[Caccia] Caccia Grossa

Più sono grandi, più fanno male cadendo

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    « Sanità mentale? Non ricordo di aver mai avuto un simile fastidio!. [cit.]»
    «Mi gioco anche la mia vita sul filo del rasoio.
    Se poi la vita è quella tua, farò anche d' avvoltoio!»

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    "Toc"



    Da cosa poteva esser causato quel rumore sinistro? Lasciate che mi corregga, non era sinistro per natura, ma il suo continuo rimbombo nel puro silenzio e la cacofonia che creava col battito del cuore, rendevano il tutto angosciante. Smise dopo una decina di minuti, coronando il silenzio come signore di quel luogo. Lo strano rumore di ignota provenienza si era già spento da diversi minuti, fu un'attesa ben ricompensata, ma non per i due genin.
    Il gigantesco leviatano ucciso da Ban, Inohana e Kiroachi, si ero scontrato contro l'immenso pinnacolo che fuoriusciva dalla distesa sabbiosa e che non vibrò minimamente al colpo inferto dal gigantesco mostro, perché? Perché quella formazione rocciosa non stava crollando? Perché non si mosse minimamente sotto il peso dell'intero abominio ma vibrò leggermente? Probabilmente era molto più leggero all'esterno, visto che non aveva nemmeno scalfito il pinnacolo ma bensì ne aveva fatto cadere la nave sulla sommità. Fatto sta che finalmente potevano tirare tutti un sospiro di sollievo, presto Al ed Heine sarebbero stati tratti fuori dal leviatano morente e avrebbero vissuto tutti felici e contenti. Forse. Il Leviatano difatti era rimasto semplicemente stordito dalla botta presa contro il pinnacolo e sembrava esser tornato in forza, tanto da stendere su quattro zampe in tempo per vedere la fuga di Ban e gli altri, con un urlo tremendo che poté essere udito anche da Al ed Heine, si inabissò nelle calde sabbia intento ad ottenere il suo pasto gratuito. I marinai rimasti per terra rimasero pietrificati da quella visione, l'immenso corpo del Leviatano si gettò nelle sabbie provocando un'onda di dimensioni sesquipedali che travolse tutto nella zona e l'unico schermo fu il pinnacolo stesso che evitò fossero "annegati nella sabbia". Eppure lo stesso Leviatano si accorse che qualcosa stesse andando per il verso sbagliato, metà del suo corpo era rimasta al di fuori della sabbia, le sue corna battevano contro qualcosa di troppo duro per poterci navigare attraverso, non gli rimaneva altra scelta che provare ad abbattere quel "qualcosa".


    "Toc". Quel suono per la seconda volta, nonostante Al ed Heine fossero intenti a scalare, quel rumore non sembrava appartenere ad alcunché lì dentro, potevano quindi concludere che il Leviatano avesse battuto contro qualcosa per una seconda volta, ma cosa poteva opporsi alla marcia di quel gigantesco essere? Forse si trovavano ad Iwa, una distesa troppo rocciosa perché quel mostro potesse sguazzare nel terreno con tranquillità, o forse erano appena arrivati all'inferno. Il battere del cuore si fece improvvisamente più veloce e le pareti dell'organo dove si trovavano i due si restrinsero, un movimento brusco ed inaspettato li avrebbe fatti cadere quasi sicuramente ma quello era solo l'inizio, quello era l'hors d'oeuvre. Prima che potessero raggiungere il suolo si fermarono come se la gravità non esistesse ma capirono ben presto cosa stesse succedendo, avvolti dalla sabbia sul fondo, furono catapultati verso il soffitto sospinti dall'aria presente nella camera, stavano per uscire.


    Il mostro era sparito sotto terra quasi completamente, difatti era possibile notare la sabbia smossa al di sopra della sua figura, sicuramente non riusciva a spezzare ciò che lo bloccava. E fu tutto in un attimo. I marinai furono sbalzati via, a parecchie decine di metri di distanza, ciò che sembrava un pinnacolo si innalzò al cielo muovendosi a destra ed a sinistra, lo stesso Leviatano si alzò verticalmente, spinto da quella sconosciuta forza che lo aveva investito e oscurava la sua figura coperta da una coltre sabbiosa. La sabbia si innalzò creando un gorgo ai piedi del nuovo sfidante che si apprestava a fare la sua entrata in scena con un urlo degno del peggior Chen, l'aria si frantumò e frantumarsi e dire poco, si increspò visibilmente creando uno spettacolo visivo da far tremare l'uomo più coraggioso, l'atmosfera divenne un oceano le cui onde non erano altro che emissioni sonore con l'abilità di frantumare qualsiasi timpano. Lo stesso Leviatano perse l'uso dell'udito, cosa ben poco utile visto che localizzava la sua preda tramite le vibrazioni un po' come fanno gli scorpioni dello stesso ecosistema. Due puntini fecero la loro comparsa nell'azzurro cielo, sospinti dall'aria, Al ed Heine potevano apprezzare l'aria esterna beandosi del venticello che gli arrivava in faccia, viaggiavano ad una velocità considerevole e non sarebbero atterrati prima di aver percorso poco meno di sessanta metri in volo. Il Leviatano non fu più fortunato, privato dell'udito e sanguinante, persino la luce lo abbandonò, inghiottito da delle enormi fauci che terminarono la sua esistenza. A quel punto, il silenzio. Un vero silenzio, non uno disturbato da battiti cardiaci o rantoli sommessi, un silenzio puro che non lasciava spazio neanche ad uno sbuffo di vento. La sabbia lasciò l'immensa figura, rivelando ciò che non può essere descritto se non come un Leviatano immenso, dieci volte più grande di quello che aveva appena ingoiato e di colore definitivamente diverso, il pinnacolo per cui era stato scambiato non era altro che una delle guglie sulla sua schiena, e la sabbia che era caduta rivelò un riverbero lilla su di esso, come se fossero delle formazioni cristalline o particolari ossa, tutta la sommità del mostro era di quel colore. Un leviatano violaceo, che brutta visione!




