Avventura a Freddo Borgo

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    Talvolta capita nella vita di finire in strane storie, talmente strane che persino chi le ha vissute arriva a dubitare della loro veridicità. Quella che vado a raccontare è di certo una delle più incredibili avventure che mi siano capitate, ed allo stesso tempo una delle più belle. Spero solo che l'inchiostro del mio calamaio possa durare abbastanza a lungo da permettermi di finire il racconto, poiché quella che vado ora a raccontare è una lunga, lunghissima storia. Come spesso accade, tutto è iniziato per caso.

    Anno del cavallo, giorno 67
    Brutta giornata quella, il cielo era talmente scuro che a fatica si riusciva a distinguere il giorno dalla notte, nuvole nere come il carbone s'attorcigliavano tra loro dando vita a forme e figure spaventose al solo sguardo. Soffiava un vento gelido, lo stesso che smuoveva ad alta quota quei mostri gassosi che presto si sarebbero scaricati al suolo, dando vita ad una delle tempeste più grandi che abbia mai visto coi miei occhi. Così come il tempo, anche il mio animo era grigio, tormentato da pensieri maligni che si snodavano nella mia mente allo stesso modo delle nuvole nell'aria. Hook era agitato, saltellava qua e la nella sua gabbietta sbattendo le ali a più non posso, gracchiando come in preda al panico. Non la smetteva più.

    BASTA, UCCELLACCIO MALEDETTO!

    Ovviamente il mio richiamo era servito a poco, l'animale era spaventato dal maltempo che, nonostante ci fossero le mura a dividerci dalle intemperie, penetrava nell'abitacolo in vari modi. Casa mia non è una reggia, più che altro sta in piedi per miracolo, e non era certo preparata ad un simile evento atmosferico. Dagli spiragli delle finestre il vento riusciva ad entrare, smuovendo tutto ciò con cui veniva a contatto nel suo tragitto, come un ospite dispettoso che butta all'aria qualsiasi cosa gli passi sotto il naso. Era tutto uno sbattere e un cader di roba, che unito allo starnazzare del mio gufo, rendeva quella giornata ancora peggiore di quanto già fosse. Così sono uscito, fregandomene altamente sia del tempo che dei problemi da esso derivanti. Grave errore. Ero nervoso, avevo bisogno di sfogarmi, così sono andato nell'unico posto dove ero sicuro avrei trovato qualcuno con cui allenarmi, il dojo.

    irdBJgW

    Per l'unica volta da quando conosco quel posto, dentro all'edificio non vi era nessuno, tanto meno fuori. Era come se tutti si fossero messi d'accordo per evitarmi, e ciò non poteva che accrescere la mia rabbia. A quel punto, non potevo che appellarmi a quello che a tutti gli effetti rimane il mio unico amico da queste parti, Hotaru. Il clan dei Kamizuru ha la sua sede nella zona sud est del paese, fuori le mura, in una zona dove il clima, essendo più pacato, permette loro l'allevamento delle api che li caratterizzano. È proprio li che sono andato, in cerca dell'unica persona sapevo potesse placare la mia sofferenza. Dopo quel che era successo alle gole non avevo più visto Hotaru, e sinceramente non sapevo nemmeno se egli ce l'avesse con me o meno. Quella dei Kamizuru era una bella casa, sembrava uscita da un libro, o da una favola, in ogni caso una costruzione assolutamente invidiabile, sia per la struttura che per la fattura. Era innanzitutto grande quanto una reggia, una piccola villetta color giallo e nero, il colore del clan. A differenza della mia catapecchia, era strutturata bene, solida quando un monolite, col tetto a punta per far scivolare la neve senza doverla spalare a mano ogni volta. Le finestre erano rotonde, trasparenti, talmente pulite che ci si poteva guardare attraverso. Dubito inoltre vi fossero spiragli da cui il vento potesse entrare. Proprio ad una di queste mi sono avvicinato, sbirciandovi all'interno. Erano tutti seduti a tavola, sembravano aver appena finito di mangiare, la tovaglia ancora imbandita d'ogni tipo di ben di dio immaginabile. Erano in parecchi, una decina abbondante, tra cui anche Hotaru e suo fratello, colui che era venuto da parte della famiglia a farmi capire che sarei dovuto stare alla larga da quella gente. Sembravano felici, ridevano e parlavano allegramente tra loro, un vero e proprio sciame di compagni, prima che parenti. Sinceramente quella scena mi ha fatto parecchia invidia, per forse la prima volta nella vita ho avuto la vera misura della mia solitudine. A quel punto ho girato i tacchi e me ne sono andato, non so nemmeno perchè mi fossi recato in quel luogo. Non so cosa mi aspettavo di trovare, ma di certo questo qualcosa non c'era. La neve era iniziata a cadere sotto forma di grossi fiocchi già da un po, il vento la trasportava in giro sotto forma di grandi raffiche, la cui forma era intuibile proprio grazie alle figure che le componevano. Non si vedeva a un palmo dal naso, eppure ancora non ne avevo avuto abbastanza, anzi non ne avevo avuto proprio per niente. Non contento dei risultati del mio vagare, ho deciso che avrei affrontato gli unici combattenti che ero certo di poter trovare in qualsiasi momento io lo volessi, i miei fedeli orsi. Così, giunto nei pressi di una radura, ho composto i sigilli necessari ad attivare la tecnica del richiamo. Purtroppo però, con mia grande sorpresa, non è successo niente. Ho provato e riprovato, sempre con lo stesso risultato.

    Ma che diavolo succede!?

    La faccenda era strana, fin troppo strana perchè lasciassi perdere. Così, visto che ero in cerca di guai, ho deciso che sarei andato di persona alla grotta dell'orso, il rifugio delle bestie che mi hanno giurato fedeltà in eterno. Ero già stato li il giorno che ho stipulato il patto, e ricordavo a grandi linee la strada. D'altronde, se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto.
     
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    Se già il territorio di Iwa è luogo pericoloso in giornate normali, figuriamoci in certe situazioni. Sentieri e percorsi conosciuti erano completamente coperti dalla neve, rendendone impossibile il rilevamento. La visuale, che solitamente è la parte fondamentale dell'orientamento, era quasi completamente fuori uso a causa del vento gelido, il quale mi sparava contro il volto proietti ghiacciati affilati come rasoi. Eppure avanzavo, sapevo che la grotta era a circa quaranta chilometri in direzione nord nord-ovest, nulla mi avrebbe fermato. La parte più impegnativa è stata quella iniziale, i muscoli inizialmente erano freddi, faticavano a surriscaldarsi, rendendomi ogni movimento un vero e proprio sforzo. Inoltre le montagne appena fuori dal villaggio si alzano per diversi kilometri, una scalata a dir poco ardua, il cui punto più impegnativo e difficoltoso era proprio quello nella direzione verso cui mi spostavo. Avanzavo a testa bassa come un toro, senza pensare a quel che stavo facendo, di puro istinto, semplicemente mosso da una naturale voglia di avventura, un'insaziabile curiosità. Purtroppo però tenacia e testardaggine non sono sufficienti contro la cattiveria e la forza della montagna, specialmente in un giorno come quello.

    *anf* *anf* … maledizione! È troppo, meglio deviare su quel lato...

    Avevo visto una costa di montagna sulla sinistra, uno strapiombo che saliva vertiginosamente per dozzine di metri in verticale. Camminandovi affianco avrei evitato la tempesta, dato che esso forniva una sorta di scudo naturale contro il vento tempestoso che soffiava da quella direzione. Inoltre la mura di roccia continuava, più o meno, proprio nella direzione che stavo seguendo, e quindi teoricamente seguendola sarei giunto comunque a destinazione. Purtroppo mi sbagliavo di grosso, o meglio, era vero che così facendo avrei evitato la tempesta, quello di cui non mi ero accorto era come il sentiero si allargasse sempre più fino a deviare completamente su una strada a me sconosciuta. Insomma, nel giro di un paio d'ore, mi ero perso.

    Mh, che faccio, torno indietro, o vado avanti?

