La Leggenda dei 10 anni

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    Ok, dopo aver parlato con gli altri master, abbiamo deciso di promuoverti, quindi questo non è l'ultimo post :please:
    Preferisci chiuderla con un ultimo post qua e fare una quest dove ti promuovi da sola nel modo che preferisci, o continuiamo per un altro post ancora?
    In tal caso post che trai Nami in salvo e ci rivediamo a Suna :si2:
     
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    Una cosa che per la fretta mi ero dimenticato a scrivere.
    Nei miei programma c'era farti sbloccare la modalità bijuu sincronizzato, ovvero quello che hai vissuto ora, ma sicuramente c'è chi avrebbe da ridire, quindi considerala sbloccata per robe narrative, quindi se vuoi puoi farlo "apparire" per parlarci.
    Secondo poi: puoi decidere tu se fare fondere le due entità o utilizzarle scisse in due, con personalità diverse. Ha solo risvolti ruolistici, non sostanziali.
     
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    Shukaku sgranò i grandi occhi scarlatti alla mia richiesta. Lo fissai mentre girava il capo dall'altra parte mentre restavano con la mano tesa verso di lui, in attesa. Sentii la sua risata e mi ricordò molto quella che ero abituata a sentire. Eppure arrossi, forse dovevo sembrare un po' stupida con quel discorso e quella posa, insomma, non ero mica la protagonista di qualche romanzo. Ancora girato, senza farsi vedere, ascoltai le parole del tasso mentre la sera splendeva su di noi, tingendo il cielo di blu e azzurro, separati da una sottile linea all'orizzonte.

    ...Non so che fine abbia fatto Shukaku, ma sono certo che concorderebbe con me.
    Devi cambiare, Yuka. Se continui così ti farai ammazzare. Non è con la forza della convinzione che si sopravvive a questo mondo.
    Per questa volta la fortuna è girata dalla tua, ma la prossima?


    Abbassai lo sguardo, mortificata. Aveva ragione, infondo, sapevo di essere infantile nel pensare una cosa del genere ma non potevo farci nulla. Piuttosto che affrontare la dura realtà, preferivo restare nelle mie fanciullesche convinzioni. Non replicai ma qualcosa in me avrebbe voluto farlo, forse era l'orgoglio a parlare ma ero certa che solo continuando a sperare e credere negli altri il mondo sarebbe diventato un posto migliore. Feci inconsciamente per ritrarre la mano ma sentii una calda e leggera stretta attorno ad essa. Di colpo alzai lo sguardo, stupita io stavolta, e incontrai nuovamente il muso del Tasso.

    Sai, Yuka, ero venuto qua per fare un bel bagno...ma non ne sono più tanto sicuro.
    E tu che mi dici...ti piace il mare?


    Con gli occhi umidi per la felicità, sorrisi, ricambiando la stretta. Lo scrosciare del mare faceva da sottofondo mentre una leggera brezza alzava la sabbia attorno a noi.

    Certo!

    Mano nella Zampa, rivolgemmo un'ultima occhiata all'orizzonte per poi voltarci e incamminarci per il deserto, lasciandoci la spiaggia alle spalle. Ad ogni passo il mio cuore si faceva più leggero, persino il silenzio sembrava non avere importanza. Camminando, non mi resi conto che c'erano solo le mie orme ad essere cancellate dal vento. Shukaku era... Non saprei dirlo neanche io. Sparito? No, forse non lo era. Sentivo indistintamente la presenza del Tasso dentro di me ma era decisamente più chiara, quasi reale. Capii che il cercoterio non aveva fatto altro che accettare se stesso, nel bene e nel male. Sì, forse era andata proprio così ma non chiesi nulla, non mi importava. Quando si è felici non serve chiedersi il perché.
    Ben presto, quando ormai il tramonto si era trasformato in sera e le stelle brillavano alte nel cielo, ritrovai la duna da cui ero caduta, ora modellata come un gigantesco cratere. Mi fermai a guardare il mausoleo, dall'alto. Sorrisi, calandomi al suo interno tramite una nuvola di sabbia che creai sul momento, abbastanza grande per me e la Kazekage che ero venuta a salvare. Il mio corpo era debole, sanguinante, ma perché fermarsi proprio ora? Quasi a rallentatore, scesi per metri e metri, osservando le pareti rocciose e sabbiose distrutte, il sangue e la polvere. Sembrava tutto appartenere ad un lontano passato. Trovai il corpo della donna esattamente dove l'avevo lasciato, immobile ma ancora respirante, seppur con fatica. I suoi occhi erano neri e le lacrime di sangue secco le si erano rapprese sul volto tumefatto. Con delicatezza, strinse a me quel corpo svenuto, trascinandolo sulla nuvola di sabbia.