    Sta ancora pasteggiando :si2:
    Quindi non attaccherà subito, potete ruolare quello stracazzo che volete, scrivete che uscite e che vi schiantate contro la sabbia, ovviamente non morite :please: Spero. E ricordate che oltre alle linee guida che vi ho dato, avete carta bianca.
    Sperando che non ci moriate please :please:
    Ah se vi steste chiedendo le dimensioni, è grande poco più di un chilometro e cento metri :si2:
     
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  2. ~Dan
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    ~ Caccia Grossa
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    I due si erano lasciati oramai diverse piattaforme alle spalle, scalando per diversi metri quell'organo cavo e dalla forma complessa, guadagnando una quota piuttosto rilevante rispetto la loro posizione originaria, oramai persa ed indistinguibile da quella distanza, se non per la leggera cicatrice biancastra, sintomo del varco aperto dai due con le proprie lame in modo da fuggire dall'apparato gastrointestinale e piombare in quella camera misteriosa.
    Il piano dell'aspirante medico non era così facile da seguire, una serie di fattori e variabili rendevano ardua un'impresa che concettualmente risultava essere elementare: con il senso dell'udito fuori uso, le uniche percezioni cui poteva fare affidamento erano quelle tattili, ma distinguere la vibrazioni dovuta alla contrazione del cuore rispetto a quella dell'intera muscolatura attiva per consentire il movimento della bestia non era poi così banale. Ma questo non era tutto, infatti solamente il semplice movimento, i balzi da una struttura organica all'altra, non era così agevole, data la consistenza molle ed elastica di quei tessuti: se l'atterraggio risultava facilitato, grazie al ritorno elastico del "pavimento" che attutiva la caduta, nell'elevarsi il terreno cedeva, richiedendo uno sforzo muscolare sempre maggiore per coprire le ampie distanze.
    Di tanto in tanto il Genin si voltava, ricercando lo sguardo del compagno di sventura, Heine, da una parte per controllare eventuali tentativi da parte sua di comunicargli qualcosa, dall'altra perché l'alone di mistero intorno al suo braccio destro non poteva che stuzzicare il suo interesse, più "clinico" che umano: interrogato proprio sulla questione, il giovane straniero l'aveva liquidato con freddezza, stroncando sul nascere ogni altra possibile domanda.
    D'altronde i due, nonostante l'esperienza paradossale che stavano condividendo, erano due estranei che non si dovevano nulla, se non della mera collaborazione mossa dal biologico istinto all'autoconservazione: Heine non sentiva il bisogno di rivelare un'informazione sentita del proprio passato, Al non aveva ragioni per insistere.
    L'apice di quella struttura, nonostante i loro sforzi, non sembrava sostanzialmente avvicinarsi, tant'è che più di una volta il Genin pensò quasi di essere caduto in un'illusione, seppur la debole ipotesi non aveva modo di esistere, data l'assenza di occasioni in cui un fantomatico illusionista fosse riuscito a scagliare il proprio incantesimo.
    Balzò un' altra volta e, non appena i suoi piedi toccarono la superficie elastica, un rombo cupo, profondo e particolarmente intenso pervase quella camera, un rumore così intenso da infrangere la bolla che fino a quel momento lo aveva isolato dal compare e dal mondo esterno: istintivamente portò le mani alle orecchie, tentando di ostruire il passo alle vigorose onde sonore, dunque si gettò in terra, accucciato sulle proprie ginocchia, temendo che quella baraonda potesse fargli perdere l'equilibrio e condannarlo ad una morte poco piacevole.
    Contare i secondi, il quella situazione, non era facile, ma era l'unica cosa a cui aggrapparsi, insieme alla speranza che si rivolvesse quanto prima: per dieci interminabili minuti Al si sentì ancor più isolato e impossibilitato a far qualsiasi cosa, un uomo disperato in un mondo che non lo capiva.
    Al termine del suono, il Genin si rialzò a fatica, per un momento aveva creduto che i suoi timpani fossero stati irreversibilmente danneggiati, tanto da sanguinare, ma fortunatamente la sensazione di caldo liquido sulle sue dita non erano altro che secrezioni colate giù dalle pareti mucose dell'organo.

    Heine.. mi senti? Tutto apposto?

