Frammenti di Vita

Personal Quest

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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    - C-che devo fare? -

    - Devi togliere tutta questa erbaccia, adesso ti faccio vedere come si fa. -

    Prese un mini piccone, uno di quegli aggeggi utili per zappare e cominciò a colpire la terra, facendo leva sotto le varie erbe per sradicarle dal suolo. Continuò il lavoro per i successivi cinque minuti, giusto il tempo che memorizzassi i movimenti e il verso dell'azione, poi mi passò l'oggetto replicandomi di copiarlo. Riuscivo a malapena a reggere quel coso appuntito, mi sentivo abbastanza spaesato. Provai l'azione alzando il piccone in aria per farlo scendere poi verso l'obiettivo, mancandolo di diversi centimetri.

    - Aah non preoccuparti, devi farci l'abitudine. Tu provaci sempre. -

    Mio padre era un tipo abbastanza comprensivo, nonostante continuassi a mancare il bersaglio dopo una ventina di minuti, restava calmo e pacato nel suo lavoro, lanciandomi un'occhiata di tanto in tanto per verificare il mio stato. D'altronde, che cosa poteva aspettarsi da un bambino di sei anni? Nessuno nasceva esperto.
    La nostra situazione erano alquanto problematica a Kiri, il lavoro non era abbastanza e riuscivamo a sfamarci a malapena. Anche se possedevamo una piccola porzione di terreno dietro casa e coltivavamo 365 giorni su 365, vendevamo ben poco. Mio padre era quasi sull'anzianità e ciò non gli permetteva di trovare un buon lavoro, idem mia madre, che faticava già a fare la casalinga.
    A quell'età non comprendevo la situazione, motivo per cui non vedevo l'ora di finire l'operato nel terreno per andare a giocare con gli altri bambini.
    Ma nonostante questo quando aiutavo mio padre mi spaccavo letteralmente la schiena, mettendomi al pari di un contadino. Sradicavo erba, portavo materiale con la carriola, piantavo semi, innaffiavo le piante e una volta raggiunta l'altezza necessaria, raccoglievo i frutti dagli alberi. Ovviamente facevo il tutto in modo ridotto rispetto ad un adulto vero e proprio, ma comunque tutto il possibile che riuscivo a fare.
    Questo portò ad un allenamento passivo di tutti muscoli, gambe, spalle, petto e braccia, definendomi il fisico ogni anno sempre di più e aiutandomi nella mia passione più grande, le arti marziali. Già a quell'età ero attratto dai combattimenti e gli allenamenti dei Shinobi, rendendoli il mio unico fare nel tempo libero. Quando andavo a giocare con gli altri bambini del quartiere, ero sempre il primo a proporre le lotte e che vincessi o perdessi mi importava ben poco, l'importante era farlo.
    E magari quando finivo tardi con mio padre e non riuscivo ad andare a giocare, passavo tutta la sera nella mia stanza a prendere a pugni e a calci la mia ombra, come i pazzi.
    Anche se all'età di sei, sette anni mi alzavo già prestissimo con mio padre, lavorando tutto il giorno e andando poi a giocare nel tardo pomeriggio con gli altri ragazzini, la giornata non la vivevo mai difficoltosa o distruttiva, anzi sprizzavo di energia continuamente. I problemi si rivelavano la sera, quando mi sdraiavo sul letto per addormentarmi i dolori che prendevano luogo nel mio corpo erano lancinanti, tanto da svegliare i miei genitori durante la notte. Era come se delle lance e dei pugnali mi lacerassero le carni dall'interno, trafiggendomi e bucandomi ogni singola parte del corpo. E nonostante ciò, la mattina dopo mi alzavo tranquillo e senza dolori, come se nulla fosse successo. Sembrava una pena da scontare per dei peccati mai esistiti, un po' come la punizione delle donne per conto di Eva.
    Una situazione tanto strana da lasciare sbigottiti pure gli infermieri, che non riuscivano a capire né a trovare il problema poiché di fatto nel mio corpo non c'era nulla di strano, ero sano come un pesce.

