ti ha insegnato ‘ste cose.
    Ma rapido come una gazzella braccata uno shinobi viene a condurti fuori prima che il Capoclan perda la poca pazienza dimostrata.

    Vieni Kagayaku, e perdona la rozzezza ma gli ordini sono ordini.
    E poi oggi è una brutta giornata, arrivano strane notizie da Ame e Nube-sama ha deciso di affidarsi a Suna invece che mandare uno dei nostri.
    Ha i capelli d’argento come te il ninja di Suna.


    Lo Hyuga gentile, che ancora non si è presentato, ti conduce sul retro di un grande edificio dove si trova un capanno nettamente in contrasto con il resto dello sfarzo del quartiere.

    Dormirai e mangerai qui, domattina all’alba verrà qualcuno a chiamarti per cominciare l’addestramento.
    Puoi girare liberamente per il quartiere ma non puoi uscire dalle nostre mura per esempio per andare a trovare tua madre.
    Lei non è una Hyuga, non fa più parte della tua vita, e la sua reputazione nuocerebbe troppo al Clan.


    Conclude il discorso con evidente tristezza ma ciò non ti aiuta affatto.
    Se ne va e ti lascia finalmente solo.
    Solo e libero di poterti disperare quanto vuoi, consapevole di non essere visto, ma come ti sbagli.
    Chiudi gli occhi, cadendo in un sonno profondo, destinato a terminare presto.

     
    .
  7. "KING"
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    Tutti ti stanno guardando e tutti ti guarderanno in ogni momento della tua vita.
    Non sarai mai solo finchè rimarrai li piccolo Kagayaku.
    Ma presto anche tu potrai vedere come vedono loro, presto potrai farti valere.
    Per ora ti crogioli nel letto aspettando solo che finisca la notte, sicuramente pensi che domani ti sveglierai nella tua camera con aroma di spezie nell’aria.
    La tua prima notte fra gli Hyuga è stata nulla in confronto a ciò che arriva con l’alba.
    Sottili righe di luce filtrano dalle fessure nelle persiane andando, a poco a poco, ad illuminarti e a riscaldarti.
    Dopo pochi istanti la porta scorrevole si apre inondando di luce lo stanzino.
    Sul tuo volto si dipinge una smorfia di fastidio segno che ormai sei sveglio, ma ancora non osi aprire gli occhi.

    Svegliati, è ora di cominciare l’addestramento!

    Un uomo anziano, ma dal fisico ancora tonico, attende che tu ti alzi davanti all’ingresso del tuo loculo, con le braccia incrociate al petto.
    Il suo sguardo è severo e minaccioso e diventa ben presto furente quando lo ignori.
    Scrocia le braccia e si avvicina a te con passo spedito.
    Allunga la mano sinistra e ti afferra per i capelli tirandoti dolorosamente in piedi.
    Già, davvero non mi piacciono i Ninja di Konoha.
    Come quest’uomo, che per svegliare un bambino appena strappato dalle braccia della madre lo solleva per i capelli.
    Aaaa Kagayaku, se solo potessi fare qualcosa per aiutarti.
    Eppure non hai la reazione che mi aspettavo.
    Non urli, non ti dimeni, non ti metti a piangere.
    Rimani impassibile e l’unica cosa che indica la tua frustrazione sono gli occhi gonfi di lacrime, che cerchi di riassorbire con tutta la tua volontà.
    L’anziano Hyuga ti lancia letteralmente fuori dalla porta e finisci faccia a terra.
    Probabilmente il peggiore dei risvegli.
    Ti rialzi quasi subito, e tiri su un moccolo che ti sta uscendo dal naso.
    Ora però fa come ti dice o saranno guai seri, questo vecchietto arzillo ha l’aria di uno facile all’ira.
    L’anziano incrocia nuovamente le braccia al petto con furore in volto.
    Aspetta che ti volti verso di lui ma tu continui ostinato a dargli le spalle e a far finta che non ci sia.

    Andiamo nel Dojo ragazzo!

    Ora devi seguirlo Yaku, hai dimostrato di non temerli, hai ottenuto ciò che volevi, va o ti farà del male, conosco quella faccia.
    E’ il classico ninja che ucciderebbe sua madre se un suo superiore glie lo ordinasse.
    Il classico shinobi che abbandonerebbe i compagni di squadra a morte certa pur di completare una missione.
    E come da me previsto, muove rapidamente la gamba destra colpendoti con un calcio ben assestato sull’orecchio sbattendoti nuovamente a terra.
    Di nuovo ti rialzi, stavolta a fatica, e di nuovo gli volti le spalle.
    Perchè ti comporti così?
    Non otterrai nulla in questo modo, se non una dose di lividi e ammaccature.
    Irritato dal tuo comportamento il ninja scatta in avanti come se volesse ucciderti.
    I suoi occhi, seppur bianchi, parlano chiaro: lui ti odia.
    Ti afferra per un braccio e, come fossi un lenzuolo da sbattere, inizia a farti girare per aria finchè non ti ricaccia a terra di fronte a se, in modo da guardarvi rispettivamente in faccia.
    Ma ancora nulla da parte tua, fai come se non esistesse.
    Furente, il ninja sferra una scarica di pugni rapidissimi al tuo stomaco e con l’ultimo ti spedisce per la terza volta a terra, cinque metri più in la.
    Tossisci e sputi sangue, lentamente ti rigiri, ti alzi con estrema fatica, e gli dai nuovamente le spalle.

