Vino per cuori solitari!

Con l'unico ed inimitabile Kashi!

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    Era passato un buon numero di giorni da quando erano accaduti quei fatti che avevano portato la ragazza a riscoprire e risvegliare, si fa per dire, i propri poteri del clan Yamanaka ed anche quelli che si portava dietro nel suo bagaglio personale. Da quel giorno non ci furono più contatti con quei tizi. Parevano far parte di una prigione e, benché nessuna delle due lo sapesse, erano effettivamente parte di una certa associazione a cui capo c'era il capo di una certa prigione e quei tizi dovevano essere le sue guardie o qualche cavolata simile. Ovviamente, essendo la giovane probabilmente più sexy di Kusa e la sua amichetta completamente all'oscuro di tutto ciò che veniva gestito all'interno di quel carcere che, tanto per buttare carne al fuoco ed alimentare il poco di interesse che già non si è sviluppato nei lettori, ha una forma pentagonale e no, non è il pentagono. Le due trascorrevano la vita tra una litigata, una carezza ed una sottospecie di rissa con il fidanzato di Reika. Insomma, tra i due non andava proprio bene, il rapporto si era incrinato si diceva a causa di Inohana e del suo atteggiamento, decisamente più festaiolo e carino e meno aggressivo di quello della... Boh, il suo cognome era iscritto soltanto in un documento andato bruciato assieme alla sua casa qualche manciata di anni prima. Tra i due andava in malora più che altro perché lui pensava che lei si stesse prendendo troppe libertà, non stava con lui e stronzate di questo genere. In realtà non gliela dava... Anche perché già da tempo aveva capito che quello faceva gli occhi dolci all'altra ragazza della casa. Ogni volta che la vedeva passare si girava e puntava gli occhi addosso. D'altronde cosa vuoi pensare di fare quando ti vedi una tale persona passarti accanto... Lo facevano tutti! E la parte migliore era che Inohana si gasava eccome a notare anche il singolo occhio che sgusciava più o meno sotto i suoi vestiti ed ecco che le spuntava un bel sorrisetto sbeffeggiante sul viso.
    Ma perché parlare di queste cose? Tanto, a noi che ci interessa! Anzi! Ad Inohana interessava di ben altra cosa, specialmente perché le due erano in palestra (e quando mai) e tra quel luogo e la cantina c'erano più o meno 5 metri di corridoio che distanziavano i due luoghi. Una da una parte, una dall'altra e nonostante ciò non fu assolutamente difficile per quella in palestra (chi se non Reika) sentire le incredibili urla derivanti dall'ultimo luogo citato... Sì insomma quello dove tenevano conservate le scorte di alcolici e di vino rosso, quello preferito dalla... Sedicenne, o diciassettenne, insomma da Inohana. Ed è proprio questa la causa del...

    - MALEDIZIONE!! -

    A spaventarsi più di tutti fu il passante che sentì quell'urlo venire dal sottosuolo e, credendo si trattasse di un fantasma che lo aveva appena maledetto a caso, si guardò attorno e se ne andò in fretta e furia, ansimando e con uno sguardo talmente terrorizzato che nemmeno un uomo che ha appena visto la morte avrebbe. Reika lo sapeva e già sapeva (e siamo a due) che presto o tardi se ne sarebbe accorta che era finito qualcosa in quel buco. “Così piena di soldi, così vuota di memoria” ripeteva nella sua testa. Nonostante ciò, ebbe anche lei un piccolo sobbalzo a quel tremendo urlo. Per fortuna i successivi non le fecero prendere un attacco di crepa-cuore, cosa che rischiò un altro passante abbastanza anziano, sentendosi forse chiamare dai Kami o dagli Shinigami. Poverello?!

    - DA QUANDO CAZZO E' FINITO IL VINOOOOOOOOOOOH?!? -

    Insomma. Era finito il vino rosso. Vedere una Inohana incazzata in quel modo era nuovo anche per Reika. Ma non volle calmarla, tanto sarebbe stato inutile e probabilmente anche lei si sarebbe presa o un pugno in faccia o una scossa degna di un fulmine piombato direttamente dal cielo terso di nubi bianche. Per questo proseguì nei suoi infiniti e lunghi esercizi. Nessuno riuscì mai a capire come ella poteva resistere a se stessa ed ogni giorno, ogni singolo giorno, buttare dalle due alle tre ore della sua vita tra pesi, allenamento, corsa e chi più ne ha più ne metta. Era una questione di insegnamento. Glielo aveva impartito suo padre. Voleva un figlio maschio e dal grembo della sua fidanzata, morta anni poi nell'incendio della loro casa assieme a lui mentre salvavano proprio quella piccola Reika, per poter proseguire la sua “leggenda”. Suo padre, in quel villaggio, era veramente famoso come unico salvatore della patria. L'unico con le palle di ribellarsi. E venne ucciso da colui che proprio Reika uccise circa 6 anni dopo, quando aveva quindici anni, restituendo ai poveracci la loro vita. Beh, di quella storia si può raccontare anche poi! Ed in quel momento era spaventata da una viziata diciassettenne con due tette enormi... Beh, la vita! La Yamanaka era davvero inviperita. Sembrava un piccolo demone che girava per una reggia bianca. Salì in camera sua, prese qualche vestito molto a caso (i soliti, ovviamente)... Per fortuna non uscì in due pezzi da quella casa. Anche perché ne sarebbe stata capace! L'altra ragazza fece così poco caso alla giovane incazzosa... Talmente poco che continuava ad allenarsi mentre l'altra sbraitava e le gridava “Esco a prendere il vinoH”.
    Inohana, in tutto quel trambusto ed il pestare i piedi sul terriccio, riuscì a pensare a dove andare. Si ricordò che aveva sentito parlare di un certo ristorante gestito in famiglia dove dovevano avere del buon vino. Nemmeno sapeva che ore erano, ma solo a sentir parlare di ristorazione e cibo le venne decisamente fame... Ed inoltre aveva anche sentito dire che il cuoco là era un certo ragazzino più o meno della sua stessa età ed era anche abbastanza carino. Era un cuore solitario, andare a caccia era la sua attività preferita oltre al bere! Magari trovare un... Boh, una compagnia almeno per qualche istante, le sarebbe stato utile. Specialmente per superare quell'incubo che era tornare a far la Kunoichi per capire chi cazzo e perché cazzo l'avesse attaccata quel giorno. Non ci mise molto a trovarlo... Non si sa nemmeno come e perché, non chiese informazioni e partì a colpo sicuro. Era una delle sue principali abilità, andare a colpo sicuro verso il nulla. Tre volte su quattro sbagliava, ma non quella... E quando trovò il ristorante, o quello che sembrava tale, ci si fiondò dentro e, con uno charme incredibile ed altrettanta bellezza...

