Guardare al di fuori del Dojo

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    - Ancora! -

    La sorella incitò la giovanissima a muoversi di nuovo. Per il piccolo Dojo c'erano seminati ostacoli di varia natura. Ricordava un piccolo campo di battaglia. Midori affannava, con in mano una grossa balestra e la tunica che finiva ovunque tranne in un posto dove dovesse stare. La piccola non era nuova a quelle prove e la divertivano, però erano molto stancanti. Sentire quel “ancora” tuonare all'interno delle piccole quattro mura le mise una piccola eccitazione che la fece correre velocemente verso il primo ostacolo. Il percorso non era molto lungo ma era ostico e difficile. Richiedeva buona resistenza ed abilità, specialmente per colpire i bersagli posti in punti anche ciechi della stanza. Era stato insegnato a Shiranui da una ragazza, con cui si dice abbia rapporti intimi. Tale Kaneki. Una bella ragazzina dai capelli di carota. Ha diciotto anni e per diciassette ha vissuto nel monastero. Non ha mai visto un ragazzo, per questo si dice sia lesbica e si sia innamorata di Shiranui la prima volta che l'ha vista. Passano molto tempo assieme. Però a Midori non interessava della vita sentimentale di sua sorella. Era sua, poteva far quel che voleva, no? Anche una tredicenne stupida come lei lo capiva. La mente fresca e giovane della cucciola di donna era immersa nel percorso. Cominciò con un salto a piedi uniti su un blocco di mattoni per scoccare una freccia di fronte a lei. Poi scese e le toccarono ancora altri esercizi, tra cui rotolare sotto un'asse di legno, sollevarsi su un'altra asse ed altro. Infine, rimanere in equilibrio su un bastone e tirare una freccia alle spalle, praticamente inarcando la schiena. Era difficilissimo. Pochissime ci erano riuscite ed, ovviamente, Midori non era una di quelle. Non aveva mai la mira, o le forze, per scoccare perfettamente quella freccia dal suo arco che, nonostante tutto, pesava un bel po' dopo aver provato il percorso per ventuno volte in un'ora e mezza. Le forze la abbandonarono di nuovo, quando tirò quella freccia completamente fuori dal bersaglio e senza un minimo di forza. In pratica, la struttura di legno e piume rosse si accasciò lentamente sotto la barra su cui la ragazzina era salita pochi istanti prima. Dopo la freccia crollò anche la bambina, riuscendo però a non cadere facendosi male. L'arco cadde e lei si piantò là, senza fiato, con le mani sulle ginocchia.

    - Ok, basta adesso... Immagino. -

    La ragazzina non la prese molto bene. Con il suo sguardo freddo, senza espressione, la bocca aperta ed il fiato che mancava, osservava teneramente la sorella che aveva preso l'arco. I suoi piccoli dentini bianchi sparirono dietro le giovani ma carnose labbra. I suoi occhi da cucciola erano impassibili, mentre la piccola recuperò le forze per qualche istante. Il suo sguardo ambrato non diceva un gran bel niente, ma nella sua giovane mente la piccola diceva “voglio provarci di nuovo”. La sorella ovviamente faceva finta di nulla ma, quando Midori riuscì a riprendere fiato...

    - No... Ancora... -

    Lo disse lei. Shiranui si rifiutò, la prese per mano e la condusse fuori, carezzandole le spalle. Midori era ancora stanca, per questo non desistette alle mosse della sorella che la condusse fuori dal Dojo di legno, verso la stanza dove le due dormivano. Avevano il bagno, un sacco di vestiti e chissà quante altre belle cose là dentro. Midori corse sotto una gelida secchiata d'acqua. Era estremamente rilassante e la calmava dopo aver svolto intensa attività fisica. La sorella non aveva fatto praticamente niente, per questo se ne rimaneva là ferma ad osservare la giovane... Eh, lesbica. Cosa volete che faccia? In realtà lo faceva perché era iperprotettiva ma non per altro. Era sua sorella. Quale malato vuole anche solo pensare a certe cose con la propria sorella? Non ci mise molto a svolgere tutte le sue attività, anche perché era veloce nel fare ogni cosa. La tenera giovane uscì dal bagno in intimo e la sorella sorrise, lanciandole addosso un altro set di abiti tipici del clan Kaneda. Ne aveva una scorta illimitata nel guardaroba. Distinti in inserti rossi, di Midori, e blu, di Shiranui. La tenerezza delle due sorelle si notò anche negli sguardi e nei contatti che si facevano. Era l'unica persona con cui la giovane tredicenne era in grado di sorridere e di rimanere meno impassibile di quanto ella non lo sia di solito.

