Personal Quest #1: Atshushi Nasushimo

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    Le pergamene puzzavano di marcio. Appena prese in biblioteca non vi aveva fatto caso, ma non appena le aveva esaminate con più cura a casa, il tanfo gli aveva fatto lacrimare gli occhi. Erano di un bianco ingiallito e macchiato, i sostegni in bambù erano rotti in più punti e, quindi, erano inutili. Al neo genin sorse il dubbio che, forse, quegli stessi rotoli erano stati maneggiati dalla Quarta Mizukage, colei che affrontò il leggendario Madara Uchiha.
    Si portò in bilico sui piedi posteriori della sedia per ottenere la massima ampiezza di movimenta dovuto allo stiracchiamento. Si lasciò sfuggire un pesante sbadiglio.
    Una luce illuminava il piano della scrivania, rendendola una piccola oasi di luce nel mare di buio che riempiva la stanza. Fuori, la luna era finita tra i banchi di nebbia che davano il nome al villaggio e sembrava cercare con assoluta calma una via d'uscita.
    Studiare una tecnica con un tanfo di rancido era davvero un'impresa ardua. Atshushi, quindi, pensò bene di ricopiarle su un foglio bianco che aveva trovato sulla scrivania. L'attività gli aveva richiesto più tempo del previsto. Infatti, man mano che copiava sentiva l'esigenza di soffermarsi sui vari passaggi della tecnica, ignorando completamente l'odore sgradevole. Quando finì di copiare, aveva le idee piuttosto chiare sulle tre tecniche e non vedeva l'ora di provarla praticamente.
    Controllò l'orario dalla sveglia che aveva sul comodino. "è davvero tardi" Andò in cucina, che insieme alla camera da letto formavano i due terzi delle stanze dell'abitazione del ragazzo naufrago.
    Un lampadario dall'aria antica, ma dalla pessima fattura pendeva su un tavolinetto quadrato, di quelli che sembravano fatti di un legno finto, plastificato. C'erano tre sedie poste alle rinfuse intorno ad esso; la quarta si era rotta mentre ancora era uno studente dell'accademia ninja ed era finita dritta nella stufetta. Questa, con una canna fumaria annerita per la scarsa manutenzione, non aveva semplicemente il compito di riscaldare l'appartamento, ma di fungere anche da piano cottura. Doveva essere uno di quei sistemi atti a risparmiare elettricità, infatti bastava dare un po' di legna alle fiamme e la piastra bisunta diventava ardente. Bruciare la sedia, tuttavia, si rivelò una pessima idea: il materiale che ne rivestiva l'anima lignea, per effetto della combustione, rilasciava un odore tanto acre da far venire il sospetto ad Atshushi di essersi preso un tumore ai polmoni. L'aria era diventata irrespirabile e, l'allora aspirante ninja, non riusciva a non tossire. Soltanto dopo essere sceso in strada e aver bevuto un paio di litri di acqua, la gola smise di bruciargli.
    Prese i cereali, cacciò dal frigo il latte, assicurandosi che fosse ancora buono, e cercò una tazza aprendo e sbattendo vari cassetti. Infine, prese un cucchiaino lavato pigramente dal lavandino e si accomodò su una delle sedie, pronto a giocare d'anticipo sulla colazione.
    La credenza faceva pendant con il tavolo e le sedia e mentre dal lato opposto della stufa, imponente, ma sgangherata, si ergeva una cristalliera mezza vuota. La camera da letto non era di qualità migliore, tanto meno il bagno. I muri spogli erano macchiati dall’umidità e lungo il percorso della canna fumaria, il nero del fumo misto al bagnato aveva dato origine a macabri impiastri.
    Quella era la casa di Atshushi Nasushimo, il naufrago senza memoria di Kiri. Aveva imparato ad accettare quella che la vita aveva da offrire. Non avendo idea di come potesse essere la sua vita prima dell'incidente non pretendeva di meglio da quella attuale. Non aveva pensieri riguardanti il suo passato e la cosa lo lasciava piuttosto indifferente. Viveva in un’imperfetta solitudine, dove l'unica cosa che contava era fare ciò che gli passava per la testa. Non che avesse grandi progetti per la mente. Le lezioni di storia in accademia lo avevano invogliato a entrare in quel rocambolesco mondo di ninja e sapeva che sarebbe dovuto essere all'altezza delle sue ambizioni. Sognava di girare il mondo, esplorando quei luoghi di cui aveva soltanto potuto leggere nei libri.
    Voleva vedere i grandi villaggi ninja, voleva venire a contatto con le diverse culture che li abitavano. Una cosa, però, lo turbava parecchio. La quinta grande guerra ninja si era da poco conclusa.
    "La quinta. Ci sono state cinque guerre" rimuginò, mentre continuava a riempirsi la bocca di latte e cereali. Quel mondo in cui fremeva di entrare, sembrava tutt'altro che paradisiaco. Vi era una sorta di entità maligna che si divertiva a creare scompiglio nel mondo, provocando guerre e morti. Con quei tetri pensieri, andò a dormire.




