[Story Mode] Giustizia Cremisi

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  1. ~Dan
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    ~ Giustizia Cremisi
    Narrato
    Pensato
    Hisao
    Kenji
    Manabu

    Una pioggia fitta cadeva per un quartiere completamente oscuro, alla periferie del Kumogakure: non estranei a rovesci temporaleschi, anche di severa intensità, quella sera sembrava che il mondo dovesse finire, che tutti i peccati dell'uomo dovessero essere espiati in quel preciso momento, in quelle poche ore, lavati via da un torrente impetuoso ed inarrestabile.
    Veri e propri torrenti scorrevano lungo le strade, trascinando con sé tutto ciò che non era strettamente fissato al suolo o non aveva la forza di opporsi a quel flusso prorompente.
    Tre oscure figure camminavano svelte lungo una via secondaria, avvolti da mantelli impermeabili scuri come la pece, perfetti per mimetizzarsi e per scomparire in quel dedalo di viuzze tipiche dei bassifondi più poveri del Villaggio, in cui i servizi elettrici erano affidati a cavi e apparecchiature talmente scadenti da essere andate in corto sin dal principio, negando agli abitanti di quelle case di godere della comodità della luce elettrica.
    Nonostante fosse il Villaggo che era uscito più vittorioso fra i vittoriosi, era assurdo pensare che potesse esistere ancora una forbice così ampia fra i benestanti e quelli che evidentemente non lo erano.
    Le tre ombre si muovevano rapide, seppur il loro modo di fare non pareva in nessun modo sospetto o losco, sebbene i cappucci celassero identità tutt'altro che candide: maestri della disinvoltura, artisti dell'apparenza, il trio dava come l'impressione di un gruppo di sfortunati, incappati nella tempesta perfetta sulla via di casa.
    Niente di più falso.
    Seguire i loro movimenti non era per niente facile, solamente un Sensore avrebbe potuto riuscirci, ma il tentativo non sarebbe passato di certo inosservato, dato che un Ninja di tale capacità faceva parte dei braccati, uno particolarmente capace, per giunta, in grado di avere un quadro definito dell'area circostante per un diametro più che dignitoso.
    Desta, sinistra, ancora sinistra.
    I calzari infrangevano i turbolenti specchi d'acqua depositatisi sul cemento, increspandoli e dissolvendoli, per poi farli confluire in un bacino adiacente, modificandosi perennemente: si sarebbe potuto pensare che si fossero persi, se non fosse per il loro passo svelto, l'andatura tipica di qualcuno che cercava qualcosa di ben preciso e con una certa urgenza, conoscendo dunque la sua l'ubicazione.
    La corsa si fermò una decina di secondi più tardi, dinanzi ad una serranda in metallo arrugginito, in piedi ancora per miracolo: uno dei tre, quello che era stato sempre in testa, compose due sigilli - Pecora, Cane - dunque si portò la mano verso la bocca, per poi poggiarla sulla fragile superficie.
    Il suono cigolante del motore confermò loro che la parola d'ordine era stata inserita con successo, faticosamente la struttura venne risucchiata dall'alto, arrotala in una bobina celata dentro le mura, lasciando il passo ai tre che finalmente si tolsero il cappuccio, mostrando finalmente il loro volto.

    Sei in ritardo!

    Un uomo tarchiato, capelli scuri, ma con qualche striatura biancastra, segno di vecchiaia incipiente, si rivolse a lui quasi con ostilità, facendo presupporre che l'appuntamento fosse diversi minuti addietro.

    Scusate il ritardo, sono stato preso da diverse faccende.. spinose.
    Sig. Kenji, Sig. Manabu.. E' un piacere vedervi. Scusate per il poco preavviso, ma i tempi stanno cambiando, siamo rimasti solamente in tre..


    Dobbiamo intervenire, dobbiamo schiacciare Ōrora come un verme, prima che cresca eccessivamente. Impieghiamo l'esercito, prima che sia troppo tardi! Le fila nemiche vanteranno Shinobi di alto calibro, ma non potranno di certo fronteggiare tutto il potere di Kumo.
    Lanciamo l'ordine..


    Calmati, Kenji. Sai bene che non possiamo agire in maniera così eclatante, sarebbe sospetto.. Le nostre squadre Anbu sono sulle loro tracce, è solo una questione di tempo, presto faranno un errore e noi saremo lì, pronti a punirli..
    Ben più preoccupante è il sospetto della presenza di una talpa nelle nostra fila, di quello dovreste preoccuparvi maggiormente..


    Lo sguardo di Hisao si incupì, ricercando quello dei due colleghi malavitosi, che reagirono nella stessa maniera: Ōrora sembrava essersi innestata nel tessuto sociale di Kumo, infettandolo come un silente parassita, carpendo informazioni all'organizzazione, intel che aveva permesso loro di assassinare la metà dei loro obiettivi. L'altra metà si trovava proprio in quella stanza.

    Già già.. per la faccenda di domani notte? Hisao credi che dovremmo sospendere l'operazione?

    La salvaguardia dei loro affari era importante quanto la loro vita, questo era certo: sperimentazioni illegali su umani, prigionieri resi cavie di laboratorio e avvelenate con intrugli e tonici al fine di plasmare dei super-soldati, dotati di Stamina e Resistenza fuori dal normale.
    Ma la sintesi della formula perfetta gli era ancora ignota, e per questo la richiesta di soggetti su cui sperimentare non aveva mai fine, quel mercato non conosceva alcuna flessione, neanche in momenti di crisi.

    No, la transazione si farà, andrò io stesso e mi assicurerò che tutto vada secondo i piani. A questo proposito, sarebbe anche saggio che voi due vi ritiraste, almeno per un po', in modo da rendergli più difficile rintracciarvi...

    Ah, questa è buona! Vuoi prendere tutto il potere per te eh?! Non se ne parla!

    In una frazione di secondo, Hisao piombò su Manabu, brandendo un Kunai contro la gola del malpensante: era stato così veloce che nemmeno la loro scorta Anbu aveva avuto la prontezza di reagire alla minaccia di ostilità.

    Rimango io perché, come vedi, so badare a me stesso, cosa che non posso dire di te e dell'altro.. Credetemi, è la cosa migliore per tutti..

    Il politico ritirò l'arma, che scivolò nuovamente dentro l'ampia manica del suo vestito, grazie al meccanismo di estrazione rapida che aveva assicurato al braccio.
    Il breve meeting trovò così la sua conclusione.



    Eccoci qua, iniziamo questa Story Mode.
    In questo primo post sarai contattata da Orora (pensa ad un modo adeguato, mi raccomando), e ti informeranno della compravendita di cui i tre hanno parlato. Quindi questo tuo primo post sarà solo un'introduzione, e dopo essere stata aggiornata, terminerai giungendo nel posto dello scambio, fermandoti all'attracco della nave.


    Edited by ~Dan - 12/6/2015, 11:20
     
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    Erano ormai passate ventiquattro ore da quando Moe e Atsushi se ne erano andati, non sapevo se stessero bene o se fossero già arrivati al rifugio dell'organizzazione, ma era altamente improbabile che in così poco tempo potessero percorrere tanta strada. Io dal canto mio ero impegnata con le ultime cose da fare prima di partire, non volevo lasciare nulla a casa che potesse in qualche modo far capire perché me ne fossi andata. Inoltre avevo intenzione di presentarmi con qualche informazione utile al rifugio dell'organizzazione, e mi ero attivata anche su quel fronte nonostante ci sarebbero voluti ancora un paio di giorni per ottenere risultati.
    Di lì a poco mi sarei unita ad Orora, e avevo intenzione di sfruttare il fatto di essere ancora una kunoichi della nuvola, ero all'interno e potevo indagare sui membri del governo fantasma rimasti, ed eventualmente agire.
    Spesso i membri dell'organizzazione erano costretti ad aspettare che i loro obbiettivi uscissero dal villaggio per colpire, essendo la maggior parte ricercati, e non potendo di fatto entrare nel villaggio. Alcuni erano infiltrati, ma uccidere all'interno del villaggio significava far saltare la propria copertura, ed esporsi fino a tal punto non ne valeva la pena. Gli infiltrati erano fondamentali, passavano informazioni e a volte facevano da scorta agli stessi obbiettivi, quindi farsi scoprire prima di aver ucciso tutti i bersagli non sarebbe stato molto saggio.
    Il sonno iniziava a farsi sentire, era ormai notte fonda e il tempo non era dei migliori. La pioggia violenta e i forti boati provenienti dal cielo mi impedivano di chiudere occhio. Volevo solo riposarmi un po', il mattino seguente avevo in mente di perfezionare una tecnica sulla quale stavo lavorando da qualche tempo ormai, avevo bisogno di concentrazione. Posai la testa sul cuscino nell'ennesimo tentativo di cadere in un sonno profondo, e sembrò quasi funzionare, ero sul punto di dormire quando avvertì dei rumori dal piano inferiore. Era difficile capire se quello che avevo appena sentito fosse il rumore di qualcuno che si era introdotto in casa mia o semplicemente il suono prodotto da una finestra che si era chiusa violentemente a causa del forte vento.
    Mi alzai dal letto prendendo la katana che tempo addietro mi regalò mio cugino, e mi mossi cercando di non far rumore. La mia paura più grande era che fosse qualcuno che stesse indagando su di me, e che dovessi anticipare la mia partenza dal villaggio.
    Guardai fuori dalla finestra di camera mia per vedere se intorno a casa ci fosse qualcuno, ma non vidi granchè, solo le strade di Kumo illuminate dai continui fulmini e lampi.


    tempesta



    Attesi ferma vicino al mio letto imbracciando la katana, non sarei scesa al piano inferiore, non ero ancora sicura che ci fosse qualcuno fino a quando avvertì chiaramente il rumore di passi, anche se a malapena accennati. Sembrava una sola persona, e stava salendo le scale avvicinandosi sempre più a me. Trasmisi il chakra Ranton alla lama della mia katana, e quando fui sicura che l'intruso fosse posizionato dietro la porta della mia camera, trafissi quest'ultima colpendo anche la figura celata dietro. Accaddero una serie di cose in successione, la finestra di camera mia si spalancò permettendo a qualcuno di entrarvi, e avvertì un “Puf” nel punto in cui doveva esserci il tizio che avevo appena trafitto. La mia attenzione fu però rivolta al nuovo “ospite” che riconobbi quasi immediatamente dalla maschera che avevo visto qualche giorno prima. Era un anbu, uno degli infiltrati di Ōrora.

