Principio Antropico

P.Q di Kyrios Yume

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  1. G.roucho
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    Principio Antropico ~ Prologo




    In un altro futuro.

    - Ti prego, Hades… -

    - Sarà un nuovo inizio. Gli esseri umani sono un cancro per questo pianeta, non lo capisci? Grazie a me nascerà dalle ceneri una nuova vita! IO STO SALVANDO QUESTO MONDO! -

    - Ci stai condannando! Ti prego, tutta questa gente sta soffrendo… -

    - Perché…perché non vuoi capire? -

    - Hades…stiamo cadendo nell’oblio. Sempre…sempre… più giù… nel profondo. Io…io…fermerò tutto! -

    - Elizabeth! NOOOO! –

    - Ti amo… -

    - … -

    - … -

    - … -


    Oblio. Non c’è più niente al di là della vita. Il nulla, quello che ti soffoca quando pensi alla morte. Cosa c’è dopo la morte? Non c’è più mezzo per la ragione.

    ***

    Si bagnava spesso mentre dormiva e quella sensazione di fresco, di paura, lo agitava tantissimo; non bastavano i tranquillanti per calmare la sua psiche. La finestra era aperta, da lì ogni quarto d’ora, passava una piccola lucciola che si posava sul davanzale. L’uomo nella stanza, con il camice bianco e il viso assonnato, stava somministrando dei farmaci per tranquillizzare il ragazzo;

    - Cosa ti fa più paura? Cadere nell’oblio? - chiese tristemente l’uomo. Il giovane fanciullo, Kyrios Yume, cercava inutilmente di dare una spiegazione all’incubo che aveva avuto. Neanche una parola riusciva ad esprimere e tremava come un ferito in preda ad uno stato di shock;

    - Devo chiamare quel mio amico… - aggiunse l’uomo. Guardò per un attimo la finestra, l’aria della notte lo confortò per un attimo. - Mi potresti descrivere i sogni? Come sono…lucidi? Incomprensibili? Sai solo ripetermi la parola oblio… - ripeté più e più volte l’uomo barbuto.
    Kyrios osservò di sfuggita la lucciola andare via poi, con tutta calma, si lasciò andare ad un pianto liberatorio.

    - Pa-padre. Sono malato? - chiese angosciato il ragazzo.
    - No. La tua malattia non è fisica, ma mentale. Se non vuoi dirmi cosa succede in quei tuoi sogni…chiamerò quel “mio” amico. Lui saprà cosa fare! - replicò con fermezza l’uomo. - E’ da anni che questo fenomeno ti tormenta…è giunto il momento di dire basta! –

    - Me lo prometti? – domandò Kyrios. Erano pochi i momenti in cui suo padre gli parlava in quel modo; la maggior parte del tempo lo passava con i malati e Kyrios lo vedeva sempre più di rado.

    L’uomo si arrestò per un attimo sulla soglia della porta, poi osservò lo sguardo di suo figlio;

    - Congratulazioni. Sei stato promosso a Genin giusto? Dicono che sei abbastanza bravo… -

    Kyrios sorrise…

    ______________________________________________________________________________________________

    Il giorno seguente fu costellato da sguardi fugaci e silenzi imbarazzanti. Kyrios aveva avuto l’incarico di portare alcune documenti alla segreteria quando ad un tratto suo padre lo interruppe…

    - Come ti senti? – domandò fugace l’uomo.

    - Bene, come al solito. Una altra crisi è passata. L’appuntamento è fissato per il mese prossimo… - ironizzò il ninja.

    - Non credevo che ti era rimasto il senso dell’umorismo! Di solito tendi a screditare le risate… - sorrise l’uomo. Era intento a preparare del tè.

    - Non voglio fare tardi, devo consegnare questi documenti. Ci sei dopo? - l’uomo si arrestò alla domanda, posò il tè sulla tavola e sedette con fare nervoso;

    - Oggi pomeriggio arriverà un altro carico. Domani ancora un altro. Non so più come sostenere i ritmi… -

    Kyrios osservò il volto irrequieto di suo padre e sospirò;

    - Forse dovresti cambiare lavoro. Non puoi continuare così…-

    - Lo so mio caro ragazzo, lo so! Purtroppo l’unica cosa che mi riesce ancora bene è curare le persone; a proposito di curare le persone…in settimana arriverà quel mio vecchio amico… l’ho chiamato io e sarà trattato come un vero ospite! Non ti farà del male…conosce dei vecchi trucchetti per quelli come…te! All'epoca lo chiamavamo l’uomo della mente! – concluse l’uomo.

    - L’uomo della mente? Che razza di soprannome! Spero che questo tuo amico sia piuttosto in gamba! Di solito i Jutsu che trattano la mente e la psiche…sono piuttosto pericolosi! Paragrafo 7, capitolo III… -

    - Sei davvero una enciclopedia umana figliolo! Non farai fatica a trovare lavoro in futuro…- asserì l’uomo sorridendo.

    ______________________________________________________________________________________________

    Kyrios lasciò l’abitazione e si avviò verso l’accademia. C’erano talvolta delle giornate così belle, così fresche, così solitarie da incantare Kyrios per l’intero tragitto; per un attimo poteva sentire le ventate d’aria che gli colpivano il viso, che gli scombussolavano i capelli e lo stormo di uccelli allontanarsi verso la linea d’orizzonte al richiamo selvaggio della natura. Con la mano poteva toccare le verdi frasche che si allungavano lungo tutto il tragitto; correre verso l’infinito come se non ci fosse un domani. Non era la prima volta che faceva questo; lo rilassava e la natura lo rassicurava. Tutti quei suoni, quelle onomatopee così fresche e frizzanti, gli regalavano ogni qual volta quel piccolo momento di fuga dalla realtà quotidiana. Certe volte si fermava ad osservare gli animali, lì studiava e né “sentiva” le conversazioni come se li capisse; c’era quella piccola Lonchura dalle sfumature a mandorla, lì nella fronda più vicina, Kyrios poteva sentirla cantare. Gli bastava un attimo per isolarsi del caos. Una volta a settimana si prendeva del tempo per contemplare la natura…sentiva in qualche modo una specie di legame che lo collegava a tutto il resto; udiva il richiamo delle foglie scricchiolate, gli insetti strisciare lentamente verso il loro buco, gli animali più grandi attaccare le prede e l’energia del tutto che equilibrava il suo chakra. Bastava ascoltare oltre l’oblio…oltre le paure per far fluire il chakra senza problemi! Kyrios lo sapeva e lo sentiva! Tutto ad un altro però il suono della natura iniziò lentamente a sostituirsi con quello di una richiesta di aiuto da una voce leggera, quasi fioca, indistinguibile per un momento da quella di un vento;

    (Una ragazza?)

    Kyrios osservò la zona con gran attenzione ma della presunta donna neanche l’ombra;

    - Aiuto…- echeggiò una voce nella strada più silenziosa. -…Soffoco…- disse nuovamente quasi senza più forza.

    (Oh no! Da dove diavolo proviene?)

    La brillante idea arrivò d’improvviso, quasi fulminea! Quella di arrampicarsi in cima ad un albero utilizzando la concentrazione del chakra; per Kyrios era un gioco da ragazzi!

    (Ancora un altro sforza…ci siamo!)

    In cima, l’aria che prima batteva sulla faccia, ora sembrava del tutto scomparsa.

    - Dove sei? - urlò il giovane ninja dall'alto del ramo. - Ripeto…dove sei? - gridò nuovamente con tutta la forza in corpo. Nulla, la voce sembrava essere scomparsa nell'eco della grande altura...

    Edited by G.roucho - 2/4/2015, 17:33
     
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  2. G.roucho
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    - E’ inammissibile! Non capisco ancora come tu abbia potuto ritardare per consegnare dei documenti così preziosi! Non una parola Kyrios…non voglio scuse…-

    L’uomo, baffo incolto e riporto completo, sembrava non credere ancora al comportamento del suo miglior pupillo;

    - Mi hai fatto fare la figura dell’idiota! Il Takage ha aspettato più di un’ora per ricevere da me il rapporto sugli esami! Povero me! Povero me! –

    Kyrios non sembrava ascoltarlo! I suoi pensieri erano rivolti altrove, forse verso quella voce misteriosa così tanto familiare;

    - Almeno mi stai ascoltando? - domandò irritato l’uomo;

    Kyrios osservò il muro davanti a sé cercando in qualche modo di evitare quella faccia disgustosa e bastarda;

    - Ora togliti dalla mia vista! - urlò disperato il principale mentre sedeva irritato sulla sua bella scrivania di pelle;
    Kyrios lasciò la stanza con fare cinico eppure nell’antro del corridoio qualcosa successe; cominciò a sentire nuovamente delle strani voci e gli sembrò di vedere una specie di bolla di sapone violacea che galleggiò, in un primo momento, spensierata nell’aria;
    - Cosa sei! - interpellò disperato il giovane ninja mentre arretrava con passo lento e deciso. La bolla volteggiò prima verso la sua destra poi alle sue spalle assunse la forma di una bolla più grande! Kyrios arretrò più velocemente sperando di raggiungere di corsa le scale al piano di sotto. Sentiva una forza, qualcosa di indescrivibile che gli faceva battere il cuore, che lo arretrava e lo costringeva a ritornare nel corridoio precedente; - Lasciami stare! - urlò nuovamente mentre veniva tirato da questa strana energia violacea. Ad un tratto risentì quella misteriosa voce flebile, rosa, quasi come se provenisse dall’anima più debole e infelice del mondo; sussurrava la paura e nel mistero di tutta la vita e del caos richiamava a sé il nome del Genin;

    - Uccidilo…ti basta un attimo… - sussurrò la voce debole.

    (Cosa? Io non posso ucciderlo…io non lo odio…)

    - Tu sei figlio del CAOS…mio caro Kyrios…tu sei me…e te… -

    (NO! Io…io…ho paura! Non posso…ti prego lasciami stare! TI PREGO! VATTENE!)

    Ad un tratto un urlo di disperazione uscì dalla bocca del giovane che si accasciò a terra in preda alle convulsioni. Tutto per un attimo si spense…nel tempo e nello spazio. Il corridoio e l’accademia diventarono d’improvviso di una sfumatura lenta e di color grigio.

    - Respira ancora… -
    sussurrò una voce sconosciuta.

    - Un attacco di panico! - borbottò un'altra voce.

    - Io non volevo spaventarlo in quel modo! La prego, mi perdoni… - spiegò impaurita l’altra voce.

    - E’ pur sempre un bambino! Cosa pensa? Che la sua intelligenza compensa il suo corpo delicato? - urlò la voce più rauca…

    ***


    - Cosa vuoi fare… - annerì una voce pulita.

