Alla ricerca del Monte Myoboku

patto con i rospi

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    Non sapevo che metterci come titolo, quindi ho ripreso quello del mio vecchio evento :asd: spero non ci sia nulla di male in questo.
    Ah, già, dimenticavo: ho avuto il consenso di Fury per manovrare Andras :sisi:

    •Chapter I
    •Legenda Narrato
    Parlato
    Pensato
    Parlato altrui (altri colori)

    Divenuta Sentinella non stetti con le mani in mano e, sotto le direttive degli Anziani, mi diedi subito da fare per dare il mio contributo alla comunità. Essendo una novizia i compiti assegnatemi non trattavano questioni particolarmente complesse o pericolose, tuttavia anche essi avevano una certa importanza. Ad esempio invece di aiutare nel sostentamento dei miei compaesani dedicandomi solo al raccolto, potevo sfruttare le mie nuove capacità acquisite, sia nel corso dell'accademia che negli allenamenti che avevo compiuto al termine della stessa, per andare a caccia. Non caccia di semplice selvaggina, ma dei feroci e pericolosi animali che abitavano le selvagge ed incontaminate lande ishivariane. Difatti, nonostante il centro abitato potesse essere considerato come un semplice e spoglio "villaggietto" pacifico e quiete, ciò non poteva considerarsi per il resto del paese. Se gli ishivariani potevano compiere una vita tranquilla e "serena" non preoccupandosi dei pericoli siti al di fuori della nazione, nonchè all'interno della stessa offerti da madre natura, era tutto merito dei guerrieri della comunità che li proteggevano costantemente notte e giorno. Difatti, oltre alle cacce, anche il pattugliamento delle zone, sia abitate che non, ishivariane era uno dei compiti "principi" assegnati alle Sentinelle. E fu proprio durante uno di questi che entrai in possesso di uno strano libro che di li a poco mi avrebbe condotto in un viaggio che mai mi sarei aspettata.
    Di ritorno da un pattugliamento nella zona sud-est del paese, molto vicino al confine con il caldo Paese del Vento, sia io che il mio compagno, un uomo sulla trentina dalla scura carnagione, la possente muscolatura e corti capelli albini, i classici tratti ishivariani, incappammo in una pericolosa bestia delle sabbie: un gigantesco scorpione con due code e dall'aspetto decisamente letale.
    Gunja, così si chiamava il prode guerriero al mio fianco, però non era una semplice Sentinella come me, bensì si era guadagnato il titolo di Cacciatore proprio grazie alle sue grandi abilità nel fronteggiare bestie di quella risma. Fossi stata da sola probabilmente non ne sarei uscita incolume, ma grazie a lui, nel giro di pochi minuti, riuscimmo a mettere KO la bestia senza alcun problema. Nell'impresa, però, avevamo raso al suolo un piccolo edificio abbandonato vicino alla nostra posizione. Non seppi con esattezza il motivo che mi spinse a farlo, ma, prima di andarcene, decisi di perlustrare quella struttura diroccata. Fu così che, nascosto tra macerie e vecchie cianfrusaglie, trovai un vecchio e logoro libro dalla copertina talmente sbiadita che non era possibile leggere cosa ci fosse scritto sopra. Purtroppo neanche una volta aperto mi era possibile leggerne il contenuto visto che non conoscevo la lingua con cui era stato scritto.
    Incuriosita da quell'oggetto, una volta tornata a casa, andai dalla persona che forse avrebbe avuto modo di aiutarmi: Andras. Mostratogli il libro, a quanto pare, per lui fu un gioco da ragazzi raccontarmi cosa vi era scritto al suo interno: sembrava trattarsi di un antico manoscritto che raccontava di vecchie battaglie relative alle terre ninja. Sempre più curiosa ed affascinata dal contenuto di quel libro chiesi ad Andras di continuare a leggermelo. Da un semplice racconto di storie passate, però, più la narrazione andava avanti, più le sbiadite e vecchie parole scritte nelle pagine ingiallite di quel pezzo di storia presto si sarebbero rivelate un qualcosa di essenziale per la mia formazione di guerriera.
    Sentendo narrare delle gesta di validi Shinobi che, insieme alle loro Creature da Evocazione, avevano sbaragliato centinaia e centinaia di avversari, chiesi ad Andras di spiegami cosa erano queste "Creature da Evocazione". Lui, senza farsi tanti problemi, mi spiegò che si trattavano di favolose creature con cui era possibile stipulare un contratto di sangue in modo da chiedere il loro aiuto in caso di necessità. Il modo per far questo, però, era imparare una tecnica ninja di natura spazio-temporale, per l'esattezza la Kuchiyose no Jutsu. Per darmi un esempio pratico di questo sfruttò proprio tale tecnica per richiamare a se una sua fidata alleata che in passato gli aveva permesso di aiutare un numero sconfinato di alleati durante le situazioni di crisi: Katsuyu.
    Che dire: rimasta affascinata da cosa lo strambo ragazzo aveva appena fatto mi venne spontaneo chiedergli di insegnarmi ad usare quel jutsu. Il giovane Anziano non ci vedeva nulla di male in questo, però, una volta imparato ad usare la Kuchiyose no Jutsu era necessario stipulare un contratto con qualche genere di animale. Personalmente avrei evitato di stipulare un patto con Katsuyu, non amavo molto le lumache, tuttavia, riprendendo la lettura del libro, il problema parve risolversi da solo. Disegnata su una pagina, quasi strappata, vi era quella che sembrava una mappa per raggiungere un certo monte di nome Myoboku; casa di leggendarie Creature da Evocazione.
    In maniera impulsiva decisi di andare a vedere di cosa si trattasse, sia perchè la descrizione di quel luogo non era più possibile leggerla nel libro a causa delle pagine sciupate che trattavano di questo, sia per vedere che genere di creature abitavano tale luogo. Quel monte, però, stando alle indicazioni sulla mappa, si trovava al di fuori delle lande ishivariane, per cui difficilmente avrei avuto modo di andarci. Fatto sta che, sfruttando la posizione del giovane Andras, difatti anche lui era un Anziano, riuscii, con la mia petulante insistenza, a strappare un permesso "speciale" per lasciare la mia patria e compiere questo viaggio.

    [...]