    È finita, Nami sama... il Villaggio vi sta aspettando...

    Sussurrai prima di stendermi accanto a lei, distrutta, fissando il cielo che diventava sempre più vicino mentre la nuvola si innalzava. Il mausoleo sparì in lontananza, oscurato dalla sabbia che veniva soffiata dal vento, nascosto e sotterrato da essa, forse fu il destino ma non me ne preoccupai. Non sarebbe più servito a nulla. La gentile brezza desertica soffiava sulla Kazekage e me mentre abbandonavamo il deserto stesso, pronte per tornare a casa. Ebbi il tempo di pensare a quella giornata, iniziata addirittura il giorno prima. Era tutto finito, non ci sarebbe stata una prossima volta, nessun appuntamento da oggi a dieci anni più tardi. Respirando piano, mi feci coraggio e mi misi a sedere. Al che lo squarcio lungo il corpo bruciò ma i miei occhi erano intenti a scrutare l'orizzonte per preoccuparsi del dolore. Le stelle fungevano da unica luce assieme alla luna, illuminando il profilo scuro di un grande Villaggio in lontananza. Era lui, il nostro amato villaggio. La nuvola accelerò controvento, alzandosi e abbassandosi per via del chakra che stavo esaurendo pian piano. Mi portai una mano al petto, sentendo il respiro regolare del tasso. Finalmente, sarei tornata alla normalità. Potevo credere che Nami sarebbe guarita, magari ci avrebbe messo del tempo ma era viva e avrebbe continuato ad essere una guida per tutti noi; anche io sarei guarita, magari avrei trascorso qualche giorno in ospedale ma non potevo lamentarmi. E Shukaku, lui mi rendeva decisamente felice. Stava bene ora che era "completo" o qualcosa del genere, ora che ricordava ogni cosa e aveva accettato il presente e il passato. Alle porte del villaggio c'era già chi ci avvistò da lontano. Vidi gli shinobi affrettarsi come tante formichine, andando qua e là e indicandoci dal basso. La sabbia compatta sopra di noi toccò terra e si dissolse mentre tante paia di braccia ci sorreggevano e ci guidavano dentro il villaggio. Tutti i loro pensieri e le loro parole andavano alla Kazekage, data per morta e invece, davanti a loro. Venimmo trasportate entrambe da qualche parte, probabilmente l'ospedale ma non potevo di certo saperlo. Chiusi gli occhi per tutto il tempo. Avevo concluso la mia missione, Nami sama era tornata al villaggio e adesso non avevo nulla di cui preoccuparmi. I suoni, le voci, le sensazioni, tutto divenne distante man mano che i secondi passavano. Ero stanca come non mai.

    "Finalmente... sono a casa..."

    Sorrisi senza che il mio volto tranquillo mutasse, era un sorriso quasi mentale. Avevo già gli occhi chiusi quindi mi bastò lasciarmi andare. Immaginai che anche Nami stesse provando la stessa incredibile sensazione, dormire. Come la quiete dopo la tempesta, dormii senza paura delle conseguenze, senza preoccuparmi di venire spazzata via. A cullarmi, il costante e basso respiro di Shukaku, dormiente.

