I Peperoncini di Nonna Adele!

per 3/4 Genin/Studenti!

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    Sotto un Albero di Arance.

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    Salve a tutti, signori!
    Sappiamo bene quanto sia questione di poco conto, però avremmo un grandissimo bisogno di aiuto. Io, mio fratello e mia nonna abitiamo al confine fra Konohagakure, Otogakure ed il Paese delle Calde Acque, è un famoso crocevia, ed avremmo un grandissimo bisogno di aiuto. Mia nonna dirige una piccola produzione artigianale di Peperoncini Piccantissimi ormai da quasi cinquant'anni, ma purtroppo ultimamente girano strane malattie, e lei è costretta a letto da quasi una settimana e noi siamo disperatissimi, davvero, non sappiamo proprio cosa fare!
    Il problema è un altro ancora, io dovrei partire per delle commissioni proprio in settimana e mio fratello è troppo piccini per poter raccogliere tutti quanti i peperoncini da solo! Ci serve una mano, vi prego, non vorremmo che per una simile facezia tutto andasse alla malora! Vi aspetterò al crocevia con una maglia rossa con su un peperoncino!
    Cordiali saluti,
    Keiro

    CITAZIONE
    Missione aperta per 3-4 Genin o Studenti, chiunque voglia partecipare può scriverlo qui in spoiler e postare entro 3 Giorni :si2:

    PS. Vi ricordo che i Genin/Studenti devono sempre ruolare di essere accompagnati da un ninja di grado Sp.Jonin o superiore.
    Potete ruolare che ricevete il messaggio ed arrivate fino lì, dove vi aspetta un tizio con la maglietta col peperoncino.


    Edited by Kashi - 13/7/2015, 14:24
     
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    Il palazzo del Mizukage sorgeva nel cuore del Villaggio della Nebbia. Non stonava per niente con il tetro paesaggio, anzi! Si adagiava perfettamente tra alti palazzi cilindrici e spoglie montagne dall'aria malinconica. Se non ci fosse il quartier generale di Kiri, lì avrebbe aleggiato soltanto l'eterea nebbia che si ostinava ad assediare qualsiasi cosa le rubasse spazio prezioso, come se per essa, tutta l'ampiezza del mondo non fosse sufficiente.
    L'edificio era stato costruito su una piattaforma sulla quale si aprivano ampi archi a sesto acuto per permettere al fiume di scorrerle sotto. Un sistema di passarelle di pietra liscia permetteva la salita o la discesa, in base alle necessità. Per via del fiume, quella zona era nettamente più umida e la vegetazione cresceva rigogliosa. Quest'ultima si presentava più evidentemente, e probabilmente fastidiosamente, con strati e strati di muschio che ricopriva il terreno, le rocce e gli edifici poco curati.
    Atshushi viveva dall'altra parte della città, nella parte chiamata "New Village". Era sorto dopo il boom economico del Paese dell'Acqua, più per necessità che per altro. Lì le case erano economiche, il fiume non ci arrivava, eppure la qualità di vita era molto peggiore. "Che sia colpa della... com'è che la chiamano? Industralia? No, dovrebbe essere industrializzazione In tempi remoti, la vita doveva essere molto differente lì a Kiri.
    Con questi pensieri il giovane prese a salire la rampa resa scivolosa dall'umidita. Gli edifici tutt'intorno e la sua stessa destinazione erano costruiti con stinte pietre. Il fiume gorgogliava energico poco più in basso. Era la prima volta che andava nel palazzo del Kage, prima di allora aveva solo potuto ammirarlo da lontano.
    Fino al giorno prima non aveva di cosa gli riservasse il futuro. Stava beatamente dormendo nel suo letto. Era pomeriggio inoltrato ma si sentiva parecchio stanco, per la notte insonne e l'allenamento del mattino. Aveva sentito bussare alla porta, o forse lo aveva sognato, ma quando si era deciso ad alzarsi per andare a controllare per scongiurare ogni possibile dubbio, aveva trovato, a terra davanti la porta, un biglietto.
    Il messaggio era breve e coinciso, ma aveva scombussolato il giovane: attendeva quella chiamata con ansia. Aveva passato ogni singolo giorno ad affinare le proprie tecniche sulla scogliera, in vista di un'eventuale missione. Quel momento era arrivato.
    Probabilmente era stato mandato a chiamare da un qualche ninja, che non ricevendo risposta aveva fatto passare il biglietto tra il pavimento e la porta. "Recati due ore dopo l’alba di domani agli uffici di assegnazione missione" Quelle parole gli erano rimaste impresse in mente. Non aveva idea di dove fossero quegli uffici, ma dava per scontato che si trovassero nel palazzo mizukage, dove avevano sede la gran parte delle faccende burocratiche legate al corpo ninja.
    Appena entrò, gli fu subito chiaro dove entrare. Si trovò in un ampio atrio circolare lungo il quale si aprivano varie porte a due, a tre o a una sola anta. L'ambiente era ben illuminato e arieggiato.
    Shinobi andavano da una parte all'altra, chi con fogli in mano, chi cercando un qualche impiegato irreperibile. Non ne aveva mai visti tanti tutti insieme, ovunque si girasse c'erano coprifonte con il simbolo della Nebbia. L'ufficio che lo interessava era dietro la seconda porta sulla sinistra.
    Davanti a delle strette finestre c'era una lunga scrivania a semicerchio. Dietro di questa, sedevano un paio di ninja sulla trentina e un'anziana signora rugosa, dall'aria compassata, tra di loro c'erano molte sedie vuote. Erano tutti concentrati a parlare con l'alta figura al centro della semicirconferenza, prima di rivolgere la loro attenzione all'ultime entrato. Atshushi si sentì arrossire.
    - Oh, ecco la tua nuova recluta, Itomi. - fece uno dei ninja seduti accennando al giovane naufrago.
    Atshushi rimase paralizzato sulla soglia, mentre sentiva il peso di quattro sguardi cadergli addosso, soltanto la vecchia rimaneva assorta a fissare... forse il vuoto?
    L'alta figura con un cespuglio scapigliato lo guardò con una scintilla nell'unico occhio visibile e un sorriso accennato. - Oh, ma è molto giovane. - disse, muovendo appena le labbra.
    Sono Atshushi Nasushimo. Sono quì per la... Perchè era lì? Di colpo ebbe la sensazione di aver sbagliato stanza. Due occhi, tra i tanti che lo guardavano, gli fecero scendere una goccia di acqua gelida lungo la schiena. Erano freddi e opachi, come se fossero annoiati dalla sua indecisione.
    Sono quì... farfugliò ancora, prima che uno dei ninja di quell'ufficio lo salvò dalla miserabile figura.
    Sei quì per la missione, suppongo. Ti abbiamo mandato a chiamare noi. Smettila di agitarti, non sei in ritardo. Stai sudando come se fossimo a Suna, hai visto il tempo fuori? Accennò alla finestrelle alle sua spalle. Per quanto riguarda la missione, beh, sembra piuttosto facile.
    Facile?! A parlare era l'altro ninja, con una nota di irritazione nella voce. A me sembra una dannata perdita di tempo mandare i ninja per un incarico così idiota.
    L'anziana, che fino ad ora era rimasta impassibile, argomentò :Ti ricordo che tutte queste missioni idiote, come le chiami tu, fruiscono al villaggio i due quinti della somma totale ottenuta con dalle missioni nel giro di un anno. Aveva parlato con calma e freddezza, lasciando spiazzato lo shinobi. Boccheggiò, pronto a ribattere, ma ci ripensò allungando il muso, battuto verbalmente.
    Atshushi continuava ad assistere dalla soglia della porta. L'uomo, che doveva essere quello chiamato Itomi, gli fece cenno di avvicinarsi e il giovane prontamente chiuse la porta alle sua spalle affiancandogli.
    Allora, avevo già letto la richiesta d'aiuto per il vostro nuovo caposquadra. Lo shinobi meno polemico dei due, sventolava un foglio come per dare veridicità alle sue parole. Itomi ti spiegherà tutto strada facendo. Mettetevi in marcia subito e ritornate sani e salvi. L'altro sghignazzò ironicamente.
    Tutti e tre uscirono nell'atrio. Itomi, con sfarzosa sopravveste blu e una katana sulla schiena, osservò i due genin. Atshushi aveva capito che l'altro ragazzo era anche lui ai gradini più bassi della gerarchia ninja perchè era ovvio che era finito nel protocollo base dei villaggi: una missione di livello D per un gruppo di genin capitanati da un jonin.
    Bene. Atshushi, Hisashi, è un piacere conoscervi. Spostò lo sguardo prima sull'uno, poi sull'altro, parlando con una relativa calma. La missione che ci hanno assegnato sembra facile, ma il mio primo ammonimento è questo: non sottovalutate mai niente! Missioni, ninja avversari, ninja alleati, il territorio, una tecnica, un kunai. Tutto puo' rivelarsi fatale lì fuori. Parlava come se a Kiri fossero protetti da una corazza invisibile, ma forse aveva ragione. C'era pur sempre stata una guerra e dopo una guerra, la criminalità sale sempre alle stelle, la storia lo insegna.
    La missione è davvero basilare, le mie uniche preoccupazione... No, ne ho sempre troppe e non mi va di affliggervi con le mie paranoie. Atshushi lo guardò intimorito e il ninja graduato gli rispose con un sorriso. Non spaventatevi per sciocchezze del genere! Parlò al plurale, sebbene l'altro genin sembrava essere rimasto impassibile.
    La missione continuò, consiste nel raggiungere una fattoria nella terra del fuoco e aiutare gli abitanti con la raccolta dei peperoncini. Al giovane naufrago per poco non scappò da ridere per l'incredulità.
    Raccogliere peperoncini nel paese del fuoco? Mi sembra ridicolo, ora capisco la reazione di quel ninja.
    Se non avete domande possiamo partire, ci imbarcheremo su un traghetto. Dovremmo arrivare nel pomeriggio di domani.
    Non avendo niente da dire, Atshushi rimase in silenzio. Il suo compagno anche. Compagno, ora faccio parte di un team.
    Arrivarono al porto qualche ora dopo. Aveva osservato il genin lungo il tragitto. Doveva essere più grande di lui di qualche anno. Sotto il raffinato kimono, aveva un fisico in via di sviluppo pronto per diventare quello di un adulto. Atshushi, invece, era appena entrato nella pubertà. Rimasero entrambi in silenzio, mentre Itomi camminava più avanti di qualche metro. Al genin più giovane non dispiaceva quella mancanza di chiacchiere, conversare era una di quelle attività che sviluppi poco quando vivi in solitudine. Forse, anche lui è solo come me.
    Mosso da una sorta di empatia, cercò di attaccare bottone, ma i suoi tentativi furono vanificati dalla scontrosità del genin. Offeso, Atshushi si ripromise che non avrebbe più tentato di parlargli.
    Quella notte, la squadra si separò: Itomi ebbe una cabina tutta per lui, mentre i due genin ne condividevano un'altra con un letto a castello incassato nella parete. Atshushi, come vuole la regola del più piccolo, si coricò sul materasso in alto.
    Fu allora che si ricordò del terribile incubo fatto qualche notte prima. Improvvisamente, si ricordò di soffrire di mal di mare. Sapeva che cercare di prendere sonno era inutile: non ci riusciva nella sua camera da letto, figurarsi in mezzo al mare sballottolato dalle onde. "I naufragi ti segnano a vita" pensò amaramente.
    Salì sul ponte di coperta. La notte era calma e in cielo le stelle circondavano una luna a mezza falce. Dovevano essere già lontani dall'arcipelago nebbioso, poichè l'aria non era più così umida, nonostante fossero in alto mare.
    Non c'erano marinai in vista, se non qualcuno sul castello di poppa. Andò a prua.
    Appoggiato contro il parapetto c'era Itomi.
    Scusi... si trovò confuso su come chiamare il suo superiore, optò per la scelta più ovvia. Capitano, per quale motivo per un incarico tanto basilare dobbiamo arrivare nella terra del fuoco, lì non hanno genin per questi lavori? La domanda lo tormentava dalla mattina e si rivelò un facile modo per fargli dimenticare le sue inquietudini sul mare.
    Il capitano scosse la testa mestoPurtroppo la situazione di Konoha è complicata. Motivo per cui dobbiamo stare attenti a dove mettiamo i piedi. Potrebbero esserci molti criminali in agguato, soprattutto nelle zone di confine. A quel punto sembrò rendersi conto chi aveva davanti. Atshushi, che ci fai ancora in piedi? Non riesci a dormire?
    Dormo sempre poco. Le onde di certo non aiutano.
    Capisco.
    Rimasero entrambi a fissare le acque scure che si stendevano fino all'orizzonte. Rimasero in silenzio per pochi minuti, o forse per ore, Atshushi non sapeva dirlo.
    Sarà meglio cerca di dormire, domani ci aspetta un lungo viaggio.
    Spero di riuscirci voleva dire, ma lo tenne per se
    Tornarono nelle rispettive cabine. Atshushi, tornò furtivamente al suo letto cercando di non svegliare il suo compagno. Si sforzò di chiudere occhi, rimanendo solo con le tenebre. Quando li riaprì, dall'oblò, entrava la luce del mattino.
    Erano salpati da un piccolo porto ed erano arrivati ad un altro piccolo porto, la differenza era enorme. Se oltre la spiaggia di Kiri si stendevano acquitrini e campi coltivati a risi, non meno paludosi di quelli lasciati incolti, al porto del paese del Fuoco si respirava un'aria completamente diversa. Il cielo era grigio e ciò conferiva una certa teatralità all’ambiente, tuttavia, la totale assenza di nebbia colpì il giovane kiriano.
    Il nome del porto era, Porto Verde, nome giustificato, forse per la fitta foresta che cresceva appena oltre la spiaggia e le poche strutture che formavano il villaggio marittimo.
    Bene! A parlare era Itomi, il capitano del team. Nessuno di noi ha bagagli e siamo arrivati prima del previsto. Entro stasera voglio raggiungere la fattoria e sistemare questa storia dei peperoncini
    Sembrava ragionevole e i due genin accettarono le disposizioni senza niente da ridire.
    "Cogliere peperoncini" ebbe ancora da pensare mentre si lasciavano la banchina alla spalle. Presero una strada che era costeggiata da ambo i lati da pini e querce, qualche olmo e delle betulle.
    Marciarono di buon passo, mentre erano avvolti in una strana aurea di silenzio. Il pericolo di incontrare dei banditi era alto, specie in un bosco. Quando il paesaggio cominciò a mutare, e dopo aver lasciato la strada per prendere un sentiero secondario che sparì nel fango e nella melma di quella che aveva tutta l'aria di essere un'area paludosa, ad Atshushi si sentì sollevato.
    Riteneva che in quel luogo gli unici essere viventi fossero rettili e insetti vari, per lo più zanzare.
    Alla fine ritrovarono un sentiero che li condusse su una strada di terra battuta ben asciutta. Quando il sole stava svanendo ad ovest, oltre le cime di una serie di colline boscose scorsero un ragazzo in lontananza.
    Non era la prima che incontravano abitanti del luogo: viaggiatori, carrettieri, lavoratori con i panni logori e il viso deformato per la fatica della giornata; con una sola occhiata, però, tutti e tre capirono che quell'individuo erano colui che stavano cercando.
    Non sapevano con precisione la collocazione della fattoria, quindi avrebbero dovuto chiedere informazioni a qualcuno prima o poi, ma la'eloquente maglietta del ragazzo tradiva la sua provenienza.