    - Hai ucciso il mio kage bushin, mi ci ero affezionato -

    Ecco spiegato quel rumore insolito che avevo sentito poco prima, ma cosa ci faceva un membro dell'organizzazione in casa mia? Non dovetti attendere molto per avere delle risposte.

    - Ho saputo che stai per unirti a noi, e sono contento, come lo è tuo cugino d'altronde...Però non sono venuto qui per chiacchierare amichevolmente, ma per un compito, sempre se te la senti di svolgerlo -

    - Di cosa si tratta? -

    - Qualcosa di molto pericoloso...devi uccidere uno o forse tutti e tre i membri rimasti di quel “consiglio” di corrotti che stiamo cercando di sbaragliare. Sappiamo che domani notte ci sarà una transazione tra loro e altri individui, si incontreranno in una zona in disuso del villaggio. Attendi nel punto che ti indicherò su questa mappa l'arrivo di una nave, e quando vedi gli obbiettivi non esitare -

    Sapevo che i membri di quest'organizzazione criminale erano per lo più politici, ma sapevo anche che era gente molto pericolosa e ben protetta. Ricordavo bene gli incontri avuti con i tre membri ormai morti, e Ōrora mi chiedeva di uccidere i restanti tre? Non ero sicura di possedere capacità tali da poterne uscire vincitrice, se anche solo uno di loro era un ninja di alto livello ero spacciata.

    - Yuki, ti assicuro che non ti chiederemmo una cosa del genere se non fosse assolutamente necessario...i membri di Ōrora riconosciuti come traditori non possono arrivare in quel punto senza farsi prima scoprire, sarebbe un rischio, mentre noi infiltrati siamo per lo più occupati a tenerti lontane le squadre anbu per coprirti la fuga. Consideralo come un battesimo del fuoco, anche se in passato ci hai già aiutati moltissimo -

    Quella notizia mi aveva messo leggermente in agitazione, era vero che avevo intenzione di unirmi ad Ōrora con qualcosa da potergli offrire, ma pensavo ad informazioni per lo più, non credevo di dovergli addirittura portare le teste dei tre membri rimanenti di quell'organizzazione di corrotti. In realtà non sapevo nemmeno chi fossero questi tre obbiettivi, avrei dovuto rendermene conto una volta giunta sul luogo dello scambio.

    - Accetto...sarò dunque costretta ad anticipare la mia partenza dal villaggio, dico bene? -

    Il membro di Ōrora annuì. Conoscevo la risposta, uccidendo dei membri così importanti del villaggio sarei diventata automaticamente una traditrice, e non potevo di certo restarmene lì. Tanto meglio, mi sarei risparmiata l'attesa, dopotutto io non vedevo l'ora di andarmene da lì e unirmi ad Ōrora.

    - Bene Yuki, io ora vado...tieni questa mappa, e in bocca al lupo -

    Mi porse un foglio di carta ed uscì esattamente come era entrato, dalla finestra, sparendo tra la fitta pioggia che non sembrava intenzionata a cessare. Osservai la mappa e memorizzai il punto in cui mi sarei dovuta trovare di lì a ventiquattro ore, sperando che la loro fiducia in me non fosse mal riposta. Dovevo assolutamente portare a termine quella missione, era di vitale importanza e avrei dimostrato una volta per tutte il mio reale valore.
    Chiusi la finestra e rinfoderai la katana, dopodiché mi sdraiai sul letto. Se prima era difficile prendere sonno per il fracasso generato dalla tempesta, farlo dopo aver ricevuto un incarico tanto importante lo era ancora di più.
    Il mattino seguente mi svegliai un po' intontita, ma con dei raggi di sole che filtrarono dalla mia finestra, e un allegro cinguettio. La tempesta era finita, e come spesso capitava la giornata che ne seguiva si preannunciava soleggiata e priva di nuvole.
    Avevo deciso di rimandare l'allenamento, ero troppo concentrata sulla missione che avrei dovuto svolgere quella sera, sui vari dettagli e su come mi sarei dovuta muovere. Il “dopo” mi preoccupava un po', uccidere gli obbiettivi sarebbe stato sicuramente complicato, ma fuggire dal villaggio non sarebbe stato da meno, soprattutto se non fossi stata in condizioni adatte per farlo. Dopotutto lo scontro poteva anche provarmi e non poco, comunque mi tranquillizzava che i membri di Ōrora mi avrebbero coperto la fuga.
    L'intera giornata volò, tra una cosa e l'altra non mi accorsi nemmeno che ormai mancava un'ora al momento fatidico dell'incontro. Ci avrei messo una mezz'ora, procedendo a velocità moderata, ad arrivare al punto indicato sulla mappa. Decisi di passare a casa a prendere la mia katana, che ormai era più un oggetto simbolico che altro, un regalo di mio cugino. In realtà di rado mi era capitato di usarla in combattimento, e ancora più raramente si era dimostrata utile quanto pensavo. Non ero abilissima nel corpo a corpo, e questo di sicuro non aiutava.
    Le vie del villaggio erano completamente deserte, non fu difficile muovermi senza farmi notare. Il timore di incontrare un avversario più forte di me si faceva sempre più forte, avevo paura di non farcela. Non avevo paura di morire, bensì di deludere i membri di Ōrora che contavano su di me.


    * Concentrati Yuki, raggiungerai il tuo obbiettivo anche a costo di rimetterci la pelle *



    Arrivai finalmente a destinazione, in un punto alla periferia di Kumo, vicino al mare, un buon punto per salpare. In effetti se le cose fossero andate male me ne sarei potuta andare via acqua. Comunque sul posto non sembrava esserci nessuno oltre a me, non volevo che in qualche modo fossero venuti a sapere del mio arrivo e mi stessero tendendo un'imboscata, quindi prestai particolare attenzione ad eventuali suoni nei paraggi, mentre mi nascondevo dietro una roccia abbastanza grande da coprirmi totalmente.

