Riabilitazione

PQ Yang Xiao Long

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    •Chapter I
    •Legenda Narrato
    *Pensato*
    - Parlato -

    - Grazie di tutto Paninya, ma penso che debba tornare a casa ora. E' notte inoltrata e mio padre sarà in pensiero visto che neanche gli ho detto dove ero andata quando sono uscita stamane... -

    - FILA IMMEDIATAMENTE A CASA ALLORA! -

    Disse infuriata la ragazza sbattendo entrambe le mani sul tavolo con talmente tanto vigore che il contraccolpo fece sollevare in aria la scodella dalla quale avevo mangiato.
    Con un espressione crucciata in volto mi grattai la testa infilando la mano sinistra in mezzo alla fluente chioma d'orata, per poi, fatto l'ennesimo ringraziamento con un cenno del capo, dileguarmi in un lampo in modo da tornare a casa il più in fretta possibile.
    Nonostante la sfrenata corsa che per forza di cose causava in me un notevole e fastidioso dolore per via del movimento oscillatorio del braccio destro, che comunque cercavo di ridurre al minimo, sul mio viso vi era spazio unicamente per un solare e smagliante sorriso di felicità. I cuore batteva all'impazzata, ma non per via dall'affanno che stavo provando, ma perchè adesso avevo tutte le carte in regola per poter diventare una Guerriera Ishivariana. L'unica cosa che dovevo fare era mettermi sotto per riuscire ad utilizzare al meglio la nuova protesi donatami da quella gentile, ma al contempo piuttosto irascibile, ragazza ed iniziare il mio addestramento nelle arti ninja.
    Stando alla tranquilla chiacchierata tenuta con Paninya i giorni di "convalescenza", o meglio quelli in cui avrei dovuto evitare di usare il braccio destro, variavano da persona a persona, ma a giudicare dalla disinvoltura con cui già riuscivo a muovere la protesi artificiale probabilmente nel giro di una settimana sarei stata in grado di controllare perfettamente il nuovo arto senza percepire più alcun dolore. Dentro me stessa fremevo tremendamente dal desiderio che questi giorni d'attesa potessero trascorrere il più velocemente possibile, anche perchè speravo vivamente che una volta iniziati i corsi di addestramento alla Casa del Sapere potessi rincontrare Andras. Stando a quello che Paninya mi aveva detto ciò che costui aveva fatto il giorno prima era usare le sue doti nel campo dei Ninjutsu Medici per alleviare il mio dolore. Quello, però, era solamente una piccola dimostrazione delle sue competenze come Guaritore Capo d'Ishivar e, onestamente, la cosa non poteva che incuriosirmi un casino.

    *Riuscire ad usare arti magiche con proprietà curative? Devo assolutamente impararle!*

    Mi ripetevo in continuazione, eccitata come non mai, mentre mi stavo avvicinando a casa sempre più. Purtroppo Paninya non sembrava intendersene molto di questo genere di cose, tuttavia mi aveva avvisata che per entrare a far parte dei Meduna Ishivar, ovvero i guaritori, era necessario soddisfare un requisito fondamentale: ottenere il titolo di Cacciatori. Bel problema visto che ancora non ero neanche una guerriera ufficiale a tutti gli effetti. Motivo in più che mi spingeva a voler iniziare l'addestramento quanto prima.
    Giunta a casa notai con mio grande stupore, ma soprattutto preoccupazione, che mio padre era seduto su di una sedia davanti alla porta principale. Ero sparita senza avvisarlo di niente per cui potevo immaginare quanto potesse essere in pensiero, nonchè arrabbiato, per la mia assenza ingiustificata. Adoravo mio padre, una delle persone più buone, disponibili e cordiali che avessi mai conosciuto, tuttavia la sua iperprotettività nei miei confronti a volte risultava alquanto pesante. Approfittando delle tenebre che mi avvolgevano decisi di avvicinarmi quatta quatta alla finestra che conduceva alla cucina in modo da entrare senza farmi notare. Dalle nostre parti c'era una tranquillità alquanto disarmante per cui sapevo benissimo che anche se era notte fonda le persiane delle finestre non erano sbarrate.
    Con passo felpato e trattenendo il respiro cercai di arrampicarmi evitando di fare rumore, cosa alquanto complicata visto che nel farlo dovevo usare solamente un braccio. Acquattata sul cornicione della finestra ero quasi riuscita nel mio intento, ma non appena mi accinsi a mettere piede dentro la stanza scivolai finendo per ruzzolare per terra e picchiare contro il grosso tavolo in mezzo alla cucina.

    - AHIO! -

    Esclamai dolorante rimanendo con il viso sul freddo pavimento. In un batter d'occhio una gran confusione scaturì dalla stanza adiacente, preannunciando l'apparsa di un robusto uomo sulla quarantina avente i caratteristici tratti ishivariani.