    Se non ti alleni non ci servi, addio!

    Quello vuole ucciderti davvero, levati Yaku, scappa o fa qualcosa.
    E’ veloce e forte per la sua età, doveva essere molto più potente in gioventù.
    Stavolta la sua mano è tesa come a voler imitare una lama per trafiggerti schiena e cuore.
    La mia rabbia e il mio timore non possono raggiungerti e non posso fare nulla per te.

    Padre basta così!

    Una voce che ho già sentito si fa largo da un luogo non precisato e a me non visibile.
    Ma certo, col Byakugan può controllare tutto ed avrà visto che stavi per morire.
    Si tratta proprio di Dazen, il Capo-clan.
    E così quel vecchietto iracondo è suo padre
    . . .

    Sono io a prendere le decisioni ora non tu!
    Il compito che ti ho assegnato è quello di addestrare il ragazzo, se non vuole ascoltarti tu devi insistere più di lui.
    Va, ora ci penso io a lui adesso!


    Eccolo sbucare da dietro l’angolo.
    Indossa una larga veste bianca e grigia con ricami rossi sulle maniche.
    Il suo sguardo severo si posa ora su di te, che continui imperterrito a far finta di nulla.

    Perdona i modi di mio padre Kagayaku, ma è vecchio e non ha più la pazienza o il buon senso di un tempo, inoltre crede che l’addestrarti sia solo una punizione per lui.
    Mio nonno ha lasciato l’incarico di Capoclan a suo fratello, mio zio, alla cui morte sono subentrato io anzichè lui.
    Non avendo figli, mio zio ha sempre puntato su di me e gli anziani del clan mi hanno scelto per questo.
    Per questo fa così, non gli va giù che sia io al comando, ma è sempre mio padre.
    Oggi ci penso io a te ma da domani riprenderai ad addestrarti con lui, ed esigo che tu gli rivolga attenzione e rispetto intesi?


    Continui ad ignorarlo, ma lui non se ne cura.
    con lui non ha effetto la tua ostinata indifferenza, e lo capisci anche tu poichè ti volti a guardarlo.
    Compiaciuto, ti fa cenno di seguirlo e t’incammini dietro di lui fino a raggiungere una struttura più piccola rispetto alle altre, ma enormemente più grande dello sgabuzzino in cui ti hanno messo.
    Apre le due porte scorrevoli con fare solenni ed entra, mettendosi praticamente al centro del tappeto.
    Entri anche tu ma non chiudi le porte alle tue spalle.
    Una lieve brezza smuove i tuoi lunghi capelli argentati.
    Ti fermi a quattro metri da Dazen e lo guardi diritto negli occhi.
    Non pare infastidito, quanto incuriosito dal tuo comportamento.

    Ora capirai perchè sono io e non mio padre a capo di questo clan, fra i più antichi e potenti al mondo che getta le sue origini nelle origini stesse del termine Shinobi.
    Mio padre è della vecchia scuola abituato a risolvere ogni problema con la forza.
    Io vado più sul sicuro.
    Per oggi, date le circostanze, scuso il tuo comportamento e non ci saranno provvedimenti.
    Tuttavia ti avverto ed ascoltami bene Kagayaku perchè non lo ripeterò di nuovo.
    Comportati ancora in tale maniera con un qualsiasi membro del clan, e sarà tua madre a subirne le conseguenze.


    Ed il mio odio per voi ninja di Konoha non fa che crescere.
    Credono che i metodi con cui si ottengono le cose non siano rilevanti.
    Tanto sono abituati ad usare i loro poteri per elevarsi al di sopra degli uomini comuni agendo secondo regole solo loro.
    E come potrebbero le persone comuni farsi mai valere contro i soprusi degli Shinobi, che compiono abomini giustificandosi con la scusa del "bene superiore" e della "pace".
    Come si può impedire ad uno Shinobi addestrato, di schiavizzare un semplice villaggio?
    Come si può con frecce e spade, contrastare un torrente di fuoco, o un drago fatto di elettricità o chissà quali altre diavolerie.
    Tu Kagayaku, sei molto più fortunato della maggior parte delle persone su questo pianeta.
    Tu sei uno di "Loro", anche se devi disprezzare gli Hyuga ed i Ninja in generale, ancor più di me.
    Abbassi lo sguardo perdendo tutta la tua carica, ed annuisci in silenzio.
    Il tuo sguardo è ora carico di tristezza e sconforto, unite ad un forte senso di rassegnazione.