    Col passare del tempo il mio temperamento crebbe diversamente da quello di qualsiasi altro bambino della mia stessa età. Pian piano cominciavo a capire come andava la vita e sopratutto la nostra. Il fatto che già lavoravo e non mi potevano comprare giocattoli o cose del genere, mi distingueva dagli altri. L'unica cosa che desiderai ardentemente fu il sacco da boxe, quello che andavo a osservare sempre in palestra e con cui si allenavano i Ninja. Lo desiderai talmente tanto che arrivai a costruirmene un fac-simile, scolpendo un tronco d'albero nel terreno di casa mia. Certo, non era uguale, ma avevo comunque qualcosa a cui poter tirare calci e pugni, evitando di colpire l'aria come al solito. A quel punto i miei allenamenti diventarono più intensi, e le pretese più alte. Avevo già dieci anni, lavoravo con cognizione e più duramente per finire prima e allenarmi di più.
    Non essendo uno Shinobi mi era negato l'accesso al dojo e perciò mi limitavo ad osservare da fuori i comportamenti e le tecniche degli altri Ninja, la tecnica della moltiplicazione, sostituzione e trasformazione. Imparai i sigilli in un batter d'occhio e cominciai a praticarle per conto mio. Mi venne molto difficile dosare e impastare il Chakra per la prima volta, impiegai mesi per impararle.
    Acquistavo sempre più sicurezza in me stesso, nel mio fisico e nelle mie abilità. I ragazzini con cui giocavo un tempo cominciarono a guardarmi con occhi diversi, di sfida, o d'invidia. I nostri combattimenti amichevoli diventarono presto delle rivalità, al punto di perdere ogni amicizia, litigando e battendoci ogni volta che i nostri cammini si incrociassero.
    Continua..
     
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    - Ah, Takeshi vieni a sederti, tua madre ed io dobbiamo parlarti. -

    Mi invitarono a tavola non appena rientrai a casa, tornando dal solito allenamento. Morto di caldo prima di sedermi mi premurai di aprire le due finestre che c'erano ai lati della stanza per far entrare un po' di vento. Quella era la cucina soggiorno, la prima stanza che si incontrava entrando a casa mia e allo stesso tempo il fulcro di essa. Oltre quella v'erano solo due piccole stanze da letto e un bagno.

    - Che cosa è successo? Altri debiti? -

    - No, no.. È che hai già dodici anni, tuo padre e io pensavamo che ormai hai raggiunto l'età per entrare in accademia militare, la paga lì è buona e se riesci a passare i test potrai aiutare la famiglia. -

    - È.. fantastico. Ho sempre voluto fare il Ninja! Posso fare la cosa che mi piace e in più aiutare quì, è bellissimo!

    Per la prima volta nella mia vita fui felice, poter diventare uno Shinobi era il mio sogno. Così facendo, potevo diventare un maestro nelle arti marziali e confrontarmi coi ninja più forti del pianeta! Ero contento di poter aiutare la mia famiglia in questo modo, non li avrei delusi.

    - Fiù.. pensavamo fossi contrario a questa cosa, anche se in realtà siamo noi ad essere contrari.. Con tutte le guerre e i fatti recenti, è pericoloso fare il militare. Ma se non proviamo questa via, rischiamo di perdere perfino la casa. È l'unica possibilità rimasta e a malincuore dobbiamo accettarla, magari farai le missioni che non sono pericolose, così tua madre starà tranquilla. -

    - C-certo, domani mattina andrò ad iscrivermi! -


    E così fu. La mattina seguente mi alzai con molta foga, vestendomi e lavandomi di premura per catapultarmi in accademia.
    La struttura era enorme, piena di classi e sale per ogni genere di lezione. Ma a me bastava la prima stanza a destra dell'entrata, quella dove era situato il bancone d'iscrizioni. Il tizio mi fece compilare dei moduli abbastanza semplici, nome, cognome, data di nascita e cazzate varie. Poi mi disse di presentarmi l'indomani per far parte alle lezioni. Così non mi restava altro che tornare a casa, per aiutare mio padre a innaffiare il terreno.
    Nella strada di ritorno..

    - Takeshi! Brutto deficiente! Non rischiarti più a venire in accademia. -

    Mi girai di scatto, notando la figura che mi stava provocando. Si trattava di Eric, uno dei ragazzini con cui giocavo prima e che ora cercava l'ennesimo motivo per fare a botte.

