Esercitazione di gruppo!

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    La squadra 8!


    C'era qualcosa che Hiro non riusciva proprio a capire, per quanto ci pensasse. Non riusciva a venirne a capo. La domanda era piuttosto semplice, in realtà, ma la risposta gli sfuggiva continuamente. Se il giorno prima era stato promosso al grado Genin, perché si trovava ancora in classe?!

    Che palleeeeee!! Quando iniziano le missioni?!

    Esclamò disperato mentre si accasciava sul banco, tra lo stupore generale, perché si era scordato di non essere solo. Divenne tutto rosso mentre Makoto, seduto accanto a lui, gli dava premurose pacche sulla schiena con fare decisamente imbarazzato. Il sensei Katai, invece, lo fissò un po' seccato, facendo muovere il codino che raccoglieva i boccoli biondi. I suoi occhi chiari gli rivolsero un cenno di rimprovero mentre incrociava le braccia, tenendo un foglio bianco nella mano sinistra. Hiro lo aveva interrotto nel bel mezzo del suo discorso come quasi ogni volta, per cui c'era abituato e non lo rimproverava neanche più. In ogni caso, sapeva che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe messo piede in classe quindi decise di fargliela passare liscia. In fondo si era anche affezionato a quel ragazzino così impudente, proprio come si era affezionato al resto della classe. Si portò le mani sui fianchi e tossì per schiarirsi la voce, cosa che le ragazze trovarono davvero affascinante, tutte tranne poche ragazze, tra cui Tomomi che, a qualche banco di distanza da Hiro, si stiracchiava le giunture delle braccia, sbadigliando sonoramente.

    Stavo dicendo, questa è l'ultima volta che ci vediamo come classe perché, sono fiero di dirlo, siete stati tutti promossi Genin! I miei complimenti, ragazzi, erano anni che non veniva promossa una classe intera, mi sento un po' lusingato, eheh.

    Le ragazzine emisero qualche risolino, arrossendo e il sensei sorrise più pacatamente, fissando ognuno di loro con una luce nuova negli occhi. Forse non era stato troppo bravo ad esprimerlo a parole ma era davvero contento dei risultati raggiunti dai ragazzi. E poteva anche ritenersi soddisfatto dei propri visto che in parte era merito suo.

    Sono certo che diventerete dei grandi Shinobi, ognuno di voi. Ma ora... Coff! Coff!

    Si portò il foglio davanti alla volto e lesse velocemente, abbassandolo verso l'addome, come se dovesse leggere una poesia.

    Dunque, si è deciso di fare un piccolo esperimento, nulla di complicato, sia chiaro. Ma vi spiego perché. Normalmente, quando si viene promossi Genin succede che il nuovo Ninja è libero di compiere determinate missioni e allenarsi con altri Genin, anche di villaggi differenti, ma solitamente si tratta sempre di un lavoro da svolgere individualmente. Tuttavia abbiamo constatato un curioso e singolare aumento di iscrizioni e promozioni non solo per quello che riguarda il nostro Paese, ma questo fenomeno sembra essere vivente anche nelle terre straniere. Per questo, abbiamo deciso di sperimentare un nuovo metodo che mira alla progressività, solamente in questa classe, in modo da poter rendere il passaggio che vi separa dal grado Chunin più pregno di significato. Come vi ho detto, si è scelta la vostra classe in particolare perché non solo avete raggiunto buoni piazzamenti nei vostri esami, ma anche perché il vostro è un numero considerevole, adatto all'esperimento. Quindi, ecco quello che succederà: sarete divisi in "squadre", chiamiamole così, composte da tre elementi e ogni squadra sarà affidata ad uno Special Jonin. Ogni squadra verrà quindi allenata secondo le direttive di questo Jonin, col fine di prepararvi per la selezione Chunin, della quale non ci sono ancora notizie, ma vi assicuro che avrete tutto il tempo necessario per prepararvi, proprio per questo abbiamo creato questo nuovo sistema sperimentale.

    Io non ci ho capito niente..

    Tranquillo, te lo spiego appena usciamo.

    Il sensei, quindi, iniziò con le suddivisioni. Prima di tutto spiegò che esistevano ben dieci squadre chiamate con i numeri in sequenza da uno a dieci, successivamente chiamò i membri della prima squadra; ripetendo il tutto fino ad arrivare alla fine. Ci mise un po' perché gli studenti capirono che le squadre erano puramente casuali e spesso si ritrovavano a dover lavorare con persone a loro antipatiche. Era il caso della squadra numero tre, composta da due ragazze e un ragazzo. Proprio quest ultimo aveva tirato su una polemica sul fatto che fosse l'unico maschio e, per di più, che dovesse fare squadra con la ragazza che gli aveva appena lanciato un libro per zittirlo. Il ragazzo era piuttosto alto per la sua età la cui particolarità, però, erano i denti stranamente appuntiti; aveva i capelli sparati in aria e castano scuro mentre gli occhi erano grandi e del medesimo colore. Si massaggiò la testa con le lacrime agli occhi mentre il sensei si portava una mano sul volto, rassegnato all'idea che non ci fosse proprio niente da fare con quelle pesti, Genin o no.

    Ma sei matta? Sensei, visto perché non posso stare in squadra con questa?! E' pazza!

    Così impari a fare il rompiscatole. La prossima volta ti tiro un'enciclopedia!