    Era una situazione delicata, sapevo bene che la mia unica certezza sarebbe stata ritornare sui miei passi, riprendere il cammino già fatto ed aggirando la montagna in modo da tornare al punto di partenza. Guardavo indietro alle mie spalle, ripensando al percorso effettuato, cercando di segnare nella mia mente una possibile traiettoria che mi potesse ricongiungere con la strada giusta. Purtroppo la mia cocciutaggine non mi permetteva di tornare indietro, ero sicuro di me anche nell'errore, ero certo che se avessi tenuto la destra nel giro di qualche ora mi sarei ricongiunto col sentiero a me familiare. Così ho rivoltato la mia testa in avanti, affidandomi completamente alla speranza. Ero perso, sia nello spirito che nel fisico, vagavo ormai privo di forze su lande a me sconosciute, in cerca di qualcosa che nemmeno io stesso sapevo bene cosa fosse. Forse niente, forse era solo il mio tragico destino quello di finire in quel modo, eppure la sorte doveva aver già deciso per me. Ero allo stremo delle forze, a fatica riuscivo a sollevare le gambe dal cumulo di neve dentro cui ad ogni passo si intrappolavano, avevo perso completamente la sensibilità nelle dita, nei piedi e nelle mani. Sentivo la testa pesante, la vista mi si annebbiava sempre più, ero al limite delle mie possibilità. Stavo per arrendermi, avrei lasciato cadere il mio corpo nella neve, abbandonandomi al candido freddo che presto avrebbe fatto di me un cadavere, quando innanzi a me ho trovato una grotta, comparsa quasi per magia sulla mia strada. Vi sono dunque entrato, trovando la salvezza per un soffio. Mi sono steso ai suoi piedi, rotolandovi all'interno, ormai stremato. Sebbene l'entrata fosse stretta, la grotta si apriva poi sempre più nelle profondità della roccia. Non riuscivo ad alzarmi, ero talmente stremato che gi occhi mi si chiudevano da soli, e nonostante sapessi che ciò si sarebbe potuto rivelare fatale, non riuscivo ad oppormi alla cosa. Ma proprio un attimo prima di addormentarmi la mia attenzione è stata catturata da un dettaglio, un ombra contro il muro che si muoveva sinuosamente, come un balletto. Essa mi cullava, conciliava il mio sonno già pesante di suo, ma a parte l'ipnosi iniziale, c'è voluto poco per accorgermi di un dettaglio fondamentale.

    Ma che diavolo...?

    Era chiaro, se c'era un'ombra doveva per forza esserci anche un fuoco, ed un fuoco non nasce da solo in una grotta. Perciò mi sono fatto forza, alzando le mie stanche membra dal suolo ed arrancando barcollante verso ciò che il mio sguardo aveva rilevato. Dovevo appoggiarmi al muro per evitare di crollare a terra, ma la forza di volontà e la testardaggine mi davano ancora qualche minuto di autonomia, giusto il tempo per soddisfare la mia curiosità. Mano a mano che avanzavo l'ombra si faceva sempre più nitida, la luce sempre più intensa, finché infine, voltato l'ultimo angolo che mi separava dal mio obbiettivo, la fiamma di un incendio mi ha accecato, abbagliandomi per qualche secondo prima di scoprire che ero finito all'interno di una grande sala circolare scavata nella roccia, dentro cui erano sedute, attorno al fuoco, alcune persone. Esse non si sono accorte di me fino a che non sono crollato a terra, svenendo in un sonoro tonfo. Dopo di che ricordo solo alcune voci confuse attorno a me, e il buio.
     
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    Quando mi sono svegliato ero a pochi centimetri dal fuoco che ardeva, sentivo il suo intenso calore bruciarmi sulla pelle nelle parti più esposte alla fiamma. Avevo ancora gli occhi chiusi, preferivo far finta di dormire ancora per qualche minuto, in modo da capire un attimo dove ero finito, ma soprattutto con chi.

    Avem da move lungo sponda, sì sarem meno esposti, e n'avem da perda temp e concentrazion ad orientarci, né!

    Una lingua solo intuitivamente comprensibile, dovevano essere senza dubbio forestieri, gente al di fuori dei paesi che conoscevo, visto che non avevo mai sentito niente di così strano uscire da bocce umane. In ogni caso era chiaro fosse in corso un dibattito, stavano decidendo riguardo a qualcosa, discutendo anche piuttosto animatamente.

    Na, naaa! Movemose dret, la non c'è niente, sappiamo già!

    Io di la non vengo, avem già vist, un ve un caz!

    BASTA! Sante l'ha ragion, si va per la sponda, si sta a riparo u s'rischia pok. Tu Camin torna me villag, non sei in grado messo come sei messo.


    Una voce autoritaria si è imposta sopra le altre, zittendo chiunque avesse altro da dire e mettendo d'accordo tutti i presenti. Dopo le sue parole nessun altro ha più osato aprire bocca, erano tutti evidentemente sottomessi al suo volere. Era senza dubbio il capo, doveva essere vecchio, o molto grosso, a giudicare dal suo tono di voce grave e vibrante. Ero troppo curioso di vederlo, così ho aperto un occhio, quello più vicino al terreno, in modo da non farmi notare. Era seduto non lontano da me, voltato leggermente sul fianco, abbastanza perché non riuscissi a squadrarlo completamente però. Così ho rivolto la mia attenzione verso gli altri componenti del gruppo, visto che praticamente, essendo svenuto subito, non ero riuscito a farmi un idea su chi potesse essere questa gente. Erano in sei, o almeno quello era il numero che riuscivo a contare. Tutti uomini, di qualsiasi età, un paio di giovani, un vecchio, e gli altri adulti, tutti vestiti di strani costumi che mai avevo visto prima in vita mia. Erano armati con strane armi molto simili alle classiche katane, ma di forma e spessore diversi. I loro corpi erano ricoperti di strane armature metalliche, apparentemente molto pesanti e resistenti, roba che avevo visto solo in qualche libro sfogliato per caso ai tempi del monastero. Niente coprifronte, nessuna appartenenza a qualsiasi villaggio, lo si capiva subito, anche se in compenso portavano quasi tutti un mantello, ognuno di colore diverso più o meno, ma con sopra impresso un comune simbolo a V ribaltata. Non erano ninja, e qualcosa mi diceva che non fossero nemmeno guerrieri di professione. Uno sbatteva la sua spada contro la roccia, il modo migliore per sbeccarla, un altro si era seduto senza spostare l'elsa e la spada gli era scivolata fuori per metà senza che se ne fosse minimamente accorto. In più era una specie di sensazione, un sesto senso sucui però era meglio non fare troppo affidamento.

    Abbiamo provviste a malapena per altri due giorni, quindi vediamo di fare un bel lavoro e di trovare *SPAF!*...

    Proprio prima che potesse concludere la sua frase un legno è scoppiato dentro al fuoco, facendomi sobbalzare vistosamente, tanto che nel brusco movimento ho persino scalciato alcuni sassi, producendo un rumore impossibile da ignorare. Maledizione!

    S'è svegliata la bella addormentata, vè! Avanti canaj, date un pasto a sto povero diavolo, che chissà da quanto non tocca cibo.

    Era vero, non mangiavo da non so quanto, e quel poco odore di zuppa che saliva dalla pentola messa sopra il fuoco mi invogliava a tal punto da farmi venire l'acquolina in bocca. Ovviamente sarei morto di fame piuttosto che chiedere la carità, ma dato che mi era stato offerto non potevo certo rifiutare. Mi sono avventato sul cibo come un avvoltoio, divorando tutto ciò che mi era stato messo nel piatto e leccando il fondo dello stesso, cosa che ha provocato diversi sorrisi tra i presenti.

    Però, bella fame quella... ma dimmi, forestiero, cosa ci fa un “ninja” da queste parti? Non è terra che vi interessi questa qui...

    Quel vecchio ne sapeva più di quanto immaginassi. Alla parola ninja tutti i presenti hanno cambiato atteggiamento, rivelandosi molto più guardinghi rispetto a solo qualche secondo prima. Ovviamente non ero in cerca di rogna, ed era meglio mettere subito le cose in chiaro.

    Vi ringrazio per il pasto, e per l'aiuto in generale, ve ne sarò eternamente grato. Comunque si, sono un ninja, ma sono qui per puro caso... in realtà mi sono perso, ero diretto a nord-ovest, ma la tempesta mi ha costretto a cambiare percorso, ed eccomi qui...

    L'uomo, dopo avermi squadrato per qualche secondo, ha riconosciuto la verità delle mie parole, dandomi il suo consenso ed il suo aiuto, rivelandosi una vera persona d'onore.

    Ti credo, giovane. Dunque perchè non accompagni il buon Camin fino al nostro villaggio, la ti verranno offerte provviste ed indicazioni per il ritorno a casa. Il ragazzo s'è fatto male su una roccia e non mi va di rimandarlo a casa da solo...

    Avevo capito, ed ero assolutamente ben disposto ad accogliere la sua richiesta. In primis per sdebitarmi, e poi perché secondo le parole del vecchio così facendo avrei ritrovato facilmente la strada del villaggio.

    Va bene, accompagno volentieri il vostro uomo, non vi preoccupate, è in buone mani!