    - Salve! Avete del vino rosso?! -

    Chiese, con quello che sembrava il sorriso e lo sguardo più sexy che potessero esistere sulla faccia della Terra ad... Un bancone. Ma sei idiota?!

    Finalmente :cipo:

    Scegli se avete il vino o no :asd: Ah, mi son dimenticato di chiedertelo su Curse. Tre o Sei (Così prendo il lv.3 dello Yamanaka <3) post? :rosa:
     
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    Una bella giornata, nonostante il freddo: il sole dipinge l'azzurro del cielo di un colorito più chiaro, mentre gli allegri animaletti che si rifugiano fra gli alberi di tutto il villaggio canticchiano allegramente, rendendo vivace il clima all'interno del caotico villaggio dell'Erba. E' piena settimana, è normale che ci sia un po' di caos, anche perchè tutti quanti si ritrovano qualcosa da fare od hanno il proprio lavoro da compiere.
    Sono circa le otto del mattino, ed il nostro Ban è già fuori casa che passeggia allegramente proprio in mezzo ad uno dei grossi e comuni parchi di Kusagakure con due grosse buste in mano che dondolano avanti ed indietro ad ogni suo passo, mentre un leggero venticello smuove i suoi capelli brizzolati e sempre all'insù con delicatezza, anche se con le basse temperature non è proprio l'ideale avere il vento in faccia. Per quanto delicato esso sia.
    Oggi ha deciso di indossare un semplice e sottile maglioncino grigio e la sua giacca di pelle, i suoi jeans neri aderenti e le pesanti scarpe da escursione che gli stanno tanto comode. Al collo porta una semplice sciarpa grigia abbastanza larga. Cammina lentamente, come se si godesse ogni passo che compie, anche se in realtà è semplicemente perchè ha abbastanza tempo da perdere: il locale non sarebbe comunque aperto prima di un'ora.
    Proprio per quello decide di fare un salto alla locanda tanto amata, entrando con la sua solita enfasi e salutando tutti quanti con un ciao generale ed urlato. Il solito casinista. Si getta letteralmente su uno degli sgabelli di legno ed osserva con il suo volto simpatico il locandiere, che pare anche abbastanza felice di vederlo, dato che non si è fatto vedere per un po' per il lavoro e la sua "carriera ninja", se così si può definire l'andare a cucinare in un altro posto.
    Ovviamente ordina la sua bella birrozza scura di prima mattina ed una fetta di torta al cioccolato, che non può mai mancare, ma che in queste settimane è - effettivamente - mancata. Mangia quasi con voracità, tanto che con quattro forchettate la pietanza gli finisce tutta quanta nello stomaco. Ovviamente innaffia ogni bolo con grossi sorsi di birra, ed è anche vero che con l'ultimo boccone di torta se ne va anche l'ultimo sorso del boccale.

    I miei clienti chiedono i tuoi dolci, lo sai?

    Oh.. Eh, mi dispiace, davvero! Ti prometto che quando ho tempo te li faccio! Purtroppo fra il ristorante, questioni "burocratiche" e tanta altra roba, riesco a malapena a dorm...

    Ma non preoccuparti! Se quando hai tempo non sei stanco va anche bene, ma mi raccomando, non affaticarti per me eh! E' l'ultima cosa che voglio!

    E la discussione continua per un po', parlano del più e del meno, degli affari, di come procede al ristorante. Insomma, una semplice discussione fra conoscenti, amici, un qualcosa di tranquillo e rilassante prima di cominciare a lavorare. Oggi gli aspetta anche il turno di pranzo, quindi deve cominciare da subito a preparare i dolci: ce ne sono alcuni che richiedono ore di preparazione, non può di certo cominciare alle dodici.
    Insieme a lui, probabilmente, ci saranno semplicemente la simpatica vecchietta e l'altro cuoco, quello più esperto, una per sistemare, e l'altro per aiutarlo con la preparazione. Comunque sia, una volta terminata la conversazione sono già quasi le nove, quindi prende baracca e burattini e riprende il percorso verso il ristorante con passo spedito, facendo sbattere le buste contro i suoi polpacci ad ogni passo e facendosi anche un paio di lividi. Neanche se ne accorge.
    Ed eccolo adesso varcare le soglie del ristorante con i suoi due grandi bustoni: saluta la signora e si dirige dritto dritto in cucina, dove poggia quel po' di ingredienti e si ferma per un secondo a riprendere fiato, mentre il suo collega è già sui fornelli. Non dice nulla, almeno per il momento, intento com'è a fumare avidamente la sua sigaretta.

    Stamattina tocca a te il servizio bar, lo sai vero? Ti ho fatto vedere come fare alcolici e come servirli, sì?

    Uh, tocca a me? Pensavo non lo facessimo oggi! Va bene, comunque, faccio!

    Tieni!