    - Ho lottato per anni per gli interessi del mio paese! Per questo mondo io ho dato la vita…e in cambio ho ricevuto solamente la distruzione! - enfatizzò l’uomo nell'ombra dell’inferno.

    - Non hai paura di perdere tutto quello che hai costruito? –

    - No. Per me questa gente non è altro che un mezzo per raggiungere lo scopo! Sai quanti di loro bramano la mia morte? Sono vigliacchi, luridi, un male per l’esistenza…- esclamò l’uomo che si era voltato a guardare la luna.

    - Hades…perché non possiamo fuggire via e basta? Solamente io e te… - disse la ragazza con fare malinconico;

    - Elizabeth non esiste nessun mondo in questa vita o nell'altra in cui l’essere umano è un essere…felice! –

    La fanciulla si era voltata a guardare il chiarore lucente, poteva sentire il richiamo di una musica lontana, oltre il crinale di quelle terre lontane;

    - Cosa provi…Hades? -

    - Disperazione… -

    - … -

    - … -

    - … -

    ***

    Il giorno seguente Kyrios si era svegliato con un ago nel braccio, a casa e nella sua cameretta. Era una bella mattina, con la luce del sole che rifletteva attraverso l’apertura della finestra e i suoni degli uccellini che cinguettavano al richiamo della primavera;

    - Ti sei svegliato! - domandò rilassato l’uomo barbuto.

    - Padre…quanto tempo sono stato a letto? - chiese titubante il giovane ninja.

    - Non ha importanza…non affaticarti…devi mangiare! - affermò l’uomo che intanto portò un vassoio di plastica con dei biscotti e del buon latte caldo;

    - Non ho fame…ho una leggera nausea! -

    - Non farmi arrabbiare! -

    - Scusami… -

    - Non c’è l’ho con te! - chiarì il padre mentre teneva ben saldo il vassoio tra le mani. - Sei precipitato giù per le scalinate in preda ad una specie di attacco di panico…-

    - Cosa? Attacco di panico? -

    (Ma non è andata così! Devo raccontare realmente quello che ho visto?)

    - Figlio…sei pensieroso? C’è qualcosa che vorresti dirmi? - sollecitò titubante l’uomo.

    - Niente… -

    L’uomo si era per un attimo allontanato dalla camera per cambiare i fiori nella stanza; cambiò le coperte e accarezzò i capelli al figlio come solo un buon padre poté fare…

    - Sai…ti ha trovato una fanciulla di due anni più grande di te! E’ stata una fortuna…ti ha portato via dall'accademia e ha chiamato la squadra medica! - enfatizzò l’uomo.

    (Una ragazza? Che situazione…se fosse una mera illusione?)

    Kyrios fissò stanco il volto di suo padre. Era un volto pesante...quasi logorato dal tempo, dai malanni della gente e dalla tristezza. Poteva osservare negli occhi dell’uomo il legame che lo amalgamava al suo cuore;

    - Devo sapere come si chiama quella ragazza… - mormorò docile Kyrios.

    - Non c’è bisogno! - ribatté rapido suo padre. - Per ringraziarla di averti salvato la vita…gli offrirò del tirocinio presso il mio studio. Anche lei studia medicina…e sogna di diventare un ninja medico! -

    Ad un tratto il campanello squillò dolcemente per ben tre volte di seguito;

    - Caspita! Volevo farti una sorpresa…credo che sia lei! – esclamò gioioso l’uomo.

    (Lei…Oh no…cosa mi salta in mente? Perché lei dovrebbe essere la causa di tutti miei mali?)

    - Ciao! Accomodati, non preoccuparti! - chiarì una voce tranquilla nel soggiorno.

    Intanto Kyrios cercava di divincolarsi per osservare oltre il crinale della porta…ma l’ago conficcato nel braccio gli tirava la pelle e per un attimo si arrese a quella incontrollabile curiosità. Come d’improvviso la ragazza e l’uomo barbuto oltrepassarono il corridoio sorridendo e scherzando;

    - Volevi tanto conoscerla…la tua salvatrice! - ironizzò l’uomo che si schiarì per un attimo la voce. - Questa è Elizabeth! –

    Edited by G.roucho - 2/4/2015, 17:54
     
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  3. G.roucho
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    In un altro futuro.

    La squadra di recupero che era stata mandata in avanguardia, purtroppo aveva perso uno dei migliori generali durante la seconda battaglia di quella sanguinosa giornata. Le mostruose truppe del tiranno Hades avanzavano scoperte con i loro visi demoniaci e con le spade alzate verso la luce accecante del sole. Cosa potevano fare le squadre ninja per opporsi alla folta avanzata avversaria? La squadra Bravo già era stata completamente annientata dal nemico e in gioco rimanevano, senza via di scampo, le squadre Alpha e Beta. Il capo del gruppo Beta, un certo generale Hebi Shakuton, aveva attuato un piano d’attacco per stravolgere completamente quel suicido di massa. Le armate di Hades avanzavano senza prigionieri in un campo maciullato di teste mozzate e uomini morti. Gli unici prigionieri rimasti ancora in vita furono sbranati dalle loro bestie feroci, pelose e stomachevoli esseri richiamati dall’inferno. Non c’era rimasto spazio per la compassione e il coraggio in quel mezzogiorno di morte e distruzione. La situazione a nord del deserto patteggiava per una vittoria a favore dell’avanzata demoniaca. Nomadi o solamente civili neutri a quella sanguinosa situazione, definiva quella battaglia come una vana, ma audace, perdita di tempo. Il tiranno Hades era semplicemente troppo potente e incuteva più timore delle alleanze ninja dei grandi paesi! Cosa potevano fare allora? L’obbiettivo della missione era quello di catturare vivo o morto il terrorista e tiranno Hades. Hebi avanzava convinto, proteggendosi dietro l’enorme muro di chakra che lui e i suoi compagni di guerra innalzavano per proteggersi a vicenda; tra gli occhi e il cuore del generale Shakuton, risiedeva nella sua prima missione, la voglia di catturare quello che una volta era il suo migliore amico! Un amicizia nata per puro caso nei vecchi giorni del passato, quando loro due erano ancora bambini, piccoli e innocenti. Ora uno dei due avrebbe ucciso l’altro e la missione sarebbe finita fatalmente con la vittoria del bene o del male. La battaglia continuò fino al seguito del pomeriggio, tuttavia il caos regnò più forte quando Hades dichiarò guerra anche alle popolazioni innocenti. Tutto ad un tratto la popolazione neutra e innocente si ritrovò a combattere con gente spietata e crudele. Guerrieri pazzi, senza ombra del perdono o della redenzione. La situazione peggiorò ulteriormente quando Hebi osservò il sole oscurarsi nel cielo; i suoi soldati dichiararono di aver visto spuntar da quell’oceano di fuoco una enorme creatura alata, mangiatrice di uomini e creatura dell’inferno profondo. Quanto potente doveva essere la potenza di Hades che dall’alto della sua fortezza di ferro e acciaio, osservava indifferente lo svolgersi degli eventi; al suo cospetto numerosi file di Mukenin d’élite erano pronte a sfoderare armi, Jutsu o pugni pur di proteggere il loro Dio e a sacrificare la loro stessa vita! Nell’ascesa delle tenebre, Hebi cercò di realizzare quello che sarebbe stato il suo strategico piano; tuttavia, alla vigilia dell’attacco alle carovane nemiche, il giovane generale del Villaggio della Sabbia fu tradito dai suoi stessi compagni! Ore dopo, tra cumoli di ceneri e lapilli, tra cadaveri freddi e sabbia diventata vetro, la figura di Hebi era l’unica rimasta in piedi. Vivo e vegeto, con il sangue dei suoi amici traditori che gli colava ancora dal viso, il generale dichiarava guerra nelle impronte fredde del deserto della sera. Dove era finita la squadra Alpha? Comandata da un generale d’élite, era finita per essere stata catturata dagli uomini di Hades. Metà di essa fu torturata per ore e sventrata, il restante del gruppo diventò cavie da laboratorio nella fortezza del tiranno; alcune parti del corpo furono seviziate per esperimenti alchemici, gli occhi invece conservati per essere contemplati nella sala della tortura. Nessuno veniva risparmiato dalla furia omicida di Hades. Nessuno, né donna né bambino, né vecchio né malato. Tutti diventavano ceneri se incontravano lo sguardo del potente terrorista. Il giorno dopo, quando i grandi paesi ninja si riunirono per le considerazioni finali sulla missione, attuarono un piano di negoziazione per trovare un accordo con il disastro che era accaduto nei pressi della fortezza di Hades. Pochi giorni dopo la negoziazione finì per diventare una vera e propria tragedia; la squadra con a capo l’ambasciatore che doveva rappresentare i più grandi paesi ninja, furono catturati dai sottoposti di Hades e crocifissi per una morte lenta e dolorosa. Cosa era accaduto a quel sistema di protezione ed efficienza che un tempo aveva trionfato contro i più grandi Mukenin del passato? Non esisteva più. I poveri morivano di fame, i malati venivano usati come vittime di sacrificio e Hades stava per avanzare per una guerra globale contro il sistema di tutti i paesi ninja esistenti al mondo! In tutta questa triste storia di sangue e tirannia, dove era finita la figura del coraggioso Hebi Shakuton? Il cadavere del giovane Hebi giaceva morto ormai da giorni e giorni nelle camere reali del Dio Hades. Cosa era successo durante tutti quei giorni di tortura e di guerra? Come si era svolta quella sanguinosa battaglia? Una risposta triste e disperata la conosceva la giovane fanciulla Elizabeth, che da tempo si era segregata nella torre per non assistere alla follia del tiranno. Nel buio della sua piccola stanzetta, aveva udito gride disperate di soldati martoriati e cantiche macabre che tanto piacevano alla figura di Hades. Ma aveva anche ascoltato il discorso dei guerrieri riecheggiar con aure misteriose all’interno del salone reale; quando fuggì dalla stanza per veder da vicino quel boato grandioso che era avvenuto nella notte precedente, assistette il corpo del generale Hebi che giaceva supino sulle fredde mattonella della vita...

    “Perché i prossimi giorni saranno così importanti per la crescita di questa guerra? Semplice. La Sodoma sotto di noi assisterà finalmente a quello che io chiamo la fase II, la rinascita della Terra sotto le mentite spoglie di un falso profeta. I deboli sono il vero male del mondo, colpa della loro pigrizia e della loro gelosia nei confronti dei più forti! Hanno rovinato il mondo causando il male per loro stessi e per tutti gli esseri su questa pianeta! Io salverò questo mondo sterminando la razza umana…e quando tutto sarà finalmente pronto…nascerà da queste ceneri una nuova specie che popolerà la vita secondo i veri criteri dell’esistenza! Cosa esisterà dopo questa falsa vita? La fase III, un nuovo mondo comandato non più da falsi DEI!”.