    Non seppi di preciso quanti giorni mi ci volsero per giungere a destinazione, ormai avevo smesso di contarli, fatto sta che una volta arrivata al monte Myoboku ogni fatica fatta parve scomparire da sola rimanendo estasiata dallo stupendo paesaggio che si parava davanti ad i miei occhi: ovunque guardassi non potevo che trovare verde e natura selvaggia, come se ad indicare che da queste parti l'uomo non fosse mai stato.
    Il caldi raggi del sole si facevano sentire sulla pelle, anche se il clima tropicale era ben bilanciato dal piacevole venticello che ogni tanto spirava da est. Tutto intorno a me si poteva udire un costante gracchiare di rane, ronzio di insetti e l'incessante scrosciare di acqua corrente. Un'ambiente totalmente differente da quello a cui ero abituata, che mi aveva stregata e completamente rapita.
    La cosa che mi incuriosiva più di tutte, però, erano le dimensioni spropositate di tutto ciò che abitava questo luogo. Anche gli insetti, che ogni tanto passavano sopra la mia testa senza considerarmi, erano almeno una decina di volte più grandi del normale; se non di più.
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    Anche quel giorno il Monte Myoboku era meraviglioso quasi non si trovasse su questa terra ma in una landa sconfinata che non aveva nulla a che fare con i luoghi che camminano gli uomini. Qui l'aria non era diversa, profumava di libertà e natura e riempiva le narici degli animali di una freschezza che li teneva vivi, senza la quale non potevano sostentarsi perché quell'aria era la più pura in assoluto, quasi irrespirabile se al suo cospetto si fosse trovato un essere impuro, i cui polmoni non erano degni di cotanta purezza. I suoni erano tanti e tutti distinti, eppure creavano una sinfonia eremitica, quasi eterea che era capace di incantare chiunque con quel canto armonico. Il vento che soffiava tra le fronde, lo scrosciare delle cascate, il fluire dell'acqua nei torrenti, il camminare degli animali per la foresta, il cinguettio degli uccellini, e di sera il richiamo dei grilli mentre le lucciole illuminavano la foresta buia e misteriosa. Un grande richiamo della foresta attraeva fin dai tempi dei tempi le creature più pure e desiderose di libertà in quel paesaggio innaturale, troppo perfetto per essere contaminato, e, come ben è noto a tutti gli esseri viventi, sono gli umani che distruggono l'armonia della natura con la loro artificialità. Difatti, il Monte Myoboku non appariva in nessuna cartina, la sua posizione non era mai stata scoperta neanche quando gli avventurieri riuscivano ad arrivarvi. Infatti, si credeva che il Monte apparisse solamente per caso quando uno spirito puro lo cercava con grande forza di volontà. Altrimenti, chiunque sarebbe potuto arrivarvi e fare il bello e il cattivo tempo, distruggendo la quiete che si respirava fin da sempre in quell'enorme landa che più che un monte sembrava davvero un continente intero tanto sembrava grande. Tutte le creature che lo abitavano avevano qualcosa di diverso dal normale, comprese le piante. L'aria, la terra, il vento, tutto lassù era così buono e puro che tutti gli aspetti naturali risultavano migliorati. Gli alberi, ad esempio, erano giganteschi, così come le piante le cui foglie arrivavano a lunghezze di quasi due metri! I torrenti erano larghi e l'acqua limpidissima. Gli animaletti del bosco crescevano così in salute che non ci si stupiva del fatto che potessero vivere per anni e anni senza invecchiare mai. Non ci si stupiva, poi, se alcuni animali fossero arrivati anche a mutare completamente. Infatti, quello che spingeva ben pochi viaggiatori ad arrivare al Monte Myoboku, era la presenza di una particolare razza di animali che si diceva fosse cresciuta geneticamente, differenziandosi enormemente dai propri simili che vivevano nelle terre ninja. Erano i Rospi. Si narravano leggende su di loro, si raccontava di rospi giganteschi che avevano vissuto a stretto contatto con antichi eroi e avevano condiviso e imparato da loro le arti del combattimento, divenendo così una razza anfibia superiore che si era poi ritirata su quel monte per scappare dalla corruzione degli uomini. Sebbene queste fossero solo leggende e ben pochi avessero avuto l'onore di attestarne la veridicità di persona, esisteva al mondo qualcuno che ancora cercava quei Rospi magici. Un esempio era rappresentato da una giovane, forse anche troppo, ragazzina dai lunghi capelli biondi e gli occhi violacei che, proprio in quel momento, aveva appena ottenuto il permesso, concesso dalla Provvidenza, di varcare il confine tra il Mondo dei Ninja e il Mondo dei Rospi. La sua volontà di trovare le creature doveva essere forte, altrimenti non sarebbe mai potuta giungere in quel luogo. Infatti i pochi eletti che prima di lei avevano raggiunto quelle terre, erano arrivati alla stessa conclusione: non si poteva trovare la strada giusta senza perdersi! Solo lasciandosi guidare dalla volontà si sarebbe raggiunto il proprio obbiettivo. E quindi, la ragazza di nome Yang Xiao Long, aveva appena superato un'importante prova che l'avrebbe aiutata durante il corso della sua avventura. Ma procediamo con ordine. La ragazza si accorse, o almeno intuì, che doveva aver raggiunto il Monte Myoboku perché si rese conto che la natura intorno a lei si era fatta improvvisamente selvaggia. Le foglie la superavano in lunghezza, gli arbusti apparivano altissimi ai suoi occhi, i rumori della foresta creavano quella cacofonia magnetica eppure troppo distante dai suoni del suo mondo per essere seguita. La ragazza, però, proseguì il suo ignoto cammino restando solo in parte affascinata dalla bellezza naturale del posto. Infatti, più procedeva più desiderava incontrare i rospi di cui aveva sentito parlare in un vecchio libro che aveva trovato fortuitamente. Decifrarne la scrittura era stato impossibile per lei ma, ancora fortunatamente, era stata aiutata e aveva appreso delle antiche storie in cui i Rospi venivano raccontati come creature magiche capaci di combattere affianco degli esseri umani più meritevoli, stipulando una sorta di patto con loro in modo da poter essere richiamati in battaglia. Il perché Yang desiderasse stipulare un patto del genere lo sapeva solo il suo cuore, ma avrebbe trovato qualcuno in grado di giudicare questa scelta, a tempo debito. Camminava e camminava, la ragazza proseguiva senza sosta addentrandosi sempre di più per quella foresta, costeggiando torrenti e superando alte cascate, finché non notò del fumo bianco, vapore probabilmente, provenire da una zona in particolare della foresta. Si orientò alla buona, decisa a seguire quello strano segno, finché non trovò ciò che lo aveva provocato. Era una sorgente termale di quelle naturali, che si formano tra le rocce e in cui l'acqua calda sembra scorrere per bontà divina. Infatti, il vapore si alza proprio da quella discreta conca d'acqua che è però occupata... da un rospone alto più di tre metri. La ragazza poté osservare la sua schiena rugosa, tipica degli anfibi, dal colorito arancio scuro. Nonostante la creatura fosse di spalle, Yang non poteva sbagliarsi, non dopo aver sentito quella creatura parlare!

    Aaaaaah! Ci voleva proprio un bel bagno, cavolo! Tutto il giorno a rincorrere Gamahiro, che palle!

