What If...?

II P.Q di Lobo Obol

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  1. G.roucho
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    PROLOGO:


    Sopra la panca la capra campa,
    sotto la panca la capra crepa.




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    "La morte di un essere vivente equivale alla morte di infiniti universi dell'anima. C’è un luogo, dove può essere raggiunto solamente se le anime si uniscono al sapere della follia. Tale ordinaria rappresentazione della realtà non è altro che la nostra infima anima...".



    Un cerchio; ben lontano dalla forma astrale dell’universo assoluto. Ero lì, in quel calore intenso che tanto mi trasmetteva l’eterna vibrazione dell’anima. Assaporavo, come un bambino, il nettare bianco e dolciastro della vita. Ero libero di volare in quello spazio cosmico infinito. Senza pensieri e nessun ricordo. Niente poteva farmi del male in quell'angolo di paradiso. Non avevo ali se non la mia epilettica follia. Ai lati delle stelle e dei pianeti percepiti, vi erano sagome schematiche tutte accese, con alcuni triangoli posti al centro e diagrammi violacei che gironzolavano attorno. Era tutto fottutamente epico! Quanto profondo era l’abisso di quell'enorme eternità; si sentiva lacerare, sotto le unghie della nebulosa variopinta, i mille crateri dell’orizzonte di una stella morta. Che goduria perenne era quella pacifica visione; ascoltavo le rime di un silenzio acuto e stretto. L’intero universo sembrava avvicinarsi a rilento alla mia visione, come una piccola sagoma vaginale che partorisce senza sofferenze un prematuro neonato. Sentivo una voce, in lontananza, una donna triste. Richiamava con gran tremore gli altri corpi celesti nelle profondità, che si rinchiusero d’improvviso in una linea sottile posta al di là di quell'oceano costituito da luce e calore. Tutto era unito secondo un magnifico ordine, quasi racchiuso attraverso il canto, questa volta più forte, della donna che diveniva madre e moglie dell’universo stesso. Poi quell'antro materno si allargò veloce per fare spazio a un buco nero di dimensioni mastodontiche; d’incanto la mia anima fu attratta lesta verso quello spazio cupo e profondo. Non avevo paura, c’era con me quell'autentica voce celestiale a farmi compagnia. Mi accompagnava per mano e mi proteggeva dalle emozioni tristi e spaventose. Che cosa stava assistendo realmente la mia contorta vita? A una mera illusione o a un’autentica e pacata realtà? Io ero lì, fermo ad attendere che quella creazione non si collassasse su se stessa; come ad un ordinario e folle paradosso.
    La voce femminile continuava a cantare, e nell'intimo della mia mente sembrava di racchiudere i ricordi e i sentimenti nella natura stanca e triste del cosmo. Ero passato a miglior vita? Non capivo. Non potevo comprendere. L’unica cosa che potevo realmente percepire era la realtà dei miei pensieri. Ero vivo in un’energia pensante, quasi tutt'una con quella indecifrabile immagine. Al centro di essa accadde d’improvviso un altro evento inspiegabile, qualcosa che superava e andava oltre la normale realtà; la nebulosa si era ingrandita e aveva inalveato dentro di essa l’intero sistema solare. Per un attimo avevo attribuito quel gesto a una mera riproduzione sessuale. La nebulosa aveva copulato con il resto dei corpi celesti e ora si riposava per produrre e sostituire un altro universo su quello appena deceduto. Ero stato un voyeurista di quell'amore cosmico, se così può essere soprannominato; poi quella voce femminile si zittì, senza preavvisi o motivazioni plausibili; per un attimo quelle luci splendenti e sprizzanti d’energia si sostituirono a un boato enorme. Era appena esplosa una bolla cosmica che aveva risucchiato l’intero paradiso. Non vi era rimasto che uno spazio buio e asfissiante.