    Era bello sentire nuovamente la propria voce, anche se ciò presupponeva che qualcosa fosse cambiato, che quel "Toc" avesse innescato una miccia che presto sarebbe esplosa, investendo senza pietà i due che, seppur non avessero combattuto un granché, erano oramai stremati e prossimi a cedere.
    Con passo incerto, il Takiano si avvicinò verso il ciglio della sporgenza, poggiando una mano sulla spessa mucosa e aiutandosi nella sua avanzata: balzare in quelle condizioni probabilmente equivaleva a suicidarsi, ma rimanere fermi non era un'opzione altrettanto valida.
    O la va, o la spacca.
    Le gambe si flessero per l'ultima dannata volta, il risucchio elastico lo ostacolò ancora una volta e dunque il ragazzo saltò, le braccia protese verso l'obiettivo e pronte ad aggrapparsi al piano scivoloso.
    Toc.
    Il secondo rombo squarciò la sua testa, Al digrignò i denti per il dolore, presto avrebbe vomitato, ne era certo: le pareti dell'organo si restrinsero improvvisamente, quasi in una contrazione spastica; il rumore cupo e costante accelerò improvvisamente, non perdendo tuttavia la sua intrinseca ritmicità.
    Era così stanco che non si era accorto che adesso poteva sentire i rumori circostanti, fra cui i netti toni cardiaci, aumentati e frenetici, intenti in quel perpetuo susseguirsi, fino alla morte del loro predatore - evento che più di una volta il giovane gli aveva augurato -.

    Ahhhhhh

    Come un insulso moscerino, Al venne sbalzato via dalla propria traiettoria, proiettato nel vuoto: 5, 10, 15 metri, la rapida caduta libera non sembrava volersi arrestare, anche se il fondo sabbioso si faceva sempre più vicino: non avrebbe avuto importanza quanto potesse essere soffice quella superficie, non potendo scaricare l'energia ottenuta tramite il chakra, sicuramente sarebbe morto.
    Pochi istanti lo separavano da una dipartita atroce, e si, quella che girava come credenza popolare era una grande, immensa cazzata: in quell'intervallo di tempo estremamente dilatato, il giovane non assistette ad una proiezione strappalacrime circa la propria vita, bensì la sua mente vagò nell'etereo futuro, su quello che il giovane avrebbe potuto essere, medico, Anbu o addirittura Kage, il Quarto, e chissà cos'altro.
    Vedeva davanti a sé anni felici, insieme ad una famiglia, con le proprie ambizioni soddisfatte e..
    Per un interminabile secondo, il giovane rimase sospeso a mezz'aria, gambe e braccia divaricate, incapace di compiere alcun movimento, quasi fosse bloccato fra due forze insormontabili, uguali ed opposte, che tendevano a comprimerlo.
    Un secondo dopo, il Genin si ritrovò proiettato verso l'alto, gli occhi che lacrimavano profusamente a causa dell'elevata velocità: una dopo l'altra, tutte le piattaforme furono superate e lasciate alle sue spalle, fino a che si impegnò in quel cunicolo oscuro, intravisto non appena giunti in quel distretto, quindi fu investito da un'esplosione di luce.

    [...]

    Il cielo era così azzurro da sembrale innaturale, una pozza di vernice così accecante da non poter essere osservata direttamente; sotto di lui, una distesa dorata, immensa e sconfinata.
    Il deserto non era di certo fra i suoi paesaggi preferiti, aveva già avuto modo di calcarlo almeno un paio di volte, in passato, e ricordava ancora nitidamente la spiacevole sensazione, il clima opprimente, il senso di desolazione dovuto all'aridità di quel posto. Certamente i suoi sentimenti sarebbero presto mutati in positivo, date le circostanze.
    I due corpi volteggiavano in aria senza possibilità di alcuna manovra: come due proiettili sparati da un potente cannone, questi erano obbligati alle severi leggi del moto, funzioni che probabilmente avrebbero segnato la loro condanna a morte, dato che avevano intrapreso la traiettoria discendente, acquisendo maggiore velocità. Ma se quella era la loro fine, quant'è vero Iddio, Al assistette ad un fenomeno che aveva dell'incredibile, ridefinendo in parte il significato della realtà, poiché ciò che stava accadendo non pareva essere vero: il Jhen Mohran, questo era il nome dell'abominio, fluttuava "leggero" nell'aria, ad una settantina di metri dalla loro posizione, con torrenti di sangue che sgorgavano da due aperture poste simmetricamente ai lati del muso, umanizzando la creatura si sarebbe potuto ipotizzare a delle orecchie.
    Ma non era quello lo spettacolo surreale, né la cascata cremisi che bagnava la distesa aurea mescolandosi in una tinta indefinita e macabra: alle spalle del loro predatore si erse dapprima una scaglia nera e solitaria, un pinnacolo enorme dotato di movimento, preludio della comparsa di un ulteriore Leviatano, così grande da aver inghiottito la propria preda per intero.

