Caccia Serrata

PQ Sarakube Kazamura

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    La luce entrò lentamente nella stanza, passando dalle fessure delle persiane. Sarakube aprì gli occhi. Era presto, ma lui non dormiva mai molto.

    Si era preso una nuova casa. Dalla sua promozione a Sp.Jonin aveva accumulato pian piano dei risparmi per prendersi un appartamento più grande… più grande del suo bilocale, quantomeno. Adesso aveva una vera e propria stanza da bagno invece di un cubicolo appena sufficiente per stare seduti. Quindi era un… trilocale? Boh, non sapeva come definirlo.

    Anche le altre stanze erano più grandi, quindi adesso assomigliava a una vera casa piuttosto che alla tana di una qualche bestia. Era già qualcosa in più di quello che aveva prima. Era abbastanza, in fondo.

    Sarakube non si alzò subito. Rimase per un po’ a fissare la luce crescente del giorno che si infilava nella casa. Il letto era sfatto di fianco a lui e sentiva ancora l’odore di lei aleggiare sulle lenzuola.

    Sarakube si raddrizzò improvvisamente, sedendosi sul fianco del letto e tirandosi su, pronto per un’altra giornata a Konoha. Una Konoha ancora in via di ristrutturazione, ma almeno, non più la Konoha devastata di qualche tempo prima. Uscì dalla stanza e si diresse in cucina. Per iniziare la giornata serviva una buona colazione.

    Qualche minuto dopo stava giusto finendo un succo d’arancia quando qualcuno bussò insistentemente alla porta.

    Chi potrebbe essere? Nessuno lo veniva mai a trovare, a parte Raikimi. E lei non avrebbe certo bussato in quella maniera. Lascò da parte il resto della colazione e si diresse verso la porta. Fece scattare la serratura e aprì.

    Buongiorno, mio giovane allievo. Come te la passi?

    Maestro? Cosa ci fate qui? Pensavo che ci saremmo visti al campo di allenamento alla solita ora.

    Si, lo pensavo anche io, però ho ricevuto notizie interessanti che dovresti sentire. Ma immagino di aver interrotto la tua colazione… aspetterò qui in salotto.

    E così dicendo di stravaccò sul divano. Sarakube, che ormai aveva fatto l’abitudine al comportamento del maestro, si limitò a tornare in cucina e a finire in fretta la colazione.

    Il maestro si raddrizzò non appena fece ritorno. Beh, hai fatto in fretta. A proposito, ho sentito che hai perso qualche dito. Tutto a posto?

    Sarakube mosse le dita artificiali. Si, non si preoccupi. Ci è voluto un po’, ma riesco a muoverle come se fossero davvero mie.

    Eccellente. Le arti mediche sono qualcosa di misterioso per me, ma evidentemente tu sai il fatto tuo. Ora ascolta attentamente quello che ho da dirti.

    Sembrava molto serio. Sarakube prese posto all’altra estremità del divano e fece molta attenzione.

    Sono sicuro che ricordi perfettamente quando ci quel gran casino dovuto all’apparente ritorno Tsuighetsu Nara. In fondo, sei stato proprio tu a scoprirlo, e sei stato anche stato coinvolto nella sua ricerca. Poi si è scoperto che non era Tsuighetsu Nara ma un emulatore, forse un suo discepolo, e ne sono state perse le tracce.

    Sarakube non si era aspettato di ricevere notizie riguardo l’impostore. C’era la possibilità che qualcuno si accorgesse del suo rifugio a Iwa, ma era in una zona così sperduta che non aveva veramente preso in considerazione l’ipotesi che trovassero il suo corpo. Oh, beh, pazienza. Tanto non c’era modo di dimostrare che era lui che l’aveva ucciso, sempre che qualcuno si prendesse la briga di cercare di scoprirlo.

    E indovina un po’? Continuò il maestro, ignaro dei ragionamenti di Sarakube. Poco fa mi è arrivato una missione per eliminare un pericoloso mukenin che sembra si aggiri da qualche parte a Oto… ed è proprio il nostro caro emulatore.

    Cosa? Ma è…

    Sarakube si bloccò prima di dire qualcosa di troppo. La sorpresa gli aveva già fatto dire abbastanza. Non riusciva a credere che fosse vivo. Era sicuro al 100% che le ferite che gli aveva procurato erano mortali.

    Tuttavia, il maestro lo stava guardando con un’aria strana. Continua, per favore. Stavi forse per dire “E’ impossibile?”

    Cazzo.
    Fine prima parte.
     
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    Sarakube rifletttè rapidamente sul modo migliore per sviare il discorso. Non gli venne in mente nulla di fattibile.

    Aspetta, cos’ho da temere? Non l’ho ucciso, quindi non possono dirmi nulla. Al massimo potrei avere qualche guaio perché sono andato a cercare un mukenin senza essere un ninja assassino, ma posso sempre dire che me lo sono trovato davanti e ho dovuto combattere per la mia vita.

    Già, poteva essere… ma non era completamente sicuro che le alte cariche del villaggio ragionassero secondo quella linea. Perciò decise prima di tutto di tastare il terreno con il maestro. In fondo era l’unica persona che potesse informarli. Se lui per primo non aveva nulla in contrario, era al sicuro.

    Potrebbe essere successo, in via teorica, che mi sia trovato nelle vicinanze del suo rifugio sui monti di Iwa.

    In via teorica, certo. Assentì il suo maestro.

    Sempre in via teorica, potrei essere stato coinvolto in uno scontro. E questo scontro, per pura ipotesi, potrebbe essersi concluso come l’emulatore steso a terra, ferito a morte.

    Capisco, capisco. Visto che stiamo parlando del regno delle ipotesi, non è forse possibile che la tua ipotesi sul fatto che fosse ferito a morte sia… esagerata?

    Sarakube si rilassò leggermente. Sembrava che il maestro avesse intenzione di dargli corda.