    Edited by tisy16 - 13/7/2015, 21:39
     
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    Ebbe un incubo. Si sentiva ondeggiare, guardò a terra e vide un pavimento formato da assi di legno. Sembrava che qualcuno gli stesse martellando lo stomaco dall'interno. Un senso di nausea lo aggredì ed ebbe una serie di conati. Una voce femminile lo intimava a stare tranquillo. Presto sarebbe finito tutto. Un rumore concitato di passi rimbombava dalle assi di legno della coperta della nave. Capì di trovarsi su una nave sia per l'inequivocabile vista che forniva l'oblò a lato, sia perchè il mal di mare aumentava a ogni secondo. Non riuscì più a trattenersi e vomitò.
    Si ritrovò sul fasciame del ponte di coperta. Doveva essere giorno, forse tarda mattinata, ma il sole era nascosto da una coltre di nubi nere. Erano le nuvole più brutte che avesse mai visto. Cupe e gonfie, percosse da fulmini. E pioveva. Pioveva come se stesse per finire il mondo e il cielo sembrava aver fretta di scaricarsi di tutti i bagagli inutili. In un attimo, i suoi vestiti erano zuppi di acqua. La stessa voce femminile che prima lo rassicurava, ora urlava disperata, ma non riusciva a capire cosa dicesse. Altri strilli si perdevano tra i fischi del vento. Chi ordinava di fissare le cima, chi di ammainare le vele, un altro lo contraddiceva sostenendo che fosse una follia, ma una cosa metteva quella cacofonia di suoni in accordo: in ogni singola voce, in ogni lamento del vento e del mare, c'era agitazione. E Atshushi si sentiva profondamente agito, oltre che turbato.
    Le onde ruggivano e si infrangevano contro i fianchi della nave facendola ondeggiare pericolosamente. Un'onda più grossa delle altre spazzò il ponte di coperta, facendo perdere l'equilibrio al giovane, il quale, in sogno, si sentiva più giovane di quanto fosse mai stato. Cercò di rimettersi in piedi; non riusciva a vedere più nulla. Gli occhi bruciavano, ma prima che le mani arrivassero agli occhi, un'altra ondata di acqua gelida lo travolse, scagliandolo fuoribordo. Sentì che l'impatto con la superficie nera del mare era imminente.
    Si svegliò in un bagno di sudore.
    Una pallida luce filtrava dalla finestra. La notte prima, era troppo stanco per ricordarsi di chiudere le tende. In realtà, fu una fortuna. Era una di quelle rare mattine, in cui si puo' ammirare il sorgere il sole. Certo, per quello ormai era tardi, ma poteva ancora godere della luce mattutina che illuminava la stanza. Ancora madido di sudore andò alla finestra. Meravigliato. lanciò uno sguardo alla sveglia. Mancava un'ora al mezzogiorno ed era da mesi che l'aria del villaggio non era così poco umida e il ragazzo aveva già dimenticato cosa avesse sognato.