    Edited by tisy16 - 14/7/2015, 16:40
     
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    Hisashi Kaguya




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    Quanto Hisashi si svegliò quella mattina, tutto il monastero era ormai già operativo da alcune ore. Bisognava alzarsi molto presto, prima dell'alba, e gli allenamenti si protraevano per larga parte della mattinata e del pomeriggio, da quando era diventato un ninja tuttavia, poteva allenarsi da solo, e non era più obbligato a seguire i ritmi dei monaci.
    E questo cos'è?
    Poco distante da lui, vicino la porta, un biglietto di carta era stato adagiato sul pavimento.



    Hisashi, mi è stato chiesto di scegliere un genin, fra quelli appena diplomati,
    per una missione di livello D. Io ho proposto te,
    l'incontro sarà domani, due ore dopo l'alba, recati agli uffici di assegnazione missione .
    So che non mi deluderai.


    La tua sensei Makoto.


    Era proprio come immaginava. Dietro i capelli biondissimi e gli occhi severi quella donna nascondeva un grande cuore, e una volta che fiutava del potenziale, non c'era nulla che potesse fermarla.
    Va bene sensei, non la deluderò.
    Più sotto era segnata la data, gli era stato consegnato ieri in serata, probabilmente da un monaco, che non avendolo trovato, aveva deciso di lasciarla sotto la porta. Dopo gli allenamenti infatti, il genin era crollato non appena aveva toccato il cuscino, e inconsciamente era stata la sua fortuna. La mattina infatti era proprio quella di oggi, e se si fosse sbrigato sarebbe arrivato in perfetto orario.
    Si cambiò velocemente, e fasciò le braccia come suo costume, il coprifronte di Kiri brillava illuminato dal sole.
    Ora sono un ninja.
    Dopo averlo legato stretto sulla fronte, prese infine i rotoli della biblioteca uscii dalla stanza. Nel corridoio incontrò un monaco a cui chiesi gentilmente di riportarli nell'edificio, i giorni passati gli erano stati più che sufficienti per imparare le tecniche, e partendo per la missione non avrebbe mai potuto riportarli di persona.



    Il più velocemente possibile, Hisashi attraversò i lunghi corridoi del tempio, e dopo essersi accertato di aver preso con se tute le armi, usciì, diretto verso Kiri.
    La nebbia era appena accennata, permettendo al sole di irrompere timidamente e toccare il suolo di Kiri con qualche suo raggio. Il genin camminava a passo svelto, mentre tutto intorno a lui si muoveva. Nonostante la sua singolare ubicazione e il suo apparente isolamento, Kiri era sede di porti e grandi mercati, in cui non era raro trovare commercianti che provenissero da quasi tutte le terre ninja. Soprattutto dopo essersi ripresi dalla guerra, Kiri era riuscita a rialzarsi più che bene.
    Il palazzo del Kage dominava sul fiume al centro del villaggio, una enorme struttura di marmo bianco, resa grigia dal tempo, manteneva ancora il suo enorme fascino. Una vegetazione rigogliosa spuntava dal corso d'acqua, risalendo lungo il palazzo, invadeva soprattutto la zona inferiore, nella quale grandi archi a sesto acuto creavano una valida struttura di sostegno sul fiume. Passerelle di pietra liscia permettevano la salita fino all'enorme portone.
    Un senso di orgoglio invase il cuore del giovane ninja, quella era la sua prima missione, e non aveva alcuna intenzione di fallire.
    Salì le scale, ed entrò nell' edificio. Un grande atrio si apriva al suo interno, con infinite porte che lo circondavano.
    Ufficio di collocamento missioni..ufficio di collocamento missioni..
    Non ci volle molto a trovare la porta giusta, e dopo aver bussato, entrò.
    La stanza era molto spaziosa. Una scrivania a semicerchio occupava gran parte dello spazio, e una grande finestra permetteva alla luce di entrare dietro di essa.
    Una donna, molto anziana, e due ninja erano seduti dietro di essa, davanti a loro una figura maschile, alta e dai lunghi capelli neri.
    Buongiorno..
    Il ninja alla destra della scrivania sorrise, indicandolo.
    Ecco arrivato il primo, tu devi essere Hisashi Kaguya, giusto?
    Si, sono io.
    Per qualche secondo gli occhi di tutti nella sala si concentrarono sul giovane genin.
    Beh, almeno è grande.
    Farfugliò il ninja alla sinistra.
    Hisashi non sapeva cosa fare, perchè c'erano così tante persone lì dentro ?
    Bene, io e te avremo tanto da parlare dopo ragazzo, mi hanno appena spiegato la missione, e quanto pare avremo tanto da fare.
    Il ninja in piedi, il cui nome doveva essere Itomi, lo guardò sorridendo.
    A quel ninja manca un occhio...
    Ragazzo ti dispiacerebbe spostarti sulla sinistra? Aspettiamo l'arrivo di un altro tuo collega.
    Quindi non sono da solo..
    Proprio mentre aveva finito di spostarsi la porta si spalancò.
    Oh, ecco la nuova recluta Itomi.
    Il ninja a destra è decisamente il ninja delle presentazioni..
    Oh, ma è molto giovane.
    In effetti aveva ragione. Il ragazzo appena entrato doveva avere qualche anno meno di me, una chioma folta e spettinata gli copriva la testa, e indumenti logori ne evidenziavano la provenienza non propriamente benestante.
    ....
    Sono Atshushi Nasushimo. Sono qui per la...
    Uhm?
    Il giovane sembrava, colto dall'emozione, incapace di terminare la frase.
    Sono qui...
    Sei qui per la missione, suppongo. Ti abbiamo mandato a chiamare noi. Smettila di agitarti, non sei in ritardo.Stai sudando come se fossimo a Suna, hai visto il tempo fuori? Per quanto riguarda la missione,beh, sembra piuttosto facile.

    Facile?!
    Sentenziò il ninja sulla sinistra irritato.
    A me sembra una dannata perdita di tempo mandare i ninja per un incarico così idiota.
    L'anziana donna, che fino a quel momento era rimasta impassibile, parlò.
    Ti ricordo che tutte queste missioni idiote, come le chiami tu, fruiscono al villaggio i due quinti della somma totale ottenuta dalle missioni nel giro di un anno.
    Il ninja a destra, decisamente più simpatico, prese un foglio dalla scrivania, e iniziò a sventolarlo davanti ai due ragazzi.
    Allora, avevo già letto la richiesta d'aiuto per il vostro caposquadra. Itomi vi spiegherà tutto strada facendo. Mettetevi in marcia subito e ritornate sani e salvi.
    Bene, si comincia.
    Uscirono dall'edificio insieme, e fuori dall'atrio Itomi iniziò a parlare.
    Hisashi aveva compreso che l'uomo sarebbe rimasto con loro per il resto della missione, come da protocollo, era un jonin.
    Bene. Atshushi,Hisashi, è un piacere conoscervi.
    Spostò lo sguardo su entrambi, prima di riprendere.
    La missione che ci hanno assegnato sembra facile, ma il mio primo ammonimento è questo: non sottovalutate mai niente! Missioni, ninja avversari, ninja alleati, il territorio, una tecnica, un kunai. Tutto puo' rivelarsi fatale lì fuori.
    Quelle parole in Hisashi non facevano altro che aumentare l'attesa per la missione.
    La missione è davvero basilare, le mie uniche preoccupazione...
    Ci fu qualche secondo di silenzio.
    No, ne ho sempre troppe e non mi va di affliggervi con le mie paronoie. Non spaventatevi per sciocchezze del genere!
    Non comprendo, davvero, quali potrebbero mai essere i rischi in una missione di livello D...
    La missione..
    consiste nel raggiungere una fattoria nella terra del fuoco e aiutare gli abitanti con la raccolta dei peperonicni.
    Hisashi rimase incredulo.
    ...peperoncini..
    Se non avete domande possiamo partire, ci imbarcheremo su un traghetto. Dovremmo arrivare nel pomeriggio domani.
    I due genin rimasero in silenzio. C'era come una sorta si sintonia che li legava caratterialmente, annidata nel profondo.
    Per tutta la durata del viaggio i tre rimasero in silenzio. Il porto dal quale sarebbero dovuti partire distava qualche ora dal villaggio principale, e per raggiungerlo si doveva percorrere uno stretto sentiero lastricato, ormai eroso dal tempo e dalla vegetazione. Arrivati, si imbarcarono su un piccolo mercantile, il capitano gli fornì delle cabine, e si separarono per trascorrere la notte.
    Hisashi e Atshushi erano nella stessa stanza. Non era niente di che, piuttosto piccola, un letto a castello era posto sulla destra. Hisashi non si mosse, per permettere al compagno di scegliere. Atshushi si arrampicò sullo scompartimento più alto.
    Forse dovrei chiedergli qualcosa..
    La timidezza era demone orribile. E gli anni trascorsi al monastero non avevano fatto altro che amplificarla. Era giunta l'ora di cambiare.
    Una volta tornato, cercherò una casa nel villaggio.
    Dopo aver detto ciò chiuse gli occhi, pronto per il viaggio della mattina seguente.


    Il rumore dell'attracco della nave svegliò il giovane genin, che senza esitazione uscì dalla cabina, pronto per scendere.
    Alzò gli occhi verso il cielo, l'ambiente circostante era molto diverso da quello a cui Kiri li aveva abituati.
    Che cielo scuro..sembra stia per piovere.
    Davanti a loro una piccola spiaggia sabbiosa e poche abitazioni raggruppate formavano quello che sembrava essere un villaggio marittimo.
    Itomi sbucò da una delle cabine, con un grande sorriso in volto.
    Bene! Nessuno di noi ha bagagli e siamo arrivati prima del previsto. Entro stasera voglio raggiungere la fattoria e sistemare questa storia dei peperoncini.
    I due genin annuirono, e scesero tutti insieme dal traghetto.
    La prima parte del percorso era in un bosco, visibile dal porto,i tre camminarono a passo svelto per accertarsi di arrivare in anticipo e superare la parte ostica del percorso. Le grandi e spesse fronde bloccavano la luce, rendendo il suolo completamente scuro. Più di qualche volta uno dei tre fu sul punto di cadere, sebbene il sentiero fosse ben marcato. Seguirono la strada per un paio d'ore, fino a quando Itomi deviò su un terreno paludoso. La melma era spessa, e i tre non ebbero altra opzione se non rimboccarsi le maniche e attraversare quel tratto il più brevemente possibile.
    Fortunatamente il supplizio non durò molto, e presto intravidero un sentiero di terra battuta.
    Possibile che quel tratto di strada sia rimasto per così tanto tempo inutilizzato per ridursi in quello stato?
    Non c'era nulla da fare, i loro pantaloni erano inzuppati di fango all'altezza delle caviglie, e il sole aveva iniziato a tramontare.
    Intorno a loro cominciavano a comparire cambi e coltivazioni, e non era raro scorgere masse di contadini che lavoravano.
    Sembra che siamo vicini..
    Mentre camminavano, scorsero uno strano ragazzo a pochi metri da loro, anche lui li fissava, e aveva una strana maglietta con dei peperoncini raffigurati.
    ..Che sia lui?..
     
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  4. littlemac
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    mio l'ultimo posto
     
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  5. Haruy
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    Dopo aver esplorato tutto il villaggio ed aver preso dimistichezza con le varie strade che lo percorrevano, decisi che era arrivato il momento di cominciare a guadagnare qualche soldo per riuscire a portare Nozomi con me.

    Mentre ero persa nei miei pensieri qualcuno bussò alla porta, venni presa dal panico, Nozomi era in camera con me e se quella persona fosse stata uno di quegli uomini ero fregata!

    Decisi che il posto migliore in cui nasconderla sarebbe stata il mio futon, così dopo averle “rimboccato le corpete” corsi di sotto. Feci un respiro profondo e mi preparai ad assumere l’atteggiamento più rilassato possibile:

    “Chi èèèèè?” – fallii miseramente.

    Nessuna risposta.

    “Per fortuna…”

    L’ansia degli attimi precedenti non mi aveva ancora abbandonata, così aprii la porta lentamente, feci un passo fuori ma non c’era davvero nessuno.
    Richiusi la porta e mi incamminai per tornare in camera insieme a Nozomi ma avevo una strana sensazione al piede…

    “Chiunque tu sia! Ti ordino di darmi l’antidoto a questo veleno!” – come una cretina non avevo neanche pensato di guardare cosa mi provocasse quella sensazione, ma alla fine ci arrivai.

    “In fondo il fatto che io sia da sola a casa è un bene…”
    - dopo essermi ripresa dalla figuraccia con me stessa guardai (finalmente!) che problema avesse il mio piede.

    C’era attaccato un foglietto, lo presi ma non c’era scritto niente

    “Bha…”
    lo lasciai cadere a terra e mentre svolazzava sul terreno fece una giravolta rivelandomi che in realtà qualcosa c’era scritto! Feci uno scatto per riprenderlo e caddi a terra tenendolo stretto fra le mani, non mi importava del dolore e cominciai a leggere:

    “Tesoroooh! Dopo aver saputo della tua fantastica performance alla lezione sulla trasformazioneh ed aver visto come riesci a lasciarti trasportare dal ritmo della Samba, ho deciso di proporti per una missione di livello D! Sarai Fantasticah ne sono certo!
    Ti aspettano agli uffici assegnazioneh missione fra un'ora! Non fare tardi Cara!

    Baci baci

    Phanta-sensei”


    “Phanta-sensei sei fantastico!” iniziai a ballare mentre il motivetto che lo aveva accompagnato nell’ingresso in classe mi risuonava nella testa.

    Mentre ero presa dal ritmo Samba, mi resi conto che ero già in ritardo

    “Aaaaaah! Veloce Nabu, veloce!”

    Mi vestii di fretta e dato che non c’era più tempo per riportare Nozomi nel fondo del laghetto la lasciai nel mio futon, chiusa a chiave nell’armadio.

    “Torno preso Nozomi, fai la brava!”