    ATTO V-CAPITOLO II




    To be continued...


    Edited by G.roucho - 1/4/2015, 22:40
     
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  4. Anselmo
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    30 exp. Spe che ti invio per MP una cosa, che lì non ci legge nessuno :soso:
     
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  5. G.roucho
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    Principio Antropico ~ Capitolo I

    Un'ora dopo.

    Quando Kyrios riprese conoscenza, osservò che al capezzale del suo letto vi era ancora la giovane Elizabeth che sorrideva tranquilla;

    - Quando mi sono presentata sei svenuto dalla stanchezza! - affermò la fanciulla divertita. - Tuo padre è un uomo troppo generoso…- disse in ultimo posando il vassoio dei dolci con fare delicato. - Non vuoi raccontarmi nulla? Devi riprenderti giovane ninja! All'accademia dicono che sei un genio… -.

    Kyrios squadrò le mani delicate che aveva la giovane Elizabeth. Il viso gli richiamava qualcosa di davvero familiare…

    - Credo di averti sognata qualche volta… - sussurrò imbarazzato il giovane Kyrios.

    - Dici sul serio? Forse mi hai visto di sfuggita in corridoio! Di solito la mente tende a registrare inconsciamente qualunque volto visto durante il corso della giornata… - esaminò Elizabeth mentre addentava qualche biscottino di pan di zenzero;

    - No. Io ho sentito la tua voce… - affermò incerto il giovane.

    Elizabeth osservò il viso di Kyrios. Sapeva ben scrutare nei volti della gente la realtà o la menzogna, gli riusciva facile…per lei era una cosa così naturale!

    - Ti credo. Lo si vede bene dai tuoi occhi. Ma sembra tutto così illogico e irreale…strano non trovi? - disse Elizabeth mentre tirava un sospiro di sollievo. - Tuo padre ti ha già raccontato come ti ho trovato? -

    - Non proprio…- sospirò Kyrios pensando a quello che gli era accaduto. - Grazie per avermi salvato la vita! -

    - Non è nulla! In realtà dovresti ringraziare il gruppo di ninja medici che ti hanno soccorso in tempo. Cerca la prossima di volta di non spaventare tuo padre… - affermò seria la fanciulla.

    - Certo… - rispose amareggiato il ninja. - Devi andare? -

    - Non proprio! - affermò entusiasta la ragazza. - In realtà devo andare all'ufficio di tuo padre. Mi starà aspettando per qualche tirocinio che mi ha promesso! D'altronde il signor Kiyoshi è un uomo d’élite nel suo campo! Non capita tutti i giorni di ricevere lezioni mediche da lui… -

    - Allora…ci sentiamo… - proferì il ragazzo.

    - Appena finisco questi esami ci andiamo a mangiare un gelato! Che ne pensi? Tu ora guarisci e fai il bravo! Non metterti nei casini, mi raccomando Kyrios, riguardati! - concluse la ragazza uscendo dalla camera. Per la prima volta nella sua vita il giovane fanciullo aveva provato un sentimento nuovo, quasi astruso. Per un po’ di tempo, fermo e immobile al capezzale del letto, fissò con lo sguardo perplesso il vuoto; travolto completamente da quella strana sensazione. Aveva la gola secca e lo stomaco in subbuglio. Lasciò che il tempo trascorresse velocemente; lesse qualcosa a riguardo della botanica e fissò con attenta pignoleria i dolci appoggiati sul comodino in legno. Per Kyrios il dettaglio di quei biscotti diventò presto un buon passatempo al di fuori dei soliti libri! Il mondo, visto con sguardo attento e fermo, sembrava molto più colorato e perfetto da quello che all'apparenza poteva sembrare; contò un numero vago di briciole e poi con un gesto quasi animalesco e istintivo, odorò il biscotto mangiucchiato in precedenza da Elizabeth.

    _____________________________________________________________________________________

    Il pomeriggio Kyrios preferì rimuovere l’ago con l’aiuto di suo padre. Quell'affare era davvero fastidio e poco rassicurante.

    - Mi sento molto meglio ora! - disse Kyrios con vigore.

    - Bene. Vedo che stai riprendendo lentamente le forze…che ne pensi se domani mattina andiamo un po’ a passeggiare giù al lago fuori villaggio? Io e te. Senza aghi, medicine e pensieri vari! Facciamo qualcosa di divertente! Una giornata padre e figlio. - esclamò entusiasta Kiyoshi.

    - Lo sogno da sempre! – rispose fiducioso il fanciullo. Era da tempo che non organizzava con suo padre una gita del genere;

    - Dobbiamo staccare un po’ la spina. Almeno per un giorno. Quanto io ami il mio lavoro…qualche volta devo dire “stop” e appendere un cartellone ben scritto alla bussola della porta. Certe volte non ne posso più di tutta quella gente. Talvolta vorrei prenderti e portarti via da qui…viaggiare. E’ sempre stato il mio piccolo sogno da bambino… - sospirò l’uomo. - Questo è il mio destino…-

    - Tu dici? Secondo te non c’è scelta nella vita? - domandò curioso il giovane Yume. Kiyoshi sorrise, poi rincalzò le coperte al figlio e lo baciò sulla fronte. - Per quanto strano sia…ogni uomo che nasce, cresce, si riproduce e muore, sceglie e costruisce con cura il proprio destino. Lo so! Sembra un paradosso…ma questa regola vale solamente se si coglie l’attimo giusto al momento giusto! E’ una lotta di vita contro qualcosa più grande di noi giovanotto…noi non possiamo farci niente. Accade e basta! Ora riposati però…continueremo il discordo domani quando arriveremo al lago! Chiudi gli occhi e fai bei sogni. Io intanto finisco di curare gli ultimi pazienti e ti preparo la borsa per domani…- così disse per poi scomparire nell'androne del corridoio. Per quanto i sbadigli erano forti e il sonno sempre più vicino, il giovane fanciullo rifletté a lungo su quanto accaduto in quella stramba settimana. Pensò a suo padre, agli incubi, all'incidente, alla figura di Elizabeth…ma soprattutto a sua madre. Di ogni altra cosa, anche se difficilmente ne parlava con qualcuno, Kyrios era ossessionato dalla ricerca della donna che un tempo era sua madre! Viveva nell'oblio. Non aveva neanche qualche foto per abbracciarla in sogno. Secondo il signor Kiyoshi, sua moglie non era mai stata attratta dalla fotografia ed era sempre stata restia ai ricordi di famiglia…

    (Mi manchi…anche se non ti conosco. Vorrei parlarti di me anche solo per un momento…dirti quello che provo nei confronti della vita! Vorrei vedere il tuo viso, un tuo discorso… per capire semplicemente come sei fatta nel profondo. Mi basterebbe sapere se tu sei viva, magari solamente lontana. Mi basterebbe conoscere che sei stata costretta a lasciarmi andare…che questa tua fuga sia solamente un prodotto inevitabile della vita stessa. Posso chiudere gli occhi e immaginarti al mio fianco, lì seduta a sorridermi senza nessuna paura. Dove sei madre mia? Dove sei…rispondi per una volta…perché il mio cuore piange e giace sotto le vesti di una illusoria felicità…)

    Quello che ne scaturì dopo nei meandri silenziosi della sera, fu un lungo e tormentato pianto di rabbia…

    Edited by G.roucho - 2/4/2015, 19:49
     
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    Quando venne il mattino Kyrios e suo padre erano già svegli da ore per gli ultimi preparativi prima della gita fuori villaggio. Il giovane Genin aveva preparato uno zainetto che comprendeva ben di più di quello che gli serviva sul serio; controllò più e più volte l’orologio e osservò il cielo per definire la qualità della giornata. Poche ore dopo i due viaggiatori erano già oltre le porte del Villaggio del Suono con buoni propositi e spirto allegro. Il giovane ninja scrutò oltre i campi lontani che si estendevano per molte miglia dall'orizzonte; poteva riconoscere l’odore del raccolto e del vino appena fermentato dagli agricoltori lì vicini. Quanto amava la natura e il suo paglierino splendere dei campi di granturco; se avesse avuto un solo attimo di tempo per correre senza pensieri attraverso quelle numerose granaglie di mais, sarebbe diventato d’improvviso una piuma…soffice…astratta…intangibile…quasi come la vita stessa! Lasciava che i suoi desideri trasportassero la sua fantasia al di là di quello che realmente analizzava in quelle maestose fronde. Ad un tratto si mise in testa che voleva contarle ad una ad una ma sbadatamente perdeva il conteggio ogni qual volta che si distanziava dal suo tragitto per osservare qualcosa. Per le ore che ne seguirono suo padre sembrò come un bambino alla scoperta di qualche misterioso tesoro; sorrideva ad ogni pianta che trovava e ad ogni animale veloce che oltrepassava il dorsale della folte strada. Si entusiasmava, stornellava e nelle ore più calde si rifocillava nelle frasche come se non gli importasse di niente della sua figura professionale; si sentiva libero di esprimere il bambino che era in lui e Kyrios sorrideva per la felicità del padre. Con l’avvento del pomeriggio Kyrios e il signor Kiyoshi si inoltrarono per un fitto bosco, con la volontà di osservare da vicino il tanto agognato lago, nascosto tra gli alberi e le sponde di un coraggioso viaggio. Quando Kiyoshi fece cenno di aver visto in lontananza un riflesso ondulato di color bianco, Kyrios cominciò a correre in avanti con tutta la forza che possedette; d’istinto chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal rumore dalle acque vicine. Danzavano in mille balli subacquei anguille sfavillanti e trote magnifiche. Poteva sentire i richiami d’amore, in lontananza, dei cervi dal pelo ruvido e dalle gambe slanciate e vigorose. La scena che si presentò quando finalmente aprì gli occhi, riconvocò a sé dal ricordo dalla memoria le simbologie antiche delle tribù sciamaniche tante illustrate nei suoi libri di storia. Il lago si esponeva, visto da vicino, come qualcosa di unico e inimmaginabile e ancor più maestoso diventava ogni qual volta che Kyrios e Kiyoshi avanzavano davanti per ascoltare il dolce suono della creazione!

    - Respira figlio mio! Annusa! Questa è l’aria della vita. L’aria che respirerai sporadicamente nella civiltà umana! Assapora lo spirito esuberante del cosmo! - esclamò divertito l’uomo barbuto!

    - Padre…non ti vedevo così felice da tanto tempo…cos'è successo? - domandò Kyrios rotolandosi libero tra le foglie d’autunno.

