Aokiji - L'inizio

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    Pioggia, sento il rumore scrosciante della pioggia, un rumore sordo che proviene dall'esterno.
    Apro gli occhi ed è tutto annebbiato, non riesco a vedere nulla, le immagini sono distorte e l'unica cosa che distinguo chiaramente è il colore bianco che sembra avvolgermi a 360°.
    Cerco di schiarirmi la vista ma la situazione non migliora, mi trovo come all'interno di una cupola, ma sicuramente non era questo il mio problema principale al momento.
    Appena tornata la sensibilità in tutto il corpo infatti un dolore lacerante mi pervade il braccio destro: parte dalla punta delle dita e si estende fino ad arrivare alla spalla, ho quasi paura a guardare.
    E' inevitabile, cade lo sguardo e sgrano gli occhi, lo spettacolo era a dir poco raccapricciante, un brivido pervade il mio corpo correndo lungo ogni singola cellula che lo compone, non mi sarei mai aspettato di ritrovarmi davanti ad una scena del genere da protagonista: ustioni gravissime avevano colpito tutto l'arto, quel poco di pelle che era rimasta era raggrinzita e pervasa dal sangue, i muscoli erano quasi del tutto scoperti ed anneriti, il freddo alleviava solo in minima parte quello che sentivo e continuare ad osservare il tutto non migliorava la situazione, per niente.
    Mi mordevo le labbra nella vana speranza di portare il mio cervello a concentrarsi su altro, gli incisivi entravano nella carne fino a farla sanguinare ma non serviva a niente, niente.
    Doveva essermi successo qualcosa di veramente grave, ma cosa? Non ricordo nulla, più passa il tempo e più la situazione sembra prendere pieghe sinistre.
    Il mio corpo è pieno di ferite di varie entità che trovano l'apice sul mio arto superiore destro: i vestiti sono quasi del tutto bruciati e non crollo a terra dal dolore solo perché è la paura, la disperazione, a tenermi in piedi cercando di rincorre la vita che inevitabilmente scivolava via.
    Mi avvicino alla cupola, devo assolutamente uscire fuori di qui, trovare qualcuno che mi aiuti.
    L'unica arma a disposizione che ho è il mio braccio sinistro e quindi inizio a colpire ripetutamente, con tutte le energie che ho in corpo il muro di ghiaccio ma non lo scalfiscono minimamente, l'unica cosa che ottengo è portarmi via altra linfa vitale.

    * TIRATEMI FUORI DA QUIIIIIII!!! *

    Urlo invano, la voce rimbomba all'interno della "prigione" e probabilmente si disperde in essa non arrivando nemmeno all'esterno.
    Provo ad assestare gli ultimi colpi finché non sono assalito da un attacco d'ansia, una lacrima solca il mio viso e cado sulle ginocchia.

    * Chi sono? Cosa mi è successo? Dove sono? Riuscirò ad uscire fuori da qui? C'è qualcuno li fuori che mi cerca? Ho una casa? Seppur riuscissi ad uscire e sopravvivere dove andrei? Sono solo un ragazzino... *

    La prima è seguita dalla seconda, poi dalla terza e così via finché scoppio a piangere.
    Mi strappo di dosso quel poco di maglietta che mi era rimasta, le forze si riducono sempre più e mi ritrovo a sbattere con la faccia sul terreno, il mio respiro diventa sempre più irregolare tanto da non riuscire più a portare aria ai polmoni, sembra inevitabilmente giunta la fine.
    La mia vita nasceva e moriva in quei pochi istanti all'interno della cupola: il passato mi era completamente sconosciuto forse a causa di ciò che mi aveva ridotto in quello stato, il presente non era nient'altro che il sopportare un dolore allucinante e il futuro sembrava non esistere, non per me.
    La breve esistenza di un ragazzino senza nome che come tanti altri sarebbe passato inosservato su questa terra.
    No, non potevo permetterlo, dovevo lasciare anch'io la mia impronta qui, seppur insignificante ma dovevo comunque lasciarla.
    Protendo il braccio in avanti, faccio pressione con l'indice della mano sinistra nel terreno gelido.