    Per fortuna mi ero fatta la mia mappa personalizzata, arrivai davanti al palazzo del Kage ma ero troppo di fretta per soffermarmi a guardare la sua magnificenza. Spinsi con la spalla la porta gigantesca e mi rivolsi alla prima persona che mi trovai davanti continuando a correre sul posto:

    “Scusi! Sto cercando gli Uffici assegnazione missione, potrebbe dirmi dove si trovano? Sono di fretta!”


    La ragazza mi guardò e si mise a ridere “E’ la tua prima missione, vero?”

    “Cosa? Pensa davvero che io sai qui a fare conversazione?!”

    risposi cercando di mantenere la calma “Già…già…beh dove devo andare?”

    “Mi dispiace senpai, ma io ho davvero fretta! Non volermene!”

    La ragazza sospirò divertita - “Percorri questo corridoio fino alla fine, è la porta che trovi sulla destra, buona fortuna!”

    Le sorrisi a mia volta - “Grazie mille senpai! Le devo un favore!” ripresi la mia corsa ed arrivai davanti la porta.

    Prima di entrare ripresi fiato e mi feci coraggio

    *toc toc*


    “Chi è?” la voce di un uomo riecheggiò per il corridoio

    “Sono Nabune Muza…”


    “La Genin proposta da Phata? Entra.”


    Un altro respiro profondo “Ansia…” era la mia prima missione, il pensiero mi elettrizzava ma allo stesso mi terrorizzava.

    Mi appoggiai alla porta e le gambe si rifiutarono di darmi la forza necessaria per aprila "Cavolo..."

    "Allora?! Non ho tutta la giornata!"


    Dallo spavento spinsi la porta con troppa violenza e rieschiavo quasi di cadere con la faccia a terra, per fortuna sono esperta in certe cose e riuscii a raddrizzarmi senza perdere completamente l'equilibrio.

    L'uomo all'interno si mise la mano sul volto e senza guardami per un secondo di più, disse:

    "Per fortuna è solo una missione di livello D...eh..prendi quel foglio, è scritto tutto lì e vedi di non fare disastri."


    Diventai completamente rossa "Come sempre Nabune, come sempre!" presi il foglietto e con un fil di voce risposti:

    "Grazie sensei, non la deluderò..."

    Uscii dal gigantesco palazzo amareggiata e trascinando i piedi, non salutai neanche la senpai che mi aveva aiutata all'inizio. Una volta fuori dalla porta aprii il foglietto:


    “Salve a tutti, signori!
    Sappiamo bene quanto sia questione di poco conto, però avremmo un grandissimo bisogno di aiuto. Io, mio fratello e mia nonna abitiamo al confine fra Konohagakure, Otogakure ed il Paese delle Calde Acque, è un famoso crocevia, ed avremmo un grandissimo bisogno di aiuto. Mia nonna dirige una piccola produzione artigianale di Peperoncini Piccantissimi ormai da quasi cinquant'anni, ma purtroppo ultimamente girano strane malattie, e lei è costretta a letto da quasi una settimana e noi siamo disperatissimi, davvero, non sappiamo proprio cosa fare!
    Il problema è un altro ancora, io dovrei partire per delle commissioni proprio in settimana e mio fratello è troppo piccini per poter raccogliere tutti quanti i peperoncini da solo! Ci serve una mano, vi prego, non vorremmo che per una simile facezia tutto andasse alla malora! Vi aspetterò al crocevia con una maglia rossa con su un peperoncino!
    Cordiali saluti,
    Keiro”



    Sono una ragazza molto altruista per natura e leggere la storia di una nonnina in difficoltà non poteva che farmi sentire il bisogno di rendermi utile. Mi feci passare la tristezza e non essendomi stato spiegato molto altro decisi che era il caso di passare in Accademia a chiedere qualche chiarimento.

    Ci arrivai senza neanche accorgermene, mi avvicinai al banco delle informazioni e porsi il foglietto che mi avevano dato all'addetta. Senza che neanche proferissi parola quest'ultima mi spiegò che per arrivare in quel posto ci sarebbe voluto un giorno di cammino e che sarei dovuta essere accompagnata da uno Special Jonin . Se ne andò via, non era di molte parole, credo che fosse andata a cercare qualcuno di disponibile ad accompagnarmi, dovetti aspettare per un bel po’.

    Alla fine arrivò con un ragazzo dalla barba incolta ed i capelli castani che gli cadevano leggeri sulla fronte, mi guardò con un fare scocciato e mi disse:

    “Hm…tu saresti la ragazzina che devo accompagnare?”

    “Si! Piacere di conoscerti sono Nabune Mu...” non feci in tempo a finire di pronunciare il mio nome che il ragazzo scoppiò in una risata sonora

    “AHAHAHAHAHAHAHAH! Nabune? Che razza di nome è Nabune?!”


    “Che bello…mi è capitato il tipo spiritoso…yuhuuu…”
    mi imbronciai e risposti con voce cupa

    “E' il mio nome…”


    Il tizio alzò il sopracciglio e mi guardò con fare di sufficienza

    “Bene NaBBune, io sono Utagai. Partiamo domani mattina all’alba. Si puntuale e vedi di stare al passo, non sono una persona paziente e non ho intenzione di portarti a spalla.”

    Annuii senza neanche rispondere e me ne tornai a casa.

    [Il mattino dopo]



    Preparai la mia roba: presi il taschino, indossai il borsello e mi legai il Coprifronte al collo, in modo tale che ricreasse l’effetto del colletto che avevo dovuto tagliare dalla mia divisa.

    Arrivai davanti l’accademia mezz’ora prima, non volevo che quello stupido di Utagai mandasse in malora la mia prima missione.

    “Hey NaBBune da questa parte! Avanti.”


    Quell’infame cominciò a correre prima che io potessi rendermi conto da che direzione stesse arrivando la sua voce.

    “Utagai non ti permetterò di distruggere l’unica cosa buona che ho fatto fino ad ora!”


    Iniziai a correre con tutte la forze che avevo in corpo e lo raggiunsi, fortunatamente non era così veloce come diceva ed io nonostante le mie rotondità avevo affrontato diverse ore di allenamento e sviluppato una buona resistenza.

    Passò la notte e arrivammo nel posto indicato dalla missione nelle prime ore del pomeriggio.

    “Confine fra Konohagakure, Otogakure ed il Paese delle Calde Acque. Quello è il crocevia, vedi di non fare tardi NaBBune”


    Guardai quello stupido ragazzo con il viso imbronciato e lui mi accennò un sorrisetto, forse la mia resistenza mi aveva fatto guadagnare un po’ del suo rispetto. Per un attimo mi ispirò simpatia:

    “Contaci Utagai-sama, ti stupirò anche su questo.” Feci la linguaccia e mi incamminai verso il luogo dell’incontro.

    Sul crocevia c’era qualcosa che attirava la mia attenzione, un puntino rosso e qualcosa che si muoveva come una bandiera al vento. Avvicinandomi capii che era Keiro, il ragazzo della missione, che mi salutava da lontano. Accanto a lui c'erano altri due ragazzi che potevano avere la mia età, probabilmente altri Genin convocati per la mia stessa ragione.

    “Salve! Sono Nabune Muzai e sono qui per rispondere alla sua richiesta di aiuto per il raccolto della sua nonnina”
    sfoggiai uno dei miei migliori sorrisi

    “speriamo di aver fatto buona impressione…”
     
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    Il ragazzo aspettava ormai lì da un po' di tempo, ma la cosa non pareva dargli nemmeno tantissimo fastidio, in realtà, dato che stava modellando una rozza figura di legno che adesso pareva avere una forma ovale e con delle intagliature barocche sui lati: semplici vortici, in fin dei conti, che si avvolgevano sugli anelli stessi del pezzetto di legno creando un effetto davvero carino a vedersi.
    Quando i primi due ragazzi arrivarono ecco che il giovane richiuse il suo piccolo coltellino svizzero e se lo poggiò nella tasca, adagiando invece la figurina di legno in un pratico marsupio rosso attaccato al cinturino sul lato del fianco sinistro. Aspettò che fossero molto vicini prima di alzarsi da quel muretto di cemento e fare qualche passo verso i primi due che arrivarono, che non ebbero nemmeno la decenza di presentarsi, ma lui ci era abituato.
    Era un ragazzo alto circa un metro ed ottanta e con dei folti e ricci capelli castani, mentre gli occhi erano di un azzurro glaciale e rassicurante. Mani grandi e labbra sottili, mascella possente, ma non squadrata. Un bel ragazzo, senza ombra di dubbio. Indossava quella maglia con il peperoncino ed un paio di bermuda verdi, mentre ai piedi dei semplici sandali scuri da escursione.

    Salve! E voi due siete...? Io sono Keiro, siete qui per la missione, vero?


    Domandò prontamente agli altri due, che - vestiti com'erano - non potevano che essere altro che ninja, dato che come di consueto erano accompagnati da membri di grado più alto riconoscibili dal giubbotto Jonin. Insomma, il nostro ragazzo conosceva bene le tradizioni e la gerarchia ninja, dato che aveva avuto a che fare a lungo nella sua vita con gli shinobi, essendo anche suo padre un'Anbu della Nuvola che tornava a casa poche volte all'anno.
    Pochissimo tempo dopo di loro arrivò una ragazzina buffa e piccoletta accompagnata da un altro Jonin. L'aspetto della kunoichi lo fece sorridere, essendo la stessa molto più piccola di lui ma probabilmente anche più intraprendente dello stesso, che non aveva voluto allontanarsi da sua nonna per aiutarla con la sua produzione artigianale di peperoncini-super-piccanti conosciuti in tutto il mondo per la loro piccantezza(?).
    Il sole era alto nel cielo, ed illuminava il volto allegro del giovane mentre salutava la ragazzina.

    Oh Nabune! Ti posso dare del tu? Bene bene, immagino che loro due siano qui per lo stesso motivo, anche se non parlano!

    Disse alla piccolina avvicinandosi a lei e sorridendole dolcemente, non lasciando cadere quel sorriso nemmeno mentre si avvicinava ai sensei che avevano accompagnato i tre piccoletti. Fu molto diplomatico nel suo dire, dando disposizioni precise con una voce decisa e sicura. Nonostante la sua occupazione sapeva il fatto suo, e soprattutto aveva una parlantina non indifferente, a giudicare da una prima impressione.

    Signori, non vi preoccupate, mi assumo la completa responsabilità dei vostri Genin da questo momento. Penso voi possiate tornare direttamente domattina, offriremo noi cibo e posto letto a questi giovani ragazzi che si sono offerti di aiutarci! Se poi vi preme venire con noi potete anche farlo, anche se penso non vi sia permesso intervenire se non in caso di pericolo, no? Comunque sia... potete star calmi, qui non succede mai nulla!

    E detto questo i Jonin che accompagnavano i ragazzi decisero di lasciarli alle custodie del giovane, salutarli e tornare indietro, sarebbero ovviamente tornati a prenderli in quello stesso punto la mattina dopo, quello senza dubbio. Il ragazzo fece un semplice gesto con la mano, indicando un piccolo gruppetto di alture in lontananza e voltadosi verso lo stesso prima di parlare. Il paesaggio davanti a loro era piuttosto arido.

    Seguitemi ragazzi! Dovremo camminare per un paio di orette, ma ho tante borracce d'acqua nello zaino! Andiamo!

    E detto questo avrebbe proprio cominciato a camminare in quella direzione, inoltrandosi in quello spettacolo quasi desertico, che pure mostrava dei tratti di rottura, dato che in moltissime zone erano presenti vere e proprie oasi di cactus od altre piante grasse, mentre in altre dei piccoli laghetti circondati da rocce di ogni dimensione e forma, ma che comunque non superavano i due metri di altezza e permettevano di osservare quegli stagni incontaminati e puliti nei quali pesci, rane e paperelle se ne stavano tutti felici.
    Insomma, lo scenario sarebbe stato quello fino al raggiungimento della zona un po' più montuosa, dato che - una volta arrivati in prossimità della prima montagna, il giovane girò violentemente a destra, cambiando percorso e cominciando a salire parzialmente sul lato della montagna fino a raggiungere un altopiano molto esteso dalla quale potevano vedere tutto lo scenario circostante e... una grossa casa ed un campo sterminato e costellato di puntini rossi.

    Oke, dialogate, descrivete gli altri, il paesaggio, il tizio, conoscetevi fra di voi! I due Jonin ovviamente vanno via, come ho scritto, descrivete fino all'arrivo alla casa ma NON descrivete né la casa e né il campo di peperoncini! Have fun! :si2:


    Edited by Kashi - 17/7/2015, 18:17
     
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    Il ragazzo era alto quasi quanto il sensei. Era stato Itomi a rompere il ghiaccio e a chiedergli informazioni, si erano presentati, ma non erano andati molto oltre i convenevoli di rito. I due genin erano rimasti indietro e non sentivano. Stavano attendendo le due figure che risalivano la strada da est, dove in lontananza si poteva une fetta di luna nel cielo cobalto.
    Allora il giovane coltivatore, sfoggiando una maglia con un enorme peroncino impresso obliquamente lungo il petto, prese di mira i due giovani kiriani.
    -Salve! E voi due siete...? Io sono Keiro, siete qui per la missione, vero?- Chiese loro con un sorriso accattivante in viso.
    Sì, io sono Atshushi Si affrettò a rispondere. Hisashi non fu molto più loquace. Quel tipo aveva un aspetto troppo nobile per un semplice coltivatore. Sembrava uno di quei modelli che era abituato a vedere nelle locandine degli abiti di abbigliamento. Tuttavia, la pelle bruciata dal sole e l'abbigliamento molto confortevole smascheravano la sua vera professione.
    Le due figure misteriose avevano guadagnato strada. Quasi sicuramente si trattava di un rinforzo di un secondo villaggio. Ciò lasciò perplesso il naufrago mentre si chiedeva quanti ninja e quanti villaggi avessero coinvolto quei coltivatori di peperoncini. "Devono avere un vasto territorio dedicato ai peperoncini. concluse perso nei suoi pensieri.
    Li aspettavano a un bivio tra la strade, all'ombra di un alta quercia secolare. Il vento soffiava tra i rami rendendo il clima meno torrido. Un genin di Kiri non era abituato a quel caldo: sentiva la bocca secca e stava sudando copiosamente. La brezza fresca era piacevole come un raggio di sole strappato tra la nebbia del suo villaggio
    Le due figure, una alta e slanciata, l'altra bassa, ma non esile, man mano che si avvicinavano rivelarono la loro appartenenza, sebbene Itomi l'avesse già annunciato.
    -Kumiani- lo aveva sentito borbottare quella parola tra i denti e da allora gli rimbalzava in mente ossesionandolo..
    Il simbolo sui loro coprifronte, in effetti, era proprio quello di Kumo. Atshushi intuì subito che di fronte a loro, non c'era un team molto diverso dal suo: un jonin e una genin.
    Differentemente dai kiriani, a rompere il silenzio del team di Kumo fu la paffuta genin. -Salve! Sono Nabune Muzai e sono qui per rispondere alla sua richiesta di aiuto per il raccolto della sua nonnina-Aveva una voce squillante e per ogni sillaba spalancava la bocca come quando si sbadiglia dopo una lunga dormita.
    Al ragazzo peperoncino, quell'assenza di formalità dovette far molto piacere. -Oh Nabune! Ti posso dare del tu? Bene bene, immagino che loro due siano qui per lo stesso motivo, anche se non parlano!-
    Atshushi prese quell'affermazione un po' sul personale. Si risentì per non essersi presentato subito dopo il suo sensei. Poi cercò di giustificarsi riflettendo sul fatto che forse sarebbe spettato a lui presentarsi, dato che era lui il richiedente della missione.
    La ragazza continuò con le sue formalità molto alla mano, fino a quando non si perse nella chiostra di denti bianchi del coltivatore. A quel punto Atshushi distolse lo sguardo infastidito, senza capirne il reale motivo. Forse era quell'eccesso di vuoti convenevoli o forse era altro. Notò un comportamento strano del suo sensei, tutto concentrato a fissare il jonin di Kumo con un'espressione indecifrabile sul viso. Cercò d'incrociare lo sguardo del suo compagno per capire se anche Hisashi ci avesse fatto caso, ma egli sembrava perso nei suoi pensieri, come se avesse una campana di vetro sul capo che lo isolasse dal resto del mondo.
    D'istinto, guardò la kunoichi di Kumo. Era giovane, più giovane di Hisashi. Forse aveva la sua stessa età. "Sicuramente è stata appena promossa all'accademia per essersi beccata questa missione" Aveva uno strano abbigliamento, quei tipi di vestiti che non vengono venduti in pacchetti pre-abbinati per poter ostentare una modesto senso di gusto ed equilibrio. Avevano un qualcosa di attrattivo per il giovane, ma allo stesso tempo sentiva di non doversi lasciare coinvolgere troppo dai modi della ragazza. Era insolita e fuori dagli schemi. Atshushi era un pacato abitudinario.
    Si rese contò che anche lei lo stava fissando e provò un senso di calore espandersi dalla punta dell'orecchie agli zigomi. Distolse lo sguardo.
    Il sensei era ancora nella stessa posa, mentre un'ombra scura gli attraversava l'unico occhio visibile. L'occhio sinistro era rimasto ben nascosto dietro i capelli per tutto il viaggio, doveva nascondere qualcosa. Cercò di rifletterci sopra, ma sentiva l'impalpabile peso dello sguardo della piccola kunoichi su di lui.
    Dopo un po' si avvicinò a loro. Era strana, ora ne era certo. Inusuale nel vestire e ambigua nei modi di fare. Sembrava avesse inciampata su una radice invisibile, ma la sua vera intenzione era di accorciare le distanze con Hisashi. Le ampie spalle del suo compagno dovevano renderlo particolarmente appetibile ad occhi femminile, inoltre aveva e dimostrava più anni della ragazza e di Atshushi. Sotto la mole del genin col kimono floreale, sembrava ancora più piccola e mal vestita. Dovette rendersene conto anche lei, perchè parlò con una certa insicurezza, che suscitò ancora più insicurezza nelle risposte di Hisashi. Atshushi preferì osservare, provando una sorta di empatia verso la giovane genin.
    "Devo aver fatto una figura simile il giorno dell'assegnazione della missione.
    Finalmente, Keiro si decise a porre fine a quello strazio. Rassicurò i due jonin che si sarebbe preso cura degli inesperti genin, anche se non fu così esplcito nel parlare. Al giovane genin, con lo sdrucito drago sulla schiena, non potè che sentire un vuoto nello stomaco a separarsi dal jonin, suo capitano. Non aveva previsto una svolta del genere.
    Pensava di poter contare su di lui, invece ora lo guardava con un quieto sorriso. -Fatevi onore, tutti e due. E ricordatevi di non sottovalutare mai niente. Prima che i due potessero replicare, svanì completamente in una nuvola di fumo. Katana, capelli, muscoli e sopravveste blu; non ne rimase nulla. I due genin rimasero sbalorditi e confusi, scambiandosi un'occhiata: erano entrambi sorpresi e preoccupati.
    La kunoichi aveva accolto in modo completamente opposto l'esclusione del suo superiore dalla missione. - Evvai!- esclamo. Non siamo costretti ad avere le nostre balie fra i piedi! Il mio Jonin è davvero dispettoso, stava quasi per lasciarmi in accademia e non aveva la minima intenzione di... - L'espressione del viso cambiò radicalmente mentre le labbra continuava a mimare parole mute. Doveva essersi resa conto che i due kiriani non erano dello stesso umore e forse non lo sarebbero stati mai.
    Il jonin di Kumo si accomiatò dalla sua sottoposta, aprendo bocca per la prima volta. Il piccolo naufrago rimase colpito dal rapporto che c'era tra i due: sembravano più due fratelli che un team di shinobi. "Allora che aveva tanto da festeggiare?"
    Quando i due si separarono, la ragazzina tornò alla carica dei due genin che la squadrarono non capendo cosa si aspettasse da loro. Calò un silenzio imbarazzante, mentre i tre ninja cercavano qualcosa di sensato da dire.
    Fu Keiro a salvarli da quella spiacevole situazione. -Seguitemi ragazzi! Dovremo camminare per un paio di orette, ma ho tante borracce d'acqua nello zaino!- Prese fiato per dar tempo ai genin di comprendere l'importanza di quella mossa. -Andiamo!- Mostrò ancora quel suo sorriso magnetico.
    I tre ninja lasciarono che fosse keiro a guidarli, soltanto lui conosceva la via per arrivare alla fattoria. Mentre il bivio dove si erano incontrati spariva alle loro spalle, il caldo pomeridiano entrava nel suo vivo. Atshushi sentiva all'interno della felpa un enorme calore, come se avesse con se una stufetta sotto gli abiti. Finì la saliva che aveva in bocca e cominciò a mordersi la lingua nervosamente, ma si rifiutò di chiedere acqua all'estraneo.
    Stava patendo quel caldo secco rimpiangendo la fredda umidità del Paese dell'Acqua. Avrebbe voluto gustare paesaggi che a Kiri non avrebbe mai visto, ma non ci riusciva. Aveva la gola arsa, ma non voleva chiedere una delle borracce declamate dal coltivatore in difficoltà.
    La kunoichi, della quale Atshushi aveva dimenticato il nome, sembrava non aver più interesse nei due genin di Kiri. Atshushi si dispiacque per non aver trovato parole appropriate alla situazione. La vide prendere avide sorsate da una delle borracce e dovette distogliere lo sguardo per non strappargliela dalle mani.
    Il paesaggio cominciò a variare nuovamente. Paludi e foreste sembravano appartenere ormai a un altro mondo. La terra era secca, rossa e crepe polverose la tagliavano dandole l'effetto di un triste mosaico. Vedendo ciò, sentì la gola bruciargli ancora più forte di prima. In lontananza, troppo in lontananza per una deviazione, gli ultimi raggi di luce si tuffavano in specchi di acqua, tingendo anche questa di un delicato scarlatto. Desiderò essere un raggio di sole, per potersi tuffare anche lui in quei rinfrescanti stagni. Gli sarebbero bastati pochi secondi, solo per mettere un freno al bollore che lo debilitava.
    A destra, un pugno di montagne, le quali sembravano fatte della stessa terra sotto i piedi dei quattro ragazzi. si stagliavano contro l'orizzonte sempre più scuro
    Atshushi viaggiò in silenzio, come il resto della comitiva. Keiro non doveva sapere cosa dire a tre ninja, d'altra parte era soltanto un coltivatore di peperoncini. La giovane Kunoichi, bassa e dalla forme genitli, sembrava persa nel paesaggio. La testa le ruotava da una parte all'altra mentre gli occhi cercavano di imprimere a fuoco nella memoria ogni immagine che catturavano. Il genin, con i capelli che gli cadevano continuamente davanti gli occhi per via del sudore che li aveva appesantiti, pensò che forse anch'egli aveva fatto lo stesso finora.
    La osservò meglio. Si era rivelata incredibilmente solare e vivace, seppur con qualche stranezza. "Io e Hasashi siamo molto più freddi, ma a Kiri lo sono un po' tutti" Non ricordava di aver mai incontrato, in accademia o semplicemente per strada, una persona così piena di vita. Doveva passarsela davvero bene a Kumo. In Atshushi, sorse il seme dell'invidia. Si sentì duplicemente in colpa per quell'immorale reazione, Da una parte non vedeva motivi per i quali la ragazza non dovesse essere felici, inoltre non c'era niente che gli dispiaceva della sua vita. Non riusciva a spiegarsi perchè fosse di indole così schivo.
    Cercò di consolarsi con Hisashi, col bel kimono che gli disegnava linee aggraziate sulle spalle muscolose e l'inteso sguardo nero che era difficile da incrociare. Taciturno, con un'area di compostezza e impegno, avanzava lungo il pendio della montagna senza difficoltà.
    -Spero tanto che non si mangi troppo piccante lassù- avrebbe voluto dire, ma aveva le labbra troppo secche per essere mosse e la lingua pesava.. Niente avrebbe potuto rompere il monacale silenzio del gruppo. Cercò di inumidirsi le labbra, ma finì col peggiorare la situazione.
    Il cielo era ancora blu e il sole era ancora rovente quando davanti a loro si aprì un panorama nuovo, ma tanto atteso, almeno da Atshushi.
    Acqua. Ombra. Letto. Questi furono i suoi unici pensieri, mentre guardava i suoi compagni senza interessarsi a cosa pensassero.


     
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    Hisashi Kaguya




    Tool ~ Parabol ~ Parabola

    Parlato
    Pensato
    Uomo Peperoncino
    Parlato Nabune
    Parlato Atshushi
    Parlato Itomi


    Hisashi camminava ad agio, poco distante da Atshushi, osservando il territorio circostante. Con le orecchie tuttavia era ben vispo, e poté udire chiaramente Itomi che si avvicinava al ragazzo, presentandosi.
    Campi, campi e ancora campi. Sembra proprio che la missione mantenga le sue premesse...
    Salve! E voi due siete...? Io sono Keiro, siete qui per la missione, vero?
    Da una folta chioma di capelli ricci due iridi di un azzurro glaciale risaltavano come gemme, Hisashi non potè fare a meno di fissarle, tanto erano forti le sensazioni che trasmettevano.
    Salve, io sono Hisashi, e si, siamo qui per la missione...
    Quegli occhi sembrano scrutarti dall'interno..sono terrificanti..
    Proprio mentre si abbandonava a quelle supposizioni, un rumore di passi catturò la sua attenzione. Due figure, una alta e una bassa e paffuta, si avvicinavano a grandi passi. Avevano su i coprifronte ninja di Kumo, Hisashi ricordava bene quel simbolo, e dal modo in cui comminivano avevano l'aria di essere tutto tranne che persone normali. La ragazzina in particolare, di poco più piccola di lui, vestiva in un modo inusuale, e camminava in modo quasi goffo, l'altro invece sembrava proprio che nel camminare si muovesse a passo di danza.
    Ma che..pensavo fossimo soltanto n-...
    Prima che potesse terminare il pensiero, la ragazzina esplose nella presentazione più squillante e stramba che avesse mai ascoltato.
    Il ragazzo dalla vistosa maglia peperoncino tuttavia sembrava tutto fuorché irritato.
    Oh Nabune! Ti posso dare del tu? Bene bene, immagino che loro due siano qui per lo stesso motivo, anche se non parlano!
    Sembrano aver trovato pane per i loro denti.
    Trovarsi in compagnia di persone del genere non faceva che metterlo a disagio, specie se dal comportamento imprevedibile.
    Anche Itomi del resto..sembra non essere entusiasta..
    L'aria del jonin si era inspiegabilmente fatta più tetra all'arrivo dei due, e ciò appariva del tutto incomprensibile agli occhi di Hisashi.
    E' semplicemente sospettoso..o forse c'è di pi-...uhm? Ma che?
    La ragazzina si era sollevata sulle punte, e lo stava fissando intensamente.
    Girò velocemente il capo dalla parte opposta, fortemente in imbarazzo.
    Ma guarda tu che strani tipi..
    Fu costretto però a guardarla di nuovo, quando con uno strano movimento, la giovane si avvicino a lui e Atshushi evitando una caduta quasi preannunciata.
    ...
    Ci-ao..! hmhm...come ho già detto sono Nabune Muzai, ma se preferite potete chiamarmi Nabu, saremo in missione insieme vi confesso di essere piuttosto agitata, dato che è la prima in assoluto per me...
    Si, io sono Hisashi.
    Lo stretto necessario era più che sufficiente. Non aveva voglia di farsi nuovi amici, soprattutto se questi potessero essergli d'intralcio.
    Non sembra aver preso bene la risposta stringata...
    La osservava con la coda dell'occhio, piccola e inerme nella sua innocenza.
    Se ha superato l'esame genin deve avere qualche particolare abilità..
    Respirò profondamente, mentre osservava il paesaggio intorno.
    Keiro intanto stava rassicurando i due jonin, aveva intenzione di viaggiare fino alle piantagioni con noi, a suo dire avrebbe badato lui a tutto.
    Perfetto, se ne va anche l'unico con un briciolo di cervello.
    Volse lo sguardo verso il ragazzo che gli stava di fianco, i suoi capelli spettinati si muovevano al vento rivelando una fronte piccola e poco pronunciata, segno dell'età infante appena superata.
    Di questo passo dovrò parlargli prima o poi..
    Fatevi onore, tutti e due. E ricordatevi di non sottovalutare mai niente.
    Un accenno di sorriso comparve sul volto del jonin, mentre svaniva in una coltre bianca di fumo.
    Farci onore..
    Il giovane Kaguya volse gli occhi al cielo, il sole era ancora alto e illuminava gran parte dell'area circostante.
    E' molto più caldo di Kiri.....
    Più avanti un paesaggio desertico dominava la scena, e non permetteva di cogliere ad occhio nudo cosa ci fosse oltre.
    Spero le coltivazioni non siano molto lontane..
    Evvai!
    Nabune sorrideva spensierata, aveva preso evidentemente in modo diverso l'allontanamento del suo superiore.
    Non siamo costretti ad avere le nostre balie fra i piedi! Il mio Jonin è davvero dispettoso, stava quasi per lasciarmi in accademia e non aveva la minima intenzione di...
    Nè Hisashi nè Atshushi la degnarono di uno sguardo, e rimasero completamente impassibili.
    Questo suo ottimismo, a tratti è quasi stomachevole.
    Seguitemi ragazzi! Dovremo camminare per un paio di orette, ma ho tante borracce d'acqua nello zaino!Andiamo!
    I quattro iniziarono a muoversi nella valle desertica, attraversando di tanto in tanto piccole oasi. Hisashi non aveva mai visto un paesaggio simile prima d'ora. L' unica forma di vegetazione presente all'infuori delle oasi erano i cactus, mentre fra le macchie verdi si potevano intravedere piccoli alberi e muschi, oltre che una fauna composta per lo più da anatre e pesci. Sebbene il sole cocente il ragazzo non soffrì particolarmente il caldo, grazie soprattutto all'allenamento fisico, e dopo un paio d'ore un'enorme montagna si presentò agli occhi dei giovani genin.
    Una casa si mostrava all'orizzonte, circondata da enormi distese verdi, fra cui si intravedevano piccoli puntini rossi.
    Incredibile.
    I tre ninja si guardarono negli occhi spontaneamente, come se tutti si fossero resi conto della maestosità di quelle piantagioni.