    - Non devi stancarti così, non ti va bene sorellina! -

    - Ma io sto bene Shiranui. A me piace, lo sai! -

    Disse, dandole un buffetto e poi sfiorandole la pancia. - Dovresti dimagrire. - Continuò Midori con un leggero sorriso, dandole un pizzicotto su uno strato di grasso talmente impercettibile che solo lei riuscì a trovare e lo tirò un pochino. Shiranui non sembrò prenderla molto bene, ma ormai era abituata. Non poteva nemmeno ribattere, visto che la sua sorellina sfoggiava un fisico estremamente magro e tonico. Così tanto che al posto della pancia vi erano addominali da ragazzo... La ragazza vestita di blu ci poggiò una mano sopra, sorridendo e leccandosi un labbro, con uno sguardo tenero e stupidamente divertente. Midori sorrise e si limitò a farsi ammirare. Il fisico di Midori era così stranamente attraente per chiunque dentro quel Dojo che lei si limitava a farsi guardare quando la gente ne aveva voglia.

    - Grr! Mannaggia a te Midori, come fai ad avere quegli addominali? Mangi troppi spinaci sorellina! Vestiti ora, dobbiamo uscire, il villaggio di Oto ci aspetta. -

    Midori sgranò un po' gli occhi. Non era mai uscita dal Dojo e non aveva visto nulla di ciò che esisteva al di fuori delle mura di legno e della foresta. Probabilmente si sarebbe divertita ad uscire per una volta. Ma in realtà aveva soltanto voglia di continuare ad allenarsi. Non sapeva fare altro. Shiranui le tolse una mano dall'addome e la aiutò a vestirsi con dolcezza, come una piccola madre di famiglia con la propria figlia. Una volta vestita e presa la sorella per l'avambraccio, la piccola Midori era pronta per la sua prima esperienza fuori dal Dojo e, ovviamente, lei voleva tornare ad allenarsi.
     
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    Per Midori era la prima volta fuori dal Dojo. Ogni esperienza nuova per lei non faceva altro che aumentare la sua insensibilità per ciò che accadeva al di fuori della sua sfera. Viveva in una bolla, la piccolina. Pensava soltanto a se stessa, al meglio per lei, agli allenamenti, al suo bel corpo fresco e giovane ed a riuscire a scoccare quella cento su cento che tanto desiderava da ormai un paio di anni. Di altro, si limitava a pulire i panni, stenderli e fare le faccende che una normale ragazza di casa farebbe per aiutare i propri parenti in tempi difficili o con poco tempo. Era molto brava a pulire. A volte si divertiva anche perché era un lavoretto stancante utile a tenerla in forma. Tutto ciò che poteva stancarla o tenerla in forma o fare qualcosa di aiuto per le persone a cui tiene, ovvero sua sorella, gli piacciono. Per questo aveva deciso di uscire, per fare un piacere alla sorella. Shiranui la prese bene. Sembrava divertita e contenta che la bambina poteva vedere cosa succedeva a pochi metri da lei, stare per un po' in mezzo alla gente e prendersi un momento per osservare il mondo reale. Non le mura di legno del Dojo, il Tatami ed il suo sudore che lo macchiava, bersagli e frecce che li colpivano.... Il vero mondo, quello popolato da persone e bambine come lei. Però lei era diversa. Nel percorrere quel seicentoventi metri che separavano il monastero, in cima ad una collina , dal villaggio di Oto, in mezzo allo sterrato ed agli alberi, non faceva nulla. Pensava solo ed esclusivamente a ciò che sarebbe successo. Aveva un piccolo timore: che non fosse apprezzata. Si sa, tutti sono indifferenti con tutti nel villaggio di Oto perché nessuno si conosce intimamente. Non è come un piccolo villaggio dove sembra di essere in una grande famiglia, un po' come al Dojo. In realtà Midori si aspettava il villaggio del Suono come gli era stato descritto da altre camerate: scialbo, noioso, privo di vita prima della sera e con pochi ragazzi in giro. Nemmeno sapeva cos'era un ragazzo. Un approccio molto diretto, insomma, si prospettava per la ragazzina. Superarono il piccolo cancello che separava quei metri quadrati di selva protetta e concessa dai potenti del villaggio solo per loro ed ecco che furono immerse in un po' di vita. Il villaggio era, al contrario, abbastanza animato. Forse era dovuto all'orario, visto che era tardo pomeriggio, quasi sera; forse alla giornata soleggiata che andava verso il suo tramonto. C'erano ragazzini che spuntavano da casette piccole e basse, per un paio di famiglie. Probabilmente erano in gran parte Ninja o destinati a diventare tale per rimpinguare le casse famigliari.