    ***

    Cosa cazzo era successo? Non era così che volevo svegliarmi. Ho un dannato male al collo e mi sento come se fossi stato picchiato selvaggiamente da qualcosa o qualcuno. Poi capì, quando vidi rotolare in basso la siringa del H22. Che merda. Ero fatto. Mi sentivo debole e quella sensazione di benessere provata precedentemente, ora se ne andava decisamente a puttane. Ero uno straccio. Il vomito arrivò dopo, prima dei sensi di colpa e degli spasmi muscolari. Che cosa avevo mangiato quella sera? Ah giusto, del sudicio ramen. Ora era lì, a guardarmi felice sulla strada. Forse avevo ancora i residui di quella merda, vedevo una faccina felice nel mio stesso vomito giallognolo. Potevo contare senza problemi tutti i pezzettini di carne e pesce schiacciati sull'asfalto; che schifo. Che drogato del cazzo che sono. Non voglio vedermi allo specchio, sono figlio di una drogata. Sei contenta madre? Sto seguendo i tuoi stessi insegnamenti. Cazzo…la schiena. Che cosa sono queste vibrazioni sul collo? Che cazzo ci fanno questi ragazzi qui? Non dovrebbero rintanarsi nei buchi delle loro fogne? Non voglio ne sentire e ne vedere nessuno. Mi fanno tutti schifo. Questo intero mondo sta andando letteralmente a puttane, come tutti i clienti di mia madre d’altronde; forse dovrei andarci anch’io, chissà che faccia farebbe se mi vedesse come suo cliente. Sfioro il proibito mia cara mamma, lasciami entrare nell’utero da cui mi hai generato. Sono stanco. Decisamente stanco. Costa troppo avere un po’ di pace in questa vita? Guardali, sti degenerati che mi seguono; con i loro grugni impauriti da cane bastonato. Cosa c’è vostro padre non vi picchiava abbastanza? Avrei dovuto metterlo per iscritto. Chissà forse in un'altra vita sarei nato da una puttana più altolocata. Magari che poteva permettersi un figlio pulito, ben protetto e sistemato. E’ tutta colpa tua madre! Non avrei mai dovuto fidarmi di te! Sarei dovuto morire soffocato attorno al tuo cordone ombelicale! Un suicidio avrebbe detto il medico di turno. Un caso di distacco profondo del neonato. Strano. Possono i neonati suicidarsi? Possono capire il valore stesso della vita? Non lo so. Non credo. Forse sì, forse no. E che cazzo. Sono sballato…o lucido? Ma questa roba fa effetto su di me o è tutta finzione? Non vorrei aver ragionato inutilmente per ore. Ma chi là do a bere. Chi cazzo può capirmi se non il lettore? Chissà, forse sono un mero personaggio di un romanzo e la mia schizofrenia è latente o semplicemente sto delirando e dovrei fare più sesso. Non basta masturbarsi osservando di nascosto omicidi, stupri e violenze? Madre…io…io…ti ODIO!




    Quando non c'è più posto per correre

    c'è una stanza per un altro figlio?

    Un altro figlio

    se puoi resistere

    se puoi resistere, resisti

    vorrei alzarmi, vorrei andare

    lo sai, lo sai -no, non lo sai, non lo sai

    vorrei splendere nei cuori degli uomini

    voglio un significato dal dorso della mia mano rotta...


    Edited by G.roucho - 13/6/2015, 00:29
     
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  2. G.roucho
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    Sopra e fuori, ultima chiamata per il peccato