     
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    Era una notte umida quella, si respirava la pioggia nell'aria. La luna piena veniva continuamente oscurata da nuvoloni neri e minacciosi, tanto che guardandoli non si poteva presagire nulla di buono. Sembrava a tutti gli effetti una di quelle notti in cui una forza misteriosa sembra scuotere le fondamenta di Kumo, lo si percepisce nell'aria quel senso angosciante di minaccia che incombe. È in definitiva una di quelle notti che si vorrebbe far scorrere in fretta, chiudendo gli occhi e aprendoli che già è mattino. Questa sarebbe stata la reazione di chiunque avesse avuto la sfortuna di alzare lo sguardo verso il cielo da dietro le finestre della sua casa, ignaro che, quella notte, non avrebbe risparmiato alcune anime, scelte dal fato, o forse presenti di loro volontà a fronteggiare la nottata. Chiunque avrebbe semplicemente tirato le tende come a tagliare fuori quello scenario indesiderato, avrebbe poggiato la testa sul cuscino e avrebbe continuato la sua tranquilla vita senza sapere della sua fortuna. Perché non tutti potevano entrare nel mondo dei sogni lasciandosi alle spalle la realtà. Ma, osservando obbiettivamente la situazione, per ben pochi quella sarebbe stata una notte importante. Per la maggior parte degli abitanti di Kumo, Shinobi o non, era una semplice notte sprecata per andare in giro a fare baldoria con gli amici, molto meglio restare al caldo nelle proprie abitazioni. Speravano tutti che quel brutto tempo finisse in fretta ma si trovavano nella stagione delle piogge per cui avrebbero dovuto farsene una ragione. Era quella notte la vera protagonista di ogni cosa, una notte sul filo del rasoio, pronta per esplodere. Il buio era ormai calato sul villaggio, le ombre avevano invaso le vie, i parchi, i prati, le abitazioni e gli alti palazzi di Kumo. Solo la sottile, flebile luce della luna illuminava uno scorcio di quei profili di tetti che si elevavano in alto silenziosi, rivolti verso quelle nuvole grigie. L'aria era pungente e tuttavia soffiava piano, quasi gentilmente, in punta di piedi. Lo sguardo della notte sa già dove posarsi: una zona alla periferia del villaggio, ove la foresta è inesistente e la montagna non è più montagna ma valle rocciosa. È dove il Villaggio della Nuvola non può più essere chiamato "villaggio". Vi si arriva attraverso una ripida e assai lunga discesa dalla montagna, sulla cui sommità sorge il vero e proprio Villaggio, caposaldo di Kumo; percorrendo dunque la discesa, si vira verso destra, proseguendo per quasi cinque o sei chilometri finché il livello della terra ferma diventa pari allo zero. A quel punto, scendendo dalla montagna attraverso Il Passo, come lo chiamano i pescatori della zona, si arriva alla costa bassa di Kumo che si estende per molto meno di un miglio verso Nord. Vicino ci sono delle baracche di pescatori che, ogni mattino, si portano dietro le loro lenze e salgono sulle loro modeste imbarcazioni, saldate al molo di legno lungo una ventina di metri che serve proprio per permettere ai pescatori di legarvi le loro barche. È un luogo tranquillo quello dove non vi abita nessuno per via della lontananza con gli altri villaggi, ma è frequentata dai pescatori dall'alba fino a poco prima del tramonto. Per via della sua lontananza e la sua intimità, era il luogo perfetto per far si che lo scambio avvenisse. Ed è proprio qui che l'occhio del ciclone è pronto a scatenarsi. Di che scambio si tratta, vi starete chiedendo, ma ogni cosa a suo tempo. Prima che arrivasse in quel perfetto scenario, la figura stava viaggiando velocemente e con grande silenziosità per il modesto bosco che circondava i piedi delle montagne dalle quali la figura stessa era discesa. L'aria umida accarezzava il viso della ragazza con una missione da compiere, forse troppo prematura per lei ma era stata una sua scelta accettare l'incarico. I suoi stivali affondavano silenziosamente nel terreno fangoso mentre costeggiava uno stagno illuminato dalle lucciole che giravano attorno agli alberi che si stagliavano alti e scuri, circondandola.
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    La ragazza mosse distrattamente lo sguardo verso lo specchio d'acqua, piatto e cristallino persino al buio, dove pianticelle acquatiche spuntavano come fiori dal terreno stagnoso. Fu allora che le prime gocce di pioggia incresparono la superficie, prima poche, poi vennero giù a fiordi. La tempesta era appena iniziata. La ragazza proseguì il suo cammino senza più esitare mentre la pioggia scrosciava sul Paese del Fulmine. Procedette silenziosamente, in anticipo sugli altri, giungendo infine al molo. Le piccole imbarcazioni si muovevano sempre di più a causa dell'acqua che cominciava ad agitarsi, tuttavia la conformazione del luogo e dell'acqua stessa non avrebbe permesso che esse venissero sommerse, persino con il mare agitato. Yuki Shirasu, la Chunin che aveva raggiunto il molo ben prima dell'ora stabilita per lo scambio segreto del quale era venuta al corrente la notte prima, si nascose dietro una roccia, lontana da quel posto, celando la sua presenza. Non doveva venire vista, non doveva venire scoperta o udita in alcun modo, doveva celare la sua presenza o sarebbe di certo morta, senza ombra di dubbio. Nonostante l'elevata distanza tra il molo e quella roccia che la nascondeva, Yuki avrebbe potuto ascoltare ogni cosa grazie ad un fattore genico che rendeva il suo udito molto più sviluppato di quello delle altre persone. Giocava a suo vantaggio anche la pioggia che avrebbe coperto gli eventuali e accidentali rumori che avrebbe potuto provocare e, con un po' di fortuna, le avrebbe anche concesso di dare una sbirciata senza essere vista. Il motivo del suo spionaggio, quindi, era sempre il medesimo: lo scambio. Avvenne una ventina di minuti più tardi. Mentre una volpe sonnecchiava sotto il molo, in quel modesto spazio che separava la terra dall'acqua, un rumore di passi attirò l'attenzione della Kunoichi, per non dire quella della volpe. Ciò che udì la ragazza fu una serie di passi veloci, alcuni maldestri, appartenenti ad un gruppo di persone. Ciò che intravide, sbirciando per pochi sprazzi di secondo da dietro la roccia, fu un manipolo di persone incappucciate. Tre di loro indossavano delle maschere bianche, simbolo della loro appartenenza alla gerarchia degli Anbu, Ninja di alto livello che potevano occuparsi di inseguire e stanare i Mukenin, i traditori del villaggio. Ma l'attenzione della ragazza si spostò sui tre incappucciati. Sapeva bene che esisteva una sorte di "governo-ombra" come lo chiamavano i membri di Ōrora, formato da sei personaggi di una notevole importanza per il governo ma che, di nascosto, tramavano alle spalle del Kage stesso. Malavitosi che complottavano da tempo per prendere il potere del Paese e, per raggiungere il loro obbiettivo, era necessario quello scambio. Questi cospiratori erano sei all'inizio della nostra storia, ma quel numero appartiene al passato poiché, muti e agitati, seccati, davanti a quel molo dove la volpe sbadigliava assonnata, solo tre di loro aspettavano di concludere l'affare. Questo la ragazza nascosta lo sapeva bene poiché aveva provveduto egli stessa all'eliminazione degli altri, affianco ad Ōrora. Adesso, la sua missione era quella di uccidere i restanti tre. Le figure si guardavano intorno, sempre più agitate, controllando impazientemente l'orario.

    Dove diavolo si è cacciato il nostro aggancio? Merda! Deve essergli accaduto qualcosa...

    Abbassa la voce, Manabu. Stai dando di matto, cazzo..

    L'uomo sull'orlo di una crisi di nervi era Manabu, un tipo tarchiato e brizzolato la cui unica fissa era la puntualità. L'altro, Kenji, era un tipo allampanato, senza capelli ma con il naso così dritto e affilato che non poteva venire coperto dal cappuccio calato sulla testa, bagnandosi irreparabilmente. I due malavitosi erano naturalmente agitati mentre il terzo di loro, il vero e proprio capo, la mente di ogni cosa, osservava in silenzio la volpe che, tra uno sbadiglio e l'altro, parlò. Una voce profonda che però lasciò trapelare una sfumatura di sarcasmo.

    I signori possono stare tranquilli, nulla andrà storto questa notte.

    La volpe uscì dal suo nascondiglio e, con una nuvoletta di vapore bianco, tornò alle sue reali sembianze. Manabu e Kenji erano più tra lo stupiti e il sollevati davanti all'ingresso in scena del loro aggancio ma la terza figura digrignò i denti, borbottando tra se e se qualcosa riguardo le capacità degli Anbu che si erano portati appresso, così inetti da non aver capito né rilevato la presenza dell'uomo. Era una semplice Arte Magica, un Ninjutsu da quattro soldi quello che aveva usato, eppure nessuno dei tre Shinobi se n'era accorto. Ciò avrebbe comportato delle pesanti conseguenze una volta tornati alla base, ma, per adesso, il capobanda lasciò correre poiché concludere l'affare aveva primaria importanza. L'aggancio, o per meglio dire, il rifornitore in questione era un uomo alto e assai affascinante, ma questo nessuno dei presenti, neanche Yuki, poté constatarlo perché la figura, oltre che incappucciata, era anche mascherata, non una maschera da Anbu ma qualcosa di molto simile, quasi personale. Portava con se una valigetta scura la cui apertura doveva essere azionata tramite una combinazione di numeri. I presenti si fissavano a vicenda mentre la pioggia scrosciava attorno a loro.

    Sei tu l'aggancio? Ce l'hai la roba?

    Vedo che abbiamo fretta. Per di più la risposta alla domanda è ovvia: sono io il rifornitore, come potete vedere. E voi? Li avete i miei soldi?

    Sì, sì, li abbiamo. Sbrighiamoci e facciamola finita, mi sto infradiciando per colpa di questa maledetta pioggia!

    Fu in quel momento che la terza figura incappucciata, fino a quel momento rimasta in silenzio, fece un passo avanti e tutti ammutolirono. Ciò che gli altri due suoi "colleghi" non sapevano era che, essendo stato lui a mettersi d'accordo con la controparte per effettuare lo scambio, era l'unico a poter stabilire se la persona che aveva davanti era realmente chi diceva di essere. Questo l'uomo con la valigetta in mano lo sapeva, per questo, quando il terzo parlò non si stupì ma rispose chiaramente, mentendo, ovviamente, ma in quella bugia c'era la verità che confermava il suo ruolo.

    ... Qual è il tuo nome?

    Bree.

    Accaddero quindi tre fatti molto importanti in quei pochi secondi. Il primo riguardava il terzo dalla voce profonda, poiché dalla risposta datagli capì che l'affare sarebbe andato a buon fine avendo l'aggancio pronunciato la password che solo il malavitoso conosceva e che corrispondeva, inoltre, alla trasposizione della sequenza di numeri che componevano la password per aprire la valigetta. Il secondo fatto riguardava proprio "Bree", nonostante non fosse quello il suo nome, ma egli capì che, finalmente, avrebbe ricevuto la sua paga assai salata, in cambio della roba che conteneva la valigetta della quale non vedeva l'ora di disfarsi. Ma il terzo evento fu quello più importante e riguardava Yuki. Non appena la ragazza udì distintamente la voce del terzo uomo, non riuscì a trattenersi poiché incredula e sbirciò da dietro la roccia. Non poteva esserne sicura visivamente ma il suo udito non la stava tradendo, e sentir chiamare per nome l'oggetto della sua attenzione, pochi secondi dopo, le chiarì le idee. Lo scambio avvenne in un secondo: la valigetta per una busta piena zeppa di soldoni e la busta per la valigetta.

    Bene, addio, signori.

    Bree scomparve in un lampo, dislocandosi chissà dove, chissà come. Gli altri tre si riunirono attorno alla valigetta, estasiati. Si scambiavano occhiate eccitate, tranne il terzo che sembrava del tutto indifferente davanti alla riuscita dello scambio. Eppure era davvero una notte importante, quella. Ciò che conteneva la valigetta erano sieri sperimentali, costruiti dagli scienziati più folli dei bassifondi di Ame e altri posti altrettanto malfamati. Erano stati geni allontanati dalla società e allontanati con disonore dal corpo medico, folli che amavano sperimentare e che attendevano solamente richieste come quella dei sei, adesso tre. Del resto, per sovvertire il governo e prendere il potere di Kumo c'era bisogno di un potere non indifferente, potere che i tre avevano appena ottenuto: sieri capaci di creare Shinobi a dir poco perfetti, capaci di aumentare la loro prestanza fisica e le loro capacità trasformandoli in veri e propri mostri. Tutte sostanze sperimentali, con una probabilità che funzionassero molto variabile, dipendeva tutto dalla cavia, del resto.

    Finalmente, il siero è nostro...