    Aveva una grave insufficienza polmonare causata da un’emorragia interna. Sarebbe soffocato nel suo stesso sangue nel giro di qualche minuto… quindi, sempre parlando di possibilità, le sue chance di sopravvivenza erano irrisorie.

    Sei assolutamente sicuro?

    Sarakube si massaggiò le tempie. Quella discussione gli stava facendo venire mal di testa.

    Si. Si sarebbe potuto salvare solo se una squadra di ninja medici fosse arrivata e avesse eseguito un’operazione di emergenza. Una cosa complessa… aprire i polmoni, far uscire il sangue in eccesso, chiudere l’emorragia e solo allora curarlo… pochissime possibilità di sopravvivenza, a meno di non avere a che fare con un ninja medico di abilità leggendaria… io non potrei farlo, e credo che servirebbero i migliori medici di Konoha per tentare una cosa del genere.

    Comprendo… sicché, in questo scontro ipotetico, hai lasciato il nemico a morire senza assicurarti che fosse effettivamente morto. Un errore, Sarakube.

    Come ho detto, l’ipotesi che potesse salvarsi era di gran lunga la più improbabile. Ma evidentemente qualcuno o qualcosa l’ha salvato prima che morisse. Se mai dovesse capitarmi di trovarmi di nuovo faccia a faccia con lui, farò in modo di non commettere lo stesso errore.

    Lo spero, perché sto andando a catturare questo individuo e tu verrai con me. Sei quello che lo conosce meglio di tutti. Saprai senza dubbio aiutarmi.


    Sarakube rimase immobile per un secondo, fissando il vuoto. La sua mente era persa nel ricordo di quel combattimento. Come aveva fatto a sopravvivere? Sarebbe dovuto morire prima ancora che lui riuscisse a uscire dalla vecchia cava.

    Sarakube? Ci sei?

    Sarakube si riscosse. Mi scusi, maestro. Pensavo alle… probabilità.

    Pensaci mentre viaggiamo. Abbiamo molta, molta strada da fare fino ad Oto. Ma prima, brainstorming. Dobbiamo elaborare un piano d’attacco.

    Un piano d’attacco? Ma se non sappiamo nemmeno dove si trova di preciso?

    Ok, diciamo un abbozzo di piano d’attacco. Ci stai?


    Sarakube annuì. Non che potesse fare altro.

    Si misero a discutere su varie strategia che potevano utilizzare per sconfiggerlo. Sarakube rivelò tutto quello che sapeva. Il maestro parve particolarmente interessato al fatto che, nonostante l’arte nemica fosse estremamente versatile, pareva non conferire alcun tipo di protezione aggiuntiva contro i jutsu perforanti. Il Futon già due volte si era dimostrato in grado di distruggere anche con una certa facilità le creazione oscure, quindi alla fine non era un grosso problema come poteva sembrare ferire o uccidere l’emulatore. Ad un certo punto, però, a Sarakube venne un dubbio.

    Perché sta girando per Oto? Non gli converrebbe cercare di nascondersi nei territori selvaggi? Oto può anche non cercarlo attivamente, ma se comincia a uccidere qualcuno manderanno le squadre Anbu.

    Il maestro di grattò la testa. E’ solo un’ipotesi, ma potrebbe aver trovato uno dei vecchi nascondigli del Sannin Orochimaru mentre cercava di raggiungere un territorio senza villaggi. Magari l’ha trovato ben difendibile e abbastanza nascosto per i suoi gusti.

    Sarakube annuì. In effetti, l’emulatore pareva avere una predilezione per i luoghi sotterranei, bui e claustrofobici.

    Parlarono per qualche altra ora, poi il maestro si alzò. Direi che abbiamo parlato abbastanza. Andiamo.

    Sarakube trattenne un sospiro. A volte faceva davvero fatica a capire i ragionamenti del maestro. Tuttavia, si alzò a sua volta. Forse sarebbe riuscito a chiudere quella faccenda, una buona volta.

    Fine seconda parte.
     
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    Sarakube non fu sorpreso quando il maestro si ricordò di chiedergli qualcosa nel bel mezzo del viaggio verso Oto.

    Secondo te l’emulatore avrà un qualche sistema per capire se stiamo arrivando?

    Questa volta Sarakube non trattenne il sospiro. Avevano parlato di un sacco di cose appena qualche ora prima, ma questa domanda non gli era stata posta.

    Non può percepirci. Non è un ninja sensitivo. Ma potrebbe usare le sue creazioni come sentinelle. Non mi stupirebbe sapere che vicino al suo rifugio è pieno di sue creature che pattugliano la zona.

    Il maestro annuì. Lo immaginavo. Ma in realtà volevo sapere… secondo te è in grado di percepire quando una delle sue creazioni viene distrutta? Può capire cosa sta succedendo attraverso di loro?

    Questa era una domanda molto specifica. Ci riflettè sopra per un paio di minuti.

    Non credo. Non stiamo parlando di copie superiori. Le sue creature sono più simili a quelle generate tramite l’Ultra Illustrazione Animale. Le crea, le controlla, ma non sono parte di lui. Non posso escludere che abbia una tecnica specifica per questo, ma le sue creazioni base non dovrebbero avere questa facoltà. Generalmente non hanno occhi, tanto per dire.

    Il maestro annuì. Capisco. Quindi, in caso, l’unica cosa da fare è non farci vedere o eliminare le sentinelle prima che si accorgano di noi. Hai qualche tecnica adatta?

    La Tecnica del Mimetismo è abbastanza?

    Direi di si. Beh, un problema in meno.

    Sarakube non era tanto sicuro che lo fosse davvero, ma si fidava abbastanza del maestro da non discutere ulteriormente con lui. Alla fine, lui era solo uno Sp.Jonin.