    Spero vada bene dove mi sono fermata! Ah, ho afferrato per quanto riguarda lo spoiler sulla modalità Biju, sarà figo farlo apparire ogni tanto per fare due chiacchiere :*):
     
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    Sconfitto Anti-Shukaku il deserto placò le sue ire, quel che bastò a far stabilizzare nuovamente l'ecologia naturale del Paese del Vento.
    A Suna nessuno poteva rendersi conto di ciò che era successo, di cosa Nami avesse sacrificato pur di salvare la vita dei suoi compatrioti. Perchè questo era il Villaggio della Sabbia. Per quanto rigido o severo fosse, poteva paragonarsi ad un orologio, antico, eterno: ogni ingranaggio doveva funzionare bene affinchè le lancette potessero girare, e la Kage, saggia e impavida, aveva il compito di salvaguardare l'intero sistema.
    Yuka tornò al luogo natale su una nuvoletta di sabbia, che accoglieva nel suo manto dorato il peso della grande guerriera, esausta per le percosse, ma ahimè non solo.
    In massa accorsero da tutti gli angoli per soccorrere la leader e portarla immediatamente in ospedale, dove i medici si raggelarono alla vista di una serie smisurata di fratture scomposte in tutto il corpo, specialmente alla colonna vertebrale. E d'altronde come stupirsi? Il Cercoterio si era divertito a snodarla come una bambola e a sballottarla sulle rocce del mausoleo come fosse un pezzo di gomma.
    L'intervento fu drastico e duraturo, chiuso ad ogni esterno alla professione sanitaria, ma alla fine almeno qualcosa andò per il verso giusto: Nami avrebbe continuato a proteggere il villaggio, ma da una prospettiva completamente diversa da quella precedente.
    [...]
    Tre giorni dopo la Kazekage e Yuka volgevano lo sguardo all'orizzonte aranciato, scambiandosi una melanconica compagnia.
    Cieca e paralizzata dalla vita in giù. Questa era la sua diagnosi, in termini spiccioli.
    Nessuna delle due osava mettere a disagio l'altra, dopotutto perchè parlare? Cosa dire?
    Una leggerissima brezza calda sollevava i rispettivi capelli delle due, mentre le mani di Nami, poggiate sui braccioli vellutati della sedia a rotelle, si abituavano a quella che d'ora in avanti sarebbe stata la sua condizione.
    Qualcosa era cambiato in lei, inevitabilmente. Quando si passa dalla parte dei deboli, è impossibile non mutare il proprio modo di vedere la vita.
    La forza era stata il fulcro del suo governo, una potenza tale che, seppur innocentemente, metteva da parte chi non ne aveva, con la scusa di proteggerlo. Ma ora, con gli occhi sbarrati dalle ombre, la donna se ne rendeva conto: a prescindere dalle ottime intenzioni, il suo cuore le aveva tenuto nascosto l'atteggiamento di sufficienza con cui aveva sempre visto chi non poteva difendersi.
    Respirò forte, intensamente, riempiendo i polmoni della brezza di cui sopra. Poi, inspirò.


    - Dimmi...è bello?
    Non mi crederai, ma da quando sono alla testa di Suna non ho mai avuto il tempo di venire qui a scorgere la bellezza del mondo. Il lavoro mi ha sempre tenuta impegnata, al punto di dimenticare per cosa combattiamo. Per tutto questo. E paradossalmente proprio quando vorrei aprire gli occhi per vedere, non posso farlo. Nè mai potrò più. -


    E' proprio vero: non ci rendiamo conto dei miracoli che ci regala la vita fin quando non li perdiamo. La verità è che li diamo per scontati. Come il poter correre sulle proprie gambe, il poter sentire con le orecchie, o il semplice poter vedere. Non tutti posseggono, o possiedono più certe cose.

    - Mi sono fatta leggere il tuo rapporto Yuka. Sei riuscita a sconfiggere Anti-Shu, facendogli cambiare punto di vista.
    Anche questo è un miracolo. Chi nasce pesce, è difficile che muoia carne, ma tu, fanciulla mia, ci sei riuscita... -


    L'affetto scandito dalle sue parole appariva così strano. Dietro l'espressione da dura, quindi era ancora capace di amare esplicitamente, ma stavolta lo manifestava con una dolcezza praticamente materna.