    Rispose lei, scuotendo i lunghi capelli bluastri mentre gli occhi scuri fulminavano il ragazzo che deglutii per la paura. La loro compagna di squadra, invece, se ne stava tranquilla e taciturna, immobile nel suo banco. Hiro scoprì allora il suo nome, Yuriko Abe, era lei la graziosa e pallida ragazzina dai lunghi e lisci capelli neri e gli occhi... scarlatti? Hiro li notò per bene solo adesso, le iridi di Yuriko erano colorate da una strana sfumatura cremisi, molto particolare che le donava un effetto ancora più misterioso e magnetico. Quindi, ora sapeva che nella squadra numero tre era presente quella ragazza che lo incuriosiva così tanto, forse troppo perché Makoto si accorse che la guardava con la bocca spalancata e un'espressione da ebete. Gli rifilò una gomitata nello stomaco con un sorrisetto.

    Ma come? Siamo appena diventati Genin e già ti lasci distrarre? Siamo troppo piccoli per certe cose, romanticone.

    Ma che dici? Non la stavo guardando per quel motivo, idiota!

    No? Sicuro? Ah, chi l'avrebbe mai detto che avevi il cuore tenero...

    S-smettila, scemo!

    Qualcuno gli disse di starsene zitti e loro si zittirono all'istante senza smettere di punzecchiarsi mentalmente. Il sensei ristabilì il silenzio e continuò ad elencare squadre su squadre, intervenendo regolarmente per placare rivolte e lamentele che stavano prendendo piede sulla cresta della sfuriata della squadra tre. Così, il sensei prese un bel respiro, era quasi alla fine ormai, e continuò adesso che mancavano appena tre squadre all'appello. Hiro notò con piacere che Makoto non era ancora stato scelto per alcuna squadra e desiderava ardentemente, anche se non lo avrebbe mai rivelato all'amico, di finire nello stesso gruppo. La verità era che per Hiro farsi amici era alquanto difficile e non sapeva che Makoto condivideva il suo stesso identico problema sociale. Così, quando il sensi si schiarì ulteriormente la voce, entrambe strinsero le dita senza farsi vedere.

    Dunque, adesso è il turno della squadra otto. I membri sono: Watanabe Tomomi, Oshiro Makoto...

    Hiro chiuse gli occhi, stringendo le dita fino a farsi male tanto voleva essere il terzo membro della squadra. Sarebbe stato perfetto: in squadra con il suo migliore amico e una ragazza che, più o meno conosceva e che, sebbene a tratti paurosa, era anche diversa dalle altre ragazzine fissate solo con il sensei.

    "Fa che sia io, ti prego. Chiama il mio nome, chiama il mio nome, chiama il mio nome!

    E Hiro Mikazuki. Ora passiamo al team nove.

    Si affrettò a dire il sensei perché temeva che Hiro o Tomomi potessero avere da ridire come sempre, invece, stranamente, nessuno dei tre si lamentò. Anzi, ognuno di loro era segretamente felice per quella scelta, sopratutto Tomomi che non avrebbe mai sopportato l'idea di capitare con qualcuno che non fosse quel cretino dai capelli neri. Makoto e Hiro si guardarono per un attimo prima di stringersi la mano, gioiosi come non mai per quell'inaspettata fortuna. Così, attendere la fine della riunione fu anche più semplice per loro e, una volta conclusasi la questione delle squadre, il sensei posò il foglio e sorrise alla classe.

    Bene, abbiamo finito. L'appuntamento è per domani, alle due, esattamente qui. Vi verrà assegnato il capitano della squadra quindi... che dire, rompete le righe!

    E in quel momento la campanella squillò. Hiro saltò giù dal banco e diede il cinque a Makoto, felice quanto lui della situazione. Si avvicinò a loro Tomomi, in silenzio ma con un sorriso un po' imbarazzato sul volto sottile. Hiro non vide alcuna ragione per non dimostrare la sua felicità anche a lei, quindi le porse la mano in aria, sorridendo. La ragazza fu un po' dubbiosa sul da farsi, sembrava che nessuno le avesse mai battuto il cinque.

    Saremo la squadra migliore di tutte!

    Tomomi sorrise rilassata e si decise a ricambiare quel saluto mentre Makoto, invece, le stringeva la mano e lei faceva lo stesso. Aveva avuto una grande fortuna, ora se ne rendeva conto. Forse, tutto sommato, Hiro non aveva torto.

    Mettiamocela tutta, allora!

    Sarebbero davvero potuti essere la migliore squadra Genin del Villaggio della Cascata.
     
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    Parlato Hiro

    Parlato Makoto
    Parlato Tomomi
    Parlato Kuro
    Parlato Keisuke

    CITAZIONE

    Kuro-sensei!