    Il viaggio verso Oto durò parecchio, abbastanza da mettere alla prova la resistenza di Sarakube. Si fermarono solo dopo molte ore, quando ormai stava calando la notte e non era più prudente proseguire. Decisero quindi di accamparsi in una piccola grotta ben nascosta. Secondo le informazioni ricevute, l’emulatore non era tanto distante dal punto in cui si trovavano. Meglio procedere con prudenza.

    Come ha intenzione di procedere, maestro?

    Lui si infilò in bocca una razione da viaggio e gli rispose con la bocca piena.

    Le tue capacità furtive sono migliori delle mie. Non dovrebbe essere troppo difficile per te riuscire a scovare l’entrata e infiltrarti all’interno senza che il nostro bersaglio o le sue bestie ti vedano. Il problema, invece, sono eventuali creature che ha creato prima. A quanto ho capito da quello che mi hai raccontato, può generare una quantità immensa di mostri, se gli si da abbastanza tempo, perché non hanno bisogno di essere mantenuti con il proprio chakra. Se li richiamasse a combattere, potrebbe essere un problema. Quindi, mentre tu ti infili nel suo nascondiglio e elimini qualsiasi creatura possa contenere, io penserò ad eliminare quelle all’esterno.

    Non siamo nemmeno tanto sicuri che abbia effettivamente un nascondiglio. Gli fece notare Sarakube.

    Potrebbe non avere scoperto un edificio abbastanza grande da contenere molte creature. Gli concesse il maestro. Potrebbe semplicemente aver trovato una caverna o essersi costruito una casa con dei rami. In tal caso, dovrai aiutarmi a eliminare le minacce esterne prima di affrontarlo. Tuttavia, non credo che sia il caso. L’ultima volta non l’avevi incontrato in una serie di gallerie che aveva scavato nella roccia?

    Sarakube dovette annuire.

    Il maestro sorrise. Ho come la sensazione che questa sia un’abitudine per il nostro uomo. Non ce lo vedo a nascondersi in un anfratto. Potrei sbagliarmi, ovviamente. Ma se così fosse, allora non avrebbe un complesso dove nascondere i suoi mostri e questo ci avvantaggerebbe. Meglio prepararsi per l’opzione peggiore.

    Bhe, come ragionamento non faceva una piega. Sarakube si limitò ad assentire. Facciamo dei turni di guardia?

    Il maestro parve rifletterci. Non siamo tanto distanti dal punto in cui è stato individuato il bersaglio. Sarebbe prudente non dormire nello stesso momento. Per ora dormi, ti sveglierò quando sarò stanco.

    Sarakube non se lo fece ripetere. Si avvolse nelle coperte e chiuse gli occhi sperando che il sonno arrivasse in fretta.

    Fine terza parte. E' un po' che non scrivevo pq, scusate se è un po' fiacca :asd:
     
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    La notte trascorse senza particolari eventi, e la mattina dopo uscirono entrambi dal loro rifugio. L’alba era appena sorta e le paludi di Oto erano avvolte dalla nebbia. La luce crescente dava sfumature perlacee ai banchi di nebbia, rendendo i paesaggio quasi onirico.

    Potrebbe averci già individuati. Disse Sarakube, di punto in bianco.

    Mm?

    Se avesse mandato una delle sue bestie in ricognizione… una di quelle piccole, come un ragno o un serpente, potrebbe averci individuato. Nella notte individuarle con la vista sarebbe impossibile, udirle ancora di più, e non possono essere percepite perché non possiedono chakra. Potrebbe sapere che stiamo arrivando.


    Forse hai ragione. Annuì il maestro. Ma non saprà il momento preciso, ne gli servirà a qualcosa saperlo se non può individuarci. Forse ci stiamo andando a ficcare in una trappola… ma ci entreremo alle nostre condizioni.

    Non vedo come questo ci aiuti.

    Non lo fa. Ammise il maestro. Ma bisogna sempre mantenere un po’ di ottimismo, no?

    Ci prepariamo al peggio e siamo ottimisti? Mi pare con controsenso.
    Disse Sarakube.

    Beh, un giorno capirai. Ora andiamo.

    E andarono. Si mossero tra gli alberi cercando di fare meno silenzio possibile, e cercando anche di tenere d’occhio i dintorni alla ricerca di creature d’ombra che potevano muoversi nei paraggi. Per molto tempo non videro nulla. Poi, ad un certo punto, mentre si muovevano, individuarono quello che sembrava una grossa fune nera avvolta attorno a un ramo. Si bloccarono immediatamente e si nascosero dietro agli alberi, osservando attentamente.

    La “fune” si rivelò essere un grosso serpente scuro che alzò la testa e si guardò attorno, senza emettere alcun suono. Sembrava non averli individuati, ma non potevano esserne sicuri.

    Sarakube stava già pensando a come neutralizzarlo quando il maestro lo precedette, lanciando uno shuriken contro la creatura. Il piccolo pezzo di acciaio affilato solcò l’aria sibilando e affettò la testa della creatura, che si dissolse all’istante in una brodaglia nera.

    Bel tiro. Disse Sarakube, mentre il maestro faceva tornare lo shuriken indietro grazie a un po’ di filo d’acciaio.

    Grazie. Sono piuttosto impressionato da quella cosa, in verità. Non immaginavo che potesse spingersi a tanto.

    E probabilmente ce ne sono altre in giro. Dovremmo stare molto più attenti.


    Da quel momento, i due decisero di proseguire con più cautela. Anche perché, nonostante sapessero dove era stato avvistato l’emulatore, non avevano la minima idea di dove si trovasse effettivamente. Avrebbero potuto tranquillamente passare di fianco al suo nascondiglio e non accorgersene. Non avevano nemmeno un’idea precisa sulla sua posizione. Si era stato avvistato da quelle parti, ma “quelle parti” era una zona abbastanza ampia. A occhio, diversi ettari di territorio, non propriamente omogeneo. Si trattava in gran parte di zone paludose, però alcune parti erano più asciutte, mentre altre ancora erano effettivamente rocciose.