     
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  9. Haruy
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    Salve! Sono Nabune Muzai e sono qui per rispondere alla sua richiesta di aiuto per il raccolto della sua nonnina

    Oh Nabune! Ti posso dare del tu? Bene bene, immagino che loro due siano qui per lo stesso motivo, anche se non parlano!


    Immagino anche io... comunque puoi anche chiamarmi semplicemente Nabu, non sono molto brava con le formalità

    Portai la mano sinistra dietro la testa e la inclinai su un lato, non era una cosa molto intelligente da dire alla prima missione, ma Keiro sembrava così gentile e disponibile che ho pensato potesse far comodo ad entrambi evitare di comportarci in modo troppo formale.

    La sua risposta fu un semplice sorriso, un sorriso stupendo, che io ricambiai a mia volta. Quel ragazzo era davvero carino ed aveva gli occhi di un celeste cristallino che sembravano riflettere il suo animo gentile e sincero, mi aveva fatto davvero una buona impressione.

    Non potevo dire lo stesso degli altri due Genin, prima di tutto perchè non avevano proferito parola ed in secondo luogo perchè sembrava dipendessero completamente dal Jonin che li accompagnava.

    Li osservai a mio modo, praticamente squadrandoli dalla testa ai piedi senza omettere nessun particolare, cercare di indovinare il carattere delle persone dal loro modo di: essere, vestire e comportarsi era il mio passatempo preferito.

    Iniziai dal piccoletto, se così potevo definirlo dato che era alto quanto me, sembrava piuttosto agitato e a disaglio (?)

    Aveva una folta chioma di capelli neri, che da come erano arruffati dubito curasse particolamente, probabilmente non era un ragazzo che puntava molto sull'apparire e ciò potevo dedurlo anche dal modo in cui tendeva a rimanere alle spalle del suo superiore. Fu difficile incontrare il suo sguardo, dato che non lo alzava quasi mai da terra, ma quando lo fece potei notare i suoi occhi che rivelarono il suo animo fanciullesco.

    "Probabilmente è più piccolo di me..."

    Tenni per un po' lo sguardo fisso nei suoi occhi, avevano come colore dominante il castano scuro ma intorno alla pupilla aveva una raggiera di pagliuzze più chiare che li rendevano particolamente magnetici. Penso che avesse qualcosa da nascondere, o che comunque che avesse segnato la sua vita, perchè nel suo sguardo riconoscevo la stessa malinconia che ho nel mio. Poco dopo però, i suoi occhi sfuggirono dai miei e si girò dalla parte opposta dandomi le spalle. "Forse ho esegerato.." Continuai la mia analisi e notai che aveva una carnagione piuttosto chiara, ed un fisico poco definito che mi diede un motivo in più per convincermi che fosse più piccolo di me. Non mi soffermai troppo a guardare i suoi vestiti, riflettevano quelli degli standard di ogni ninja, se non fosse che mi sembravano leggermente sgualciti ed usurati.

    "Forse vive da solo..?"

    Finita l'analisi sul primo, mi concentrai sul secondo, di cui invece mi attirarono i vestiti non proprio nella norma.

    Indossava la parte superiore di un kimono bianco, con dei decori molto particolari

    "Chissà il perchè di questa scelta?"

    Notai che aveva delle fasciature che gli ricoprivano entrambe le braccia, erano molto più grandi di quelle che io avevo sulle gambe, probabilmente le sue avevano uno scopo molto più dignitoso di semplici "ferma calzoni".

    Lentamente alzai lo sguardo per osservare i suoi lineamenti e soprattutto i suoi occhi, sono la parte che preferisco guardare nelle persone perchè rivelano i loro reali sentimenti. Ci misi un po' per arrivare ad inquadrare i suoi, era piuttosto alto, ed anche lui come il suo compagno aveva i capelli scuri ma li portava molto più lunghi. Forse lo erano anche troppo, dato che gli ricadevano sulla fronte coprendo parzialmente i suoi occhi, cercava di evitare il mio sguardo ma io sono una tipa tenace, soprattutto quando sono guidata dalla mia curiosità.

    Mi alzai sulle punte e mi sporsi un po' in avanti per cercare di capire di che razza di colore fossero, il ragazzo probabilmente stranito da quel mio modo di fare mi rivolse lo sguardo ed io riuscii a vederli, erano completamente neri. Non riuscii a capire le reali inclinazioni del suo animo, anche perchè distolse immediatamente lo sguardo, la conseguenza di questa sua azione fu che io cercai di sporgermi ancora di più e rischiai di perdere l'equilibrio, per tenermi in piedi dovetti fare diversi passi in avanti che mi fecero ritrovare vicina ai due tizi.

    Cercai di evitare che quel ruzzolone si vedesse in modo palese, mascherando quei passi "forzati" per renderli il più possibile simili ad una passeggiata volontaria. In realtà avrei preferito che fossero stati loro a presentarsi, dopotutto sono una ragazza e non sono neanche così brava nel fare buona impressione, senza contare che mi sembravano il tipo di persone che non avrebbero mai sopportato il mio modo di essere goffa e pasticciona. Ormai era troppo tardi, mi trovavo al loro cospetto ed il tizio più alto mi sembrò quasi divertito da quel mio ruzzolone "forse è timido anche lui?", mi spolverai i pantaloni schiaffeggiandoli un po' poi mi portai le mani dietro la schiena, aggrappandole l'una all'altra, quasi per darmi conforto da sola, ed ondeggiando un po' avanti ed indietro con il corpo dissi

    Ci-ao..! - pessimo attacco Nabu - hmhm...come ho già detto sono Nabune Muzai, ma se preferite potete chiamarmi Nabu, saremo in missione insieme - accennai un sorrisetto - vi confesso di essere piuttosto agitata, dato che è la prima in assoluto per me...


    Attesi per un po' le loro risposte, che furono piuttosto schive e concise, a quanto pare si chiamavano: Atshushi (il piccoletto) e Hisashi (lo spilungone). Anche se cercavo di non darlo a vedere io ero in imbarazzo tanto quanto loro, mi sentivo sotto esame e la cosa mi metteva ansia, così per cercare di smorzare un po' quell'atmosfera tesa concentrai il mio sguardo su Keiro ed i nostri Jonin.

    Il ragazzo dagli occhi cristallini stava parlando

    Signori, non vi preoccupate, mi assumo la completa responsabilità dei vostri Genin da questo momento. Penso voi possiate tornare direttamente domattina[...]

    Non mi serviva ascoltare altro, fortunatamente Utagai non avrebbe dovuto seguirmi, quel ragazzo era proprio dispettoso ed a me non serviva aiuto per fare figuracce o mettermi nei guai. Si accese un sorriso sul mio viso e mi rivolsi a coloro che sarebbero stati i miei nuovi compagni

    Evvai! Non siamo costretti ad avere le nostre balie fra i piedi! Il mio Jonin è davvero dispettoso, stava quasi per lasciarmi in accademia e non aveva la minima intenzione di...

    Le parole si spensero sulle mie labbra, i due ragazzi non condividevano minimamente la mia felicità, anzi, a loro sembrava dispiacere profondamente.
    Così feci qualche passo indietro, il loro Jonin si avvicinò a loro e gli disse qualcosa che non riuscii a sentire, così seguendo il loro esempio andai anche io a salutare Utagai che mi stava già aspettando guardandomi con un sopracciglio alzato

    A quanto pare dobbiamo separarci qui NaBBune


    Già...ma non credo ti dispiaccia molto UtaGAI


    Lo avevo fatto ridere, come sospettavo quel ragazzo non era cattivo ma adorava mettere in difficoltà le persone

    Ci vediamo domani mattina marmocchia vedi di non rimpinzarti troppo, che già in questo stato non credo tu possa essere molto d'aiuto -mi rivolse uno sguardo di sfida

    Oh beh, magari hai ragione ma sono riuscita a superare l'esame da Genin quindi ora sono una ninja, rischierò la vita ogni giorno e se la famiglia di Keiro deciderà di offrirmi qualche prelibatezza perchè dovrei rinunciarci? Non voglio avere rimpianti, al contrario di qualcuno qui
    - risposti alle sue frecciatine e lui ne sembrò divertito

    Mi diede due buffetti sulla testa

    Ciao nanerottola

    A domani Senpai!


    Lo salutai con un certo entusiamo, alla fine mi ero divertita in quella parte di viaggio con lui. Proprio pensando queste cose il mio sguardo tornò sui miei due compagni "Come si chiamavano? Atshushi e Hisashi? fanno quasi rima..." mi avvicinai a loro con questo pensiero in mente e mi scappo una risatina.

    Mi guardarono male "Che cavolo! non posso neanche essere immersa nei miei pensieri? Questi ragazzi non hanno senso dell'umorismo"

    Feci un sorrisetto e proprio mentre stavo per aprire bocca cercando una giustificazione plausibile, venni interrotta da Keiro

    Seguitemi ragazzi! Dovremo camminare per un paio di orette, ma ho tante borracce d'acqua nello zaino! Andiamo!

    "Salva! fiuuu..."
    non avrei dovuto inventare niente, mi concentrai a camminare guardando ogni tanto i miei compagni e cercando di incontrare i loro sguardi ogni volta fosse possibile, avrei davvero voluto fare amicizia con loro, dopotutto eravamo in missione insieme, ma loro sembravano piuttosto disturbati da questo mio atteggiamento. Dopo una serie di tentativi finiti in fallimento, lasciai stare, mi focalizzai su Keiro e sul panorama.

    La zona era piuttosto desertica ed interrotta di tanto in tanto da delle piccole oasi, sembrava un'enorme tela ingiallita che un pittore si era divertito a sporcare con macchie di verde e azzurro. La vegetazione però era composta per lo più da cactus, anche perchè dubito che altre piante sarebbero riuscite a resistere ad un clima simile, essa era accompagnata spesso da piccoli laghetti che riflettevano i raggi del sole facendo sembrare quelle piccole oasi quasi dei miraggi.

    Camminammo per molto in un paesaggio che sembrava sempre lo stesso, all'improvviso ci ritrovammo ai piedi di una montagna e Keiro girò improvvisamente a destra, a quanto pare saremmo dovuti salire sulla montagna "Che fatica..."

    Iniziavo ad arrancare, probabilmente colpa del caldo e della sete, chiesi alla nostra guida un po' d'acqua e mentre mi rinfrescavo la gola e le idee decisi di osservare di nuovo i miei compagni. Lo spilungone sembrava non stesse risentendo minimalente la fatica di quella lunga passeggiata sotto il sole cocente, mentre il piccoletto sembrava fosse stanco tanto quanto me "Strano che non abbia sete". Poco dopo raggiungemmo l'altopiano da cui ci fu possibile osservare l'intero paesaggio "Wow.." era uno spettacolo nuovo, dopotutto non ero mai uscita da Kumo ed ero abituata a vedere roccia un po' ovunque.

    Il mio sguardo venne immediatamente catturato da una grossa casa circodanda da un campo costellato da puntini rossi

    "L'azienda di Keiro è enorme! Credo che io, Atshushi e Hisashi avremo parecchio da fare.."


    Con quest'ultimo pensiero rivolsi il mio sguardo verso di loro, che questa volta ricambiarono il gesto, probabilmente stavamo pensando tutti e tre la stessa cosa.
     
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    E finalmente eccoli lì, davanti a quella grossa costruzione ed alla piantagione. Avrebbero subito potuto notare una vecchietta proprio sull'uscio della grande porta, anche se da quella distanza era difficile notare come fosse fisicamente. Ma una cosa che si poteva ben vedere era la forma e la possenza di quella costruzione, ed era anche solo difficile pensare che fosse diretto da una nonnetta dai capelli grigi e bianchi.
    Era una costruzione larga almeno una quarantina di metri e lunga forse lo stesso, con un'altezza di circa una decina di metri per un totale di due piani. Sulla parte posteriore era possibile notare un paio di camini, mentre su tutte e quattro le facciate erano presenti almeno dodici finestre per ognuna, mentre al centro della facciata principale una grossa porta rossa era sostenuta da cardini di metallo e viti di uno scarlatto acceso.
    Le pareti erano tutte quante dipinte di arancione, mentre le cornici delle finestre tornavano ad avere lo stesso colorito della porta, rendendo il tutto ancora più vivo. Stessa tonalità era condivisa anche dai colli dei comignoli. I vetri delle finestre erano trasparenti e divisi in quattro, come di consueto, e su ogni riquadro in alto a destra ed in basso a sinistra era dipinto un peperoncino rosso semi trasparente, che rifletteva la sua ombra all'interno. Al centro, ad un paio di metri dalla porta, c'era una grossa insegna luminosa rossa, arancio e gialla che recitava "Red Hot Adele Peppers", con tanto di peperoncino lampeggiante su ogni lato.
    Ovviamente quel simbolo era sparso anche su tutte le facciate, porta compresa, anche se su quest'ultima si divideva in due a causa dell'apertura, avendo la metà superiore su un'anta e quella inferiore sull'altra. Non appena la vecchietta li vide avvicinarsi, ecco che subito cliccò su un bottoncino alla sua destra, facendo aprire la grossa porta alta circa tre metri e larga lo stesso, ed una volta più vicini avrebbero potuto notare il sorriso della signora.

    OH MA SALVEEEEH!

    Salutò la signora mentre sarebbero ormai stati vicinissimi, mostrando un'energia fuori dal comune per la sua età. Una vecchina abbastanza alta per la sua età, anche se era solamente una decina di centimetri più bassa del suo nipotone, quindi circa un metro e settanta. Era ancora ben dritta sulla schiena e portava i capelli grigi e bianchi chiusi in una crocchia con una retina nera e colma di gemme rosse scintillanti al sole.
    Indossava una vestaglia rossa legata in vita con un cinturino arancione, e su di essa portava un grembiule bianco che gli copriva parzialmente la parte davanti, e proprio in basso c'era ricamato un bel peperoncino rosso e grasso.