    Detto ciò ho rivolto un occhiolino, un cenno d'intesa al capo banda, il quale ha intuito al volo che ero persona di cui si poteva fidare. Era giunta dunque l'ora di levare le tende, anche perchè a quanto detto da uno dei ragazzi, la tempesta si era placata. Così siamo usciti dalla caverna, prendendo ognuno la sua strada, io col ragazzo, e gli altri chissà dove, a chissà far cosa.
    Continua ovviamente, è solo l'inizio....
     
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    Il poveretto era messo male, a fatica riusciva a mettere un piede dietro l'altro, specialmente dopo che la tempesta aveva ricoperto ogni cosa con uno spesso strato di soffice neve, nella quale ogni passo sprofondava per almeno mezzo metro. Inoltre la mia presenza lo infastidiva parecchio, non si fidava affatto di me, e non sembrava assolutamente propenso ad accettare alcun tipo di aiuto. Di quel passo sarebbe stata un'impresa impossibile per lui, eppure non mollava, testardo e forte come un mulo continuava ad arrancare nella fresca, e nonostante le sue difficoltà fossero evidenti, non lo dava a vedere. Non solo non si scoraggiava, ma continuava ad avanzare come se niente fosse, senza imprecare o cedere di un millimetro da uno spostamento all'altro. Era una macchina da guerra, ma nonostante ciò era evidente che stesse soffrendo come un cane. Se già il dolore della frattura doveva essere lancinante, figuriamoci unito a un tale sforzo. Non potevo certo starmene a guardare, e siccome qualcosa mi diceva che difficilmente avrebbe dato anche solo retta alle mie parole, sono direttamente passato all'azione.

    Tu continua ad avanzare, io torno subito...

    Al suono delle mie parole egli si è voltato per guardarmi, mi fissava con la faccia di uno che già sapeva di star per essere abbandonato. Il suo era uno sguardo cattivo, incolpante, carico d'odio per quel che credeva stessi per fare.

    Guarda che mica ti lascio qui... sta a vedere!

    Ancora non credeva alle mie parole, e faceva bene, io al suo posto avrei dubitato ugualmente. Così me lo sono lasciato alle spalle, avanzando al mio passo verso una fitta boscaglia distante un centinaio di metri. La, con la tecnica della manipolazione delle lame, ho sradicato ed intagliato una grossa corteccia d'albero, dandogli la forma di una slitta che, per quanto arrangiata, ero certo potesse almeno scivolare sulla neve. Fatto ciò sono tornato dal mio compagno, portando la pesante scultura sopra la testa.

    Visto che sono tornato?! Tieni va, sali su sto coso, ti traino io... però mi lasci le ciaspole, che tanto non ti servono più

    Il ragazzo, per quanto fosse cocciuto ed orgoglioso, non poteva rifiutare un'opportunità del genere, anche e soprattutto perchè già dopo pochi kilometri di tragitto era sfinito, glielo si leggeva chiaramente in faccia. Così ha ceduto, cedendomi i suoi calzari e salendo sulla slitta. Questa era stata intagliata dal sottoscritto in maniera approssimativa ma efficace, una forma convessa che avrebbe accolto il corpo del ferito per intero, ma la cui superficie di appoggio sulla neve si riduceva a qualche dozzina di centimetri. In questo modo potevo trainarla senza faticare troppo, anche grazie al suo aiuto, visto che bilanciando il suo peso poteva controllarne l'andamento. Eravamo buffi, si, ma almeno la cosa funzionava.

    E dimmi, come hai fatto a farti male?

    Il ragazzo, che inizialmente era persino infastidito dalla mia presenza, si era addolcito nei miei confronti, abbastanza almeno da rispondere alle mie domande.

    Ieri è successo, s'eravam persi nla tempesta e avevam da scendere un cimon, ho messo giù mal lo stival, ed ecome, so caschè su una roccia acuminata. Ma nulla de grave....

    Mh, ho ancora qualche dubbio sulle dinamiche, ma più o meno avevo capito. Da quel punto in poi abbiamo parlato un po, quel tanto che bastava a coprire la distanza che ci separava dal suo villaggio. Questo, a quanto detto da lui, era un paese autonomo, totalmente estraneo sia dai confini che dalle giurisdizioni del mondo ninja, un piccolo agglomerato di persone che un centinaio di anni fa si è tirata fuori da una realtà che non le apparteneva più. Niente più lotte per il potere, niente più guerre, ne combattimenti, solo una vita tranquilla all'insegna della sopravvivenza.

    ...è così che andem avanti senza litigar, ognuno ha il suo compito, tutti han qualcosa da far, nesun chi rompa i cojon! Te capì?

    Beh, ero sorpreso dalle sue parole. Nonostante quelle persone fossero quasi completamente analfabetizzata, erano riusciti a trovare un equilibrio migliore di quanto abbia fatto la mia gente in secoli di storia. Non c'era che da ammirarli, ora però ero curioso di vedere questo fantomatico villaggio, questo freddo borgo, come lo chiamava lui. Non c'è voluto molto, alla fine distava solo una quindicina di kilometri dalla caverna, tragitto che abbiamo completato poco prima dell'alba. E così, scavallato l'ultimo colle che ci separava dal tragitto, ho potuto finalmente placare la mia curiosità.

    Ecco, amico mio, codesto l'è freddo borgo!

    Edited by cagnellone - 14/1/2015, 16:23
     
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    Beh, sinceramente mi aspettavo qualcosa di più, ma forse avevo fatto viaggiare un po troppo la fantasia. Credevo fosse qualcosa di innovativo, di mai visto, quando in realtà non era altro che un piccolo villaggio sommerso dalla neve e dal ghiaccio, con costruzioni arretrate ed antiquate, un luogo che si era fermato esattamente al periodo in cui era stato costruito, senza evolversi ne ristrutturarsi. In ogni caso era carino, rendeva perfettamente l'idea che mi era stata esplicata in precedenza, senza sorprese ne esagerazione, proprio come era nello stile di quella gente. Non vi erano ne mura ne recinzioni di alcun genere, se non qualche asse di legno messa in modo da evitare che la neve travolgesse tutto, nei suoi giorni più cattivi. Il ghiaccio sui tetti sembrava esser li dalla notte dei tempi, e così come quello sulle altre costruzioni, formava uno strato spesso quanto una spanna, apparentemente duro come il cemento. Tutto era fermo, immobile, anche se nelle finestre delle case giàsi intravedeva più d'una lampada ad olio accesa. Il bianco ovviamente era il colore dominante, ricoprriva ogni cosa e le donava una sorta di aura magica, spettrale. Si contavano in tutto non più di una quindicina di case, tutte praticamente uguali, segno che erano state costruite tutte insieme, e dallo stesso architetto.

    Vieni, andiamo a casa del vecio

    Il vecio altri non era se non il capo del piccolo villaggio, un signore abbastanza vecchio da aver tutti i capelli bianchi, ma non per starsene a casa a poltrire. Era infatti l'unica persona già fuori dalla propria dimora, intento a tagliar legna come un ventenne in piene forze. Il rumore della sua ascia in azione si ripeteva con costanza e senza pause, risuonando per tutto il villaggio. Era lui a dar la sveglia agli altri abitanti, tutte le mattine, senza festività ne domeniche, vita natural durante. Giunti al suo cospetto, Camin mi ha presentato a lui.

    Manera, sto ragaz le un ninja, m'ha accompagè fin al borgo, che mi son ferito tla montagna... adess le tut tu, me a vag a casa, cle mej... Comunque nessuna novità

    Non ho capito quasi niente, a parte l'ultima frase, dei cui fatti comunque non ero al corrente. Fatto sta che dopo la presentazione il ragazzo se n'è andato, lasciandomi solo col vecchio. Questo, dopo aver fatto in sei parti pressochè perfette il ciocco che stava sezionando, ha posato il suo attrezzo da lavoro sulla spalla, voltandosi con un gran sorriso in volto. Poi mi si è fatto incontro, allungando la mano per un saluto. Era gigante, una bestia di quasi due metri per almeno un quintale, con due spalle che a fatica entravano nelle porte.

    Salute giovane, io sono Manera, e questo è il mio umile villaggio! Non siamo abituati a ricevere visite, comunque sentiti pure libero di restare per il tempo che ti aggrada, saremo ben lieti di ospitarti... Ma dimmi, cosa ti porta da queste parti?

    Detto ciò ha infilato una mano nella giacca, estraendo una pipa ed un sacchetto di fiammiferi. Dopo averne acceso uno, strisciandolo lungo i jeans, l'ha usato per dar fuoco al tabacco contenuto nel lungo aggeggio color bianco, aspirando poi una grossa boccata di fumo, ed attendendo una mia risposta.