    Forse dovremmo concentrarci prima sulle zone più asciutte. Aveva detto il maestro mentre si muovevano verso Oto. E’ sicuramente più semplice trovare rifugio lì che negli acquitrini.

    E così avevano fatto. Avevano cercato di evitare il più possibile gli acquitrini, per un motivo molto semplice. Tra folta vegetazione, scarsa illuminazione e acqua non sempre limpida, la possibilità di essere individuati da una delle creature dell’emulatore, nascoste sott’acqua, era tutt’altro che remota. Potevano non esserci, ma in ogni caso, era meglio stare sul sicuro. Perciò, tentarono di usare quanto più possibile le cime degli alberi per sfuggire alla vista di eventuali invisibili sentinelle terrestri. Se invece individuavano una creatura nelle fronde, la eliminavano.

    Mmm… abbiamo coperto circa la metà delle zone asciutte. Disse ad un certo punto il maestro, esaminando la mappa che teneva in mano. Non stiamo andando male. Forse riusciremo a finire entro un paio d’ore.

    E se non troviamo nulla? Dovremo davvero cercare nelle paludi?

    Purtroppo si. Non possiamo escludere che si sia costruito un rifugio in una di quelle zone. Possiamo solo sperare che non sia così.

    Sarakube mugugnò qualcosa di indefinibile. Le paludi coprivano l’80% del territorio che stavano esplorando. Ci avevano messo ore per perlustrarne il 10%. A quella velocità, ci avrebbero messo giorni a trovare il loro bersaglio… sempre che fosse da quelle parti. E se non li individuava prima. Ogni secondo passato lì era un secondo in più concesso al loro nemico per trovarli.

    Facciamoci forza. Non manca molto.

    Sarakube voleva credergli, ma il suo ottimismo non era grande come quello del maestro. Tuttavia, anche senza ottimismo, era testardo. Non si sarebbe arreso così facilmente. Avrebbero perlustrato quel posto palmo a palmo e solo se non trovavano nulla si sarebbero diretti altrove.

    Per fortuna, non ce ne fu bisogno. Ad un certo punto, il maestro si bloccò, girando la testa verso sud-est.

    Maestro? Qualcosa non va?

    Sarakube, avevi detto che l’emulatore può mascherare il suo chakra, vero?

    Immagino possa, altrimenti non mi spiego come mai non siamo mai riusciti a prenderlo. Anche avendo ninja sensoriali. Perché?

    Poco fa, ho sentito la presenza di qualcuno.
    Rispose, continuando a fissare il vuoto. Però è sparito subito. Potrebbe essere lui?

    Potrebbe. Chi altri verrebbe qui?

    Il maestro annuì. Andiamo a vedere.

    Fine quarta parte. Aspetto ancora l'exp dei tre post precedenti.
     
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    Il duo avanzò rapidamente per le paludi, verso la fonte di chakra percepita poco prima. Fu un’avanzata semplice… finchè non incontrarono i primi segnali.

    Ad un certo punto, in mezzo ai rami, cominciarono ad apparire delle funi nere. I due si fermarono di botto e le ispezionarono, incerti. Nessuno aveva idea di cosa fossero. A occhio, sembravano semplicemente dei lunghi fili, spessi due dita, che attraversavano l’aria, ancorandosi a due rami distanti circa cinque metri. Ce n’erano altri nelle vicinanze, disposti in maniera simile.

    Che roba sono? Chiese il maestro, confuso.

    Non saprei. Non sembrano animate.

    Sarakube era fortemente tentato di toccarla per vedere cosa sarebbe successo una volta fatto, ma evitò. Potevano essere una trappola.

    Il maestro sembrava pensarla più o meno alla stessa maniera, perché disse. Continuiamo, ma stiamo attenti. Questa cosa non mi convince per nulla.

    Continuarono ad avanzare per un po’, con l’intrico che diventava sempre più fitto. Ad un certo punto, evitando uno sbarramento particolarmente complesso, Sarakube ebbe l’illuminazione.

    E’ una ragnatela. Disse, fermandosi di botto su un ramo.

    Una ragnatela? Intenti dire che l’emulatore ha creato una sorta di gigantesco ragno per pattugliare i confini?

    Potrebbe averlo fatto. I ragni catturano la loro preda tramite le ragnatele e poi, attirati dalle vibrazioni, arrivano per ucciderla. Se toccassimo uno solo di questi filamenti, scommetto che la bestia arriverebbe in un lampo.

    Il maestro si grattò il mento, pensieroso. Allora facciamolo.

    Cosa?

    Attiriamo il ragno. Se è lui che pattuglia il territorio dell’emulatore, una volta eliminato ci saranno meno probabilità che possa individuarci.


    Sarakube esitò. E' solo una teoria, maestro. Potrebbe essere tutt'altro.

    Vero. Ma cosa ci costa? Se fossero qui solo per bloccare gli intrusi, non potrebbe accorgersene. E anche se potesse, come farebbe a capire che cos'è che è stato catturato? Dovrebbe venire fin qui o mandare qualcosa a prenderla. In ogni caso, è qualcosa che viene da noi invece di doverla cercare.


    Sarakube ci rifletté. Potrebbe funzionare, ma dobbiamo essere rapidi. Il mostro che ha creato queste ragnatele deve essere gigantesco… forse una decina di metri. Anche se non fosse una sorta di ragno gigante, dobbiamo eliminarlo in fretta e in silenzio, altrimenti il rumore della lotta potrebbe attirare l'attenzione dell'emulatore e farlo fuggire.

    Silenzioso e letale. Mi piace. Penso di sapere come fare.


    E così si misero in posizione. Sarakube evocò una copia acquatica che si buttò a pesce in un intrico di ragnatele e cominciò ad agitarsi. Il vero Sarakube e il maestro, nascosti tra le frasche, poterono osservare come i movimenti scomposti della copia facessero vibrare i rami vicini, a cui erano collegati molti altri fili. Non c’erano dubbi che avrebbe attirato l’attenzione della creatura che li aveva mossi.