    Edited by tisy16 - 13/7/2015, 21:40
     
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    Quel mattino, le mura di casa sembravano essere diventate opprimenti. Atshushi, allora, decise che sarebbe stato meglio lasciarla al più presto. Appena fu pronto, si rese conto di non esserlo a pieno.
    I vestiti che portava, una semplice tuta abbinata a una felpa con cappuccio, sembravano essere inadatti a un ninja. Non usò un criterio specifico per stabilirlo e si lasciò guidare dall'istinto. Inoltre durante la torsione delle spalle, la felpa tendeva a ostacolarlo nei movimenti. Doveva acquistare qualcosa più consono.
    Mentre cercava tra le strade, quanto mai luminose, un negozio che potesse fare al caso suo, ricordò anche che sarebbe dovuto passare in biblioteca.
    Una volta nel negozio, cominciò a girare a vuoto tra gli scaffali, senza trovare niente che lo interessasse. "Non ho soldi. Le armi mi sono costate tutto ciò che avevo. Con i pochi spiccioli che aveva riuscì a mettere insieme un paio di capi d'abbigliamento. Un paio di pantaloni neri e una felpa con un drago sulle spalle. Quest'ultima era più confortevole della precedente e non lo bloccava in alcun movimento. Sempre seguendo lo stesso infondato criterio, quel completo sembrava essere più adatto a uno shinobi.
    Tornò a casa, si cambiò e raccolse le vecchie pergamene delle tecniche. Prese i fogli dove le aveva ricopiate e li infilò nel borsello ninja. Sistemò la lama retrattile al polso, un portakunai sulla gamba destra e l'altro appena sopra il fondoschiena.
    In biblioteca non stette più cinque minuti, soltanto il tempo di riconsegnare i rotoli. - Buongiorno - Disse al bancone senza bibliotecaria. La porticina sul retro era aperta.
    Da lì giunse la risposta: - Arrivo - Poco dopo riemerse la donna. Aveva i capelli legati alla nuca in una coda, il viso arrossato e affaticato. Lo squadrò da dietro la montatura degli occhiali. - Sei quello dell'altra volta. Mica è successo qualcosa ai rotoli? -
    "Teme anche che io possa averli rovinati!" Indignato per la mancanza di fiducia, strasse dal borsello che aveva dietro la schiena i tre rotoli consunti e glieli porse. - Sono come quando li ho presi - disse. "Uno schifo" pensò.
    Mentre andava via, alleggerito degli antichi tomi, notò una sezione tra gli scaffali della biblioteca. - Romanzi - si sentì bisbigliare.
    Ora non aveva altro da fare se non allenarsi. Ma prima di tutto, avrebbe voluto cercare un posto tranquillo isolato. Si lasciò il villaggio alle spalle e seguì la strada che portava a nord per un paio di miglia. I principali porti erano a sud e a ovest di Kiri, quindi quella strada era poco trafficata. Traffico composto per lo più dai contadini e dai popolani che provenivano dai piccoli paesini dell'isola.
    L’ottimo clima che aveva trovato appena sveglio, sembrava volesse durare in eterno. Un tiepido sole lo riscaldava e il cielo era limpido.
    Quando la strada cominciò a deviare a destra, il giovane la lasciò per prendere una via secondaria che portava ad ovest. Camminò per quasi un'ora, superando colline, pascoli e boschi. Non aveva idea del perchè avesse scelto di seguire proprio quel tragitto, ma sapeva che se avesse continuato avrebbe incontrato il mare.
    La stradina terminava immettendosi in un villaggio. Atshushi la scorse in lontananza e prese un sentiero sulla sinistra. Salì il dorso di un'altura per poi finire in un bosco di conifere. Continuò a inerpicarsi tra gli arbusti fino a quando gli alberi intorno non si fecero più radi. Alla fine giunse a destinazione.
    Un'alta scogliera saliva per metri e metri dal livello dell'acqua fino alla posizione del neo genin. I venti ululavano rabbiosi e le onde si infrangevano instancabili contro la parete rocciosa. Il mare era di un blu intenso e sbiadiva in schiuma bianca intorno gli scogli. Atshushi si guardò intorno. Era deserto. "E perfetto" Oltre a un albero di pino e qualche roccia qua e là, la radura era vuota. La zona che dava sul mare era particolarmente pericolosa: sarebbe bastato un passo falso per ritrovarsi spiaccicato sugli scogli.
    A turbarlo, furono i nuvoloni che dive all’orizzonte. Gli fecero ricordare l’incubo avuto poche ore prima. Fino ad allora non ricordava di aver nemmeno sognato. Prima che i dettagli lo travolgessero, si ritrovò a pensare quanto ci sarebbe voluto prima che quella tempesta si abbattesse sulla riva e su Kiri. Sempre nell’eventualità che fosse diretta in quella direzione.
    - Mi allenerò quì - farfugliò ancora. Cacciò il foglio della tecnica dei cloni e la esaminò velocemente, poi tentò di rendere meno vuoto quel luogo.