    Borbottò con voce profonda e burbera, simile a quella di un vecchiaccio che si lamenta di ogni cosa. Era un po' buffo, in effetti. Però, il rospo gigante, nonostante fosse tutto preso dall'immersione nella vasca d'acqua calda, non poté non accorgersi dalla presenza dell'umana. Si voltò confuso perché i suoi sensi di rospo gli dicevano che qualcosa non andava. Ed eccola lì davanti a lui, una ragazzina pallida che lo osservava senza battere ciglio. Il rospo arancione avrebbe potuto avere tante reazioni diverse. Per esempio, avrebbe potuto gridare per lo spavento perché c'era un'intrusa nella loro terra; altrimenti avrebbe potuto farla fuori all'istante in modo da scacciare un'eventuale minaccia; altrimenti avrebbe potuto chiedere gentilmente chi diavolo fosse e l'avrebbe portata direttamente da Gamabunta, lavandosene le mani. Invece, sorrise (un sorriso da rospo, quindi leggermente disgustoso, di quei sorrisi che ti fanno sentire viscido), poggiando i gomiti rugosi al bordo della vasca.

    Ehi, bella bionda! Porta quel culetto qua dentro, voglio farti vedere li girino!

    Questo era decisamente fuori luogo. Adesso il rospo non sembrava un semplice vecchietto brontolone, ma anche un vecchio pervertito con la fissa per le ragazzine. Per fortuna che a Yang non accadde nulla, anche perché fu "salvata" dall'intervento di una figura sconosciuta. Spuntò improvvisamente da dietro un cespuglio, spiccando un gran balzo la cui traiettoria finiva dritta nella piscina. La ragazza fece in tempo ad intravedere una forma verde, anch'essa bella massiccia. Con un grido, mostrò una voce particolare, tra il maschile ed il femminile. La faccia del rospo arancione divenne verde a sentire il suo nome chiamato dall'altro rospo con un tono lamentoso e speranzoso al contempo.

    GAMAKICHIIIIII!!!

    Splash! Atterrò dritto in acqua mentre Gamakichi cercava di scappare via senza riuscirci perché aveva il corpo scivoloso a causa dell'acqua. Sembrava davvero spaventato. L'altra figura riemerse dal liquido limpido e Yang notò che sembrava più una rana che un rospo, truccata per di più, con un fiocco sulla schiena, ormai fradicio.

    Gamakichi! E' questa la tua risposta al mio amore? Preferisci un'umana senza tette a ME??

    Non scassare, Gamariki! Tornatene a casa e lasciami stare!!

    No! Non ti lascerò scappare di nuovo!

    E che cacchio... Gamatatsu! Scrollamela di dosso!

    Arrivò in quel momento un rospetto giallo un po' piccolino e rotondetto che sembrava decisamente di buon umore, nonostante il fratello maggiore lo chiamasse a gran voce. Non appena vide Yang sorrise e le andò in contro, tutto educato.

    Salve, signorina, mi chiamo Gamatatsu. Ben venuta sul Monte Myoboku. Cosa la porta qui, di grazia?

    Anche tu con quella mocciosa? Basta! Volete capire che IO sono una VERA donna?!

    No! Sei uno scherzo della natura!

    Suvvia, Gamakichi, non è bello rivolgersi così ad una rospa..

    Niente da fare, quella situazione sembrava non avere soluzione adeguata. E, in tutto ciò, a rimetterci era Yang che aveva trovato i rospi che cercava ma... sembrava capitata nel bel mezzo di una storia d'amore!

    Convincili a portarti da Gamabunta in qualche modo :tada!:
     
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    •Chapter II
    •Legenda Narrato
    Parlato
    Pensato
    Parlato altrui (altri colori)

    Quale usanza della mia terra natia era normale il crescere a stretto contatto con la natura, considerando ogni essere vivente che la componeva come piante ed animali, ma anche cose generalmente non considerate esseri viventi quale ad esempio la stessa terra, l'acqua ed il vento, parte integrante della propria esistenza. La credenza negli Dei, gli artefici del nostro mondo in cui potevamo vivere la nostra realtà, mi era stata inculcata in testa fin dalla tenera età e, anche se condividevo a pieno il significato di questa usanza insegnatami da mio padre, trovavo stupefacente pensare che delle entità così sovrannaturali ci avevano permesso di vivere in una terra così desolata e scarna di vita. Ishivar, infatti, non era certamente un luogo in cui la natura poteva crescere in maniera rigogliosa e senza freno, ma ogni qual volta era possibile scorgere un piccolo arbusto o pianta riuscire a resistere al caldo incessante che si abbatteva su di esso e l'aridità della terra, per quanto mi riguardava, il mio cuore si riempiva di gioia.
    Non avendo mai lasciato il paese era impossibile per me comprendere se al di fuori di Ishivar le cose erano così, avevo sentito voci di viaggiatori dire sia il contrario che non, ma erano solo voci a cui non potevo credere finchè non le avrei comprovate in prima persona. Ebbene, adesso che avevo messo piede fuori dalle aride lande ishivariane, potei comprendere quanto fossi ingenua nel credere che la natura di casa mia fosse il meglio che gli Dei avevano da offrire.
    Ovunque posassi il mio sguardo rimanevo letteralmente estasiata dalla magnificenza della rigogliosa natura che mi avvolgeva. Non solo la vista, ma ogni mio senso venne letteralmente rapito dai richiami della natura che, come se fossi caduta in una sorta di trance, mi spingevano a perlustrare quelle mistiche ed incontaminate terre senza che mi accorgessi della fatica che il mio corpo aveva sopportato nel raggiungere il monte Myoboku.
    In un primo momento l'idea di non ritornare a casa ma il trascorrere il resto della mia vita in quella stupenda foresta che stavo attraversando mi era passata per il cervello, ma ritornando in me scacciai via quel pensiero ricordando per bene il motivo per cui ero giunta in questo luogo.
    Ciò che mi aveva spinto a voler cercare gli abitanti del monte Myoboku non era solo un puro e semplice desiderio di appagare la mia curiosità, ma anche la possibilità di sfruttare questa occasione per avvicinarmi in maniera più profonda alla figura degli Dei esplorando quello che, secondo le scritture del libro che avevo trovato, veniva considerato come un misterioso mondo a se stante. Inizialmente pensavo non fosse possibile una cosa del genere, ma adesso che mi ci trovavo dentro l'appellativo "mondo a se stante" calzava a pennello per descrivere questo luogo. Poi se nel fare tutto questo fossi riuscita anche a stipulare un patto di sangue con loro ne avrei ricavato anche un qualcosa di utile sia dal punto di vista della mia crescita come guerriera sia al fatto che così facendo, probabilmente, avrei avuto modo e possibilità di tornare in mezzo a questo mistico verde quando e come volevo.
    Minuto dopo minuto, quindi, procedetti senza sosta nell'addentrarmi sempre più all'interno del monte, fino a quando la mia attenzione non venne catturata da quello che sembrava del fumo bianco. Incuriosita cercai di avvicinarmi ad esso orientandomi come meglio potevo, per poi, spostata una foglia che era più grande della mia persona, incappai in quella che pareva la figura di un gigantesco rospo.
    Considerando le spropositate dimensioni della flora che avevo incontrato fin ora non mi stupii se anche la fauna locale possedeva delle dimensioni fuori dal comune, ma quando quel rospone, rilassatosi in quella che dava l'impressione di essere una sorgente termale naturale, aprì bocca parlando la mia stessa lingua granai gli occhi dallo stupore.