    Una delle cose migliori di essere finalmente diventato Genin, secondo Hiro, era di non dover più svegliarsi presto per arrivare in orario alle lezioni accademiche. Prima la sveglia un'ora prima delle otto era obbligatoria, così come la sua routine quotidiana, sebbene fosse durata ben poco, difatti, lui e Makoto si erano iscritti decisamente in ritardo ai corsi proprio durante il mese degli esami. Eppure, entrambi avevano ricevuto il coprifronte del loro paese, dimostrando di poter recuperare il tempo perduto grazie alla loro abilità. E così, nessuno dei due ragazzini era costretto ad ascoltare la sveglia, non del tutto almeno. Si svegliarono entrambi un po' tardino, chi più chi meno, mentre la vita al Villaggio scorreva tranquilla già da un bel po'. Hiro si stiracchiò, lasciando che le coperte del letto cadessero a terra, senza preoccuparsi di rialzarle. Ancora con gli occhi chiusi si stava godendo quel momento di pace assoluta, quel mercoledì in cui non doveva per forza alzarsi presto e stare seduto su un banco. Era libero di fare ciò che voleva per metà della giornata e sapeva benissimo che dormire sarebbe stata la sua occupazione principale. Il problema era che lo stava facendo già da un po', da un bel po', anzi. Non si era dimenticato le parole del sensei il giorno prima: alle due del pomeriggio l'appuntamento era in classe. Hiro aveva erroneamente pensato di poter dormire tranquillamente senza bisogno di mettere la sveglia, contando sul fatto che prima o poi si sarebbe svegliato e avrebbe avuto tutto il tempo per prepararsi e andare a conoscere il capitano della squadra. Invece, si svegliò che mancavano venti minuti all'appello. Se ne rese conto quando si voltò di lato e, aprendo pigramente un occhio, l'orologio segnava la tredici e quaranta minuti.

    Ma porco Kisho! E' tardissimo!

    A qualche chilometro di distanza, Kisho sentì un'improvvisa stretta al cuore. Come al solito, il ragazzino dai capelli neri dovette scapicollarsi per prepararsi in tempo e uscire di casa, con un risultato pessimo: sembrava uno di quei ragazzini scappati di casa che non si sa bene se facciano apposta a vestirsi come barboni. Indossava i soliti abiti che non gli davano per niente l'aria da ninja se non fosse per i sandali e, principalmente, il coprifronte del villaggio. I capelli erano più ribelli che mai e gli occhi ancora appannati per via del sonno, tanto che sembravano direttamente neri come l'inchiostro invece che color cioccolato. Questa volta riuscì ad arrivare ad un orario decente visto che la gente per strada se ne stava a casa a mangiare e dormire. Questo, però, gli fece venire in mente che non aveva pranzato e subito il suo stomaco cominciò a lamentarsi mentre apriva la porta della sua aula. C'era tutta la classe in attesa, completamente soli, senza neanche un insegnante.

    Hro! Quassù!