    - E chi me lo vieta? -

    - I ninja sono delle persone magnifiche, non dei pezzenti come te! -

    - Questa volta hai esagerato, bastardo! -

    Aspettava solo questo, la mia reazione. Scattammo entrambi uno verso l'altro col pugno ben serrato, colpendoci a vicenda con un diretto al volto. Poi cominciammo a colpirci con una marea di pugni concatenati, aggiungendo calci, ginocchiate e chi più ne ha più ne metta. Finimmo persino per terra, ruzzolando uno sopra l'altro per cercare di avere la meglio. La rissa finì al solito modo, dei passanti che casualmente si trovavano lì ci dividevano, inducendoci a tornare a casa propria. Mi chiedevo sempre cosa sarebbe successo un giorno se nessuno ci avesse separato.
    Tornai a casa malconcio e con qualche graffio, i miei genitori non facevano altro che rimproverarmi duramente ogni santa volta. Ma non potevo farci niente, erano loro a cominciare. ''E tu devi sempre evitare!'' Mi rispondevano, ma non potevo farlo, non quando insultavano la nostra situazione.
    Durante tutta la giornata in cui succedevano queste cose, mio padre mi teneva il broncio. Non mi cagava di striscio, concentrandosi solo ed esclusivamente nel suo fare. Io mi comportavo ugualmente, non potevano capirmi se non vedevano il fatto di presenza. Passai qualche ora ad innaffiare le piante, poi andai da allenarmi al tronco, colpendolo con tutta la forza che possedevo. Dentro di me ero arrabbiato, furioso, avrei distrutto l'intero mondo se ne avessi avuto il modo. Quei ragazzini insopportabili, non facevano altro che offendermi senza cognizione di causa. Viziati del cazzo, mi promisi di migliorare abbastanza da potergli togliere quel sorrisetto malevolo dal viso una volta per tutte.

    Continua
     
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    Primo giorno d'accademia, non potevo sicuramente ritardare. Ma non c'erano problemi, ero abituato a svegliarmi presto infatti ero già davanti il portone d'ingresso un quarto d'ora prima del suono della campana. Ero l'unico e così presi a leggere il foglio appeso nel portone, parlava del regolamento dell'accademia e dei vari corsi intensivi che tenevano dopo le lezioni obbligatorie.

    - Corso di Arti magiche.. Illusorie.. Marziali... MARZIALI?! Devo assolutamente farlo! -

    Cosa potevo chiedere di meglio? Un corso intensivo di taijutsu, così avrei imparato a spaccare per bene la faccia a quell'antipatico di Eric e i suoi amici viziati. Dopo che suonò la campanella e la foga degli studenti finì di travolgermi, corsi in segreteria per informarmi del corso. Si teneva dieci minuti dopo la lezione normale, indi già al primo giorno avrei fatto lavoro straordinario!
    Entrando in classe mi sedetti all'ultimo banco, trovando fortunatamente l'ultimo posto disponibile. Erano già tutti seduti e il maestro stava leggendo qualcosa sul registro, non notò il mio brevissimo ritardo.
    La lezione non fu niente di particolare, dopo le presentazioni il sensei parlò degli Shinobi in generale, dei rischi, dei vari gradi, del Chakra, delle specializzazioni e delle differenze tra le varie tecniche, tra cui Genjutsu, Ninjutsu, Taijutsu, Fuunjutsu e Senjutsu.
    Fu una spiegazione teorica ma abbastanza piacevole, mi fece aprire gli occhi e la mente su quanto fosse grande il mondo dei Ninja. Molte cose non le sapevo, imparai molto.

    Ma ciò che mi interessava realmente arrivò dopo, durante il corso di Taijutsu. Entrando nella mini palestra vidi solamente tre studenti più il maestro.

