Il recupero dalla maledetta navigata

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    » S l e e p y «

    Group
    Member
    Posts
    12,907

    Status
    Anonymous
    Inohana non c'era. Non esisteva. Dopo il clamoroso volo della nave verso l'alto è forse stata l'unica che non è riuscita a reggersi al meglio a qualcosa, finendo per riportare probabilmente le ferite più gravi tra i tre ragazzi coinvolti. In compenso il mostro era morto. Forse. Non lo sapeva perché era svenuta praticamente al momento in cui aveva impattato con la testa su un qualche posto remoto della nave o chissà che diavolo possa essere. Era successo tutto in chissà quanti istanti.
    La nave era disintegrata. Migliaia di pezzi sparsi per tutta la sabbia. La giovane era svenuta, o almeno così sembrava. Infatti aveva un barlume di lucidità al momento dell'impatto con il suolo dello scafo dopo aver fatto il bel volo giù dallo scoglio o qualsiasi cosa essa fosse! La legna si era cosparsa per il mare dorato che separava i quattro ragazzi, o meglio i tre Ninja e la stupida deficiente che non aveva fatto niente altro che rimanere ferma immobile su una nave che lei stessa ha reso ingovernabile ed affidato alle mani del giovane Ban... Ban! Dove diavolo era Ban?! In un momento di lucidità più unico che raro in quella sezione di tempo la ragazza non riuscì a vedere altro che scaglie di legno sparpagliate vicino al suo corpo, sangue ed un mal di testa tremendamente forte. Il venticello poi rendeva tutto molto più tetro. Unito al caldo. Le forze la abbandonavano, piano piano, così come il suo tenero respiro. Si ricordava a malapena quel che era successo: il suo possibile fiancè la reggeva, stretta, proteggendola da ogni cosa. Ed invece non ci era riuscito. La Yamanaka si sentì abbandonata per alcuni istanti. Sentiva che nessuno le voleva bene, chiunque l'aveva abbandonata in quel momento, nessuno la voleva realmente stringere, difendere, salvare. Una rabbia amara che portava dentro di se e non poteva scagliare verso nessuno perché... Non si riusciva quasi a muovere. Sollevò a malapena un braccio, cercando di invocare qualcosa come un Dio o una divinità qualsiasi che potesse supportarla in quel momento drammatico. Osservò la mano leggermente insanguinata. Nelle sue narici la puzza del suo liquido rosso e l'odore inutile di sabbia, mostro divenuto cadavere, diversi cadaveri e la puzza orribile che veniva fuori dalla bocca di quello schifo che era morto probabilmente qualche istante prima. Non riusciva a sentire che veniva sorretta da una persona. Lei pensava che Ban fosse chissà dove... Ma era ferita e le faceva terribilmente male la testa. Probabilmente aveva una commozione cerebrale ma... Le visioni? Che diavolo le stava succedendo? Cose strane. Pochi millesimi di secondo le bastarono per riuscire a mettere a fuoco ed accorgersi che in realtà il suo ragazzo era là, accanto a lei.

    - Andrà tutto bene. Andrà tutto bene, sei forte baby! E' tutto finito, ma non mi fido di quel finto medico che avevamo in squadra, ora ti portiamo a Suna, dove ci sono medici veri, non persone che lo fanno solo per avere privilegi! -

    - B-Ban... Sei... Qui... Aiuto... -

    E poi non ci capì più un beneamato nulla. La fatica l'aveva stremata all'inverosimile. Il sangue perduto era troppo anche per pensare, figurarsi per rimanere lucida e cosciente per altro tempo. Esalò le ultime parole a fatica, per poi vedere il suo braccio scivolare lentamente verso il nulla, così come il resto del suo corpo, lasciandosi abbandonare al nulla. Si spense anche la piccola ed ultima luce che era in grado di vedere. Quel bel cielo blu e le nuvolette bianche che attraversavano la marea azzurra. Gli odori scomparvero nel nulla e tutto si fece tanto, troppo, più buio. Fino al momento in cui scomparve qualsiasi cosa e si lasciò abbandonare. Il suo corpo divenne un piccolo e flebile accumulo di pelle, ossa, muscoli ed enormi tette. I suoi capelli fluivano senza anima al vento ed il suo tenero sguardo scomparve, con gli occhi che si chiusero, ed il suo respiro che si fece sempre più affannoso fino allo scomparire del tutto.


    - Ehi, che cazzo combini! -

    Davanti a lei c'era un bambino. La guardava teneramente, con due occhi degni di un cerbiatto... O di uno stronzo ladro maledetto che non faceva altro che fregarle rotoli. Che diavolo! Perché quel bambino era stato accudito così dannatamente male. Perché?! Doveva essere più presente, più interessata a lui, appendere quel dannato copri-fronte al muro molto tempo prima... O appenderlo proprio. Come aveva fatto Shira. Diamine, era diventata bellissima! Alta, forte, giovane, simpatica, dai capelli bellissimi ed uno sguardo tenero quanto aggressivo. Pompata all'inverosimile, è vero, però era molto bella. Più di lei. O almeno così lei pensava. Era una cavolo di modella! L'avevano presa pure per lavorare come modella di intimo e si credeva brutta. Perché? Cosa era successo alla sua vita! Quella botta in testa le aveva fatto decisamente male. Pensare che era diventata così cattiva e strana che amava uccidere la gente, soprattutto i Mukenin e, perché no, anche le teste di cazzo che non sapevano fare un bel niente. Non era diventata Kage per pensare ad una cosa più importante delle carte e del dichiarare guerra ai paesi Ninja nemici in un tempo di forse pace. Già. Era diventata mamma!
    Una bellissima mamma! Inohana Yamanaka, madre di Hiro Yamanaka, un tenero stronzo di sei anni. E pensare che lei ne aveva più o meno una trentina... Ed aveva le tette di quando era diciottenne. Ogni volta che le guardava se le toccava: erano impressionanti. Pensare che quando allattava erano a dir poco impossibili da trattenere in un vestito qualsiasi. La mamma guardava il figlio con uno sguardo leggermente stizzito. Stavolta il rotolo che aveva in mano era quello della Moltiplicazione Superiore. Almeno quello no. Era molto importante nella collezione della ragazza, componeva una piccola parte della sua vita ormai morta e sepolta. Sorrise, anche se dentro di lei una rabbia imperversava per qualche ragione inutile. Afferrò la carta gialla teneramente, dando un piccolo buffetto simpatico al vispo giovincello.

    - Mamma, mamma, questa non è la Moltiplicazione. Devo studiare, voglio diventare un bravo Ninja come te! -

    Inohana lo guardò. Non voleva che suo figlio entrasse in quel mondo. Quello che l'aveva portata vicina alla morte più e più volte. Sognava un bel futuro, al sicuro, salvo e tranquillo per il suo bambino. Invece lui voleva diventare Ninja, dopo aver sentito più e più volte i racconti della zia Sakura e della falsa sorellastra Shira. Era estasiato ogni volta che ne sentiva parlare. Diventava felice ed estremamente interessante ogni volta che sentiva parlare dei cattivi che venivano sconfitti, degli animali salvati e di ogni cosa che era successa nel loro passato. Pensare che sua madre aveva mandato il tutto al diavolo lo faceva arrabbiare: per il piccolino lei doveva continuare nella sua carriera e diventare la più forte del mondo. Utopie! Però il piccolo ci credeva, eccome. Ed invece sua mamma faceva una specie di sgualdrina facendosi vedere un costume da bagno e promuovendo anche le più grosse cavolate del mondo. Ma... Suo padre? Una porta si sentì scricchiolare ed Inohana si girò immediatamente...

    - Buonasera amore! -


    Una fresca brezza. Tutto quello che avvertì per qualche istante. Si risvegliò. Sembrava che il sangue che crollava da ogni sua giuntura e ferita andava via via scemando. Segno terribile: poteva morire dissanguata molto presto. Ma lei se ne fregava. Sentiva qualcosa di simile ad una tenera carezza sul volto. Forse era proprio il fresco che avvertiva. Non distingueva però la velocità a cui stavano viaggiando sul mare di sabbia che separava quella scialuppa dal villaggio. Andavano come fulmini, spinti da una forza molto più grande di quella dei muscoli delle persone: l'amore. Sentiva che qualcuno la stringeva a se, teneramente, con molta cura. Il suo polso reagiva a malapena, il suo fiato andava e veniva. Il suo bell'odore di rose era scomparso, sostituito dalla puzza fetida della bocca di quell'enorme bestia e del suo stesso sangue che piano piano si rapprendeva sulla sua pelle rosea. I suoi muscoli non reagivano: era troppo stanca, affaticata. Stava morendo? Forse. Possibile. Anzi, era quasi una certezza visto il suo stato. La testa le faceva molto male, tanto da non permetterle di fare un granché. Cercò di capire cosa la reggeva, le sollevava teneramente il corpo, ma non sentiva alcuna voce. Le sembrava solo di essere cullata da qualcosa di molto bello, tenero, caro... E poi, che altro pensare. Che altro fare. Voleva far qualcosa: si annoiava a morte ad essere in quello status moribondo. Anche muovere un braccio, una gamba, sarebbe stato utile e più divertente dello stare immobile a vegetare mentre qualcosa succedeva attorno a lei. L'odore ed il contatto frizzante dell'aria erano le uniche cose che sentiva distintamente, oltre a quella specie di tenera presa. Il cielo era ancora azzurro e candido, senza nuvole, bello. Voleva toccarlo con un dito, fare come faceva da bambina e sognare di arrivare lassù, sollevata da suo padre. Ed invece no, si ritrovava là, morente, sorretta da qualcuno.

    - B-Ban? E' bello... Il paradiso...? Stiamo andando là... Vero? -

    Disse, con un tenero sorriso sul viso. E poi tornò tra le nubi nere ed oscure.


    - Buonasera amore! -

    Fece l'altra voce. Inohana, con un paio di passi felpati, raggiunse la porta. Il suo bellissimo corpo era avvolto in una nuvola bianca di vestito con alcuni lustrini. Più che bianco era trasparente: le si vedeva chiaramente il reggiseno nero. Mosse i suoi capelli e rivolse il suo delizioso e bellissimo sguardo di volpe al nuovo entrato. Gli occhi color nocciola fendevano la stanza, mentre i piccoli tacchi picchiettavano sul suolo. In un paio di piccole mosse si gettò tra le braccia del ragazzo... Che... Era Ban? Beh, gli somigliava. Alto, muscoloso, bello, capelli color acquamarina messi a caso per aria... Poteva essere il suo ritratto un pelino più invecchiato nei tratti. La famiglia. Che bella cosa. Era felice, perché si era costruita una bella famiglia con cui andava d'accordo, nonostante i piccoli dispetti del bambino, ma succedeva. La Yamanaka era molto felice. Il suo bel sorriso ed il bacio scandito sulle labbra del giovane ne erano una prova. Lui la stringeva, mostrando le sue graziose forme attraverso il vestito.

    - Oh, che bello! Come stai! -

    Lui fece un cenno e le diede un altro bacio. Il bambino strattonò il vestito della donna in "carriera" sorridendo. Aveva fame e lo aveva annunciato ai quattro venti con il suo stomaco che gorgogliava. I due sorrisero... Erano così felici...
    Peccato che era tutto un sogno.