    Aaaaaah! Ci voleva proprio un bel bagno, cavolo! Tutto il giorno a rincorrere Gamahiro, che palle!

    Anche se il mio stupore non finì lì in quanto, accortosi della mia presenza, costui si girò verso di me invitandomi, con uno sgradevole sorriso, a fargli compagnia.

    Ehi, bella bionda! Porta quel culetto qua dentro, voglio farti vedere li girino!

    Schifata, incuriosita ed anche leggermente impaurita al tempo stesso, rimasi di sasso davanti alla proposta dello strano rospone dal colore arancione, compiendo per altro un piccolo passettino in dietro con l'intenzione di svignarmela. Difatti, anche se inizialmente la sua "persona", se così ci si poteva riferire a quel rospo, mi aveva incuriosito, esposi i suoi intenti con quella che sembrava a tutti gli effetti una proposta indecente, non è che avessi particolare voglia di rimanere in sua presenza.
    A "salvarmi", tuttavia, da quella spiacevole situazione fu l'improvvisa apparsa di un'altro rospo dalle grosse dimensioni che, buttatosi di schianto nella sorgente d'acqua calda, per poco non finii per farmi fare un bagno bollente.

    GAMAKICHIIIIII!!!

    Esclamò quella che, a differenza del rospo maniaco, dava l'idea di essere una rana più che un rospo. Cosa di cui ne ebbi la conferma quando, riemersa dall'acqua, si lanciò verso colui che aveva chiamato Gamakichi con la seria intenzione di baciarlo con le sue grosse labbra truccate.
    Evidentemente seccato, impaurito e schifato dalla presenza del nuovo anfibio, che pareva conoscerlo bene, i due misero su uno spettacolino alquanto raccapricciante, ma al contempo talmente divertente che non riuscii a trattenermi dal fare una piccola risatina.
    In silenzio, quindi, rimasi a guardarli, finendo, per altro, per conoscere un'altro rospo dall'insolito aspetto ed in grado di parlare come gli altri due.

    Salve, signorina, mi chiamo Gamatatsu. Ben venuta sul Monte Myoboku. Cosa la porta qui, di grazia?

    Gamatatsu, questo era il suo nome, e a differenza dei suoi simili, pareva possedere un'atteggiamento più cordiale e garbato. Fu così che, lasciando perdere i due "piccioncini", nonchè alle frecciatine che Gamariki aveva lanciato contro di me ed il mio aspetto, mi presentai al rospo giallo esponendogli, per altro, il motivo che mi aveva spinto a visitare la loro casa.

    Piacere di fare la sua conoscenza Gamatatsu, il mio nome è Yang.
    Mi spiace di essere piombata a casa vostra senza preavviso ed avervi disturbato, ma sono venuta a sapere di questo luogo in un libro e ho sentito un irrefrenabile desiderio di visitarlo, come anche conoscerne gli abitanti che, immagino, siate voi rospi.


    Conclusi facendo un piccolo inchino in segno di saluto.
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    Beh, in pratica non è quello lo scopo principale di Yang, ma in un modo o nell'altro ci arriveremo :asd:
     
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    La situazione era decisamente imbarazzante quanto fuori luogo. Purtroppo, la povera Yang si era semplicemente trovata nel posto sbagliato in un pessimo momento e, non sapendo bene come comportarsi davanti a quella scenetta che sicuramente non le era mai capitato di vivere in altre situazioni, rimase a guardare i due rosponi che se ne stavano a mollo nell'acqua. Decidere chi facesse più paura tra l'anfibio rossiccio e quello verde era molto difficile, forse anche troppo e la ragazzina dai capelli biondi decise che non si sarebbe messa a indagare più approfonditamente. Gamakichi e Gamariki, comunque, ebbero modo di risolvere da soli il loro strambo diverbio perché l'attenzione dell'umana fu incentrata su altro. Infatti, arrivò poco dopo un piccolo rospo giallo, il fratello minori del burbero Gamakichi, che sembrava l'esatto contrario del fratello e trattò la ragazza con educazione, come era abituato a fare. Era incuriosito perché di umani se ne vedevano ben pochi in quel posto e, per di più, era passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che era accaduto, quindi, quel nuovo visitatore aveva catturato la sua più totale attenzione, tanto che non si preoccupò minimamente degli altri due suoi simili, ancora nell'acqua che si agitavano.

    Salve, signorina, mi chiamo Gamatatsu. Ben venuta sul Monte Myoboku. Cosa la porta qui, di grazia?

    Yang sembrava piacevolmente sorpresa di quell'educazione, indi per cui rispose in modo altrettanto educato. Quel piccolo rospo di nome Gamatatsu si era appena guadagnato qualche punto come anfibio migliore, per lo meno tra quei tre. Intanto, Gamariki stava inveendo contro la povera Ishivariana nonostante non avesse fatto proprio nulla di male. Il problema era che il rospo verde, dalla dubbia sessualità, era convinto che il suo Gamakichi fosse stato tentato dall'umana, cosa non vera perché, quando lui aveva tentato di rimorchiarla, la bionda non ne era stata molto contenta, faceva un po' senso a dire la verità. Comunque stessero le cose, decise di dare una possibilità al piccolo rospo, magari avrebbe potuto ragionare con lui invece che continuare a guardare la scena amorosa e piuttosto grottesca che si svolgeva nella piscina termale.

    Piacere di fare la sua conoscenza Gamatatsu, il mio nome è Yang.
    Mi spiace di essere piombata a casa vostra senza preavviso ed avervi disturbato, ma sono venuta a sapere di questo luogo in un libro e ho sentito un irrefrenabile desiderio di visitarlo, come anche conoscerne gli abitanti che, immagino, siate voi rospi.


    Spiegò con un inchino mentre Gamariki e Gamakichi continuavano a litigare. Gamatatsu, dal canto suo, sembrava vagamente stupito anche se la ragazza non riusciva a comprenderne il motivo. Il rospetto ci pensò su e la sua espressione divenne prima preoccupata, poi stupita di nuovo, poi preoccupata e, infine, incredula.

    Ecco.. tutto questo è un po' strano, eheheh! Solitamente tutti i viaggiatori umani che riceviamo vengono qui con lo stesso scopo... Anzi, penso che riescano a raggiungere il monte solo per quello... eppure... Sta dicendo che vuole solo conoscere noi rospi, signoina? Non vuole niente? Proprio niente?

    A quel punto anche gli altri due rospi smisero di fare qualsiasi cosa stessero facendo e fissarono confusi la ragazza.