    - Allora, Midori, ti piace il villaggio? Da quanto non vedevamo queste strade...! -

    Midori si accorse qualche istante dopo che il suo sguardo timido e freddo era oggetto di diversi cenni dalla sorella, che le diede una piccola pacca sulla spalla. Sua sorella era molto più forte di quanto le sue braccia potessero dire. Per fortuna che la piccola non era una bambina normale, altrimenti si sarebbe ritrovata in me che non si dica con una spalla lussata. La bimba guardò di nuovo la sorella. Non capiva come mai fremeva dall'eccitazione ma aveva un certo tipo di sguardo preoccupato. Era strano, un misto tra una giovane preoccupazione ed il timore di sbagliare qualche cosa. Si trattava di certo di affari abbastanza importanti per Shiranui, visto che non dava l'impressione di felicità che pareva dalle sue parole.

    - Tanto, credo... Quando torniamo al Dojo? Devo allenarmi io, non faccio la scansafatiche come te. -

    Disse la bambina, rivolgendosi alla sorella tenendola ferma là, con la sua forza, facendo da muro che le arrivava più o meno al petto. Erano tutte e due tremendamente basse! Infatti, proprio per opporsi, Midori mise le mani sul... Beh. Là. Non sapeva perché, ma le piaceva, era una zona particolarmente soffice del corpo della sorella, non vi erano muscoli oppure ossa, e nemmeno quel filo di grasso che l'aveva resa celebre. Le ricordava la mamma. Forse per questo... Avrebbe voluto rivedere la mamma. Ma nemmeno sapeva dove abitava o quali fossero le sue generalità...
    Shiranui cacciò, senza stizza, le manine della ragazza. Sorrise e le spazzò i capelli con le dita. Odoravano di buono. Quel particolare odore fanciullesco che piaceva ad entrambe.

    - Oh ma che noia Midori, pensi solo ad allenarti. Non sei un ragazzo...! Dai, andiamo a far compere. Ti posso prendere un giocattolo, se vuoi! -

    Midori la guardò in modo molto strano. Cos'era un giocattolo? Per una come lei un giocattolo era qualcosa di mistico. Lo possedevano solo le persone ricche. I suoi occhi d'ambra possedevano una mistica stranezza che Shiranui colse. Sorrise e le diede un'altra pacca sulla spalla, muovendola. Poi la prese per mano e cominciò a trascinarla come un sacco di patate nel mezzo del villaggio. Se la maggiore, dentro di se, rideva a crepapelle pensando che la piccola nemmeno avesse idea di cosa fosse un giocattolo, la più giovane si interrogava proprio su cosa diavolo era quella parola. Pensava che la sorella volesse portarla da qualche parte a prendere proprio questo giocattolo, quando improvvisamente si fermò di fronte ad una casa, o un negozio, qualcosa del genere. L'ingresso era coperto da tendine tipiche i cui Kanji formavano la parola “Casa del Relax”. Forse era un centro di massaggi, o qualcosa del genere. Midori pensava che là dentro si nascondesse il suo giocattolo.

    - Io devo fare una cosa, tu aiuta quel signore intanto... Sei brava nei lavoretti faticosi. Fatti dare due soldini, così poi puoi prendere un bel giocattolo! Che cucciola che sei! -

    Midori sorrise, con il suo volto impassibile. Fece un piccolo cenno con la testa e se ne andò tranquilla verso un baracchino dove un signore stava mettendo a posto delle cassette di frutta. Si trattava probabilmente di un ortofrutticolo del posto. Era difficile vedere frutta ad Oto perché la coltivazione unica e prevalente era, e sempre sarà, il riso. Il signore, che aveva ascoltato le due parlare perché erano molto vicine a lui, prese da parte la ragazzina con un grosso sorriso.

    - Non sei obbligata a farlo se non te la senti. -

    Ma la giovane gli disse di non preoccuparsi di nulla con il suo sguardo.

    - No, io sono forte! Ci penso io! -

    Disse, mostrando i muscoli di cui era dotata. L'anziano la prese di gusto e si sedette mentre Midori caricava cassette di frutta a gruppi di due una dopo l'altra. Non erano molte ed il lavoretto da fare non era nemmeno esso molto impegnativo per la forte giovane. Si divertiva, per quanto veloce e semplice era. No, non era masochista, solo pensava più a divertirsi ed allenarsi. Era una ragazza particolare, ecco tutto. Quel signore, ormai vecchio, sembrava averlo capito. Bastarono un paio di minuti per caricare le cassette su un carro che sarebbe stato presto trainato da un asino che era là vicino. Lanciò una rossa e succosa mela verso la bambina, che la prese e cominciò ad apprezzarne la forma ed il gusto.