    E dopo aver preso dal cassettone sotto la cucina una specie di uniforme gliela lancia. Si ferma un secondo per guardarla: semplicemente un piccolo grembiule scuro per evitare che si sporchi i pantaloni ed un cravattino nero, ed insieme ad essi un cartellino con il suo nome scritto in nero. Leggermente scettico riguardo a quel "look", ma comunque indossa il tutto dopo essersi levato la giacca ed averla mollata nello sgabuzzino insieme alle altre.
    Una volta pronto, comunque, ecco che comincia a preparare il bancone che utilizzano come angolo bar nella sala comune, tutto è perfettamente in ordine ed ogni tavolo è anche apparecchiato, non può lasciare che solo quel pezzettino rimanga in disordine. Ridispone con pazienza tutte le bottiglie sulle mensole e da una pulita al legno della superficie con uno straccio bagnato, poi ci poggia ciotoline con patatine fritte e noccioline, come ha sempre visto fare.
    L'arrivo della giovane Inohana, comunque, non lo stupisce più di tanto, dato che sono molte le persone che vanno lì per rilassarsi la mattina, o semplicemente prendere un drink. Certo, non può negare la bellezza della giovane, tanto che si concede un secondo sguardo mentre lei si dirige verso il bancone, poi ritorna a lucidare gli ultimi boccali da poggiare nella credenza.

    - Salve! Avete del vino rosso?! -

    Uh.. Oh! Ciao! Vino rosso, dici? Non saprei, probabilmente in deposito... MAURICE! VINO ROSSO?!

    Urla verso le cucine, ed il cuoco gli risponde a tono, giustamente.

    NO, DEVE PORTARCELO LO CHEF DOPO! NON E' ORA DI UBRIACARSI, FANFARONE!

    Uhm.. Come hai potuto sentire... No, non c'è vino rosso. C'è del bianco e quelli, se vuoi.

    Dice con tono gentile ed un grosso sorriso verso la giovane, allungando il braccio verso le mensole degli alcolici ed indicandoli con il suo indice, mentre passa l'altra mano fra i capelli per sistemarli a dovere.

    Vediamo come procede(?)
     
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    Quel bancone... Beh, era un bel bancone. Non gli si poteva dir nulla sotto questo aspetto. Era un bancone di legna scuro, forse in legno di acero o qualcosa di simile, ed era pulito nonostante qualcuno ci avrà messo certamente le sue zampe prima del suo ingresso. Beh, non che tutti gli ubriachi fossero incivili ed anziché arti avessero zampe, ma conoscendoli... A tu per tu insomma, sapeva bene che schifo si lasciassero dietro ad ogni singolo passaggio in bar, ristorante o qualsiasi cosa possa esistere che abbia un bancone. Anche la sua stessa cantina fu vittima di certe schifezze! Era incredibile come, nonostante ciò, fosse pulita. E nemmeno aveva la domestica. Quindi, qualcosa sapeva fare, almeno, che non fosse far strisciare le sue tette su qualche giovane oppure buttarlo su un letto e fargli vivere la sua miglior esperienza di vita. Pulire i banconi. Con le tette?! Boh, forse, che ne so io, mica vado a vedere e seguire ogni passo della sua vita. La lascerò pur pulire casa sua come cazzo gli pare! Le piaceva vedere un bancone così pulito. Era segno che c'era un po' di vita in quella bettola. Magari tutto quello che aveva sentito era vero e verificato... Specialmente la parte riguardo al ragazzo abbastanza carino. Dalla cucina, ad un certo momento, spuntò una figura. Lei si era seduta su uno sgabello, così, per poggiare le chiappe da qualche parte almeno per qualche istante. Dalla cucina o da qualche parte, non sa cosa anche perché non ha mai vissuto in un ristorante, non ha mai lavorato dietro un banco o cose di quel genere, benché magari non le sarebbe dispiaciuto almeno per una volta far qualcosa di diverso dal poltrire su un letto e soprattutto far la Kunoichi, dopo aver apertamente dichiarato il suo ritorno in attività dopo i vari fatti accaduti e soprattutto l'aggressione subita. Fare per una mattina i porci comodi era molto meglio che mettersi in giardino a cercare di recuperare tutte le facoltà che aveva perduto durante quegli anni davvero ignoranti. Mostrando totale mancanza di rispetto per il resto della gente che sarebbe, in un futuro, magari, entrata, decise di buttare i propri stivali su un secondo sgabello, trovando una posizione di rilassamento quasi perfetta. Quasi! Mancava solo da appoggiarsi al bancone o stravaccarsi su di esso per aver completato la faccenda. Osservò quel cespuglietto di color acquamarina uscire da quel posto che non conosceva. Anzi, probabilmente era una cucina. Insomma, Inohana, deciditi razza di scema! Beh, lei era sempre indecisa su qualsiasi cosa vedesse. Non sapeva perché, ma in quell'istante le venne una mezza idea di infilare qualcosa tra le labbra, magari una sigaretta, e fumare. Ne aveva una certa voglia... Come quelle che vengono quando si è incinta. Ma lei non vedeva uno di quelli da tempo immemore. Era una drogata? Oltre ad alcolizzata? Nah. Però quel locale le dava l'impressione di essere pieno zeppo di fumatori e, per una volta, ricordarsi o comunque fare un tiro di sigaretta le sarebbe stato utile per superare per qualche istante tutti i problemi che le giravano attorno... Ma ne aveva solo uno. Solo che era troppo pigra anche solo per pensarci. Una stupida stronzetta viziata pigra, molto pigra! Quei capelli, portati in modo sbarazzino, con un bel po' di “pungiglioni” in testa di color acquamarina, appartenevano ad un ragazzo. Essendo uscito dalla cucina, o da quella che sembrava... Insomma, era uscito dalla cazzo di cucina dannazione! Beh, torniamo.
    Essendo uscito lui dalla cucina, la prima idea che passò alla mente della ragazzetta fu “Ah, così è lui...”. Non era male. Almeno, non sembrava così brutto a vederlo. Non come gli altri, ovvero grassi, sudici e lezzi porcelli all'ingrasso con dentro più mangiare loro del frigo stesso e che a momenti non passavano da una porta. Indossava vestiti alquanto inadatti al lavoro di cuoco, o chef, o qualsiasi cosa le avessero detto mentre la sua mente era un po' alticcia. Una specie di felpa. Insomma, ci fece meno caso che ai muri del locale che, per i curiosi, dovevano essere bianchi. Faceva freddo e vederlo gli faceva correre un brivido di gelo nella schiena. Chiunque guardasse lei invece provava delle sensazioni così spaventose da pensare di essere nella parte più fredda dell'inferno... Cos'è, il settimo girone? Qualcosa del genere... Anche se nemmeno lo so io, il vostro caro narratore, quindi che ve ne frega e che me ne frega, andate all'inferno a vedervelo su! Il seguito è una specie di commedia. Il giovane chiede ad un altro tizio, disperso in chissà quale luogo, dal nome Maurice (Oh, quello dei lemuri!) ed egli si lamenta che deve portarglielo lo chef e si incazza pure col poveraccio che non ha fatto altro che seguire le richieste di una giovane viziata pazza per l'alcol.