    - Tu sei l'ultimo a quanto pare.. Bah.. Il Taijutsu si sta perdendo, pochi ne riescono a vedere la bellezza ormai. Eppure i sette spadaccini della nebbia sono famosi in tutto il mondo, specialmente quì a Kiri dovrebbero esserci nuovi aspiranti, e invece.. -

    - Beh, forse perché nessuno vuole ricordare ciò che hanno fatto, signore. -

    - Oh, come ti chiami ragazzo? -

    - Takeshi Konoamori, vorrei imparare il Taijutsu, per favore. -

    - Ahah, accomodati pure! Sono quì per questo! Riguardo alle spadaccine, potresti avere anche ragione. Ma i precedenti spadaccini operavano per il bene della nebbia, quelle ragazze non si sono rivelate degne e perciò vanno arrestate. Spero solo che il Mizukage Viraru-Sama risolverà presto la cosa. Ad ogni modo, io sono Misao Orak, il vostro insegnante di Taijutsu. -

    Il corso cominciò nel migliore dei modi, il sensei mi prese a simpatia. Inizialmente anche la sua lezione fu teorica, ma solo la prima mezzora. Ci spiegò delle qualità del corpo a corpo, e dei difetti. Del fisico, del metodo di allenamento, della concentrazione, stato d'animo, senso del corpo. Tutte cose che non avevo mai preso in considerazione. Il mio allenamento era sempre stato tirare pugni e calci ad un tronco, e mi resi conto che fosse quasi del tutto sbagliato, poiché quello era solo un piccolo esercizio da fare tre quarti d'ora al giorno. Dovevo allenare il fisico, per sviluppare agilità, scioltezza, elasticità e flessibilità. V'erano diversi stili di combattimento e ogni taijutsu-type si immedesimava in quello che gli riusciva meglio, io dovevo trovare il mio e ci sarebbe voluto tempo, tanto tempo. La cosa che mi colpì maggiormente fu il controllo dei muscoli protagonisti e antagonisti. Per allenarsi e combattere nel migliore dei modi, era importante controllare entrambi i muscoli. Poiché ad ogni azione di un muscolo, corrispondeva quella del muscolo antagonista che ne riduceva l'efficienza. Ci disse che un lottatore esperto riusciva tranquillamente ad annullare l'effetto del muscolo antagonista mentre quello protagonista si sprigionava nella sua massima esplosività. Così facendo, anche un mingherlino poteva rilasciare una quantità immane di forza fisica e riuscire a ribaltare situazioni svantaggiose con un meccanismo di leve e gioco-forza. Un discorso complicato ma importantissimo che memorizzai fisso in mente per allenarmi meglio in futuro.
    Continua


    Edited by †Akito† - 20/7/2015, 00:32
     
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    Finalmente poi passammo alla pratica, Misao ci fece fare uno sparring, ovvero un combattimento senza colpi pesanti, con l'intento di migliorare la tecnica, i riflessi e la rapidità. Prima in 1 vs 1, e successivamente in 2 vs 2. Constatò che il nostro approccio con la lotta era completamente sbagliato, associandoci a dei cani randagi che si mordevano a vicenda con scarsi risultati.
    Così cominciò a mostrarci come tirare i pugni, dividendoli nei vari insiemi, quali ganci, diretti, sventole ecc, per poi mostrarci i calci, anch'essi in vari metodi come calci laterali, a gancio, calci bassi e via. Persino le ginocchiate e le gomitate avevano il loro metodo. La concentrazione e la scioltezza erano determinanti, il nostro corpo non doveva stare rigido, ma flessibile. Dovevamo piegarci senza spezzarci, come gli alberi di pino sotto un forte vento.
    Una volta terminata la sua dimostrazione ci fece ripetere lo sparring, ci muovevamo meglio ma non avevamo ancora colto il metodo, era molto difficile da attuare.

    A tira e molla, calci e pugni, passarono la bellezza di due ore piene. Non appena suonò la campanella ausiliaria, che indicava la fine di ogni corso del giorno, i tre compagni di allenamento sfrecciarono via verso l'uscita, mentre io rimasi lì, volevo chiedere una cosa al maestro.

    - Misao-sensei, vorrei continuare ad allenarmi. -

    - Per oggi la lezione è finita Takeshi, torna domani. La scuola deve chiudere. -

    Mi misi in ginocchio, chinai il capo e replicai:

    - Per favore Misao-sensei, continui ad allenarmi anche da un'altra parte! A casa sua magari! La supplico! -

    Alzati, alzati. Su, non devi pregarmi, ti allenerò dai, ma solo un'altra mezzoretta. Vieni con me a casa mia.