    mentre tutti sono perduti, la battaglia è vinta

    con tutte queste cose che io ho fatto

    tutte queste cose che io ho fatto

    se puoi resisti

    se puoi resisti



    I venti dietro il collo. Il glaciale brivido delle ossa. Quanto fredda era l’anima di quella creatura stretta tra i miei pugni. Era lì, quel bastardo traditore, ansimante e pisciasotto. Ti sei cagato nei pantaloni? Conosco le tue intenzioni figlio di puttana. Riesco ad annusare la tua infima merda. TRADITORE, SPIA DEL CAZZO! Non ti sentivi ben accolto nella nostra famiglia? Eh? Reagisci! PORCO! Reagisci! Fammi sentire vivo! Eh che cazzo, non vomitare sulle mie scarpe. Sono più importanti di te, riesci a capirlo? Sei solamente l’ultima calzante merda del mondo. Sei così in basso nella catena alimentare che il vomito a confronto a te è più importante da lucidare! Cosa? Vuoi che la smetto? Ah, questo non è niente. Aspettati l’inferno. Quando ti risveglierai, dovrai pagare profumatamente qualcuno che ti riaggiusti la tua stramaledetta faccia. Lo sapevo che c’era qualcosa che nascondevi dietro quell'aria da finocchio che sei! Ora diventerai più brutto della fame e più bello dei ratti! Eh che cazzo! Basta sputarmi il tuo sangue e le tue lacrime sulla faccia; non farai altro che irritarmi ancora. ANCORA. aNcOra. Ora rispondi lentamente e ben concentrato. Che cosa vogliono realmente gli adulti da noi? Eh? Non sento. Ripeto: NON SENTO. Puoi piangere di meno e parlare seriamente per un attimo? Vuoi la mamma? Sai cosa farò a tua madre nel sonno se non mi dici cosa vogliono gli adulti da noi? Cosa? Basta. Un brivido d’adrenalina mi raggiunse d’improvviso lungo tutta la schiena. Ero pronto per sferrargli un bel calcio sul naso. Ecco, bravo, stai fermo così, molto bene! Sei pronto? Quando sferrai il primo calcio su quel volto, sentii le sue ossa scricchiolare sulla punta della mia scarpa. Sembrava il sinistro suono di un tic sbriciolato; lo stesso che puoi sentire quando spezzi uno stuzzicadenti o un fiammifero, solamente un po’ più rumoroso. Non strillare maledetto cane. Non è successo niente. Guarda gli uccellini, ti stanno osservando e ti fanno pio, pio, pio, pio. Cazzo, ti ho detto guarda questi maledetti e fottuti uccelli! Sto già perdendo troppo tempo con te, dovrei finire di leggere il mio romanzo preferito. Sai cosa significa leggere? Saputello del cazzo? Ho bisogno di rilassarmi e tu mi stai facendo arrabbiare. Ho una pazienza e un limite. Cosa? Scusami? Che vuol dire “scusami?”. Non posso accettare le tue scuse e sai perché? Perché sei un fottuto ricco del cazzo. Una spia. Ti ho accolto come uno di noi e tu spifferi tutto a quei stronzi lassù per che cosa? Un bel posto in prima pagina sul giornale locale? La tua insignificante autobiografia su un libro d'autore? Magari un bel premio per aver salvato noi topi di fogna? Eh dico bene? Volevi salvarci tutti? Mio caro supereroe? Credi che ci piaccia stare in questo dannato posto? Tu non sai un bel cazzo di niente. Se vuoi, puoi salvarmi succhiandomi il pene. Sai è bello, magari ti piace pure bastardo! Ah, dici pure a quelli lassù, quando ritorni, che io non ho paura delle loro regole e che non mi piegherò mai a quella società di merda. Vivrò approfittandomi dei loro sistemi deboli per arricchirmi, e un giorno riscriverò completamente questa fottuta società corrotta! I primi a perire sarete voi! Non ci sarà più divario tra ricco e povero, tra bello e brutto, tra autorità e cittadino. Tutto prima o poi sarà completamente uguale, e a quelli come te mangerò le palle a colazione!
    Al mio primo e violento calcio ne seguì un successivo, ancora più forte. Questa volta le urla del ragazzino raggiunsero persino le più ben lontane profondità delle fognature. Nessuno in quel luogo l’avrebbe sentito; forse solamente i topi che incuriositi tenevano le orecchie ben aperte; aspettavano impazienti che gli servissi un cadavere su un piatto d’argento. Ma io non avevo mai ucciso nessuno. Non ero un assassino, almeno non ancora. Quella sera mi limitai solamente a “lasciare” un messaggio su quel fottuto traditore. Avevo anche un doppio fine, quello di aumentare la mia figura autoritaria sulle giovani menti della gang tramite l'orrore e la paura. Avevano bisogno di qualcuno che li spaventasse; un leader forte e carismatico. Ero solamente un ragazzino malato che si fingeva un adulto bastardo per controllare altri ragazzini malati. Il ciclo si ripeteva ogni volte ed io ero pronto per assumere quelle mentite spoglie che tanto odiavo; che buffo, anzi che ironia della sorte. La mia vita era legata a una continua imitazione dei miei genitori. Prima la droga poi la violenza. C’è l’avevo nel sangue quei geni maledetti. Ero destinato davvero a riscrivere in qualche modo la storia o sarei morto per mano di qualcuno ingaggiato da quello stesso sistema da cui volevo evadere? E che miseria! Tra un pensiero e l’altro mi ero scordato di quello stronzo sotto la mia scarpa; guardai nuovamente il suo viso, puzzava di sangue e merda. Forse sarebbe morto da lì a poco per mancanza di soccorso. Forse avrei dovuto fermarmi. Ho dannatamente esagerato. Non volevo arrivare a così tanto; sono pazzo? Quel bastardo ha entrambi gli occhi sbarrati sul soffitto. Probabilmente ha perso conoscenza per il forte dolore.
    Osservo ormai da molto lo scorrere lento di quell'acqua zozza. Per un momento avevo fantasticato di gettar lì il corpo di quel ragazzo, magari assistendo alla sua inesorabile morte nei canali di scolo più profondi. No. Era troppo, dovevo fermarmi. Vi era un limite a quella follia. Avevo già fatto fin troppo per quella sera! Chissà, forse gli altri ragazzi udendo le grida di quel poveraccio si erano già spaventati abbastanza. Che noia. Lanciai quindi uno sguardo fugace verso la carcassa e lentamente la trascinai al piano superiore...