    Edited by tisy16 - 15/7/2015, 10:57
     
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    « Sanità mentale? Non ricordo di aver mai avuto un simile fastidio!. [cit.]»
    «Mi gioco anche la mia vita sul filo del rasoio.
    Se poi la vita è quella tua, farò anche d' avvoltoio!»

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    Mi si perdoni il ritardo.
    La P.Q. non è scritta male, ci sono certe virgole che rendono caotica la narrazione, e vi sono anche pochi errori grammaticali sparsi qua e là. La lettura non può essere definita fluida, spesso il ritmo della narrazione viene troncato dalla punteggiatura o da alcune scelte che definirò "stilistiche", che vanno a minare la coerenza dell'elaborato. I post sono corti nonostante trattino più temi e l'unico che s'incentra nell'affrontarne uno solo, è minimo. L'exp che penso sia giusta corrisponde a 27 punti
     
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    Per il ritardo non c'è problema, tanto è una pq.
    Purtroppo ho il brutto vizio di mettere virgole dove non serve e finisco con l'ingarbugliare i periodi. Credimi sto cercando di correggere questo difetto e spero di esserci riuscito negli ultimi post. Finisco per dare troppo spazio allo "stile" e divento artificioso, è una mia autocritica che ho sempre portato con me e mi fa piacere che tu me l'abbia confermata. Sugli errori di grammatica non so che dire: Ho dato una sguardo a un rigo a caso e ho trovato scritto un "dive" al posto di un "vide" (e menomale che l'avevo riletta!). L'unica cosa che posso cercare di fare è rileggere con più attenzione anche se la riletttura mi resta sempre sullo stomaco. In questa prima pq non ho voluto centrare un vero e proprio tema, volevo rimanere sul vago per dare un po' l'idea della vita del mio pg dopo la promozione a genin. Una vita un po' vuota, che mi ha dato pochi spunti per lasciar andare la fantasia. Non ho scelto di approfindare alcun tema perchè volevo che questa pq fungesse da introduzione. Avrò occasione di approfondire con calma e dettagliamente tutti temi introdotti quì e di nuovi nelle prossime pq. I post sono anche carenti di discorsi, dato che oltre a farlo parlare un po' da solo, non ho voluto fargli incontrare personaggi a caso con i quali parlare. Preferire farlo più in là, nelle future pq.
    Ovviamente, ho l'immancabile domande tecnica. Quando richiederò l'aggiornamento in scheda, dovrò richiedere anche il bonus di 12 exp da senza innata?
     
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    « Sanità mentale? Non ricordo di aver mai avuto un simile fastidio!. [cit.]»
    «Mi gioco anche la mia vita sul filo del rasoio.
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    Si, 27+12 da Senza Innata
     
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    Grazie Lord, alla prossima!
     
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