    - Sono rinato! Questa è l’aria che dovrebbero respirare tutta la gente del villaggio! Altro che malanni…vivrei qui per sempre! Guarda qua figlio mio! Guarda! Questo Nelumbo riflette di un candido rosa; prendi…annusa il suo nobile profumo…- così fece mentre si lasciò andare ad un urlo libero; l’eco avanzò veloce nei meandri dell’infinito e arruolò a sé la natura selvaggia. D’improvviso, come comparso dal nulla, un piccolo scoiattolo si adagiò sulla vecchia mano di Kiyoshi iniziando a mordere dolcemente i calli;

    - Hai fame non è vero? - affermò sicuro l’uomo barbuto mentre reggeva tra le mani la piccola bestiola. – Kyrios, guarda lì, c’è un albero di melograno nella direzione in cui siamo scesi in valle. Procurarmene un paio…mangeremo assieme a Risu… - disse infine accarezzando la creatura.

    - Risu? Non dirmi che ti ci sei affezionato! - enfatizzò titubante il giovane fanciullo.

    - Prima di diventare un medico per gli esseri umani…ho studiato per anni la medicina per gli animali! Lì ho sempre amati…anche se difficilmente si viene pagati bene per curare queste piccole anime… - osservò l’uomo. - Tendiamo a non renderci conto che le cose belle sono quelle viste attraverso gli occhi di un fanciullo! Non dimenticartelo…piccolo Kyrios! Rimani sempre così…non cambiare mai e cogli l’attimo della tua vita a momento opportuno. Non fare come me… - concluse amareggiato l’uomo.

    - Cosa intendi dire… - sussurrò Kyrios fissando lo sguardo perduto di suo padre.

    - Sai bene cosa voglio dire…- quella frase attirò l’attenzione del ragazzo. - Credo di non essere mai stato sincero con te sulla questione di tua madre. Per me è difficile... – disse scrutando l’orizzonte del lago.

    - Cosa è difficile? - osservò titubante il giovane.

    - Dirti la verità. Volevo aspettare il tuo diciottesimo compleanno…ma sei abbastanza maturo e intelligente rispetto la media dei ragazzi della tua età. – enfatizzò l’uomo mentre teneva in mano un piccolo mazzettino di fiori. - Tua madre amava un altro uomo. Disse che era un amico. Un vecchio amico. All'alba del tuo primo compleanno fuggì insieme a quest’uomo giovane, di bello aspetto. Accadde tutto d’improvviso, quasi inaspettatamente… - concluse Kiyoshi mentre cominciò a piangere.

    - Padre… - sussurrò il giovane allibito.

    - Io l’amavo…ero felice con lei! Non posso ancora crederci che sia andata via per un altro uomo -. Ci fu un lungo periodo di silenzio, constato da un pianto liberatorio e un abbraccio paterno.

    - Tu odi la mamma per questo? - domandò malinconico il fanciullo.

    - Si…ma solamente perché ti ha abbandonato. Ogni persona su questo mondo è libera di amare chiunque e con tutta la libertà possibile. Ma non ho mai digerito il suo abbandono. Si, io la odio! – concluse l’uomo barbuto alzandosi da terra.

    - Ora…figlio mio…basta con le lacrime! Mentre io vado a preparare la tenda per la notte, tu vai a recuperare quei melograni che ti ho parlato prima. Fai attenzione…figliolo…- concluse in ultimo prima di mettersi a lavoro.

    - Papà… - sussurrò il giovine in preda all'emozione;

    - Cosa c’è…figlio mio? - disse sorridendo l’uomo;

    - Io non ti abbandonerò mai! -

    Edited by G.roucho - 5/4/2015, 00:30
     
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    Con il calar della sera Kiyoshi aveva preparato un ottimo campeggio da manuale; aveva cucinato alcuni spiedini portati da casa e aveva preparato come rinfresco alcuni anelli di melograno tagliati a ritmo d’arte. Intanto il piccolo Risu stava rosicchiando beato e spensierato il cibo preparato dal piccolo Kyrios. Davanti a lui c’era solamente la fiammata calda preparata da Kiyoshi e suo figlio;

    - Che pace…che tranquillità! - asserì franco l’uomo barbuto;

    - Cosa era quella cosa? L’hai vista? - enfatizzò tutto ad un tratto Kyrios. Osservava sognante il cielo stellato. - Ha lasciato dietro di se una scia sfolgorante… - concluse mentre abbassò lo sguardo sul padre;

    - Belle vero? Quelle si chiamano stelle comete! - disse con tono intenso l’uomo. - Possono avere un colore acceso e particolare come il lilla o ricadere qualche volta nelle sfumature fredde del blu. Proprio come un viaggiatore, le stelle comete si inoltrano nell’universo sguazzando di qua e di là alla ricerca della propria vita. Viaggiano e viaggiano per migliaia e migliaia di anni arrivando in posti in cui noi, poveri esseri umani, non vedremo mai! Non sembra tutto ciò… -

    - Sublime? – concluse Kyrios stupito.

    - Esatto. Che fascino misterioso che ci riserva l’universo, non trovi? Una volta ho conosciuto un amico, forse pazzo, che riteneva l’universo la dimora di una mostruosa creatura residente al centro di esso! -

    - Secondo te è vero? - domandò curioso il giovane ninja.

    - Beh…talvolta mi domando se non siamo noi i veri pazzi! Ci mettiamo a misurare con la ragione ogni fenomeno della natura…ci stupiamo davanti ad essa e poi utilizziamo il chakra per creare cose che non sarebbero dovute mai essere create. Forse metà di questa storia ha un fondo di verità…forse no…ma chi può realmente saperlo con certezza? Possiamo solo ipotizzare… - così disse Kiyoshi mentre accarezzò il piccolo Risu. - Ehi tu pargoletto! Lo sai che sei davvero tenero? Devo portarti dalla giovane Elizabeth… - così disse mentre gli diede da mangiare un altro po’ di melograno rimasto;

    - A proposito di Elizabeth…non mi hai ancora parlato dell’incidente …cioè volevo sapere in che stato mi ha trovato la ragazza…- esclamò titubante il giovane Yume.

    - Vuoi davvero saperlo? - accennò freddo l’uomo barbuto.

    - Non lo so… - affermò il ragazzo dopo aver assaggiato uno spiedino rosolato.

    - Lascia perdere. Goditi questa serata, che già né hai passate tante! - finì per dire Kiyoshi con fare risoluto.

    La notte avanzava e nel buio si divincolava cauto l’assoluto silenzio. Maestose rappresentazioni di vivida natura e piroette effervescenti tra insetti notturni e alghe scure. Poco più avanti si nascondeva tra le fitte chiome rialzate, una figura poco rassicurante, carnivora, dal mantello lungo e folto sfumato nel color bruno, con alcune piccole chiazze nere poste sulle zampe posteriori. Fredda e calcolatrice annusava nell’aria il profumo di una carne seducente;

    - Silenzio! – esclamò d’improvviso e agitato l’uomo barbuto. Si era alzato di scatto nascondendo il piccolo scoiattolo nella borsa dentro la tenda. – Non ti muovere Risu…- sussurrò l’uomo prima di allontanarsi dalla tenda per accendere una piccola fiaccola con un pezzetto di legno abbattuto.

    - Cosa c’è? - sussurrò il giovane ragazzo mentre teneva ben saldo la sacca a tracolla.

    - Stai vicino a me! Qualcuno ci sta osservando da ore! E’ se posso azzardare ad una ipotesi…questo qualcuno è molto affamato… - sospirò cauto il signor Kiyoshi.

    - Un orso? - affermò incerto il giovane fanciullo.

    - Gli orsi sono rumorosi e prevedibili. Avevo previsto una eventualità del genere...-

    - Cosa facciamo? – affermò di scatto Kyrios.

    - Stare in guardia. Il nostro primo obbiettivo è quello di non far spegnere assolutamente il fuoco. Forse non siamo i benvenuti in questo posto… - bisbigliò l’uomo mentre agitava nervoso la fiamma.

    La mostruosa creatura bramava sete di sangue ed era affamata per compiacere il suo ego animalesco. Era la prima volta che Kyrios si doveva cimentare con qualcuno o qualcosa; non aveva mai amato il combattimento dal vivo…come ben sapeva la teoria era davvero diversa dalla realtà. Nei suoi pensieri cominciarono ad affiorare paure istintive. Pensava di scappare. Allontanarsi istintivamente da tutto e tutti. Si fermò un momento e lasciò che la ragione dominasse nuovamente l’istinto;

    - Scarica l’adrenalina! Non serve a niente perdere la calma… - sussurrò l’uomo barbuto. - Non muoverti. Niente e nessuno riuscirà a farti mai del male… - così disse mentre si avvicinò alla figura mingherlina del figlio. - Prima mi hai detto che non mi abbandonerai mai…- mormorò l’uomo mentre adocchiò qualcosa muoversi tra i cespugli. - Sappi che anch'io non ti abbandonerò mai! Farò di tutto pur di rimanere assieme a te… - concluse l’uomo che fu sorpreso alla sua destra da una lupa affamata e pericolosa.

    - Presto! Afferra la torcia! - urlò di scatto l’uomo barbuto.

    Kyrios con agilità dirompente acchiappò la fiaccola per poi ripararsi subito dopo dietro il fogliame. Intanto Kiyoshi scattò d’innanzi eseguendo un balzo enorme verso la feroce creatura;

    - Tecnica della Paralisi (Kanashibari no Jutsu) - urlò l’uomo mentre una piccola scarica di chakra bloccò immediatamente l’enorme lupa, paralizzandola dalla testa sino alle gambe;

    - Eh…ti ho preso! - affannò l’uomo con la carcassa paralizzata dell’animale. Kyrios intanto era fuoriuscito dal suo nascondiglio, era rimasto completamente stupefatto dalle azioni di suo padre;

    - Come diavolo hai fatto? - esclamò titubante Kyrios.

    - Vecchi trucchi del passato. Molto utile per paralizzare qualche persona terrorizzata…- sorrise ironico l’uomo. – Il gioco di chakra permette all'esecutore di bloccare temporaneamente i movimenti di una persona o di un animale in movimento. L’effetto dovrebbe durare pochissimo…quindi ti consiglio di prendere la borsa con Risu. Purtroppo la nostra bella e particolare avventura finisce qua! – concluse l’uomo amareggiato.

    - Voglio imparare anch’io questa tecnica! - esclamò entusiasta Kyrios.

    - Imparerei da solo. Ho visto prima come hai afferrato quella torcia…sei molto più agile di me se vuoi tanto saperlo! - affermò convinto l’uomo barbuto.

    - Dici sul serio? –

    - Certo! Io ormai sono troppo vecchio con queste genere di cose…e invece tu hai tutta la giovinezza davanti a te! Quando diventi genitore sei il fantasma del futuro dei tuoi figli…non dimenticartelo mai! - disse infine prima di spegnare il fuoco e allontanarsi con il figlio per sempre da quel magnifico luogo.


    To be continued...