    È andato tutto bene. Possiamo tornare, no, Hisao?

    Sì. Terrò la valigetta con me per stanotte. L'appuntamento è per domani, al solito posto.

    Quel nome fece scattare una molla nella testa di Yuki che aveva ascoltato in silenzio fino a quel momento. Prima la voce e ora il nome, tutto combaciava. Persino il profilo frastagliato a causa della pioggia le apparve più chiaro. Era suo zio. Il capo del governo-ombra che lei e l'organizzazione Ōrora tentavano di stanare dal tempo dei genitori della ragazza, rispettivamente i membri undici e dodici dell'organizzazione. Il cerchio si restringeva poiché, adesso, una nuova prospettiva si insinuava nel critico scenario. Nonostante il suo compito fosse uccidere seduta stante i tre criminali (seppur non riconosciuti come tali dal governo di Kumo), si rese conto che per un Chunin sarebbe stato impossibile fronteggiare tre Anbu, ma a darle vantaggio era il fatto di conoscere l'ubicazione della casa dello zio. Già il piano si formava nella sua mente mentre le sei figure si allontanavano, lasciandola sola dietro la roccia, mentre la pioggia la bagnava da capo a piedi. Era giunto il momento di tornare all'organizzazione.


    Dal resoconto della ragazza, una volta tornata alla base di Ōrora, l'organizzazione decise di agire. Purtroppo, la maggior parte di loro, anzi, la stragrande maggioranza, era riconosciuta come Mukenin a tutti gli effetti, per questo c'era bisogno di un infiltrato, uno dei pochi che non fosse stato ancora scoperto. Un Anbu che godeva ancora della fiducia di Kumo. Fu richiamato immediatamente e raggiunse il resto dei membri pronto per intervenire, quella stessa notte. La tempesta imperversava, era la notte perfetta per porre fine ad ogni cosa. Dunque era deciso: l'organizzazione avrebbe affidato a Yuki il compito di infiltrarsi in casa di Hisao ed eliminarlo, recuperando inoltre la valigetta che conteneva i sieri con il DNA alterato da iniettare sulle cavie umane che i sei non si erano mai fatti scrupoli a trovare e usare. Il fatto che l'obbiettivo fosse suo zio rendeva la situazione più complessa e personale ma i membri di Ōrora erano tutti a favore: per Yuki questa sarebbe stata la prova del nove, sarebbe entrata a far parte dell'organizzazione dopo aver completato l'incarico. Se fosse riuscita in ciò sarebbe senza ombra di dubbio stata marchiata come Mukenin, una traditrice del Villaggio e del Paese stesso, ma la ragazza, dentro di se, era pronta da tempo a lasciare andare la sua casa per inseguire una causa superiore, quella di Ōrora. Quella era il suo battesimo del fuoco. Era già pronta da tempo a quell'evento. Le fu affiancato un membro facente parte degli infiltrati, grazie al quale avrebbe tentato di eludere la sorveglianza che impediva agli intrusi di mettere piede in casa di Hisao e rubargli l'oggetto dello scambio. Il ragazzo era alto e aveva capelli chiari e occhi rossi, un volto che Yuki aveva avuto modo di conoscere in passato, Aki. Le sue potenzialità erano certo utili, anche se la loro era comunque una inferiorità numerica considerevole, ma era quello il rischio delle missioni d'infiltrazione: erano affidate ad uno scarso numero di persone proprio per non dare nell'occhio e confondersi meglio. Non c'era altro da dire, la missione sarebbe cominciata in quell'istante esatto. Aki era già pronto, grazie alle sua abilità avrebbe permesso alla sua compagna di squadra di cavarsela, sostenendola anche nello sfortunato ma possibile caso in cui avrebbero dovuto fronteggiare dei Jonin, o peggio, degli Anbu. Con la benedizione di tutti, o quasi, i membri, i due lasciarono il covo, diretti dove la ragazza sapeva. Più si avvicinavano all'obbiettivo più la notte s'incupiva e la tempesta si placava, per poi riprendere e guadagnare intensità. I cittadini erano ignari di tutto, dormivano tranquilli lasciandosi cullare tra le braccia di Morfeo. Per loro non esisteva niente al di fuori della propria casa, di notte, il mondo era confinato tra le quattro mura della propria stanza. Erano del tutto inconsapevole delle volontà di chi si stava muovendo, sotto la pioggia, per il bene e per il male di Kumo. Forze contrastanti che lottavano tra loro dall'alba dei tempi, Luce e Oscurità, sotto mentite spoglie, tramite sotterfugi e illusioni. Ma quella notte, come già ho detto, era la notte perfetta per concludere ogni cosa. Come il temporale che non cessava di riversare la sua terrificante potenza sul Villaggio della Nuvola, Yuki Shirasu era pronta a scatenare la tempesta che avrebbe sancito la sua nuova vita. Prendendo in mano il proprio destino, la nascita di una nuova guerriera scandiva lo scrosciare della pioggia. Era il tempo di entrare in azione.

    Ciò che devi fare è tornare all'organizzazione e spiegare ciò che hai visto e perché non sei intervenuta come richiesto, spiegando anche il piano alternativo che inventerai tu stessa per assassinare tuo zio, la notte stessa (inventa pure i dialoghi, gestisci pure come vuoi questa parte). Successivamente, recati assieme ad Aki fino a casa di tuo zio (descrivi una villa bella grande, un po' isolata dalle altre e sorvegliata sia dentro che fuori), con il mio prossimo post vedremo se riuscirete ad entrarvi.
     
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    Attesi venti lunghi minuti l'arrivo di qualcuno, in quel posto desolato la mia unica compagna era la pioggia, e quella che sembrava una volpe. Strano trovarne una da quelle parti, non era proprio il suo ambiente, magari era l'animale domestico di qualcuno che doveva essere scappato, ma anche se fosse, sarebbe stata una cosa insolita comunque.
    Finalmente sentì arrivare qualcuno, e come temevo non si trattava solo di una persona, bensì di un gruppetto. Quando mi affacciai per vedere meglio notai delle figure poco chiare, riuscì solo a capire che tre di loro appartenevano alla squadra anbu. Di male in peggio, la situazione si faceva complicata, non ce la potevo fare a compiere la mia missione se di mezzo c'era la squadra anbu, non avevo speranze. Presi la decisione di desistere ancora prima di vedere che quella strana volpe in realtà era un ninja, e per la precisione il contatto con la quale si sarebbero dovuti incontrare i tre tizi dell'organizzazione.


    Sei tu l'aggancio? Ce l'hai la roba?

    Non avevo idea del motivo di quella transazione, Ōrora mi aveva tenuto all'oscuro, sapevo solo che dovevo far fuori i tre membri rimanenti di quell'organizzazione, mi sarei accontentata anche di uno solo. Se solo non ci fossero state tante persone avrei potuto agire senza troppi problemi.

    Vedo che abbiamo fretta. Per di più la risposta alla domanda è ovvia: sono io il rifornitore, come potete vedere. E voi? Li avete i miei soldi?

    Sì, sì, li abbiamo. Sbrighiamoci e facciamola finita, mi sto infradiciando per colpa di questa maledetta pioggia!

    Ero concentrata ad ascoltare ogni singola parola, e di tanto in tanto mi affacciavo per vedere cosa stava succedendo, sempre con discrezione, non volevo di certo farmi beccare, dare una spiegazione non sarebbe stato facile.
    Uno degli individui che ancora non avevo sentito parlare si avvicinò a quello che avevo identificato come il contatto, e gli rivolse la parola.


    ... Qual è il tuo nome?

    Bree.

    Non potevo credere a cosa avevo appena sentito, quella voce a me così familiare in un contesto del genere non mi sembrava verosimile. Potevo essermi sbagliata, magari il suono della pioggia mi aveva ingannata. Provai a dare un'altra rapida occhiata da dietro la roccia ma non vidi nulla che potesse ricondurre quella voce a mio zio, l'uomo che aveva parlato era incappucciato e irriconoscibile. Quella sbirciata però mi permise di assistere allo scambio, molto rapido, una busta piena di soldi per una valigetta, non osavo immaginare cosa ci fosse dentro.

    Bene, addio, signori.

    Il contatto sparì in un baleno, lasciando i tre bersagli con la squadra anbu da soli sotto la pioggia. Rimasi immobile, aspettavo un momento per agire, ma non sembrava voler arrivare.

    Finalmente, il siero è nostro...

    È andato tutto bene. Possiamo tornare, no, Hisao?

    Sì. Terrò la valigetta con me per stanotte. L'appuntamento è per domani, al solito posto.

    Fu allora che le mie paure vennero confermate, a sentire quel nome ebbi un brivido lungo la schiena e feci fatica a trattenermi dal saltare fuori e ucciderlo con le mie mani. Non potevo credere che mio zio, il padre di uno dei leader di Ōrora, era un membro di quell'organizzazione criminale, se non il capo, a giudicare da come si comportava. Il mio pensiero di spostò subito su Ryuu, la cosa lo avrebbe ferito, però non potevo non dirglielo.
    Feci dei respiri profondi per calmarmi, mentre tutti se ne andavano, lasciandomi sola in quel porto dismesso. Quando tornai lucida pensai subito ai lati positivi della cosa. Nonostante mio zio mi odiasse non era difficile entrare in casa sua senza destare sospetti, dopotutto ero la nipote ed ero cresciuta in quella casa. Inoltre mia zia non mi odiava, anzi. Dovevo aggiornare Ōrora sulla situazione, e sentire se per loro andava bene che continuassi io. Il problema principale era raggiungere il quartier generale, situato più vicino a Konoha che a Kumo, visto che l'ultimo che avevano avuto vicino a Kumo, a causa mia, era stato scoperto, e quindi non era più utilizzabile. Sapevo anche che alcuni membri di Ōrora erano in grado di utilizzare la dislocazione istantanea, quindi avrei potuto sfruttare i membri addetti a coprirmi la fuga per chiedergli un passaggio, così sarebbe stato tutto più facile.
    Tornai al villaggio e non ci fu bisogno di cercare qualcuno dell'organizzazione, perché uno di loro si presento da me accertandosi che non ci fosse nessuno intorno.