    Merda

    Lo schiocco dei denti riecheggiò nell'aria per chilometri, generando un'onda d'urto analoga ad una modesta esplosione tanto da investirlo e proiettarlo con maggior rapidità verso la soffice coltre di sabbia, che però non avrebbe comunque indorato l'entità della caduta a tal punto da farlo sopravvivere. Doveva rallentare, e doveva farlo subito, prima che la sua quota gli impedisse ogni altra manovra.
    Non rifletté a lungo, forse la prigionia nella bestia appena predata aveva diminuito le sue capacità intellettive, oppure era semplicemente stanco e spossato dalla faccenda, fatto sta che la sua idea consisteva nello sfruttare il lungo e largo impermeabile come paracadute di emergenza, afferrandolo per le maniche e assicurandolo alla meno peggio a livello delle cosce, ignorando le ovvie obiezioni, sulla certezza che il tessuto non avrebbe retto alla pressione, squarciandosi e costringendolo a chissà quale brusco movimento, con il probabile risultato di uscirne lussato e contuso.
    Ma non c'era più spazio per i piani ragionevoli, non dopo quello che aveva passato.
    Sperava che il suo disperato tentativo, insieme alla sofficità della pista di atterraggio, fosse sufficiente a garantirgli una chance di sopravvivenza, anche se sospettava che quest'equazione non potesse portare ad alcun risultato poiché non aveva considerato una variabile, qualcosa che normalmente passava in sordina, poiché scontata e onnipresente.
    Sin da quando aveva lasciato la sua prigione, sentiva come un bruciore ardere i suoi viscere, un'energia che era rimasta silente da tempo e che il ragazzo aveva erroneamente catalogato come reazione psico-fisiologica all'evasione. Niente di più sbagliato.
    Finalmente Alphonse era in grado di percepire il proprio chakra scorrere nei propri vasi, che si avviluppavano agli organi, col preciso dovere di perfonderli, inondarli di quel nettare vitale: entusiasta di aver ritrovato l'amico perduto, Al concentrò quell'energia a livello delle sue estremità, poichè avrebbe tentato di atterrare proprio poggiando tutti e quattro gli arti, dividendo l'urto in quattro frazioni e dissipando l'eventuale eccesso di energia rotolando lungo un pendio sabbioso.
    Fermata la sua corsa, sdraiato in posizione supina, Al strinse nelle mani un pugno di sabbia, benedicendo il fatto di essere sulla terraferma.
    Dunque si rialzò, osservando con orrore la ciclopica belva terminare il proprio pasto: scaglie nere affioravano dalla parte superiore del suo corpo, apparentemente dure come il diamante; il ventre mostrava una fluorescenza violacea, nonostante l'abbondante luminosità.

    Secondo te è in grado di localizzarci, se rimaniamo fermi ed immobili?

    Al domandò stupidamente ad Heine, anche lui, in qualche modo, era riuscito a sopravvivere alla caduta. Non serviva una risposta, né che qualcuno gli spiegasse cosa sarebbe successo nei minuti successivi. Citare Davide contro Golia sarebbe stato inopportuno, data la sproporzione delle loro dimensioni. Pensare di poter abbattere quel mostro era di per sé inopportuno.


    Alphonse Elric
    Consumo Resistenza:
    Consumo Stamina:
    Recuperi: //

    Azioni:
    #


    Resistenza: 263/300
    Stamina: 100/100

    Stato Fisico: Spossato

    Equipaggiamento:

    # 2 Kunai
    # 3 Shuriken
    # 1 Tanto
    # 1 Shuriken del Vento Demoniaco
    # 1 Tonico da Guerra

    # Sandali a Reazione [X]

    Armi svelate/utilizzate:


    Ad una morte gloriosa!
    PS: che mi devo scalare il Chakra per aver attutito la caduta? Sarebbe aggiungere la beffa ad un chilometro e cento di danno :asd:
     
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    "Chi sia io non è importante - è il mio messaggio ad esserlo."

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    Kiri's Ninja
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    Dorian Ashford - L'Albero Immortale


    Abbandonai i miei compagni all'interno della grotta sotterranea per dirigermi attraverso la collaudata tecnica di elemento terra verso la superficie, forse non era stato il più nobile dei gesti, tuttavia la mia indole non mi ha mai spinto a gesti altruisti o particolarmente caritatevoli, inoltre il nostro capitano sarebbe stato perfettamente in grado di occuparsi dei feriti, io non ero neppure un medico, non avrei potuto fare più di tanto.
    La tecnica mi portò fin in superficie, sentii il mio corpo abbandonare lo strato di roccia fresca che componeva la caverna sotterranea ed infilarsi nello strato di sabbia più fresco, e man mano che salivo, sentivo la temperatura alzarsi, la sabbia si faceva più calda, finchè, finalmente, il sole.

    ...e uscimmo a riveder le stelle..

    Esclamai fra me e me, una citazione di uno delle mie opere preferite, molto azzeccata per la situazione.
    Uscii fuori dallo strato di sabbia più caldo di tutti, lo shock termico non fu indifferente, nella grotta la temperatura era mite, non dico che fosse freddo, ma un piacevole frescolino ti teneva compagni, mentre qui fuori la temperatura sarà stata di 38° come minimo.
    Fortunatamente ero vestito in modo molto leggero, il mio kimono, seppur pesantemente danneggiato, assolveva ancora il suo compito in modo egregio, il bianco riflette i raggi solari, attenuando seppur in modo forse impercettibile l'afa del deserto, l'unica cosa che mi piaceva di quel posto, che è poi anche la prima cosa che si nota una volta sbucati fuori nel mezzo del deserto, è l'assoluto silenzio che domina quel luogo, non un rumore, non un sussulto, puoi sentire il battito del tuo cuore se fai attenzione, l'unica suono che puoi udire è il leggero soffio del vento che si posa sulle dune, maestoso.
    La bellezza di quel luogo era indiscutibile, avevo sempre avuto un debole per i deserti, mi sarebbe piaciuto vivere da quelle parti...la maestosa geometria con la quale il vento crea dune ogni giorno diverse era impressionante, era impossibile vedere due dune identiche, e se per caso ti addormentavi per qualche ora era possibile che il vento, una volta alzatosi, scavando piano piano, granello per granello, creasse una composizione geometrica diversa, proprio per questo orientarsi nel deserto era praticamente impossibile senza una bussola o una perfetta conoscenza del luogo, conoscenza che solo i beduini che trafficano questo luogo portando spezie e tele possiedono.
    Sentii una fitta al petto, la ferita faceva ancora male, della sabbia incandescente mi era entrata dentro la ferita ancora aperta, procurandomi dolore, dovevo agire in fretta oppure non sarei arrivato ad Ame con sulle mie gambe, un infezione era l'ultima delle cose che mi servivano in quel momento.