    Di sicuro questa è una trappola ingegnosa. Speriamo che l’emulatore non abbia trovato il modo di vedere attraverso le sua creazioni, altrimenti verrà a conoscenza della tua presenza. E considerato che è andata a finire la volta scorsa, potrebbe non essere piacevole.

    Ma questa volta ci siete voi, maestro. Non potrà scappare così facilmente.

    Apprezzo la fiducia che riponi in me, però suggerisco di fare silenzio. Mi è sembrato di sentire qualcosa.

    Non era stata un’impressione. C’era davvero qualcosa che si muoveva silenziosamente tra i rami, in direzione della copia che si dimenava. O meglio, silenziosamente per qualcosa di così grosso. Un ragno normale potresti non sentirlo mai se non nel momento in cui emette un verso, che di solito è qualcosa che ricorda moltissimo un incrocio tra il grido strozzato di un bambino morente e il fischio di un gatto furioso. Ma in quel particolare caso, la creatura era talmente gigantesca che era impossibile che non facesse il minimo suono mente si muoveva. Sarakube e il maestro poterono ammirare l’entrata in scena della creatura in tutto il suo ributtante splendore.

    La prima cosa che videro fu una lunga zampa nera e lucida che usciva con un lento fruscio sinistro da un paio di frasche. Una zampa grossa quanto un tronco di betulla, ricoperto da lunghi peli neri che vibravano. L’estremità era uncinata, al contrario di quella dei veri ragni, e anche il resto dell’arto era coperto di spuntoni e escrescenze affilate che nessun aracnide vero e proprio possedeva.

    In circostanze normali, Sarakube e il suo maestro avrebbero cominciato una discussione semi-filosofica in cui discutevano come una creatura di quelle dimensioni potesse muoversi sulle fronde degli alberi senza spezzarli, ma quello non era il momento per parlare. Subito dopo la zampa orripilante, dalle foglie emersero altre quattro zampe e la testa. Che, se possibile, era ancora più brutta del resto del corpo. Grossa, ovoidale, con i cheliceri che terminavano in denti veleniferi grossi quanto spade e una bocca armata di denti affilati. O meglio, con due placche seghettate che si chiudevano come pezzi di un’infernale macchina affettatrice. Gli otto occhi della creatura, neri e vuoti come quelli di tutte le altre bestie create dall’emulatore, sporgevano dalla sommità del capo.

    L’orribile creatura di mosse con una leggerezza incredibile verso la copia che si dibatteva, come se non pesasse più di una piuma. Il mostro alzò i cheliceri in alto, si posizionò nel per infliggere nel modo migliore il colpo letale. Zampettò sui fili neri con un fruscio leggerissimo, fino a posizionarsi sopra la testa della copia, e affondò.

    Fu in quel momento che la trappola scattò.

    Fine quinta parte. Attendo ancora exp.
     
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    La sorpresa era quello su cui contavano. Anche se erano creature artificiali e in certi casi mancavano di istinti basilari, come per esempio l’istinto di autoconservazione, le bestie evocare dall’emulatore spesso mostravano una primitiva intelligenza. E quando il ragno demoniaco infilò le zanne nel corpo della copia, questa esplose in una bolla d’acqua che precipitò al suolo. La creatura, confusa, rimase paralizzata. E in quel momento, Sarakube scattò. Si lanciò fuori dal nascondiglio poco più avanti, facendo fuoriuscire grossi serpenti dalle maniche del suo impermeabile.

    La creatura era reattiva. Quando Sarakube uscì, alzò la testa come per guardarlo. Era esattamente quello che Sarakube si era aspettato. In effetti, ci aveva contato. I serpenti si infilarono sotto la testa della creatura, in quello che sarebbe stato il collo, e lui sorvolò la belva, atterrando alle sue spalle. Dopodiché, si lanciò in basso, tirando la creatura all’indietro.

    Nonostante le dimensioni, la belva era leggera. Non fu troppo difficile costringerla in una posizione ripiegata all’indietro. Purtroppo, oltre a essere leggera, era anche spaventosamente forte. Piantò le zampe nel legno e bloccò la discesa di Sarakube. Cominciò addirittura tirarlo in alto.

    Fortunatamente, quel piccolo teatrino serviva solo a distrarre le bestia e a dare il maestro il tempo di cui necessitava per concludere una serie di sigilli. Nel momento stesso in cui la creatura cominciava a tirare Sarakube, le dita del maestro si chiusero nel sigillo finale e la trappola scattò sul serio.

    Una frazione di secondo dopo, uno spesso anello di Fuuton si materializzò attorno alla creatura. Sarakube non aveva mai visto quella tecnica prima d’ora, ma sapeva di cosa era capace. Vederla in azione però era tutta un’altra faccenda. Il cerchio di Fuuton si chiuse sulla creatura come una tagliola, tranciandolo in due. Il tronco con quattro delle zampe venne scaraventato in avanti, mentre il ventre con le zampe restanti cadde all’indietro e precipitò. Anche i serpenti di Sarakube vennero decapitati, ma questo per lui era un problema assolutamente secondario. Si limitò a dissolvere la tecnica e ad atterrare comodamente una ventina di metri più in basso. Il ventre della creatura, intanto, si dissolse prima di toccare il suolo.

    Bel lavoro. E’ stato semplice. Si congratulò il maestro, raggiungendolo.

    A dire il vero, non credevo che sarebbe stato così semplice.

    Era solo un jutsu. Non poteva essere troppo pericoloso.


    Beh, forse aveva ragione. Però Sarakube non potè fare a meno di osservare che le ragnatele non si erano dissolte. Forse era solo un caso. Però…

    Forza, continuiamo e restiamo prudenti. Non sappiamo se l’emulatore ha altre difese oltre a queste.

    Sarakube annuì, ma non sembrava convinto. Aveva la fastidiosa sensazione che ci fosse ancora qualcosa da fare. Come se non avessero concluso l’opera.