    Edited by G.roucho - 12/4/2015, 11:36
     
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    Principio Antropico ~ Capitolo II


    Son, you've got a way to fall
    They'll tell you where to go
    But they won't know



    Quando il sole salutò oltre il crinale dell’orizzonte, Kyrios si stava allenando con fatica dietro il cortile di casa sua con una grossa sacca da boxe. Le finestre scricchiolavano lente al passar del giovine vento. I sonori colpi del ninja si propagavano come una danza alla pari di un rituale principiato da usurati tamtam; si potevano ascoltare le assillanti faticate, la lenta agonia del risonante silenzio, la fresca brezza adrenalinica della vita. L’aia era piccola e puzzava di vecchio. Da una piccola porticina sullo sfondo muoveva una leggera luce che illuminava fulminea il nero dell’ombra. All’ingresso vi erano alcuni mobili vecchi scalmanati nell’angolino più piccolo, ben nascosti all’ombra dei passanti. Vi era una sola finestra, chiusa, che dava sullo studio medico del padre. Kyrios scrutava ipotetico la mossa del suo avversario. Un forte gancio destro. Uno strabiliante montante sul sinistro. Era da poco che si allenava ma sapeva creare scintille; sentiva il cuore pompare a un ritmo nuovo. Un qualcosa di mai percepito poteva ben equilibrare il suo istinto animalesco per poi rilasciar confluire il tutto nel suo vigoroso fiato. Il primo. Il secondo. Il terzo. Uno dietro l’altro i respiri avanzavano funesti come spirali in una tormentosa tempesta. Sentiva la potenza vorticosa nelle sue mani e il brusio veloce degli attimi. Sensazioni. Emozioni. Istanti di pura follia che colpiscono la realtà. Ti mutano e ti offrono la capacità di sfogarti in un mondo brulicato di regole. Poteva modificare l’esistenza senza ricadere nel caos. Che sfogo. Che vita. Che pace. Il quarto. Il quinto. Il sesto. Il ciclo si ripete. Ancora, ancora e ancora. Altri sospiri si amalgamavano all’ossigeno per divenir parte del tutto. Un paio di diretti veloci che in sequenza si percuotevano come fulmini; rovesciavano violenti la povera segatura anchilosata. Kyrios si muoveva veloce contro le vessazioni del caos. Aria. Aveva bisogna di attimi, altra pura adrenalina. Colmava le conseguenze del tutto attraverso quello sfogo, quell’estenuante sensazione di non poter sopravvivere in quella giungla. Accadeva sempre quando aveva paura. Si atterriva e quella veloce sensazione sembrava dominarlo. Voleva controllare i suoi istinti, ancora troppo deboli per riequilibrare a fondo i suoi dannati pensieri. Giaceva tra il bilico della ragione e quella dell’istinto. Tra la metamorfosi violenta e quella pacifica. Un sussurro, un solo e ultimo fiato, gli aveva fatto capire l’importanza di essere unici. L’idea di poter dar un contributo al mondo; voleva variare le cose in quella terra deteriorata e corrotta. Bramava prevalere in un tempo, dove il capo alzato delle persone avrebbe guardato con fierezza la sua ascesa alla vittoria. Ogni colpo era un rimbombo di rabbia. Ogni ginocchiata la venatura lenta della tanta desiderata felicità. Kyrios sperava in cuor suo che un giorno in un modo o nell’altro avrebbe rivisto sua madre. Non sapeva come ma sarebbe successo. Era l’amore a fortificarlo. Lo persuadeva a continuare la sua via del ninja, tutto solamente per difendere le persone a cui amava. Nel cuore di quelle tenebre una figura alta e abbastanza soddisfatta ammirava tranquilla l’allenamento del giovane ninja. Kyrios non si accorse subito della sua visita. Era il possente maestro Mizuki;
    - Vedo che ti stai allenando duramente Young Boy. Cosa ti ha fatto cambiare idea? Tu non amavi più lo studio che la pratica? – ironizzò l’uomo. Alla luce fioca rivelava alcuni tratti ispanici.
    - Il combattimento è una cosa seria. Lo studio è importante ma incompleto senza il tocco della realtà! – affermò fulmineo il giovane Kyrios. Ogni suo rintrono era aria sana per le orecchie del suo maestro.
    - Esatto Young Boy. La prima cosa è concepire questo inutile ammasso di segatura come una cosa sola. Non guardare direttamente il tuo avversario. Percepisci la natura che ti è intorno. Respira e focalizzati su un punto cieco. Può essere qualsiasi cosa. Tu concentrati unicamente su una sola cosa e trafiggi sempre quella. Come una linea lunga, costante e infinita. E’ importante scrutare e in qualche modo percepire le mosse del tuo avversario. Tu non sei un ninja che pratica le arti marziali. Tuttavia questo lavoro è importante per immergerti completamente nella vivida battaglia. Tutto questo tirare pugni ti servirà non per tirar realmente dei pugni ma per saper tirare bene quei pugni che tu usi. In poche parole questo è solamente l’antipasto di quello che affronteremo dopo! Potenzieremo finalmente le tue tattiche da battaglia. Sotto la mia guida diventerai un discreto stratega Young Boy! - così concluse prima di accendersi un aspro sigaro fumante.
    - Discreto? Io voglio essere più che discreto! –
    L’uomo sorrise poi tirò dalla tasca del giubbotto color oliva una piccola foto rovinata;
    - Questi siamo io e mio fratello. Gemelli. Eravamo nella squadra T all’epoca. Siamo sempre cresciuti assieme con l’obiettivo di superarci ogni giorno. Eravamo chiamati i cosiddetti “Figli dei Lupi”. Ci furono anche tante leggende sul nostro conto. Alcune anche molto divertenti se tanto ci tieni a sentirle. Un maledetto giorno, durante l’ultima grande guerra, scomparve dal nulla come se non fosse mai del tutto esistito. Nessun corpo fu mai ritrovato. Gli ultimi tempi furono molto difficili per noi due. Avevamo avuto dei feroci litigi per colpa del suo profondo problema con l’alcol. Io volevo salvarlo. Invece era scappato via perché non si sentiva capito. Era incompreso, depresso ed io non avevo fatto nulla per aiutarlo. Lo rimproveravo e basta…-
    - Mi dispiace… - ripeté angosciato Kyrios.
    - Di cosa? Io conosco bene il tuo tormento. Scusami. Davvero...ma io posso capirti. Anch'io amavo molto mio fratello. Anche se le nostre storie e i nostri eventi sono differenti…io posso avvertire la tua rabbia. Quei colpi, tutte quelle frustrazioni verso la vita, sono un male eterno per l’anima. Fermati per un attimo. Tu non t’immagini neanche di quanta rabbia sia appena uscita dai tuoi muscoli. Stai sanguinando alle nocche e non senti dolore. Fermati. Guardami negli occhi. Io conosco la tua rabbia nei suoi confronti… - così affermò Mizuki mentre teneva ben saldo il sigaro tra le dita; - Di solito gestisco cose ben diverse dal solito sblocco elementale o da un semplice allenamento nel dojo. Non sono solamente un maestro a tutti gli effetti…-
    - Che vuoi dirmi? Chi sei realmente? – domandò titubante il giovanotto.
    - L’uomo della mente. Il vecchio amico di tuo padre… -

    Oh, I've got something in my throat
    I need to be alone
    While I suffer


    Edited by G.roucho - 10/4/2015, 18:16
     
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    Molte ore prima. Quella stessa mattina.