     
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    •Chapter II
    •Legenda Narrato
    *Pensato*
    - Parlato -

    Accesa la luce ed esclamò con fare preoccupato.

    - Che succede?! -

    Brandendo in mano un mestolo di legno con il quale si è soliti cucinare. Rendendomi conto della familiare situazione, avvenuta qualche ora prima all'abitazione di Paninya, dissi con tono fievole a causa del dolore che mia aveva scombussolato il cervello.

    - Ehi pa', sono io... -

    Alzando anche la mano sinistra in modo da cercare di attirare la sua attenzione. Trovandomi dietro il tavolo, infatti, per lui era impossibile accorgersi della mia presenza. Comprendendo che la persona che era entrata furtivamente in casa sua non era una qualche sorta di ladro o che altro ma la sua incosciente figliola, Taiyang, così si chiamava mio padre, posò il mestolo e con passo svelto mi si avvicinò aiutandomi a mettermi in piedi.
    Ricompostami un poco mi misi subito a sedere prendendo avidamente una sedia vicino a me. Potevo anche averlo ignorato per tutto il tempo, ma la sfrenata corsa verso casa mi aveva alquanto stancata. Asciugandomi il sudore sulla fronte con la mano sinistra ringraziai mio padre, ma, una volta che ebbi modo di guardarlo dritto negli occhi un brivido mi pervase la schiena: chinato ed immobile mostrando un'espressione accigliata aveva portato la sua faccia al mio stesso livello in modo da guardarmi dritta negli occhi con il suo solito fare contrariato. Non proferiva parola, si limitava a fissarmi in silenzio e sapevo che non l'avrebbe fatta finita fino a quando non gli avrei detto perchè ero stata via tutto il giorno ed ero rincasata così tardi.
    Arrossata in volto per l'imbarazzo e cercando di non guardarlo dritto negli occhi fissando il pavimento alla mia destra, iniziai a grattarmi con fare frenetico la rosea guancia sinistra con l'unico indice fatto di carne ed ossa che mi era rimasto.

    Beh, ecco... sono andata dal meccanico Paninya... e... e mi sono fatta impiantare questo...

    Esposi, un pò titubante, indicando con la sopracitata mano l'arto tutto fasciato che era delicatamente posto sulle mie gambe.
    Sempre più contrariato ed infuriato Taiyang si alzò incrociando entrambe le braccia sullo scolpito petto. I grossi e contratti muscoli dei suoi possenti bracci erano ben in evidenza a causa della maglietta senza maniche che indossava e la cosa non faceva presagire niente di buono. Non era il tipo da alzare le mani, ma onestamente era la prima volta che mi ero permessa di andarmene da casa in quel modo e fare una cosa del genere per cui non avevo la benchè minima idea di come potesse reagire. Sempre più preoccupata chinai la testa verso il basso chiudendo gli occhi, iniziando a tremare pronta a ricevere una qualche sberla o che altro.

    - Yang... sei proprio una stupida incosciente, lo sai quanto mi sono preoccupato non vedendoti rincasare? -

    Disse, dopo lunghi e strazianti attimi di silenzio, prendendomi del tutto alla sprovvista. Il suo tono non era affatto arrabbiato, ma dolce e calmo, quasi rassicurante. Mettendomi una delle sue grosse manone sulla testa iniziò a scompigliarmi amorevolmente i capelli com'era solito fare per cercare di calmarmi e tirarmi su di morale.

    - Immagino che sia stato doloroso fare quell'intervento, giusto? -

    Aggiunse non apena alzai la testa in modo che i miei grossi occhi rossi rubino tutti inumiditi a causa de lucciconi che stavano iniziando a venir fuori e rigare le mie guance potessero incrociare il suo comprensivo sguardo.
    Nonostante me ne fossi andata per tutto il giorno senza avvertire della mia assenza e di quello che avevo intenzione di fare, anche se comunque nei giorni passati ne avevamo parlato e dopo un pò di tira e molla ero riuscita a strappargli un consenso, quel santo di mio padre non aveva la benchè minima intenzione di rimproverarmi o punirmi. Intuendo quanto fosse stato difficile quello che, completamente sola, ero andata a fare se ne stava lì davanti a me, mentre gli spiegavo per filo e per segno cosa era accaduto il giorno prima, a rassicurarmi che tutto sarebbe andato per il meglio.

    - Certo che però potevi anche dirmelo: sarei stato felice di stare al tuo fianco durante l'operazione. -

    - *Sob*... ma non volevo farti preoccupare inutilmente... -

    Gli risposi con entrambe le mani davanti agli occhi cercando di arrestre le lacrime che uscivano senza sosta. Non stavo piangendo a causa del dolore della protesi, ma perchè, come mi capitava spesso, non riuscivo a trattenermi quando mio padre mi trattava in quel modo. In effetti ero stata un'egoista a volevo fare tutto da sola ignorando i suoi sentimenti e la cosa mi faceva sentire tremendamente in colpa; soprattutto in una situazione come quella dove lui, mettendo da parte i suoi di sentimenti, si preoccuppava dei miei.