    - Uhm.. Come hai potuto sentire... No, non c'è vino rosso. C'è del bianco e quelli, se vuoi. -

    Passò con un braccio in rassegna tutto quello che c'era là. Una piccola fortuna. Non era un granché, di alcolici ne aveva di più lei nella sua cantina, ma nemmeno sapeva che quello era un ristorante a conduzione famigliare che non conosceva i soldi che conosceva il conto in banca della Yamanaka. Ecco, una cosa che non le mancava mai erano i soldi. Gran troia... Ahaha! Sorrise, poggiando i gomiti sul bancone e buttando sopra di esso l'ingombro che si portava appresso (Le tette, per chi non lo avesse capito o non fosse abbastanza maiale), dandone ampia porzione al ragazzo là dietro...

    - Oh. Sì... Meh, posso rimanere qui ed aspettare il cuoco, tanto a casa mia non c'è nessuno che mi aspetta! -

    Fece, con un piccolo sorrisetto beffardo. Lo guardava con il suo “sguardo da gattina povera, sola ed affamata”. Non perché cercasse di scroccare, cosa che la divertiva ogni tanto, ma perché voleva passare un po' di tempo con qualcuno. Ritrovare quella via la faceva sentire sola, sola con Reika, ma per lei era sola. Nessuno con cui condividere nulla se non una faccia vista e rivista da... Quanto, quattro anni ormai? Le mancava un uomo. O comunque una persona con cui condividere segreti, qualsiasi cosa, anche scemenze da ubriaca. Sentiva il suo cuore vuoto e ciò la faceva soffrire. Anche scambiare due chiacchiere per cinque minuti con quello che sembrava un sedicenne poteva trasformarsi in qualcosa di più, conoscendo quella scema.

    - Uh. Penso che mangerò qualcosa...! Sai... Sai cosa offrirmi? Tranquillo che di soldi ne ho, ihih! -

    Disse. Scherzando. Anche se, in realtà, la sua domanda... Era un'altra... Sì insomma voleva fare una domanda diversa diamine.... Oh, che si arrangi, mannaggia a lei!

    - Beh... Mi dicevano che qui c'era un cuoco carino... Magari lo conosci. Ihih... Forse lo ho davanti! Che ne dici di far due chiacchiere? Tranquillo, ti copro io...! -

    Il suo sguardo ed il suo tono (decisamente basso, per non farsi sentire da quel Maurice dei lemuri) era un cazzo di programma, come i fili d'acciaio che, con tutta calma e senza molto rumore, riuscirono ad avvicinarsi alla porta che separava la cucina e, all'evenienza, chiuderla e ciao ciao rotture di palle. Ora stava soltanto a quel tipo, che non sapeva fosse Ban, l'amico del cuore di Ban Ki Moon e di culo di Kim Jong Un!
     
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    E quella ragazza pare spruzzare allegria ed energia da ogni poro, tanto che il suo modo di fare e parlare colpisce il giovane shinobi, che alle prese con un bicchiere sporco quasi non lo fa cadere a terra e frantumare. Ci è mancato davvero poco. Comunque sia, mentre continua a pulire le stoviglie lancia sporadici sguardi alla ragazza: non può negare che sia davvero bella, e soprattutto provocante, ma questi sono dettagli.
    Quando termina il suo lavoro di riordinamento, la giovane è già coi gomiti sul bancone che lo guarda e gli parla, ed ovviamente il porcospino non può fare a meno di ascoltarla con attenzione, incuriosito dall'arrivo e dalla figura di quella strana giovane, che a quanto pare sta proprio cercando lui. E' anche vero che ci sono due cuochi nel ristorante, ma Maurice è sposato ed ha una figlia, che non è decisamente lei, quindi probabilmente quelle parole sono riferite proprio al giovane.
    Le sorride dolcemente e poggia una mano sul bancone, fissando gli occhi nei suoi per qualche istante, prima di essere - giustamente - distratto da quel prosperoso seno, dal quale ritrae gli occhi imbarazzato dopo qualche istante. Rapidamente porta la mano sotto il piano di legno e ne tira fuori due bicchieri non molto grandi, versando all'interno di uno di quelli un pochetto di rhum dal colore ambrato e gettandolo giù con forza.

    - Oh. Sì... Meh, posso rimanere qui ed aspettare il cuoco, tanto a casa mia non c'è nessuno che mi aspetta! -

    Aspetti... me? Sono sicuro di non conoscerti ma... Beh, io sono Ban! E tu hai delle t.. Oh... Ehm, cioè... Volevo dire... Sei davvero una ragazza particolare! Vuoi un po'?