    Dov'era ora? Non ci capiva più niente. Non sapeva cos'era successo e cosa stava cambiando attorno a lei in quel preciso momento. Sentiva soltanto che rimbalzava qua e là. E poi chissà. Però una cosa era sicura: era ancora viva! Che altro poteva succedere? Mah, forse che stava per entrare in ospedale sorretta a stento dal suo fidanzato o colui a cui si era in realtà dichiarata e soprattutto stava per essere curata da una specie di tizio fatto di legno. Beh, diciamo che il mondo Ninja era veramente molto variegato e strano! Però una cassetta per la frutta con armi e coltelli vari... Che diavolo! Che diavolo! Se già un mezzo medico farlocco la stava facendo morire, figurarsi un box giocattolo per bambini di cenit! Ah, beh, ma era fatto di cenit...

    Diciamo che questa è una "infermeria-quest".
    Ci siamo io, Lord e Kashi. L'ordine dei post lo decide la coppia più ambigua del forum :si2: Penso proprio che faremo veloci veloci :sisi: Io non farò post molto lunghi.
     
    .
  2.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    13,239
    Location
    Sotto un Albero di Arance.

    Status
    Offline
    Per quello che ne sa lui le sue gambe si muovono quasi per inerzia verso l'ospedale della Sabbia. E' stanchissimo e ferito, eppure il desiderio di salvare quella ragazza, anche se lui non può far nulla, è così grande da spingere le sue gambe a camminare oltre il possibile solo per poter vedere quei teneri e vispi occhietti che si aprono ancora. Passo dopo passo affonda i piedi nella sabbia, alzando di rado lo sguardo davanti a sé.
    Si concentra sulla figura della giovane sporca di sangue su quella barella. A quanto pare proteggerla col suo stesso corpo non è bastato, ed è stata lei ad avere la peggio. E' anche vero, tuttavia, che il medico che si trovava con loro era ed è anche abbastanza farlocco, decisamente lontano da quello che uno shinobi della divisione medica dovrebbe essere. Ma questi sono dettagli, ormai il mondo ninja va allo scatafascio e la coerenza è rara da trovare nelle persone.
    Ormai non manca moltissimo all'entrata di quel grosso edificio - di inusuale forma per lui -, tanto che è addirittura possibile vedere attraverso le porte trasparenti l'interno dello stesso. Una rapida occhiata, quella dello shinobi, dasto che poi le sue pupille tornano istintivamente sul corpo della ragazza, mentre la mano del braccio sano si tiene un panno premuto sull'arto ferito per evitare che ne esca fuori troppo sangue, anche se sicuramente ha bisogno di una medicazione anche lui.
    Una volta dentro un denso odore di disinfettante e lattice investe le sue narici, mentre due medici lo bloccano lì e la barella continua ad andare avanti senza di lui, ma con i suoi occhi ancora ben fissati sul corpo inerte della giovane. Cerca di svincolarsi, eppure una di quelle infermiere gli dice chiaramente che non può passare, perchè dovranno prima trovare una stanza per la giovane, e solamente dopo potrà avvicinarcisi, in presenza di un medico.
    Ed all'offerta di cure per il suo braccio egli semplicemente rifiuta, stringendo ancora di più quel panno ed anche i denti, con negli occhi una furia cieca. Fra capitani cagasotto e medici pivelli non sa cosa sia peggio, fatto sta che entrambi hanno contribuito a farlo incazzare non poco. Non si rivolta comunque male verso i poveri dottori, che in fin dei conti stanno solo cercando di fare il loro lavoro ed evitare di creare scompiglio in quel luogo di cura.

    Vi prego... Voglio vederla...

    Le hanno appena trovato una stanza, non appena il dottor Kuroda sarà avvisato potrai stare là con lei, non trattandosi di qualcosa di infettivo. Ma bada bene a non toccarla od avvicinarti troppo. E fatti dare un'occhiata a quel braccio, il nostro medico è molto bravo, sono sicura che ti rimetterà a posto in quattro e quattr'otto e salverà senza dubbio la tua amica.


    E così il giovanotto si siede qualche istante su una di quelle sedie della sala d'attesa, e nonostante un po' di sangue stia gocciolando per terra nessuno dice nulla: ha il volto con su impressa la disperazione, nessuno osa rivolgergli la parola. Solamente sguardi di compassione e potenzialmente empatici che non riesce nemmeno a percepire, preoccupato com'è per il destino della kunoichi. Non vuole che le succeda qualcosa, le si è affezionato troppo.
    Passa solamente qualche minuto prima che una giovane infermiera dai vestiti bianchi e rosei si avvicini a lui con un piccolo sorriso, facendogli un cenno con la mano. Il ragazzo si alza e la guarda negli occhi, lanciando comunque impazienti occhiate verso il corridoio che apre la strada ai reparti. Cominciare a correre in quella direzione è stupido e lo sa, quindi sta semplicemente ad ascoltare, per ora.

    Stanza 56, bada a non avvicinarti troppo, il dottor Kuroda sta arrivando, intesi?

    E risponde con un semplice cenno del capo, annuisce e comincia a camminare verso il corridoio lentamente e con passo incostante. Ormai tutta quell'adrenalina è scomparsa, lasciando posto unicamente alla stanchezza ed alla preoccupazione. Molti lo guardano, ma lui sembra non notarlo minimamente, continuando a tenere gli occhi fissi verso l'entrata del corridoio, incorniciata da una volta rossastra e sovrastata da una scritta rossa e bianca luminosa.
    L'attraversa con fare stanco e con gli occhi che cercano il numero della stanza, che è - sfortunatamente - l'ultima di quel piano. Non riesce ad accelerare, in realtà, tanto che ci mette un paio di minuti per raggiungere il fondo con il fiato leggermente pesante ed una strana speranza dipinta nei suoi giovanili ed ingenui occhi, ancora così lontani eppure così impregnati dell'ingiustizia e violenza del mondo. E' un ragazzino, in fondo.
    Il numero è quello, non ha nemmeno più bisogno di guardare sulla porta, tanto che entra e basta, lanciando subito il suo sguardo sul corpo della ragazza, che è stata poggiata su un lettino pieno di bende pulite e gli è stato attaccato una mascherina per respirare attaccata ad una bombola di ossigeno con un tubicino. Si ferma per qualche istante sull'uscio della porta, continuando ad osservarla a luci spente. Dopo qualche istante semplicemente entra con un leggero sospiro.
    Si avvicina lentamente, e dato che non vuol peggiorare nulla, semplicemente si dirige verso la sedia alla destra del letto, dando le spalle alla finestra con la persiana chiusa ed anche alle piccole e sottili lame di luce che l'attraversano, unica illuminazione della stanza, oltre al monitor del battito cardiaco della "paziente". Stanco si siede, accompagnando il movimento con un rumoroso sospiro e con entrambe le mani, giusto per evitare di fare un capitombolo senza fine.

    Ehi, eroina, mi senti? Ce la puoi fare, io credo in te! Ok?
    Quando torneremo a casa andremo a cena insieme, quindi sopravvivi, mi hai capito?


    Parole che sembrano pronunciate da un bambino un po' troppo cresciuto, anche se alla fine la sua ingenuità è quella. O forse sarebbe meglio dire genuinità, ecco, è più appropriato per la sua attitudine. Continua ad osservarla, in particolare il petto - senza malizia, ovviamente - che si abbassa e che si alza, come se abbia l'impressione che smettendo quello possa fermarsi e farla morire seduta stante. Aspetta, battendo leggermente con il piede per terra.
    Si accorge forse troppo tardi dei passi che si avvicinano alla stanza, ma quando la luce del corridoio viene oscurata da una strana figura d'uomo, ecco che semplicemente si limita ad alzare gli occhi verso quello che dovrebbe essere il medico, ma lasciandoli su di lui solo qualche istante prima di tornare ad osservare con tenerezza la ragazza. Si passa leggermente la lingua sulle labbra prima di parlare.

    E' lei il dottor Kuroda?

    Domanda semplicemente, con un lieve sorriso e gli occhi stanchi.
     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar

    « Sanità mentale? Non ricordo di aver mai avuto un simile fastidio!. [cit.]»
    «Mi gioco anche la mia vita sul filo del rasoio.
    Se poi la vita è quella tua, farò anche d' avvoltoio!»

    Group
    Member
    Posts
    11,335
    Location
    Inferno

    Status
    Offline
    Il bisturi scivolava velocemente al di sotto della pelle, sollevando ciò che poteva definirsi come un'isola nerastra su un mare di muscoli e sangue. Il corpo era in avanzato stato di decomposizione, potevo immaginare la sua morte, era stato segato in corrispondenza dell'anca e del petto, rivelando che le braccia, anch'esse tagliate, potevano ricostruire la sua figura nel momento della morte, forse una tecnica di Vento o qualche particolare marchingegno a doppia lama, non che mi importasse molto, a me bastava sminuzzarlo per analizzarlo.
    Anche solo tastare la carne con la lama del bisturi era un lungo godimento ed ero quasi tentato di dissezionarlo come fosse un giocattolo smontabile, ma questa era la mia tortura e più grande piacere. Il lavoro dell'obitorio. I fili di chakra muovevano interi battaglioni di strumenti affilati che scavavano nella carne e raccoglievano granelli di sabbia, le mie mani erano occupate a scrivere in dettaglio tutto ciò che notavo nel corpo, un lavoro che può sembrare disgustoso e tedioso a molti ma che io trovavo eccelso.
    Immerso nei miei pensieri, fui richiamato alla realtà da una voce più o meno familiare.


    -Kuroda! Kuroda! KURODA!-

    Sobbalzai, colto alla sprovvista da quell'urlo poco femminile e sgraziato, la penna mi scivolò fra le mani e la ripresi al volo con un filo di chakra. Mi voltai, alle mie spalle un'infermiera stava battendo il piede per terra, spazientita. Detti uno sguardo al foglio candido, avevo scritto abbastanza, potevo concedermi questa pausa.

    -Dimmi Toura, c'è qualche problema o qualche nuovo arrivato da stivare? Ho appena finito questo tizio, quindi dovrei essere libero. O forse hanno scoperto a chi appartiene questa carcassa?-

    -Nulla di tutto ciò, devi venire con me.-

    Avevo già capito dove volesse arrivare, ma non avevo la minima voglia di salire e prendere il turno di qualche altro dottore, avrei preferito continuare l'ispezione ai cadaveri fino a notte fonda. Nonostante i miei, discutibilmente, buoni propositi, Toura non era del mio stesso avviso e me lo fece capire con la tipica gentilezza e fratellanza che vige negli ospedali del mondo ninja, notando la mia indisposizione.

    -Abbiamo una persona gravemente ferita ed i medici sono tutti occupati, se non fosse un'emergenza non avrei mai chiamato uno psicopatico come te.-

    Sbuffai indispettito, era mio compito salvare quella persona, ma non potevo negare che fossi altamente scocciato. Infilai le mani in tasca dirigendomi nella sua direzione.

    -Ho capito, ho capito, dopotutto è giusto che il miglior medico dell'ospedale venga chiamato solo per casi eccezionali, potrei logorarmi le manine.-

    Sorrisi passandole accanto, salendo le scale in pietra senza essere seguito nell'immediato, Toura preferì rimanere con gli occhi sgranati a bisbigliare una parola nel suo dialetto che appartiene a qualche quartiere di Suna che non mi era mai capitato di visitare a pieno.

    -Sto trémon...-

    Mi girai di scatto pietrificandola.

    -Vedi che ti sento, muoviti.-

    E continuai a percorrere le scale con un'infermiera lamentosa alle spalle.