    In realtà impiegammo ben più di una mezzoretta, ma altre due ore, il che era bene da un lato ma male dall'altro. Avrei dovuto aiutare mio padre dopo la scuola e il corso di Taijutsu non c'era messo, inoltre avevo completamente dimenticato quel particolare, mi ero immedesimato troppo nell'allenamento che in ogni caso fu molto intenso. Orak mi insegnò alcuni trucchi, facendomi fare allenamenti diversi da quelli che fece fare durante il corso a scuola. Mi disse che gli ricordavo qualcuno e che mi avrebbe allenato privatamente e giornalmente dopo il corso, a patto che la cosa risultasse segreta in tutta la scuola. Non voleva soldi fortunatamente, altrimenti non ci sarei neppure potuto andare.


    - TI RENDI CONTO DI CHE ORE SONO?! LA LEZIONE DOVEVA FINIRE ALLE 14:00! DOVE SEI STATO FINO AD ORA?! SONO LE 19:30 E TUO PADRE HA FATTO TUTTO DA SOLO! ADESSO È GIà A LETTO A RIPOSARE PER COLPA TUA!! -

    - M-mamma scusa io ho fat -

    - NON MI INTERESSA COSA HAI O NON HAI FATTO! VA SUBITO A SCUSARTI CON TUO PADRE! -

    Moribonda, era raro che mia madre si trasformasse in quel modo. Aveva ragione, ma non l'avevo fatto apposta, mi era completamente passato di mente. In ogni caso non risposi più, mi limitai ad andare nella loro camera da letto, sedendomi nella sedia vicino la parte di letto dove era sdraiato mio padre.

    - Papà scusami, ho avuto un corso intensivo di Taijutsu a scuola e mi ero dimenticato di venire ad aiutarti. Non l'ho fatto apposta, ho deciso che domani non andrò a scuola, farò tutto il lavoro al posto tuo.. -

    - Takeshi. Non preoccuparti, lascia perdere la mamma domani ci parlerò io. Il tuo lavoro ormai è fare lo Shinobi, e anche se non lo sei, sono sicuro che lo diventerai presto. Con la tua testa e il tuo temperamento impari in fretta, il che è un bene. Da oggi in poi hai il mio permesso per fare qualsiasi attività extrascolastica, dedicati solo alla scuola. Più in fretta imparerai, più in fretta guadagnerai. Io me la cavo, tranquillo. -

    - G-grazie papà.. Sai, il maestro ha detto che mi darà lezioni private di taijutsu gratis, l'unica clausola è di tenerlo segreto. Altrimenti gli altri ragazzi potrebbero ribellarsi, sai com'è. -

    - Davvero? Ottimo, continua ad impegnarti e fra un mese sarai Genin, è questo il tempo dell'accademia super giù no? -

    - Ehm si, ma solo i più bravi riescono a diventare Genin in un mese, gli altri perdono qualche giorno in più -

    - Tu ce la farai, ne sono sicuro, tranquillo.. -

    Continua
     
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    Delle parole di mio padre ne feci un ordine. Lasciai perdere piccone e innaffiatore per dedicarmi esclusivamente sulla scuola e l'allenamento. L'indomani come mio solito mi alzai presto dirigendomi all'accademia in anticipo. Arrivai per primo in classe, sedendomi come il giorno precedente all'ultimo banco. Dopo una ventina di minuti entrò il maestro, stupito di vedermi già seduto, successivamente arrivarono gli altri studenti.
    In quella mattina l'insegnante avrebbe parlato della tecnica di moltiplicazione, uno dei tre Jutsu basilari dell'accademia e fondamentale sia per la promozione a Genin sia per la carriera da Shinobi. A volte anche le tecniche più ingenue e basilari possono ribaltare una situazione ostica, anche ad alti livelli. Il sensei spiegò tutto, cominciando dal dosaggio del Chakra per finire poi ai sigilli. Disse che ci sarebbe voluto del tempo e tanta pratica per riuscire ad eseguirle la prima volta, ma io ero già allenato. Le conoscevo già da qualche anno grazie alle sbirciatine che davo prima al dojo.

    - Bene, per oggi è tutto ragazzi, ci vediamo domani. -

    Alzai la voce prima che gli altri allievi o il maestro stesso uscissero dall'aula, volevo provare la tecnica:

    - Sensei, vorrei provare la tecnica. -

    Mi alzai di fretta e cominciai a comporre i sigilli.