    Si sentì chiamare da Makoto, notando che c'era un posto libero tra lui e Tomomi che, per l'occasione, aveva superato il suo naturale bisogno di starsene per conto suo e si era accomodata accanto ai compagni di squadra. Hiro, seppur avesse una fame da lupi, sorrise e li raggiunse. Erano le due e pochi minuti quando la porta si aprì. Tutti ammutolirono mentre facevano il loro ingresso un piccolo gruppo di donne e uomini dalle età disparate, proprio come l'aspetto se non fosse che avevano tutti l'aria di essere dei veri esperti per quanto riguardava il mondo Ninja. Furono l'oggetto degli sguardi e i bisbigli dei ragazzi che li osservavano incuriositi come non mai. Ognuno di loro stava indovinando a mente quale sarebbe stato il loro capitano, così come per Hiro e il suo gruppo. Persino Tomomi era incuriosita dalla situazione. Alcuni degli Sp. Jonin, dopo un po', fecero un passo avanti e, senza aggiungere altro, dissero qualcosa come "Squadra due, con me!" e ancora "Squadra dieci, seguitemi." ma nessuno nominò la squadra otto, come accadde per altre squadre i cui sensei si presentarono poco dopo. Hiro, Makoto e Tomomi iniziavano a pensare che il loro sensei, o la loro sensei, doveva essersela davvero presa con calma; stessa sorte per la squadra uno i cui tre membri ancora se ne stavano ad aspettare, tutti distanti tra loro, come se neanche si curassero di essere una squadra. Hiro li osservò incuriosito perché, tra tutti e trenta gli studenti, non li aveva mai notati. Probailmente erano dei tipi che si facevano notare bene poco. Si sforzò un sacco per ricordarsi i loro nomi ma ci riuscii grazie all'appello del giorno prima. Il tipo seduto al primo banco aveva l'aria di uno che la sa lunga, quei tipi che sono come delle spugne e imparano qualsiasi cosa, insomma, aveva l'aria di un secchione. Aveva lineamenti poco marcati, capelli castani e liscissimi, perfettamente ordinati in un corto caschetto e occhi sottili e di una comune sfumatura castana. Se non ricordava male, i tipo si chiamava Hidenori ed era un ragazzo estremamente riflessivo e di poche parole, anzi, non parlava quasi mai, anche durante l'appello alzava solo la mano. Invece, Tadakuni era due banchi dietro di lui con la sua solita aria impaziente, guardandosi intorno irritato perché si era resto conto che solo due squadre erano rimaste senza capitano e non voleva essere una di queste. Tadakuni era molto simile ad Hiro, impaziente, scontroso e sempre voglioso di mettersi alla prova, aveva persino gli stessi capelli scuri anche se i suoi erano corti e non così spettinati e gli occhi erano grigi; ma ciò che lo differenziava dal Mikazuki era che non voleva semplicemente mettersi alla prova quanto essere il migliore in tutto. Infatti, detestava essere in gruppo, lo si vedeva da un miglio di distanza, era il tipico lupo solitario che voleva a tutti i costi dimostrare di essere l'unico tra gli unici. Lontano dagli altri due, invece, Hiro notò con la coda dell'occhio una terza figura che però non aveva davvero mai visto durante le lezioni, forse perché si sedeva sempre in fondo alla classe o perché passava spesso inosservato. Tuttavia, ora poté notarlo per la prima volta. Sembrava essere più grande di loro ed emanava un'aurea di sicurezza che pochi possedevano. Era come se avesse sempre tutto sotto controllo. I capelli erano color oro e pettinati all'indietro seppur folti e sparati in aria; la carnagione era leggermente abbronzata e gli occhi smeraldini. Improvvisamente ad Hiro venne in mente chi fosse il tipo, infatti, aveva sentito di uno studente arrivato poco dopo tutti gli altri che però aveva superato di gran lunga i risultati migliori di tutti gli esami, un ragazzo di bell'aspetto e misterioso. Non aveva più dubbi che fosse lui li ragazzo di cui si ricordava persino il nome, Yoshitake. Erano dunque loro tre i membri della squadra uno, tutti dei lupi solitari e dai caratteri completamente diversi. Eppure, Hiro non riusciva a smettere di pensare che la loro sarebbe stata una delle squadre migliori dell'esperimento. Insomma, avevano il genio di Hidenori, la grinta di Tadakuni e il talento di Yoshitake, mentre la sua squadra... Ecco... Cos'è che avevano di particolare? Tomomi se la cavava nelle arti magiche ma non era un vero e proprio genio, in compenso era molto forte (Hiro si ricordava bene come aveva steso un ragazzo più grande di lei con una singola presa); Makoto, da parte sua, era discreto in tutte le arti ma non eccelleva in qualcosa di particolare. E lui? Hiro ci pensò su ma non riuscì a trovare nulla che lo distinguesse dagli altri e la cosa lo infastidiva, avrebbe voluto che tutte le persone intorno a lui notassero il suo talento, eppure, fino ad allora, non aveva dimostrato proprio un bel nulla. Si imbronciò per i suoi pensieri e poggiò la testa sulle braccia distese sul banco. Improvvisamente desiderò che i due Special Jonin venissero al più presto, non avere nulla da fare gli faceva venire brutti pensieri in mente. Proprio mentre Tadakuni perdeva la pazienza e iniziava a sbraitare ad alta voce, la porta dell'aula si aprì. Due figure molto diverse tra loro fecero capolino, catturando l'attenzione di tutti e sei i Genin che li fissarono all'istante. Erano due uomini che sembravano avere più o meno la stessa giovanile età, sui ventitré o poco più, slanciati e dall'aria esperta. Il primo ad entrare fu un giovane uomo dall'aria seria e preparata, così tanto che l'altro, a confronto, sembrava un ragazzino. Aveva capelli lisci e di una sfumatura tra il blu scuro e il viola, l'unica singolarità era una treccina castana che terminava con una piuma bianca, piuttosto piccola; una mascella squadrata e il naso lungo ma sottile, occhi indagatori e blu come la notte e, nel complesso, era davvero bello. La sua espressione era costantemente distaccata ma era una di quelle persone attente ad ogni dettaglio, nonostante l'aria scostante. Era alto e aveva le braccia muscolose, le vene erano in bella vista. All'istante, tutti e sei i giovani Genin desiderarono che fosse proprio quel tale il loro capitano perché, a dire il vero, a suo confronto l'altro non sembrava un granché. Prima di tutto aveva una faccia decisamente troppo giovane: lineamenti armoniosi ma che non avevano nulla che ricordasse un uomo adulto, occhi verdi e brillanti e capelli corti e arancioni, fatta eccezione per il lungo codino che gli scorreva lungo la schiena. Era magro e solo in parte muscoloso ma, in ogni caso, faceva davvero la figura del ragazzino in confronto all'altro. Il rosso sorrise e allora i membri delle due squadre notarono che la guancia sinistra era attraversata da una cicatrice formata da tre lunghi graffi; notarono anche che il giovane aveva le orecchie bucate da diversi orecchini, cosa insolita per un ninja.

    Scusate il ritardo, abbiamo avuto un problema mentre venivamo qui.

    Disse lo shinobi dai capelli lisci con la voce molto calda e profonda. Makoto giurò di aver visto Tomomi arrossire a quella voce. Sembrava davvero convincente il tipo e l'altro, invece, ridacchiava per scusarsi, come un ragazzino.

    Mi chiamo Keisuke Fuma, sono lo Special Jonin assegnato alla squadra uno.

    "La solita sfortuna!"

    Pensò Hiro mentre Yoshitake, Hidenori e Tadakuni si alzavano e seguivano Keisuke fuori dalla classe, in modo che la squadra otto e il loro capitano restassero soli. La porta si richiuse e il tipo dai capelli rossi e il lungo codino sorrise ai ragazzi, agitando la mano. Non potevano farci nulla, sarebbe stato lui lo Special Jonin assegnatogli e non potevano lamentarsi in nessun modo. In più, non erano così pessimisti, ora che ci pensavano per bene, ammisero che giudicare le capacità di uno shinobi dall'aspetto era una cosa stupida fare, così decisero di dare al giovane ragazzo una possibilità.

    Scusate, mi ha preso un mal di pancia assurdo mentre venivo qui! Ci ho messo mezz'ora per farla tutta, eheh!

    Ma che schifo!