     
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    •Chapter III
    •Legenda Narrato
    *Pensato*
    - Parlato -

    Nei giorni seguenti ripresi con la mia solita routine, anche se invece di andare ad aiutare nel raccolto mi limitai alla gestione della casa ed al reperire del cibo per la dispenza andando a barattarlo al mercato vicino mentre mio padre era a lavoro. Fosse stato per me non mi sarei fatta tanti problemi a tornare ad i campi, ma dovevo stare un pò a riposo ed usare il braccio destro il meno possibile. Per questo, sotto raccomandazione di Taiyang, non uscii di casa se non per lo stretto necessario.
    Abituata com'ero a tenermi sempre indaffarata il passare ore ed ore a non fare un bel niente era un qualcosa che proprio non sopportavo, ma per mia grande fortuna in neanche un paio di giorni il dolore per l'allacciamento della protesi era completamente sparito. Continuando a tenere il braccio fasciato, cambiando le bende ogni giornio in modo che rimanesse pulito, potevo provare a muovere la protesi senza sentire più alcun fastidioso dolore ma, nonostante riuscissi a compiere semplici gesti e movimenti, non avevo ancora un completo controllo.
    Fu così che ogni qual volta mi ritrovavo senza far niente sfruttavo quel tempo a mia disposizione per fare un pò di pratica nel muovere le articolazioni delle dita, polso e gomito destro. Stranamente anche se quell'arto mi sembrava un semplice ammasso di acciaio e chissà che altro, mi sembrava che la forza generata da esso fosse la solita che ero in grado di fare con l'altro in carne ed ossa, proprio come se quella cosa artificiale fosse diventata una parte integrante del mio corpo. Ciò non toglie che non appena iniziai a fare un pò di pratica cone le arti marziali insegnatemi da mio padre, per l'esattezza il 5° giorno dall'operazione, mi resi subito conto che in un corpo a corpo la solida struttura di quell'aggeggo derivante dai materiali di cui era composto era sicuramente un buon vantaggio. Non percepivo alcun dolore nel prendere a pugni solide e robuste tavolette di legno, per non parlare che mi risultava molto più facile romperle che usando la mano sinistra.
    Con il tempo e la pratica, però, presto mi resi conto che non potevo abusare di quella prodigiosa protesi: proprio come se fosse un'entità dotata di vita più la usavo più mi sembrava che la sua "energia", se così la si poteva chiamare, si esauriva. Infatti durante un'intensa sessione di allenamento durata diverse ore arrivai al punto che la parte di braccio destro che andava dal gomito alla punta delle dita smise di funzionare. Inutili i miei tentativi di provare a muoverlo: per quanto mi sforzassi la protesi non rispondeva ad i comandi che il mio cervello gli impartiva.
    Con il dovuto riposo, però, essa ritornava a funzionare come prima, ma certamente avrei dovuto tenere bene a mente questa cosa in futuro.
    Trascorsa la settimana detta da Paninya ritornai da lei, come mi era stato detto, per confermare che l'operazione avesse avuto pienamente successo. Nuovamente al suo cospetto ella non si fece tanti problemi a prendermi a pugni in testa.

    - Non ti avevo detto di tenere il braccio a riposo?! -

    A quanto pare grazie al suo accurato occhio da meccanico si era resa conto, nonostante la mia premura nel tenerlo pulito ed in perfetto ordine, che avevo usato la protesi per le più disparate cose. Smuovendola ed iniziando ad osservarla da più angolazioni, usando anche strani attrezzi di cui non sapevo neanche il nome, però, dovette ricredersi sul fatto che malgrado la mia avventatezza nel fare quel che avevo fatto la protesi era perfettamente collegata al mio corpo diventando a tutti gli effetti un'estensione dello stesso.
    Visto che ormai era inutile tenerglielo nascosto gli esposi anche lo strano evento in cui mi resi conto che la protesi non rispondeva più ad i miei comandi e, spiegandomi nel dettaglio cos'era successo, venni a conoscenza di una peculiare caratteristica di quell'oggetto: non solo permetteva a chi lo possedeva di agevolare la manipolazione del chakra, ma essendo dotato di una riserva di energia e chakra propria c'era da considerare il fatto che, esaurite una od entrambe di queste, avrebbe smesso di funzionare. In questi casi sarebbe bastato un pò di riposo prima che la protesi potesse tornare a funzionare correttamente, ma nel caso si fosse rotta o avrebbe subito troppi danni sarei dovuta tornare da lei per ripararla.
    In poche parole quella prodigiosa Protesi Auto-Chakra donava dei notevoli vantaggi a chi ne era in possesso, ma al contempo era una debolezza in quanto se si faceva esclusivamente affidamento ad essa, nel caso non fosse più in grado di funzionare, ci si poteva ritrovare in seri guai.

    Fine. Attendo exp.
     
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