    - Se non sbaglio sono: Pecora, Serpente, Tigre, Bushin no jutsu! -

    Dopo una breve nuvoletta di fumo, tre copie identiche a me stesso si materializzarono in aula, vicino all'utilizzatore.

    - Che ne dice? -

    - M-ma, come facevi di cognome ragazzo? -

    - Konoamori, Sensei. -

    - Benissimo, davvero eccezionale. -

    - Riesco anche ad utilizzare le altre due tecniche, la sostituzione e la trasformazione. -

    - Sicuro? Quelle sono un po' più complicate. -

    Senza replicare composi i sigilli, e sussurrando il nome della tecnica mi sostituì con la sedia alle spalle del maestro. Una sostituzione perfetta, dopodiché usai la tecnica della trasformazione per trasformarmi e prendere le sembianze di un altro compagno.

    - Cavolo, aspetta. Ripetimi il tuo nome ragazzo. -

    - Takeshi Konoamori. -

    Si appuntò il nome in un foglietto di carta, poi mi licenziò.

    - Perfetto, puoi andare. -


    Finita la lezione andai al corso intensivo di Taijutsu, facendo prima l'allenamento insieme ai miei compagni per poi continuarlo a casa del maestro Misao. Apprendevo sempre qualcosa di più, come un baule che accumulava informazioni senza disperderne alcuna. Volevo diventare una macchina vivente del Taijutsu, imparare tutti i trucchi e tutte le tecniche. Ma le tecniche erano niente senza esperienza, dovevo confrontarmi continuamente con ogni tipo di Shinobi per migliorare su tutti gli aspetti e imparare a dominare tutte le situazioni.

    - Sensei, qual è il metodo per vincere facilmente? -

    - Metodo? Non esiste un metodo, il vero metodo è il ''non metodo''. Non devi fissarti su una precisa tecnica o attaccare sempre alla stessa maniera. Sii come l'acqua, cerca di adattarti ad ogni situazione. Se il tuo avversario si apre, chiuditi. Se lui si chiude, apriti. -

    - Come l'acqua? -

    - Svuota la tua mente. Sii senza forma. Senza limiti, come l’acqua…Se metti dell’acqua in una tazza, l’acqua diverrà tazza.. la metti in una bottiglia, diventa come la bottiglia. In una teiera, diventa come la teiera. L’acqua può fluire o spezzare. Sii come acqua Takeshi. -

    - Capisco.. -


    Dopo quell'importante lezione ne feci molte altre di eguale importanza. Passai l'intera settimana ad allenarmi senza altri pensieri, di mattina facevo teoria e il pomeriggio Taijutsu, arrivai ad allenarmi anche la notte. Il maestro mi disse che ero già due spanne sopra gli altri studenti e ciò mi fece piacere. Avevamo instaurato un buon rapporto durante quei giorni, inoltre facevo tesoro di ogni sua parola.
    Terminata la settimana e giunta la domenica, v'era un evento solito all'accademia, l'esibizione. V'era un'esibizione per ogni tipo di arte, Ninjutsu, Taijutsu e Genjutsu. E ognuno poteva esibirsi nell'arte che meglio prediligeva. Io naturalmente scelsi le arti marziali.

    - ADESSO È IL TURNO DI TAKESHIIIIII KONOAMORIIIII!!! -

    Non appena il presentatore mi dichiarò e il pubblico smise di applaudire, salì nel ring quadrato. Non avevo idea di chi fosse il mio avversario.

    - AAALLORAAA! A quanto pare sono finiti gli utilizzatori del taijutsu, qualcun volontario? -

    - VENGO IO!!! -

    Chi poteva essere mai? Eric. Quella canaglia voleva mettermi nuovamente i bastoni tra le ruote, ma questa volta non gliel'avrei permesso.

    - L'ho già battuto, posso farlo di nuovo! -

    Sfrontato e arrogante, come sempre. Non appena la campanella diede l'ok, mi avvicinai all'avverasrio con estrema calma e scioltezza, muovendomi continuamente di qualche centimetro.