    - Allora? E' andato tutto come previsto? -

    Scossì la testa

    - Ho bisogno di raggiungere il quartier generale dell'organizzazione il più in fretta possibile, conosci per caso una tecnica di teletrasporto? E' veramente importante -

    - Mi hai preso per un novelino? Ma sappi che non saranno contenti di sapere che non hai fatto fuori l'obbiettivo. -

    Lo shinobi mi afferrò un braccio, e in un lampo mi ritrovai in un foresta buia, un luogo abbastanza familiare, ci ero già stata una volta. Poco avanti a me potevo vedere l'ingresso del covo di Ōrora, e senza indugiare troppo entrai. Con mi grande sorpresa dentro c'erano quasi tutti i membri che conoscevo, compresi Moe e Atsushi, mio cugino e Akemi, che quando mi videro rimasero sorpresi.

    - Non vi emozionate troppo, ho solo brutte notizie, ho ritenuto opportuno ragguagliarvi in merito a quanto successo questa notte…
    Innanzitutto, Ryuu, scusa se non ci giro tanto attorno ma il capo dell'organizzazione è Hisao, tuo padre.
    -

    Ci fu qualche secondo di attesa, in cui Akemi guardò Ryuu preoccupata, mentre mio cugino non fece una piega.

    - Sì lo sapevo già purtroppo, è per questo che non sono rimasto come infiltrato al villaggio e me ne sono andato. Avrei dovuto ucciderlo, lo so...non facendolo non ho fatto altro che creare altri problemi, ma non me la sono sentita in quel momento -

    - Tu lo sapevi? Perché non me lo hai detto? -

    Ero un po' arrabbiata, ma tutto cessò quando Akemi mi fece cenno di smetterla. Non era il momento di discutere di sincerità e fiducia, ma di considerare un nuovo piano per tagliare la testa dell'organizzazione. Ovviamente io avevo già avuto modo di pensarci, e non è che mi ci fosse voluto tanto, dopotutto io ero la nipote di Hisao, e nonostante lui mi odiasse ero comunque in buoni rapporti con mia zia, entrare in casa loro, casa dove ero cresciuta tra l'altro, non sarebbe stato affatto difficile.

    - So già come fare, mi introdurrò con la scusa di parlare con mia zia, e quando ne avrò l'occasione farò la mia mossa...allontanarmi potrebbe essere un problema però, la cosa non ha molte vie di fuga, potrei dovermi scontrare con qualche ninja che lo protegge, e vorrei evitarlo -

    - Procediamo per gradi Yuki...vorrei sapere innanzitutto cosa hai visto questa notte? Hai visto cosa riguardava lo scambio? -

    Akemi stava chiaramente ragionando, e per farlo aveva bisogno di tutte le variabili in gioco, quindi raccontai tutto, di come avevo sentito parlare di siero, e del fatto che quest'ultimo fosse affidato proprio ad Hisao.

    - Bene allora, procederai come hai detto tu, ma non andrai sola, è troppo pericoloso, ed è importante che recuperi quei sieri...non possiamo lasciarli nelle loro mani.
    Aki, verrà con te, lo hai già conosciuto...in quanto a capacità se la batte quasi alla pari con tuo cugino, quindi non temere
    -

    Incrociai con lo sguardo Moe e Atsushi, avrei tanto voluto parlarci, ma non c'era tempo di farlo. Aki si avvicinò a me sorridendo, e senza troppi complimenti lo stesso shinobi che mi aveva condotto fino al rifugio portò me ed Aki nuovamente al villaggio.
    La casa dei miei zii non era molto distante, e ci incamminammo subito. Aki mantenne le distanze da me, era meglio non farci vedere insieme per non destare sospetti. Sarebbe stato strano vedere un membro della squadra anbu insieme a me.
    Giunsi finalmente a destinazione, notando sin da subito qualcosa di diverso dal solito. Quella casa così tranquilla sembrava essersi trasformata in un forte. C'erano shinobi di guardia un po' ovunque, e la cosa si faceva sempre più complicata. Feci segno ad Aki di rimanere dove era, ed entrai nel cortile come se fosse la cosa più naturale del mondo, dopotutto lo era.


    - Ehi! Cosa credi di fare? Chi Sei? -

    Una delle guardi mi fermò ad un metro dalla porta di ingresso, guardandomi minacciosamente. Non mi feci intimorire e cercai di assumere risultare offesa dalla cosa.

    - Chi sei tu piuttosto! Io sono venuta a trovare mia zia, quindi levati! -

    Il tizio sembrò non gradire la mia risposta, e mise mano sull'elsa della sua katana.

    - Ehi ma che credi di fare? Lascia stare mia nipote -

    Mia zia uscì di casa come un furia, e allontanò la sentinella che mi aveva bloccato all'ingresso urlandogli dietro a più non posso. Quando infine si tranquillizzò mi sorrise e mi abbracciò.

    - Ciao Yuki, quanto tempo...entra dai, e non ti preoccupare, tuo zio non è in casa -

    Mi bloccai improvvisamente, e mia zia mi guardò con curiosità. Se Hisao non era in casa io non avevo motivo di restare lì, ma forse sarebbe tornato di lì a poco.

    - Scusa zia, è che la situazione che si è venuta a creare con lui mi fa stare male, ed ero venuta anche per provare a chiarire...sembrerà strano ma mi dispiace che non ci sia anche lui -

    Ero diventata abbastanza brava a mentire, ormai lo facevo di continuo da quando Ōrora era entrata nella mia vita.

    - Mi dispiace Yuki, ma tuo zio non tornerà stasera...credo sia fuori dal villaggio per una questione importante, ma sai come è fatto lui, non mi ha dato tanti dettagli -

    Ero molto delusa, e ormai convinta che avrei dovuto rinunciare ad uccidere Hisao quella sera, non feci nulla per nascondere il mio malcontento. Ma prima che mia zia potesse dirmi qualcosa la abbraccia forte.

    - Scusa zia, allora ne approfitto per andare a letto che è molto tardi, e domani mattina mi aspetta una giornata impegnativa...Ti voglio bene -

    Volevo veramente bene a mia zia, e il pensiero di essere vista da lei come una traditrice non mi rendeva molto felice.
    Lasciai il cortile della casa, allontanandomi dalla raggio visivo delle sentinelle intorno alla casa, per aggiornare Aki su quanto appena scoperto. Lo vidi su un tetto con un mano sull'orecchio, e poco dopo mi raggiunse, parlando per primo.


    - Tuo zio non era in casa vero? Sappiamo dov'è, questa storia finirà sta notte...andiamo che ti faccio strada -

    Aki era uno di poche parole quando si trattava di agire sul campo, ebbi appena il tempo di metabolizzare la notizia che dovetti subito stare al suo passo, che posso assicurare non essere lento. Feci fatica a stargli dietro, soprattutto nei tratti accidentati, ma fortunatamente non dovetti correre a lungo. Aki si fermò dentro un bosco, ad un centinaio di metri da una casa difficile da non notare.

    kinkakuji



    Con mio rammarico notai che la casa era ben sorvegliata, scorsi degli shinobi sul terrazzo, passare davanti le finestre, e il rumore di passi dentro l'edificio era ben udibile grazie alle mie capacità. Non sarebbe stato facile penetrare all'interno e far fuori Hisao, ma sopratutto non sarebbe stato facile farlo senza far accorrere tutte le sentinelle in suo aiuto. Dovevo pensare a qualcosa, volevo isolarlo così che nessuno potesse disturbarci. Sapevo benissimo che mio zio ero uno shinobi esperto, già preso da solo mi avrebbe dato del filo da torcere, non potevo di certo permettermi intrusioni se avessi voluto rimanere viva e al contempo compiere la missione. Ma Aki dopotutto aveva il suo ruolo, era un ninja esperto appartenente alla squadra anbu, se la stessa Akemi lo aveva messo sullo stesso livello di mio cugino, doveva essere un vero piacere vederlo all'opera.
     