    Eh? Non sei qui per il... ma che ca...

    Questo è oltremodo stranissimo! Per me mente!

    Suvvia, non leggo menzogne sul volto di questa bellissima signorina!

    Bha, sinceramente preferirei portarla da Gamabunta.

    Eh? Vuoi chiedermi di sposarti? Oh, Gamakichi!

    Bleah! Non tu! Intendevo LEI!

    E che ce la porti a fare da Gamabunta, eh?

    Ma non rompere, echeccacchio!

    Signorina...

    Gamatasu sorrise di nuovo alla ragazza, attirando la sua attenzione visto che gli altri due animali avevano ripreso a litigare.

    Se non le dispiace, vorremmo farle conoscere Gamabunta. E' un tipo assai, ehm, come dite voi? Ah, figo! Se è interessata a noi rospi non può non conoscerlo! Avanti, ci segua!

    Non aspettò la risposta: le saltellò dietro e la spinse con la testa quadra mentre gli altri due grandi rospi uscivano dall'acqua. Confusa, Yang non vide altra scelta che seguire Gamatatsu, in testa, e gli altri due per quella specie di foresta. Camminavano in silenzio, solo le risatine di Gamariki e i brontolii di Gamakichi spezzavano i rumori della foresta. Quell'accozzaglia di versi animaleschi, soffi di vento e lo scrosciare delle cascate in lontananza sembrava fatto apposta per far perdere l'orientamento a chi non conosceva quelle strade, difatti, i rumori aumentavano di intensità e un attimo dopo diminuivano. Persino la loro provenienza cambiava ogni tre per due, sembrava quasi un'illusione uditiva. Fortunatamente, il paesaggio visivo non era così complicato, nonostante le grandi misure rendessero quasi impossibile avere una visione chiara di ciò che si aveva davanti. I rospi, dall'alto dei loro tre metri circa, si orientavano piuttosto bene, riuscendo a scorgere il paesaggio in lontananza, mentre a Yang toccava semplicemente stargli dietro. I tre anfibi erano piuttosto silenziosi perché assorti nei loro pensieri. L'arrivo della ragazza di nome Yang li aveva un po' scossi, non tanto perché fosse un'umana ma perché non sembrava essere a conoscenza del Patto. Tutti gli shinobi che riuscivano ad arrivare sul Monte Myoboku non avevano altro in mente che stipulare il patto di sangue con Gamabunta e i suoi compatrioti, erano famosi per quello perché dotati di chakra e capaci di combattere affianco degli uomini. Quindi quella Yang non era una shinobi? No, i tre anfibi percepivano la sua inclinazione per il chakra, sapevano benissimo che non era una semplice cittadina di chissà quale sperduto villaggio. Quella là era una kunoichi, senza ombra di dubbio. Eppure, ora che ci pensavano, non aveva il coprifronte e, per dirla tutta, quello strano apparato metallico che copriva l'avambraccio e la mano destra della ragazza li incuriosiva. Quindi chi era quella ragazza? Una shinobi? E da dove proveniva? Porgerle tutte queste domande non sarebbe stato utile in quella situazione e comunque non sembrava malintenzionata, per questo portarla dal grande rospo sarebbe stata la cosa migliore. Lui, magari, avrebbe scoperto da dove provenisse e chi fosse, o forse già lo sapeva visto che aveva più esperienza dei figli ed era in contatto con fonti a loro sconosciute per ciò che riguardava il mondo ninja. Sì, senza ombra di dubbio avrebbero fatto meglio a portare Yang proprio da lui. Così proseguirono per la foresta, scostando foglie ruvide e dalle dimensioni spaventose mentre scarafaggi grandi quanto una mano (umana s'intende) si arrampicavano sulle spessissime cortecce degli arbusti, alti quasi trenta metri o giù di lì, dalle chiome così folte da oscurare il sole. L'erba era alta ma non così tanto da impedire alla giovane di camminare tranquillamente mentre i suoi accompagnatori proseguivano con lunghi balzi lungo il cammino. Sembrarono passare delle ore intere ma, in realtà, i tre animali sapevano bene che solamente una ventina di minuti erano trascorsi da quando avevano lasciato la sorgente termale. E arrivarono proprio in quel momento in uno spiazzo erboso di proporzioni gigantesche. Un campo incredibilmente vasto circondato dalla foresta, come un occhio in mezzo a tutto quel verde. E, là in mezzo, se ne stavano altri due rospi, nel bel mezzo di un combattimento. Uno aveva un colorito scuro ma roseo, quasi violastro ed era vestito con un kimono nero, dietro la schiena teneva legato uno scudo che sembrava quasi un cappello e in mano brandiva una grande forchetta che usò per colpire il suo avversario. Questi bloccò l'arma con due katane e non sembrava per niente affaticato da ciò. Era davvero grande e il suo colorito era chiaro, più sull'addome che sulla schiena, dove la pelle assumeva un colorito quasi verde acqua. Nel vederli, Gamakichi sbuffò.

    Sempre a darsele Gamaken e Gamahiro. Che palle.

    Ragaaazziiii! Ehii! Dobbiamo parlare con Gamabunta, c'è un visitatore umano!!

    A quelle parole Gamaken e Gamahiro si fermarono. L'ultimo ripose le due lame, incrociò le braccia e si fece da parte, osservando la scena in silenzio, come un soldato. Gamaken, invece, non sembrava molto contento di essere stato interrotto, né che ci fosse un umano nella loro terra. Tra tutti i rospi, lui era un vero rompiscatole, perennemente imbronciato e sempre pronto ad attaccar briga.

    Gamabunta ha da fare. Non dovete chiamarlo per ogni intruso che arriva!

    Uuh, qualcuno qui si è svegliato con la luna storta!

    Vedi di smetterla, Gamariki. Fatemi parlare con l'umano, lo rispedisco da dove è venuto seduta stante.

    No, non te lo permetterò, Gamaken, mi dispiace! E' una situazione... particolare e vogliamo vedere Gambunta.

    Gamaken squadrò dalla testa ai piedi la ragazza che aveva fatto capolino da dietro i tre rospi. Lo sguardo minaccioso che le arrivò non le rese giustizia ma Gamaken si soffermò sulla strana protesi della ragazza e, per chiudere il cerchio, notò anche lui che non aveva alcun coprifronte. Stava per dire qualcosa ma, improvvisamente, una scossa percorse la foresta. I rospi sembravano perfettamente a loro agio e, qualche istante dopo, Yang capì il perché. In mezzo allo spiazzo, con una grande nuvola di vapore, comparve un rospo di proporzioni incredibili. Alto e largo cento metri, vestito con un accappatoio che lo faceva sembrare un vecchio boss ormai ritirato. Il suo colorito non era dei migliori ma il volto accigliato e rugoso sembrava serbare un'incredibile saggezza. Con lui, apparve anche un ranocchio più grosso di Gamakichi, vestito da samurai e che somigliava incredibilmente al più grosso. Sulla schiena, portava un rotolo molto grande a cui sembrava stare molto attento.