    - E' strano.
    Dovrei essere furiosa col Cercoterio che mi ha portato via gambe e occhi, ma ciò che sento dentro è gratitudine.
    "Solo chi è forte può proteggere i deboli". L'ho sempre pensato, tanto da farne la matrice del mio credo ninja, tuttavia questa sconfitta ha rimesso le carte in tavola, facendomi apprendere che non può essere un lupo alla testa di un gregge. Semplicemente perchè non lo capirebbe.
    Uguale è la politica: come può un ricco essere la voce dei poveri? Parlare per loro? Rappresentarli addirittura?!
    Io...


    Nami cerca nell'oscurità il calore della mano di Yuka, ma non riuscendo nell'impresa - in questo si era trasformata - compresse le dita nel palmo e lo strinse forte, terminando il discorso:

    - ...io voglio cambiare, Yuka.
    So quanto mi rispettate e quanto credete in me, ma il mio carattere, i miei modi...non vanno più bene.
    E tu, bambina mia, ne sei l'esempio lampante. Così dolce, gentile, e contemporaneamente così forte. Se esistesse una divinità che veglia su di noi, io vorrei che fosse come te, che tu fossi la sua incarnazione sulla Terra.
    Sei la dimostrazione che i buoni propositi, i buoni sentimenti, sono indice di un immenso potere, e non un pesante fardello di cui liberarsi. -


    Una nuova brezza nelle ombre di Nami.
    Cosa dire? Cosa fare per Yuka?
    Un'immensa tristezza vibrava nell'aria, ma odorava di speranza, di nuove ambizioni, che la Kazekage porse su un piatto d'argento alla chunin:


    - Yuka avvicinati, per favore. -

    La trovò con le dita: il suo volto, i suoi lineamenti delicati, i suoi occhi grandi e azzurri - per come li ricordava; quindi le baciò la fronte, e strizzando gli occhi per trattenere le lacrime, le singhiozzò nuove parole...

    - Sii i miei occhi..le mie orecchie....ho bisogno che tu sia queste cose per me.
    Ho paura, sono felice, terrorizzata e compiaciuta del futuro...stammi vicina. Come Special Jonin, come Guardia del Corpo...ma soprattutto come amica. -


    Mai. Mai. Mai pronunciate simili frasi, simili emozioni.
    Ledevano il suo vecchio essere. Devastavano la sua persona. Ma per niente la sua dignità.


    Evento Finito.
    Nami è cieca e in sedia a rotelle, mentre tu avanzi di grado, e diventi la guardia del corpo della Kazekage, sempre se ti va.
    Prendiamo 140 exp a testa.
    La tua taglia aumenta di 1500 ryo, 2200 ryo guadagnati.
    Fai ultimo post e chiudo.


    Edited by Zérø - 2/7/2015, 12:43
     
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    ... mmm...

    Il sole riusciva ad infastidirmi persino con gli occhi chiusi. Mugolai a bassa voce, appena destata da un sonno profondo, stropicciandomi gli occhi pigramente. Cavolo, erano secoli che non dormivo! Aprii gli occhi e sorrisi scoprendo di trovarmi nel mio letto con tutte le persone a me care intorno. C'erano la mamma e il papà, la mia sorellina e le mie migliori amiche, sembrava quasi un sogno. Yomi mi fu addosso in un lampo, gettandosi proprio sulla fasciatura che mi copriva l'addome per interno, finendo a metà della coscia destra, dove mi era stato ricucito lo squarcio. Ridacchiai, scompigliando i capelli della mia sorellina mentre venivo coccolata da tutti i presenti. Era davvero una bella sensazione. Mi spiegarono che ero stata in ospedale per alcune ore per poi venire portata qui, come avevano richiesto i miei. Come potevo sentirmi dopo tutta quella storia? Diciamo che ero divisa a metà: una parte di me era soddisfatta e felice di come si erano concluse le cose, ero riuscita a salvare la Kazekage e anche Shukaku e, per estensione, il villaggio intero; però, una parte di me era profondamente preoccupata per Nami. Purtroppo ero svenuta per la stanchezza invece di stare accanto a lei e non potevo fare altro che rimproverare me stessa per questo. Dovevo sapere quali erano le sue condizioni, se c'erano danni irreparabili, se davvero fosse divenuta cieca...