    Dannazione, non ho con me il kit medico, dovrò accontentarmi di questa roba ba puzzolente...

    Non era un tipo che utilizzava supplementi o droghe varie per combattere, ma benedii il giorno in cui il mio vecchio capitano mi costrinse ad acquistare, assieme ai veleni, dei tonici di supporto per situazioni spinose, fortunatamente li portavo sempre con me, alcune abitudini sono dure a morire.
    Tirai fuori dalla tasca due sfere nere dalle dimensioni di una pallina da golf, una era completamente nera mentre l'altra era nera a pallini rossi, per differenziarsi dall'altra ed evitare confusione.

    Dovrò farmele bastare fino al ritorno..

    Pensai, mentre ne masticavo una, il sapore era orrendo, un misto di erbe e composti chimici vari, ma ora come ora non potevo fare lo schizzinoso.
    La ingoiai, poi buttai giù l'altra allo stesso modo, attesi circa 5 minuti che facessero effetto, era la prima volta che le prendevo, e devo ammettere che il risultato fu grandioso.

    Wow..!

    Esclamai, sentendo una vampata di calore salirmi dai piesi fino alla testa, forse erano i tonici, forse il sole, forse entrambi, fatto sta che balzai in piedi in un batter d'occhio, come se qualcosa mi avesse dato la carica improvvisa di rialzarmi, come una scossa di defibrillatore.
    Adesso avevo recuperato le energie e sentivo dentro di me crescere la forza in modo esponenziale, quella merda funzionava davvero, avrei dovuto ascoltare il capitano molto tempo prima..
    Mi guardai attorno, e tutto quello che vedevo era sabbia, nient'alto che sabbia, non avevo una mappa, ne una bussola, nulla, l'unica cosa che mi rimaneva da fare era orientarmi alla vecchia maniera.

    Siamo in estate, dunque il sole sorge ad Est e tramonta ad Ovest, il nord dunque è di la..

    Pochi calcoli astrologici e già sapevo quale direzione prendere, ma quella era solo la prima delle sfide, la nave era sfrecciata velocissima, dunque la distanza che avevamo coperto doveva essere molto, molto ampia, chissà quanto ero lontano dalla civiltà..



    Cominciai a camminare in direzione Nord, pregando di non aver confuso i punti cardinali, poichè sarebbe stata una gaff che mi sarebbe costata la vita, è vero che ero immortale, ma una volta svenuto per mancanza di forze sarei stato, prima o poi, sommerso dalla sabbia, o mangiato dagli avvoltoi che, di notte, sorvolano la zona, credendomi una carcassa.
    Il sole picchiava violento sulla mia fronte, camminavo ormai da circa 30 minuti, e l'orizzonte non faceva trasparire nessuna costruzione,ero ancora nel bel mezzo del deserto.
    Era passata solo mezz'ora è vero, ma in un posto come quello il tempo è relativo, non ne senti lo scorrere poichè non lo puoi scandire, il sole ti cuoce il cervello e si può perdere il senno tra quelle dune, non avrei abbandonato la speranza, ma avvistare per lo meno un oasi non sarebbe stata una brutta idea ora come ora.
    D'un tratto, sentii un forte boato provenire dalla lontananza, come uno schianto, qualcosa aveva generato un rumore a contatto con la sabbia, poichè i granelli che componevano una duna slittarono giù da essa, la terra aveva tremato, ed i miei pensieri si riversarono su una sola cosa, un altro leviatano.
    Alzai lo sguardo verso l'alto, e qualcosa catturò la mia attenzione più del tremolio della terra avvenuto precedentemente, due corpi non ben identificati stavano cadendo dal cielo sulla terra, che fossero due meteore?
    Poteva essere il motivo per il quale la terra aveva tremato, lo schianto di una meteora prima di quelle due, ma erano insolitamente piccoli, punti troppo piccoli per essere meteore, ma si dirigevano verso il terreno a modesta velocità.
    Dopo poco, sparirono dietro ad una duna di sabbia, e la curiosità assalì la mia mente, forse cotta dal deserto, imponendomi di fare una breve deviazione, per andare a vedere cosa fossero quei due corpi caduti dal cielo.
    Decisi dunque di incamminarmi verso quella direzione, l'avrei raggiunta in 40 minuti ad occhio e croce, basandomi sul tempo che avevo impiegato per percorrere la distanza fino ad ora coperta.