    Prima di entrare guardate, guardate i miei splendidi figliuoli piccanti!

    E detto questo, con un gesto teatrale alzò il braccio destro come a presentare quelle immense piantagioni di peperoncini. Con un'occhiata più attenta i ragazzi avrebbero potuto notare che si distendevano anche per un paio di ettari dietro la costruzione stessa, anche se quelle alla sua destra sembravano più un gigantesco orto personale della signora, tanto che in quelle posteriori c'erano delle persone a lavoro, mentre qui ancora nessuno.

    73PbuZ4


    E grazie per essere venuti! Noto con piacere che siete tre! Così potrete aiutarci ancora di più! Su su, venite!

    E detto questo avrebbe cominciato a camminare verso l'interno della costruzione, parzialmente visibile anche da fuori. Grazie alle finestre dipinte, ombre rosse di peperoncini si disegnavano sul terreno con diverse inclinazioni grazie alla luce del sole, mentre proprio al centro del soffitto una grossa luminaria proiettava l'immagine di un peperoncino ancora più grosso illuminato da quel sole pomeridiano che batteva forte proprio sul tetto.
    Il secondo piano era composto da una larga passerella laterale, che quindi non copriva anche il centro del grosso salone, che in quella costruzione pareva essere unico. Pieno di pentoloni, macchinari a pressa, vasche di selezione colme di peperoncini rossi ed anche alcune porte che portavano chissà dove. Alcuni operai felici erano intenti a lavorare, e sembravano davvero divertirsi in quel lavoro, anche perchè la dolce impresaria aveva una parolina dolce per tutti ed anche una concessione per ognuno di loro.

    Allora pargoli! Lui, come vi avrà già detto, è Keiro, mentre lui è l'altro mio nipotino Gadao!

    E proprio da dietro di loro comparve un ragazzino di circa undici anni molto simile al fratello, con la differenza che i suoi capelli erano più rossicci ed il volto era coperto di lentigini, e poi era almeno trenta centimetri più basso di lui e decisamente più magro. Il nipote grande, invece, si premurò di riferire i nomi dei giovani alla sua nonnina, tanto che ella batté le mani e sorrise allegramente.

    Aaaallora! Nabune la voglio con me! Vieni piccola Nabu vieni! Selezioneremo insieme i peperoncini, che ne dici? Purtroppo non posso occuparmi di due vasche, no no! Ti va bene?
    Hisashi, tu andrai con Gadao nella piccola piantagione qui fuori a cogliere i peperoncini, ti va bene? Però mi raccomando, armatevi di berretti - che sono lì sugli attaccapanni, e di borracce, non si sa mai con questo sole malefico cosa possa succedere! In fondo sono le due di pomeriggio e fa molto caldo!!
    Tu, invece, Atsushi, che ne dici di provvedere alla pressa per la salsa piccante insieme a Keiro? Ti mostrerà lui come fare!
    Ci sono domande miei piccoli pargoli? Oppure possiamo procedere?


    Anche questo è un altro post descrittivo, ma essendo una missione D il punto focale è proprio quello di vedere come vi relazionate fra di voi, coi PNG, con le descrizioni e coi luoghi! :si2: Dal prossimo turno vedremo di renderla più... piccante
     
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  11. Haruy
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    Arrivammo di fronte alla gigantesca costruzione che fin da subito aveva catturato la mia attenzione, man mano che ci avvicinavamo le dimensioni di quell'edificio aumentavano contemporaneamente all'apertura della mia bocca

    "E' immensa..."

    Data l'altezza quella struttura doveva avere almeno due piani, le pareti esterne erano dipinte di un arancione acceso interrotto soltanto da una lunga serie di finestre che lasciavano penetrare al suo interno il sole cocente, che stava mettendo K.O. sia me che Atshushi.

    Guardai il mio compagno, credo stesse davvero morendo di sete, aveva sudato molto e continuava a deglutire come se stesse cercando di dissetarsi della sua stessa saliva, ma a quanto pare non gli era rimasta neanche quella.

    Presi la mia borraccia e la scossi un po' vicino al mio orecchio "Ne è rimasta davvero poca...ma a lui potrebbe far comunque piacere..." avrei voluto porgergliela come una persona normale, ma date le occhiatacce che lui e Hisashi mi aveva fatto fino a quel momento decisi di agire di nascosto. Rallentai il passo in modo tale da portemi ritrovare dietro l'intero gruppo, lo spilungone oltre ad essere alto era anche abbastanza muscoloso ed il suo kimono mi avrebbe fatto facilmente da scudo agli occhi di Atshushi. Mi avvicinai alle sue spalle, ma quel tizio era troppo sveglio e si voltò immediatamente a guardarmi, mi misi un dito sulla bocca cercando di fargli capire di non dire nulla e dopo essermi assicurata che il piccoletto si era perso nell'osservare quell'edificio sussurrai

    Ti prego non dire nulla...vorrei solo offrirgli un po' della mia acqua, sembra stia morendo di caldo...Ma ho paura che facendolo direttamente lui non accetterebbe quindi vorrei lasciargli la borraccia agganciata in cinta o qualcosa del genere...

    Lo sguardo di Hisashi continuava a comunicarmi cose come "Questa tizia è completamente pazza oppure semplicemente stupida?" ma io ero determinata, quel piccoletto stava morendo di sete da metà del nostro percorso e se lui non se ne era reso conto probabilmente era solo perchè non stava risentendo come noi il peso di quella "passeggiata nel deserto".

    "Aspetta un secondo Nabu...loro provengono dallo stesso villaggio, magari se gliela offrisse lui..." dopotutto non avevo nulla da perdere, Hisashi mi stava già guardando male ed io avevo già iniziato a parlare, non riuscii a trattenere l'espressione che mi viene sempre fuori quando penso di aver avuto un colpo di genio, così con un sorriso furbetto gli dissi

    Senti Hisashi, tu e Atshushi venite dallo stesso villaggio, giusto? - non gli lascia il tempo di rispondere - Bene! Allora potresti dargliela tu? Magari da te la accetterebbe più volentieri...

    Sapevo che probabilmente mi avrebbe risposto di no, così gli presi la mano e gli feci prendere la borraccia, dopodichè aumentai il passo e mentre tornavo vicina a Keiro, in testa al gruppo, mi girai a guardare lo spilungone chiudendo entrambe le mani a pugno e sollevandone solo i pollici

    Grazie... dissi muovendo le labbra lasciando uscire solo un fil di voce

    Non mi girai a guardarlo per po', non avrei mai voluto che Atshushi si rendesse conto che in realtà stavo complottando qualcosa alle sue spalle, anche se a fin di bene. Arrivata di nuovo in testa al gruppo, decisi di evitare di guardare se Hisashi stava facendo ciò che gli avevo chiesto, penso che li avrei messi ancora più in imbarazzo, feci finta di niente e tornai ad osservare l'edificio in cui avrebbe avuto inizio la nostra prima missione da Genin.

    Iniziai a contare tutte le finestre che ci passavano davanti

    1...2...3...4...

    Erano tutte divise in quattro parti e tutte decorate dal simbolo di un peperoncino simile a quello che Keiro aveva sulla maglia, per la precisione ne avevano due su ogni riquadro: uno sull'angolo in alto a destra e l'altro in basso a sinistra.

    10...11 e 12 Dodici finestre di un rosso acceso che rendevano ancora più allegra e visibile la struttura, era impossibile non notare quella macchia di colori sgargianti in mezzo a quell'ambiente desertico e roccioso. C'erano anche due camini altissimi che riportavano gli stessi colori delle pareti, se non per il loro collo che invece aveva lo stesso colore degli infissi.

    Ci avvicinammo ad una grossa insegna lampeggiante, era a pochi metri dalla porta di ingresso e solo in quel momento mi resi conto che c'era una anziana signora, che se non fosse stato per i capelli color cenere non avrebbe mai dismostrato la sua età

    La nonnina!

    Strano che non l'avessi notata prima, era poco più bassa di Keiro ed aveva una costituzione simile a quella del nipote. Passammo sotto l'insegna luminosa che accanto ad un peperoncino bello grassoccio aveva scritto

    "Red Hot Adele Peppers...ahahah che nome bizzarro!"

    Mi scappò una risatina, che cercai di soffocare immediatamente, ricordavo che effetto aveva fatto l'ultima volta sui miei due compagni di missione.

    "Approposito..!" mi ero quasi dimenticata della missione che avevo affidato ad Hisashi, così mi voltai per vedere a che punto fosse. Atshushi stava tracannando l'acqua della mia borraccia fino a farsi scendere l'ultima goccia sulla lingua, guardai Hisashi e gli sorrisi abbassando leggermente in capo in segno di ringraziamento, lui sembrava scocciato da questa cosa e fece finta di non vedermi "Che antipatico...". In realtà non ero arrabbiata con lui per il suo atteggiamento, sono poche le persone che accettano e sopportano i miei comportamenti quindi non mi era nuovo ricevere un tale trattamento, solo che almeno questa volta speravo sarebbe andata meglio. La sensazione di solitudine che mi porto sempre dietro si fece sentire stringendomi il cuore, credo di aver perso il mio sorriso per qualche minuto, mi sentii osservata "Merda!" mi voltai lentamente e notai che Atshushi mi stava guardando confuso "Merda! No! Torna in te Nabune!", feci riapparire il sorriso più veritiero possibile sulla mia faccia, socchiudendo leggermente gli occhi, non fu molto difficile dopotutto ero davvero felice che si fosse dissetato. Non volli guardare la sua reazione, avevo paura avesse peggiorato il mio stato d'animo così mi voltai senza lasciare che i miei occhi avessero il tempo di riaprirsi completamente.

    "C'è mancato poco stavolta..."

    arrivammo davanti la gigantesca porta d'ingresso, che riportava sempre quei colori scarlatti che caratterizzavano l'edificio, oltre che un'enorme incisione del solito simbolo del peperoncino che si divideva fra le due ante.

    OH MA SALVEEEEH!

    Sembrava felice di vederci e mi venne spontaneo di farle un cenno con la mano per salutarla, a quanto pare il nipote aveva ripreso dalla simpatica signora anche i modi di fare gentili e alla mano. La signora si teneva davvero in gran forma, ben dritta sulla schiena e con i capelli raccolti in una crocchia tramite una retina decorata da varie gemme rosse che brillavano come stelle di fuoco al sole.

    "Il rosso e l'arancione devono essere il suoi colori preferiti" infatti, anche il suo vestiario rimandava alle stesse tonalità, l'unica cosa che attenuava i colori sgargianti di quella vestaglia era il grembiule che aveva legato in vita, di un bianco che sembrava ancora più candido a contrasto con tutto ciò che ci circondava.

    Prima di entrare guardate, guardate i miei splendidi figliuoli piccanti!

    "Che signora energetica! Penso mi divertirò parecchio in questa missione!"
    spalancò l'enorme portone rosso, dividendo a metà il peperoncino che vi era inciso sopra e con un gesto teatrale...sorpresa! Altri peperoncini.

    "A-I-U-T-O"
    quella non era una semplice azienda di peperoncini, quello era il Regno dei Peperoncini! Non avremmo mai finito di raccorglieli tutti, ci credo che hanno bisogno di aiuto, fortunatamente siamo in tre quindi dovremmo fare prima...spero. D'istinto mi sarei girata verso i miei compagni, per cercare un po' di conforto, ma dopo l'episodio precedente preferii evitare.

    E grazie per essere venuti! Noto con piacere che siete tre! Così potrete aiutarci ancora di più! Su su, venite!


    "Per fortuna davvero..."

    Ci guidò all'interno della costruzione, si susseguirono ettari di terreno pieni di peperoncini su cui erano riflesse le ombre di altri peperoncini provenienti dai decori sulle finestre, devo ammettere che creavano un'atmosfera davvero particolare. Al centro della stanza era presente una luminaria con disegnato a sua volta un'enorme peperoncino. Guardai in alto portandomi la mano davanti agli occhi, il sole stava battendo proprio sul tetto, l'ombra di quel gigantesco ortaggio ci avvolse al nostro passaggio.

    Salimmo al secondo piano, che era organizzato in modo completamente diverso: una grossa passerella percorreva lateralmente la stanza arrivando a coprire anche il centro del salone, che rappresentava il cuore di quest'ultima. A quanto pare ci trovavamo nella parte di selezione e prepazione alla vendita dei peperoncini, ciò si notava anche dal piccante che impregnava l'aria e che mi fece pizzicare il naso. Continuavo a guardarmi intorno mentre cercavo di dare sollievo al mio prurito passandomi un dito sotto il naso, gli operai sembravano felici, a quanto pare la nonnina era davvero gentile come pensavo.

    Allora pargoli! Lui, come vi avrà già detto, è Keiro, mentre lui è l'altro mio nipotino Gadao!

    Arrivò un ragazzino di poco più piccolo di me, la somiglianza con Keiro era palese, con la differenza che il fratellino minore aveva i capelli rossicci ed il visto costellato di lentiggini, era anche più magro del ragazzone dagli occhi cristallini evidentemente perchè suo fisico era ancora in fase di sviluppo "Questo ragazzino si abbina perfettamente alla struttura", lo guardai sorridendo e per fortuna riuscii a trattenere le risate della stupida battuta che avevo fatto a me stessa.

    Keiro si apprestò a presentarci alla nonnina e quest'ultima, una volta associati i visi ai nostri nomi, disse battendo le mani e sorridendo

    Aaaallora! Nabune la voglio con me! Vieni piccola Nabu vieni! Selezioneremo insieme i peperoncini, che ne dici? Purtroppo non posso occuparmi di due vasche, no no! Ti va bene?
    Hisashi, tu andrai con Gadao nella piccola piantagione qui fuori a cogliere i peperoncini, ti va bene? Però mi raccomando, armatevi di berretti - che sono lì sugli attaccapanni, e di borracce, non si sa mai con questo sole malefico cosa possa succedere! In fondo sono le due di pomeriggio e fa molto caldo!!
    Tu, invece, Atsushi, che ne dici di provvedere alla pressa per la salsa piccante insieme a Keiro? Ti mostrerà lui come fare!
    Ci sono domande miei piccoli pargoli? Oppure possiamo procedere?


    Abbassai la testa e feci toccare ripetutamente gli indici di entrambe le mani, io una domanda l'avevo, anche se non c'entrava niente con tutto quello che ci era stato detto. Riuscii a resistere per poco, mi portavo dietro quell'interrogativo da quando avevamo iniziato la visita alla struttura, così mi feci coraggio ed alzai la mano

    Scusi signora, io vorrei fare una domanda: ma lei come si chiama?