    Yuka, tesoro, dove pensi di andare?

    Mi ero alzata e gettata una giacca sopra le spalle, afferrando il coprifronte sul comodino accanto a me. Mia madre mi fissava preoccupata, gli altri erano confusi e agitati. Non si aspettavano certo che già volessi andarmene, ero appena tornata a casa, ma in quei due giorni avevo capito qualcosa di molto importante, per questo non potevo darmi tregua.

    Vado dalla Kazekage, devo vedere come sta.

    Lo sguardo di mia madre si fece apprensivo, come al solito. Eravamo identiche e mi chiedevo spesso se era quella la mia espressione preoccupata. La donna si alzò, prendendomi delicatamente per le spalle, sorridendomi come faceva sempre quando tentava di dissuadermi dal fare qualcosa.

    Oh, Yuka, non preoccuparti, su! È stata affidata ai medici migliori del paese, ci saranno schiere di persone con lei pronte a vedere come sta. Sei anche stata dimessa da poco, è meglio che ti riposi per qualche giorno.. L'hai riportata a casa, non devi scapicollarti ulteriormente..

    No, invece devo. Non posso lasciarla sola, non adesso. Ha bisogno di sapere che...

    Ha bisogno di starsene tranquilla, Yuka. Capisco che è stato davvero stancante per entrambe ma, credimi, la Kazekage starà bene. È anche giusto che abbia la sua vita, e tu che abbia la tua.

    Mamma...

    La guardai negli occhi, posando le mani sulle sue. Le scansai gentilmente, sorridendole in modo che si rassicurasse. Purtroppo non riusciva a capirmi ma non la incolpavo di questo, purtroppo non ero mai stata brava a spiegarmi. Ma l'importante, come diceva sempre lei, era che almeno io capissi me stessa. E avevo capito che non avrei potuto abbandonare Nami, non dopo quello che le era successo. Non era compassione e nemmeno il senso di colpa. Era una sensazione istintiva, volevo semplicemente stare accanto alla donna. Quasi come fossimo amiche o allievo e maestro. Si era creato una sorta di legame tra noi e i miei sentimenti mi impedivano di lasciarla da sola. Era quasi più egoismo che compassione.

    Le cose sono cambiate, adesso. La sua vita e la mia... coincidono. Ha bisogno di sapere che non verrà lasciata da sola. E io... Sento che non c'è nessun altro che potrebbe aiutarla all'infuori di me.
    Mamma, tutti voi, non preoccupatevi per me: finché ci sarà la Kazekage starò bene!


    Lasciai la mia stanza, diretta verso l'ospedale del Villaggio della Sabbia, mentre il crepuscolo abbracciava ogni cosa.

    Tre giorni dopo...


    Fissavo il tramonto davanti ai miei occhi, beandomi di quella distesa di sfumature arancioni che si fondevano con l'azzurro e il rosa, creando una sensazione che dalla vista si ripercuoteva nell'animo. Sul terrazzo, dal palazzo della Kazekage, potevo godere di quella splendida vista. Me ne stavo seduta mentre la brezza calda mi soffiava sul viso, scompigliandomi i capelli. Il silenzio che mi avvolgeva sembrava carico di qualcosa seppur sembrasse non esistere. Il tramonto mi alleggeriva l'animo, era la parte della giornata che preferivo in assoluto. Contemplare quella magia di colori che si formava nel cielo sembrava suggerirmi di lasciarmi alle spalle tutti gli sconforti e i brutti pensieri. In silenzio, contemplavo l'orizzonte mentre la figura al mio fianco respirava forte, come se volesse riempirsi completamente d'aria per poi inspirare di nuovo. Nami-sama teneva alta la testa, malinconicamente fissa verso il tramonto. I suoi occhi erano opachi, non riflettevano più la luce del sole.

    Dimmi...è bello?
    Non mi crederai, ma da quando sono alla testa di Suna non ho mai avuto il tempo di venire qui a scorgere la bellezza del mondo. Il lavoro mi ha sempre tenuta impegnata, al punto di dimenticare per cosa combattiamo. Per tutto questo. E paradossalmente proprio quando vorrei aprire gli occhi per vedere, non posso farlo. Nè mai potrò più.