    Domanda porgendogli il bicchiere vuoto ed indicando la bottiglia di Rhum. Il suo dire sempre quello che gli passa per la mente gli fa guadagnare questa bella figuraccia, ma poco importa, dato che butta un altro bicchierino d'alcool e giù, via, passa la paura. Eh, il potere delle curve su questi poveri uomini inerti. E che curve, si dovrebbe aggiungere, anche perchè la ragazza ha un davanzale da fare invidia alla Kusakage.
    L'altra domanda della giovane, comunque, non lo coglie impreparato, dato che quando si tratta di mangiare - e cambiare discorso - lui è il migliore in assoluto, ormai penso che questo si sia capito, no? Si gratta leggermente il capo per pensare a qualcosa di veloce da reperire, ma nel frattempo risponde comunque alla giovane, anche perchè le donne non si fanno mai aspettare, giusto? Boh, chi lo sa, non è mai uscito con nessuna, lui.

    - Uh. Penso che mangerò qualcosa...! Sai... Sai cosa offrirmi? Tranquillo che di soldi ne ho, ihih! -

    Uh, sì, ho qui dei bignè che ho fatto per la serata di ieri, oggi sono addirittura più buoni perchè hanno assorbito il liquore! E... Tu non mi hai ancora detto come ti chiami, però potrei chiamarti Poppea, non ti devo nemmeno spiegare il perchè.

    E ridacchia, nulla, l'abbiamo perso fra tette ed alcool: che ragazzo modello, eh? Comunque sia, come se le sue parole fossero la cosa più normale del mondo, ecco che si abbassa rapidamente, tirando fuori dal grosso frigo orizzontale, che si trova sotto il bancone, un grosso vassoio argentato, sul quale sono disposti a forma di stella almeno una ventina di bigné, anche se molti sono stati mangiati, e quindi mancano pezzi di quella composizione.
    Lo poggia proprio davanti alla giovane, mostrando la grande varietà di dolci lì presenti: ci sono bignè con crema al cioccolato, crema alle nocciole, crema al limone, ai frutti rossi ed anche qualcuno con una strana crema bluastra, ingrediente segreto del nostro piccolo cuoco provetto, che - a quanto pare - ne va anche abbastanza fiero. Guarda con orgoglio le sue creature prima di allungare una mano verso le stesse e gettarsi un bignè dalla crema azzurra tutto in bocca, ingoiandolo quasi intero.

    - Beh... Mi dicevano che qui c'era un cuoco carino... Magari lo conosci. Ihih... Forse lo ho davanti! Che ne dici di far due chiacchiere? Tranquillo, ti copro io...! -

    Cuoco, carino, beh, non posso che essere io, mademoiselle!

    E piega leggermente il capo, concedendosi una risata per far capire alla giovane che non è un vacuo vanesio, e sta semplicemente scherzando. Oddio, non che non sappia di essere un figo da paura(?), ma non è proprio comportamento di una persona intelligente spiattellarlo senza alcuna pietà o modestia in giro. Comunque sia, ovviamente, non manca di notare i fili che si avvolgono intorno alla maniglia della porta, e ciò provoca ancora l'ilarità del giovane.

    Uhm.. Io direi che puoi levarli di lì, altrimenti quel poveraccio se deve pisciare è costretto a farlo nella cucina e... No grazie, sai, è un ristorante! Tanto non c'è nessuno, posso concedermi una pausa senza che nessuno dica nulla!

    E la sua vecchia compagna che sistema il ristorante ogni mattina gli lancia un'occhiata d'accordo, giusto per assicurargli il fatto che effettivamente non c'è nulla da fare, e quindi non sarebbe un peccato capitale prendersi un time out per un po'. Ed è così che subito sciolse il grembiule e lo poggiò accanto alla cassa, poi saltò col culo sul bancone e roteò fino a finire con le gambe dalla parte esterna.
    Scese, rapidamente, e si sedette sullo sgabello accanto a quello della giovane, versando un po' di Rhum anche nel bicchiere dell'altra, così, per par condicio. Quei due si sono già presi tanta confidenza senza nemmeno conoscersi: lei non si sa per quale motivo, lui... anche, o forse per l'effetto dell'alcool, o chi lo sa, insomma, fatto sta è che stanno tranquillamente parlando come se si conoscessero da sempre.

    E... oltre bere, cosa fai di bello nella vita?
     