    - Eh, hai fame eh! Perché non mi racconti qualcosa di te, forzuta bambina del clan Kaneda? -

    Midori guardò l'uomo. Era facile identificare quelle persone, andavano sempre in giro con un arco e delle frecce in una faretra! La giovane cominciò a mangiarsi la mela seduta su un piccolo cassone di legno che componeva il bancone dove l'anziano riversava la sua frutta la mattina e la ritraeva la sera. Intanto Shiranui compiva le sue commissioni all'interno di quel coso...

    - Che la mela è buona...! -

    - Ahahahah! Beh, intendo dire, come ti chiami, cosa fai... -

    - Oh! Mi chiamo Midori, ho tredici anni, mi piace allenarmi e questa mela... E mangiare! E tra poco mi prenderò un giocattolo... Anche se non so cosa diavolo sia. Boh, sarà divertente! -

    Nel frattempo sua sorella usciva. L'anziano sembrò accorgersi di qualcosa che non andava e fece girare la tredicenne verso di lui, mostrandogli un giochetto con le carte...
     
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    L'anziano si era accorto che qualcosa non andava. L'unica cosa che si notava davanti a quelle piccole tele di stoffa che coprivano l'ingresso in un centro massaggi era un bel paio di chiappe che si vedevano attraverso un Kimono bianco e blu. Era certamente Shiranui. Però cosa si svolgeva là dentro? Sembravano avere tutti movimenti molto concitati e, nonostante l'età che pareva alta, il signore aveva una vista buona a sufficienza per vedere dei soldi. Per questo l'anziano faceva qualcosa per trattenere la bambina ed evitare che entrasse a contatto nel modo peggiore con il mondo degli adulti, visto che nell'uomo si era insinuata l'idea che la donna fosse una prostituta e faceva quello per guadagnare i soldi utili alla sopravvivenza del Clan Kaneda. Midori si sentì sfiorata prima nei capelli e poi sul braccio.

    - Sei proprio una bambina carina! Sei fortunata ad avere una bella e diligente sorella... Beh, penso che voi due abbiate lo stesso gene della bellezza, ahah! E senti che forza qui. Devi essere anche brava con l'arco, ti alleni un sacco. In caso contrario sei una piccola delusione, ahah! -

    A sentire parlare di arco e prove di forza la giovane si eccitava. Scattò in piedi, mostrando i muscoli con un enorme sorriso, mentre l'anziano li sfiorava con le sue ossute dita e sentiva come ridacchiava dentro di se la piccola. Non aveva dietro l'arco, perché non gli era stato concesso di portarlo dalla sorella. Peccato, aveva voglia di colpire qualche vecchio frutto ammuffito soltanto per allenare la sua pessima mira! Non proprio pessima, però non era una eccellenza nel tiro. Prese un paio di cassette che erano rimaste fuori, pronte per essere rotte e riciclate in ogni modo. Non sapeva cosa farsene, quindi decise di spezzarle con le mani. Così. Perché a lei divertiva rompere cose e dare prova della sua forza. Midori era una ragazzina molto particolare. Probabilmente aveva evidenti problemi mentali, visto che faceva poche cose e tutte legate alla sua forza. Dentro lei era una timida ed impacciata tredicenne che non sapeva fare altro che tirare con l'arco e stare con le due, tre, bambine con cui era riuscita a fare un legame. Anche un vecchio gentile per lei era una scoperta e soprattutto un momento per scordarsi del suo passato, del suo presente e del suo futuro.

    - Ugh. No, non tanto. Devo migliorare! – Disse con una certa simpatia, cercando altre cose da usare come prove di forza...