    Toura mi aveva diretto verso una stanza del piano terra, la stanza 57, c'avrei trovato una ragazza con un trauma cranico e difficoltà respiratorie a detta sua. Camminai velocemente lungo il bianco corridoio gettando sguardi a destra per controllare il numero delle camere, tuttavia il rumore di un polmone meccanico mi fece voltare un secondo per vedere, nella stanza 56, una ragazza costretta su un lettino. Spalancai la porta ritrovandomi davanti ad un gruppetto di persone che piangevano disperatamente attorno ad un cadavere con un fazzoletto bianco posto sulla faccia. Mi schiarii la voce ponendo il pugno davanti alla bocca.

    -Mi avevano detto di venire qua ma... forse sono un po' in ritardo...?-

    Silenzio. Mi guardarono tutti per un'eternità prima di voltarsi e continuare a piangere p lanciarmi sguardi di odio, bhé in un modo e nell'altro sarei rimasto con quella ragazza, ma nell'obitorio, quale felice ed opportuno cambio di programma! Anche s emi dispiaceva che fosse morta.

    -Pace all'anima sua, era molto giovane... aveva un ragazzo...?-

    Le facce dei presenti si trasformarono in sgomenti disegni di indignazione e dispregio. Una donna abbastanza vecchia mi urlò contro in preda alle lacrime.

    -MA COME SI PERMETTE?! ERA MIO MARITO!-

    Sollevai le sopracciglia gettando uno sguardo alle mie spalle, nella stanza 56. Forse Toura mi aveva mandato dal paziente sbagliato.

    -Ah! quindi lei non è lui! Meglio così! Cioè... ehm... uhm... condoglianze.-

    E sparì chiudendomi la porta alle spalle, seguito da una marea di insulti tale da farmi affondare nella vergogna. Senza pensarci troppo mi diressi dentro la stanza per osservare le condizioni della ragazza. A passi lenti varcai la soglia della stanza accompagnato solamente da qualche rumore distinto, il respiro della ragazza, le macchine collegate ad essa ed il respiro affannoso di una seconda persona, probabilmente chi l'aveva portata fino a là, mi stava aspettando, non potevo far attende più del dovuto.

    E' lei il dottor Kuroda?

    Non lo degnai di uno sguardo all'inizio, mi concentrai sulla figura della sua amica, vari ematomi e un sanguinamento sulla nuca ma nulla di così evidente, probabilmente una concussione dovuta allo scontro con qualcosa. Non sarebbe stato un lavoro troppo impegnativo e probabilmente non sarebbe neanche dovuta rimanere troppo in ospedale.

    -Ma... sta bene?-

    Chiesi al ragazzo, ma mi accorsi quasi nell'immediato di aver formulato male la domanda, e cercai di rettificarmi gesticolando.

    -Cioè... Intendo dire... era sveglia prima di arrivare in ospedale o... lascia perdere. Mi chiedo solo se non sia qua per rimuovere la mastoplastica.-

    Fortunatamente, qualcuno aveva lasciato un minimo d'informazioni scritte su un foglio sopra l'elettrocardiogramma. La ragazza aveva subito un forte trauma cranico e presentava diverse difficoltà respiratorie a causa della perdita di sangue, sarebbe stato un gioco da ragazzi.

    -Stai tranquillo, adesso andiamo in sala operatoria e mi racconti tutto hm? Anche perché mi sembra che lei non sia l'unica al quale serva aiuto. Vatti a prendere dei vestiti sterilizzati e seguimi, anche io dovrò cambiarmi d'abito. Come vi chiamate e come siete finiti qua?-

    La prima cosa da fare consisteva nel tranquillizzarlo, sembrava non poco scosso e potevo capire facilmente il perché.
     
    .
  4.     Like  
     
    .
    Avatar

    » S l e e p y «

    Group
    Member
    Posts
    12,907

    Status
    Anonymous
    Inohana era riversata su un lettino. Era attaccata ad un respiratore che la aiutava nelle sue operazioni di respiro. Probabilmente si era rotta una costola ed era quella la causa del suo problema al riuscire a respirare autonomamente in quegli istanti. Non sembrava molto grave, però era comunque qualcosa da curare per non avere evidenti ripercussioni nel futuro. La ragazza era praticamente assopita. Osservarla ricordava un piccolo angelo degno di nota, con i capelli castani ed una ferita che ancora sgorga un pochino di sangue, così come una piccola macchia sul cuscino segno che ella aveva, a quanto sembra, una ferita sul cranio. In ogni caso, la neo-nominata Chunin del villaggio dell'erba si era già accorta eccome di questo problema: infatti aveva un mal di testa quasi atroce. Soffriva in silenzio, praticamente come aveva sempre fatto da quando era nata fino a quando era ricoverata in prognosi riservata nell'ospedale di Suna con accanto una delle tre persone che abbiano mai avuto un minimo di considerazione per lei e la sua vita e, chissà, anche per i suoi sentimenti reali. A vederla con quei teneri occhietti socchiusi sembrava una ragazza come le altre che aveva subito un certo tipo di trauma, eppure lei non era così. Al suo interno era triste. No, non perché tra i suoi pensieri era evidente il terrore più puro di non vedere mai più Ban e Sheira, ma perché non riusciva comunque ad esprimere la vera se stessa. E forse era proprio per quello che era finita là, su un lettino d'ospedale, pronta per un'operazione chirurgica che poteva anche costarle la vita. Non aveva mai parlato a nessuno di come stava se non alla sua migliore amica, la quale in quel momento non sapeva assolutamente nulla ed era a Kusa tranquilla seduta sul divano ad aspettare il ritorno della fidata compagna e collega. Se solo sapeva ciò che le stava succedendo avrebbe fatto di corsa dal paese dell'Erba a quello del Vento in meno di due o tre ore. La sua migliore amica rischiava la vita, per cosa? Un titolo? L'orgoglio di dire "ho ammazzato un leviatano grosso quanto l'intero villaggio di Kusa"? E magari poi ci perdeva anche qualcosa come un polmone, un rene o un organo. Stupido mondo Ninja. Portava sempre a quello. Ed anche Inohana lo sapeva. Lo sapeva così bene da trovarsi sdraiata e pronta per essere operata da un medico fatto di legno dopo essere stata quasi ammazzata da uno con un cervello, carne ed ossa. Uno stronzo. Se lo avesse trovato là in giro, probabilmente avrebbe riversato su di lui tutto l'odio, la solitudine e la tristezza che portava nel suo cuore da ormai tre, quattro, cinque anni. Chissà quanti. Anche là sdraiata era triste, ma non si notava dal suo volto. Sentì un leggero pizzico e poi avvertì che il letto su cui era sdraiata miracolosamente si stava spostando. Il suo corpo si muoveva. Aprì leggermente i suoi occhi, giusto un po', solo per cercare di capire che cosa stava succedendo. Sentiva un braccio sollevarsi dalla morbidezza data da quel bello e confortante giaciglio che le avevano trovato. Probabilmente era Ban, visto che aveva fatto l'intero viaggio con lei ed era rimasto vicino alla ragazza anche nella sua stanza e forse anche in quel viaggio che la stava conducendo dritta verso la salvezza o verso la morte su un lettino d'ospedale mentre un biondo medico le ricuciva le ferite. Chissà. Magari aveva spazio per un altro tatuaggio. Le piacevano, maledizione, farne un altro non era una pessima idea! Le luci sopra la sua testa erano abbaglianti ed unite al già forte mal di testa non erano un passatempo piacevole fino a che non sarebbe arrivata in sala operatoria. Non muoveva la testa ed era anzi già vicina al tornare nel mondo dei sogni. Il suo sguardo, abbastanza spaventato, assopito e dolorante, si affievoliva piano piano, con un leggero sorriso rivolto a chissà chi fosse quella persona che le reggeva il braccio, sperando fosse Ban. Sentì una porta aprirsi e quello fu il momento in cui l'anestesia si palesò. Ed ecco che la piccola Inohana ritorna nel bel mondo dei sogni, l'unico in cui era realmente felice e contenta. L'unico in cui si sentiva accolta, quello bello, divertente, il migliore per lei. Quello dove finalmente si sentiva Inohana Yamanaka, e non uno spettro di se stessa. L'ultima cosa che riuscì ad avvertire fu l'odore tipico di una sala operatoria: anestetico, sangue lavato con altro sangue ed altri odori sparsi di medicine.


    Peccato che era tutto un sogno, veh?
    Inohana era là. Era felice. Felicissima. Finalmente si era liberata di tutti quei pesi, in quella vita che lei avrebbe vissuto tranquillamente e, per almeno una volta, in reale felicità. Diede un bellissimo bacio al suo fidanzato. Non erano ancora sposati, in quella che lei voleva diventasse la sua famiglia. Sposarsi era inutile, se si era più felici da fidanzati, a che cavolo serviva un'inutile e stupida cerimonia in cui si buttavano soldi e riso in testa a due persone che si amavano e si legavano per la vita. Ma alla giovane di Kusa che serviva sposarsi, se la sua vita era felice così e quella sessuale era attiva ed anche meglio, fregandosene completamente del loro figlio che faceva anche casino fino alle dieci, undici di sera. Però erano una bella famiglia, felice e contenta.

    - Uh, benissimo baby. -

    Lei sorrise contenta e si scollò per qualche istante dal suo collo, coccolando il bel bambino e conducendolo verso le scale del seminterrato. Voleva stare per qualche istante con il suo amore. L'unica persona che avesse mai capito come si sentisse la povera e piccola giovane. Aveva diciotto anni, le aveva svelato il cuore ed il passato burrascoso, nonché i suoi sentimenti tristi e soli. Era l'unico con cui si era mai confidata e l'aveva capita alla perfezione. Fu per quello che il suo piccolo e giovane cuore venne rapito da quel ragazzo. Poco importava che non andava in palestra, che non faceva certe cose che la facevano impazzire... Era l'unica persona che avesse mai realmente capito chi Inohana fosse. E qual'era il suo cuore.

    - Hai voglia di parlare un po'? Mi sentivo un pochino sola. -

    Disse, sorridendo. Bastò un cenno del ragazzo per cominciare a parlare e discutere. I suoi sentimenti tutti allo scoperto. L'unico con cui ci era mai riuscita. E per questo ne era felice, molto, troppo...


    La Yamanaka aprì gli occhi. La testa le faceva meno male, però cominciò a guardare spaesata tutto ciò che la circondava. Era tornata nella sua stanza d'ospedale, concessa come ricovero temporaneo. Non riusciva a capire che cosa succedeva. Sgranò un po' gli occhi e fu finalmente in grado di capire meglio che cosa stava accadendo. Anzi, proprio no! Vide attorno a lei due persone, volgendo prima lo sguardo a destra e poi a sinistra. C'erano due ragazzi. Uno era Ban, l'altro il medico che probabilmente l'aveva presa in cura ed ora spiegava allegramente al suo promesso che cosa era successo alla giovane morettina. Proprio lei continuava a dare un'occhio e non capire che succedeva. Le pareti bianche ed il nitido odore di disinfettante che si diffondeva sia dalle coperte sia dal resto della stanza. Probabilmente qualcuno era morto là. Probabilmente. Però Inohana non ci pensava, anzi, era decisamente contenta che era viva! Era visibilmente frastornata e non capiva un granché non solo per via dell'anestesia a cui era stata probabilmente sottoposta, ma anche per una forma di amnesia datale, forse, dal gran colpo in testa ricevuto e da chissà altro. Ne aveva passate tante, era stata maltrattata e strapazzata ma finalmente poteva sentirsi meglio. Ed invece no, ecco che non si ricorda più nemmeno chi sia. Rimane a fissare il giovane dai capelli acquamarina intensamente. Nei suoi occhi vedeva qualcosa di vispo, bello, divertente. Dovevano aver fatto qualcosa assieme, quei due, di cui in quel momento aveva perso il ricordo. Sorrise, lievemente, guardandolo. I suoi begli occhietti vispi cercavano intensamente il contatto con quelli dell'altro, cercando e sforzandosi di ricordare. Ma niente! Voltò poi il suo tenero sguardo verso le coperte e cominciò il disastro. Il disagio di quel post-operazione degno del peggiore film comico mai immaginato e pensato da qualcuno.