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    Inohana probabilmente aveva trovato il cuoco tanto fantomatico che stava cercando. Quella specie di porcospino dal color rosa ed acquamarina non sembrava un tipo tanto malvagio. Lei intanto aveva già sfoggiato le sue principali grazie, dando fondo a quelle.... EH. Insomma, penso che i lettori già si siano accorti di che cosa stiamo parlando. La posizione era tutto un dire: far vedere ciò che aveva e si sarebbe meritato Ban Ki Moon in cambio delle giuste parole, delle giuste mosse e del giusto... Ecco. Lei sfociava facilmente nel pensiero osé anche perché non vedeva quelle cose da un'eternità infinita, per quanto l'eternità possa essere infinita, o meglio non lo è, insomma non so cosa ma sto solo scrivendo che è un tempo immemore! Bene, tornando a quella specie di divertente scenetta... Il giovane dotato di grembiule sembrava avere un certo tipo di focus non tanto verso il suo lavoro verso ben altro tipo di attrezzature in dotazione, guarda caso, della giovane Inohana, tanto da rischiare di far cadere un bicchiere in terra, provocandone ovviamente la sua rottura e quindi interrompendo quel momentino, quel siparietto che tutto sommato stava facendo divertire ed intrigava la ragazza più di ben altre cose che accadevano attorno a lei, come la tipa che puliva che la guardava con occhi interessati e, boh, parevano anche un po' gelosi. Come non si può essere gelosi di quella bellezza. Era un'ubriacona, viziata, piena di soldi, vogliosa e soprattutto bella. Anche un cieco si sarebbe messo assieme a lei, anche senza aver bisogno dell'alfabeto braile, tanto bastava toccare quei due bei punti enormi che chiunque si trovava davanti! Rivelando che si trovava là per cercare un cuoco da cui aveva sentito parlare da alcune zoccolette di strada, probabilmente anche tredicenni, il tipo finalmente si sentì più incuriosito della sua presenza in quel locale, anche perché non c'erano molti altri giovani con quella professione. E quel Maurice, o Maurizio, o tipo come quello dei lemuri là dietro i fornelli non pareva tutto quel gran figo. E siccome sono un narratore onniscente, so anche che quello è sposato con figli, quindi Inohana ovviamente aveva campo aperto per parlare con quel giovine e divertirsi più che poteva. Anche se... Era in un luogo pubblico. Non amava buttarsi in certe sconcerie in un luogo pubblico, con un po' di gente attorno. Preferiva la sua intimità, la sua casa, la sua bella, accogliente e decisamente tiepida camera dove poteva dar fondo ad anni ed anni di pornografia che nemmeno gli attori di quella meravigliosa categoria di film abbia mai visto. Il giovane entrò in una specie di tilt post-sbronza. Uno di quelli brutti, cattivi e violenti. Sì, insomma, quello che chiunque prova ogni sabato sera dopo tre o quattro shottini uno dietro l'altro di Vodka, Rum e pera o qualsiasi altra combinazione vogliate infilare in questa similitudine tanto inutile quanto ancora più inutile. Il giovane Ban, che finalmente si decise a dire il suo nome che quelle cretinette parevano sapere a memoria, balbettava. Pareva in trans. Insomma, fuori da quel mondo. Davanti alla ragazza compare un bicchiere vuoto e già sapeva come sarebbe finita. Si sollevò dal bancone, prendendo possesso di un altro sgabello e sdraiandocisi sopra, praticamente, con i gomiti appoggiati al legno, con la posa tipica di un qualsiasi boss malavitoso nei propri possedimenti ed un sorriso da far paura per quanto bello era. I suoi occhi taglienti rivolgevano prima uno sguardo al bicchiere che piano piano si trovava pieno di liquido ramato, poi al ragazzo che versava sia a lui che a lei. Già gli piaceva. Eccome. Il primo uomo che trovava e le versava da bere come primo atto da quando si erano anche solo visti. Solo così poteva cominciare una gran relazione tra Inohana ed il primo scapestrato che voleva sesso gratis! Ma forse quel Ban era diverso. Decisamente meglio per lei...
    I due continuarono nel loro discorso. Il giovane dai capelli acquamarina, dopo averle servito quel bicchiere ed aver cacciato fuori dal frigorifero del cioccolato.... Cazzo!? Anche il cioccolato? Ma nemmeno nei sogni puoi trovare uno che ti serve alcolici e ti fa mangiare cioccolato!! Fu istintivo, a dir poco, fottersene allegramente del grasso, della forma fisica, delle mattinate in palestra e prendere assieme due, non uno eh, di quei bignè e pensarli di infilare a forza nella propria trachea, senza nemmeno gustarseli. Fortuna vuole che non sia anche una peccatrice di gola (occhio, per quanto riguarda il cibo. Nei dettagli hot ancora non ci vado!), quindi quei due gingilli pieni di tanta prelibatezza di color marrone scuro rimasero tra le sue dita per un paio di secondi... Prima di essere addentati più forte del pane da un bambino affamato! Le aveva anche coniato un soprannome che si poteva spiegar da solo: Poppea. BEH. Alla fine, si finì per parlare di cosa si faceva nella vita... Anzi, con precisione, la domanda rivoltale era:

    - E... oltre bere, cosa fai di bello nella vita? -

    Sentendosi far quella richiesta, Inohana capì che non sapeva niente di quel tale Ban, se non il suo nome, che di mestiere pareva fare il cuoco e che aveva un cespuglio spinato in testa dal colore decisamente stravagante al posto dei capelli. Aveva anche uno sguardo... Strano. La attirava. Sembrava un magnete per le sue parole. Qualcosa in quegli occhi rossi che le dava decisamente più sicurezza di quel che sembrava celarsi là dietro a quello sguardo. Era intenso... Come quel colore. Pareva darle una piccola sicurezza. Che strano. Era così che si sentiva una giovane cretina innamorata? Boh! Ma nemmeno pensava di essersi innamorata. Figurarsi che pensava solo “una botta e via, una botta e via, una botta e...”. Una botta e un cazzo! Ci cascò in quegli occhietti. Diede ancora un paio di morsi ad un bignè, sbranandone parte di esso senza alcuna pietà, specialmente per il cioccolato e l'alcol assorbito dalla pasta. Sorrise. In pratica, beh, non era alticcia ma probabilmente lo sarebbe diventata con un altro paio di bicchierini. Come farsi Inohana senza avere il suo consenso: rendendola talmente ubriaca da non vedere più. Ricordate! Però, in realtà, quel tipo lo aveva un pochino del suo consenso. Attratta più dal benessere che quello poteva offrirgli se sarebbe venuto a convivere con lei che da altro, incominciò a parlare, come se realmente conoscesse quel giovane e le sue beeeeeelle figure da anni.