    Ciao, papino!

    Yo, vecchio.

    Lo salutarono i due fratelli Gamatatsu e Gamakichi. Gamabunta abbassò lo sguardo e rivolse loro un cenno d'assenso. Aveva una voce molto profonda con un accento un po', come dire, cafone. Sembrava davvero un bosso mafioso.

    Minghia, che diavolo succede qui? Ho sentito che parlavate di un umano, portatelo qui davanti!

    Gamatatsu spise Yang in avanti con il muso e la ragazza si ritrovò davanti a nientepopodimeno che Gambunta, il boss dei rospi. Lui la guardò senza prestare particolare attenzione al suo braccio, almeno non adesso.

    Si chiama Yang, papozzo, e dice di voler visitare il posto e conoscerci... Solo questo.

    Eeeh? Mi pigghiasti pu culo? Mi stai dicendo che la picciridda non sa niente?

    Così sembra.

    Rispose seccato Gamakichi. Gamabunta, al contrario degli altri, sembrava più incuriosito che stupito davanti al fatto che Yang non fosse venuta in quel posto con altro intento se non conoscerne gli abitanti. Il rospone la squadrò per bene e notò allora il suo braccio metallico, unito al fatto di non possedere alcun coprifronte ma di avere una fonte di chakra dentro di se. Si ricordò di qualcosa che gli era stato detto da Katsuyu, la Regina delle Lumache, su un tipo curioso che, in qualche modo, pensò collegato alla ragazza. Ci pensò e ci ripensò, mentre gli altri stavano in silenzio, e poi decise.

    Yang ti chiami? Senti un po'. Io sono Gamabunta e sono il capo, u capisti? Sto per farti un'offerta che non potrai rifiutare.

    Gli altri non credevano alle proprie orecchie: davvero l'avrebbe fatto? Sarebbe stata la prima volta in assoluto che il signore dei rospi

    Noi rospi siamo capaci di combattere affianco degli shinobi che strinsero un patto con noi. Sei interessata? Guarda che ti consiglio di non rifiutare, ah.

    I rospi mormorarono qualcosa che la ragazza non riuscì a comprendere ma Gamabunta non se ne curò. La sua saggezza superava di gran lunga quella dei suoi sottoposti: egli sapeva che, nel giro di poco tempo, qualcosa di terribile avrebbe scosso il loro mondo. In più, scorgeva in Yang delle potenzialità, sì, quella ragazzina aveva catturato la sua attenzione.

    Se vuoi stringere il patto ti basta ferirti il palmo e far cadere il sangue sulla pergamena, pronunciando il nome tuo. Gama, il rotolo!

    Il rospo con l'armatura srotolò la lunga pergamena, mostrando una serie di nomi tracciati con uno strano inchiostro che sembrava provenire dalla pergamena stessa. Sotto ogni nome, c'era il tributo di sangue per stipulare il patto.

    Allora? Che dicesti?

    Se accetti il patto, ti basta fare quello che dice Gamabunta
     
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    •Chapter III
    •Legenda Narrato
    Parlato
    Pensato
    Parlato altrui (altri colori)

    Ascoltata la mia breve spiegazione quel buffo rospetto di colore giallo parve rimanere senza parole. Dalle varie espressioni che gli si potevano leggere in volto, o meglio, sul muso, preoccupazione, sconcerto ed infine incredulità erano gli aggettivi che avrei potuto usare per esprimere il suo stato d'animo nei confronti di quanto avevo appena detto.
    Strano, in fondo gli avevo semplicemente detto che ero giunta qua con l'intenzione di esplorare il posto e conoscere chi lo abitava. Onestamente non riuscivo proprio a capire il motivo di cotanto sconcerto.

    Ecco.. tutto questo è un po' strano, eheheh! Solitamente tutti i viaggiatori umani che riceviamo vengono qui con lo stesso scopo... Anzi, penso che riescano a raggiungere il monte solo per quello... eppure... Sta dicendo che vuole solo conoscere noi rospi, signoina? Non vuole niente? Proprio niente?

    No.

    Risposi, di getto, senza starci molto a pensare, passando la mano sinistra tra i miei ribelli capelli biondi grattandomi il capo con fare ingenuo. Ossia, in realtà sotto sotto qualcosa che volevo c'era, ovvero, adesso che avevo avuto modo di vederlo con i miei occhi, la possibilità di accedere quando e come volevo ad un posto come questo, ma non mi sembrava proprio il caso di fare una richiesta del genere quando ancora non sapevamo niente sul nostro conto. Ne io di loro, ne loro di me.
    Incuriositi dalle mie risposte anche gli altri due rospi la smisero di bisticciare, portando la loro attenzione su di me. Proprio come Gamatatsu trovavano strano che qualcuno fosse giunto fin qui senza l'intenzione di chiedere loro un qualcosa, che ancora non avevo ben afferrato, motivo che spinse il grosso rospo arancione a dire di portarmi al cospetto di un certo Gamabunta. Non avevo idea di chi fosse questo tizio, o meglio, rospo visto il nome che aveva usato (non a caso tutti avevano "gama" all'inizio del loro nome), ma a giudicare da quanto espose successivamente il piccolo Gamatatsu doveva essere uno parecchio importante.

    Se non le dispiace, vorremmo farle conoscere Gamabunta. E' un tipo assai, ehm, come dite voi? Ah, figo! Se è interessata a noi rospi non può non conoscerlo! Avanti, ci segua!