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    La ragazza aveva abbandonato il molo poco dopo gli altri, abbandonando con il suo gesto la missione che le era stata affidata, o forse mutandola in qualcos'altro. Al sicuro nel suo nascondiglio, senza farsi notare, aveva appreso così tanto su quello scambio, tanto che forse aveva intuito i piani del governo-ombra di Kumo. La sua scelta fu quella di lasciar stare, almeno per il momento, e riferire tutto ad Ōrora. Loro avrebbero saputo cosa fare, del resto Yuki era solamente un Chunin, sarebbe stata alle direttive di chi ne capiva più di lei. Viaggiò in fretta verso il quartier generale, pensando e ripensando a quanto aveva appreso; il suo sgomento era in parte dato dal fatto che conosceva molto bene quello che sembrava il capo dei malavitosi. Suo zio Hisao, padre di Ryuu, il cugino di Yuki, che lui credeva morto. Lo zio che la detestava e la incolpava della morte del figlio. Non le era chiaro cosa o perché ma tutto tornava, per quanto potesse pensare di essersi sbagliata, una sensazione in lei le confermava quanto aveva scoperto. Ebbe il tempo di rimuginarsi su finché, durante il lungo tragitto che la separava dalla base di Ōrora, qualcuno apparve davanti a lei, un membro della stessa. Dalle sue parole fu chiaro che era interessato all'esito della missione e accettò di dislocarsi direttamente nel quartier generale quando la ragazza gli spiegò che aveva urgenza di arrivarvi, lasciando intendere che la missione aveva sviluppato una piega diversa. Il loro arrivo fu quindi istantaneo e subito Yuki fu tempestata di domande, alle quali rispose con il proprio resoconto dell'accaduto. La rivelazione dell'identità di uno dei tre non fu presa come lei aveva pensato, difatti Ryuu era già a conoscenza della scomoda verità. Ad ogni modo, i membri dell'organizzazione non avevano cambiato minimamente idea, anzi, il loro nuovo obbiettivo in aggiunta al precedente era quello di recuperare la valigetta con dentro il contenuto dello scambio. Sarebbe toccato sempre alla ragazza dai capelli scuri raggiungere lo zio, recuperare il siero e, cosa più importante, ucciderlo. Le fu affiancato un membro della squadra Anbu di Kumo e, assieme, lasciarono la base, diretti verso la dimora degli zii che Yuki conosceva bene. Più si avvicinava verso il traguardo, più era chiaro che tutto ciò, la riuscita della missione stessa, avrebbe segnato il suo definitivo allontanamento dal villaggio. Sarebbe divenuta una traditrice, trattata come tale, senza la possibilità di tornare indietro. Ne valeva davvero la pena, dunque? Dopotutto per cosa stava combattendo Ōrora se non salvare il proprio paese? Ma la loro scelta era proprio quella di farlo dall'esterno, per cui Yuki non aveva scelta, si era già preparata ad indossare un coprifronte con il simbolo di Kumo rovinato da una linea orizzontale, incisa con un kunai. Era solo questione di tempo, sarebbe accaduto tutto quella notte. L'arrivo alla dimora degli zii fu tempestivo nonostante fosse ancora notte. Tuttavia, non pioveva più, nonostante l'aria fosse ancora pungente. Lasciato indietro Aki, lo svolgimento della missione non andò come previsto dalla ragazza. Non fu il fatto di venire fermata da uno shinobi di guardia a fermarla, ma la rivelazione della zia che spiegò che il marito Hisao non si trovava attualmente in casa. Sicuramente aveva mentito alla moglie, all'oscuro di ogni cosa, ma la nipote sapeva bene che non aveva affatto abbandonato il villaggio, almeno non del tutto. Le dispiaceva lasciare la zia in quel modo, non contando il fatto che la stava lasciano per andare ad eliminarne il marito, ma non poteva rivelarle la verità, nonostante le volesse bene. La felicità della donna era un sacrificio che andava fatto. La luna adesso splendeva pallida e timida da dietro i nuvoloni grigi che avevano cessato di far cadere acqua su di loro. Mentre ritornava sui suoi passi, la giovane Kunoichi tentava di arrivare ad una soluzione: come poteva rintracciare suo zio? Sapeva che aveva mentito, ne era certa, ma ciò non escludeva il fatto che non avesse la minima idea di dove fosse. Per fortuna, Aki, fino a quel momento al sicuro da occhi indiscreti, sapeva qualcosa che lei, così come la maggior parte dei membri di Ōrora (esclusi i più influenti e "anziani") non poteva conoscere. Il ragazzo dai capelli bianchi era uno degli infiltrati, ovvero, uno dei pochi a non essere stati ufficialmente riconosciuti come Mukenin, ma c'erano anche altri membri dell'organizzazione criminale più vasta del Paese del Fulmine ad essere infiltrati, uno dei quali si trovava attualmente nella residenza dove Hisao stava trascorrendo la notte. Fu facile per lui trasmettere le informazioni ad Aki che, senza indugiare, le trasmise a Yuki, guardandosi dal rivelarle chi fosse il suo informatore. Non stava a lei saperlo. Lasciarono la zona, spingendosi verso la periferia più scoscesa, addentrandosi in un grande bosco, vasto qualche chilometro, giù per la montagna. Proseguivano silenziosamente e il cielo riprese a tuonare più minaccioso che mai. Erano trascorse ore intere da quando Yuki aveva lasciato la sua abitazione per raggiungere il luogo dello scambio ma la stanchezza non aveva ancora fatto effetto su di lei. Gli occhi scarlatti di Aki sembravano vedere in profondità persino al buio e la sicurezza con la quale muoveva i proprio passi rassicuravano la ragazza. Finalmente, giunsero all'obbiettivo, restando in disparte di quasi cento metri, nascosti nel fitto della foresta, osservando davanti a loro la grande villa tradizionale costruita accanto ad un laghetto. Ad occhi inesperti quella era solo una bella casetta, ma uno Shinobi vi vedeva solo possibilità di diverso genere. Innanzitutto, il giardino (ovvero lo spiazzo intorno alla casa) era vasto, l'erba era corta e non c'erano cancelli o muri di cinta; pochi alberelli spuntavano qua e là e potevano essere usati come punti di riparo, nonostante i tre Shinobi che facevano avanti e indietro per il giardino, controllando che nessuno vi mettesse piede. Era chiaro che Hisao non voleva essere raggiunto da nessuno e, forse, si era preparato ad un'imminente attacco, probabile che temesse per l'incolumità del suo siero. Oltre al piano terra, la villa aveva altri due piani superiori e, a giudicare dai due Ninja fissi ai lati della finestra nord, era chiaro che fosse proprio quella finestra del piano più alto a custodire la camera dell'uomo, o forse una sorta di stanza segreta, un cavò, per così dire. Era buio e questo poteva giocare sia da vantaggio che svantaggio per Yuki e Aki. Quest ultimo si avvicinò di poco alla ragazza, sussurrandole a bassa voce nell'orecchio.

    Dovrai entrare da sola, in due siamo non è molto sicuro. Quindi prendi questo. Una volta che sarai entrata infilzalo nella parete, così potrò raggiungerti. Mi raccomando, la riuscita della nostra missione dipende al 80% da questo momento. Entra in azione quando te la senti ma è di vitale importanza che tu riesca a entrare senza farti vedere. Se non ci riesci avremmo cinque di loro addosso, per non contare quelli dentro la casa...

    Il giovane le porse un kunai con il suo sigillo stampato sopra, grazie al quale avrebbe potuto dislocarsi all'interno dell'abitazione, qual'ora Yuki fosse riuscita ad entrarvi. Dipendeva tutto da lei e sarebbe stato difficile, ma un po' di paura non l'avrebbe di certo fermata. C'era in gioco la salvaguardia di un Paese intero e, per estensione, di tutti gli altri. Così, l'Anbu si nascose ancor di più celando la sua presenza tra gli arbusti, pronto ad entrare in azione qualsiasi cosa fosse accaduta.

    Puoi farcela, Yuki.

    Fu l'ultima cosa che le disse prima che la ragazza entrasse in azione.



    Hisao posò distrattamente le carte che aveva in mano, documenti importanti che stava solo fingendo di leggere per dissimulare la sua inespressiva agitazione. Li posò quando sentì bussare alla sua porta e la figura nella penombra si fece avanti. Alla luce della luna che filtrava dalla finestra, la sua maschera fu illuminata in modo sinistro e all'uomo, per un attimo, si gelò il sangue nelle vene. Il suo volto restò comunque duro e spietato, mentre si alzava per fronteggiare uno dei suoi uomini, il migliore tra loro. Si guardarono silenziosamente, gli occhi felini brillavano dal retro della maschera. Hisao l'aveva convocato per un interrogatorio che non avrebbe mai pensato di dover eseguire. Stava davvero mettendo in dubbio la lealtà di quello Shinobi? Non lo sapeva e questo lo agitava.

    Sai perché sei qui?

    No, signore.

    ... Sei qui perché ho una domanda molto importante da farti. Ma prima...

    Si tolse qualcosa dalla tasca e la gettò ai suoi piedi. Lo shinobi mascherato, impassibile, si limitò a flettere il collo verso il basso, osservando ciò che ora giaceva davanti a lui. Era un polsino con un simbolo ricamato sopra, sporco di sangue. Hisao fissò il volto dell'altro mentre si rialzava, calmo, senza dire una parola. Iniziò a sudare difronte a quella indifferenza. Il polsino in questione era appartenuto ad uno degli Anbu incaricati di fargli da scorta, scomparso settimane prima. Non c'erano state prove sufficienti ma, adesso, l'effetto personale era saltato fuori dagli oggetti dell'Anbu dai capelli chiari sparati in aria, lo stesso che lo stava fissando. I pensieri nella mente di Hisao sembravano convergere verso l'unica spiegazione possibile: un complotto ai suoi danni. Takahashi era stato eliminato per mano dell'uomo dagli occhi felini e tutto per trovarsi davanti ad Hisao quella stessa notte. Aveva preso il suo posto per un motivo e l'uomo credeva di sapere di cosa si trattasse. Purtroppo, ciò che Ōrora non sapeva era che non era l'unico ad avere degli infiltrati. Erano stati eliminati, ma avevano raccolto abbastanza informazioni. Hisao sapeva della sua esistenza, nonostante non sapesse chi ne facesse parte né dove si trovassero. Ma adesso, in quella notte, finalmente qualcosa sarebbe potuto cambiare. Con tutta probabilità, lo Shinobi davanti a lui era un membro dell'organizzazione criminale. Si asciugò il sudore dalla fronte con un gesto veloce mentre sembrava agitarsi sempre di più.

    Sai, personalmente do piena fiducia ai miei uomini, sempre. Sono io a sceglierli, li ho visti crescere e per questo mi circondo della loro lealtà. Takahashi, lui era uno di quelli. Non te l'ho mai detto prima ma adesso penso che le cose siano cambiate. Tu non mi sei mai andato a genio.

    Sono spiacente, signore.

    Ah, sei spiacente.
    Vedi, al contrario della maggior parte dei tuoi colleghi, io sono convinto che tu sappia cosa sta succedendo al nostro Paese.


    Signore?