    Status di Dorian

    Scheda Dorian

    • Nome: Dorian
    • Cognome: Ashford
    • Resistenza: 244
    • Stamina: 190
    • Azioni Eseguite:
    • Ingerimento Tonico Coagulante. [+ 150 RES che da 94 va a 244]
    • Ingerimento Tonico da Guerra. [+ 25% FF e AGI fino alla fine dell'evento (FF scala a 56 e AGI scala a 100)]
    • Dirigersi verso il presunto punto di schianto.




    Edited by Yama™ - 3/8/2015, 20:21
     
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    Per ogni movimento che compivo per balzare da una piattaforma all’altra impiegavo sempre un briciolo in più di energia. Per me quello stress era diventato davvero oppressivo, tutto il tempo trascorso in quel mostro senza liquidi né cibo e medicinali stava dando i suoi risultati. Non avrei di certo pensato che un giorno sarei arrivato al mio climax, e tutto per via di uno strano mostro mai visto prima di quel momento. Certamente avrei potuto lasciar perdere e sprofondare nei visceri oscuri inghiottito per sempre, magari facendomi assimilare e diventando parte di quell’essere. Ma era davvero giusto così? Cioè, dovevo permettere che tutto finisse in quella creatura, in quel giorno, senza neanche vedere la luce del sole? Non me lo potevo permettere.
    Imperdonabile la mia codardia. Nemmeno l’inferno m’avrebbe fermato dal cercare mia figlia, e quella bestia non era nulla in confronto, solo un ostacolo.
    Pensai a ciò per darmi forza, all’immagine del suo viso sempre impressa nella mia mente dal momento in cui ero stato costretto a lasciarla, a staccarmi da lei. Lei era l’unica cosa per cui ancora lottavo. Assieme all’ardente desiderio di trovarla c’era anche la voglia di proteggere i miei salvatori e Nill, non mi interessava salvare i villaggi Ninja o altro. L’unico posto per cui lottavo era Ishivar, e di certo non avrei smesso proprio in quel momento.
    Ad ogni balzo riuscivo a vedere la luce, ma i battiti delle pareti divenivano sempre più forti. Mi aggrappai alle piattaforme, per sicurezza inoltre decisi di usare una lama per appigliarmi ad ogni atterraggio. Infilai la mano nel taschino per cercare qualcos’altro di più lungo di un semplice kunai, ma l’unica cosa che avevo a quel momento erano dei tonici e degli esplosivi. Certamente non potevo usare quelli per il mio scopo no?
    Sospirai un attimo, tirando fuori una carta bomba per errore durante la ricerca. Fu proprio quando la mia mano era in procinto di rimetterla dentro che pensai ad un qualcosa di interessante. Contai la mia scorta di esplosivi all’interno del contenitore, e fui contento di riscontrarne una discreta abbondanza che per fortuna non avevo mai intaccato. Come appurato eravamo giunti ai polmoni, considerati organi importanti per un essere umano. Non potevo sapere quanto potevano essere utili ad un bastardone simile, ma non avrebbe di certo gradito l’idea di un simile scherzetto. Dovevo solo apprestarmi a sistemare il tutto prima di giungere in cima. [..]
    Dopo esser saltato altre due volte, una strana sensazione lo pervase, e questa stessa fu seguita da un rombo di forte intensità che mi costrinse a proteggere i già malmessi timpani. Lasciai perdere qualsiasi oggetto metallico nelle mie mani e mi tappai le orecchie quanto più forte possibile, seppur quel rumore vibrò così intensamente da irrompere nella mia testa. Mi sentii scosso per intensi secondi e soprattutto nei primi non riuscii praticamente a sentire nulla. Ero sprofondato nei meandri del silenzio, la situazione era paragonabile alla nulla dei fondali marini più profondi. Oscurità, silenzio e assenza di aria. Cercai di mantenermi sulla piattaforma, pregando disperatamente che le mie orecchie tornassero a sentire e i miei occhi a vedere.