    Nonostante non comprendessi a pieno la situazione avrei voluto rispondere con un "certamente", ma ancor prima che avessi avuto modo di aprir bocca si posizionò dietro di me intimandomi di iniziare a seguire gli altri due rospi che, concluso un'altro bisticcio, erano usciti dall'acqua addentrandosi tra la flora circostante.
    Con a capo dell'insolito gruppo Gamatatsu, iniziammo a procedere verso un qualche luogo a me ignoto. La conformazione del posto sembrava sempre la stessa, ma a causa delle dimensioni decisamente fuori misura sarebbe stato difficile dalla mia posizione riuscire ad orientarmi a dovere. La cosa che, però, rendeva veramente ostico riuscire a capire dove stessi andando erano i mistici richiami della natura che, anche se molto piacevoli, risultavano dannatamente ipnotici. Se mi fossi avventurata da sola in quella sperduta montagna probabilmente avrei potuto finire per girare ore ed ore senza finire da nessuna parte, a differenza dei miei accompagnatori che invece davano proprio l'impressione di sapere dove stessero andando.
    Non seppi di preciso dire quanto tempo era passato, ma, oltrepassato il tronco di un gigantesco albero pieno di scarafaggi grossi poco più della mia mano (abbastanza inquietante a dir la verità), eravamo finalmente giunti in un grosso spiazzo in mezzo a quella fitta foresta.
    Ad attirare la mia attenzione furono un paio di rospi, notevolmente più grandi di quelli che avevo incontrato fin ora, che armati di tutto punto sembravano nel bel mezzo di un allenamento. Se non fosse stato per l'intervento del piccolo rospo giallo e di Gamakichi difficilmente avremmo attirato la loro attenzione. Cosa che, ben presto, capii che forse era meglio evitare: a differenza di quello che brandiva un paio di grosse spade, che zitto zitto si fece da parte, quello dotato di forca e scudo si avvicinò alla nostra posizione con aria contrariata.
    Una volta scostatami da dietro Gamariki in modo che potesse vedermi per bene venni subito intimorita dallo sguardo serio e crucciato dall'enorme rospo violastro. Si vedeva che non aveva belle intenzioni nei miei confronti, cosa che innegabilmente mi impensierì visto che con la stazza che si ritrovava gli sarebbe bastato anche solo 1 dito per spazzarmi via. Tuttavia, ancor prima che potesse dire qualcosa, una violenta scossa sismica colpì la zona in cui ci trovavamo.
    Sempre più preoccupata porsi il mio sguardo su Gamatatsu, l'unico che, pensavo, potesse ragguagliarmi a modo su cosa stesse accadendo, ma una volta visto quanto era rilassato non riuscii a proferire parola. Come potevano starsene così calmi in una situazione del genere? L'unico motivo era che quelle scosse talmente potenti che per poco non mi facevano cadere con il sedere per terra non dovevano presagire nulla di male; cosa di cui ben presto ebbi conferma. Preceduto da una grossa nuvola di vapore fece la sua apparsa un immenso rospo di dimensioni titaniche, dall'aspetto decisamente più vecchio e la presenza imponente che, in un primo momento, mi impedirono di notare il rospo bardato di armatura e con sulla schiena un rotolo che era apparso insieme a lui.
    Senza perdere altro tempo sia Gamariki che Gamatatsu salutarono il nuovo arrivato che, a quanto pareva, doveva essere loro padre.

    Ciao, papino!

    Yo, vecchio.

    Alla faccia del papino!

    Furono i miei unici pensieri rimanendo letteralmente a bocca aperta e senza fiato nell'osservarlo mentre ricambiava il saluto con un semplice cenno del capo.
    Sfoggiando una voce roca e profonda, nonch'è un atteggiamento alquanto cafone ed una parlata, che dire, decisamente bizzarra, mai sentita una cosa del genere in vita mia, questi iniziò subito a chiedere di me.
    Ancora non aveva rivelato il suo nome, ma stando a quello che diceva, o comunque mi sembrava di capire visto che non è che comprendessi bene quello che usciva dalla sua bocca, e quello che i suoi figli gli riferivano, doveva essere niente di meno che il Gamabunta di cui parlavano.
    Beh, insolito lo era decisamente, per quanto riguardasse il "figo"... più o meno. Onestamente non è che mi facesse impazzire poi molto, più che altro mi metteva in pò in soggezione. Un pò come se mi ritrovassi davanti ad un qualche personaggio temuto e rispettato dalle persone che gli stanno accanto, non molto per i suoi modi di fare, ma più che altro per la potente aura che emanava. Eh sì: quel Gamaunta doveva senz'altro essere una forza della natura.

    Yang ti chiami? Senti un po'. Io sono Gamabunta e sono il capo, u capisti?

    Appunto, come volevasi dimostrare era proprio il capo che avevo intuito che fosse. Una volta presentatosi, senza neanche darmi modo di rispondere, cosa di cui, tutto sommato, volevo evitare di fare se possibile, se ne uscì fuori dicendomi che voleva farmi un'offerta che non potevo rifiutare. Dal modo in cui lo avevo detto, in un primo momento, quasi pensavo che volesse farmi del male, infatti facendo un piccolo passo indietro con la gamba destra un rigagnolo di sudore mi scese dalla fronte mostrando il mio disagio, ma ripensandoci bene, nonostante tutto, non sembravano affatto esseri dalle intenzioni cattive. Strani sì, ma niente di più.

    Noi rospi siamo capaci di combattere affianco degli shinobi che strinsero un patto con noi. Sei interessata? Guarda che ti consiglio di non rifiutare, ah.

    Senza parole sgranai gli occhi rimanendo stupita da quanto mi aveva appena detto. Quella sua proposta mi aveva spiazzato talmente tanto che neanche mi accorsi del mormorio generale che si era alzato intorno a me. Neanche glielo avessi accennato: proprio come desideravo mi era stata data la possibilità di stingere un patto con loro.

    Per caso queste creatura sapevano leggere nella mente?

    Mi chiesti stupefatta quando, ricomponendomi un attimo, il capo dei rospi iniziò a spiegarmi come fare per ufficializzare il patto di sangue con loro.
    Rivoltosi al rospo con se il grosso rotolo lo fece srotolare a terra chiedendomi, un'altra volta, quale fosse la mia risposta.

    Allora? Che dicesti?

    Che accetto con vero piacere!

    Risposi senza tanti giri di parole, ancora mezza spaesata dal come si stavano svolgendo gli eventi; molto più velocemente di quanto mi aspettassi.
    Mettendomi in ginocchioni davanti al rotolo mi morsi l'indice della mano sinistra iniziando a scrivere a caratteri cubitali il mio nome per esteso sulla pergamena: Yang Xiao Long. Non essendo propriamente ambidestra mi concentrai in modo da non fare uno scarabocchio incomprensibile, ma, nonostante tutto l'impegno che ci mettessi, non è che poteva considerarsi una firma a regola d'arte. Potevo bagnare di sangue l'indice metallico della mia mano destra, ma, ahimè, presa dalla foga del momento non ci pensai se non quando ormai ero a fine.
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    Il silenzio era appena calato sui presenti anfibi, tutti intenti a fissare la reazione di Yang, la misteriosa ragazzina umana giunta in quel luogo senza alcuna pretesa. Non aveva chiesto di Gambunta, non aveva accennato ai Ninja né al patto e, adesso, erano rimasti tutti di sasso sentendo la proposta del Re dei Rospi. In tutta la sua vita, non aveva mai chiesto a nessuno di stipulare spontaneamente il patto con la sua specie, mai, anzi, era stato anche piuttosto restio con alcuni shinobi, ricacciandoli a casa nel migliore dei casi. Eppure, eccolo lì, a chiedere come se nulla fosse di stipulare il patto ad una ragazzina qualsiasi. Così, i rospetti iniziarono a pensare che quella là non fosse affatto una normale ragazzina. Doveva averci visto qualcosa in lei, Gamabunta, altrimenti l'avrebbe rispedita a casa seduta stante. Gama aveva già preparato il rotolo, ubbidendo al capo nonostante non si fidasse affatto della straniera, come metà dei rospi presenti. Yang, da parte sua, sembrava stupita e tentata allo stesso tempo ma, sentendo la spiegazione del grande rospo, cominciò a capire che doveva cogliere al balzo l'opportunità. Magari era già a conoscenza del patto che avrebbe potuto stipulare, magari ne aveva appreso la funzione solo ora, fatto sta che il suo bel volto s'illuminò.