    - Oddio signori!? Che diavolo sono queste enormi tette?! Maledizione, guardatele...! -

    Disse, issando il suo corpo e scoprendo il suo enorme seno in faccia ai presenti. Ma che cavolo combinava?! Boh! Era decisamente sorpresa. Non si ricordava nemmeno di avere delle tette così grandi! Cominciò a toccarle, spostarle, massaggiarle, far di tutto e di più con quelle due cose in circa un paio di secondi, il tutto facendole vedere a Ban ed all'altro ragazzo per far felici tutti. Un paio di istanti anche solo per recepire il dolore che le veniva dall'addome. Le avevano messo dei punti, quasi sicuramente, figurarsi se alzarsi e far vedere le bocce a due persone potesse essere d'aiuto e soprattutto salutare! Per questo crollò di nuovo tra le coperte con una fitta di dolore anche sul suo piccolo volto minuto. Gli occhietti vispi si girarono alla fine direttamente sul giovane dai capelli di quel colore strano e frizzante. Lo guardò. Il suo fisico era.... Boh, a dir poco eccitante. Si stava eccitando?! Ma che cazzo combinava quella scema! I suoi piccoli occhi lo guardavano in maniera intensa. Sorrideva maliziosa e pensava a fare chissà che cosa. Però le riusciva difficile addirittura pensare, visto il mal di testa e lo schifo che aveva in corpo.

    - Caspita, complimenti per i muscoli ma... Chi sei? Sicuramente ti conosco ma ora non ricordo... Siamo fidanzati? Abbiamo fatto sesso? -

    Così. Spontanea. Come se nulla fosse. Lo guardava sorridendo. Qualche frammentario ricordo cominciava ad emergere nel suo piccolo e confuso cervello. Era una classica amnesia temporanea. Forse. O insomma chissà che diavolo stava succedendo al suo cervello. Però sembrava lentamente tornare al proprio posto. Si ricordò che quel tizio era l'ultima persona che aveva visto prima di addormentarsi bellamente, che l'aveva portata in braccio fino all'ospedale di Suna rischiando di perderci più di un polmone per la fatica e quanto il suo corpo pesasse e... E lo aveva baciato. Se lo ricordava fottutamente bene! Le era saltato in testa come un pesce salta fuori dall'acqua. Un ricordo bello. Intenso. Semplicemente fantastico! Sorrise, ricordandosi di quello. Era felicissima per essersi ricordata di ciò. Così felice da ricordarsi persino il nome, finalmente, del nome di quel bel ragazzo.

    - Oh, diavolo, Ban! Mi dispiace, scusami ma... Ho perso la memoria per un attimo. Tu invece biondino col camice bianco... Credo tu sia il medico che mi ha curato... Beh, mille grazie! -

    Ed ecco che tutta la memoria le torna d'un fiato. Il viaggio in barca, la caccia a quel titano enorme, la loro disastrosa fine su un pezzo di scoglio e la caduta violentissima sulle macerie dell'imbarcazione di un'inutile tettona che si credeva il capitano della nave ma che alla fine era capace solo a raccogliere scogli. Nemmeno vongole, o cozze, o pesci, addirittura scogli. Però era carina come donna. Ma al diavolo, era ignorante e stupida come nessuna. Lasciare dei ragazzi in balia di un mare di sabbia ed un mostro gigantesco. Che diavolo. E poi si ricordò anche di lui...

    - Oh maledizione! Ehi, biondino, avete in cura un medico di merda da strapazzo del cazzo Mokuton o come minchia si chiama che pensa solo a curare se stesso? Bastardo schifoso, dimmi dov'è che mi alzo da questo letto e gli tiro una valanga di insulti e tecniche Raiton in mezzo alle sue palle sudate utili quanto un becero ignorante schifoso malato stronzo in mezzo ad un mare. Maledizione, spero sia affogato in un mare di merda più grande della sua cazzo di persona egoista e bastarda! -

    Disse, in preda ad una collera a dir poco terribile, volgendo il suo sguardo prima verso il biondo e poi verso Ban, a caccia di risposte e soprattutto di vendetta e, perché no, un po' di sangue non suo a sporcarle quel bel faccino. Voleva ammazzarlo di botte...

    Ditemi se vi sta bene.
    PS: le parole forti sono OP :sagh: Potete gestirvi l'operazione ed il post-sala come vi pare e piace. Anche bombandola nel sonno (?), soprattutto Kashi :please:
     
    .
  5.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    13,239
    Location
    Sotto un Albero di Arance.

    Status
    Offline
    Quel dottore pare essere completamente assorto dall'immagine della ragazza - o dalle sue tette, magari - tanto da non degnare nemmeno di uno sguardo il nostro povero porcospino, che con tutta la rassegnazione del mondo semplicemente sbuffa, andando a portarsi leggermente in avanti, mentre prova a legare quello straccio stretto intorno all'arto così da evitare che esca ancora più sangue, anche se la ferità ha ormai quasi smesso di rilasciare fluidi.
    Ha tante cose che vanno per la testa, in realtà, ma in questo momento deve essere forte per la giovane, ci sarà tanto tempo per pensare una volta tornati a casa, su quello non ci piove. Un lento sguardo viene rivolto verso la finestra, mentre le pupille del giovane seguono una delle lame di luce disegnate dalle sagome lignee. Improvvisamente la voce di quel medico prorompe nella stanza, facendolo trasalire e costringendolo a girarsi verso di lui.

    -Ma... sta bene?-

    Ma... sei scemo?

    Domanda con lo stesso tono del dottore, scimmiottandolo, e nel frattempo indica la testa sanguinante della ragazza ed il respiratore alla quale è attaccata, segno più che evidente del fatto che non stia affatto bene, ma nemmeno per sogno. Raccogliendo quel poco di forze che gli sono rimaste, comunque, il giovane semplicemente si alza, andandosi a poggiare sul bordo del letto mentre anche il dottore si avvicina.

    -Cioè... Intendo dire... era sveglia prima di arrivare in ospedale o... lascia perdere. Mi chiedo solo se non sia qua per rimuovere la mastoplastica.-

    No no, è una ragazza vera, non è di plastica!

    Non ha capito ovviamente un ciufolo, ma che ci volete fare.

    E' svenuta quando quel mostro ci ha attaccati, era fra le mie braccia, ma ha comunque preso un colpo alla testa ed è svenuta sul colpo.

    Poi comunque si sposta, lasciando che il medico possa fare le sue considerazioni ed avvicinandosi al bagno della stanza d'ospedale, dentro al quale si snoda lo straccio del braccio e ci fa passare sopra una buona quantità d'acqua fredda per sciacquare via il tutto, ma anche per pulire un po' tutto il zozzo che si è accumulato nelle sue ferite, dato che potrebbe sempre rischiare un'infezione, che sicuramente non è nulla di piacevole.
    Finito quel blando trattamento, ecco che prende uno degli stracci per asciugarsi le mani e si avvolge nuovamente l'arto, stringendo il più possibile per evitare che il sangue ricominci a venir fuori copiosamente, anche se pure questo pare macchiarsi di rosso in poco tempo, segno che l'emoragia non si è ancora arrestata del tutto, e che magari c'è ancora qualche scheggia di legno all'interno della carne.

    -Stai tranquillo, adesso andiamo in sala operatoria e mi racconti tutto hm? Anche perché mi sembra che lei non sia l'unica al quale serva aiuto. Vatti a prendere dei vestiti sterilizzati e seguimi, anche io dovrò cambiarmi d'abito. Come vi chiamate e come siete finiti qua?-

    Aspetta... Dove li prend... Ah ok, sono qua nell'armadietto! Aspettami dottore, non andare di fretta! Mi sto anche pisciando addosso, non farmi correre!

    Dice all'altro con tanta non chalance, e rapidamente provvede a rimanere in mutande, rimpiazzare i suoi logori e sporchi vestiti con quelli sterilizzati dell'ospedale e... si concede una piacevole e rilassante orinata con tanto di fumo che volteggia in aria. Che scena poetica, sicuramente, proprio adatta ad uno dei signori di alto rango della gerarchia ninja. E quando finisce ecco che si tira su la zip, infila la poco ortodossa cuffietta e segue il medico.
    L'aiuta, insieme ad altri, a trasportare la giovane in una sala adibita alle rianimazioni ed alle operazioni di vario genere, anche se la sua scarsa esperienza e conoscenza del settore non possono aiutarlo minimamente a capire di che diamine di reparto si tratti. Si guarda comunque intorno, spaesato e stranamente silenzioso, e solamente quando tutti gli assistenti sono andati via e l'altro è rimasto da solo con lui ed Inohana comincia a raccontare.

    Oh dottor Kuroda, l'avessi visto! Era un mostro lungo almeno cento metri e con una bocca da fare invidia alla larghezza delle porte del villaggio, per dirti! Al villaggio, a Kusa, ci avevano comunicato che fosse una missione rischiosa, ma non pensavamo fino a questo punto! Quando siamo arrivare c'era sta tizia, Ispigo... Ijigo... Ignazio.. Va beh, una tizia che guidava sta nave di sabbia, una figata paradossale! Il problema è che è abbastanza scarsa nel farlo, per carità, all'inizio non sembrava male, ma poi appena ha visto il mostro si è cagata addosso... Nice capitano, mi dicono.

    E fa una piccola pausa, durante alla quale va a sedersi proprio accanto al lettino sul quale è stata poggiata Inohana e le lancia un tenero sguardo mentre si tiene ancora il braccio.

    Poi va beh, è stato tutto uno scatafascio! Fortunatamente grazie al Byakugan son riuscito a prevedere di poco le mosse del mostro, anche se non è stato molto utile dato che ci ha scaraventato su un pilone di roccia ed ha distrutto la barca mentre un nostro compagno - medico, tra l'altro - ha pensato bene di mettersi a fare il restauratore piuttosto che cercare di salvare Inohana, ma questi sono dettagli, anche se spero che gli venga il cagozzo potente. Cooomunque... Io sono Ban e lei è Inohana, o meglio, lei è Poppea!

    E finito di raccontare sghignazza un secondo, anche solo per allentare un po' la tensione dovuta a quella giornata ed alla situazione corrente. E' decisamente più rilassato rispetto a quando è arrivato in ospedale, anche se quel medico gli sembra leggermente tanto. Ma ehi, mai giudicare un libro dalla copertina, sua madre glielo dice sempre... e lui stranamente ascolta ciò che la donna gli dice, che bravo figlio.
    Comunque sia, a quanto pare il primo di cui il dottore si occupa e lui, e non ci dovrebbe mettere nemmeno molto, a giudicare dall'entità della ferita, dato che il grosso sarebbe da fare sulla povera ragazza priva di coscienza stesa su quel povero lettino. Per il resto si sarebbe limitato a guardare l'altro in silenzio, senza proferire alcuna parola per paura che questo possa distrarre il medico nell'esercizio della sua professione. Sia mai che sbagli per colpa sua!