    Piacere, io mi chiamo Xavier, sono un ninja di Iwa... beh, grazie dell'offerta, ma penso che non mi fermerò a lungo, sono finito qui per sbaglio e quel che voglio è solo tornarmene a casa.

    L'uomo, che fino a quel momento mi aveva guardato con aria amichevole, al suono del nome di Iwa ha cambiato per un secondo espressione, corrucciando la fronte e strizzando gli occhi. Dopodichè ha buttato fuori un nuvolone di fumo bianco che ha oscurato momentaneamente la vista a entrambi, in modo da nascondere il proprio disappunto, che però avevo già notato.

    Ah, capisco, in ogni caso Iwa è da quella parte, direzione sud-sud est, non puoi sbagliarti. Mangia qualcosa prima di partire, il viaggio sarà lungo e difficile, puoi trovare ristoro presso la mia casa se ti va.

    L'offerta era sincera, anche se guidata dall'educazione più che dalla volontà. In ogni caso ero stanco, e anche se sapevo di non essere proprio il benvenuto, non ho potuto che accettare. Ho aspettato che l'uomo conlcudesse il suo lavoro, facendo un giro per lo spoglio paesino, senza sorprese particolari. Sapevo che quando non avrei più sentito menare la sua ascia, sarebbe stata ora di pranzo. Il resto della gente nel frattempo era venuta fuori dalle proprie dimore, ed ora era intenta a svolgere il proprio lavoro, qualunque esso fosse. C'era chi andava nel bosco a prender legna, chi la tagliava e chi la portava, chi andava a prendere acqua e chi da mangiare, un via vai continuo di poche ma funzionali persone. Lavoravano tutti duramente, lo si vedeva dai loro fisici, eppure, nonostante una vita apparentmente assente di vizi, litigi, denaro, e tutti gli altri problemi che caratterizzano la società, non sembravano per nulla tranquilli. Era come se si sentissero in pericolo, nelle loro facce era scolpita chiaramente la paura, solevano girare in coppia e guardarsi continuamente le spalle, come se stesse per succedere qualcosa da un momento all'altro. In ogni caso non ho dato troppo peso alla cosa, anche perchè era giunta l'ora di mangiare.
     
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    La casa del capo villaggio era esattamente come tutte le altre, una costruzione in legno massiccio col tetto a punta per far scivolare la neve. Quel che non avevo notato, e che si poteva trovare in ogni abitazione, era la presenza di un piccolo recinto coperto, un tetto alquanto basso posto sul retro di ogni casa,. Questo era il luogo dove venivano custodite le galline possedute da ogni famiglia. In un posto come quello, in cui l'inverno dura da sempre, e per sempre, trovare del cibo non doveva essere affatto compito facile, e quegli animali rappresentavano l'unica vera fonte di sostentamento di quelle persone. Ed infatti, come prevedibile, il pasto era totalmente a base uova. Frittate, sode, strapazzate, in camicia, all'occhio di bue, e chi più ne ha più ne metta. Oltre a ciò sulla tavola erano presenti anche alcuni tipi di funghi, più mandorle e noci. Alla fine era un pasto altamente sostanzioso, una carica di energia strepitosa, ed una dieta da cui non potevo che prendere esempio.

    Com'è? Ti piace?

    La signora mi guardava con gli occhi spalancati e la bocca aperta in un sorriso di plastica, immobile, controllando ogni mia mossa sul piatto, in modo da capire se avessi apprezzato o meno il suo cibo, e in che misura. Era una signora per bene, denotava in volto una grande bellezza giovanile, nemmeno del tutto sparita, nonostante la chioma completamente bianca. Non si è persa nemmeno un boccone del mio pasto, e solo quando ho rastrellato l'ultima forchettata, pulendo completamente ciò che avevo dinnanzi, ha iniziato a mangiare sul serio. In ogni caso non poteva che essere contenta, ho apprezzato tantissimo ciò che aveva preparato, spazzolando la stoviglia così bene che non c'era nemmeno bisogno di lavarla. Al termine del pranzo, avvenuto comunque in anticipo rispetto alle abitudini comuni, ho preso la mia roba e ho fatto per andarmene. Ma proprio sull'uscio di casa, un attimo prima di stringere la mano di colui che tanto gentilmente mi aveva offerto i suoi favori, un urlo ha spezzato la quiete, rimbombando più volte nella valle. Un suono acuto che si è interrotto prematuramente prima di giungere alla sua naturale conclusione, come spezzato a metà.

    No, è lui! PRESTO!

    Entrambi ci siamo fiondati fuori dalla porta, uscendo allo scoperto. Non sapevamo dove guardare, continuavamo a ruotare la testa qua e la in cerca di indizi. Anche altra gente era venuta fuori, ma nessuno sembrava capirci niente, anche se in realtà tutti sapevano quel che era successo. Dopo qualche secondo altre grida, questa volta differenti, seguite poi dalla figura di una fanciulla che ha fatto capolino dal bosco più folto.

    Aiuto! Aiuto! Ha preso Sara, l'ha presa!

    Le urla si mischiavano al pianto e alla paura, la ragazza continuava a guardarsi alle spalle, come terrorizzata che quel che aveva visto potesse averla seguita. Era bianca in volto, terrorizzata e fuori di senno. Giunta all'agglomerato urbano, si è infilata nella prima casa che ha trovato, luogo dove è stata raggiunta da me, dal capo e da molti altri. Li, dopo esser stata calmata, ha rivelato quel che era successo.

    Ci ha aggredite, ha preso Sara! Io sono fuggita, non sapevo che fare, mi dispiace tanto... quando mi sono voltata.... quando mi sono voltata ce l'aveva li, in bocca... il sangue...

    La ragazza ha perso i sensi subito dopo aver raccontato l'accaduto. Immediatamente tutti i presenti, per lo più anziani, si sono catapultati fuori dall'abitazione, correndo in direzione del bosco. Ovviamente li ho seguiti, volevo fare qualcosa, aiutare quella gente nonostante fossi all'oscuro di tutto, ma quando siamo arrivati della ragazza non restava che una chiazza di sangue sulla neve. Il capovillaggio, che stava innanzi a tutti, si è voltato con aria rassegnata, come a fronte dell'ennesima sconfitta.

    Date il segnale, fate tornare la squadra... lui è qui....

    La faccenda mi aveva sconvolto, non impaurendomi, ma piuttosto instaurando in me una sorta di macabra curiosità. Ero troppo curioso di sapere la verità su quella faccenda, ed inoltre sentivo di aver trovato finalmente qualcosa di interessante a cui dedicarmi. La mia sete di avventura poteva aver trovato un bel boccale di guai da cui abbeverarsi, e non potevo certo andarmene ora. Così, con discrezione, ho seguito il capovillaggio, ripercorrendo le sue orme da lontano. Non volevo essere di disturbo, la cosa sembrava averlo ferito profondamente, anche se a quanto avevo capito, non era la prima volta che succedeva una cosa del genere. Restava da capire chi o cosa fosse stato a commettere il delitto. Le tracce portavano fuori dal bosco, in una grande radura con un solo albero in mezzo. Avvicinandomi ho potuto notare, oltre alla presenza del “vecio”, che si trattasse di un cimitero, una distesa incredibile di tombe messe una accanto all'altra.
    Mi sono avvicinato all'uomo, il quale stava guardando innanzi a se con gli occhi persi a contemplare il nulla, completamente assorto nei suoi pensieri. Nonostante ciò, è stato proprio lui a prendere la parola.

    Ci sono più morti che vivi da queste parti, giovane ninja. Questo fino a qualche tempo fa era normale, il villaggio esiste da più di cent'anni, ma da qualche tempo a questa parte son più bare che culle... Guarda e dimmi, cosa vedi?

    Le sue parole era colme di malinconia e rammarico, come se la sua stessa vita fosse oppressa da qualcosa di cui non riuscisse a liberarsi, un tormento che non gli dava ne pace, ne goia. Inizialmente non riuscivo a capire di cosa stesse parlando, ho esistato prima di rispondere perchè non riuscivo a comprendere, ma poi, osservando bene le lapidi innanzi a me, ho potuto notare come molte di essere fossero recenti, senza nessun segno del tempo ad averle scalfite minimamente. In tutto il cimitero ci saranno state circa cento tombe, ed almeno venti di queste erano li da poco. A questo punto non mi restava che rivolgergli la fatidica domanda.

    Manera, che sta succedendo? A me puoi dirlo, io potrei darvi una mano...