    Si lasciò sfuggire Tomomi, schifata da quell'inadatto racconto che non serviva a nulla, tra l'altro. Keisuke aveva usato una scusa generica ed elegante mentre quel tipo non aveva problemi a dire le cose come stavano, anche se, come in questo caso, sarebbe stato meglio non sapere la realtà.

    Sensei... Non c'era bisogno di dircelo...

    Ammise Makoto in maniera un po' confusa, prima di soffermarsi su Hiro. Lui, al contrario degli altri due, era serio e sembrava guardare il rosso con occhi diversi, quasi brillavano i suoi color cioccolato mentre osservava il volto giovanile e sorridente del capitano.

    Io ci metto anche un'ora se è tanta, sensei!

    Esclamò Hiro con orgoglio mentre gli altri due gli rifilavano una gomitata nello stomaco e un pugno in testa, zittendolo. Il sensei guardò stupito il ragazzino e rise contento. Persino la sua voce era diversa da quella del suo collega, non era né calda né profonda, sembrava semplicemente quella di un ragazzo che ancora doveva diventare uomo.

    Mi piacete già, ragazzi. Forza, usciamo da qui, prima di portarvi nella foresta voglio conoscervi un po'!

    I ragazzini si scambiarono un'occhiata speranzosa e lo seguirono. La classe rimase finalmente vuota.

    [...]


    Il nuovo sensei li condusse nella foresta di Taki, in un ampio spazio verde dove non c'era nulla se non un piccolo laghetto e qualche tronco sparso qua e là. Doveva essere un luogo dove spesso si allenavano gli shinobi perché ai tre ragazzini dava proprio quella impressione. Così, tutti e tre seduti per terra, fissavano il sensei, seduto su di un tronco poco distante da loro. Gli occhi verdi brillavano alla luce del sole e i suoi capelli sembravano quasi biondi tanto erano chiari. La cicatrice sulla guancia era adesso ben visibile, i tre graffi erano bianchi e stranamente ricordavano gli artigli di un animale.

    Bene, ora che siamo qui possiamo presentarci. Comincerò io. Il mio nome è Kuro Yagyu. Ecco... direi che voi, oltre a dirmi il vostro nome, potreste spiegare perché avete deciso di diventare dei Ninja.

    E lei non ci dice il perché lo è diventato, sensei?

    Nha, non c'è bisogno! Ahaha!

    Sembrava parecchio strano ma i tre preferirono non fare ulteriori domande. Guardandosi, fu proprio Kuro ad indicare Makoto che aveva parlato per primo, decidendo che sarebbe stato il primo a presentarsi. Il biondo arrossì immediatamente ma non si tirò indietro.

    Io... sono Makoto Oshiro. Tutta la mia famiglia è composta da shinobi e per questo avevano scelto la stessa strada anche per me. All'inizio ero contrario però... ho capito che nonostante questo posso decidere come agire, posso cambiare le cose se mi impegno con tutto me stesso ed è quello che voglio fare. Voglio trovare la mia personale via del Ninja.

    Kuro divenne improvvisamente serio e curioso, sembrava riconoscere il cognome del ragazzino e, probabilmente, doveva sapere di cosa stesse parlando. Durante il loro primo incontro, Hiro aveva percepito che la famiglia dell'amico dovesse essere alquanto complicata ma non aveva mai avuto il coraggio di chiedergli di parlarne, eppure, doveva essere accaduto qualcosa di rilevante perché il sensei sembrava sapere esattamente di cose si trattasse. Ci pensò su per poi sorridergli e augurargli che trovasse quella via, prima o poi. Makoto sorrise determinato e fece un cenno con la testa.

    Dopo Makoto, la parola va alla signorina qui presente. Come ti chiami, baby?

    Tomomi sembrava vagamente seccata da quel linguaggio, non era abituata a sentirsi apostrofare in quel modo, di solito faceva paura e basta e le altre persone le stavano lontana. Preferì comunque passarci sopra e rispondere senza particolare enfasi, in maniera distaccata e matura, come al suo solito.

    Mi chiamo Tomomi Watanabe. Essere una kunoichi è la mia aspirazione fin da quando ero bambina. Lo era anche mio padre e voglio diventare come lui per proteggere le persone a me care.

    Una spiegazione chiara seppur generica, degna della ragazza. I due ragazzini la fissarono con tacita ammirazione mentre Kuro le sorrideva capendo che chiamarla "baby" non sarebbe stato giusto da quel momento in poi. Quella ragazza era tutto tranne che una bambina, anzi, vedeva in lei un potenziale.

    Il tuo è un pensiero molto nobile, Tomomi, diventerai sicuramente capace di proteggere le persone che ami.

    La ragazza arrossi leggermente e borbottò un qualcosa che suonava come un "sì, certo" per troncare la conversazione. Non era da lei fare la parte dell'eroina, di solito era la guastafeste. Kuro distolse lo sguardo e sorrise a bocca aperta quando i suoi occhi verdi si posarono su Hiro e i suoi spettinati capelli neri.

    E tu che stai un'ora sulla tazza chi sei?

    Hiro scattò in piedi, puntandosi il pollice al petto con un sorriso e il sensei si lasciò sfuggire un "wow!" davanti a tutta quella sicurezza. Capì immediatamente che era quello il peperino del gruppo, sembrava dotato di un'energia fuori dal comune.