    [...]


    Il post operazione, paradossalmente, finisce per diventare quasi una messa in scena comica, anche perchè la ragazza pare svegliarsi - seppur dolorante - e riprendere conoscenza, il che significa che quel medico è davvero in gamba e sa il fatto suo. Comunque sia, una volta tornati nella stanza assegnata alla giovane, ecco che il ragazzo semplicemente si poggia sul letto accanto a lei, poggiando la testa sul materasso mentre il dottore compie gli ultimi accertamenti.

    - Oddio signori!? Che diavolo sono queste enormi tette?! Maledizione, guardatele...! -
    Caspita, complimenti per i muscoli ma... Chi sei? Sicuramente ti conosco ma ora non ricordo... Siamo fidanzati? Abbiamo fatto sesso? -


    Alle parole inaspettate della giovane, il porcospino è costetto ad alzarsi e scoppiare in una sonora risata, tanto che addirittura cominciano a scorrergli delle calde lacrime lungo le guance e gli addominali si contraggono spasmodicamente, mentre tutto quel casino echeggia fra le quattro mura biancastre dell'ospedale. Ahimè, menomale che questi giovani hanno il coraggio di ridere anche nelle situazioni peggiori, è una bella cosa, in fondo.

    INO! Le hai sempre avute quelle bocce sproporzionate e... no, non abbiamo fatto le cosacce, dolcezza!

    - Oh maledizione! Ehi, biondino, avete in cura un medico di merda da strapazzo del cazzo Mokuton o come minchia si chiama che pensa solo a curare se stesso? Bastardo schifoso, dimmi dov'è che mi alzo da questo letto e gli tiro una valanga di insulti e tecniche Raiton in mezzo alle sue palle sudate utili quanto un becero ignorante schifoso malato stronzo in mezzo ad un mare. Maledizione, spero sia affogato in un mare di merda più grande della sua cazzo di persona egoista e bastarda! -

    Okay, adesso è decisamente tornata in sé, dottor Kuroda e... come vede ha anche abbastanza energie per lanciare imprecazioni al tizio che stava sulla barca con noi. Ehi ehi, guerriera dei sette regni, statte calma n'attimo che se no mi svieni daccapo! Su su, va tutto bene, siamo sani e salvi ed il mostro è morto! Ce l'abbiamo fatta, bambolina!


    Ovviamente glissa paurosamente sul fatto che non abbiano salvato i due tizi di cui si parlava nel foglietto, ma questi sono meri dettagli, anche perchè probabilmente non lo ricorda nemmeno. Comunque sia, una volta che la ragazza è sveglia cerca di poggiare una mano sulla sua e carezzarla dolcemente mentre la guarda negli occhi. Poi si volta verso il medico e sorride ampiamente.

    Grazie dottor Kuroda! E' stato davvero bravo!


    Ho fatto anche io il "post-operazione", così ti lascio spazio per parlare delle cose che fai a Ban e dell'operazione su Inohana e puoi spaziare, Lord
     
    .
  6.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    13,239
    Location
    Sotto un Albero di Arance.

    Status
    Offline
    UP per Lord :sisi:
     
    .
  7.     Like  
     
    .
    Avatar

    « Sanità mentale? Non ricordo di aver mai avuto un simile fastidio!. [cit.]»
    «Mi gioco anche la mia vita sul filo del rasoio.
    Se poi la vita è quella tua, farò anche d' avvoltoio!»

    Group
    Member
    Posts
    11,335
    Location
    Inferno

    Status
    Offline
    Toura aveva detto che la sala doveva essere pronta da un po', speravo quindi di trovare tutti gli oggetti al loro posto, senza che vi fosse pecca alcuna, non era così strano che si aspettasse mi portassi dietro un equipe di medici e che dovessi sterilizzare il tutto, ma era un lavoro noioso.
    Mentre aprivo lo sportello posto sul ventre, di spalle per non far notare nulla a Ban, e rimuginavo sulle condizioni della sala operatoria, afferrai saldamente l'Occhio di Falco e me lo misi in faccia, sull'occhio destro. Afferrai il lettino della ragazza, spalancando le porte con un calcio ed inoltrandomi nel corridoio, facendo svolazzare il camice a destra ed a sinistra.


    Aspetta... Dove li prend... Ah ok, sono qua nell'armadietto! Aspettami dottore, non andare di fretta! Mi sto anche pisciando addosso, non farmi correre!

    Sospirai, fermandomi nel bel mezzo del corridoio aspettando che giungesse a noi, nel frattempo mi avvicinai alla faccia della ragazza e le spalancai un occhio per controllare la sua pupilla, estraendo qualche attimo prima una piccola torcia a forma di stilo. Passai la luce sulla pupilla direzionandone il raggio, l'occhio rispondeva lentamente ma era un buon segno, i miei colleghi o gli infermieri che l'avevano assistita fino a quel momento avevano anche annotato tutto ciò che poteva interessarmi, delle notizie positive tutto sommato, il respiro non era particolarmente debole e la temperatura era stabile, stava aspettando un trattamento da almeno mezz'ora, sarebbe morta se fosse stata in condizioni peggiori.

    -Forza ragazzo, muoviti.-

    Non potevo prendere troppo tempo, curare il braccio del tizio avrebbe richiesto un attimo, ma la ragazza poteva rivelarsi particolarmente difficile, potevo solo incrociare le dita.
    Alcuni infermieri si avvicinarono alla barella che trasportavo alle mie spalle, ma solo uno si occupò di trasportare il respiratore, inutile, lo stavo già tirando io con un filo di chakra. Non mi serviva il loro aiuto, non più almeno, con le mie abilità potevo sostituire un plotone di almeno cento medici, figurarsi salvare una sola persona, e probabilmente lo sapevano, visto che lo sciame si diradò appena arrivati in sala operatoria. Spalancai le porte e posizionai la ragazza al centro della sala, sollevandolo con dei fili di chakra che lasciarono il lettino fuori e l'adagiarono su una barella. Fermai il ragazzo con una mano ed indicandogli una sedia posta vicino all'entrata, era tutto pronto, tranne il mio corpo, dovevo andarmi a sterilizzare al più presto e controllare che tutti gli attrezzi fossero presenti, anche degli anticoagulanti mi avrebbero fatto comodo. Dopo una breve ispezione, potevo anche tirare un sospiro di sollievo e prepararmi al cambio d'abito, fortuitamente v'erano camice e guanti posti in una stanzetta adiacente, c'avrei messo un minuto, ma prima dovevo fare una cosa. Mi avvicinai al ragazzo afferandogli il braccio, una moltitudine di schegge di legno lo costellavano, non potevo estrarle tutte con le pinze, dovevo attuare un metodo più veloce e meno noioso. Poggiai una mano sul gomito, e l'altra sul palmo, concentrando un'esigua quantità di chakra al suo interno, chakra che doveva prendere la forma di una piccolissima sfera, chakra di Vento. Il mio obbiettivo era semplice, creare delle piccole esplosioni mirate per esternare le schegge ed evitare di danneggiare i tessuti, la parte più difficile. Dovevo fare attenzione a non immettere troppo chakra e porlo nei punti giusti, le schegge si trovavano nella parte esterna del braccio e basta, ciò favoriva non poco il mio intento.


    *Ti ci stai impegnando hm? È una delle poche cose che mi piacciono di te.*

    Oh dottor Kuroda, l'avessi visto! Era un mostro lungo almeno cento metri e con una bocca da fare invidia alla larghezza delle porte del villaggio, per dirti! Al villaggio, a Kusa, ci avevano comunicato che fosse una missione rischiosa, ma non pensavamo fino a questo punto! Quando siamo arrivare c'era sta tizia, Ispigo... Ijigo... Ignazio.. Va beh, una tizia che guidava sta nave di sabbia, una figata paradossale! Il problema è che è abbastanza scarsa nel farlo, per carità, all'inizio non sembrava male, ma poi appena ha visto il mostro si è cagata addosso... Nice capitano, mi dicono.

    *Fate silenzio che non riesco a concentrarmi.*

    Sbuffai quasi infastidito dal commento del Bijuu e dalla parlantina del ragazzo. Era strano che non fossi stato avvertito di questo mostro gigantesco, ma probabilmente era una di quelle missioni di livello basso che venivano gonfiate sempre dai partecipanti, come quella storia che molte persone ancora raccontavano di quel ragazzo che aveva sterminato un branco di talpe assassine per proteggere un campo di carote d'oro, e tutto ciò da solo.
    Le piccole particelle di legno non dovevano neanche esplodere, ma semplicemente fuoriuscire lentamente, non potevo permettere che qualche corpo estraneo finisse in sala operatoria. Si mossero lentamente verso l'esterno, esponendosi maggiormente, estrassi dunque un fazzoletto da una tasca del camice, passandolo tra le schegge per raccoglierne il più possibile, in contemporanea avrei sigillato le ferite con del Chakra per annullare totalmente sanguinamenti ed infezioni. Mentre una mano faceva su e giù sul braccio, l'altra spingeva più schegge possibili fuori, e ci volle poco più di un minuto per finire il tutto, tempo che poteva perdere. Senza proferire parola, fasciai il braccio con delle garze, muovendo le braccia con immane velocità, dopotutto era ciò che mi riusciva meglio.


    Poi va beh, è stato tutto uno scatafascio! Fortunatamente grazie al Byakugan son riuscito a prevedere di poco le mosse del mostro, anche se non è stato molto utile dato che ci ha scaraventato su un pilone di roccia ed ha distrutto la barca mentre un nostro compagno - medico, tra l'altro - ha pensato bene di mettersi a fare il restauratore piuttosto che cercare di salvare Inohana, ma questi sono dettagli, anche se spero che gli venga il cagozzo potente. Cooomunque... Io sono Ban e lei è Inohana, o meglio, lei è Poppea!

    Il Byakugan? Cos'era il Byakugan? no, l'avevo sentito già nominare, ma... vuoto di memoria totale, non ricordavo assolutamente nulla a riguardo, probabilmente era la tecnica o la kekkei genkai di qualche mio vecchio sfidante o collega, ma di solito non mi preoccupavo troppo di queste cose, per riuscire addirittura a prevedere i movimenti doveva essere qualcosa simile allo Sharingan, ma in quel momento non poteva importarmene molto.