     
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  8. "KING"
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    Dazen, soddisfatto, comincia a spiegarti cos’è uno shinobi.
    Comincia a parlarti dei tempi remoti e del ruolo chiave del clan Hyuga nella fondazione di Konoha.
    Ti parla dei grandi nomi del passato e dei valori su cui ha prosperato la nazione del Fuoco.
    Ma stai veramente ascoltando?

    . . .
    E fu così che si decise di abolire la distinzione fra le 2 casate.
    Ti ho parlato della capacità dei Ninja di impastare ed utilizzare il chakra per i più svariati scopi, noi Hyuga, grazie ai nostri Occhi Bianchi, siamo i migliori in questo campo.
    Il nostro è uno stile di lotta che si basa sulla rapidità e sulla precisione.
    Quando sarai abbastanza abile da attivare consapevolmente il Byakugan, inizierai il Vero addestramento.
    Per ora, su concessione del Kage, verrai addestrato seguendo più o meno il programma accademico.
    Cominciamo con l’impastare il chakra.
    Per impastare correttamente il chakra, ossia modellarne la giusta quantità per dar vita alle tecniche che conosci, sono quasi sempre necessari dei simboli precisi delle mani che stimolano la circolazione nei vari punti di fuga del corpo.
    Quando il chakra esce dai punti di fuga, se impastato alla perfezione, può dar vita a prodigi che gente comune non riesce nemmeno ad immaginare.
    Questi prodigi vengono chiamati Ninjutsu.
    I Ninjutsu sono la via più rapida per uno shinobi di ottenere potere ma sicuramente non sono l’unico modo, ne il più efficace.


    Fa una pausa nel suo solenne discorso che sta durando da più di un’ora.
    Non fa la pausa come penso io per riprendere fiato, ma lo fa per mostrarti qualcosa.
    Compone dei sigilli con voluta lentezza, per farti vedere bene come mettere le mani con precisione.
    Guardiamo entrambi solo al risultato finale: 5 Dazen stanno ora di fronte a te e ti guardano con severità.

    Questa è una variante della Tecnica della Moltiplicazione del corpo: la Moltiplicazione superiore, un Ninjutsu molto avanzato che consente di creare dei veri e propri cloni di te stesso.
    Tuttavia esistono altre Vie che uno shinobi può percorrere per arrivare alla grandezza: il Taijutsu, l’uso del proprio corpo, volendo in combinazione col Chakra, per distruggere i propri nemici.
    E la terza Via: il Genjutsu, le arti illusorie, che mirano a destabilizzare il flusso del tuo chakra in maniera da alterare le percezioni dei tuoi sensi.
    Un nemico abile nei Genjutsu può anche arrivare a farti provare le stesse sensazioni della morte.
    Ora, noi Hyuga siamo specializzati
    . . .


    Che rottura di cojones.
    Non mi sono mai piaciuti gli sproloqui e a quanto pare nemmeno a te.
    Si vede che non riesci a sopportarlo più, tuttavia è il pensiero che possano far qualcosa a tua madre che ti tiene li, attento ad ogni parola che esce dalle labbra di quel verme.
    Va avanti ancora molto a parlare del Chakra, del Byakugan, degli Hyuga, continuando a ripetere quanto il loro clan sia stato importante nella storia.
    Finalmente finisce di parlare facendoti cenno di avvicinarti.
    Ti mostra uno ad uno i simboli delle mani spiegandoti nel dettaglio tecnico cosa comportano varie combinazioni di simboli e soprattutto la tempistica.
    Impastare il chakra, per quel che ho capito, è come preprare una ricetta.
    Bisogna mettere gli ingredienti giusti nelle dosi giuste o viene una schifezza.
    Fuori dalla finestra del Dojo il sole è basso, mancherà meno di un’ora al tramonto e solo ora pare terminare il suo discorso.

    Ed ora iniziamo con il combattimento, così domani mio padre non ti farà troppo male!
    Cominciamo dalla postura, gambe più larghe e più piegato sulle ginocchia.
    Devi sentire il tuo corpo pronto a scattare, la rapidità è la chiave del successo, soprattutto per uno Hyuga.
    Ecco così
    . . .


    Dazen corregge la tua postura a livello millimetrico finchè non è completamente soddisfatto.
    A me sembra una posizione molto scomoda per affrontare un combattimento e che offre molti buchi nella tua difesa.