    Sono Hiro Mikazuki! Il mio sogno è diventare un Ninja Leggendario, per questo voglio essere il più forte!

    Ahahah! Ma che tipo! Bene, mi siete già simpatici, ragazzi! Quindi vi faccio un regalo: ci andrò piano con l'esercitazione di oggi!

    Nessuno di loro sapeva di che diamine stesse parlando e, notando le facce confuse, Kuro sensei rise di nuovo, grattandosi la testa.

    Ah! Mi sono dimenticato di dirlo! Vi ho preparato una lezioncina per saggiare le vostre abilità, contenti?

    Ovvio! Vai così, sensei! Cominciamo subito!

    Ehi, aspetta, Hiro! Non vi ho ancora spiegato le regole del gioco!
    Sarò il vostro avversario, naturalmente, e il vostro compito è rubarmi questa!


    Tirò fuori dalla tasca una lunga piuma rosea, alta più o meno venti centimetri che si incastrò tra i capelli. Il coprifronte legato sul braccio destro brillò alla luce del sole mentre Hiro, Tomomi e Makoto osservavano la piuma, immobile sulla sua testa.

    E... le regole sono finite. Che l'esercitazione cominci!
     
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    Prendete quella piuma!


    I tre ragazzini restarono immobili dinnanzi a quella affermazione. Kuro, sorridendo, li fissò per poi diventare confuso. Non riusciva a capire perché i suoi sottoposti non si muovessero di un solo millimetro, se ne stavano imbambolati senza fare nulla. Il giovane uomo capì che non erano preparati ad una richiesta del genere, era la loro prima volta per un'esercitazione del genere ma aveva la sensazione che quella squadra potesse fare molto, vedeva un potenziale diverso in ognuno di loro e quello che aveva impostato come un "gioco" aveva non solo l'obbiettivo di far fare esperienza e conoscenza ai membri della squadra, ma serviva anche a lui per valutare le loro abilità. Kuro era giovane ma se c'era una cosa che gli riusciva particolarmente bene era valutare il potenziale degli shinobi che aveva difronte. Infatti, quell'esercitazione sarebbe servita quasi più a lui che agli altri tre.

    Bé? Volete fissarmi tutto il giorno? Addosso, forza!

    Hiro non se lo fece ripetere due volte. Si alzò di getto, determinato come sempre, e, senza mezzi termini, tirò fuori un kunai scagliandolo contro il suo superiore mentre prendeva la rincorsa, ricopriva il pugno destro di chakra katon e saltava per assestargli un montante in pieno volto.

    PRENDI QUESTO!!

    Kuro sorrise e afferrò il kunai al volo mentre, senza troppo sforzo, schivò lateralmente il pugno del ragazzino, afferrandolo per il gomito e scagliandolo lontano. Il ragazzino ruzzolò lontano e Makoto e Tomomi si scambiarono un cenno d'intesa. Ovviamente, il loro compagna di squadra non aveva per niente capito che per prendere quella piuma avrebbero dovuto fare gioco di squadra, fortuna che gli altri due c'erano arrivati. Era palese in realtà, un Genin non avrebbe mai avuto speranza contro uno Sp. Jonin. Kuro si era accorto degli sguardi degli altri due, così si grattò la testa sorridendo, allontanandosi un po' e conficcando il kunai per terra per ridarlo al suo possessore.

    Ho capito, vi lascio un po' di tempo per decidere cosa fare. Ma non ho intenzione di metterci tutto il giorno, l'esercitazione finirà al tramonto. So che vi sembrerà impossibile ma vorrei tanto che riusciste a prendere la piuma. A dopo!

    E con un balzò rapidissimo si dileguò. Tomomi fu la prima ad accorgersi che la sua presenza era completamente sparita e pensò che questo volesse dire due cose: o si era allontanato così tanto con un semplice balzo o aveva celato la sua presenza in modo quasi perfetto. La seconda opzione era la più probabile trattandosi di un ninja esperto. Hiro raccolse con rabbia il kunai, tornando dai due amici. Sembrava l'unico che non vedeva l'ora di affrontare di nuovo il sensei.

    Dov'è andato? Dobbiamo trovarlo subito, non posso restare qui fino al tramonto, ho una fame da lupi uh...

    Si portò le mani allo stomaco che iniziava a gorgogliare pericolosamente forte. Tomomi sbuffò, tentando di pensare a cosa fare mentre Makoto si guardava intorno. Hiro, invece, non riusciva a pensare ad altro che a quella piuma che doveva prendere al più presto.

    Direi che tentare attacchi in solitaria è inutile, non potremo mai farcela da soli.

    Esatto, dobbiamo elaborare una strategia che ci permetta di prendere la piuma. Forse potremmo impegnarlo così tanto con il combattimento da fargli abbassare la guardia e, in quel momento, uno di noi gli prende la piuma dalla testa. Che dite?

    Non ci ho capito granché... Perché invece di distrarlo non lo picchiamo e basta?

    Perché non possiamo. E' uno special Jonin, probabilmente può metterci k.o. tutti e tre con un solo jutsu, per questo Tomomi ha ragione. Anzi, penso di avere un piano! Tomomi, tu sei ferrata nel Taijutsu e te la cavi con il Ninjutsu quindi dovrai ingaggiare un combattimento corpo a corpo con Kuro, intanto, ti darò supporto con i Ninjutsu e Hiro... Tu aspetta in silenzio da qualche parte, tipo sopra un albero, e quando ti diamo il segnale lanciati e afferra la piuma, capito?