    - Beh. A parte bere, convivo con la mia migliore amica ed il suo ragazzo, che mi sta sul cazzo tra parentesi... Ma non dirlo a nessuno, eh! Ihih!
    Detto questo, passo le mie giornate... In palestra, sul divano, a letto, a bere, a mangiare e niente. La Kusakage vuole che torni ad occupare il mio posto da Kunoichi, ma mi sta sulle palle ora. Preferisco fare la solita routine: eat, sleep, drink! Ahahah!
    -

    Non per dire, ma nemmeno serviva l'alcol a lei per essere imbecille. Bastava un po' di testosterone nell'aria per farla andare fuori giri. Non sapeva perché, ma aveva l'insana voglia di andare a scavare a fondo... Tra i vestiti di quel ragazzo. No, non voleva già tirargli giù i pantaloni e procedere con ciò che pensava di saper far meglio nella vita, ovvero soddisfare quelle voglie che venivano solo a guardarla in quelle pupille color nocciola. Una mano, così, per puro istinto femminile e per mettere bene in chiaro che quella non era una semplice chiacchierata tra due ragazzi per instaurare un rapporto di amicizia ma poteva sfociare in ben altro. La mano scelse la sua strada e, mentre i fili si ritiravano, ecco che quelle dita si insinuano sotto i vestiti, dietro una piccola risata beffarda ed uno sguardo prima altrove poi ai suoi occhi... Eh. BEH. Lei aveva uno sguardo estremamente tagliente, proprio per evitare che quello si interessasse alla mano... Ma la ritirò indietro abbastanza in fretta decisamente soddisfatta di ciò che c'era sotto quello strato infinito di capi d'abbigliamento.

    - Ah, quindi non sono l'unica che passa le giornate tra pesi e sudore, vero?! Ahahahah, guarda il frutto del dormire sulle panche... Direi che son proprio al tuo livello. Puahahahaha!... -

    Si era resa ridicola. Ridicola? Fatto! Poteva sempre dare la colpa all'alcol nei bignè dicendo che era estremamente tanto... Ok, non ci avrebbe creduto nessuno. Anche perché, nel fare ciò, decise di mostrare la sua pancia scolpita nel nulla. Insomma, si era piegata indietro ed aveva mostrato a quel giovine ciò che la palestra aveva dato a lei. Ovvero un leggero tono muscolare visibile ad occhio nudo. Boh. Piccole pazzie di una malata mentale.

    - Ok. Va bene... Vediamo di passare altrove. L'unica cosa che non voglio fare è la Ninja... E' inutile... E tu, invece, fai qualcosa oltre al preparare quest... Oddio... Mmmh. Son buoni sti cosi, ahah! Sei bravo. Insomma, fai altro oltre al cuoco ed al... Credo fare addominali giorno e notte..... -

    Persa. Persa in tutto... E soprattutto turbata dalla gente che si avvicinava sempre più al locale. Sorrideva ancora verso il giovane, tirandosi su dopo aver mostrato quel nulla che aveva... In realtà preferiva far vedere le tette. E quello aveva un senso.

    - Beh, a proposito di soprannomi... Che ne dici se io ti chiamo Turtle Ban? Non dovrebbe star male... Turtle Ban. Anche se quei capelli danno l'idea del porcospino ihih... Beh. Senti. Non ho voglia di disturbarti, Turtle Ban il pasticcere carino. Che ne diresti se ci vedessimo... Domani sera, ad esempio. Andiamo a farci un giro e magari ce la spassiamo un po'. Non ho voglia di rimanere qua, in pubblico, a farmi guardare le tette da ragazzini curiosi. Magari quello lo lascio a te, eheh. Beh, ci vediamo, se a te non dispiace... Sei libero di fermarmi eh! O di guardarmi mentre esco...
    Ahahahaha!
    Prima che mi dimentichi. Il mio nome è Inohana Yamanaka, ma se ti piace chiamami pure Poppea. Capisco il perché ahahahah!
    -

    Disse, dandogli un leggero bacio su una guancia, alzandosi (dando quindi sfoggio del tremendo davanzale) ed avviandosi verso la porta, con uno sguardo sensuale e tagliente, oltre ad un piccolo e leggero sorriso. Finalmente sembrava aver trovato qualcuno su cui poteva far colpo e, perché no, un amico che potesse aiutarla a superare la depressione. Il suo angolino di bancone era ora coperto con un bicchiere vuoto e poche briciole di quei bignè, mentre il suo stacco di cosce sinuose e magre la portava verso l'uscita, sculettando un pochettino...

    Diciamo che il pretesto è messo là solo per chiudere in fretta visto che tra poco ho gente a casa.
    BTW, dopo il post di Kashi la quest sarà congelata fino al 2/3 febbraio (insomma, quando l'omino Kashiolino darà l'esame di... Letteratura Tedesca?) quando la riprenderò io. Quindi non chiudete la discussione dopo il suo post e l'Exp
    Spero di esser stato sufficientemente chiaro :asd:


    Edited by »Limitless» - 24/1/2015, 09:06
     
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    La ragazza continua a parlare senza fermarsi un attimo, ed il nostro giovane ovviamente non può far altro che ascoltarla, o quanto meno provarci, dato che un terzo delle parole che vengon fuori dalla bocca dell'altra paiono come scomparire nel vento. Ogni tanto annuisce pure, e nel farlo lancia uno sguardo nella scollatura dell'altro: che ci sarà poi di male nel guardare un bel davanzale messo pure in mostra? Oh nulla, se non ci si fa notare.
    Comunque, mentre l'altra descrive la sua giornata, il nostro buontempone dai capelli a punta si gusta uno dei suoi dolcetti, ficcandolo tutto in bocca e masticando come un animale, almeno fino a quando non riesce ad inghiottire tutto quel gigantesco bolo con un rumorino di sottofondo. Inutile a dirlo, è un vero signore, no? Comunque sia, quando l'altra si placa un secondo si inserisce nel discorso.