    Lo so, lo so, è la mia prima missione e dovrei fare buona impressione. Se Nozomi fosse stata con me probabilmente mi avrebbe urlato nelle orecchie qualsiasi tipo di insulto, ma io ci tenevo a sapere il nome della nonnina che mi aveva dato la possibilità di conoscere un nuovo posto e di rendermi utile.
     
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    Il sole faceva brillare le gocce di sudore che dalla fronte scendevano sul viso del giovane genin. La kunoichi di Kumo sembrava patisse le conseguenze della lunga scalata, mentre Hisashi era impassibile. La loro guida sembrava procedeva con passo svelto, come se non sentisse la fatica della camminata o il caldo. "Deve esserci abituato" concluse.
    Atshushi, però, non lo era e fu grato di vedere che l'enorme costruzione che doveva fungere sia da abitazione che impianto per la raffinazione degli ortaggi prodotti nei campi circostanti. Avanzavano su un selciato con schiere di pianticelle dalle foglie a punta e dall'esile fusto, allineate in file come soldati, dalle quali pendevano, simili a ciondoli, peperoncini rossi lucenti. L'estensione della coltivazione dava l'impressione di essere finiti in un oceano verde e rosso.
    Sulla veranda di casa c'era una una donna, probabilmente un'anziana signora, che non appena li scorse si avvicinò a un enorme portone color peperoncino. Quello sembrò spaccarsi a metà con un taglio verticale e lentamente le due parti cominciarono ad allontanarsi l'una dall'altra.
    La struttura dava l'idea di essere un enorme cubo con colori tanto sgargianti che sarebbe potuto essere visibile anche dalla luna. Un'occhiata era più che sufficiente per capire che si trattasse di un edificio dedito alla lavorazione di peperoncini: pareti arancio vivide; finestre quadripartite con due peperoncini impressi sul vetro, uno nella parte alta, l'altro in basso; comignoli dello stesso colore sgargiante e la stessa porta sembrava essere stata pittata con uno speciale estratto di peperoncini. Ma il vero tocco di cattivo gusto era dato dalla vistosa insegna con tanto di illuminazione che recitava "Red Hot Adele Peppers", affiancata da due peperoncini anch'essi luminosi.
    Improvvisamente, Hisashi attirò la sua attenzione e lo vide con il braccio teso verso di lui, stringendo una borraccia in mano.
    -Ma cosa?- riuscì a dire, mentre d'istinto la afferrava e iniziava a svitare il tappo. Hisashi era già tornato nel suo mondo di riflessioni e Atshushi svuotò l'acqua del contenitore bevendo con avidità. Un prezioso rivolo gli colò lungo il mento. -Aaah- Godette quando la gola arsa si rinfrescò con il liquido. Ne avrebbe voluta ancora, magari un altro paio di borracce e poi forse si sarebbe detto soddisfatto. Ma perchè Hisashi aveva dell'acqua? "Non l'ho mai visto parlare con Keiro e sicuramente non ha mai bevuto."
    Osservò la borraccia che aveva in mano e gli fu chiaro che qualcuno aveva svuotato abbondantemente il liquido al suo interno prima di farglielo arrivare. Ma una sola persona aveva bevuto e quella persona era...
    Si ritrovò a fissare meravigliare la ragazzina di Kumo che. a sua volta, guardava Hisashi con un'espressione funerea in viso. "Ma perchè?" Era chiaro che l'avesse visto in difficoltà, ma non aveva motivo per aiutarlo. Al massimo avrebbe dovuto fargli notare che era stupido e infantile patire la seta quando si ha a disposizione una scorta di acqua, invece aveva agito in modo subdolo, usando il suo compagno di team come portantino.
    Gli sguardi della benefattrice e del benefattore si incrociarono e per un attimo gli occhi chiarissimi sembrarono svuotarsi. Un attimo dopo, un sorriso mesto le si allargò sul volto, lasciando disorientato il ragazzo. "Cosa significa?" Non riuscendo a sostenere lo sguardo ambiguo della kunoichi, si concentrò sui ciuffi color rame che le incorniciavano il volto, poi uno voce squillante lo riscosse.
    Erano ormai erano arrivati davanti l'ingresso che si era aperto dietro la porta, la donna li salutò con eccessiva vivacità. La signora era una grossa vecchia con una crocchia di capelli grigi tenuti insieme da un retino intarsiato di gemme rosse. Atshushi dette per scontato che si trattasse di Adele: oltre alla retina, tutto nei suoi abiti era in tinta con la struttura alle sua spalle. I compagni del genin risposero al saluto, ma egli preferì risparmiarsi quella formalità. Aveva ancora la bocca secca e impastata, usando il moschettone, fissò la borraccia in vita.
    -Prima di entrare guardate- l'anziana donna li guardò, ma sembrava che puntasse a qualcosa alle loro spalle e non ai genin. -Guardate i miei splendidi figliuoli piccanti!- allargando il braccio destro verso le verdi coltivazioni. Atshushi si finse interessato anche se ne aveva già avuto abbastanza di ortaggi. "Per cogliere tutti quei peperoncini ci vorrà una vita" pensò tristemente.
    Alla fine li condusse dentro la struttura che incombeva vistosamente su di loro, passando sotto l'enorme portone spalancato.
    Una ventata d'aria fresca investì i viaggiatori, mista a questa, c'era un forte ed intenso odore di piccante che fece prudere il naso di Atshushi. Mentre i tre ninja e Keiro la seguivano lungo i corridoi dell'edificio, ombre di peperoncini li seguivano ovunque andassero. Lo spropositato numero di finestre erano addobbate con uno spropositato numero di peperoncini e in ogni angolo della fabbrica era visibile l'ombra che questi proiettavano.
    Incontrarono molti lavoratori, che con aria per nulla affaticata si fermavano a scambiare allegre parole con la titolare che ricambiava con altrettanto gioiosità. Macchine di ogni genere occupavano l'enorme salone che sembrava essere grosso quanto l'edificio. Al centro di questo, sul soffitto, si apriva un enorme luminaria impreziosita dall'immancabile emblema del peperoncino, che si ripeteva sul pavimento leggermente più a destra per via dell'angolatura del sole. Una passerella correva tutto intorno al perimetro dell'edificio, fornendo una sorta di piano rialzato.
    Mentre il tour nel paradiso del peperoncino procedeva, Atshushi notò che Adele, nonostante i capelli cenere e le rughe del viso, dimostrava meno anni di quanti ne avesse in realtà, per via dell'altezza che non sembrava esser sminuita da nemmeno un accenno di gobba e per la ampie spalle.
    Lanciò occhiate di sotterfugio anche alla ragazza, che sembrava presa dal nuovo ambiente. "Io non ricordo nemmeno il suo nome e lei ha condiviso la sua acqua con me." Era stato un gesto banale, ma continuava a ritornare nella mente del giovane naufrago.
    La vecchie dalla schiena dritta come una mazza di scopa, annunciò l'entrata in scena di un altro suo nipote, sebbene Atshushi non si fosse reso conto che Keiro e Adele fossero imparentati. Probabilmente lo doveva sapere o intuire facilmente, ma era troppo avvilito all'idea di passare ore e ore a raccogliere peperoncini come il più umile dei contadini. "Speravo che il coprifronte mi desse accesso a incarichi più avvincenti."
    Comunque, ormai era sbucato dal nulla un altro ragazzino che, come preannunciato dalla vecchia, era il fratello di Keiro. La somiglianza era palese sebbene il piccolo avesse il volto ricoperto di lentiggini e un corpo meno sviluppato. Keiro informò la nonna dei nomi dei genin e questa assegnò a ciascuno un incarico.
    Atshushi sorrise compiaciuto. Avrebbe dovuto occuparsi della pressa con Keiro. Non gli stava particolarmente simpatico, ma almeno non avrebbe sgobbato al sole



     
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    Hisashi Kaguya




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    Parlato
    Pensato
    Parlato Keiro
    Parlato nonna Adele


    Mentre si avvicinavano un'immensa insegna luminosa catturò subito l'attenzione del ninja, lasciandolo senza fiato. Dietro di essa una costruzione dai colori sgargianti dominava l'area, circondata da ettari di campi di peperoncini.
    Ma..è enorme..
    L'edificio di due piani era arricchito di colori vagamente simili al piccante ortaggio, e piccole raffigurazioni dello stesso la tappezzavano in diversi punti.
    Atshushi camminava in fondo al gruppo, mantenendo un passo costante e guardando meravigliato il paesaggio intorno a sè.
    Ora inizio a capire perchè hanno richiesto il nostro aiuto.
    Sul retro si intravedevano infatti operai in corso d'opera, ma i campi erano talmente grandi da far sembrare il lavoro di raccolta interminabile.
    Quasi come l'avesse previsto gli occhi di Hisashi iniziarono a guardare pacatamente Nabune, la quale aveva rallentato il passo e si avvicinava sempre di più a lui.
    No..ti prego no..
    Gli si posizionò proprio dietro, era evidente che volesse chiedergli qualcosa. Si concentrò, e voltandosi tentò di assumere lo sguardo più severo che avesse.
    La bambina si sbrigò a fargli segno di non parlare, e con un filo di voce spiegò i suoi intenti.
    A quel punto, dopo un attimo di imbarazzo, Hisashi osservò Atshushi.
    Questi due sono fuori come mine..
    Sospirò,e prima che avesse il tempo di accennargli un timido 'si' con il capo, la ragazzina gli lasciò la borraccia nella mano e, velocizzando il passo, tornò davanti alla comitiva. Il ragazzo la osservò ancora, mentre in modo alquanto bizzarro alzava i pollici in segno di vittoria.
    Pff...
    Un accenno di sorriso nacque spontaneo sul suo viso.
    Che ragazza strana...
    Hisashi accellerò il passo, avvicinandosi al suo compagno. La sua fronte grondava di sudore, non aveva evidentemente resistito alla camminata tanto quanto lui.
    Tieni.
    Porse la borraccia, impegnandosi a non guardarlo sul volto.
    Ma guarda cosa devo mettermi a fa..
    La mano di Atshushi non tardò ad arrivare, stanca e nevrotica afferrò il recipiente, nel suo desiderio della sostanza contenuta all'interno. Ora che il suo compito era compiuto, poteva tornare al suo posto. Rallentò lentamente il passo, tornando alla coda della fila, senza dare l'opportunità all'altro genin di replicare, e da lontano lo osservò attaccarsi alla borraccia e tracannare l'acqua rimanente.
    Avanzando ci trovammo davanti alla grande porta dell'edificio, sulla cui metà era raffigurato un peperoncino. Si sentì un rumore metallico, come di meccanismi, e una figura femminile alta e dai capelli bianchi raccolti sgusciò fuori, salutando calorosamente i piccoli ninja.
    A vederla dimostrava un'energia fuori dal comune per la sua età.
    Il gruppo fu introdotto all'interno di quella che sembrava un enorme fabbrica, Hisashi osservò le grandi vetrate ai lati, sulle quali erano posti adesivi a forma di peperoncino, e poi ancora il pavimento, sul quale una grande lampada proiettava l'immagine enorme dello stesso ortaggio. Il genin si asciugò il sudore dalla fronte, all'interno sembrava fare decisamente più fresco.
    Un piccolo gruppo di operai lavorava alle vasche e alle passerelle, in quello che sembrava uno schema lavorativo perfetto.
    Proprio mentre era assorto nei suoi pensieri, un bambino si avvicinò timidamente da dietro, Hisashi lo osservò, notando una certa somiglianza con Keiro.
    Allora pargoli! Lui, come vi avrà già detto, è Keiro, mentre lui è l'altro mio nipotino Gadao!
    Quindi sono due..
    Il ragazzo che fino ad allora li aveva scortati si premurò di dire i loro nomi, mentre la donna applaudiva e sorrideva allegramente senza un reale senso.
    Aaaallora! Nabune la voglio con me! Vieni piccola Nabu vieni! Selezioneremo insieme i peperoncini, che ne dici? Purtroppo non posso occuparmi di due vasche, no no! Ti va bene?
    Hisashi, tu andrai con Gadao nella piccola piantagione qui fuori a cogliere i peperoncini, ti va bene? Però mi raccomando, armatevi di berretti - che sono lì sugli attaccapanni, e di borracce, non si sa mai con questo sole malefico cosa possa succedere! In fondo sono le due di pomeriggio e fa molto caldo!!
    Tu, invece, Atsushi, che ne dici di provvedere alla pressa per la salsa piccante insieme a Keiro? Ti mostrerà lui come fare!
    Ci sono domande miei piccoli pargoli? Oppure possiamo procedere?

    Oh..fantastico..
    Iniziò a slacciarsi il kimono, sotto aveva una maglia a maniche corte decisamente più comoda per questi lavori.
    Proprio a me doveva capitarmi..
    Osservò il piccolo Gadao, aveva capelli ricci e rossicci, e un piccolo volto colmo di lentigini.
    ..Ci sono già troppe persone strambe qui dentro..spero solo non finirò a dover badare anche a lui...
     
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    E adesso si andava per gradi, no? Ormai i ragazzini erano stati equamente divisi dalla signora, quindi ognuno di loro aveva un compito diverso a seconda di quello che Nonna Adele aveva deciso. Ma nessuno poteva lamentarsi che gli fosse andata così male, se non il giovane che era costretto a lavorare fuori sotto il sole cocente. Ma quelli erano dettagli, giusto?
    Per quanto riguarda la giovane e simpatica - l'unica del team, tra l'altro - Nabune, la vecchia signora la condusse con sé, salutando gli altri con dolcezza. Continuò a parlarle e rivolgersi verso di lei con un tenero sorriso, domandandole da dove venisse, che cosa facesse a casa, dei suoi genitori e di quello che le piacesse fare. Insomma, se la ragazza avesse voluto avrebbe potuto rispondere tranquillamente.
    La condusse accanto ad un grosso macchinario in cui i peperoncini venivano tritati e dal quale venivano fuori gli scarti e le foglie rimaste, poi su per una piccola scaletta che conduceva al piano superiore formato da quella grossa e solida passerella. Da sopra la giovane avrebbe potuto vedere tranquillamente tutta l'industria ed anche il campetto che sarebbe toccato ad uno dei suoi compagni.
    Camminò per qualche minuto, la signora, poi si fermò davanti ad una porta, tirandone fuori le chiavi ed aprendola dolcemente. Dietro di essa, la giovane avrebbe potuto solo intravvedere delle grandi vasche e delle specie di scivoli, anche se solo dopo essere entrata sarebbe stato tutto quanto chiaro.

    Entra pure Nabu-chan!