    Kyrios si era svegliato da un incubo. Un altro. Nuovamente quella sensazione di oblio l’aveva perseguitato per tutto il sogno. Non riusciva più a regnare quieto tra le falle oniriche della sua mente. Si agitava e divincolava per le strade sognatrici dei suoi pensieri più intimi; il pesante soffio dell’inconscio sulle sue incontrollabili azioni della vita. Sentiva un piccolo dolore al fianco, forse più mentale che fisico. Quel giorno si era vestito leggero; il maestro Mizuki sarebbe venuto a prenderlo per il suo prossimo allenamento. Aveva in programma qualcosa di davvero astruso. Lasciò la stanza per avviarsi in cucina quando sentì un’accesa discussione nello studio medico del padre. Cosa diavolo stava succedendo? Kyrios si avvicinò di soppiatto all’ufficio quando d’improvviso sbucò alle sue spalle una figura femminile a lui nota. Era la giovane Elizabeth. Stringeva tra le docili mani una piccola pallina di pelo addormentata. Era Risu. Lo scoiattolo trovato poco tempo fa da suo padre nel bosco;
    - Ehi! Tutto bene? – domandò curiosa la giovane fanciulla. - Cosa mi racconti? –
    Kyrios sbadigliò confusamente; - Niente di che in realtà. Tu piuttosto, cosa ci fai qui? –
    - Ti sei già dimenticato? Ho delle lezioni di tirocinio settimanali con tuo padre. Oggi doveva farmi vedere qualcosa a riguardo delle erbe mediche... - affermò tranquilla la ragazza.
    - Erbe mediche? Ah si! Lo sai che sono stato io a seminare quelle piante? Curo un piccolo giardino nel retro della casa. Lo faccio soprattutto per passione… - sorrise incerto il giovine.
    - Dici sul serio? Mi fai vedere? – concluse curiosa la ragazza.
    - Certo. Se vuoi seguirmi…- così disse il giovane Kyrios. Fece strada attraverso quel piccolo sentiero sul retro della casa; Elizabeth seguiva curiosa, osservando più in fetta che poteva i vari oggetti e quadri che si reggevano così belli e ordinati sulle pareti del soggiorno. Notò alcune bambole di porcella ben poste sul mobile portante della cucina di legno; alcune di esse somigliavano alle divinità orientali dell’era Kamakura. La casina si presentava più o meno ben accogliente. Non mancava niente in quella piccola dimora. Vi era una specie di profumo che appassionò per un attimo le narici indiscrete della fanciulla; un misto di cannella e rose selvatiche. Sprizzante ma allo stesso tempo incantevole.
    - Togliti le scapre… -
    - Perché dovrei? - domandò titubante la ragazza;
    - Tu fallo e non te ne pentirai. Ora che ci sei chiudi anche gli occhi! -
    - Va bene…però prima fammi posare Risu sul sofà. Sta ancora dormendo. Non vorrei svegliarlo! – così disse prima di togliersi le piccole scarpe blu oceano. Kyrios gli aveva appoggiato con imbarazzo le sue mani attorno agli occhi; - Conterò fino a tre. Dopodiché tu aprirai gli occhi…-
    - Okay! Mi raccomando…nessun scherzo… - ironizzò la ragazza che aspettava curiosa di osservare quello che c’era oltre il crinale della porta.
    - Sei pronta? Uno…due…tre! -. Quando la fanciulla riaprì gli occhi, osservò uno dei più spettacolari e maestosi giardini che aveva mai visto. Il vivaio non era tanto grande ma nemmeno troppo piccolo. Vi si scorgevano alcune belle betulle smistate in maniera perfetta ed equilibrata nella parte destra dell’intera siepe. Dalla parte opposta invece risaltavano al bagliore del sole gli agrifogli dagli innumerevoli effetti curativi minori. Il giardino aveva una disposizione a forma “U”. Al suo centro vi erano gli zafferani rosati dal bulbo terapeutico e la valeriana che ogni buon giardino non poteva farsi di certo mancare. Quel luogo così maestoso non aveva mattonelle o alcun pavimento rigido; tutta l’area era stata rivestita interamente da erba fresca;
    - Puoi sentirla sotto i piedi, non è vero? E’ un piccolo regalo di mio padre. All’epoca quando viveva ancora con la mamma, mio padre gli aveva regalato questa piccola serra per il loro matrimonio. Per me curarla ogni giorno è ricordare la figura di mia madre. Ogni pianta cresce con lei con l’intento di recuperare i suoi ricordi; talvolta, anche se ti può sembrare strano quello che dico, percepisco quasi la sua presenza. Posso sentirla cantare mentre al suo tempo curava e seminava con cura questo stesso giardino… - affermò sconsolato il giovane ninja.
    - E’ una cosa davvero così poetica. Tuo padre mi ha parlato molto di lei. Gli deve mancare molto... – assentì malinconica la ragazza. Kyrios mostrò con un gesto una piccola rosa blu sullo sfondo;
    - Quella che vedi è l’unico ricordo di mia madre. Quella rosa artificiale è nata attraverso le sue mani. Da come mi ha raccontato mio padre…ella amava trascorrere il suo tempo qui dentro. La verità e che non ho mai realmente amato la botanica. Vivo con la speranza del suo ritorno. Un giorno osserverà questo splendido luogo…-
    - Sarà così. Lei non ti ha davvero dimenticato. Me lo sento… - così disse per poi afferrare dolcemente le manine del piccolo Kyrios. – Il tuo amore verso tua madre è qualcosa che non ho mai sentito pronunciare da nessun ragazzino prima d’ora. Io ti prometto che un giorno ti aiuterò a cercarla. Partiremo assieme; passeranno ore, giorni, mesi o addirittura anni. Io non mi arrenderò. Troveremo la tua felicità, mio piccolo amico! – così terminò la giovane fanciulla prima di dare un dolce bacio sulla guancia del ragazzo.
    (Elizabeth…grazie…)
    A un tratto un brusco movimento di porta rivelò la figura fumante di un uomo che Kyrios conosceva bene;
    - Scusami per il ritardo Young Boy ma ho avuto da fare con il tuo vecchio… - così disse mentre appoggiava a terra una grossa busta con alcuni materiali d’allenamento al suo interno; - Questa roba ti servirà nella vita. Erano di un mio amico…ora sono i tuoi, prendili pure! – così disse l’uomo mentre scompariva lentamente nell’ombra del soggiorno.
    - Chi era quell’uomo? – domandò stranita la ragazza.
    - Il mio maestro Mizuki. Dovevamo allenarci ma evidentemente qualcosa è successo tra lui e mio padre… -
    - Oh! Sono in ritardo! – esclamò la fanciulla. – Tuo padre. Devo andare al suo studio… -
    - Aspetta. Mi avevi promesso un gelato! – ironizzò il ragazzo. Per un qualche strano motivo gli batteva il cuore.
    - Non me lo sono dimenticata! Ti ringrazio per tutto. Cerca di riguardarti… Young Boy...-
    (Young Boy. Ancora questo nome...)
     
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    Pomeriggio...



    Che cosa era successo? Una bufera di emozioni violente aveva colpito duramente la credulità del giovane ragazzo. Non sapeva più cosa pensare. Aveva lo stomaco in scompiglio. Quell'uomo, quella figura costruita ad hoc era stata ingaggiata da suo padre. Era lui, l’uomo citato più e più volte durante i suoi risvegli burrascosi dagli incubi dell’oblio. Era l’uomo della mente, colui che prendeva in terapia i soggetti difficili, quelli che in qualche modo potevano ricadere negli abissi incurabili della pazzia mentale;
    - Quando è iniziata realmente la mia terapia? Forse non ti chiami neppure Mizuki… -
    Kyrios diede le spalle all’uomo e lasciò che quest’ultimo parlasse;
    - Non si chiama terapia. Io non l’ha chiamo mai in questo modo. Io lo definisco come un nuovo percorso di riequilibrio dei sensi e della mente. Lo so che sei sconvolto. Conosco anche questo tuo profondo dissenso. Dovevo conoscere a tutti i costi il tuo passato per conoscere il metodo per curare il tuo futuro. Ti aiuterò in tutti i modi e tu non dovrai fare altro che trattarmi come un normale maestro. Anzi, voglio che diventiamo amici tu ed io. Non lo faccio per compiacere il mio ego professionale. Guardami! Io sono davvero il tuo maestro. Stamattina ho litigato per te perché in realtà tuo padre voleva già sospendere il tuo percorso… - sospirò il maestro cercando di far ragionare il ragazzo.
    - Questo vuol dire che… -
    - Lui non voleva più che io continuassi a seguirti. Non desiderava che io ti allenassi. Non capiva che l’allenamento era parte integrante del percorso. Voleva proteggerti dal mondo…Young Boy. Quando stesso lui mi aveva chiamato, parlandomi del tuo problema, non mi aveva riferito tante cose sul tuo conto. E sai cosa ho capito da tutto questo? Che tuo padre si sbagliava. Stamattina ho rifiutato i soldi e i favori da tuo padre. Non volevo nulla da lui. Bramavo solamente che tu continuassi il tuo percorso con me. Così, anche se non è stato per nulla facile da parte del signor Kiyoshi, ho ricevuto la sua approvazione per farti da mentore e medico della mente. Tuttavia, la decisione aspetta solo a te. Quello che ti ho raccontato di mio fratello è tutto vero. Auspico che tu sia sincero con me come lo sono io. Voglio aiutarti. Posso seguirti nel tuo percorso e guarirti dai demoni dei tuoi pensieri. Possiamo crescere assieme…e un giorno, forse, se lo vorrai, viaggeremo in lungo e in largo per trovare tua madre… - così concluse, lento, il maestro Mizuki.
    Kyrios analizzò tristemente la situazione. Preso dallo sconforto e dalle indecisioni, cominciò a singhiozzare;
    - Mio padre vuole che io, una volta diventato ninja, non perisca nel campo di battaglia, giusto? Non vuole perdermi… –
    - Il desiderio di tuo padre è ammirevole… - disse riflessivo il maestro. – …ma non si può sempre proteggere i propri figli dal male del mondo. Non si cresce bene in questo modo. Per molto tempo ho limitato mio fratello su tante scelte della sua vita e queste decisioni non hanno portato altro che il suo allontanamento da me. Anch’io, come il comportamento di tuo padre nei tuoi confronti, volevo proteggere mio fratello dai pericoli del mondo. La verità è che la vita stessa è un continuo imprevedibile attimo delle cose. Qualunque cosa succederà nel tuo piccolo si propagherà come una stella cometa nell'infinito mistero della vita... -
    (La stella cometa? Ancora una volta questi corpi celesti entrano a far parte della mia vita…Perché tutto questo sta succedendo a me? L’inevitabilità delle cose. Mio padre…ci tiene tanto a proteggermi. Io aspiro al volere di mio padre ma se questo stesso volere m’imprigiona, forse per liberarmi davvero dovrei seguire i consigli del maestro Mizuki…)
    - Non capisco una cosa. Una volta mio padre mi disse che dovevo cogliere l’attimo della vita. Che cosa voleva dire davvero? Io non capisco più niente! – concluse Kyrios lasciandosi cadere dalla disperazione; il maestro Mizuki lo afferrò a sé con un dolce movimento e lo abbracciò;
    - Tuo padre ti vuole bene. Non mi avrebbe chiamato se non per curarti dai tuoi mali. Devi capirlo. E’ un uomo vecchio e stanco. Non piangere ragazzo mio. Devi essere forte. Respira. Lascia sfogare i tuoi nervi. Qualunque cosa ora ti passa per la testa devi assopirla con la volontà della regione. L’ultima cosa che voglio e proprio turbare i tuoi giovini pensieri… - così concluse l’uomo mentre osserva Kyrios riprendersi da quel mesto mancamento;
    - Che strano. Oggi anche Elizabeth mi ha promesso che mi aiuterà a trovare mia madre…Qual è realmente il mio destino? Dimmelo…Mizuki! – spasimò triste il giovine. Nei suoi occhi si poteva intravedere l’eterna sofferenza delle sue indecisioni. L’eterno ritmo della vita. Vi erano due strade e una di quelle avrebbe cambiato per sempre il percorso della sua esistenza. Kyrios si sentiva una piccola stella in un enorme universo senza anima. Troppe cose stavano accadendo in quel momento e tutto, persino, troppo in fretta. Mizuki si allontanò dal ragazzo. Sospirò profondamente e diede quattro colpi di fumo energici e nervosi. Aveva ancora il sigaro accesso; - Tu non sei destinato a essere rinchiuso in una grossa biblioteca con tanto sapere e poca pratica! Io te l’ho leggo negli occhi, giovane ninja. Tu hai grande capacità e un giorno potresti diventare realmente qualcuno. Nel bene o nel male diventerai qualcuno che alla fine tutti temeranno; ma farai paura agli innocenti o alla gente malvagia? Sta te decidere il tuo destino, Young Boy . Non voglio che tu sia passivo nei confronti della mia persona e del mio percorso. So per certo che farai la scelta giusta. Inoltre, tuo padre mi anche riferito del vostro incontro con una bestia selvaggia. Forse è da lì che il buon vecchio Kiyoshi ha cominciato a ponderare di sospendere il tuo percorso. E’ il solito ed eterno pensiero. Non vuole perderti. E’ carico di un dolore che si porta indietro da anni. Già ha perso sua moglie molto tempo fa... ma domandati, giovane ninja, chi ti difenderà un domani quando tuo padre non ci sarà più? Sei una persona intelligente. Decidi con calma. Sei abbastanza maturo da essere consapevole delle tue decisioni; se concluderai di vivere la tua vita nel modo che più desideri, allora scomparirò per sempre dalla tua vista. Non sentirai mai più parlare di me. Scomparirò per sempre dai meandri della tua memoria. Sappi solo che voglio davvero il tuo bene… -

    Oh, I've got something in my throat
    I need to be alone
    While I suffer

    Oh, there's a hole inside my boat
    And I need stay afloat
    For the summer

    Son, you've got to wait to fall
    They'll tell you where to go
    But they won't know





    To be continued...
     