    Era questa la realtà. La donna accarezzava i braccioli della sua sedia a rotelle mentre gli occhi ciechi rimpiangevano di non poter scorgere la bellezza del villaggio che aveva protetto con tutta se stessa, per tutto questo tempo. La fissai in silenzio, stupendomi. Aveva accettato di aver perso una parte importante di se ma, invero, non era rattristata dalla perdita fisica quanto da ciò che ne sarebbe derivato. Mi sentii un po' in colpa per aver pensato, anche solo per un attimo, che la Kage non fosse interessata a cose come fissare il tramonto dopo una lunga giornata, ero sempre stata convinta che per lei contasse solo Suna. Che sciocca che ero, Nami amava profondamente il suo paese ed era proprio il non poterlo più osservare coi propri occhi ad addolorarla più di tutto. Che parole c'erano per quella situazione? Niente, potevo solo starle accanto in silenzio, lasciando che, per una volta, non si comportasse da guida del paese. Per una volta, l'avrei lasciata aprirsi al mondo per l'essere umano quale davvero era.

    Mi sono fatta leggere il tuo rapporto Yuka. Sei riuscita a sconfiggere Anti-Shu, facendogli cambiare punto di vista.
    Anche questo è un miracolo. Chi nasce pesce, è difficile che muoia carne, ma tu, fanciulla mia, ci sei riuscita...


    La dolcezza delle sue parole cozzava con l'espressione perennemente dura e vigile. Quella sfumatura affettuosa mi fece battere forte il cuore perché per la prima volta stavo parlando non con la Kazekage ma con Nami Drakeito, la donna che nascondeva un animo gentile e altruista, forse fin troppo amante della sua gente, sotto quella maschera di perfetta sicurezza. Sentirmi lodare da lei mi regalava sempre quella sensazione calda, come aver ricevuto una carezza. Cosa potevo mai dirle? Come potevo con le mie sole parole compensare ogni cosa? Le sue parole bloccarono i miei pensieri e di nuovo fui rapita dalla sua voce.

    E' strano.
    Dovrei essere furiosa col Cercoterio che mi ha portato via gambe e occhi, ma ciò che sento dentro è gratitudine.
    "Solo chi è forte può proteggere i deboli". L'ho sempre pensato, tanto da farne la matrice del mio credo ninja, tuttavia questa sconfitta ha rimesso le carte in tavola, facendomi apprendere che non può essere un lupo alla testa di un gregge. Semplicemente perchè non lo capirebbe.
    Uguale è la politica: come può un ricco essere la voce dei poveri? Parlare per loro? Rappresentarli addirittura?!
    Io...


    Cercò la mia mano nella personale oscurità che la attanagliava. Rinunciò, stringendo il palmo della sua mano, senza più porsi alcun freno.

    ...io voglio cambiare, Yuka.
    So quanto mi rispettate e quanto credete in me, ma il mio carattere, i miei modi...non vanno più bene.
    E tu, bambina mia, ne sei l'esempio lampante. Così dolce, gentile, e contemporaneamente così forte. Se esistesse una divinità che veglia su di noi, io vorrei che fosse come te, che tu fossi la sua incarnazione sulla Terra.
    Sei la dimostrazione che i buoni propositi, i buoni sentimenti, sono indice di un immenso potere, e non un pesante fardello di cui liberarsi.