    Sto parlando di ciò che sto facendo. Non fingere di non saperlo, non sono uno dei tuoi nullafacenti sottoposti. Sto parlando dello scambio di stanotte, sono certo che tu sappia. Come sono certo che tu sappia perché il polsino di Takahashi sia stato ritrovato nella tua abitazione. Non sono uno sciocco, so bene ciò che stai facendo.

    Continuo a non capire, signore.

    Tsk. Sei un osso duro, eh? Bene, allora andrò dritto al punto. Voglio che mi parli di Ōrora. Ora.

    Tutto tacque improvvisamente, Hisao aveva colpito nel pieno. Il suo occhi sinistro prese a palpitare mentre le mani si facevano sudate. L'altro restò in silenzio, senza dire una parola, ma smise di respirare per qualche secondo, consapevole che la sua copertura era appena saltata. La sua mente calcolatrice viaggiò velocemente ma sapeva che tutto ciò che avrebbe dovuto fare era prendere tempo. In quel preciso istante, l'organizzazione si stava già muovendo. Sorrise, nonostante la maschera.

    Non so di cosa sta parlando, signore.

    Ahahah! Tu pensi sul serio di fregarmi?

    Hisao rise ma la sua espressione si fece improvvisamente furente. Era agitato poiché capì che, se quel maledetto Shinobi era lì con lui, significava che la sua vita era in pericolo.

    Takahashi era sulle tracce di quella maledetta organizzazione di criminali e che succede? Puff! Morto! Ucciso... da te. Tu non avevi un posto qui, non lo avresti mai avuto finché c'era lui. Ma adesso lo hai, sei qui, con me...

    Si avvicinò a lui lentamente, fissandolo dritto negli occhi. La stanza era buia e l'Anbu riusciva a sentire il battito dell'altrui cuore mentre si avvicinava sempre di più. Sentì un ingranaggio mettersi in moto. Un rumore flebile e sinistro proveniente dal braccio dell'uomo, coperto dai pesanti indumenti. Hisao aveva indossato la lama retrattile fin dal momento dello scambio e, ora, la sua lama era pronta a scattare. I due erano assai vicini, potevano scrutare l'anima negli occhi dell'altro.

    Tu... li hai portati qui... non è vero?

    ... Mi dispiace, signore.

    ... Capisco... Non mi lasci altra scelta, dunque... Grimm.


    La lama scattò. Uno schizzo di sangue bagnò la parete della stanza di Hisao, illuminato dalla luce della luna nella notte.

    La situazione è la seguente: ci sono tre Shinobi che gironzolano per il cortile, girando tutto il perimetro della casa. L'ingresso, tuttavia, non resta mai scoperto. Il giardino è sorvegliato anche da altri due Shinobi sul balcone della camera di Hisao. Il tuo compito è provare a penetrare nella casa senza bisogno di ingaggiare uno scontro. Hai carta bianca, realizza un piano efficacie per non farti beccare e non preoccuparti del tuo compagno. Se riuscirai ad entrare ti raggiungerà. Se hai dubbi mandami pure un MP e scusa per l'increscioso ritardo!
     
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    Come ero iniziato tutto ciò? Combattere per il bene comune in modi che potrebbero essere considerati sbagliati, quella era stata la mia scelta. Giungere fino a lì per arrivare ad assassinare il mio stesso zio, capo di un organizzazione criminale dedita a complottare contro il villaggio della nuvola. I pochi che si erano opposti a quest'organizzazione avevano dovuto lasciare la loro casa ed essere considerati da tutti come ninja traditori, cosa che però gli avrebbe permesso di agire in modi non propriamente convenzionali.
    La cosa che più mi spaventava in quel momento era riuscire a superare lo schieramento di guardie poste a protezione di mio zio, anbu addestrati contro i quali non avrei avuto la benché minima possibilità in uno scontro diretto, quindi come fare? Dovevo inventarmi qualcosa per superarli senza farmi vedere, arrivare da mio zio e ucciderlo prima che chiunque potesse accorgersi della cosa, e infine scappare per sempre, lontano dal villaggio dove ero nata e cresciuta, costretta a vivere una vita da emarginata, braccata e costantemente in fuga.


    Dovrai entrare da sola, in due siamo non è molto sicuro. Quindi prendi questo. Una volta che sarai entrata infilzalo nella parete, così potrò raggiungerti. Mi raccomando, la riuscita della nostra missione dipende al 80% da questo momento. Entra in azione quando te la senti ma è di vitale importanza che tu riesca a entrare senza farti vedere. Se non ci riesci avremmo cinque di loro addosso, per non contare quelli dentro la casa…

    Aki finalmente disse qualcosa, speravo in sue parole di conforto, che mi dicesse che per lui non ci sarebbero stati problemi a difendermi, invece mi confermò quello che temevo. Me la sarei dovuta cavare da sola.
    La domanda che continuavo a pormi dalla sera precedente era “Perché io?”. Dopotutto Ōrora era formata da ninja formidabili, se fossero venuti tutti avremmo potuto concludere quella faccenda in poco tempo. Inizialmente potevo capirlo, il bersaglio era dentro il villaggio e molti membri non potevano farsi vedere in quanto traditori, ma dopo mio zio si era rifugiato fuori dalle mura di Kumo, quindi non capivo il motivo della loro scelta. Ero convinta che mi stessero mettendo alla prova per vedere se sarei potuta veramente risultare utile ai loro scopi, ma avrebbero potuto farlo in altri modi, non facendomi rischiare la vita. Io ero disposta a farlo ovviamente, era stata una mia scelta e sarei stata disposta ad accettarne tutte le conseguenze, ma ero spaventata. Forse era normale o forse no, ma in quel momento era il sentimento prevaricante.


    Puoi farcela, Yuki.

    - Spero tu abbia ragione Aki, io farò del mio meglio come sempre...ci vediamo dentro -

    Ero sola fino all'ingresso nella villa, quindi iniziai a pensare a un strategia mentre mi trovavo nascosta tra la vegetazione. Mi girarono diverse idee per la testa, le scartai tutte per un motivo o per l'altro. Avevo pensato di trasformarmi in una delle guardie, ma era troppo rischioso, avrei potuto incontrare la guardia in cui mi ero trasformata, e avrei mandato a monte tutto. Avevo pensato di avvicinarmi di soppiatto ma era impossibile trovare un ingresso non sorvegliato. C'erano tre guardie che pattugliavano il perimetro, e altre due sul balcone di quella che sembrava la stanza dove si trovava mio zio. Inoltre non sapevo se vi erano altre sentinelle dentro la casa, era una variabile di cui avrei dovuto tenere conto.
    Il tempo passava mentre cercavo di trovare una soluzione intelligente a quel dilemma, e infine trovai qualcosa, nulla di infallibile, ma qualcosa di fattibile e con una buona percentuale di successo. L'idea era quella di creare un diversivo abbastanza grande da mettere in allerta tutte le guardie, così da lasciarle abbandonare il loro posto, e poter passare. Sapevo anche che tipo di diversivo utilizzare, trovandoci in un bosco la cosa migliore era appiccare un incendio abbastanza distante dalla villa da permettermi di fare tutto quello che avevo bisogno di fare. Ero sicura che tutte le guardie avrebbero tentato di spegnerlo per impedirgli di raggiungere la villa dove si trovava mio zio, quindi dove creare qualcosa di così grande da tenerli impegnati per un lasso di tempo sufficiente a uccidere mio zio e ad andarmene. Un tale incendio però non sarebbe passato inosservato nemmeno da dentro la stanza di mio zio, quindi dovevo entrare prima che potesse mettersi in allerta e scappare.
    Mi mossi con cautela, percorsi tutto il perimetro delle villa mantenendomi alla stessa distanza da cui ero sicura di poter monitorare la situazione senza essere vista. Raccolsi quante più foglie secche e legna secca che trovai, e l'ammucchia tutta alla base di un albero, e poi feci la stessa cosa con un albero vicino, e ancora con quello adiacente. Avrei appiccato circa sette o otto fuochi tutti nello stesso punto per garantire una rapida propagazione, facendo in modo che non potessero spegnerlo in breve tempo. Non volevo usare chakra, quindi tirai fuori dalla tasca il mio zippo e iniziai ad accendere i mucchietti che avevo fatto, accertandomi che ognuno di essi avesse preso bene prima di passare a quello successivo. Quando accessi anche l'ultimo mi allontanai sempre percorrendo il perimetro al riparo dalla vegetazione, e attesi. Se tutto fosse andato come avevo previsto, tutta la zona circostante si sarebbe illuminata di una luce rossastra, e l'inferno si sarebbe scatenato. Un incendio da costringere tutte le guardie a precipitarsi lì per spegnarlo, cosa che mi avrebbe permesso di avvicinarmi senza impedimenti alla villa.




    Con la via verso il mio bersaglio sgombra sarei potuta facilmente salire sulla parete della villa, fino al balcone della stanza che credevo essere quella di mio zio. Ovviamente speravo che anche le due guardie sul balcone se ne fossero andate dal loro posto per tentare di fermare le fiamme, altrimenti per me sarebbe stato un bel guaio.
    Se fossi riuscita a raggiungere il balcone per prima cosa avrei piantato il kunai a terra, così da dare un punto di ingresso anche ad Aki, e poi mi sarei preparata per lo scontro contro mio zio Hisao, uno scontro che avrebbe deciso il mio destino.
     