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    Ormai ero ridotto ad uno straccio, osservai le gocce di sudore cadere verso il fondo, incapace persino di trattenere il vomito. Per me era impossibile capire cosa stesse succedendo ma non tardò molto prima che un altro rumore, questa volta più simile al tonfo di un impatto che ad un semplice rombo, potesse riecheggiare stordendomi ancora una volta. Non riuscii a reagire sufficientemente in tempo che in un istante venni sbalzato via. In quel frangente rividi tutta la parete, rividi lo squarcio da cui eravamo entrati e quegli “insetti” ancora intenti a riparare il danno, fui sempre più vicino al fondo così come lo era anche Al. Lo avevo sentito farfugliare qualcosa qualche istante prima della caduta, ma ero troppo stanco per capire cosa realmente stesse dicendo. Vidi per un attimo il suolo, non volevo sfracellarmi a terra seppur le forze per evitare di spiaccicarmi al suolo non erano così ingenti. Fu strano però come ciò non accadde e come tutto ciò che avevo osservato durante la caduta si stava ripetendo al contrario e a doppia velocità. Qualcuno aveva messo il turbo perché io, proprio, non me ne resi conto. In un attimo vidi tutte le piattaforme, anche quelle che non avevo calpestato con i miei piedi. Vidi tutto farsi più chiaro, diventare più nitido fino a sparire completamente per far spazio alla luce del cielo e alla sacrosanta libertà.
    Non me ne resi conto subito ma per via di qualcosa di incomprensibile eravamo entrambi fuori dal leviatano, in un lasso di tempo brevissimo eravamo passati dall’ossessiva oscurità alla luce violenta del sole, così violenta da accecarmi gli occhi. Inizialmente sfocata, la mia vista disturbata dal cambio di luminosità si ristabilì pian piano mentre la distanza da terra continuava ad incrementarsi. A quanti metri eravamo? 50, 100? Non fui capace di prendere le misure, fui troppo impegnato a respirare aria pura e a riprendere il dominio del mio corpo, del chakra che non avevo potuto utilizzare. Il suo flusso, ora, potevo percepirlo meglio di qualsiasi altra volta, forse per via di tutto il tempo passato senza.
    Una nuova fitta al braccio mi fece svegliare da quel torpore, conscio del fatto che quel volo non sarebbe durato molto. La forza di gravità era una bella gatta da pelare, e una persona non addestrata non poteva sopravvivere ad una caduta da quell’altezza, io dovevo solo capire cosa usare dei miei tanti aggeggi.
    Da quel punto, mentre cominciavo a scendere, detti uno sguardo più approfondito alla bestia e notai quanto mastodontica poteva essere quella cosa. Le sue squame parevano una corazza di cristalli violacei di diverse tonalità, che si protendevano lungo tutto il dorso superiore, due corna incredibilmente lunghe e affilate non avrebbero avuto problemi ad impalare i nemici e giustiziarli all’istante. E poi quella cosa, quella soppressione del chakra all’interno del suo organismo. Cosa poteva essere?

    E dire che per colpa sua ho finito la droga, brutto stronzo.

    Attutii la caduta col ventaglio, usandolo per planare e tentare di manipolare la direzione di impatto nel modo più accurato possibile. Assieme a quella mossa mi premunii di incanalare chakra nei piedi, una mossa semplice su cui mi ero allenato per un tempo abbastanza lungo. Insomma, poteva sempre tornarmi utile una cosa simile no? Una nube di polvere si sollevò dai miei piedi, visto quanto violenta fu la caduta non potevo aspettarmi una risposta diversa dall’ambiente. Era probabile che fossimo in un deserto, pensai subito a Suna. Il caldo era pari a quello all’esterno, e oltre a ciò ci si metteva anche l’assenza di qualsiasi struttura, riparo e punto di riferimento. Eravamo nel nulla più totale ed eravamo soli contro quel mostro.

    Secondo te è in grado di localizzarci, se rimaniamo fermi ed immobili?

    AL mi raggiunse poco dopo, sano e salvo anche lui dopo la caduta. Storsi il naso a quell’affermazione, battendo il ventaglio sulla spalla. Con la mano danneggiata mi premurai di setacciare nuovamente il borsello per trovare quelle pillole che avevo individuato prima, conscio del fatto che non potevamo praticamente scappare da quella situazione.

    War



    Ti aiuterò a scappare se vuoi, ma qualcosa mi dice che sarà impossibile farlo. Non ricordi qualche tempo fa, quando ci stavamo scontrando? È venuto dritto verso di noi, quindi presumo che non sia possibile scappare. Se vuoi scappare, ti coprirò le spalle e ti permetterò di fuggire. Se invece vuoi restare, sappi che potrebbe essere l’ultima volta che vediamo la luce del sole. Però..

    Sorrisi, stanco della situazione in cui ci eravamo cacciati. Portai quella pillola tra i denti, sgranocchiando come un cane e triturando il cibo in mille e più pezzetti, mandando giù il composto per ottenere prestazioni migliori da un corpo già stanco, poi ne lanciai una ad AL. Avrebbe potuto correre più velocemente con quella o semplicemente avrebbe dato il meglio di sé. Era una droga ma poteva far un eccezione per quell’occasione, a meno che non ne fosse un assiduo utilizzatore come me.

    Io non ho intenzione di tirarmi indietro! Ti taglierò a pezzettini finissimi e venderò la tua carne al miglior offerente. Prima però… KATSU!

    In realtà non avevo idea se quel piano potesse funzionare o meno, perché le carte bomba che avevo posto prima non erano proprio in una posizione ottimale, non sapevo che fine avessero fatto né se fossero ancora appiccicate alle pareti dei polmoni. Ma potevo comunque fare un tentativo, dovevo fare un tentativo!

    Sei pronto Alphonse?

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    Heine
    R: 600
    S: 400


    Azioni e jutsu:
    Ingerimento tonico da guerra
    Attivazione delle 5 carte bomba applicate sulle pareti polmonari (già qui, se funzia, dovrebbe dar un bel po' di problemi)


    Edited by Yama™ - 27/7/2015, 22:31
     
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    « Sanità mentale? Non ricordo di aver mai avuto un simile fastidio!. [cit.]»
    «Mi gioco anche la mia vita sul filo del rasoio.
    Se poi la vita è quella tua, farò anche d' avvoltoio!»