    -Posso facilmente capire il perché, ora ascoltami Ban, mi serve il massimo silenzio, ho un udito finissimo e mi distraggo facilmente, dammi un po' di tempo e la rimetterò a nuovo.-

    Gettai i guanti usati per Ban e ne presi un secondo paio per operare Inohana, stavolta non potevo permettermi di sbagliare. Tolsi le fasce poste dagli infermieri prima di me e detti uno sguardo a ciò che mi aspettava, il cranio presentava una ferita abbastanza grande ma non mi sembrava si fosse rotto qualche osso, la prima cosa da fare sarebbe stata somministrare degli anticoagulanti per evitare che il sangue si potesse, per l'appunto, coagulare. L'Occhio del Falco non mi permetteva semplicemente di vedere ad infinite distanze, ma con i dovuti accorgimenti potevo anche utilizzarlo come microscopio chirurgico, nonostante potesse aiutare solo un occhio ed il più delle volte dovevo affidarmi a quello standard per avere una precisione maggiore, nonostante il mio fosse ben più potente. Le era stata applicata una trasfusione di sangue poiché il battito cardiaco era debole, ma non avevo idea che gruppo sanguigno potesse avere, e non avevamo molti donatori di gruppo 0, era veramente una brutta situazione. Le radiografie digitali erano appena arrivate sul computer, delle immagini si delineavano dandomi un quadro generale del cranio. La testa non presentava alcun osso rotto, sembrava fosse tutto stabile ed i dati che mi erano arrivati lo confermavano, non potevo operarla senza prima essere sicuro della gravità della situazione, sarebbe bastato utilizzare del chakra per curare la ferita e tenerla sotto osservazione. Mi avvicinai al corpo ponendo le mani sulla testa per una quindicina di minuti, i tessuti si rimarginarono in poco tempo chiudendo l'emorragia, lasciandomi un sorrisetto stampato sul volto. Una volta fasciata la testa, avrei potuto riporre Inohana sul lettino sulla quale era arrivata.

    -Forza campione, hai fatto del tuo meglio, la tua ragazza è fresca come una rosa ma debole di fegato, si rimetterà presto.-

    Detti una pacca sulla sua spalla e lasciai la stanza ponendo tutto il materiale utilizzato, guanti e abiti, dentro un cestino, Toura non aveva avuto manco l'accortezza di risparmiare del tempo facendo alcune veloci radiografie, ero dunque costretto a passare la notte nella stanza con lei per poterla operare immediatamente nel caso fosse sfuggito qualcosa a me, ed al mio chakra.




    Passarono diverse ore, l'orologio non aiutava all'attesa interminabile. Non che avessi paura di qualcosa, ma avrei preferito si svegliasse il prima possibile per, almeno, tranquillizzare Ban. Sedevamo accanto al suo letto da diverse ore, ma le condizioni erano ancora stabili. Certo, nonostante le sue condizioni, era parecchio strano che non si fosse ancora svegliata.
    Finalmente il miracolo, gli occhi si aprirono e la testa si sollevò lentamente, potei tirare un sospiro di sollievo.


    - Oddio signori!? Che diavolo sono queste enormi tette?! Maledizione, guardatele...! -

    Forse. Sollevò le coperte scoprendo il prosperoso petto di fronte a tutti, e non nascondo che rimpiansi non poco il non averla potuta smembrare. Ban dal canto suo, si mise a ridere.

    -Si ma... non ho capito. Quindi era effettivamente una mastoplastica o cosa...?-

    Bisbigliai al ragazzo, nonostante questi non potesse rispondermi tanto era preso dal ridere.

    - Caspita, complimenti per i muscoli ma... Chi sei? Sicuramente ti conosco ma ora non ricordo... Siamo fidanzati? Abbiamo fatto sesso? -

    La spontaneità con cui pronunciò quelle parole, non poterono far altro che incrinarmi i nervi, in più si aggiunse Ban che continuava a ridere ad alta voce.

    INO! Le hai sempre avute quelle bocce sproporzionate e... no, non abbiamo fatto le cosacce, dolcezza!

    - Oh, diavolo, Ban! Mi dispiace, scusami ma... Ho perso la memoria per un attimo. Tu invece biondino col camice bianco... Credo tu sia il medico che mi ha curato... Beh, mille grazie! -

    -Se non abbassate la voce ci rivedremo subito in obitorio. Siamo in un ospedale mannaggia a voi!-

    Tentai di fare tornare la calma nella stanza, c'erano altre persone che attendevano cure e probabilmente una veglia nella stanza frontale, quindi non era saggio lasciarsi andare a certe stronzate.

    - Oh maledizione! Ehi, biondino, avete in cura un medico di merda da strapazzo del cazzo Mokuton o come minchia si chiama che pensa solo a curare se stesso? Bastardo schifoso, dimmi dov'è che mi alzo da questo letto e gli tiro una valanga di insulti e tecniche Raiton in mezzo alle sue palle sudate utili quanto un becero ignorante schifoso malato stronzo in mezzo ad un mare. Maledizione, spero sia affogato in un mare di merda più grande della sua cazzo di persona egoista e bastarda! -

    Un medico in cura? Che destino beffardo. Ma la cosa più interessante era il resto della storia, un medico in grado di controllare il legno. Che fossero venuti con Minato? Difficile che si fossero ridotti in quello stato, ma forse la missione era stata effettivamente più difficile di quanto avesse raccontato Ban, ma a che pro mandare dei genin a svolgerla allora? In ogni caso, Minato non si sarebbe mai trovato in ospedale, era in grado di pensare alle sue ferite senza alcun aiuto esterno.

    Okay, adesso è decisamente tornata in sé, dottor Kuroda e... come vede ha anche abbastanza energie per lanciare imprecazioni al tizio che stava sulla barca con noi. Ehi ehi, guerriera dei sette regni, statte calma n'attimo che se no mi svieni daccapo! Su su, va tutto bene, siamo sani e salvi ed il mostro è morto! Ce l'abbiamo fatta, bambolina!
    Grazie dottor Kuroda! E' stato davvero bravo!


    Calo la testa con l'aria leggermente mesta.

    -Io non ho fatto nulla se non risanare una ferita di poco conto, l'avrebbe potuto fare chiunque, dovresti ringraziare te stesso, di solito sono proprio le persone come te che riescono a salvare le vite degli altri, complimenti ragazzo.-

    Sorrisi a Ban e mi volsi verso Inohana

    -Dovrai stare almeno un altro giorno a letto, dobbiamo controllare che tu stia bene, dopo potrò anche lasciarti andare. Mi servono alcuni dati, so che siete di Kusa, ma nomi e cognomi? Il tuo gruppo sanguigno Inohana? Come si chiamava il medico che era con voi?-

    Ovviamente ero ben curioso di scoprire chi fosse l'ultimo componente del terzetto, ma volevo mascherare il mio interesse perché sembrava non fossero molto... amici.

    -Ah! Ovviamente mi serve anche sapere se dobbiamo rimuovere la mastoplastica e tu... Ban... dovrai farti cambiare le fasce appena arrivato a Kusa, ma se sei fortunato non ve ne sarà bisogno, siete entrambi parecchio robusti ragazzi, ma che ci facevate in mezzo al deserto a combattere un mostro da soli? Ai miei tempi non avrebbero mai mandato dei genin per fare un lavoro simile.-

    Presi un foglietto dalla tasca del camice ed un taccuino per annotare le risposte della ragazza, di quei tempi la mia memoria stava peggiorando, ma non saprei ben dire a causa di cosa, forse un effetto secondario della marionettizzazione, chissà.
     
    .
  8.     Like  
     
    .
    Avatar

    » S l e e p y «

    Group
    Member
    Posts
    12,907

    Status
    Anonymous
    Evidentemente era tornata in se. Ne era abbastanza sicura. La perdita di memoria temporanea, probabilmente dovuta ad un operazione al cranio subita qualche istante prima, si era letteralmente vanificata. Aveva recuperato la memoria anche di quei pochi istanti, frammentari, dopo aver battuto la testa su un qualcosa. Forse era una componente in legno della nave, chissà. La ragazzina intendeva mettersi a girare liberamente per la stanza: quel letto e quelle coperte le stavano ormai già troppo strette. Però non era intelligente muoversi o addirittura provare ad andarsene dall'ospedale, anche perché le sue ferite risalivano a si e no un paio di ore prima ed era decisamente stupido non rimanere in osservazione per un paio di ore, anche un giorno. Però ad Inohana non andava molto bene. Non si riusciva quasi a muovere sotto quella quantità industriale di coperte! Che noia! Che rogna! Si vedeva sul suo viso la leggera tensione che quel letto le restituiva. Anche se era molto comodo, morbido e confortevole. Anche se non si stava divertendo... Si calmò, più o meno, grazie al controllo della sua mentalità... Stronzate, sembrava soltanto più calma di quanto non potesse esserlo. Era decisamente in collera per quel che era successo su quella nave ormai ridotta a brandelli. Chissà se Ichigo era ferita o peggio. Era una bella ragazza. Anche se era stata un po' stronza e quindi al diavolo, non gliene importava più assolutamente niente di quella donna e del suo destino in mezzo a quel mare di sabbia e con un leviatano praticamente sopra il suo seno. O là in giro... A proposito. Chissà che fine aveva fatto quel gigantesco mostro! La loro nave era finita completamente a brandelli, segno che forse era andato tutto abbastanza male o qualche altro problema. Magari era esplosa. Boh. Qualsiasi cosa sarebbe accaduta, al diavolo, l'importante era essere viva e soprattutto grazie agli enormi meriti del suo possibile spasimante. Infatti proprio Ban l'aveva portata di peso dal luogo dell'incidente fino all'ospedale di Kusa. Però dopo aver dar di matto aveva, diciamo degli altri problemi. Infatti il medico non sembrava averla presa proprio molto bene e per quel suo sfogo probabilmente si era spinta troppo oltre. Ma a lei non importava proprio per niente, preferiva pensare al suo bel ragazzone. Là, accanto a lei, che di lì a poco le avrebbe stretto la mano mentre la ragazza si sdraiava accuratamente sul cuscino. Nonostante lei non avesse la benché minima intenzione di rimanere seppellita sotto la quantità di coperte e peso che le comprimeva il petto e l'addome, era forzata là. Per questo... Beh, decise di liberarsi di quel caos, dando un paio di calci ben piazzati a quel che la sopprimeva riuscì a spostare i panni bianchi sulle sue caviglie, scoprendo la vestaglia, guarda caso bianca, che riusciva a mettere in risalto il suo bel fisico. C'era una bella arietta calda in quella stanza. Si stava decisamente bene specialmente senza quella schifezza addosso. Si era tranquillizzata pensando al suo bello, al ragazzo che aveva là accanto. Le piaceva. Le piaceva sempre di più, finendo al punto che lo avrebbe amato anche se lui non avrebbe ricambiato. Il suo cuore ed i suoi pensieri ormai erano partiti completamente. Pensava a lui, che si era portato quel peso per mezzo paese pur di salvarle la vita, e si rese conto che era la seconda persona che lo aveva fatto. La prima persona che l'aveva salvata era la sua migliore amica e per qualche tempo anche qualche cosa in più. Ed ora un ragazzo. Sentiva che quel bel porcospino le ricordava suo padre. Alto, forte, bello, tenero con lei... Ciò che le serviva. Un bel capo saldo a cui appoggiarsi per necessità. Qualcuno su cui contare in qualsiasi situazione possibile, dalle semplici chiacchierate a qualcosa di più come un conforto sulla sua depressione. Ban era là. Tutto ciò non poteva far altro che confortare la piccola Inohana, la quale si calmò.