    Forse fu la fortuna. Forse fu il fato. Ma quando il maestro cominciò a girarsi per riprendere la marcia, Sarakube colse un fruscio, sopra di loro. Reagì d’istinto. Afferrò la katana che portava sulla schiena. Con un unico movimento la estrasse, la ricoprì di chakra Fuuton e la scagliò con tutte le sue forze contro la fonte del fruscio. Ci fu un rumore sordo di metallo contro qualcosa di molliccio e umido, e per un secondo non successe nulla. Poi, dai rami, cadde il mezzo ragno rimasto, con la spada conficcata in mezzo alle fauci. Il mostro si dissolse a mezz’aria, facendo precipitare la katana che si conficcò nel terreno fino all’elsa.

    Bella reazione. Commentò il maestro, mentre tutte le ragnatele rimaste si dissolvevano nel nulla.

    Me lo sentivo che quel coso non era ancora morto del tutto. Lo shinobi di Konoha andò verso la sua spada e la estrasse dal suolo. Bestiaccia resistente.

    Speriamo che non ne abbiamo molte altre, altrimenti recuperarlo sarà più difficile del previsto.

    Speriamo. Vorrei uscire da queste paludi più in fretta possibile.


    E con un salto, tornarono alle fronde. Ma ci rimasero poco. Infatti, poche centinaia di metri più avanti, intravidero una scalinata che sprofondava nel terreno. Sembrava una costruzione antica, forse più che centenaria. Ma facilmente riconoscibile dal fatto che l’ingresso era decorato con sculture a forma di serpente.

    Un vecchio rifugio del Sannin Orochimaru. Constatò Sarakube.

    Bene, siamo quasi alla fine di questa missione. Tu infiltrati nella base. I vedo se nelle vicinanze ci sono nemici.
    Il maestro allungò a Sarakube un trasmettitore. Non fare nulla finchè non ti do il segnale.

    Sarakube annuì, prese il trasmettitore e se lo infilò nell’orecchio. Sono pronto.

    Fine sesta parte. Attendo doppi exp.
     
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  7. Anselmo
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    55 per la prima parte e 60 per la seconda
     
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  8. Shapechanger
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    Come prevedeva il piano, Sarakube e il maestro si divisero. Sarakube attivò la Tecnica del Mimetismo e semplicemente entrò nel complesso. Il maestro invece avrebbe perlustrato i dintorni cercando eventuali creazioni pronte per riversarsi su di loro in caso di allarme. Difficile dire quale dei due fosse il compito più pericoloso.

    Sarakube entrò nell’edificio sotterraneo facendo meno rumore possibile. Era abbastanza bravo a muoversi silenziosamente, e questo, unito alla Tecnica del Mimetismo, lo rendeva capace di muoversi indisturbato ovunque non ci fossero ninja sensoriali o utilizzatori di dojutsu. Il bersaglio non aveva ne l’uno ne l’altro, quindi il ninja di Konoha era abbastanza sicuro di potersi muovere relativamente indisturbato… per un po’, almeno.

    La prima cosa da fare, ovviamente, era cercare eventuali creature e distruggerle. Però non sembravano essercene. Il luogo era estremamente silenzioso e tetro. Più tetro dell’ultimo in cui era stato, per lo meno. Lì, almeno, c’erano torce affisse alle pareti di pietra nuda, pareti che illuminavano il nascondiglio abbastanza da farlo passare per un’abitazione. Il quel luogo non c’era nulla del genere. Tutto era buio, umido e sapeva di muffa. Era come una tomba molto vecchia abbandonata a se stessa e alla palude. Dopo pochi metri, Sarakube non riusciva più a vedere le pareti e si doveva muovere con una mano appoggiata sul muro, per essere sicuro di sapere dove stava andando.

    Che diavolo sta facendo qui? Si chiese il ninja, osservando i dintorni e vedendo solo oscurità assoluta. Non riusciva nemmeno a vedere la mano che stava toccando il muro. Ciononostante, non si arrese. Continuò ad avanzare, sempre più avanti, sempre più in profondità in quel luogo orribile e sinistro. Finchè le sue dita non toccarono qualcosa che sembrava diverso dal resto della parete. Qualcosa con una consistenza diversa.

    Sarakube armeggiò un po’ finchè non riuscì a capire di cosa si trattava. Era una porta. Una porta di legno incassata nella parete e, apparentemente, ancora in piedi nonostante anni di abbandono. Orochimaru ci doveva tenere molto alla qualità dei suoi infissi.

    Colto da un’idea, Sarakube provò ad entrare all’interno. Non fu semplice. La porta era si in ottime condizioni, però apparentemente l’umidità aveva gonfiato il legno, incastrandola. Non volendo fare troppo rumore, Sarakube sfruttò la Prevenzione dell’Attacco per fondersi con il pavimento di pietra e sbucare dall’altra parte. Poi attivò il comunicatore e sussurrò al microfono.

    Maestro, mi serve aiuto.

    Che succede?

    Non riesco a trovare l’emulatore. Non ci sono luci qui, non vedo ne dove sono ne dove sto andando.


    Dopo una brevissima pausa, il maestro rispose. Esci da lì. C’è un sacco di roba nascosta qui intorno. Appena l’avrò sistemata entreremo insieme e faremo quello per cui siamo venuti. Ora fuori. Fuori!

    Sarakube avrebbe voluto obbedire. Davvero. Sapeva che, nell’oscurità totale, era in svantaggio. Purtroppo, in quel momento, la porta dietro di lui venne sfondata da qualcosa di molto grosso e molto forte, e lui reagì d’istinto. Nel breve attimo prima che espirasse tutta l’aria che aveva nei polmoni, li riempì di chakra Fuuton e lo espulse come un esplosione.