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    Nelle calde viscere del Leviatano, cinque lucette distinte che si contrapposero a quella sorta di illuminazione troneggiante nei polmoni. La luce si fece sempre più grande fino a squarciare completamente quella bioluminescenza, e rilasciarono lunghe lingue di fumo che si confusero col sangue. Le pareti crollarono sotto le esplosioni delle Carte Bomba posizionate da Heine. Aver squarciato i polmoni a quel mostro, doveva essere un ottimo punto d'inizio, sicuramente sarebbe morto da lì a poco e non c'erano dubbi su ciò, tuttavia gli organismi simbionti all'interno del suo corpo si stavano già adoperando a ripararli in fretta e furia, ciò non toglie che il loro stato pietoso non poteva che risultare un forte impedimento, per il Leviatano.
    Il gigantesco alligatore scrollò il dorso provocando delle colossali sferzate di vento, alzò la testa al celo e spalancò le fauci gettandole verso la sabbia, un fiume di scuro sangue si accumulò dinanzi alla bestia. Continui afflussi di liquidi vari inondarono il deserto tingendolo di un rosso cremisi che andava a cozzare terribilmente con il cielo blu. Non un grido, non un singolo rantolo poté essere udito, quella bestia immonda non conosceva il significato del dolore né la sensazione stessa. Abituata dalla nascita ad essere la punta della catena alimentare del deserto da forse interi millenni, non poteva credere che qualcosa o qualcuno potesse mai spodestarla, e difatti non conosceva neanche cosa potesse essere una ferita. Dunque l'unica reazione che ottennero fu il semplice rigetto di quel mostro, nient'altro. Una vittoria poco acclamata ma che tuttavia aveva i suoi vantaggi, nonostante potesse sembrare illeso, il Leviatano si stava avvicinando ad una morte lenta e dolorosa, se non fosse stato per i suoi amichetti che ne abitavano il corpo, sarebbe probabilmente morto immediatamente. Il Leviatano non sarebbe morto, quella ferita era parecchio grave, ma non era abbastanza. I mostriciattoli che si occupavano del suo corpo, erano abituati a rinforzarne continuamente le scaglie ogni secondo per evitare che la terra attorno a lui si rompesse, che le gemme si sgretolassero o che le sue corna potessero perdere quella lucentezza unica, era una macchina da guerra con una rigenerazione parecchio elevata, forse pari ad i migliori ninja medici, non sarebbe bastato quel singolo trucchetto di Heine, per fermarla. Il Leviatano sollevò gli occhi inquadrando Heine e Al, i suoi occhi erano puntati sulla preda e stava solo aspettando di ucciderli. Una luce violacea pervase il muso del mostro andando a ricoprirne completamente le fauci, una sorta di involucro si espanse lungo tutto il corpo e continui raggi solari venivano riflessi da quel manto violaceo. Come se fosse composto da esagoni di vetro, rifletteva la luce aumentando il calore dell'area, rendendolo quasi soffocante, forse voleva sfinire i due genin, eppure non sembrava fosse quello il potere dei suoi cristalli, difatti si mosse agilmente intrufolandosi nella sabbia quasi senza smuoverla.
    Passò una decina di secondi senza che fosse udibile alcun rumore nell'area, il Leviatano sembrava essersi volatilizzato. Ad alcune centinaia di metri dai nostri eroi, una collinetta di sabbia apparve per un nanosecondo, tempo sufficiente perché il Leviatano potesse elevarsi in aria prendendoli di sorpresa. L'immensa bestia coprì il cielo con la sua figura viola, un essere quasi spettrale la cui immagine si distorse quasi immediatamente divenendo un cono attuante un movimento a spirale. L'immenso leviatano si era tramutato in un dardo bianco dai riflessi violacei, un vero e proprio sostituto del sole vista la quantità di luce e calore che produceva, il deserto si apriva sotto di lui a causa del vento generato, rivelando una voragine sempre più grande. Ma il suo obbiettivo non era di certo far cadere i due genin in un pozzo senza fondo, eh no!
    Come una freccia, si piegò puntando verso i due genin illuminandoli quasi fosse una sfera da discoteca, riflettendo la luce in tutti i suoi colori, un arcobaleno cristallino che avrebbe completamente maciullato Al ed Heine se non si fossero allontanati di almeno un centinaio di metri, abbastanza da evitare che quella trivella li smembrasse.

    Il Leviatano, grazie all'attacco di Yama, ha la riuscita dimezzata: 250
    Inoltre la resistenza è leggermente inferiore a quella dei suoi simili, ovvero 1400 punti tondi, senza incrementi o simili. Ciò è giustificato dall'immenso sforzo dell'organismo. E si la resistenza del Leviatano cala anche in base alle sue azioni. A voi.


    Resistenza: 1400
    Azioni:
    - Frazione di Gemma
    - Scavare nel sottosuolo
    - Freccia di Cristallo
     
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    Chiudo l'evento per... bhé, diciamo Mafia.
    Più che altro trovo ridicolo dover aspettare ancora, visto che fra poco si accavalleranno diversi eventi ed ho già aspettato abbastanza per portare a compimento questa missione opzionale. Servono comunque dei post finali, descrivete pure che venite tratti in salvo dalle navi che buttano giù il mostro a colpi di fiocina o cosa vi sembra meglio.
    Dopo assegnerò l'exp.
    EDIT: Me: 220 Non mi sono mai preso exp dall'evento solo perché nessuno di voi ha postato, che bello.


    Edited by LordScorpio - 18/11/2015, 14:16
     
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5 replies since 6/6/2015, 14:17   365 views
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