    - Okay, adesso è decisamente tornata in sé, dottor Kuroda e... come vede ha anche abbastanza energie per lanciare imprecazioni al tizio che stava sulla barca con noi. Ehi ehi, guerriera dei sette regni, statte calma n'attimo che se no mi svieni daccapo! Su su, va tutto bene, siamo sani e salvi ed il mostro è morto! Ce l'abbiamo fatta, bambolina! -

    Non poté fare altro che essere molto più serena: il mostro era molto e sepolto. Perfetto! Non era morta ed aveva portato... Ah. No. Nel foglio c'era riferito qualcosa del tipo: salvate i soldati Ryan. E loro non avevano trovato nessuno nella carcassa dell'enorme leviatano che avevano ucciso, a quel che sembrava. Peccato. Non tornavano a casa con il pacco della missione svolta, a quel che sembrava. Una bella sfiga per la giovane! Ed anche per il suo bel compagno di avventure. Ovviamente Ban prese lo sfogo con un bel sorriso ed una risata, definendola addirittura "guerriera dei sette regni". Benché non capì un granché di quel che significava, però le piaceva come nome. Suonava stranamente bene, in un certo senso! Sorrise anche lei, stringendo la mano con tenerezza e senza troppa forza, coccolandola teneramente. Le calava una piccola lacrima di felicità degli occhi, solo perché lo aveva accanto.

    - Owh, Guerriera dei Sette Regni... Beh, non mi sembra di avere il fisico adatto per essere una guerriera. Mi mancano i muscoli ed una spada, credo! Però... Beh. Vedila sotto il mio punto di vista: non è facile calmarmi con un tizio faccia di merda che si cura da solo piuttosto che pensare ad un possibile compagno di avventura morente vicino a lui.
    Lei che è medico, capisce quel che dico o no? Non è d'accordo?
    -

    Chiese, con una certa gentilezza. In realtà non le importava un granché della risposta, anche perché non aveva molta voglia di litigare con altre persone o addirittura di perdere di nuovo la calma. Voleva solo stare serena e tranquilla per un paio d'ore. Era stanca, quel viaggio l'aveva stressata e stancata come altri pochi, però non voleva dormire, nonostante l'ore anche un pochettino tarda. Doveva essere tardo pomeriggio se non sbagliava, visto che in sala operatoria aveva fatto un paio d'ore di operazione. Seguitò un piccolo colloquio tra il dottore e Ban, i quali si scambiarono reciproci complimenti su ciò che avevano combinato e su come Inohana si era salvata da quel disastro apocalittico. Doveva molto di più che dei semplici ringraziamenti a Ban. Doveva la sua vita, benché non contasse granché. Osservava quel ragazzo che aveva rapito i suoi pensieri dimostrandosi una delle poche persone che avesse mai fatto qualcosa per la giovane di Kusa... Lo osservava e sorrideva. Perché finalmente aveva trovato qualcuno con cui stare assieme. E che gliene interessava del sesso, del piacere, della lussuria e di tante altre cose. Sentiva che con quel ragazzo poteva finalmente essere felice. Anche lei. Almeno una volta nella vita.

    - Dovrai stare almeno un altro giorno a letto, dobbiamo controllare che tu stia bene, dopo potrò anche lasciarti andare. Mi servono alcuni dati, so che siete di Kusa, ma nomi e cognomi? Il tuo gruppo sanguigno Inohana? Come si chiamava il medico che era con voi?Ah! Ovviamente mi serve anche sapere se dobbiamo rimuovere la mastoplastica e tu... Ban... dovrai farti cambiare le fasce appena arrivato a Kusa, ma se sei fortunato non ve ne sarà bisogno, siete entrambi parecchio robusti ragazzi, ma che ci facevate in mezzo al deserto a combattere un mostro da soli? Ai miei tempi non avrebbero mai mandato dei genin per fare un lavoro simile. -

    La Yamanaka sorrise, non capendo una beneamata acca di cosa fosse quella mastoplastica di cui il medico parlava. Probabilmente centravano le sue tette... Però si preparò a rispondere alle varie domande, mentre il ragazzo estrasse un taccuino dal camice per annotare qualche cosa. Doveva avere problemi di memoria o doveva trattarsi di cose abbastanza importanti.

    - Uhm! Ok, rimarrò qui per un po', non è un problema. Sono decisamente stanca, forse è meglio se mi addormento, boh... Tanto il letto è comodo! Ed è abbastanza largo per starci in due. Io sono piccolina, quindi se io e Ban stiamo abbastanza stretti possiamo stare qui assieme, ahahah! Te lo giuro, non proverò a far nulla! Al massimo coccole! Ma niente di quel che pensi, ahahahaha!
    Quanto al resto. Io sono Inohana Yamanaka e lui è Ban... Yosei? Yosei, sì. Il figlio di troia che era con noi si chiamava... Mi sa Kiroachi, o qualcosa come Succhioicazzi. Mi ricordo che usava il legno, probabilmente il suo lavoro migliore è costruire case che anche gli uccellini rifiutano. O il falegname, se capisce quel che intendo...!
    Quanto al mio gruppo sanguigno, quello lo sa mia mad... Oh...
    -

    E fece una piccola pausa, cadendo nello sconforto. Il suo sorriso scomparve, facendo posto ad uno sguardo da cane bastonato. Triste e solo. Guardò se stessa, per qualche istante, mentre le sue labbra segnavano una curva di tristezza. Sua madre. Sua madre conosceva il suo gruppo sanguigno. Ed anche suo padre. Ma lei no. Non sapeva perché, però era così. Le tornarono in mente i suoi genitori. L'ultima volta che aveva visto la madre era in quell'avamposto, a terra, liberata da quello strano incantesimo che le aveva soggiogato la mente. Poi non seppe più nulla. Scappò alla vista della figlia, probabilmente in preda alla vergogna. Mentre suo padre era svanito e nessuno sapeva proprio niente! Nemmeno lei. Osservò triste negli occhi il medico, con l'immagine dei due che le compariva nella mente e non riuscì a vomitare altro che strizzate parole.

    - Non lo so. Forse AB-...
    Può lasciarci soli?
    -

    Chiese con tristezza. Non si curò un granché se il dottore era rimasto in camera o meno per voltare se stessa verso Ban, osservandolo dritto negli occhi. Una spessa lacrima cominciò a cadere da entrambe gli occhi, attraversandole la guancia, mentre sospirava e cercava affannosamente la mano del ragazzo da stringere. Il suo volto era la tristezza. La rappresentava perfettamente. Quella piccola e tenera faccina era sconvolta, al solo pensiero delle persone che l'avevano abbandonata. Un velo di depressione riaffiorò prepotente, rendendola ancora più triste. Osservava i capelli del porcospino, mentre stringeva quella sua mano sana per cercare almeno un conforto in quel momento di disperazione.

    - Ban. - Disse, con voce tremante, mentre il suo volto veniva scavato dalle lacrime amare della tristezza. - Tu non sai niente di me... Eppure io ti ho baciato.
    Sono una stupida... Però... Ti prego... Almeno tu... Non mi abbandonare.
    ...
    Ti prego.
    -

    Piangeva. Era indescrivibile. Soltanto chi aveva mai vissuto la depressione poteva capire come la ragazza si sentiva. E Ban forse non ci sarebbe riuscito. Ma lei lo stringeva, si aggrappava a lui come unico scoglio di salvezza, mentre cercava di sorridere. Sarebbe bastato un piccolo gesto d'affetto, anche un semplice abbraccio, con un po' d'amore, che ormai non riceveva più da anni.
    [...]
    Passata la crisi, il medico poté rientrare, sempre se non era uscito... Fu la stessa Inohana che, con un piccolo sforzo, dopo aver pulito il suo volto dalle lacrime amare, riferì a Kuroda che tutto era tornato alla normalità con un leggero sorriso sul suo volto. Non era molto ma poteva bastare. La ragazza sospirò e deglutì, tornando quindi a parlare con una certa calma.

    - No dottore, non mi servono tette di plastica... Giusto?! Che è sta mastoplastica, dannazione!!
    Poi... Boh. Non so perché hanno mandato me e lui. Perché siamo belli, forse. Eh Ban?! Eh? Guardi... Dottore. Non lo so. Mi sa che i governi stanno lentamente impazzendo con questa pace, però almeno non si sta male, nessuno che muore per colpa di altri. Non è male come vita.
    -

    Si fermò un attimo, per riprendere fiato. Nel mentre si sentì uno stomaco brontolare... Non mangiava da un po'! Ed anche se era a dieta, che diavolo, aveva fame!

    - Ooooops! Beh... Non mangiamo da stamattina... Non è che c'è qualcosa da mangiare? Io ho un po' di fame...
    Ehm. Ehm. Grazie di tutto, dottore. Non mi pare di sapere il suo nome, però! Se me lo dice, magari quando avrò bisogno di aiuto potrò venire a Suna e chiedere di te... Lei... Insomma del dottore. Ecco. Il contrario se ha bisogno di aiuto a Kusa. Io son disponibile per taaaaaante cose... Tranne il sesso a pagamento, non mi piace.
    - Disse, facendo una linguaccia e mostrando un tenero sorriso. Si voltò poi verso Ban, cercando con tenerezza la sua mano ancora una volta. E che diavolo cerca altro, basta con sta mano morta!
    - Quanto a te! Stanotte ti lascio un po' del letto ma niente porcherie! Solo tenere coccole, guerriero dei sette regni! Oppure possiamo russare allegramente, scegli tu! Però che diavolo ora io ho fame, cibo! Cerchiamo cibo! -

    Disse con una certa allegria e con un tono di voce piuttosto basso per evitare di disturbare gli altri "clienti".
    In cuor suo, sperava finalmente di aver trovato qualcuno su cui contare. Che potesse finalmente renderla felice, almeno per una volta nella sua vita. Sorrise, anche se era ancora un sorriso amaro, triste e depresso. Ma lentamente sarebbe guarita da quella depressione.
    Forse.

    Edited by »Nico« - 24/6/2015, 11:51
     
    .
  9.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    13,239
    Location
    Sotto un Albero di Arance.

    Status
    Offline
    Una volta tornati in stanza, i tre giovani continuano la loro piccola conversazione sulle più svariate cose, anche se sono tutte utili al fine del riconoscimento dei ragazzini di Kusa ed anche per l'esplicazione del medico riguardo alle loro ferite. Il giovane sta semplicemente ad ascoltare all'inizio, lanciando qualche rapido sguardo verso la ragazza e sorridendole mestamente mentre Kuroda parla con il suo affabilissimo fare.
    Il porcospino si poggia leggermente sul letto con il braccio sano, posando la testa sulla mano e continuando nell'ascolto, almeno fino a quando le parole del dottore non lo costringono ad arrossire leggermente e distogliere lo sguardo dalla ragazza, concentrandosi sulle piccole macchie di luce create dalla persiana quasi totalmente chiusa. Non è abituato a quel genere di complimenti, gli fa parecchio strano sentirselo dire, dato che in cucina non capita spesso.

    -Io non ho fatto nulla se non risanare una ferita di poco conto, l'avrebbe potuto fare chiunque, dovresti ringraziare te stesso, di solito sono proprio le persone come te che riescono a salvare le vite degli altri, complimenti ragazzo.-

    Hm.. Gr-grazie mille dottor Kuroda! Lei è un grande uomo!


    E mentre l'altro adesso si rivolge alla sua compagna, lui semplicemente si alza e si fionda un secondo in bagno, levandosi quegli scomodi vestiti sterilizzati e rimanendo in mutande per qualche secondo, prima di decidere che sia meglio rimettersi almeno i suoi pantaloni, dato che la maglia è praticamente tutta quanta spappolata ed oramai inutilizzabile. I suoi movimenti sono comunque più lenti, dato che con quel braccio fasciato gli risulta più difficile muoversi.
    Si sente strano, a dire il vero. Si specchia qualche secondo, lasciando che i suoi stessi occhi penetrino nella sua mente, in quella confusione e stanchezza uniche che regnano sovrane in quel piccolo cervello spossato. Non ha idea di che cosa gli passi là dentro, ma una strana sensazione di malinconia gli attanaglia ogni singolo centimetro del corpo, come un sentimento di catastrofe che si abbatte sulle certezze mai possedute di qualcuno.
    Si sciacqua un attimo il volto prima di tornare in stanza, dove Kuroda e Inohana stanno ancora parlando di generalità e quant'altro. Semplicemente all'inizio non interviene, andandosi a poggiare sull'uscio della finestra con i gomiti ed ascoltando tutto quello che i due si dicono con attenzione, ridacchiando ogni tanto per le espressioni colorite della sua compagna.