    Eh? Perché devo stare IO sull'albero? Voglio combattere!

    Sei il più piccolo fisicamente e il meno utile in combattimento, in compenso saresti un perfetto cercatore. Per questo ci serve che celi la tua presenza e afferri al piuma quando il sensei abbassa la guardia.

    Hiro digrignò i denti, offeso nel profondo per le affermazioni della ragazza ma non se la prese con lei. Ingoiò amaro e diede la sua benedizione per mettere in pratica il piano, così gli altri due si tranquillizzarono e spiegarono per filo e per segno tutte le mosse che avrebbero fatto. Intanto, Kuro se ne stava sdraiato per terra, masticando un filo d'erba con le braccia incrociate dietro la testa, fissando i disegni che formavano le nuvole in cielo.

    [...]


    Si era appisolato in mezzo al prato ma d'improvviso il sole sbucò fuori da una nuvola e la luce gli diede fastidio agli occhi. Spalancò le palpebre e si mise a sedere, un po' assonnato. Tuttavia, non poté non sentire quel sibilo che si avvicinava sempre di più. Era dannatamente vicino. Si lanciò in avanti con una capriola e si rialzò in piedi proprio mentre tre kunai tagliavano l'aria dove stava seduto poco prima. Il lancio era stato effettuato da dietro gli alberi alla sua destra, a una dozzina di metri, ergo, chi li aveva scagliati doveva essere piuttosto forte fisicamente e il giovane sapeva benissimo di chi si trattasse. Proprio in quel momento, una roccia particolarmente levigata poco lontano sparì con una nuvoletta di vapore e, al suo posto, apparve Makoto con le mani protese in avanti, puntando al sensei.

    Violenta Onda Acquatica!

    Dalle sue mani richiamò il chakra elementale acquatico che generò un'onda su una scala sufficientemente elevata per riuscire a colpire Kuro, che però eseguì i sigilli della sostituzione e un ceppo d'albero venne investito al suo posto. Si era allontanato e Tomomi sfruttò l'occasione per scagliarsi contro di lui con la gamba alzata, tentando di usare l'entrata dinamica che l'altro fermò semplicemente afferrandogli la gamba. A quel punto, la ragazza fece perno con l'altra tentando si sferrargli un altro calcio che l'uomo parò nel medesimo modo. Tomomi, con le gambe bloccate, spostò il suo peso verso l'avversario che si ritrovò a doverlo sostenere con tutto il petto. Si destabilizzò e, per la prima volta, fu in difficoltà. La ragazza non perse l'occasione: impastò il chakra e sputò un getto acquatico contro l'avversario che lasciò la presa con una sola mano. La ragazza sorrise perché lo sputo lo colpì ma si rese conto che le cose erano andate direttamente. Infatti, il sensei aveva lasciato la presa sulla gambe e, così velocemente da risultare quasi impossibile, aveva apportato una miriade di fili di chakra su Makoto e, svolgendo i sigilli con quell'unica mano libera, si era sostituito. Il biondino si ritrovò la faccia inzuppata e la ragazza cadde di schiena, rialzandosi subito ma accusando il colpo. E, in tutto questo, Kuro era completamente illeso.

    Ammetto che non è stato male ma dovete decisamente impegnarvi di più, non siete d'accordo? E poi...

    Proseguì alzando lo sguardo verso un albero che non aveva nulla di particolare, tutti i rami sgombri e in ordine. Eppure, il sensei aveva percepito una fonte di chakra che riconosceva bene.

    Sei un po' troppo lontano, Hiro. Anche se Tomomi e Makoto mi avessero immobilizzato non saresti riuscito a saltare così in alto da prendermi la piuma e mi avresti quindi dato il tempo di liberarmi. Dico sul serio, ragazzi, voglio che la prendiate!

    Hiro sciolse la tecnica della trasformazione e un ramo, anzi, un ragazzino, cadde al suolo in piedi, raggiungendo gli altri due che, rimettendosi in formazione, si erano schierati in fila, davanti a loro il loro obbiettivo.

    Ci riproviamo, dunque?

    Te la prenderemo quella piuma!

    Si passa al piano B! Tomomi!

    Tecnica della Gorgone!

    Compose i sigilli del Drago e della Tigre e l'acqua che aveva richiamato Makoto prese la forma di un serpentone d'acqua che avvolse Kuro con le sue spire. Fu preso di sorpresa perché non si immaginava che la ragazza fosse capace anche nelle arti magiche a giudicare dalla sua velocità, decisamente più elevata rispetto a quella dei suoi compagni di squadra. Quello che però non sapeva e che gli altri due sapevano bene, invece, era che la ragazza aveva frequentato l'accademia per ben tre anni, avendo il tempo di migliorarsi fino a quel punto. Hiro si moltiplicò mentre il sensei si liberava con un semplice gesto, vanificando tutta l'offensiva di Tomomi.

    Mi aspettavo un po' di più ma brava, Tomomi, non te la cavi affatto male!

    In realtà, sensei, siamo noi ad aspettarci di più!

    Solo in quel momento il sensei si accorse che qualcosa riemerse dall'acqua: Makoto! Aveva usato la tecnica della sostituzione acquatica per confondersi con l'acqua dispersa dalla Tecnica della Gorgone ed era riemerso armato di filo d'acciaio.