    * Ricorda queste parole Takeshi.. Un pugno è precisamente un pugno e un calcio, è precisamente un calcio. *

    - Che fai, balli? ahahahah -

    Come un fulmine a ciel sereno gli sferrai un diretto al naso, facendoglielo sanguinare. Il mio colpa doveva sentirlo prima che vederlo, e così fu. Continuai la combo con un sinistro all'anca e un calcio laterale basso al polpaccio, facendolo cadere per terra.

    - WOOOAW! Questo ragazzo ci sa fare!!! -

    - Argh, ora ti faccio vedere io, pidocchio!!!! -

    Eric si alzò più furioso che mai, catapultandosi contro di me come un toro con il suo matador. Mi sferrò una serie di goffi pugni, aiutati da un calcio malandato ma io riuscì a schivare tutti i colpi con estrema facilità. Solo in quel momento riuscì ad accorgermi della differenza che c'era fra prima e adesso. Non appena riuscì a notare un'apertura passai al contrattacco, per metterlo definitivamente K.O. Per prima cosa lo stonai con una doppia manata alle tempie, all'altezza delle orecchie. Poi cominciai a colpirlo violentemente alle costole con una serie di calci laterali, mandandolo al tappeto e fratturandogli le ossa.
    Tutti i giudici, ovvero i maestri dell'accademia, rimasero a bocca aperta. Eric lo portarono via con la barella e il pubblicò crollò in un silenzio tombale.

    - S-scusate non volevo fargli così male -
    In realtà avrei voluto ucciderlo, quel bastardo!

    - OOOOOOOOOOOOOOOTTIMOOOOOOOOOO! TAKESHI KONOAMORI È UNA BOMBA AD OROLOGERIAAAAA!! -

    Il pubblico scoppiò nel delirio più assoluto, mi acclamarono per qualche minuto e mi consegnarono una medaglia.

    Continua, non penso ci sia il bisogno di mettere sotto spoiler la leggenda dei colori ecc, si dovrebbe capire tutto ttraverso la narrazione. Quelli sottolineati sono i pensieri, e quelli sottolineati fra le setille (*?*) sono frasi di altre persone che vengono in mente a Takeshi, in questo caso la frase era del maestro Misao.
     
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    Parlato Madre
    Parlato Padre
    Parlato Maestri

    Il giorno seguente mi arrivò una lettera proveniente dall'accademia.

    - Come mai ti hanno mandato una lettera? -

    - Cavolo, spero non sia per l'incidente di ieri. -

    - L'incidente? -

    - Si, durante l'esibizione di Taijutsu ho fratturato le ossa ad un ragazzo. Ti ricordi Eric? Il ragazzo con cui giocavo quando ero più piccolo. -

    - Ah si certo, Eric. E adesso?

    - Non lo so, vediamo cosa c'è scritto. -

    Aperta la lettera restai leggermente spiazzato, non v'era scritto quasi nulla, solo una frase in cui chiedevano la mia convocazione immediata a scuola.
    Senza perdere altro tempo presi la mia roba e mi apprestai ad uscire di casa, verso l'accademia.
    Arrivato all'entrata mi dissero di dirigermi alla mia classe abituale e una volta giunto sul posto, vidi una decina di maestri tutti seduti uno accanto all'altro, dietro le cattedre.

    - Takeshi Konoamori? -

    - Si, sono io. -

    - Bene, siamo rimasti sorpresi dalla tua preparazione ieri. Il maestro Misao ci ha detto che nel taijutsu sei il più bravo dell'accademia, mentre il maestro Keiji dice che anche nei Ninjutsu base eccelli. Dovrai convincerci di alcune cose e poi potrai andare. Se ci convincerai, uscirai da quella porta come un vero e proprio Genin. -

    All'improvviso il cuore cominciò a battermi all'impazzata, non potevo credere ad una cosa del genere. Ci ero andato con la convinzione di essere rimproverato e castigato, e invece mi ritrovai ad un solo passo dall'essere Genin.

    - C-che devo fare? -

    - Sostituisciti con quel banco, poi moltiplicati, e infine trasformati in uno di noi. -

    Obbedì agli ordini, eseguendo tutte e tre le tecniche con successo e senza difficoltà. Poi mi fecero tirare una manciata di Shuriken in un bersaglio su un foglio di carta appeso al muro. Feci centro col primo, gli altri poi si piantarono vicini.