    Allora? Che dicesti?

    Che accetto con vero piacere!

    Ebbrava la picciotta...

    Subito la ragazza si piegò sulle ginocchia davanti alla pergamena con tutti i nomi e le impronte di sangue, nominativi di chi prima di lei aveva stipulato il patto con Gamabunta. Il suo braccio destro, così come la mano, erano metallici, così si portò l'indice sinistro alla bocca. Con i denti morse la carne del polpastrello che prese a sanguinare abbastanza da permetterle di usare il liquido rosso a mo' d'inchiostro. E prese a scrivere il suo nome. Non era mancina quindi si impegnò per scriverlo come si deve, anche se sembrava quasi faticare. Alla fine, l'inchiostro sanguinolento brillò e il rotolo vibrò per un attimo. Era il segno: il patto era concluso.

    Scrivesti un po' da scimunita, però che minghia mi frega, ah? Da adesso sei la mia sottoposta, picciridda.

    Per tutta risposta, gli altri rospi applaudirono, chi più e chi meno intensamente, mentre Gama si affrettava a arrotolare la pergamena e rimettersela sulle spalle. Era davvero geloso di quel rotolo! Così, il più era fatto e, sebbene alla ragazza non sembrò cambiato nulla, era da quel momento in poi legata ai Rospi. Solo col tempo avrebbe capito quanto quel momento si sarebbe rivelato importante per lei. E così, gli altri rospi persero interesse nella questione ormai conclusa, era giunto per la ragazza Ishivariana il momento di tornare a casa. Gamabunta emise un sonoro rutto, così, per sport, e si imbarazzò un po'. Però, tossì cercando di far finta di nulla, facendolo l'occhiolino alla bionda.

    Abbiamo finito, tornatene in patria, Yang. Tanto, ormai, se avesti bisogno, qua stiamo.

    La ragazza lo ringraziò e lui, per tutta risposta, fece un sorriso da figo, sembrando solamente un vecchio pervertito. Ora Yang capì da chi aveva ripreso Gamakichi. Tutti i rospi parlottavano tra loro e il grande rospo richiamò la loro attenzione, perché lui era il boss, meritava tutti loro sguardi.

    Minchioni! Devo farvi vedere la mia nuova collezione di oli di Rana, sbrigatevi!

    Era una balla ma Gamabunta detestava passare in secondo piano. Saggio come non mai ma, infondo, un bambinone. Così la maggior parte dei rospi si incamminarono verso la foresta del Monte Myoboku, o meglio, saltarono. Solo tre individui restarono per un attimo fermi, rivolgendosi a Yang. Erano Gamtatsu, Gamariki e Gamakichi. Se non fosse stato per loro, forse Yang si troverebbe ancora nel bel mezzo della foresta, e se l'avesse trovata qualcun altro (come Gamaken a dirla tutta), le cose sarebbero andate in modo diverso. Gamatatsu le sorrise, giallo com'era, dandole un'affettuosa testata nelle ginocchia.

    E' stato un piacere conoscerti, Yang! Ora che fai parte della famiglia posso anche darti del tu! Ahah!

    Seh, a parte questo. Vedi di rigare dritto con me, signorina, Gamakichi è solo il mio rospo. Solo MIO, chiaro?!

    Ma che rospate vai dicendo?! Non hai capito che devi lasciarmi in pace?!

    Oh, tanto lo so che sei solo timido! Però mi piaci anche quando fai lo scontroso mlmlmlmlml

    Che schifo.

    Spero di rivederti presto, Yang, non esitare a chiamarci se dovessi avere bisogni di noi!

    Gamabunta, che ci sentiva benissimo nonostante la sua testa fosse a cento metri da terra, tirò l'oro un urlaccio in quel suo strano dialetto da boss.

    AMUNINNI!

    E sorridendo a Yang, chi più chi meno, seguirono il grande rospo, indicando alla ragazza la via per tornare a casa. In realtà non c'era una via da seguire, avrebbe solo dovuto perdersi. Era quello il segreto, in ogni caso. Perdersi. Solo che, d'ora in poi, Yang non si sarebbe mai persa davvero, non ora che il suo sangue brillava sulla pergamena del rotolo, mostrando il nome della nuova Ninja dei Rospi: Yang Xiao Long.

    Il patto è tuo, fai pure il post conclusivo e modificati pure la scheda! Io mi prendo il minimo
     
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    •Chapter IV
    •Legenda Narrato
    Parlato
    Pensato
    Parlato altrui (altri colori)

    Abbiamo finito, tornatene in patria, Yang. Tanto, ormai, se avesti bisogno, qua stiamo.

    Senz'altro, eheh!

    Mi limitai a dire contraccambiando il suo occhiolino con un'allegra risatina, mentre il rotolo stava ritornando dal suo "custode" e gli altri rospi iniziarono ad applaudire. Dopo la piccola scenetta comica alla quale avevo assistito mi ero decisamente rilassata un pò, inoltre, più lo sentivo parlare in quella maniera così insolita, più l'idea che Gamabunta fosse un bonaccione cresceva; abbattendo quella pseudo-negativa che mi ero fatto di lui.
    Adesso che avevamo finito ero stata congedata, potevo liberamente tornarmene a casa: a quanto pare sia il boss che gli altri avevano cose più urgenti da sbrigare per cui potei anche considerare di fare come diceva e tornare un'altra volta a visitare il posto. Beh, lasciare Ishivar non era una cosa concessa molto spesso, per cui, nell'andarmene, avrei fatto con tutta calma cercando di godermi ancora il più possibile la rigogliosa natura locale.
    Ancor prima che potessi andare via, però, fu la volta di salutare quell'allegro trio di rospi che, in fin dei conti, erano stati proprio i miei salvatori. Se non fosse stato per il loro provvidenziale intervento probabilmente, ad ora, sarei potuta essere ancora da sola che, come una scema, vagava senza meta per la fitta foresta che ci circondava.

    E' stato un piacere conoscerti, Yang! Ora che fai parte della famiglia posso anche darti del tu! Ahah!

    Il piacere è mio Gamatatsu, grazie di tutto!

    Risposi distendendo entrambe le mani lungo i fianchi e facendo un profondo inchino in segno di ringraziamento. Difatti lui, fra tutti, era stato proprio quello che mi aveva aiutato più di tutti.
    Detto questo assistetti, ancora una volta, all'ennesimo battibecco tra gli altri due, per poi, salutati tutti, lasciarli raggiungere il boss che, menando un urlo pazzesco, talmente forte che addirittura avevo l'impressione che mi scuotesse dentro, gli aveva richiamati.
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    Grazie di tutto Kerbe
     
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