    Il vecchio sembrava restio a voler parlare, ma la situazione era talmente disperata che, dopo qualche secondo passato a pensare, egli si è reso conto di essere davvero in difficoltà, e che qualsiasi aiuto non poteva che esser gradito, anche quello di un ninja.

    Lo chiamiamo mostro bianco... ci tormenta da mesi, mietendo vittime su vittime tra i nostri uomini. Non sappiamo da dove venga, ne cosa voglia, fatto sta che... mangia carne umana. Ogni tanto fa un agguato, aggredisce qualcuno e lo porta via senza che nessuno riesca a seguirlo ne scovarlo. I ragazzi che hai incontrato sono i giovani del villaggio, i quali ormai da tempo non fanno altro che dargli la caccia, con pessimi risultati. Siamo disperati Xavier...

    Beh, che dire, non potevo che fiondarmi di getto dentro alla faccenda. Per prima cosa ho rassicurato il nonno, poi gli ho messo una mano sulla spalla e gli ho fatto coraggio, assumendomi tutta la responsabilità per la faccenda.

    Manera, questo è il tuo giorno fortunato, adesso penso a tutto io, lascia fare a me...

    Una specie di tromba, fatta con le ossa di qualche animale tipo bufalo, ha risuonato nella valle, un suono cupo e grave che mi è entrato nelle orecchie e nel cervello. Si trattava del segnale di richiamo per la truppa, il segnale che il mostro era tornato a mieter vittime. Questa volta però c'era qualcun altro a cui avrebbe dovuto pensare.

    CITAZIONE
    Fine seconda parte... ne mancano altre due, non credo che mai qualcuno avrà voglia di leggersi 12 post, quindi forse è meglio che intanto aspetto che mi valutiate queste...


    Edited by cagnellone - 12/3/2015, 22:52
     
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  7. Anselmo
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    Uso improprio della manipolazione delle lame, che ti permette al massimo di muove oggetti delle dimensioni di un Kunai :patpat:
    Ma 50+50 non te li toglie nessuno. In alcune situazioni avrei tralasciato alcune cose che invece te hai narrato, per concentrarmi un po' più su altre. Toh, per farti un esempio: nel terzo post avrei calcato molto di più sulle condizioni del tuo corpo, tipo la sensazione orgasmatica del calore del fuoco dopo il congelamento subito, il portentoso effetto di un buon pasto a riempirti lo stomaco, la gratitudine eccetera. Cose su cui hai parecchio sorvolato, ti sei ripreso in un batter d'occhio tra un commento e l'altro. Ma non me la sento di penalizzarti per questo, è il tuo stile che evidentemente è diverso dal mio. E poi ci sono molte altre cose che di contro ho apprezzato, tra cui la storia in sé.
     
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    Dopo l'accaduto l'atmosfera si è fatta piuttosto difficile al borgo, il turbamento per l'orripilante scempio da poco avvenuto segnava le facce di tutti coloro che erano rimasti a svolgere i propri compiti. I pochi coraggiosi, che per bisogno o per necessità non potevano rintanarsi nelle proprie case, si aggiravano guardinghi ed impauriti avanti e indietro tra il villaggio ed il bosco confinante, ora in piccoli gruppi di quattro o cinque persone, nella speranza di scoraggiare il mostro da un nuovo attacco. Nonostante la superiorità numerica però i poveri braccianti, armati con attrezzi di fortuna per provare quanto meno a difendersi nel caso di aggressione, non sembravano affatto rassicurati ne tranquilli, cercavano di sbrigarsi quanto più possibile ad allontanarsi dalla foresta, mentre al contrario erano molto restii ad inoltrarvisi. Io dal canto mio cercavo di mantenere la situazione il più possibile sotto controllo, pronto ad intervenire nel caso di problemi. Come prevedibile però nient'altro di strano è accaduto, quella bestia si nutriva di carne umana e la sua caccia gli aveva permesso di provvedere alla sua alimentazione almeno fino al prossimo episodio del genere. A quanto detto da Manera le aggressioni si succedevano in maniera irregolare, ma con un dettaglio che le accomunava tutte. Infatti ad un primo rapimento ne era sempre seguito un altro nei giorni successivi, per poi lasciare al borgo periodi più lunghi di quiete. Era dunque quello il momento opportuno per fare qualcosa, l'unica possibilità che avevo di aiutare quella gente a risolvere una faccenda da cui difficilmente sarebbero usciti con le proprie forze. Erano brava gente, organizzati al meglio per sopravvivere in una porzione di mondo tra le più impervie che abbia mai visto, ma non erano guerrieri. Artigiani, falegnami, cacciatori, lavoratori instancabili forgiati nel gelido ambiente che li accoglieva, ma non guerrieri.

    Alla fine è giunta la sera, il sole è tramontato tra le cime lontane che fungevano da orizzonte in ogni direzione, lontane, apparentemente irraggiungibili, tra le cui valli risiedeva Iwa. Ero ormai via da troppi giorni ingiustificatamente, probabilmente la mia assenza era già stata notata da qualcuno al villaggio, ma nonostante una più che probabile punizione che non poteva che peggiorare con un'ulteriore proroga del mio rientro, non potevo abbandonare quella gente, faceva parte del mio incarico ninja. Aiutare il prossimo è la massima rappresentazione di quel che fanno quelli come me, e anche se quell'incarico non era retribuito o comandato, non potevo tirarmene fuori in alcun modo. Ne andava del mio onore, del mio credo, e questo contava più di qualsiasi autorità.

    Come predetto il gruppo di giovani improvvisati cacciatori è tornato al villaggio, a mani vuote e con ad aspettarli la notizia dell'ennesima morte. Ci siamo radunati in una specie di ufficio, una capanna posta abbastanza vicino al bosco da garantire il più veloce degli aiuti in caso di bisogno. Non era niente più di un ammasso di legno buttato su di fretta, si capiva subito che era stato creato per l'occorrenza e che sarebbe stata la prima cosa a sparire una volta risolta la faccenda. In ogni caso era utile, fungeva da magazzino per gli attrezzi convertiti alla lotta e da buona postazione di partenza, nonostante fosse servito a poco fino a quel momento. Vi era un tavolo al centro della stanza e la maggior parte dell'altra roba appesa in qualche modo sul muro. Chiodi, stracci, catene e ganci sorreggevano praticamente tutto quello che c'era, tutti oggetti presi da un altro utilizzo ed arrangiati all'evenienza.

    Allora, che vogliamo fare? Qualche proposta sul da farsi...

    Niente, le parole di Manera hanno spento l'imbarazzante silenzio che si era creato fin da subito nella scena solo per qualche secondo. Sparsi nella casupola il gruppo restava muto, ognuno immerso nei propri pensieri, ognuno ugualmente sconfitto nel corpo e nell'anima. I ragazzi sedevano attorno al tavolo, tutti tranne quello che sembrava detenere il comando della spedizione precedente. Egli stava alla finestra, guardandovi al di fuori come a voler cercare con gli occhi la bestia che non riuscivano a trovare prima di venir trovati. Anche Manera era in piedi, con le mani poggiate sul tavolo e la testa bassa, anche lui visibilmente provato dagli eventi. L'ultimo in piedi ero io, che, sarà per il basso coinvolgimento nella faccenda, sarà che ero li da poco, ero il più lucido di tutti. Visto che quegli uomini nemmeno si guardavano in faccia per non rivelarsi l'un l'altro l'assenza di idee, ho proposto la mia.

    Che ne dite di una trappola?

    Come se non avessi parlato. Nessuno ha mosso un ciglio, nessuno ha reagito nella minima maniera al mio suggerimento. Tutto è rimasto come prima, finché non ho ricevuto una risposta da uo dei giovani seduti al tavolo, uno di quelli che ancora riuscivano a reagire positivamente in quella districata situazione.

    Il bosco è ricolmo di trappole, ne abbiamo piazzate ovunque ma non possiamo nemmeno esagerare, potremmo finire con l'ammazzarci a vicenda. In ogni caso quel mostro non si ferma con una trappola, ne abbiamo ritrovate una decina andate a segno e poi distrutte prima del nostro arrivo.

    In effetti avevo notato qualcosa nel bosco, rudimentali ma efficaci congegni buoni senza dubbio per catturare qualche ignaro abitante della foresta dal basso quoziente intellettivo, ma non una creatura anche solo un pelo più evoluta. In ogni caso ciò che avevo in mente era diverso.