    * Quale potrebbe essere il mio nome? Vediamo un po'... Si ho trovato, Aokiji. *

    Inizio a incidere lettera dopo lettera il mio nuovo nome, quello che veniva in sostituzione di quello vecchio che non avevo mai conosciuto.
    La consapevolezza di avere un'identità mi accompagnava più dolcemente verso il baratro, sempre che questo percorso possa avere qualcosa di dolce.
    Il bianco delle pareti di ghiaccio inizia ad oscurarsi, diventa tutto più scuro fino a diventare completamente nero, avevo perso i sensi.

    * ... *

    * Tump...TUMP! TUMP! TUMP!!! *


    Sottolineato = pensieri.
    Grassetto = parlato/rumori.

    Quest dopo quest racconterò la storia del mio pg. Continua...
     
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  2. Darker
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    Un rumore viene dall'esterno, qualcosa picchia contro il ghiaccio in modo intenso e continuo, avevo perso i sensi per chissà quanto tempo e probabilmente se non fossi stato svegliato dal suono dei colpi sarei passato a miglior vita.
    Provo a mettermi in piedi ma proprio non ci riesco, intanto le azioni di chissà chi la fuori sembrano aver successo: vedo distintamente una crepa che si allarga sempre più, che fa entrare luce ed aria pulita e riaccende la speranza dentro me che possa esserci un futuro lontano da qui.
    Forse non scriveranno Aokiji su nessuna lapide oggi.
    Vorrei poter far qualcosa, vorrei poter partecipare alla mia "liberazione" ma respiro a malapena, meglio conservare le energie ed aspettare.

    * EHI SU DIAMOCI UNA MOSSA, NON ABBIAMO TUTTA LA GIORNATA, I RINFORZI STANNO PER ARRIVARE. *

    * Cazzo capo sta roba è più dura di quanto sembri. *

    * Stronzo continua a colpirla finché non viene giù senza far tante storie, se hanno eretto una cupola del genere significa che c'è qualcosa di importante dentro, che valeva la pena proteggere a costo della vita. *

    * Si signor Teach. *

    Qualcosa di importante? Io sarei stato importante da proteggere per qualcuno? Chi è che sta cercando di liberarmi? Chi invece mi ha protetto? Magari non sono quello che cercano, chissà cosa faranno quando troveranno "solo" me, forse non sono amici come credevo.
    Purtroppo è inutile farsi tutte queste domande posso solo sperare siano qui per aiutarmi, non ricordo nulla e sono in gravissime condizioni, se non sono loro a salvarmi morirò certamente visto e considerato che probabilmente non sopravvivrei oltre, quindi non posso far altro che resistere e sperare in bene.
    La crepa diventa un buco, inizio ad intravedere figure che si muovono all'esterno, provo ad alzare il capo ma fallisco anche in questo e finisco per sbattere con la faccia contro il suolo gelido.
    La fanghiglia finisce per entrarmi in bocca, riesco a malapena a sputarla a pochi centimetri dalla mia faccia, continuare a respirare con il muso a terra complicava ulteriormente la situazione per non parlare del saporaccio di sangue e chissà cos'altro che mi provocava conati di vomito che trattenevo a stento.
    Intanto la cupola cede e pezzi di ghiaccio cadono riversandosi intorno e su di me.
    Tutto ciò che entra in contatto col braccio ustionato mi fa un male cane ma non riesco ne ad urlare ne a spostarmi, l'unica cosa che riesco a fare sono degli incomprensibili versi pieni della mia sofferenza, quasi come quelli che fanno gli animali al macello.
    Il dolore in questo momento però è sia il mio fardello che la mia fortuna: nonostante tutto infatti il percepire dolore significa che il mio braccio funziona ancora e se anche non riuscivo a muoverlo magari poteva essere curato.