    "Come fa a saper usare una tecnica di quel livello? Il suo controllo del chakra è il più elevato nell'intera squadra ma non pensavo che anche la sua capacità nelle arti magiche fosse al medesimo livello. Maledizione!"

    Tecnica della Stretta d'acciaio!

    E a quel punto il sensei fu immobilizzato per davvero dal biondino. Lo avevano fregato sfruttando il fatto che sicuramente si sarebbe liberato della stretta acquatica, avevano giocato d'astuzia. Però, sapevano che l'uomo non ci avrebbe messo nulla a liberarsi anche da quel justu e anche il sensei lo sapeva bene, quindi, in un certo senso, era preparato al prossimo attacco che non si fece attendere.

    Adesso, Hiro!

    Le otto copie si lanciarono contro il giovane dai capelli rossi che, però, si liberò del filo d'acciaio semplicemente immettendo il chakra nelle giunture in modo da rendere il suo corpo più snodabile e scivoloso così che ci mise un attimo a sgusciare fuori dalla presa. Si sarebbe sbarazzato di tutte le copie e il ragazzino dai capelli neri con una sola mossa. Si piegò e usò lo slancio per calciare circolarmente la gamba proprio quanto i numerosi avversari gli furono addosso.

    Raffica della Cascata!

    E mentre il suo corpo roteava in aria, notò Tomomi con uno shuriken in mano. Sgranò gli occhi quando lo vide tagliare l'aria in linea retta ma si rese conto che la ragazza aveva lanciato troppo in alto. Mentre le copie sparivano con un puff! La vista gli fu per un attimo oscurata da quel vapore ma aveva già calcolato la traiettoria dello shuriken. Si abbassò, piegandosi sulle ginocchia e, infatti l'arma gli passò semplicemente sopra la testa. Eppure, si rese conto solo allora di essere stato ingannato. Erano state otto le copie a sparire, eppure, i ragazzini dagli occhi scuri e i capelli spettinati erano inizialmente nove. Sentì un curioso cambiamento d'aria sopra la sua testa e un altro puff!

    "La Tecnica dello Shuriken Ombra!"

    DAMMI QUELLA PIUMA!!

    Hiro si era trasformato nello shuriken lanciato da Tomomi mentre Kuro era distratto e, una volta sopra la sua testa, aveva sciolto la tecnica della trasformazione. Si era nascosto nell'ombra dello shuriken e, ancora in volo, aveva steso il braccio. Il sensei non fu abbastanza veloce questa volta: sentì qualcosa sferzargli leggermente i capelli e il ragazzino atterrare poco dopo di lui. Incredulo, si portò una mano tra i capelli e sorrise improvvisamente. La piuma non era più lì. Si voltò e i tre ragazzini stavo già saltando di gioia attorno alla piuma rosea.

    Evvai! La piuma è nostra, beccati questo, sensei!

    Sei stata grande, Tomomi!

    Tutto merito della tua strategia, Makoto!

    Kuro si grattò la testa e per un attimo gli sembrò di rivedere se stesso, Keisuke e Kotaro.

    "Kotaro..."

    Il suo volto s'incupì improvvisamente ma i ragazzini erano così euforici che neanche lo notarono. Il giovane guardò il cielo e un velo di malinconia ricoprì il suo volto, tuttavia sospiro e decise di lasciare andare i ricordi e concentrarsi solo sul presente, così come gli aveva detto di fare Keisuke, anni prima.

    Mi avete stupito, ragazzi. Avete dimostrato non solo di saper lavorare insieme ma che anche individualmente siete delle belle gatte da pelare! Makoto, tu hai un controllo chakra elevato, non ti facevo capace di usare una tecnica di livello B, in più, sei un ottimo stratega. Tomomi, tu sei incredibilmente versata sia per le arti magiche che per quelle marziali, hai una riserva di chakra non indifferente e una resistenza niente male, potresti davvero raggiungere ottimi risultati in poco tempo. E Hiro...

    Il ragazzino divenne serio ma l'altro rise, scompigliandogli i capelli.

    Tu sei decisamente imprevedibile! Ahahah!

    Eh? E dove sono i miei complimenti? Sono solo imprevedibile?!?

    Risero così tanto che, alla fine, anche lui rise di gusto, dimenticandosi dei complimenti non ricevuti. In realtà, Kuro era convinto che, tra tutti e tre, le capacità latenti di Hiro fossero le più elevate e che il fatto di risultare imprevedibile fosse davvero la sua arma migliore, migliore dell'essere abile, migliore dell'ideare strategie vincenti. Così, mentre i tre ragazzini se ne andavano alla luce del tramonto lasciando sotto sua richiesta il sensei da solo, il giovane non poté fare a meno di osservarli. Così diversi e ognuno speciale a modo suo, e il ragazzino più gracile e con quell'aspetto singolare era apparentemente il meno speciale, eppure...

    "Un Ninja Leggendario... sono certo che puoi farcela, Hiro.

    Pensò Kuro tra se e se mentre masticava un filo d'erba, sdraiandosi a terra e ripensando ai vecchi tempi. Ormai era convinto: la squadra otto era decisamente interessante.

    finita!
     
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  4. Kote
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    User deleted


    Delle tre devo dire che è la PQ che mi è piaciuta di più. 35
     
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3 replies since 31/5/2015, 13:15   87 views
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