    Intendevo un altro tipo di trappole.... un'imboscata, un tranello... se riuscissimo ad attirare la sua presenza su un'esca potremmo pre-

    Ma che esca!! Vuoi mettere in pericolo la vita di qualcuno per usarlo come esca? Non solo finiremmo per far uccidere qualcun altro, ma a parte questo non si può fare a priori, quella bestia non si fa prendere di sorpresa, ha un olfatto formidabile. Se ci allontanassimo abbastanza invece finiremmo sicuramente per arrivare troppo tardi. È un idea stupida!

    Sono stato interrotto bruscamente dal capogruppo, infuriatosi a tal punto da voltarsi per abbandonare la sua postazione di vedetta e guardarmi mentre bocciava bruscamente la mia proposta. Continuava a non capire, d'altronde non mi aveva fatto finire, dovevo ancora svelare il punto forte del mio piano.

    Non se l'esca fossi io...

    Edited by cagnellone - 9/6/2015, 16:05
     
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    Già, era quello il mio piano, abbastanza sconsiderato ed apparentemente folle, ma pur sempre il meglio che si era trovato fino a quel momento. Il fatto di non dover mettere a repentaglio la vita di nessuno dei propri concittadini aveva fatto cambiare di colpo idea a tutti i presenti, le loro facce ora erano rivolte a me, piene d'interesse e di speranza. Pendevano dalle mie labbra, aspettavano solo il proseguo della spiegazione.

    Potrei addentrarmi da solo nel bosco, ho notato una radura a circa un kilometro da qui, uno spiazzo circondato di cespugli di bacche, abbastanza grande per poter organizzare qualcosa di concreto. La mia idea è semplice, prepariamo l'imboscata, settiamo le trappole del caso, poi io resto li a fingere di raccogliere dei viveri. Quando quel figlio di puttana arriva, io manderò il segnale e vedrò di intrattenerlo fino al vostro arrivo, poi non resta che affrontarlo, ucciderlo o catturarlo per me non fa differenza, ma sappiate che sono più propenso alla prima opzione... tutti d'accordo?

    Sebbene l'idea piacesse penso a tutti, nessuno si è esposto così tanto da approvare o meno ciò da me proposto. Aspettavano tutti il parere dell'unica persona avesse potere in quel caso, ovvero Manera. Il vecchio, sotto gli occhi di tutti, ha esitato abbassando lo sguardo per ragionare senza influenze sul da farsi. È rimasto a pensare per una decina di secondi, poi mi ha guardato, visibilmente preoccupato.

    Va bene, ragazzo, facciamo come dici! Ma sappi che se qualcosa dovesse andare storto, ti riterrò personalmente responsabile di qualsiasi cosa accada. Sto mettendo il destino dell'intero borgo nelle tue mani, nelle mani di un semi sconosciuto, quindi per favore cerca di non deludermi. Anzi, di non deluderci.

    Senza perder tempo quindi io e il piccolo gruppetto ci siamo spostati verso il luogo da me indicato, carichi di attrezzi di ogni genere per organizzare al meglio la festa a sorpresa. Giunti sul luogo ci siamo consultati a vicenda, unendo le differenti esperienze in campo di trappole per trovare soluzioni innovative ed efficaci contro quel tipo di nemico. A quanto avevo capito quest'ultimo era in possesso di una forza straordinaria, la sua mole doveva essere paragonabile a quella di un grande orso, cosi come la sua forza ed il suo olfatto. Probabilmente era un compagno di Babum, la descrizione corrispondeva. In ogni caso nel giro di un'ora ogni cosa era al suo posto, non restava che dare il via alle danze. L'esigua popolazione dell'altrettanto contenuto agglomerato urbano era stata preventivamente lasciata al sicuro nelle loro case per evitare che qualcuno venisse intercettato al posto mio dal nemico, gli unici in giro eravamo io e i ragazzi, in un'atmosfera decisamente tetra e sconveniente per affrontare al meglio la faccenda. Una coltre di nebbia ghiacciata era infatti calata sulla zona, limitando la visuale e mettendo a dura prova la mia resistenza al freddo. Essa si spargeva per tutto il territorio in banchi, quindi mentre in alcune zone non si riusciva a vedere a un palmo dal naso, in altre non vi erano alcuni problemi, non fosse che la situazione continuava a cambiare a causa del vento gelido che spostava gli equilibri. Purtroppo secondo l'esperienza dei più pratici la situazione non era in procinto di cambiare, motivo per cui non abbiamo potuto far altro che mantenere la tabella di marcia invariata. Non c'era modo di rinviare, ne di modificare il piano, l'unica cosa da fare ormai era agire. Prima però Manera ha voluto riunire per un'ultima volta la combriccola, per ripassare il piano e far si che tutto fosse chiaro per tutti. Abbiamo parlato parecchio, rilassandoci per un momento prima dell'impresa che ci aspettava, Poi però è giunta l'ora di far sul serio. In ultimo il vecchio capo villaggio mi ha messo in mano una mantellina rossa, un abito femminile di cui inizialmente non riuscivo a capire l'utilità.

    Questo è di mia figlia, ha il suo odore, sono certo che in questo modo quell'animale ti troverà. Mi raccomando, sta attento.

    L'oggetto, una pensata tutt'altro che da sciocco, mi ha riportato immediatamente alla mente una vecchia favola che erano soliti raccontarci al monastero, una delle mie preferite tra l'altro, una novella che guarda caso faceva proprio al caso nostro.

    Sapete, quand'ero piccolo all'orfanotrofio dove sono cresciuto ci raccontavano spesso una storiella, parlava di una bambina da sola nel bosco e di un lupo cattivo che voleva mangiarsela... beh, alla fine il lupo per fregare la malafede e la prudenza della bambina si è travestito dei panni della nonna della ragazza, cogliendola in un tranello. Bene, oggi noi saremo il lupo! Abbiamo anche trovato il nome della nostra missione, diamo il via all'operazione...



    ...cappuccetto rosso!



    Edited by cagnellone - 10/6/2015, 22:58
     
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    Non era il caso di gasarsi troppo comunque, l'euforia è durata giusto il tempo di uscire dalla capanna ed addentrarmi nella boscaglia, completamente solo. Il silenzio avvolgeva ogni cosa, non vi era il minimo segno di vita, la nebbia ghiacciata aveva cambiato il colore del bianco in un tetro grigio che sembrava aver congelato completamente l'atmosfera nei dintorni, causandomi un senso di inquietudine che fino a qualche minuto prima non avrei mai immaginato. Di colpo persino la brillante idea che poteva cambiare il destino di quella gente appariva ai miei occhi opaca, non riuscivo più a immaginare come poter effettivamente risolvere la faccenda, se quel mostro era davvero così pericoloso rischiavo concretamente di finire sul menù per la cena come portata principale, specialmente pensando che quella zona era a lui familiare e che la nebbia complicava le cose in maniera non indifferente. Non era però il momento di fare la femminuccia, motivo per cui ho affrettato il passo con cui mi stavo dirigendo al punto designato, scacciando via i pensieri e concentrandomi solo su quel che dovevo fare. Ho raggiunto la zona nonostante la scarsa visibilità, scoprendo con enorme piacere che almeno il piccolo spiazzo era stato risparmiato dalla coltre. Si riusciva a vedere tutta la zona circostante, fino ai cespugli che segnavano il confine dell'anfratto e della visibilità, uno spiazzo circolare completamente bianco con un piccolo puntino rosso in mezzo, io.
    Per interpretare al meglio la parte e far trascorrere in fretta quella snervante attesa, ho iniziato a fare ciò per cui avrei dovuto far finta di esser li a fare, ovvero raccogliere viveri, dolciastre bacche dal colore rosso sanguigno e dall'aroma aspro ed intenso. C'è voluto il tempo di riempire per metà la cesta prima che qualcosa accadesse, il mio nemico non si è fatto attendere parecchio.

    *CRACK*



    Un grosso ramo si è spezzato non lontano dalla mia posizione, proprio di fronte a me nella boscaglia d'innanzi, troppo lontano perchè i miei occhi appannati dalle condizioni atmosferiche potessero vederlo. Poi altri rumori, dalla sorgente difficilmente definibile ma sempre più vicini. Spaventato ho fatto qualche passo indietro, dando quindi ufficialmente il via alla missione anche per quelli in attesa del mio segnale, una freccia infuocata fatta brillare al di sopra della coltre in direzione del borgo. Con tutta la mia esile forza ho tirato la corda di quel piccolo arco, cercando di scagliare più lontano ed in alto possibile l'appuntito legno a cui avevo dato fuoco col mio chakra katon. Ci sarebbero voluti pochi minuti perchè i rinforzi accorressero, tempo in cui avrei dovuto intrattenere al meglio l'indesiderato ospite. Perciò mi sono avvicinato nuovamente al cespuglio posto alle foci della fitta boscaglia.