    * Ma è solo un fottutissimo bambino, che cosa dovremmo farcene? E' anche ridotto piuttosto male... *

    * Portiamolo con noi. *

    * Ma signore cosa dovrem... *

    * ZITTO E FA COME TI DICO!!! *

    * Ai suoi ordini signor Teach. *

    A questo punto un uomo mi prende e carica in spalla, do uno sguardo veloce a quello che sembra il capo, colui che dirige le operazioni, ma non riesco a scorgere altro se non una folta barba nera, dopodiché, la vista cade inevitabilmente verso il basso con la mia testa.
    Riuscendo a guardare solo ciò che stava a terra noto con stupore un gran numero di cadaveri nella zona ed in particolare sono due quelli che mi colpiscono, precisamente quelli vicino alla cupola ormai distrutta: uno era di una donna dai capelli lunghi chiarissimi, bianchi tendenti all'azzurrino, probabilmente non superava i 35 anni; l'altro invece apparteneva ad un uomo molto alto, slanciato, dagli occhi e capelli corvini, probabilmente dall'età simile alla donna.
    Cosa mi aveva impressionato? A parte la vicinanza a quella che era la mia posizione mi aveva lasciato scioccato ciò che trasmettevano: nonostante gli sguardi spenti, di chi la vita se l'era vista strappata, loro si guardavano e quello sguardo lasciava intendere cosa provassero l'uno per l'altra.
    Comunque sia il gruppo si era messo in marcia ad un ritmo elevato ed io sentii nuovamente le forze lasciarmi, forse perché mi sentivo finalmente al sicuro decisi di abbandonandomi completamente alle cure dell'uomo che mi trasportava.
    Persi i sensi.

    * Ricordate che un uomo morto non serve a nulla, questo ragazzino ci tornerà utile in un modo o nell'altro. Siamo venuti qui per prendere quello che questi tizi trasportavano e ce ne torniamo a casa sia con il nostro obbiettivo che con una nuova pedina sulla nostra scacchiera. Inoltre siete tutti vivi, avete ben tre motivi per rallegrarvi! *


    Continua...
     
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  3. Darker
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    * Da quanto tempo sono qui? *

    * Hai dormito per ben quindici giorni di fila. *

    Mi sono appena svegliato, è tutto così nuovo per me qui intorno, mi sento più che spaesato ma finalmente sono vivo, per la prima volta da quel giorno.
    E' mattino, gli uccelli cinguettano e fuori c'è un gran baccano, posso udire distintamente il via vai delle persone che erano indaffarate nelle loro faccende.
    La temperatura in questo posto è mite, c'è il solo lenzuolo a coprirmi eppure basta per tenermi al caldo, l'opposto se ripenso a quando ero in fin di vita chissà dove li fuori.
    Mi guardo un po' intorno e noto che la mia stanza è parecchio spoglia ma allo stesso tempo attrezzata di tutto punto: l'edificio era in legno e le pareti non erano state ricoperte in alcun modo lasciando a piena vista l'elemento lavorato di cui era composta, arredamento non c'e n'era se non per qualche sedia ed il letto sulla quale mi trovavo, le uniche cose presenti erano le attrezzature mediche, le stesse che probabilmente mi avevano tenute in vita.
    Al petto avevo diversi sensori collegati ad una macchina che monitorava i miei segni vitali, su per il naso avevo alcuni tubicini che servivano ad aiutare l'affluire dell'ossigeno nel corpo, per il resto ero ricoperto di bende ovunque per tamponare le ferite e per non permettere il diffondersi di infezioni causate dallo sporco.
    La notizia più importante ovviamente era quella che riguardava il braccio destro, quello ustionato: non riuscivo ancora ad averne il pieno controllo ma già potevo muovere le dita, chissà come ma erano riusciti a ristabilirlo.

    * Vacci piano con quello, ti abbiamo sottoposto a vari innesti di pelle e i muscoli bruciati li abbiamo dovuti resuscitare, nel verso senso della parola. E' un miracolo se siamo riusciti a salvarlo, sarebbe stato molto più semplice amputarlo e l'avremmo fatto sicuramente se il capo non avesse insistito tanto sul fatto che poteva tornarti utile, ancora non capisco la sua decisione. Comunque, al momento, non riuscirai sicuramente a controllarlo, devi aspettare ancora qualche giorno e vedrai che tornerai ad utilizzarlo come facevi prima. *

    * Dov'è il capo? Voglio ringraziarlo personalmente. Lui e tutti voi, uno ad uno per quello che avete fatto per me. *

    * Non è qui al momento, quando sarà intenzionato ed avrà tempo sarà lui a venire da noi. *