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    Principio Antropico ~ Capitolo III



    Molti mesi dopo…

    Funesta era l’aria, poca era la vita. Attimo che passava svelto attraverso le conseguenze del triste fato. Non era la pioggia a desiderare la fine del caos. Tutto era stato prestabilito fin dall’inizio. Non era ancora giunta la fine. Kyrios era lì, steso a guardare impietrito il fuoco trangugiare i suoi amari ricordi. Non vi era una rosa viva in quel triste momento. Solo una lenta agonia e disperata illusione degli esiti. Una fine inimmaginabile. Vi erano tempi, date, situazioni ed emozioni libere dal peccato. Non più una pietra era stata scagliata contro quelle porte metaforiche della vita. Aprire. Chiudere. Che cosa si può fare per subissare una vita senza squilibrio? Fuoco che brucia. Pioggia che non cade. Vento che non fiata. Quella casa, quella piccola catapecchia di legno era andata per sempre perduta. Kyrios lo sapeva bene. Tra quelle macerie ardenti dal fuoco eterno, vi era inumato senza più vita, il corpo deforme e sbrindellato del povero Kiyoshi. Lenta era stata la sua tormentata agonia, veloce l’apparizione della sua angosciante morte. Che visione inebriante della realtà. Essere divorati dalla fiamma rossa della potenza; corre furiosa tra i rottami sbrindellati dell’indifferente oggettività. Nulla era disordine. Niente era nato per puro caso. Tutto poteva apparire lecito. Che cosa era successo? Il giovane fanciullo stava versando le lacrime della paura; l’uomo che lo aveva nutrito e coccolato per tutta la sua vita, era drasticamente morto nel tentativo di salvarlo. Cosa gli preoccupava più di tutto se non il ricordo stesso? Kiyoshi era scomparso come cenere e il suo corpo sembrava amalgamarsi lentamente con il resto. Tutto prima o poi sarebbe morto. Come ben sapeva ogni vita congiungeva con il ciclo inesorabile della fine che diventava a sua volta un nuovo ciclo vitale. Tutto gli sembrò per un attimo così naturale; anche la morte fatale di suo padre. Lasciò sgorgare senza vergogna un piccolo strepito d’ira; era arrabbiato con quella stessa vita che determinava nel bene o nel male l’esistenza di tutti gli esseri umani. Qual era il principio di tutto che determinava l’apoteosi del male? Kyrios guardò con sofferenza la figura del maestro Mizuki avanzare avanti. Sembrava in qualche modo adirato o agitato da quello che era appena successo; nel buio della notte ispirava con dolore il suo solito sigaro fumante. La luna sorgeva splendida in quel fare triste di quella focosa notte. Kyrios osservò Mizuki per capirne l’animo; non aveva mai visto il maestro in quella veste così docile e triste. Quando il fuoco finalmente si spense, Kyrios e Mizuki scrutarono con desolazione e silenzioso, quello che ne rimaneva del signor Kiyoshi; il maestro accennò a una parola; era la mezzanotte di un lunedì del vecchio passato…
    - Come ti senti? – sussurrò l’uomo con lo sguardo rivolto verso il cielo;
    - Non ci posso ancora credere. Perché…perché…proprio a lui… - esclamò triste il povero fanciullo;
    - Non credo che sia stato il destino a scegliere in anticipo la sua morte… - disse diffidente il maestro Mizuki;
    - Allora cosa? Ditemelo maestro Mizuki! Mio padre. Una delle poche figure reali della mia vita. Colui che ha dedicato anima e corpo alla sua carriera e alla sua famiglia. Maestro…come può la vita essere così ingiusta? – concluse Kyrios prima di ricadere in un lungo pianto disperato;
    - Sfogati. Devi essere forte. Ora dobbiamo andarcene da questo posto… – terminò l’uomo mentre abbracciava con vigore la figura esile del giovanotto;
    - Non voglio. Non ho più modo di vivere. Ho perso definitivamente una casa. Tutti i miei ricordi sono andati perduti… -
    - Tu non puoi rimanere qui! Si legge dagli occhi…stai per cedere in una crisi nervosa… - esultò senza preamboli il maestro Mizuki;
    - Basta. Non voglio più sentirti! Voglio morire qui…ti prego, lasciami stare con il mio dolore. Non ho niente con cui condividere con te! Da quando sei arrivato tu in casa mia... hai cambiato radicalmente tutto! E’ colpa tua se ora non rimane che polvere del suo cadavere! Oh padre… - affermò con poca lucidità il giovanotto. Era scosso e Mizuki lo sapeva bene; aveva preparato, velocemente, una buona dose di calmante con un sonnifero istantaneo per fargli perdere i sensi. Mizuki conosceva molto bene lo stato di shock momentaneo della mente. Vi erano passate molte teste sotto la sua ala psichica, e conosceva la reazione esagerata di quei soggetti che avevano appena subito un trauma profondo, di natura psichico. Non si può in alcun modo, almeno a parere di Mizuki, ragionare con il paziente nello stato di alterazione caotica; il soggetto, sempre sotto la dicitura medica coniata da uno dei suoi tanti libri scritti sotto pseudonimo, non è in grado di intendere o di volere. Nemmeno di ragionare. La mente subisce una specie di bomba di emozioni neurologica che fa impazzire per un bel po’ il soggetto. Secondo una nota in rosso, in basso, verso la pagina iniziale dopo la prefazione, chiunque cerchi di ragionare con tali soggetti può rischiare, seriamente, di essere danneggiato dalla loro rabbia che si tramuta per un attimo in pura adrenalina, animalesca e irrazionale;
    - Cosa mi succede? – esalò Kyrios prima di finire rovinosamente a terra come una selvaggina appena catturata;
    - Silenzio. Dormi. Non è successo niente. Riposati in questa lugubre notte. Respira…e assapora i bei sogni. Scusami, era necessario. Sai cosa c’è? Tempo fa una ragazza fu violentata crudelmente da un gruppo di mercenari nei dintorni dei paesi minori; quando la famiglia mi affidò le sue cure mentali, ogni volta che cominciava a urlare, inquietare e incolpare gli altri dei propri orrori durante le sedute, dovevo intervenire e drogarla in qualche modo per farla calmare. Credimi, se ti dico che ho cercato di evitare fino in fondo di usare questi mezzi così rudi e antiquariati; ma è l’unico mezzo, piccolo Kyrios, l’unica cosa che può riuscire realmente a calmare soggetti come te… - così concluse l’uomo mentre trasportava sulle sue spalle, delicatamente, il corpo stordito e addormentato del ninja di oto.

    ***

    Mizuki guardò per un attimo quell’universo che si estendeva oltre il cielo stellato. Poteva intravedere la luce più grande brillare violacea negli intrecci, oscuri e infiniti, di quella via che gli era stata predisposta per un fine più grande;
    - Perché hai scelto proprio me? Non è altro che una conseguenza del suo destino? Perché continuare a mentire…-


    It matters not how strait the gate,
    How charged with punishments the scroll,
    I am the master of my fate:
    I am the captain of my soul.


    Edited by G.roucho - 18/4/2015, 20:04
     
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    Un pomeriggio caldo di qualche mese fa…

    Kyrios era lì, fermo, in silenzio, completamente distratto. Che cosa era successo alla sua mente? Una visione. Improvvisa. Veloce. Drastica; Mizuki osservava con fare insolito il volto stanco del ragazzo, sapeva bene ciò che aveva appena instaurato; un legame, tra lui e quel giovanotto, di una natura per lo più sconosciuta ai pensieri dell’uomo. Che cosa stava realmente succedendo nel profondo di Kyrios? Rabbia. Una moltitudine di pensieri, raccolti in un ambiguo luogo della memoria, accorrevano voraci al richiamo insolito della sua tristezza; poteva sentire l’eco del suo futuro richiamarlo a squarciagola tra i sentieri tumultuosi del suo passato. Non erano le paure a porgli la tragicità di quella vita; erano invece gli esiti che bloccavano l'arduo cammino del giovane di oto. Come si poteva decretare con precisione il futuro di un ragazzino? Si andava avanti, si arrancava e nel buio della disperazione, il giovane si lasciava andare alla completa adulterazione del caos. Poteva sentire l’ululato dei lupi di montagna vibrare intensamente, nelle porte del cuore, della sua anima giovanile; giaceva al di là, delle sue facoltà mentali, il disprezzo improvviso per la natura umana. Troppo cruda, reale, violenta per amare i libri, la cultura, i profumi, gli odori e l’arte. Che cosa realmente aveva creduto in tutti quegli anni? A un ricordo? A un’immagine inesistente della madre? Era consapevole di voler riportare in vita una donna che non era sua madre; semplicemente il fantasma di una figura avvolta nella nebbia eterna. Quei fiori, quelle sensazioni, quei principi di cui aveva creduto fino a quel momento erano ormai diventati aria sprecata, fiori volteggianti, un culmine di pioggia arcata in quell’infinito spazio-tempo dell’universo. Lasciava trascorrere il tempo che ormai era diventato il passato del suo presente; non esisteva alcuna voglia per continuare. Kyrios era stanco e solo e solo in quel momento si era accorto della sua ferita profonda alle mani; l’adrenalina aveva ormai finito di sgorgare i suoi ultimi effetti. Un senso di colpa colpì profondo l’antologia delle sue riflessioni;
    - Va bene. Accetto. Entra nella mia mente e aiutami a capire il male che è dentro di me… - affermò d’improvviso il giovine mentre teneva ben saldo tra le mani un piccolo asciugamano dalla sfumatura oliva;
    Mizuki guardava stranito, non riusciva a credere di aver convinto quel ragazzo. Si sentiva sorpreso e spaesato da quell'affermazione, di solito i pazienti come Kyrios, ci mettevano molto ad accettare la proposta del maestro. La circostanza non poteva essere che più disastrosa del solito;
    - Puoi fidarti di me. Manterrò la mia promessa. Ora basta con tutta questa malinconia. Ti voglio forte, sei un ninja! – affermò entusiasta l’uomo.
    - Va bene. Basta piangere. Hai ragione, devo essere forte per me stesso e per mio padre. Posso sapere quando inizierà realmente la mia terapia? – concluse Kyrios mentre si asciugava con franchezza il sudore dalla fronte;
    - Stasera sarò il tuo ospite. Faremo una bella chiacchierata noi due! Come ben sai…tuo padre deve trascorrere l’intera notte in un villaggio qui vicino per assistere un uomo gravemente malato. Sono tutti impegnati durante la serata e solo tuo padre è libero. Capisci, non può certo ritirarsi davanti ad un’urgenza simile. Questa mattina, quando sono passato a portarti gli strumenti per l’allenamento, ho chiesto a tuo padre se potevo rimanere con te e lui, stranamente, anche dopo tutta la scenata che ha fatto, ha permesso la mia richiesta… -
    - Aspetta un attimo. Se io non avessi mai accettato… - affermò titubante il giovine;
    - Non mi sarei mai arreso. Sapevo che alla fine ti avrei convinto. Sei un ragazzo speciale…Young Boy, non ti avrei mai lasciato andare… - così disse l’uomo con fare profondo. Ci teneva troppo a quel ragazzo, vedeva in lui quello che un tempo era suo fratello;
    - Perché proprio me? – chiese disorientato il giovine;
    - Non c’è un perché…ti ho scelto e basta. In fin dei conti, è sempre stato tuo padre a parlare di te. Sempre preoccupato per il tuo stato di salute mentale; ogni tanto ci vedevamo, mi raccontava la sua solita giornata e poi parlava di te, nient’altro. Come se la sua eterna vita evidenziasse, davanti a tutto e tutti, la figura innocente del suo pargolo. Il piccolo Yume. Esaltava il tuo buon spirito, la tua voglia di studiare, di impegnarsi, di lascarsi andare nella corrente perenne della vita. Metteva in gioco le sue emozioni di padre, i suoi ricordi, il suo amore per tua madre; la figura di Kiyoshi rimane un mistero anche per me! Tuo padre si è sempre sfogato con me; tuttavia era abbastanza sconcertato del mio percorso, da lui definito una terapia per casi estremi. E’ sempre stato contrario ai miei mezzi e alle mie teorie… - enfatizzò preoccupato l’uomo.
    - Questo non ha senso. Se mio padre ripudiava il tuo percorso…come mai… -
    - Capisco cosa tu stai per dire. Forse tuo padre non aveva altri mezzi per capirti nel profondo…quindi per la disperazione ha chiesto aiuto al “caso estremo”, come lui stesso definiva la cosa. Tuo padre è un uomo buono ma allo stesso tempo anche una figura molto complessa da capire…ma chi sono io per giudicare una persona dal suo modo di agire e pensare? Sono solamente un uomo, un infimo essere umano come lui. Lascerò correre il giorno in cui sarà tuo padre a richiedere un nuovo percorso di equilibrio. Prima o poi le cose accadono…- così disse prima di lanciare una guardata fugace al suo piccolo orologio di pellame. - Young Boy…è tardi! Forza, dirigiti in bagno e lavati. Per bene! Io intanto preparo qualcosa! Stasera mangeremo cibo precotto. Ho portato alcuni tagliolini istantanei al sugo di polipo azzurro. Solo a pensarci…mi viene l’acquolina in bocca… -
    - D’accordo Mizuki…- così disse Kyrios prima di scomparire veloce nell’oscurità profonda del cortile…