    Un'ombra, immersa nella nebbia una decina di metri innanzi a me, completamente immobile. Nonostante non riuscissi a vedere con precisione sapevo che essa era rivolta in mia direzione, che mi stava guardando e che era in procinto di entrare in azione visto che ormai si era scoperta. Si riuscivano inoltre ad intuirne le dimensioni, una figura grande almeno il doppio di una normale persona, eretta verticalmente e con fattezze umane. Sono restato ad osservarla impietrito finchè proprio essa non ha interrotto lo stallo, iniziando di colpo ad avvicinarsi di corsa alla mia posizione. Uno scatto improvviso che mi ha subito messo in allarme.

    Viaaaa!

    Rapido come forse mai nella vita ho girato i tacchi ed ho iniziato a mia volta a correre in direzione del centro dello spiazzo, il mio terreno ideale di scontro. Conoscevo l'esatta ubicazione delle trappole ed il perfetto funzionamento di ognuna di esse, rilevabili in mezzo alla neve tramite grossi bastoni piantati nel manto biancastro. La prima che mi è capitata trai piedi è stata forse quella che più mi serviva in quella situazione, una tenaglia legata a una catena la quale a sua volta era stata avvolta tre volte ad un grosso albero, con una corsa brevissima, entrambi dettagli mirati ad aumentarne la resistenza il più possibile. Vi ho corso accanto, deviando immediatamente dopo la mia corsa in modo che la traiettoria della preda inceppasse proprio nel tranello. Ormai sentivo il suo fiato sul mi collo, percepivo la sua presenza alle mie spalle farsi sempre più vicina, tanto che avevo già iniziato a pensare ad un piano di riserva. Ma poi...

    *STOCk!*



    La molla è scattata, chiudendo il marchingegno di ferro arrugginito in una frazione di secondo ed intrappolando il piede della creatura alle mie spalle, la quale ha espresso il suo dolore con uno straziante urlo di dolore. Avevo provveduto personalmente a modificare le lame poste a mo' di denti, aumentandone il potere penetrante, nonché la forza della molla. A quel punto, scampato il pericolo e lontano abbastanza da ritenermi al sicuro, mi sono voltato, scoprendo finalmente la natura del demonio che stavo combattendo.

    GRAAAAWL!!

    CITAZIONE
    Fine terza parte
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Un mostro, una bestia, un diavolo bianco. Ora capivo in pieno la serie di soprannomi poco rassicuranti dati dagli abitanti del villaggio a quell'essere, li meritava tutti. La creatura a pochi metri da me era di certo la più spaventosa che abbia mai incontrato, peggiore persino dei crostacei in quella maledetta caverna ad Oto. Era aggressiva, famelica, nonostante la ferita il suo unico obbiettivo era quello di cibarsi del mio corpo, tirava la catena sporgendosi più che poteva ed allungando il collo, sbattendo i denti come provando a mordermi nonostante la distanza. Sbavava vistosamente, forse ero succulento ai suoi occhi, anche se un mingherlino come me al massimo poteva fargli da merenda.

    *CLANG*



    Prevedibile. Di colpo la catena si è spezzata sotto la pressione della sua spinta, catapultandolo a tutta forza in mia direzione. Nonostante la ferita che sporcava il bianco manto col rosso del suo stresso sangue, egli avanzava senza nemmeno un accenno a zoppicare, guidato da una fame che pareva accecarlo, in un'espressione di foga e violenza sconvolgente. Per mia fortuna non sono uno sprovveduto, sapevo che quella trappola avrebbe potuto al massimo rallentarlo, così come sapevo che nessuna delle altre li piazzate sarebbe probabilmente bastata a fermarlo. Perciò ero già posizionato per farlo cadere nel secondo tranello, ho aspettato che si avvicinasse abbastanza da immaginare già il mio sapore, e solo a quel punto sono sparito sotto terra, un attimo prima che il meccanismo entrasse in azione. Vi era una corda lungo la sua corsa nascosta nella neve, legata con un fiocco al tronco di un albero. All'altro capo il ramo di uno stesso. Quest'ultimo era stato piegato in precedenza dagli altri ragazzi in modo che io potessi legarlo, per farlo scattare come una catapulta non appena il nodo venisse sciolto. E così è andata, mentre mi immergevo nella terra ho potuto vedere la frustata che ha colpito il corpo dell'ignara bestiaccia, troppo ingolosita dalla mia presenza per accorgersi in tempo del colpo in arrivo, il quale l'ha sbalzata persino a qualche metro di distanza. Sapevo che in questo modo l'avrei fatta incazzare un bel po, ma nonostante ciò non potevo restare nascosto a lungo, dovevo tenerla occupata e non perderla di vista fino all'arrivo degli altri ragazzi. Perciò sono riapparso al centro dello spiazzo, alle spalle del nemico ancora intento a riprendersi dall'ultimo colpo, pronto a dare finalmente sfoggio delle mie capacità ninja. Dal terreno ho fatto perciò uscire un'affilata lancia di terra, diretta all'esterno coscia. Sembrava esser penetrata nel fitto pelo, ma una volta raggiunta la pelle ha frenato di colpo, sgretolandosi poi come porcellana.

    GRRR...

    Intuibilmente il suo olfatto non ci ha messo molto a scovare la mia posizione, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa ho attivato la tecnica della prigione di roccia. Due immense pareti si sono innalzate dal suolo chiudendosi a tenaglia sopra la testa del bersaglio, ora bloccato all'interno delle spesse mura di terra. Timoroso che potesse frantumare la prigione prematuramente ho subito innalzato tutto il terreno al interno del guscio tramite il movimento del cuore della terra, creando di fatto una pressa con cui schiacciare quell'animale sotto la pressione di quintali di terra. Un paio di giri su quella giostra avrebbero schiantato le ossa di chiunque, ed infatti dopo averlo sbatacchiato non sembravano più esserci movimenti dentro alla gabbia. Mentre in principio i suoi colpi sulle pareti facevano tremare l'intera struttura, scrollandola della poca neve rimastagli sopra, ora non si muoveva una foglia.

    Ehi ragazzo! Abbiamo sentito un gran casino... dov'è? Dov'è quel diavolo?!

    La piccola ciurma è giunta proprio in quel momento in mio supporto, facendo capolino dalle siepi ed irrompendo nella scena disponendosi a cerchio nello spiazzo, visibilmente agitati e carichi a molla, pronti alla battaglia decisiva contro un nemico che fin troppo avevano sperato di poter combattere.

    L'ho rinchiuso la dentro e l'ho colpito abbastanza da metterlo KO...

    Si, magari. Poche volte ho cazzato delle parole come quella volta, quasi non sono riuscito nemmeno a finire la frase che la verità ha interrotto il breve scorcio e l'attesa dei nuovi arrivati. Prima un boato, rimbombato all'interno della cassa rocciosa e giunto alle nostre orecchie come un eco, poi una gran botta, simile a un esplosione. Ed ecco che dalle macerie della mia creazione, completamente crollata su se stessa in un grosso fumarone polveroso, ha fatto nuovamente capolino il mostruoso umanoide, più incazzato che mai.
     
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    ADDOSSOOOO!!

    Completamente incurante del pericolo, l'intera marmaglia si è scagliata contro il bestione, come un branco di piranha con la loro preda, affamati di una vendetta che forse da troppo tempo covavano per poter rimaner lucidi in quella situazione. Per lo meno non erano degli sprovveduti, nonostante infatti la foga nessuno di quegli incoscienti si è avvicinato al nemico abbastanza perché questi potesse far loro del male. Si sono limitati ad accerchiarlo, disponendosi a qualche metro l'uno dall'altro e a circa cinque dal nemico per coprire ogni possibile via di fuga, poi senza perder nemmeno un secondo e senza lasciar lui tempo di capire quel che stesse succedendo, hanno lanciato in sua direzione delle corde con le quali sono riusciti ad intrappolarlo, legandogli braccia, busto e gambe. Quasi ognuno di loro ne imbracciava una e tirava il lazzo più che poteva, cercando di limitare i movimenti dell'animalesco umanoide quanto più possibile, in modo da dare agli altri compagni modo di attaccare senza correr rischi.

    Adesso, forza, all'attacco!

    Quelli rimasti liberi da questo compito infatti erano coloro i quali avrebbero dovuto svolgere la parte più critica della faccenda, ovvero attaccare direttamente l'avversario in modo da metterlo al tappeto, o anche usarlo come tappeto una volta sconfitto ed ucciso.