    Le disse la nonnina, mostrandole quell'altra stanza. C'erano due ampie finestre ed anche la stanza era molto spaziosa, tanto che al suo interno c'erano due grosse piscine circolari alte 40Cm e dal diametro di 2 Metri abbondanti. Proprio dietro ogni piscina, accanto alla postazione, c'era un grosso scivolo che pareva finire in una zona luminosa, anche se da lì non si sarebbe potuto vedere dove.
    Le vasche erano piene di peperoncini rossi e vivaci, anche se moltissimi presentavano ammaccature, storpiature d'ogni sorta, mentre alcuni erano addirittura marci. Ma ecco che un problema più grosso venne a presentarsi. Con un leggerissimo *glup*, una specie di ranocchia fece capolino in una delle piscine, rientrando subito in acqua. E poi *glup* e *glup* le ranocchie diventarono due, cominciando a saltare nella piscina di destra allegramente.

    ODDIO NON ANCORA! QUELLE MI MANGIANO I PEPERONCINI! NABUNE DI PREGO PRENDILE IO SONO ALLERGICAH!
    Urlicchiò la vecchietta stizzita, lasciando alla povera ragazza l'ingrato compito di catturare quelle due ranocchie.


    Atsushi, invece, sarebbe stato invitato da Keiro a seguirlo, ed avrebbe fatto una strada completamente diversa rispetto a quella di Nabune o Hisashi. Infatti il giovane cominciò a camminare fra i macchinari sui quali lavoravano gli operai - macchine per frullare, macchine per macinare, marchingegni per tagliare o dividere la polpa dai semi - fino a quando non arrivò ad una zona più centrale della fabbrica formata da quattro calderoni ribollenti.
    Erano completamente neri ed a forma di ampolla, mentre sotto di loro ardeva una fiamma bluastra tipica dei fornelli a gas. Questi erano collegati tramite dei tubi rigidi e duri ad altri macchinari, quattro per l'esattezza, dentro due dei quali c'era una salsa rossa e con dei puntini più scuri, mentre negli altri due c'era una salsa un po' più giallastra e che emanava anche da lì dentro un odore pungente.

    Com'è essere un ninja? Dico... cosa ti insegnano in accademia? Cosa fanno i tuoi genitori?

    Domanda curioso il giovane mentre si avvicinano alle loro postazioni.
    A quanto pare i calderoni a destra contenevano il primo tipo e quelli a sinistra la seconda, ma erano tutti e quattro collegati da altrettanti tubi metallici, permettendo ai liquidi di fondersi tra loro, tanto che avrebbe potuto notare come le salse avevano un colore misto, in realtà. Ma anche qua c'era un problemino.

    *CRAH* *CRAH* *CRAH* *CRAH* *CRAH* *CRAH*


    Ed eccole spuntare proprio dalla cima dei macchinari dentro i quali erano contenute le salse: quattro belle rane grassocce e tutte quante sporche di fango che zompettavano allegramente lì intorno. Il vero problema, però, era un altro.

    Dannazione... Per mescolare questa salsa ci vuole una settimana! No, per Dio no! Se quelle rane ci cadono dentro è la fine! Aiutami a pigliarle e buttale lì!


    Disse il giovane indicando una specie di grata nel terreno dalla quale si poteva anche intravvedere una specie di stagno, o comunque dell'acqua. Abbastanza profondo perchè quelle ranocchie non risalissero. Comunque sia, al tentativo del giovane di arraffare due di quei rosponi - quelli a sinistra - che erano già nelle vicinanze dei calderoni, questi zompettarono via rapidamente, avvicinandosi sempre di più alla loro presunta meta. Bisognava agire in fretta... no?


    Hisashi, invece, sarebbe stato guidato dal piccoletto all'esterno della struttura, venendo nuovamente fuori dalla stessa porta in cui erano entrati. Il piccoletto era un tipetto alquanto loquace, probabilmente il completo opposto del Genin di Kiri, che dall'inizio era stato abbastanza silenzioso. Continuava a parlare e parlare, a fare domande curiose, e nel frattempo camminava rapido verso il campo di peperoncini.

    Sai? La nonna quando siamo in pausa mi racconta le storie dei ninja, e poi mi racconta anche quelle dei suoi predecessori e del nonno, e delle cose che fanno mamma e papà quando non sono con noi! Sai che mamma è un medico e papà è una spia? Sisi, però non dirlo in giro!
    E tu che cosa sei? Che cosa sai fare? Sei un ninja?
    Com'è il tuo villaggio? E la gente che ci vive?


    Insomma, abbastanza logorroico e curioso, ma essendo un bambino probabilmente questa era la cosa più naturale del mondo, o no? Chi lo sapeva, magari a Kiri anche i bambini erano silenziosi e con il muso lungo, boh. Una volta arrivati al grosso orto personale, ecco che il giovane fece un segno teatrale con la mano per indicare come fossero arrivati e mostrare tutto quel ben di dio.
    Non era molto grande quello spiazzo, se paragonato alle grosse piantagioni che si trovavano dietro l'azienda, forse era una ventina di metri quadrati, ma non di più, circondato da una gabbia metallica e sormontato da una cupola di vetro che fungeva da serra. Per entrarci si passava da un piccolo cancelletto di metallo. I peperoncini non erano rossi come quelli che aveva potuto vedere in giro, no, perchè ad un'occhiata più attenta avrebbe potuto constatare come questi fossero multicolore, ed ognuno sfumava dal rosso al giallo rispettivamente dall'alto verso il basso, mentre le foglie erano sia verdi che rossicce alle estremità.

    Questi sono i peperoncini speciali della Nonna! Sono sia dolci che piccanti, sia aciduli che salati! Sono buoni perchè piacciono a tutti! E ne abbiamo pochi proprio perchè costano tantissimo e solo pochissima gente li compra, sì sì! E' una ricetta della nonna, lei è brava a fare dare i bacini alle piante!


    Disse il piccoletto con tutta l'innocenza del mondo, che se il suo sorriso si spense immediatamente nel notare un grosso buco nella gabbia di metallo, e dei ciuffi di pelo nero proprio attaccati allo stesso. Nemmeno il tempo di reagire che sentirono ringhiare proprio alle loro spalle. Un grosso coyote nero e marrone gli stava davanti con le zanne sporche di bava ed i denti digrignati. Un'espressione famelica, la sua, proprio come l'immagine del suo corpo pelle ed ossa.
    Subito l'animale saltò verso la preda più debole - ovvero Gadao - provando quindi ad addentargli direttamente la gola. Il bambino strillò con potenza e si portò le mani alla faccia. Il giovane di Kiri aveva davvero pochissimo tempo, doveva reagire oppure... scappare. Ma quale sarebbe stata la scelta più saggia?
    1) Haruy, penso sia chiaro cosa tu possa fare :si2: Lei ti chiede un po' di cose su di te, puoi risponderle o meno, descrivere tutto quello che vedi e poi... beh, se non acchiappi quelle rane ti si mangiano tutti i peperoncini e la nonna ti manda a casa :tada!:

    2) Tu,Tisy, anche tu, descrivi un po' tutto quello che succede, dove ti porta ecc... E poi... beh, se non pigli quelle rane la salsa è da buttare e... Fine missione anche per te! :si2:

    3) Krokut, tu hai una situazione più complessa: oltre a descrivere il tutto hai un permesso straordinario di difenderti e attaccare nello stesso turno. Se il bambino viene ferito... Anche tu sei out! :si2:

    Have fun! :si2:
     
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  15. Haruy
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    Ero davvero felice di essere stata scelta personalmente dalla nonnina, era proprio per lei che avevo deciso di partecipare alla missione e mi sarei impegnata al massimo per non farla stancare.

    Salutammo il resto del mio team (?), la nonnina lo fece con la sua solita gentilezza "Peccato che abiti così distante da me...sarei passata a salutarla volentieri di tanto in tanto...". Quasi come se avesse capito il mio pensiero, l'anziana signora dai capelli argentei, si voltò a guardarmi e mi sorrise invitandomi a seguirla in quello che, probabilmente, sarebbe stato il mio posto di lavoro.

    Durante il tragitto mi fece diverse domande: sulla mia famiglia, la mia casa, sul mio villaggio, a cui risposti in maniera piuttosto vaga

    Vengo da Kumo il villaggio del fulmine, è un posto particolamente bello per i paesaggi caratteristici dato che le abitazioni sono scavate nella roccia...devo ammettere di aver sofferto il caldo dato che sono abituata ad un clima più rigido, ma sono comunque felice di aver visitato un nuovo posto soprattutto perchè ho incontrato persone cordiali come voi...a casa dice? beh... - ci pensai qualche secondo - Tutto bene, la mia famiglia fa parte di una famosa stirpe di guerrieri e di solito passiamo le giornate ad allenarci, o meglio, io ci provo...hehehe - la mia risatina non era proprio il massimo ma credo che sarebbe bastata a convincere la nonnina che fosse la verità, non avevo intenzione di farle avere ulteriori preoccupazioni, dato che ci aveva chiamati per risolvere i suoi problemi in azienda non c'era bisogno io aggravassi il carico con i miei.

    La chiacchierata fu comunque piacevole, sembrava che la signora mi avesse presa in simpatia. Superammo il macchinario che triturava i peperoncini, dovetti passarmi più volte un dito sotto il naso per riuscire a respirare quell'aria così piccante, al contrario della nonnina che invece sembrava inebriata dal profumo delle sue piccole creazioni, la sua soddisfazione era tale che il solo pensiero di poterla aiutare nei suoi progetti mi faceva riempire il cuore di orgoglio. Subito dopo salimmo una scaletta che portava al piano superiore e all'enorme passerella che avevamo visto in precedenza.

    Wow... - la vista era mozzafiato, l'intera azienda era sotto di noi e si poteva ammirarla in tutta la sua immensità e organizzazione geometrica. Da lì riuscivo a vedere anche Atsushi che si avviava in qualche altra stanza con il fratellino di Keiro e Hisashi che, invece, era già pronto a lavorare da prima che ci venissero assegnati i nostri ruoli "Quel ragazzo è troppo serio...".

    Entra pure Nabu-chan!


    Mi voltai, la nonnina aveva aperto una porta dietro la quale riuscivo ad intravedere due vasche collegate a degli strani scivoli, la guardai un po' confusa e mi avvicinai a lei ed il suo dolce sorriso. Fatto qualche passo all'interno della stanza mi resi conto che in realtà era più grande di quanto pensassi, sulla parte posteriore delle vasche c'erano i due scivoli che puntavano verso un cunicolo luminoso di cui non si vedeva la fine ed erano stracolme di peperoncini. Solo avvicinandomi ulteriorimente potei rendermi conto che non tutti quei peperoncini non erano perfetti come sembravano, molti erano ammaccati, storpi o addirittura marci "Sarà un lavoraccio...ma posso farcela!".

    Mi tolsi il gilet per poter lavorare più comodamente ed evitare di morire dal caldo, ma proprio nel momento in cui stavo cominciando a capire che ruolo avrei avuto in quella missione degli strani rumori arrivarono proprio dalle vasche.

    *gulp* una rana emerse dal mucchio di peperonicini per poi rituffarcisi allegramente

    *gulp* *gulp* "Due...?"

    Nonnina cos...

    ODDIO NON ANCORA! QUELLE MI MANGIANO I PEPERONCINI! NABUNE DI PREGO PRENDILE IO SONO ALLERGICAH!

    La vecchina era in panico totale ed io non ero da meno, acchiappare delle rane non sarebbe stato facile data la mia scarsa agilità ma ora era quella la mia missione ed io sarei riuscita ad aiutarla.

    Ci penso io! - feci mente locale, dovevo usare la testa per riuscire a risolvere la situazione e fortunatamente la risposta arrivò come un lampo nella notte. Decisi di voler provare una combinazione di due tecniche appena imparate,sperando di non fallire miseramente, però, per far sì che il mio piano funzionasse dovevo prima preparare qualcosa che avrebbe intrappolato le rane dopo averle attirate verso di me.

    Quella stanza era piena di contenitori, così decisi di creare la trappola più vecchia del mondo: un cassetta sorretta da un ramo ,che avevo trovato lì in giro, a cui attaccai una cordicella. Una volta preparato il tutto non mi restava altro che agire: chiusi gli occhi,focalizzai nella mia testa la figura della rana e cominciai a concentrare il chakra iniziando a comporre i sigilli.

    Henge no Jutsu! - una nuvoletta mi circondò e quando il fumo iniziò a dissolversi potei osservare, soddisfatta ed anche un po' schifata, di essermi trasformata in una ranocchia come quelle che invadevano quella stanza.

    "Bene, la prima parte è riuscita! Ora...il colpo di grazia!"

    La seconda tecnica che volevo utilizzare era piuttosto semplice ma speravo che in quella occasione sarebbe stata efficace

    Oiroke no Jutsu!
    - una nuova nuvoletta mi avvolse, ammetto che ero piuttosto spaventata da quello che sarebbe potuto accadere, ma per la nonnina questo ed altro. Il fumo svanì lentamente, non notai particolari differenze sul mio aspetto, forse ero solo più grassoccia e con qualche macchia in più sul dorso (?) ma alle due rane "parassita" sembrava piacere: saltatorno fuori dall'acqua ad una velocità terrificante e cominciarono a muoversi dalla mia parte.

    "Schifo, schifo, schifo, schifo..." - questo era quello mi che ripetevo ad ogni saltello delle ranocchie innamorate, odiavo quella situazione ma avrei dovuto pazientare ,quel tanto necessario, da illudere i due animali di potermi prendere per poi saltellare via e portarle fino alla trappola. "Un'altro saltello...schifooo....ancora uno...schifoooooooo!"

    Era il momento di iniziare a saltellare, all'inizio fu difficile dato che non ero abituata a quel corpo, ma andando avanti iniziati ad abituarmi e divenne quasi divertente "Wiiiiiiii"

    Il mio momento di spensieratezza durò poco, perchè il gracchiare dei miei "innamorati" mi riportò alla realtà. La trappola era vicinissima e con altri tre salti sarei riuscita ad arrivarci sotto "Tempismo Nabu..." - respirai lentamente - "uno..." - mi preparai a sciogliere la tecnica - "due..." - le rane erano ad un salto di distanza da me - "tre!"
    Afferrai la corda con la bocca, saltando fuori dalla cassa e lasciai che il mio corpo riprendesse le sue sembianze.

    *cra, cra, cra* la scatola si muoveva da sola, le avevo acchiappate!

    Nonninaaa! Ce l'ho fatt... - mentre esultavo la cassa si sollevò pericolosamente, feci uno scatto sedendomici sopra, ora non avevano davvero più scampo.

    Le ho prese nonnina! Ora può stare tranquilla per la sua allergia!

    CITAZIONE
    Azioni:
    Tecnica della trasformazione: 5 punti
    Tecnica seducente: 5 punti

    Stamina: 150 - (5+5) /150 = 140/150
    Resistenza: 150/150


    Edited by Haruy - 27/7/2015, 02:53
     
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