    Strinsi i pugni, tentando di non scoppiare in un pianto dirotto. Dio, perché non riuscivo a darmi un contegno? Come potevo dimostrare i miei sentimenti? Ero felice, profondamente felice per le parole della donna. Ero grata a me stessa per essere fin troppo ingenua e per aver dato speranza a Nami. Ero questo per lei, una speranza in quel buio perenne in cui sarebbe stata costretta per sempre. Ma mi sopravvalutava, ero davvero capace di rispecchiare la Yuka delle sue parole? Ero davvero... un esempio? Solo adesso la giovane donna si rendeva conto di non essere stata abbastanza ma ciò non era vero, lei era perfetta. Non esisteva leader migliore di lei e sentirmi dire di essere quasi l'esempio della sua inadeguatezza mi faceva vacillare. Infondo eravamo simili seppur completamente diverse. Il nostro legame traeva la propria forza proprio dalle nostre disuguaglianze. Se fossimo state insieme le nostre virtù e i nostri difetti avrebbero potuto completarsi. La fiducia di Nami e la mia speranza avrebbero potuto coesistere, donando una nuova forza non solo a noi ma all'intero villaggio. Era la cosa più importante per entrambe, Suna, la nostra casa. La donna si voltò improvvisamente nella mia direzione e nei suoi tratti gentili seppur camuffati dalla durezza, scorsi una lieve sfumatura. Il tramonto sembrava suggerire a entrambe qualcosa, non era importante vederlo.

    Yuka avvicinati, per favore.

    Con il cuore che accelerava i battiti mi avvicinai a lei. Vidi come le sue mani mi cercavano e quando mi sfiorò la guancia con le sottili dita fredde arrossii. Non eravamo mai state così vicine e un po' la situazione mi agitava. Tuttavia sentivo che era un momento importante, sia per me che per Nami. Chiuse gli occhi mentre le sua mani si posavano delicatamente sulle mie goti. Il suo viso era vicino al mio, in una posa che mai avevo potuto osservare. I lineamenti gentili, le labbra carnose, il naso dritto e piccino, le lunghe ciglia scure. Mancavano solo gli occhi ambrati a completare l'immagine. Si avvicinò al mio volto e mi baciò sulla fronte, come solo una madre o una maestra poteva fare. Ero agitata come non mai eppure non disprezzavo quel contatto, lo amavo profondamente e mi vergognai per i miei pensieri inopportuni. Era un gesto estremamente affettuoso che solo allora capii anelare da tempo. I nostri volti si separarono e con il petto turbinante di nuove emozioni vidi gli occhi umidi della donna.

    Sii i miei occhi..le mie orecchie....ho bisogno che tu sia queste cose per me.
    Ho paura, sono felice, terrorizzata e compiaciuta del futuro...stammi vicina. Come Special Jonin, come Guardia del Corpo...ma soprattutto come amica.


    Questo mi coglieva totalmente alla sprovvista. Una miriade di domande si insinuarono dentro di me. Sarei stata capace? Nami poteva davvero fidarsi di me? E se non ci fossi riuscita? Se avessi fallito? Ma vedendo il volto della donna mi resi conto che c'era un'unica domanda da pormi davvero. Cosa volevo io? Non ci fu più bisogno di pensare. Sapevo quale sarebbe stata la mia risposta, l'avevo sempre saputa. Di tutti i posti in cui avrei potuto trovarmi in quel momento non ce n'era uno migliore di quello, accanto a Nami Drakeito.

    Non vi abbandonerò mai, Nami sama. Resterò al vostro fianco per sempre, potete stare tranquilla. D'ora in avanti non vi lascerò mai sola, sarò la vostra più devota e fedele... amica. Non sono forte come voi ma posso diventarlo se sono al vostro fianco. Per cui contate pure su di me...

    Le strinsi gentilmente le mani, sorridendo con tutto il cuore. Sarei diventata la sua luce nel buio, la luce della speranza. Non perché era stata lei a chiedermelo, non perché era la ragione a ordinarmelo. Ero io che lo volevo. Non volevo abbandonare Nami e non l'avrei fatto. Adesso potevo finalmente dimostrarlo.

    Io ci sarò!

    Avremmo protetto Suna con tutte noi stesse. Anche se in seguito fosse andato storto, non avremmo mai smesso di combattere per il nostro paese. Ci saremmo riuscite, insieme.

    E' stato davvero stimolante, grazie, Zero. Naturalmente diventerò la guardia del corpo della Kazekage. Spero di poter ruolare ancora insieme :*):
    Ah, in realtà il massimo che mi spetta è 120, tanto per 20 punti non mi faceva alcuna differenza :asd:


    Edited by Zérø - 2/7/2015, 12:43
     
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