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    Il buio avvolgeva l'alta e fitta foresta, i cui alberi si innalzavano cupi oscurando la luce della luna, nascosta dietro pesanti nuvoloni grigi. Tuoni in lontananza rimbombarono, sembrava che la tempesta dovesse scoppiare da un momento all'altro, di nuovo. La situazione era in stallo e la giovane Yuki doveva superare il grande ostacolo della sorveglianza che le si parava contro. Sarebbe stato difficile poiché non c'era modo di introdursi furtivamente nell'abitazione senza passare sotto il naso dei cinque Shinobi (tre di guarda al giardino e due sul terrazzo del terzo piano), così che la giovane Kunoichi dovette ragionare a mente fredda per trovare una soluzione. Purtroppo, non era più in accademia. Non le era consentito sbagliare, non le era permesso ricominciare daccapo. Un solo errore le sarebbe costata l'infamia di venire marchiata come traditrice, nel peggiore dei casi, sarebbe equivalso alla sua morte. Cosa accade quando per la prima volta bisogna decidere realmente della propria vita? Il senso d'angoscia dell'errore, la speranza della riuscita, un connubio di sensazioni che si scontrando e si uniscono, creando un'agitazione totale. Ma Yuki doveva per forza di cose farci i conti, non agire sarebbe equivalso ad una sconfitta. Si trattava di vincere o perdere ma ciò non era un gioco. Quindi, che fare? Il cervello della ragazza lavorò febbrilmente mentre l'umidità rendeva l'aria pregna, mentre le prime gocce cominciavano a cadere dal cielo scuro. I volti degli Shinobi, dopo ore di guardia, si erano ridotti ad occhiate annoiate, desiderose di pausa. I passi dapprima spediti e rigidi si erano fatti stanchi, quasi goffi. L'uomo è un essere imperfetto e come tale non può sopportare troppo. Il buio era il palcoscenico perfetto per quella notte. Nella mente della giovane ragazza le idee nascevano e morivano alla velocità della luce, finché qualcosa non parve delinearsi dentro di lei. Un bagliore che sembrò rischiarare le sue speranze. Avrebbe approfittato della distrazione degli Shinobi per fornirgli uno spettacolo degno della loro attenzione. Aki, accanto a lei, attendeva in silenzio. Non dipendeva da lui la riuscita di quella prima parte della missione, lui avrebbe aiutato la ragazza nel resto. Ma era sulle sottili spalle della ragazza di Kumo che gravava il peso di un Paese intero. Con il suo gesto avrebbe messo fine alla sua libertà, donandone una, più nuova e reale, al suo amato Paese. Si mosse velocemente. Conoscendo le foreste, non fece altro che raccogliere tutto l'occorrente per il diversivo perfetto: legna secca, foglie accartocciate, altri rametti e il suo fedele zippo, che avrebbe funto da miccia. Era ricorsa allo strumento che fin dall'antichità aveva affascinato e spaventato l'uomo, un richiamo al quale era impossibile non rispondere: il fuoco. Gli Shinobi camminavano ancora con le teste basse, sbuffando, fingendo soltanto di scrutare tra la boscaglia, finché non videro qualcosa di nuovo. Poche scintille e il gioco divampò. Una serie di piccoli fuochi accerchiarono la villa, raggiungendosi gli uni con gli altri, bruciando ogni cosa. Gli arbusti allungavano rami in fiamme verso il cielo mentre la luna, pallida, osservava lo spettacolo timidamente, da dietro le nuvole grige. Le fiamme divamparono e gli Shinobi distratti si ridestarono in men che non si dica, precipitandosi al limitare della foresta, con le mani nei capelli. Ciò che distingueva, in qualche modo, tutti gli Shinobi di Kumo era la particolarità di possedere un'inclinazione naturale al chakra raiton e, statisticamente, solo pochi di loro erano predestinati ad utilizzare un chakra di tipo acquatico. Se ciò non fosse stato, due di loro avrebbero potuto tranquillamente utilizzare un Ninjutsu elementale composto d'acqua per spegnere le fiamme ma al destino piace giocare con regole tutte sue. Così, i due membri di Ōrora attesero nascosti il momento giusto, sorvegliando la situazione che si era letteralmente riscaldata. I tre shinobi tentavano di raggiungere il laghetto vicino alla casa per riempire secchi d'acqua da utilizzare come estintori, ma le fiamme divampavano sempre più alte, tanto che sembravano lingue di fuoco contro il cielo scuro. Anche i due Ninja sul terrazzo non poterono restare in disparte, tentando di aiutare in qualche modo. Purtroppo l'incendio li aveva accerchiati e il caldo e l'improvvisa luce dei fuochi provocò negli uomini un'ondata di panico. Unendo le forze, tentarono di reagire come meglio poterono. Due di loro sapevano utilizzare il chakra Doton ma avrebbe potuto servire loro solamente se fossero stati capaci di disgregarlo e farlo divenire sabbia, tentando di soffocare le fiamme che comunque erano divenute troppo alte. Ben presto il fumo, il crepitare della foresta bruciante e il fuoco stesso avrebbero attirato l'attenzione del Villaggio. Fu proprio quando tutti e cinque i Ninja si radunarono per urlarsi comandi e tentare di spegnere l'incendio che Yuki fece la sua mossa. Concentrando il chakra nelle piante dei piedi, corse per il giardino, ricoprendo quella breve distanza in pochi secondi, saltando verso la parete della villa e arrampicandosi fino al terrazzo, adesso sgombro. Sentì dal dentro della camera una lama scattare. Con il cuore in gola piantò il kunai a terra e una frazione di secondo dopo apparve Aki che aveva tenuto d'occhio la situazione rischiando di venire investito dalle fiamme pur di non far saltare al copertura. Una volta sul terrazzo, i due si mossero all'unisono, senza parlare, senza aspettare altro tempo. Sfondarono la porta finestra ritrovandosi faccia a faccia con Hisao. La luce bluastra della luna aveva ceduto il posto a quella rossa e accecante delle fiamme che illuminavano la stanza altrimenti buia. A terra, sotto uno schizzo di sangue sulla parete, giaceva Grimm. Era ancora in vita ma la lama celata di Hisao gli aveva reciso la gola e l'Anbu, ancora mascherato, era ormai privo di sensi, ricoperto del suo stesso sangue. Il viso folle dell'uomo ignorò completamente Aki, concentrandosi sulla ragazza che conosceva fin da sempre. Sua nipote, responsabile della morte del figlio, era lì davanti a lei, mentre la foresta bruciava, sancendo la triste fine di quel rifugio che aveva faticato per trovare. Era lei la causa di ogni suo male, era lei che stava tentando di rovinargli la vita. La lama che aveva al braccio gocciava ancora sangue che si trasformò in una modesta pozza sul pavimento di legno. I suoi occhi chiari fissarono gli occhi della ragazza mentre il suo volto assumeva un'espressione feroce. La sua voce tremava per l'emozione e la smania di vendetta. Si sarebbe scagliato contro di lei all'istante se solo ci fosse riuscito. Ma lo sgomento lo fermava. Sapeva di Ōrora ma non sapeva di lei. Rise. Prima in modo sommesso, poi scoppiò in una risata isterica e liberatoria mentre il suo viso veniva illuminato dal riflesso delle fiamme. Le gocce di pioggia si fecero più pesanti e ben presto si udì il *Tic! Tic* della pioggia che batteva sul fuoco. I cinque Shinobi tirarono un sospiro di sollievo quando capirono che la tempesta era tornata, ma c'era un nuovo problema. Sentivano delle presenze intruse e non bastò molto perché si accorgessero del vetro sfondato del terrazzo. Qualcuno era penetrato nella villa e toccava a loro fermarlo, o meglio, ucciderlo. Intanto, Hisao leccò la lama insanguinata, rivolgendo uno sguardo atroce alla nipote.

    Tu! Tra tutte le persone che non vorrei vedere sulla faccia della terra... proprio TU! AHAHAHAH! Dovevo proprio aspettarmelo! Non ti bastava, vero? Non ti bastava portarmi via mio figlio, NO! Tu dovevi anche giocare a fare il supereroe, immischiandoti in faccende che non ti riguardano! Ma sì, perché no?! Che cosa avevi da perdere infondo? Molto meglio venire qui e tentare di uccidermi per conto di quella feccia di delinquenti! AHAHAAH! Tu lo sai che significa, ragazzina? Ti sei mai chiesta il PERCHÈ di tutto questo? No. NO! Tu fai solo di testa tua, vero? Tu sei una sporca egocentrica ragazzina che non sa dove ficcare il naso!

    Rise di nuovo, questa volta in maniera lugubre. Sembrò meditare qualcosa, si nascose il viso tra le mani, voltandosi e ridendo a bassa voce. Attimi di silenzio separavano quel momento dal verdetto. Gli shinobi avevano fatto irruzione in casa, stavano salendo le scale. E l'uomo si voltò mentre i tuoni scoppiavano e i fulmini si abbattevano si quella terra bruciata.

    Ma ti sbagli... questa volta...

    Si voltò lentamente verso di lei, con gli occhi chiarissimi fuori dalle orbite e un sorriso tirato, anormale, il sorriso di un folle che sta per commettere una pazzia.

    NON TI LASCERÒ ROVINARE I MIEI PIANI!!

    Fece per lanciarsi contro di lei ma il corpo di Grimm si mosse, colpendogli con un calcio poderoso la caviglia destra. L'uomo barcollò e i suoi scagnozzi risalirono le scale: davanti a loro, in fondo al corridoio, la porta della stanza.

    Hai carta bianca, gestisci la cosa come meglio credi ma non essere autconclusiva. Ricorda solo che ci sono 5 Jonin che stanno per entrare nella stanza. Ti lascio comunque decidere cosa fare.
     
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    Sele ha cancellato il suo account quindi direi che questo evento è chiuso. Vorrei solo richiedere exp visto che comunque tre post li ho fatti e.e Assegnarne anche a lei è inutile, non credo tornerà :si2:
     
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  11. Anselmo
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    Te la valuto come PQ allora, ma non posso darti tanto per non far passare un'idea sbagliata. Prendi 60 exp.
     
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    Va benissimo, grazie!
     
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