Akai Hane

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  1. Giex
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    Il Proprio Buco nella Neve I

    L'accademia non era stata così complicata e lunga come Akai pensava che sarebbe stata. A Kiri, in passato, aveva sentito piu di una volta di studenti bocciati, che avevano dovuto ripetere più di una volta gli esami per il passaggio al rango successivo. Pensare che lo stesso eroe del mondo in cui viveva, il leggendario Hokage di Konoha, Naruto Uzumaki aveva sostenuto ben più di una volta il test, per il livello di Genin, lo aveva scioccato un po. La aveva trovata relativamente facile, quasi noiosa, ma non aveva pensato, mai, di abbandonarla, come gli suggeriva, solitamente, la sua indole.Viveva, in quei giorni come adesso, in un piccolo accampamento in mezzo alle montagne. Era una sistemazione semplice e temporanea, basata solo sulla necessità di avere un tetto sulla testa, per contrastare il clima proibitivo del Paese del Ferro, finché non avesse trovato una sistemazione decente. Viveva, come detto, in una piccola tenda: due strati di legno alternati a uno di stoffa pesante e lana lo avevano protetto dal gelo e dalle continue nevicate; ma quella situazione sarebbe durata ancora poco. Per raggiungere l'accademia doveva percorrere poca strada, solo, circa, un paio di chilometri; ma, se di norma, senza neve o altro, ci avrebbe messo solo una ventina di minuti, o forse meno, la leggera e vellutata coltre bianca lo obbligava giornalmente a camminare per più di un'ora.


    La aveva intravista il primo e la aveva guardata meglio il secondo giorno, nel quale si era diretto all'accademia per sostenere lezioni ed esami sulle tre tecniche base; il terzo giorno, infine, era entrato. Akai era convinto come solo un'altra volta in passato: quando aveva deciso di intraprendere il viaggio per Tetsu. La piccola casa abbandonata era perfetta per lui, anzi, forse era addirittura un pelo piccola. Distava poco più di dieci minuti di cammino dalla sua tenda, quindi avrebbe potuto fare agevolmente avanti inditro finon al termine dei lavori senza dover dormire in mezzo ad un cantiere. Capì subito che i lavori sarebbero dovuti essere fatti dall'interno. La neve, che contornava totalmente la struttura, era stata talmente pressata dal tempo che era quasi impossibile da rimuovere. Poco più a sud era situata una piccola foresta di rocce e alberi sempreverdi; la notte prima una serie di raffiche di vento, che avevano terrorizzato animali e uomini, aveva lasciato un vero disastro: alberi secolari, in piena salute, erano stati abbattuti, rocce enormi mosse e molti animali erano rimasti uccisi schiacciati o congelati. Akai avrebbe fatto, esattamente in quel nuovo cimitero, la spesa per il suo restauro. Sperava solo di trovare qualche pecora e del buon legno. Ma, da vero Samurai che era, prima avrebbe parlato con le persone che abitavano la zona a margine del bosco: probabilmente ciò che era andato distrutto e gli animali che avevano perso la vita erano di loro proprietà.
    Si allontanò di qualche metro dalla casa e accese un fuoco con un poco di legna che aveva trovato vicino alla casa. Camminò, poi,tranquillo nella neve crogiolandosi nei pensieri di una nuova casa e del ritorno ad un piacere ormai dimenticato: era stato infatti il padre, in gioventù, ad insegnarli l'uso degli attrezzi da carpentiere. Akai era fiducioso che gli abitanti non avrebbero fatto resistenze sul fatto che recuperasse ciò che, ormai, per loro era perso ed inutile. Così fu: il giovane ottenne il permesso di utilizzare legname, pietra e i corpi degli animali morti. Ebbe una sola condizione: riportare indietro circa l'ottanta per cento della carne utilizzabile per preparare del cibo. In questo modo, ai proprietari, che avevano perso gli animali, il sacrificio delle bestie non sembrava vano; il restante venti per cento era un pagamento ad Akai per la pulizia che avrebbe compiuto nei loro terreni. Ottenne da loro anche il prestito di una slitta molto capiente, due cavalli da tiro, un paio di coltelli apposta per scuoiare gli animali, qualchd raccomandaziond e qualche cavalletto di metallo. Il giovane, volenteroso di iniziare, si recò direttamente al bosco. Lì, con l'ausilio di alcune corde, dei cavalletti e dei due quadrupedi equini, caricò sulla grande slitta sei tronchi di buone dimensioni, delle pietre e svariati cadaveri di pecora. Montò a cavallo e tornò verso casa. La pesante slitta, che scivolava sulla neve lasciando un solco abbastanza profondo, non emetteva suoni o scricchiolii nonostante il pesante carico. Ad un certo punto sobbalzò.
    Akai fece fermare i cavalli e controllò: vide una piccola punta metallica spuntare dal terreno. Gli avvicinò la mano e percepì una lieve corrente d'aria. Il giovane, tuttavia, non ci fece caso e ripartì tranquillo; se non per il fatto che questa scena si successe altre tre volte prima di arrivare al suo rudere. Il fuoco era ormai spento e Akai lo ravvivò muovendone le braci, ancora calde, e aggiungendo altra sterpaglia. Scaldò le lame dei coltelli, come da indicazione, e per prima cosa scuoiò e pulì le bestie, poi ne coprì le carni di neve per conservarle. Lavò la lana ricavata, la appoggiò su una cerata al sole, affinchè asciugasse e si diresse verso i tronchi legnosi, che si trovavano ancora sulla slitta. Rilasciò le cinghie che li raccoglievano in un sol punto e questi rotolarono a destra e a sinistra, riempendo la slitta. Con un gioco di corde ne posizionò uno sopra due cavalletti. Lo ripulì dalla corteccia, che conservò a parte, e iniziò a levigare e squadrare il tronco. Da esso ricavò poi delle assi.
    Akai alzò solo in quel momento gli occhi: il sole stava ormai tramontando e la gelida notte di Tetsu incombeva su di lui come una Spada di Damocle. Coprì tutto, slitta e assi, con parecchi teloni, al fine di riparare il tutto dalle eventuali nevicate notturne. Raccolse la lana, ormai asciutta, e la ripose in una sacca che si pose a tracolla. Legò assieme i pezzi di corteccia e ne fece un'unica fascina, che legò alla sacca. Prese i cavalli e li riportò, assieme a tutta la carne, al villaggio poco distante. Li ottenne il favore di oter stipare li la sua carne finché non avesse concluso i suoi lavori. Ringraziò e salutò e si diresse verso casa.
    Il primo giorno era trascorso tranquillo e Akai prevedeva di sistemare il tutto in un paio di giorni al massimo, a patto che lavorasse sodo e senza interruzioni.

     
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