    Va benissimo così, il braccio riprenderà la sue funzioni col tempo e mi ritrovo qui con gente che si è presa cura di me.
    Il resto del corpo sembra in perfette condizioni ed è per questo che decido di sgranchire un po' le ossa.
    Dapprima mi libero dei tubicini che ho nel naso: più facile a dirsi che a farsi visto che continuo a tirarli ma sembrano non voler venir fuori, quasi infiniti, e la sensazione mentre li estraevo non è di quelle più piacevoli.
    Subito dopo strappo con cura quei cosi che tenevo sul petto, faccio piano perché non volevo romperli, mi sarebbe dispiaciuto danneggiare anche lievemente i macchinari.
    Finalmente mi metto in piedi, il corpo si risveglia a fatica ma secondo dopo secondo mi abituo sempre di più a controllarlo, i primi passi sono tragicomici visto che ho rischiato di cadere più volte ma fortunatamente sono riuscito a stare in piedi.
    Il medico continuava ad osservarmi in silenzio, sembrava non fosse contrario al fatto che mi fossi sottratto ai controlli della macchine e che stessi in piedi.
    Ne approfitto e passo dopo passo arrivo alla finestra e mi affaccio verso l'esterno.
    Respiro a pieni polmoni l'aria pura che veniva dall'esterno, non ricordo di aver provato qualcosa di così bello e liberatorio al tempo stesso, anche se a dire il vero ricordavo poco e niente di tutto, ma questi al momento erano dettagli.
    Inizio a dare un'occhiata fuori per capire dove sono, il posto è molto affollato e dalla posizione dalla quale mi trovavo riuscivo a vedere gran parte del piccolo villaggio, la stanza in cui avevo trascorso gli ultimi quindici giorni era in una palazzina abbastanza elevata e doveva essere situata su un'altura.
    Non ho molto tempo di osservare cosa c'era li fuori che sento la porta aprirsi, mi giro e alle mie spalle c'è un uomo imponente, grosso, sdentato e dalla folta barba nera che però non nascondeva il ghigno sul suo volto.
    Non riuscivo a capacitarmi come fosse riuscito a passare dalla porta talmente fosse grosso, comunque sia non avevo dimenticato il suo volto nonostante l'avessi visto di sfuggita, era lui che aveva deciso di trarmi in salvo.
    Era davvero un tipo strano: camminava a torso nudo con solo le spalle riparate da un lungo mantello nero che scendeva fino a cadere al suolo, inoltre aveva legato alla cintura diverse bottiglie e armi.
    Si posiziona davanti a me e prima che riuscissi a proferire parola fu il dottore a parlare.

    Barbe_Noire-1



    * Bentornato capo, com'è andata la caccia? *

    * Benissimo, come sempre d'altronde, non torno mai a casa a mani vuote. Chi abbiamo qui? Uh, tu sei il moccioso che ho portato con me come souvenir da Kiri, pensavo saresti schiattato ed invece eccoti qua. Come ti chiami? Ehi, non che m'interessi veramente mai sai dovrò pur chiamarti in qualche modo, almeno che tu non preferisca essere conosciuto come "moccioso". Inizio io, per te sarà "capo" o "Signor Teach", mettitelo bene in mente. Su ora tocca a te.*

    * Aokiji signore, il mio nome è Aokiji. Vi ringrazio infinitamente per quello che avete fatto per me, se non fosse stato per voi... *

    * Aspetta a ringraziarmi, non crederai di cavartela con un semplice grazie, vero? Avrai modo di sdebitarti, fidati. *

    * ZEAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!! *



    Non riuscivo ad inquadrare bene quella persona: da una parte gli dovevo tutto mentre dall'altra lasciava trasparire un non so che di inquietante, dalla risata al fatto che mi avesse definito "souvenir".
    Cosa intendeva poi con quell'ultima frase?
    Non lo so, non ho un quadro preciso della situazione ma al momento mi bastava sapere che ha fatto tantissimo per me, il futuro poi mi porterà tutte le risposte che cerco.


    Fine, attendo exp. Sono un po arrugginito, siate buoni :rabbit:
     
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    Se è la fascia di Anbu puoi prendere 63 Exp (cioè la fascia da 50-70) :si2: Sei bravo come un tempo, ma si nota che sei leggermente arrugginito, quindi continua a scrivere così torni al vecchio splendore, nonnino luminoso
     
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3 replies since 15/4/2015, 21:53   123 views
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