    L’intero complesso vene scosso dalla potenza dell’attacco. Normalmente la Tecnica della Repressione era un jutsu di grande area d’effetto, anche se non abbastanza grande da coprire un edificio tanto esteso. Tuttavia, il chakra di vento, canalizzato dai corridoi, riuscì a raggiungere ogni singolo anfratto della struttura, aprendo squarci nelle pareti e soprattutto nel soffitto. Dall’esterno, sarebbe sicuramente parso che il terreno si fosse aperto a causa di un’improvvisa folata di vento sotterraneo. Il che era più o meno quello che era successo.

    Quando la tempesta in miniatura si estinse, Sarakube vide che aveva appena ridotto a brandelli una grossa creatura umanoide. Ne aveva già viste altre, quando aveva affrontato per la prima volta l’emulatore, quindi non fu sorpreso. Il problema era che, con tutto quel caos, il bersaglio si era sicuramente accorto della sua presenza.

    Non che fosse l’unico. Sarakube, che accidenti combini?!

    Ho reagito d’istinto. Mi è arrivato uno di quei cosi alle spalle e…

    Non importa. Esci. Io sto arrivando.


    E questa volta, Sarakube uscì. Solo che, una volta all’esterno, sentì rumore di passi e, voltandosi, vide una sagoma nera che si avvicinava.

    Sei arrivato, quindi. Disse, tenendo acceso il microfono.

    Il maestro capì subito. Trattienilo per un minuto.

    Sarakube si mise in mezzo al corridoio. Doveva trattenerlo per un minuto. Che poteva essere mai?

    Fine settima parte.
     
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  9. Shapechanger
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    Ancora tu… non ti arrendi, vero? Perché non mi lasci in pace?

    Non erano esattamente quelle le parole che Sarakube si era aspettato dall’emulatore, però in fondo il suo scopo era trattenerlo. Cosa gli importava se quel minuto doveva passarlo pestandosi con il mukenin o parlandoci? Erano due modi equivalenti.

    Perché non ti lascio in pace? Perché sei un fottutissimo serial killer, ecco perché.

    L’emulatore non disse nulla. Rimase immobile nel corridoio, fissandolo da sotto il cappuccio del mantello oscuro creato con la sua arte. Così, Sarakube ebbe modo di chiedergli una cosa che gli rodeva il cervello da quando aveva scoperto, molto tempo prima, che non era il vero omicida.

    Qual è il tuo vero nome?

    L’uomo sollevò lo sguardo, incrociando i suoi occhi azzurri con quelli verdi di Sarakube. Aiku Adajra.

    Sarakube notò che sembrava esitante. Le parole gli uscivano dalla bocca stentate, incerte, come se non fosse interamente concentrato su quello che stava facendo.

    Bene Aiku. Ho intenzione di portarti a Konoha in catene, e visto che per la prima volta da quando ci siamo incontrati non stai cercando di uccidermi, te lo chiederò con gentilezza: ti arrendi?

    Qualcosa scattò negli occhi del mukenin, come se qualcosa si fosse risvegliato nella sua mente, o avesse finalmente compreso pienamente quello che stava accadendo.

    Mai!

    E così, si ricomincia.

    Aiku aprì le danze come ormai si aspettava. Evocò i suoi servi oscuri, dei grossi esseri umanoidi con tratti da rettile. Sarakube coprì le sue dita con uno strato di Fuuton e scagliò contro di loro una sottile ma affilatissima lama di vento che gli tagliò a metà, lasciandoli a disfarsi nel nulla. Quei cosi non erano mai stati una grande minaccia per lui, perché anche se erano indubbiamente forti nel combattimento corpo a corpo, non erano abbastanza resistenti da reggere i suoi colpi più potenti. Non avevano alcuna possibilità di farcela, e forse, se continuava così, non avrebbe nemmeno avuto bisogno del maestro.

    Il mukenin non sembrò preoccuparsene eccessivamente. Il suo attacco successivo fu leggermente diverso. Invece di evocare grossi umanoidi per batterlo con la forza del numero, questa volta evocò un grosso serpente, abbastanza grande da riempire quasi completamente il corridoio. L’enorme creatura aprì le fauci gigantesche, capaci di inghiottirlo in un sol boccone, e si fece avanti sibilando infuriato.

    Sarakube ribattè lanciandogli un Vortice di Vento dalla Montagna direttamente in gola. La bestia fu colpita dal vortice distruttivo e scagliata indietro mentre il suo corpo veniva lacerato. Tuttavia, quando l’attacco cessò, era ancora “viva”. In compenso, Aiku era sparito.

    L’istinto ancora una volta salvò il giovane Kazamura, che intuendo le intenzioni del suo nemico, si abbassò repentinamente, evitando così una sferzata della lama nera del suo avversario. Approfittò del movimento del suo nemico per afferrargli il braccio e scagliarlo contro la sue stessa creatura, che riuscì in qualche maniera ad ammorbidire la caduta del suo padrone. Ma Sarakube non poteva permettere a quella creatura di rimanere lì. Estraendo un rotolo dalle tasche del giubbotto ninja, lo spalancò investendo il rettile con un mare di fiamme. Il mostro finalmente cedette e si dissolse.

    Aiku fece per tornare a combattere. Piegò le gambe come per saltare, ma a metà del movimento, improvvisamente, una serie di linee scure che assomigliavano a spire di serpente si fecero largo da sotto i suoi vestiti, circondandogli la faccia e il resto del corpo. Rimase così, bloccato in quella posizione, senza poter reagire.

    Cos’hai…?

    Sigillo dello Stritolatore. Lo informò Sarakube. Blocca i movimenti del corpo e del chakra.

    Aiku cercò di reagire. Tese i muscoli e provò a creare qualcosa che lo potesse aiutare, ma fu tutto inutile. I muscoli tremavano, ma non si muovevano secondo le sue indicazioni. Non riusciva ad accedere al suo chakra.

    Sembra che tu non sia in grado di liberarti. A quanto pare, questo combattimento è finito.