    Un altro mal di testa, un altro spezza il cuore

    Sono molto più vecchio di quanto io possa prendere

    E il mio affetto, beh viene e va

    Ho bisogno di una direzione per la perfezione, no no no no



    “ Un altro pianto e la vita diventa più gracile. Sono solamente la via oltre il sentiero dell’universo. Non riesco a respirare. Non posso resistere sotto il mare delle anime. Addio…” .

    Edited by G.roucho - 13/6/2015, 00:22
     
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    Flash. Visione. Intima sensazione



    Quel materasso sporco, fetido e freddo. L’aria triste e buia. Le voci suffuse e la paura di morire. Io ero lì, stretto tra le coperte calde in un posto squallido che era la mia unica casa. La fogna. Quanto angusta era la mia vita sotto quel villaggio; quanto amaro era il sapore del passato. Sono passate le ore e sono sveglio. Non c’è altra pace se non la lettura; proprio in essa, trovavo l’abbraccio caldo dei miei genitori. Che schifo. Un altro giorno senza fine. La vita andava a rilento in questo posto. Tutte le colpe del passato sulla mia squallida fine. Che schifo. Ho rubato questo romanzo di avventura a una vecchia indifesa. Il mio primo furto. La copertina è tutta rotta; quanto tempo ho perso a rileggere le tue avventure mio caro Lobo…
    Quanti ricordi dietro queste pagine secche, raggrinzate. C’è ancora la macchia di sangue secca sul retro della copertina. Quella puttana non voleva mollare. Gli l’avevo detto gentilmente, dammi quel libro e non ti farò del male. Non era andata così, purtroppo; continuava a urlare sull'asfalto che non riusciva a respirare e che il libro era un regalo per il suo nipotino. Bastarda. Questo libro è mio. Auguri di buon compleanno, Ushinau, con affetto, nonna. Vaffanculo, Ushinau, chiunque tu sia. Le avventure di Lobo sono le mie. LOBO THE DUCK. Che divertimento! Ci sono anche i disegni accanto. Ogni capitolo era descritto magnificamente da quelle maestose raffigurazioni grafiche. LOBO THE DUCK narrava di un…e poi fui interrotto da un ragazzo della gang. CHE NERVOSO. Volevo strozzarlo con tutto me stesso. Ci avrei messo l’anima nel farlo. Cosa cazzo vuoi? E lui mi mostrò una piccola lettera con una firma ben riconoscibile. PER TE e poi scomparve come un mostriciattolo.
    Era il DOTTORE e questa volta mi voleva per qualcosa di grosso. Sfioravo il limite dell’illegalità? Mi avrebbe pagato? Non ci pensai un minuto e aprii quella fottuta lettera;

    “Il richiamo degli uccelli. TIC.
    Volare verso il nido. TOC.
    Toccare il fondo della vita. TIC.
    Coccolarsi a vicenda. TOC.
    Ritornare al nido. TIC-TOC”.