    -Dovrai stare almeno un altro giorno a letto, dobbiamo controllare che tu stia bene, dopo potrò anche lasciarti andare. Mi servono alcuni dati, so che siete di Kusa, ma nomi e cognomi? Il tuo gruppo sanguigno Inohana? Come si chiamava il medico che era con voi?-

    Beh, come vedi ti ha risposto lei! Comunque... non penso che il cognome di Kiroachi fosse "Succhioicazzi", anche se nemmeno io lo ricordo, a dire il vero, quindi non saprei come aiutarti! Ma se è ridotto male come noi penso tu lo troverai in quest'ospedale, e se lo trovi dagli uno scappellotto, magari, così impara a fare bene il suo mestiere.


    -Ah! Ovviamente mi serve anche sapere se dobbiamo rimuovere la mastoplastica e tu... Ban... dovrai farti cambiare le fasce appena arrivato a Kusa, ma se sei fortunato non ve ne sarà bisogno, siete entrambi parecchio robusti ragazzi, ma che ci facevate in mezzo al deserto a combattere un mostro da soli? Ai miei tempi non avrebbero mai mandato dei genin per fare un lavoro simile.-

    Sì, penso che quello che ha detto lei sia corretto, almeno dal mio punto di vista. Nonostante ciò che la guerra dovrebbe avere insegnato, i governi sembrano ancora non aver imparato. Non ho idea del quale abbiano mandato noi genin e quel Chuunin a sconfiggere un mostro di tali dimensioni: avremmo anche dovuto trovare due tizi, ma boh, penso che a questo punto siano morti... Non ne ho idea!

    Ma mentre parla l'espressione della giovane lo colpisce particolarmente, come se un velo nero e triste l'abbia ricoperta totalmente, offuscandone la luminosa gioia che solitamente la caratterizza. Muove subito qualche passo verso di lei, avvicinandosi al letto e rimanendo in piedi. Prova a chiudere la mano sinistra della giovane fra le sue, provando a farle capire come lui ci sia, sia lì per lei in questo momento. E non solo, vuole esserci per più tempo possibile.

    - Non lo so. Forse AB-...
    Può lasciarci soli?
    Ban. Tu non sai niente di me... Eppure io ti ho baciato.
    Sono una stupida... Però... Ti prego... Almeno tu... Non mi abbandonare.
    ...Ti prego. -


    Quelle parole lo colpiscono direttamente al cuore, come se una stilettata lo trafiggesse da una parte all'altra senza provocare alcun dolore, ma solo una strana sensazione di qualcosa di estraneo nel corpo. Lascia che l'altra gli si appioppi addosso e si sfoghi, parli con lui, lo senta suo. E' qualcosa che lo tocca nel profondo, tanto che in un impeto di "non si sa cosa" la stringe a sé, provando a farle capire quanto le vuole bene, quanto vorrebbe proteggerla in questo momento. Le sussurra parole dolci, ma non smielate.

    Io ci sono, Ino, ci sarò fino a quando avrai bisogno di me! Avrai tempo di raccontarmi tutto quello che vuoi, avrai tempo di vivere come vuoi ed uscire dalla tua spirale, ok? Ce la faremo insieme, piccola, è una promessa, ed io mantengo sempre le promesse. Oggi sei la mia promessa, e giuro di non romperti, ok?

    E la tiene stretta a sé, trasmettendole il suo calore, il suo amore, cercando di trasmetterle tutto se stesso come non ha mai fatto. O forse sì, solamente una volta, ma quelli sono tempi passati. Adesso vuole solamente andare a casa stringendole la mano, vorrebbe sedersi sul divano di casa sua mentre le dice che va tutto bene, che andrà tutto bene. E rimane lì fino a quando il medico torna, se mai è andato via, sorridendo anche a lui in maniera mesta e sincera.

    Lui è il dottor Kuroda, Poppea!

    Dice all'altra con un grande sorriso, mentre anche il suo stomaco comincia a brontolare in maniera piuttosto eccessiva, tanto che si gratta leggermente il capo con la mano libera ed arrossisce per il leggero imbarazzo. Si guarda intorno alla ricerca di qualche traccia di cibo in quella stanza, ma a quanto pare non c'è nulla che possa essere messo sotto i denti nemmeno da lontano. Rimane per qualche secondo attaccato ad Inohana prima di discostarsi leggermente e sorridere.
    Comincia a camminare verso l'uscio della porta, voltando comunque ogni tanto la testa verso Inohana per far capire che la stia ascoltando. Si sporge solamente con la testa nel corridoio, adocchiando una macchinetta con degli snack che in quel momento sembrano la cosa più invitante del mondo. Schiocca le dita e poi si rivolge nuovamente alla giovane con un grosso sorriso, avvicinandosi nuovamente a lei.

    Se avessi una cucina ti preparerei qualcosa, ma in assenza di ciò... Ci accontentiamo dei panini delle macchinette, torno subito! E ti prometto un giga-pranzo quando torneremo a casa! A CASA MIA!
    Grazie ancora, Dottor Kuroda, lei è un grande uomo!


    Le sorrise nuovamente, era felice, voleva che anche lei lo fosse, glielo si leggeva nello sguardo.

    Manca solo il post di Lord e poi è finita la PQ!
     
    .
  10.     Like  
     
    .
    Avatar

    « Sanità mentale? Non ricordo di aver mai avuto un simile fastidio!. [cit.]»
    «Mi gioco anche la mia vita sul filo del rasoio.
    Se poi la vita è quella tua, farò anche d' avvoltoio!»

    Group
    Member
    Posts
    11,335
    Location
    Inferno

    Status
    Offline
    - Uhm! Ok, rimarrò qui per un po', non è un problema. Sono decisamente stanca, forse è meglio se mi addormento, boh... Tanto il letto è comodo! Ed è abbastanza largo per starci in due. Io sono piccolina, quindi se io e Ban stiamo abbastanza stretti possiamo stare qui assieme, ahahah! Te lo giuro, non proverò a far nulla! Al massimo coccole! Ma niente di quel che pensi, ahahahaha!
    Quanto al resto. Io sono Inohana Yamanaka e lui è Ban... Yosei? Yosei, sì. Il figlio di troia che era con noi si chiamava... Mi sa Kiroachi, o qualcosa come Succhioicazzi. Mi ricordo che usava il legno, probabilmente il suo lavoro migliore è costruire case che anche gli uccellini rifiutano. O il falegname, se capisce quel che intendo...!
    Quanto al mio gruppo sanguigno, quello lo sa mia mad... Oh...
    -


    Inohana divenne scura in volto, un'espressione angosciata si dipinse sulla sua faccia in un attimo.

    - Non lo so. Forse AB-...
    Può lasciarci soli?
    -


    Mi aspettavo una richiesta del genere, ma non così improvvisamente.

    -Si, ragazzi, vi lascio soli.-

    Mi incamminai verso la porta chiudendola alle mie spalle, ma la curiosità fu troppa e non potei trattenermi dall'utilizzare il mio fine udito, per farmi i fattacci loro. Posizionai la testa contro la porta piegando leggermente la schiena.

    -Kuroda! C'è una tizia che urla il tuo nome!-

    Una voce alle mie spalle mi fulminò sul posto, Toura mi aveva fatto sobbalzare per la seconda volta. Sbatteva impazientemente il piede sul pavimento occultando parte delle parole dei ragazzi.

    -C'è una certa Ichigo che cerca te.-

    Misi l'indice davanti la bocca per indicarle di far silenzio, dopo scossi la mano congedandola e se ne andò tirando un lungo sospirò con gli occhi puntati verso il cielo, un comportamento che odiavo, e non fu un caso se inciampò in un cestino nel mezzo di un corridoio, tutto merito dei fili di chakra.
    Poggiai l'orecchio lungo la lucida superficie in legno ma non udivo né Ban, né Inohana, forse potevo rientrare per finire gli ultimi accertamenti. Abbassai la maniglia spalancando la porta e incontrai lo sguardo dei due genin, con un espressione sicuramente migliore.


    Lui è il dottor Kuroda, Poppea!

    -Il piacere è tutto mio...-

    Dissi sorridendo.

    - No dottore, non mi servono tette di plastica... Giusto?! Che è sta mastoplastica, dannazione!!
    Poi... Boh. Non so perché hanno mandato me e lui. Perché siamo belli, forse. Eh Ban?! Eh? Guardi... Dottore. Non lo so. Mi sa che i governi stanno lentamente impazzendo con questa pace, però almeno non si sta male, nessuno che muore per colpa di altri. Non è male come vita.
    -


    Un rumore interruppe il silenzio fra le nostre voci, lo stomaco dei ragazzi fece un lungo brontolio piuttosto imbarazzante che mi fece provare una nostalgia non poco potente. Già, la fame.

    - Ooooops! Beh... Non mangiamo da stamattina... Non è che c'è qualcosa da mangiare? Io ho un po' di fame...
    Ehm. Ehm. Grazie di tutto, dottore. Non mi pare di sapere il suo nome, però! Se me lo dice, magari quando avrò bisogno di aiuto potrò venire a Suna e chiedere di te... Lei... Insomma del dottore. Ecco. Il contrario se ha bisogno di aiuto a Kusa. Io son disponibile per taaaaaante cose... Tranne il sesso a pagamento, non mi piace.
    Quanto a te! Stanotte ti lascio un po' del letto ma niente porcherie! Solo tenere coccole, guerriero dei sette regni! Oppure possiamo russare allegramente, scegli tu! Però che diavolo ora io ho fame, cibo! Cerchiamo cibo!
    -

    Ban si sollevò dal letto e uscì dalla stanza, probabilmente stava cercando del cibo e per sua fortuna c'era un distributore automatico.

    Se avessi una cucina ti preparerei qualcosa, ma in assenza di ciò... Ci accontentiamo dei panini delle macchinette, torno subito! E ti prometto un giga-pranzo quando torneremo a casa! A CASA MIA!
    Grazie ancora, Dottor Kuroda, lei è un grande uomo!


    Misi le mani in tasca e mi incamminai fuori dalla stanza scuotendo la mano.

    -Ragazzi, il lavoro mi chiama, se vi serve aiuto sapete dove trovarmi... nell'obitorio.-

    Dovevo andare da Ichigo, quella tizia era conosciuta in tutti gli otto mari per i suoi magistrali incidenti nautici, e potevo ben capire il perché Ban ed Inohana si trovassero in quelle condizioni, mannaggia a me.
     
    .
  11.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    13,239
    Location
    Sotto un Albero di Arance.

    Status
    Offline
    Fine C: Qualcuno può valutarla? C:
     
    .
  12.     Like  
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Mukenin
    Posts
    13,474
    Location
    Galassia Kufufu

    Status
    Anonymous
    Lord 67
    Kashi 33
    Nico 47
    :si2:
     
    .
11 replies since 4/6/2015, 21:35   275 views
  Share  
.