    Aveva appena finito di parlare che uno strano riflesso verde passò negli occhi del mukenin. Istantaneamente, un’aura fuoriuscì dal suo corpo. Sarakube aveva già visto succedere una cosa del genere, quando i Jinchuuriki utilizzavano il potere del loro demone interiore, richiamandone il chakra. Solo che questa volta, l’aura era nera.

    Fine ottava parte.
     
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  10. Shapechanger
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    Li, nel vecchio rifugio del Sannin Orochimaru, Sarakube si trovava davanti a un fenomeno che non riusciva del tutto a capire. Aiku, l’emulatore, si era avvolto in un’aura nera molto somigliante a quelle dei Jinchuuriki. Ma non poteva esserlo, perché l’aura dei demoni era rossa, e comunque non c’erano Bijuu liberi di cui fosse a conoscenza. Però la sensazione che quel chakra nero gli procurava… era familiare. Doveva aveva già sentito questo tipo di potere? Quel potere… oscuro?

    Ulkiorra?

    Non ebbe bisogno di una conferma da parte del mukenin. Era sicuro che il chakra che percepiva appartenesse all’antico demone oscuro che aveva sconfitto tempo prima. In quel momento realizzò che doveva essere stato lui a salvare Aiku quando l’aveva lasciato a morire nella vecchia cava in rovina. Era l’unica spiegazione sensata. Il demone composto da puro chakra si era fuso con il corpo del ninja morente e aveva creato un legame che adesso si manifestava in questa sorta di unione simile a quella tra un Bijuu e il suo ospite. Il demone forniva potere, l’umano un corpo che potesse utilizzare. Gli pareva strano però che Ulkiorra non avesse cercato di controllare l’uomo. Forse non ne era in grado, nonostante i suoi vasti poteri mentali. Forse non aveva ancora capito come fare.

    Tutti questi pensieri però erano decisamente fuori luogo in quel momento. Aiku infatti non si limitò a sfuggire alla presa del suo sigillo, no. Si scagliò contro di lui alla massima velocità che gli era possibile, armato con la sua fidata spada oscura. E Sarakube seppe che non poteva evitarlo. Non era diventato così rapido da non permettergli di reagire in maniera assoluta. Era però abbastanza rapido da impedirgli di reagire in maniera completa. Riusciva a capire che stava arrivando, ma sapeva anche che non era abbastanza rapido per evitarlo, nonostante tutto.

    Fortunatamente, in quel momento, qualcuno gli passò velocissimamente di fianco e respinse il mukenin con un violento calcio sullo zigomo sinistro. Aiku venne scagliato indietro nel corridoio, finendo lungo disteso e con un livido che già spuntava sulla sua faccia.

    Bravo, Sarakube. L’hai trattenuto abbastanza.

    Sarakube si sentì molto sollevato, tanto da tirare un sospiro di sollievo e fare un mezzo sorriso. Poi si ricordò chi era il nemico.

    Maestro, stia attento. L’emulatore è posseduto da un’entità maligna.

    L’avevo percepito. Non preoccuparti, mi sono preparato a dovere.


    Dicendo questo, il maestro compose una sequenza di sigilli e immediatamente pezzi di roccia dalla pareti e dal pavimento si staccarono e confluirono su di lui formando un’impenetrabile barriera di detriti. Poi cominciò l’attacco.

    Sarakube stava quasi per avvertire il suo maestro che molto probabilmente gli attacchi sarebbero impattati contro una barriera di qualche genere, quando si rese conto che non c’era alcun bisogno di avvertirlo. Il primissimo pugno del maestro venne intercettato da uno strato di chakra oscuro, che però non potè nulla contro la potenza che dell’attacco. La barriera andò in frantumi e Aiku venne colpito pesantemente allo stomaco. Tentò di contrattaccare, ma il suo colpo venne intercettato e con una torsione del braccio, il maestro lo scagliò con violenza inaudita contro il pavimento di pietra. Aiku si alzò in fretta, rilasciando una serie di tentacoli fatti di oscurità, ma il maestro li attraversò come fossero fatti di aria e sferrò un altro violentissimo pugno sul volto del mukenin. Sarakube sentì distintamente le ossa frantumarsi. L’emulatore parve perdere qualsiasi impulso combattivo. Nel suo sguardo c’era solo terrore.

    E’ finita. Pensò Sarakube, un istante prima che Aiku aprisse il mantello e rilasciasse quello che sembrava un vento oscuro. Niente di pericoloso, in effetti, poiché Sarakube riuscì a sostenerlo senza problemi, nonostante la mancanza di protezioni. Il problema era che, quando la tempesta cessò, di lui non c’era più traccia.

    Dannazione, è scappato. Quel tipo è più sgusciante di un’anguilla. Il maestro rimase immobile per diversi secondi, come se cercasse di sentire qualcosa. Niente, non lo percepisco. Diavolo, eravamo così vicini.

    Mi spiace, maestro. E’ colpa mia.

    Si, è vero. Ma non c’era comunque nulla che potessi fare. Sarebbe riuscito a scappare in ogni caso.


    Sarakube pensò che fosse il momento giusto per rilassarsi. Parevano non esserci pericoli, almeno al momento. E adesso, cosa facciamo?

    Potremmo cercarlo, ma lui conosce il territorio meglio di noi e se non riesco a percepirlo, non credo che lo troveremo. Riesce a nascondere il suo chakra e la sua presenza, non so nemmeno come. La missione è fallita. Torniamo a Konoha.

    Sarakube annuì. Però era preoccupato. Anche il maestro lo era, e tanto. Anche se non sapeva cosa fosse l’entità malefica all’interno dell’emulatore, aveva capito che era un grosso problema. Avrebbero dovuto prepararsi meglio per la prossima volta.

    Fine nona parte e fine della PQ in generale. Attendo exp.
     
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  11. ~Dan
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10 replies since 9/2/2015, 08:54   109 views
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