    Nel frattempo, all'interno del centro massaggi, un'accesa disputa si era creata tra Shiranui ed un paio di personaggi. Essi appartenevano ad un noto gruppo criminale di Oto. Probabilmente c'erano di mezzo i denari che aveva appena preso dai ceffi. Uno di essi si prese anche un bel pugno su una guancia, finendo al tappeto. Si trattava di un uomo di una certa età, con un sigaro che scivolò via dalla sua bocca dopo aver ricevuto il colpo. C'erano altre tre persone accanto a lui, segno che doveva almeno avere del denaro per comprare quattro squinternati che gli fanno da guardie del corpo. Corsero dal capo ferito nel morale con velocità e goffaggine, facendo cadere un paio di asciugamani ed andando quasi ad urtare una persona. L'uomo, un grasso faccendiere per la malavita locale, rimase a terra per un paio di secondi, a cercare di riprendersi da quel gran destro preso. Shiranui era maledettamente forte! I tre stentarono nel reagire. Erano armati? Forse, però non era l'ideale sfoggiare attrezzi del malavitoso mestiere in mezzo a tutta quella gente. Già che il titolare non vide quel pugno oltre ad un paio di altre persone... Ma dietro tutto c'era qualcosa di molto diverso. La giovane donna si voltò, stizzita, coprendosi le belle e graziose gambe snelle e lisce. Il suo odore si era diffuso al posto di quello di sigaro ed altri vari. Mostrò quel bel posteriore agli uomini che erano accorsi là che, con finto sguardo truce, cercavano di spaventarla.

    - Così impari a toccarmi il culo, maledetto! E questa che retta è... Penso la penultima. Meglio, fammi trovare una donna la prossima volta! Possibilmente figa! O giuro che ti pianto una freccia in un tendine! -

    Shiranui era veramente furiosa. Odiava chi le toccava il suo bel corpo. Il risultato era almeno almeno un bel pugno sui denti, come accadde a quel grasso uomo. La giovane dal Kimono bianco e blu mise i soldi tra la spaccatura che esso aveva sul petto e cercò di nasconderli più che poteva alla vista di coloro che erano fuori, di fronte a lei, ad aspettarla. Diede una rapida occhiata ai due. Notò che Midori stava facendo tutto ciò che fa di solito, ovvero rompere cosa e dimostrare di essere una bambina coi muscoli d'acciaio, e l'anziano gli diede un cenno d'assenso. Si erano sentite le urla della sorella. La più piccola, la tredicenne, si girò e non fece nulla se non osservare che non era successo praticamente nulla. Sapeva che sua sorella era perfettamente in grado di cavarsela da sola e se qualcuno l'aveva fatta gridare d'ira, non era un problema in cui immischiarsi. Shiranui abbandonò il luogo, mentre le seguitavano, con qualche metro di distanza, gli scagnozzi fatti male del tipo appena atterrato. Fischiettava. Midori nel mentre fece un tenero inchino pieno di grazia all'anziano e lo abbandonò, prendendosi una seconda mela concessa a lei dall'uomo. Mentre sgranocchiava, osservava la sorella, che l'aveva presa per il braccio con tenerezza e la portò da qualche parte, mentre alle sue spalle il tizio imprecava...

    - Maledetta troia! Se crede che basta essere del Clan Kaneda per fottere con me si sbaglia. Gusto uomini?! -

    E quelli gridarono “giusto”. Bah. Che gruppo di scemi!
    Le due sorelle uscirono da un negozio. Midori aveva in mano un libro. Aveva cambiato acquisto. La maggiore preferiva istruire un minimo la più piccola, darle un minimo di intelligenza in più... Farla sembrare meno deficiente di quanto sembrasse. Però non era semplice. Nemmeno era un libro semplice, si trattava di... Di un'enciclopedia. Strano, ma vero. Shiranui le aveva preso un'enciclopedia. Pesava, un bel po', ma aveva una bella copertina bianca e rilegature pregiate, ben fatte. Le pagine erano costernate di disegni ed utilissime nozioni sul minimo indispensabile per una pacifica convivenza e soprattutto una mente aperta. A Midori piaceva. Era un bel libro, inoltre pesava un sacco! Era utile per fare sollevamento pesi. Ed infatti quello faceva mentre se ne andava verso la sede del Clan assieme alla sorella.

    - Ti piace? -

    - Un sacco! E' bello... E pesa... Guarda... Che forza... Ihih! E' proprio bello! -

    Disse. Si prese un piccolo schiaffo ed una derisione dalla sorella maggiore, dicendole che doveva aprirlo e leggerlo per bene. Ma Midori faceva tutto tranne che quello... Lo avrebbe fatto quando sarebbe andata a dormire! Era il momento adatto per leggere, secondo la tabella di marcia della ragazza che tutto sommato aveva un certo regime di tempo che era anche in grado di gestire abbastanza bene. Più lo sollevava e più le facevano male le braccia. Ma sorrideva. E questo per lei contava. Per lei e per Shiranui. Il suo sorriso. Voleva solo la felicità per la sorella. Ne aveva passate di tutte i colori, per questo la sorella maggiore voleva una cosa per la più giovane:
    Midori felice...
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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