    Mantieni la posizione finchè non ti dirò basta

    Più ci faccio caso più noto che la posizione in cui ti ha messo è davvero scomoda e non riesco a capacitarmi di come si possa combattere bene stando così.
    E dieci minuti sono passati, sul tuo volto si vede già grande sforzo per non muovere nemmeno un muscolo.
    Noto solo ora che in tale posizione stanno lavorando intensamente quasi tutti i tuoi muscoli.
    Dazen pare ogni minuto che passa sempre più soddisfatto, anche quando iniziano a tremarti i polpacci.
    E mezz’ora è passata.

    Bene, basta così.
    Adesso ti mostrerò una nuova posizione, fai bene attenzione a COME ti metti in posizione o non la sosterrai per più di cinque minuti.


    Per prima cosa ti fa distendere le gambe in una sorta di spaccata, poi si mette a mostrarti come disporre le braccia, e ti ispeziona maniacalmente andando a correggere ogni piccola imperfezione.
    Ed infine, ti fa alzare i piedi fino a sorreggerti solo sulle punte.
    Nuovamente Dazen è soddisfatto notando che riesci a stare in equilibrio e a mantenere la postura.
    Leggo la stanchezza sul tuo volto e l’immensa voglia che hai di metterti ad urlare ed a correre più lontano che puoi.
    Ma non demordi, stringi i denti e provi ad alzare ancor di più i talloni dal terreno aumentando lo stress fisico sui polpacci.
    Dopo solo dieci minuti Dazen ti fa cambiare nuovamente posizione, questa sembra più semplice, e sensata per un combattimento vero.

    Adesso io vado a mangiare, mantieni la posizione fino al mio ritorno.
    Non serve dirti che ti osservo vero?


    Tanta severità con un bambino così piccolo non può davvero portare a buoni risultati.
    Sei già stanco per le pose precedenti e ti tocca stare in un altra posizione.
    La fatica che si evince dalla tua espressione è pari al dolore dei tuoi piccoli muscoli tremanti, eppure, dopo un paio di secondi, sembri più rilassato.
    Beh, effettivamente questa posizione è più naturale e comoda delle altre con cui gli sforzi sono ridotti al minimo.
    Ma per tempo prolungato, anche solo tenere un braccio teso diventa una sfida man mano sempre più impossibile.
    Il tempo passa inesorabile e l’iniziale sensazione di sollievo che hai provato nei primi istanti, è rapidamente scemata, sostituita da nuova fatica.
    nella tua mente stai solo pensando a cosa potrebbe mai mangiare Dazen mentre tu aspetti, e ti immagini un banchetto riccamente imbastito, solo per farti sudare di più.
    Inizia con un’antipasto di salumi, formaggi, cinque diversi tipi di pane, frutta e salse a volontà, contornate da polpettine di riso e carne.
    Te lo immagini seduto al tavolo assieme a pochi altri uomini dai lineamenti non ben definit, l’unico dettaglio degno di nota per te sono gli occhi bianchi, l’esagerazione del banchetto, e l’avidità di Dazen nel mangiare.
    Assapora ogni boccone in maniera vorace ed avida, rigettando gran parte del cibo nel piatto durante la rumorosa masticazione.
    Ogni tanto lo vedi tracannarsi boccali di una strana bevanda gasata dal color verde fluo.
    Poi di nuovo a trangugiare leccornie finchè stufo, incurante di come son messi gli altri ospiti, fa portare i primi.
    Non fai in tempo ad immaginarti cosa ci sia oltre a dei gustosi gnocchetti ripieni, che il vero Dazen apre le porte scorrevoli, ed entra con viso più rilassato rispetto a prima.
    Non ti volti a guardarlo, continui a mantenere la posizione, tremante, con la fronte imperlata di sudore.

    Basta così, vai pure nel tuo alloggio a mangiare e a dormire.
    Domattina all’alba verrà mio padre a svegliarti


    Torni in camera aspettandoti un pasto adeguato alla fatica fatta, contando che non hai avuto ne colazione ne pranzo.
    Ti immagini un po’ di avanzi dei secondi, una bella tagliata di manzo alla griglia glassata e speziata, contornata da purea di patate ed una strana sostanza sugosa color fragola.
    il tuo alloggio, per tua fortuna, è vicinissimo e non devi fare che pochi, faticosi, e trascinati passi per raggiungerlo.
    C’è una ciotola con del riso, un pugnetto di ragù ed una pagnotta secca.
    Di fianco, una piccola bottiglietta contenente dell’acqua.
    Finalmente scoppi in lacrime, immergendoti in un pianto silenzioso e rimani li, in piedi, con il mento poggiato al petto a singhiozzare.
    Solo una parola esce dalle tue labbra.

    Mamma
    . . .



    fine seconda parte
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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