    - Beh. A parte bere, convivo con la mia migliore amica ed il suo ragazzo, che mi sta sul cazzo tra parentesi... Ma non dirlo a nessuno, eh! Ihih!
    Detto questo, passo le mie giornate... In palestra, sul divano, a letto, a bere, a mangiare e niente. La Kusakage vuole che torni ad occupare il mio posto da Kunoichi, ma mi sta sulle palle ora. Preferisco fare la solita routine: eat, sleep, drink! Ahahah! -


    Oh, proprio come me. O meglio... beh, io son diventato da poco Genin, ma non perchè non fossi bravo, ma semplicemente preferisco cucinare, tutto qua. Poi va beh, la Kusakage mi ha detto che posso fare entrambe le cose contemporaneamente, e che lo Chef capirà quando ci saranno emergenze. Ma devo valutare la situazione, yo.

    E poi boom, il colpo di grazia. La ragazza infila la sua mano sotto i vestiti, tastandogli la zona addominale e muovendo sulla sua pancia le sinuose dita. Il nostro giovanotto rimane lì, fermo, quasi impietrito da quella strana situazione - tutt'altro che spiacevole - ma pur sempre inusuale. Molte altre vengono al locale per delle moine, ma mai nessuna era stata così spinta come quelle della svalvolata Yamanaka. Che poi il suo nome è Inohana, quindi è tutto un programma.
    Il giovane la guarda negli occhi, muovendo una mano verso la sua per fare qualcosa, anche se questa la tira via immediatamente, senza che lui abbia la possibilità di reagire. E' visibilmente imbarazzato, tanto che il rossore gli invade tutta la faccia, colorandolo con una bella tonalità da pomodoro. E bravo il nostro ometto, come si vede che non ci sai proprio fare con le donne, piccino. Sarà che l'altra ha la sua stessa età, quasi, ma è decisamente meno inibita. Fin troppo.

    - Ah, quindi non sono l'unica che passa le giornate tra pesi e sudore, vero?! Ahahahah, guarda il frutto del dormire sulle panche... Direi che son proprio al tuo livello. Puahahahaha!... -

    Penso che tu sia l'unica, invece! Puahahahah!

    Sì, le ride letteralmente in faccia. C'è da ripetere: non ci sa fare con le donne, lui.

    Veramente io e gli allenamenti siamo totalmente agli antipodi della realtà! Sto sempre qui in cucina oppure vado in giro per la città, ogni tanto la notte vago per i tetti. Penso sian venuti fuori perchè son magro e perchè non sto mai fermo, che poi io sia figo di natura.. Beh!

    Ovviamente anche lui ci mette del suo per essere idiota, tanto che si passa una mano fra i capelli come un modello prima di scoppiare a ridere, ma giusto per far capire all'altra che sta scherzando, non è davvero così vanesio come le sue parole vogliono fare credere. Comunque sia, adesso si alza, emulando il movimento dell'altra, mettendosi proprio davanti a lei e guardandola negli occhi, giusto per non far cadere le pupille in luoghi non consoni, seppur ben sponsorizzati dall'altra.

    - Ok. Va bene... Vediamo di passare altrove. L'unica cosa che non voglio fare è la Ninja... E' inutile... E tu, invece, fai qualcosa oltre al preparare quest... Oddio... Mmmh. Son buoni sti cosi, ahah! Sei bravo. Insomma, fai altro oltre al cuoco ed al... Credo fare addominali giorno e notte..... -

    Lo so che sono buoni, li ho fatti io! Ahahahah!


    - Beh, a proposito di soprannomi... Che ne dici se io ti chiamo Turtle Ban? Non dovrebbe star male... Turtle Ban. Anche se quei capelli danno l'idea del porcospino ihih... Beh. Senti. Non ho voglia di disturbarti, Turtle Ban il pasticcere carino. Che ne diresti se ci vedessimo... Domani sera, ad esempio. Andiamo a farci un giro e magari ce la spassiamo un po'. Non ho voglia di rimanere qua, in pubblico, a farmi guardare le tette da ragazzini curiosi. Magari quello lo lascio a te, eheh. Beh, ci vediamo, se a te non dispiace... Sei libero di fermarmi eh! O di guardarmi mentre esco...
    Ahahahaha!
    Prima che mi dimentichi. Il mio nome è Inohana Yamanaka, ma se ti piace chiamami pure Poppea. Capisco il perché ahahahah! -


    Ed anche il giovane accompagna con una risata l'altra, accompagnandola verso la porta e chiacchierando ancora un po' con lei. Le sta molto simpatica, a dire il vero, per non parlare dell'attrazione fisica. Ecco, non ne parliamo che è meglio, che quel poveretto è una tempesta di ormoni impazziti. Continua ad osservarla prima di decidere di parlare, finalmente, per salutare la sua nuova amica.

    Ma sì, chiamami un po' come ti piace di più!
    Comunque sia ora sono di turno, ma se vuoi una di queste sere ci facciamo un giretto! Okay? Diciamo che se vuoi mi trovi sempre qui, io invece non so dove trovarti... Ma va beh!


    E niente, semplicemente la lascia andar via, salutandola con la mano ed - ovviamente - osservandogli quel sedere formoso mentre l'altra sfila verso l'esterno. E già che c'è si poggia anche sul gomito, mentre la vecchietta del ristorante minaccia di lanciargli una scopa appresso. Eh, le belle cose della vita.

     
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    « Sanità mentale? Non ricordo di aver mai avuto un simile fastidio!. [cit.]»
    «Mi gioco anche la mia vita sul filo del rasoio.
    Se poi la vita è quella tua, farò anche d' avvoltoio!»

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    Nico, usufruisci di ripetizioni in modi ambigui o poco eleganti o semplicemente le sfrutti come verrebbe sfruttato un ragazzo iracheno ai semafori. Manchi molte virgole e ciò rende la lettura pesante e confusionaria, ad alimentare quest'ultimo punto v'è il narratore: Chi è? Tu, lei, altri? Non si capisce, vi è un uso improprio dei termini e narrazione. Ed i congiuntivi. Maremma bucaiola.

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