    - Ottimo. Dal punto di vista pratico hai sicuramente una preparazione eccezionale, sono sicuro sia così anche nella parte teorica. Eviterò di sottoporti ad un'interrogazione, ma prima devi rispondermi ad una domanda:
    Quanti sono i punti di fuga presenti nel corpo umano? -


    Non esitai nemmeno per un secondo, risposi con calma e sincerità.

    - Il chakra viene incanalato attraverso un particolare sistema circolatorio, simile a quello sanguigno, tramite il quale può raggiungere tutte le cellule del corpo. In tutto nel corpo esistono 361 punti di fuga. -

    - Come mi aspettavo. Congratulazioni, da oggi sei un Genin. Ecco il tuo coprifronte. -

    Mi porse l'oggetto e io l'afferrai senza pensarci due volte, poi salutai e ringraziai tutti i maestri, uscendo dalla scuola più felice che mai mentre mi allacciavo il corpifronte al braccio sinistro. Era lo stesso grado di felicità che ebbi quando avevo avuto l'occasione di iscrivermi in accademia. E in quel momento, dopo solo una settimana ero riuscito a raggiungere il primo traguardo. Quella promozione segnava l'inizio della svolta della mia vita, e anche se ero ancora al gradino più basso, potevo comunque definirmi un vero Ninja e nessuno avrebbe potuto negarlo.
    Corsi a casa a tutto gas come un pazzo, creando un trambusto eclissale una volta arrivato dentro.

    PAPA' MAMMA, CE L'HO FATTA!! CE L'HO FATTA!! CE L'HO FATTA!! Guardate quì!!

    Indicai con foga il corprifronte al braccio, lasciando sbigottito mio padre mentre mia madre non ne capì una mazza. Lei non se ne intendeva di gradi, ninja e cose del genere. Ma mio padre si stupì tanto da bruciarsi persino la lingua mentre beveva il thè caldo.

    - Ma è fantastico Takeshi! Adesso sei un Genin, un vero Ninja! -

    - Ah, ehm, auguri Tak! -

    - La lettera e la convocazione erano per sottopormi ad una prova! L'ho superata e mi hanno promosso! -

    - Ahahaha che contentezza! Più di un mese dicevi? E tu ci sei riuscito in così poco tempo. Sei bravissimo! Adesso potrai cominciare le missioni, e ti meriti un regalo. -

    Si dirisse nella sua camera da letto e con l'aiuto di una sedia prese una grossa scatola sopra l'armadio. La piazzò sopra il tavolo in cucina, spolverandola qualche secondo prima di aprirla. Una volta finito il trattamento la aprì, rivelandone il contenuto. V'erano una spadina e tre shuriken.

    - Questi li comprai tanto tempo fa per difesa personale nel caso ne avessi avuto bisogno.. Ma fortunatamente quel bisogno non c'è mai stato, e tu adesso ne avrai più bisogno di me. -

    - Woow! Una Wakizashi e tre shuriken speciali, ma è fantastico! Grazie!! -

    Impugnai la piccola spada agitandola per qualche secondo in modo da fendere l'aria. Era abbastanza maneggevole e comoda, i shuriken invece erano speciali per la loro forma modificata dal comune shuriken. Le punte erano più affilate e arrotondate e ciò li rendevano molto più aerodinamici.
    Ad ogni modo accettai di buon grado le armi e andai in armeria per ricevere il borsello e il taschino che mi spettavano dalla promozione. Dopodiché avrei vissuto il resto del giorno in perfetto relax, per me era festa.

    Fine. Il titolo ''frammenti di vita'' non è stato scelto a caso. Io narro la storia del mio pg fino alla sua promozione a Genin, e questo certe volte accade con parti spezzate, narrandone solo i punti più importanti. Per questo certe volte passo da un discorso ad un'altro differente. Ma in ogni caso tutta la PQ l'ho scritta in modo progressivo dal passato al presente, senza flashback.
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    33 per entrambe. Non mi è dispiaciuta e anche se, come hai spiegato, sei passato da un discorso all'altro, non hai confuso il tutto, alla fine si capiva che hai raccontato solo eventi di maggior rilievo; direi che hai azzeccato il titolo :asd: Good job.
     
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9 replies since 19/7/2015, 20:30   161 views
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