    Out of the night that covers me,
    Black as the pit from pole to pole,
    I thank whatever gods may be
    For my unconquerable soul.

    ***

    Beyond this place of wrath and tears
    Looms but the Horror of the shade,
    And yet the menace of the years
    Finds and shall find me unafraid.
     
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    Attimo. Violenza.
    Parole nel buio che si sovrappongono;
    Attimi che passano. Luce morente nella vivida oscurità.
    Sangue. Violenza. Crudeltà.
    Ultima speranza nell'eterna delusione. Icaro ricorda, se puoi volare.
    Ultimo sguardo alla tua eternità.
    Sangue. Violenza. Crudeltà.
    Lasciare libero il passaggio verso il mondo supremo.
    Sangue. Violenza. Crudeltà.
    Cogliere l’infimo livello delle cose.
    Sangue. Violenza. Crudeltà.
    L’amore di una madre verso il figlio,
    lacerato con forza dalle braccia del destino.
    Sangue. Violenza. Crudeltà.
    Il ricordo di un viaggiatore senza fine. Triste la notte dove nasce il sole…
    …emozioni umane senza fine. Piangere non serve a nulla...



    I colpi lenti della vita. Battiti leggeri, il cesso offuscato dall’acqua calda; la finestra socchiusa, i leggeri ticchettii della caldaia arrugginita. Voraci brividi che quasi si spandono come aspiranti sospiri; che pace, l’armonia sensibile e persistente del freddo. Emozioni, ricordi, osservazioni; solo le lacrime sopite si amalgamano con l’acqua rigettata dello scarico. Kyrios poteva sentire i palpiti sussulti di quella doccia rassicurante, tranquilla, completamente silenziosa. Una goccia. Una sola di quelle poteva rinfrescare il suo animo tormentato. Perché continuava a pensare alle parole di Mizuki? Esse risuonavano forti nelle sue vene. Non c’era altro da fare; le poteva sentire vibrare nelle interiora, discendere oscillanti nell’eterno profondo. La sua mente lasciò per un attimo vagare i suoi pensieri nel leggero etere del mondo, dove la materia poteva raggiungere un mondo innaturale, astratto e trascendentale. I campi, verdi per lo più, si aprivano con enormi orizzonti, accalcandosi d’innanzi al vuoto dell’anima. Non c’era spazio per l’amore, la gioia o la compassione; era nato per vivere la vita di qualcun altro. Si sentiva schiavo in quella carne ingombrante…
    ( Questa pelle…mi sento male. Vorrei tanto strapparmela di dosso, appendere quest’abito che non è il mio e lasciare le sembianze di questa maschera illusoria. Il lento respiro delle cose; sento la vita adagiarsi piano davanti allo spazio costante di esso. Colmo di rabbia è la mia mente giovine. Voglio semplicemente una vita serena, non carica delle paure e dalla volontà altrui; sento riecheggiar lontano il grido di mia madre, la disperazione straziante di mio padre. Il volto deluso del maestro Mizuki. Mi sento un fallito; cosa mi aspetta nell’oltretomba della mia mente? Quale pensiero vi giace dentro di me? Sento vibrarmi attorno; osservo impietrito questa vasca rigurgita del sangue rossastro; la violenza di un’ombra sconosciuta. Un senso di vomito mi raggiunge, mi perseguita e riesce a scoprire il lato più disgustoso di me, la vergogna. Oppressione, dannazione, libidine. Cosa si nasconde dietro queste mura? Dalla bocca sento un gusto acido e amaro riempirsi d’improvviso…)
    La scena si presentava strana, ambigua, folle. Il giovane Kyrios aveva vomito sulle mura del bagno; tutto sudato e lacrimante ora andava cadendo su quella poltiglia verdastra…
    (Salvami… Mizuki. Aiutami a fuggire da questo tunnel senza uscita; ti prego…non ho più forze per respirare. Sono un adolescente vuoto, senza anima e corpo. Madre…Aiutami a capire la vita. Ho paura di non rivederti, quante illusorie sono realmente le parole dette dalla gente? Ti prego…almeno tu, vienimi a salvare…madre…)
    Un alone oscuro, leggero e quasi galleggiante come un’allucinazione ipnagogica, richiamava con stridula voce la figura del giovine;
    - Kyrios…Kyrios…puoi sentirmi? Questo è lo stato giusto per il caos. L’oblio del nulla e la matta conseguenza della tua mente. Non sei pazzo, piccolo mio. E’ tutto, dannatamente e vividamente, reale. Sei vivo, giovane piccolino. Sento il tuo odore, assaporo la tua anima. Voglio uscire da qui. Svincolami da quest’orrenda prigionia. Posso liberare la tua vera essenza, il tuo spirito. Tu non esisti realmente. Siamo frutto dell’incessante conseguenza di tuo padre…-
    - Cosa? Che diavolo stai dicendo? – domandò Kyrios in preda ad un delirio…
    - Eh. Stupido umano. Ci vuole una volontà notevole per farmi uscire dall’oblio della tua mente. Sono bloccato in questo stupido corpo…avanti…fammi sentire vivo. Fammi assaporare ancora la vita!-
    - Vattene via! Non voglio più vederti…tu non sei reale! – urlò disperato il giovanotto; quella forma oscura aveva preso sembianze di un cane randagio, mostruoso e demoniaco;
    - TU NON SEI REALE. Sono io la verità, quello che dovrebbe realmente vivere! Tu sei destinato a non esistere. Ho viso anime perdute nell’oblio oscuro della morte; aria. Sento la vita sprigionata al suo interno. Io sono le tue sensazioni, la tua coscienza che si serve della luce per dominare l’oscurità! Guardati attorno, la schifezza del tuo essere risiede splendente in questa merda. Uniforme, squallida, viscida, questa tua vita non ha un vero senso in fondo…chiudi gli occhi e lascia che io sia padrone di te stesso… -
    Kyrios si alzò di scatto, doveva uscire più in fretta che poteva da quella stanza e chiedere aiuto al maestro Mizuki...
    - Dove credi di andare? Non puoi liberarti di me…non essere tanto ostile da distruggere te stesso! Ti ordino di fermarti, tu non puoi controllare questo potere! – pronunciò in via definitiva la creatura oscura che in un balzo felino e violento, aveva ostacolato fulmineo la fuga del giovane ninja;
    - Dove vai? Siamo giunti alla fase finale della nostra unione! Non sei contento? Diventeremo finalmente una cosa sola! IO, TE e nessun altro! Soli, soletti, con la nostra unica follia. Alla fin fine a nessuno mancherà la personalità di un ragazzo brillante, sensibile e audace. Eh. Eh. Eh. Che triste perdita! –
    La creatura si era scagliata feroce sul corpicino minuscolo del giovine, graffiando e mordendo le braccia e il collo con spregevole violenza;
    - Shhhh. Fai silenzio. Non urlare…qualcuno potrebbe sentirti! Sai quel tipo, quel Mizuki non mi convince molto! Sembra nascondere la verità…io credo che la prima cosa che farò dopo aver preso controllo del tuo corpo, sarà quella di uccidere quell’inutile essere vivente! Anzi, leggo nei tuoi ricordi altre persone importanti della tua vita. C’è tua madre…tuo padre…e…oh…una nuova aggiunta! Elizabeth, quella fanciulla così bella e buona. Vorresti violentarla vero? Posso leggere i tuoi pensieri così perversi e disgustosi; magari posso accontentarti, lascerò che il tuo pene goda del suo vergine sesso! –
    - Eliza…no…lei…no! –

    ***

    Un improvviso silenzio. Un distacco eterno tra gli eventi e la vita. Immobile, vuoto, un’immagine deserta lanciata in continua velocità in uno spazio infinito; ecco come il maestro Mizuki aveva sfondato le porte del tempo e aveva trovato al suo interno, dissanguato e con lacrime agli occhi, il giovane Kyrios mentre si praticava con violenza caotica e schizoide, l’autolesionismo profondo sulle giovani vene…


    In the fell clutch of circumstance
    I have not winced nor cried aloud.
    Under the bludgeonings of chance
    My head is bloody, but unbowed.





    To be continued...
     
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