    Sorrisi. Quel messaggio in codice nascondeva ben di più di quello che apparentemente mostrava. Il richiamo degli uccelli, un classico dell’antica mitologia ninja. Nessuno conosce questa poesia meglio di me. Ho perso il conto delle volte che ho letto al chiaro di luna il verso: toccare il fondo della vita. E’ proprio il fondo stava toccando la mia anima per un po’ di H22. Non ricevevamo compensi o onori per quello che facevamo. Il Dottore ci comandava perché ben sapeva che amavamo sballarci con poco e niente; per il Dottore non eravamo alla stregua di compagnie importanti e/o organizzazioni criminali. Il Dottore ci considerava solamente un buon appiglio per ricevere dati velocemente e senza spendere denaro. Con noi risparmiava molto e sapeva che ci muovevamo bene e silenziosamente tra le fogne. Qui nessuno ci veniva a rompere il cazzo. Ora sono fermo come un pesce lesso a fissare il vuoto. Sto decidendo sul da farsi e devo organizzare una piccola squadra per le fogne a est…

    ***

    Brivido. Sangue. Paura. Vi era mancato poco. Un flash di quelle ore e le mani che mi tremano. Ho visto la morte e posso raccontarla come se fosse reale. Il pacco era lì, ben stretto tra le mie mani sudate; quella merda era tanta da poter costruirci su un gran numero di H22. Mi sentivo felice ma anche un po’ fesso. Tanta fatica per un po’ d’immondizia; una schifezza che fa sballare, riduce la vita e basta. Nient’altro. Gli altri della gang sono sorridenti e beati. Festeggiano ubriachi al compimento di quella misera missione. Si credevano di aver fatto chissà che cosa; dai loro un pizzico d’importanza e gli regalerai la felicità. E’ sempre stato così con quelle gran teste di cazzo…

    ***


    Un altro flash. Questa volta ho le braccia tese, addolorate. Sento il gelo della vita scoprire le mie inermi ossa. Sono nudo e sofferente come la disperazione. Non voglio piangere ma il dolore è forte; non riesco a resistere a quei lancinanti spuntoni allo stomaco e a quelle grida euforiche. Un uomo, zoppicante, mi aveva intrappolato in quella violenta tortura e ora si divertiva con occhi eccitati e ricolmi di sangue;

    “Guarda cosa mi hai costretto a fare. Hai cercato di farmi uccidere da quei cacciatori di taglie, ma ti è andata decisamente male. Io non so chi sei ma te la sei cercata. Ora paghi le sofferenze del tuo destino. Ti avevo dato la possibilità di andartene. Ora sei un testimone di troppo e non posso lasciarti andare. Mi cercano in tutto il paese. Finalmente posso cambiare volto, identità e rifarmi una vita. Se tanto vuoi saperlo, sei svenuto molte volte da quando ho cominciato a infilzarti lo stomaco con la mia lama. Sei ancora vivo perché ti sto imbottendo di droghe. Non ho mai torturato nessuno prima d’ora e devo dire che è davvero rilassante! Sono sicuro che alla fine continuerò a farlo, magari non al chiarore di questa splendida luna ma in qualche cantina vecchia e ammuffita. Magari con qualche ragazzina. Ho sempre represso i miei istinti animaleschi, limitandomi alla fuga e al furto. Ecco cosa si prova a uccidere la gente; forse, maledetto bastardo sadico, ti eccitava l’idea di osservarmi morire? Eh? Ti è andata male. Quanti topi hai ucciso per masturbarti? Quanta gente hai visto morire pur di raggiungere l’orgasmo? Mi dispiace. E’ giunta l’ora che tu perda la vista. Sei troppo impuro per questo mondo figliolo…”

    Non vi era dolore nell'occhio. Sentivo solamente freddo. Continuamente freddo. Percepivo sul mio petto il sangue fuoriuscire dal mio occhio sinistro; battevo i denti per l’enorme paura. Che serata meravigliosa per morire…che serata meravigliosa…per morire…che serata…che…sera…
    Poi.
    Il.
    Nulla.

    “Svegliati…”

    Un sobbalzo. Ero disteso sull'asfalto e puzzavo di vomito. Mi avevano derubato e mi girava forte la testa. Si era trattato di un’illusione? Un insignificante sogno? Osservai lo scenario alle mie spalle e notai, indifferentemente, che nessuno della gang mi aveva cercato in tutte quelle ore. Traballavo e difficilmente stavo in piedi se non con l’aiuto della parete. Potevo farcela da solo. Nessuno nella vita mi aveva davvero aiutato…

    Ma andatevene tutti a fanculo!



    To be continued...
     
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