    Si sono scagliati addosso all'avversario frontalmente, in coppia, mentre un altro paio copriva loro le spalle scagliando frecce a distanza di sicurezza. Si trattava di colui che guidava la spedizione, il braccio destro di Manera, ed un altro ragazzo dal fisico scolpito come nella roccia. Brandivano persino armi vere e proprie, le poche in dotazione al villaggio, oggetti coi quali avrebbero potuto quanto meno sperare di far del male alla dura pellaccia di quell'essere. Purtroppo però non sarebbe bastato. Sentendosi in pericolo l'animale ha dato fondo alle proprie energie, e con un solo gesto di pura e devastante potenza ha spazzato via tutti coloro che lo tenevano prigioniero, trascinandoli a terra e costringendoli a lasciare la presa. Peggior sorte per gli altri, intercettati in volo con un colpo violentissimo che li ha travolti, scaraventandoli al suolo e lasciandoli alla mercé di un nemico spietato ed incivile, in quale ha iniziato letteralmente a calpestare i due corpi che gli stavano innanzi. Io, che fin'ora ero stato stupidamente escluso dalla faccenda, come se quella andasse risolta come una questione personale, non sono stato certo a guardare mentre quei poveretti venivano maciullati, ho subito innalzato il terreno sotto i piedi del mostro, smuovendo il campo di battaglia in modo da allontanare i bersagli dal predatore, del tutto fuori di senno. Questi infatti, vedendo svanire l'oggetto del proprio sfogo, si è immediatamente catapultato verso qualcun altro, aggredendo chiunque nei paraggi e costringendo loro alla ritirata. A questo punto dovevo fare qualcosa, la situazione era completamente sfuggita di mano, così ho eruttato dalla bocca un mare di terra che in secondo ha assunto le sembianze di un grosso golem, un degno avversario per quel demonio. I due hanno iniziato una lotta furibonda, dandomi tempo di raggiungere gli altri per decidere alla svelta sul da farsi. Purtroppo la faccenda si era messa più male di quanto potessi immaginare, non solo il gruppo era visibilmente scosso per l'attacco subito, nelle loro facce potevo leggere chiaramente la delusione per la propria impotenza, la rassegnazione nel non poter combattere un nemico troppo più forte, apparentemente imbattibile. Non era tutto, mentre il capobanda era riuscito a proteggersi dagli attacchi con lo scudo che portava indosso, il ragazzo dalla sviluppata muscolatura era ridotto uno straccio: aveva non so quante ossa rotte, molte parti del corpo erano letteralmente ridotte in poltiglie, era addirittura svenuto a causa del dolore lancinante, e a dirla tutta in quel momento sembrava addirittura poter esser morto.

    Andiamocene da qui, Liuk è messo troppo male e se non vogliamo che questo posto ci faccia da tomba dobbiamo tornare al villaggio.

    Mai una frase aveva racconto tanto assenso. Andare avanti con quella gente era impossibile, quei ragazzi ce l'avevano davvero messa tutta ma non era sufficiente, erano stravolti, sia fisicamente che psicologicamente. Avrei dovuto far tutto da solo, senza un piano e in una terra a me completamente sconosciuta.

    Ci penso io, voi tornate al borgo!

    GRAAAAAWL!!

    L'urlo di vittoria è risuonato nella valle e rimbombato nelle nostre orecchie, il golem era stato sconfitto ed era crollato a terra, sbriciolandosi ormai privo di forze. Ma al contrario di quanto mi aspettassi, la bestia non era più intenzionata a combattere, ma a fuggire in ritirata. Perciò anziché dirigersi in nostra direzione, dove avrebbe trovato facili ed inermi prede, ha preso la via del bosco, fuggendo zoppicante nella boscaglia. Era ferito in più punti, probabilmente non era mai stato così mal conciato in vita sua, motivo per cui non potevo assolutamente permettermi di lasciarlo andare. Se c'era una sola possibilità di uccidere quel mostro, era senz'altro quella!

    Edited by cagnellone - 16/6/2015, 18:55
     
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    Così mi sono gettato in un improbabile inseguimento, seguendo le evidenti tracce di sangue lasciate al suolo dall'animale in fuga. Il rosso vivace risaltava vistosamente sul manto bianco che copriva il terreno, facilitando nettamente la mia caccia. Le condizioni atmosferiche mi erano inoltre d'aiuto, essendo sopravento il suo olfatto non si sarebbe accorto della mia presenza, e visto che non nevicava gli indizi non sarebbero stati coperti anche a distanza del tempo che mi serviva per tenere il passo del fuggitivo. Prima o poi si sarebbe fermato per riposare. Ho avanzato arrancando per ore, spostandomi con difficoltà sopra metri di neve fresca dentro i quali non sprofondavo solo grazie agli speciali calzari che mi avevano equipaggiato prima di partire. Poi d'un tratto le macchie si sono fatte più fitte lungo il cammino, come se stesse rallentando.



    Guardare fisso a terra non era stata una mossa da shinobi esperto, quella bestia mi era piombata praticamente addosso senza che io nemmeno me ne riuscissi ad accorgere. Non so come facesse a muoversi con tanto tatto da risultare impercettibile con quelle dimensioni, fatto sta che quando mi sono accorto di lui ci separava appena qualche metro. Ero nel suo raggio d'azione, bastava un suo colpo ben assestato a farmi finire male. Per fortuna prima di avventarsi selvaggiamente su di me sembrava volermi studiare, continuava a sniffare il mio odore, ringhiando inferocito.

    GRRR

    Ehi un momento amico, parliamone...

    Già, bella mossa. Il suo braccio è stato talmente veloce nel colpirmi che a malapena ho fatto in tempo ad attivare la mia cintura di pelle di cuoio, l'unico motivo per cui la sua manata non mi ha spappolato le ossa del braccio destro che portavo lungo il fianco, punto colpito dal suo attacco che mi ha fatto finire a diversi metri di distanza.

    Cazzo che botta

    Per fortuna niente di rotto, solo un gran male. In compenso le cose sarebbero peggiorate in fretta, nemmeno il tempo di rialzarmi che ero di nuovo sotto attacco. Questa volta però ero preparato, il mio filo d'acciaio si stava già muovendo nella neve, si è arrampicato sul suo pelo senza che se ne accorgesse ed ha stretto il suo intero corpo nella morsa. Sapevo che sarebbe bastato a fermarlo solo per poco, per questo ho attivato immediatamente la tecnica degli aghi di pietra. Completamente inutile, la sua forza era tale da permettergli comunque di divincolarsi, il filo si stava già allentando e il punto di rottura era vicino, così ho composto quanto più rapidamente possibile i sigilli del drago di fuoco. La grossa fiammata è partita correndo sulla sua traccia fino a giungere addosso al bersaglio, investito in pieno dall'esplosione che è derivata dal contatto. Il suo pelo ha preso fuoco insieme a lui ed ha continuato a bruciare finché egli non si è gettato nella neve, fermando le fiamme che comunque avevano abbrustolito il suo pelo, trasformando il candido bianco in grigio cenere. Non c'era comunque ancora niente per cui festeggiare o abbassare la guardia. Così sono sparito nuovamente sottoterra, allontanandomi e prendendo qualche metro di vantaggio per poi attirarlo verso zone migliori rispetto al banco di nebbia in cui ci trovavamo.

    Ehi, di qua zuccone... dico di qua.

    Lo scudo dell'eco serviva a distrarlo, il piccolo uccello d'inchiostro spiaccicatosi sulla sua faccia a farlo imbufalire invece, in modo da esser sicuro che mi avrebbe inseguito, sempre che ci fosse dubbio. Ed infatti il bestione si è subito fiondato su di me, che, immaginando come sarebbe andata, stavo già disegnando un'altra figura sul mio blocchetto, questa volta quella di un maestoso cervo, il quale mi avrebbe trasportato nella mia corsa verso un posto a mio avviso migliore.



    L'inseguimento è durato poco, dopo un paio di kilometri infatti il bosco è finito di colpo e mi sono trovato sul bordo di un burrone, una spaccatura tra due pareti verticali poste a troppi metri di distanza per poter saltare il vuoto che le separava. Ero in trappola, non potevo fuggire che nella direzione da cui ero venuto, spazio occupato dal mio famelico rivale, giunto in pochi secondi ad opprimere la mia presenza. Sono sceso dal mio animale d'inchiostro, lasciandolo andare come a far finta non mi servisse, se lo avessi fatto attaccare frontalmente l'avrebbe spappolato in un sol colpo. Il mio piano a questo punto era provare a farlo finire nel dirupo, e forse ce l'avrei anche fatta se non fossi stato interrotto proprio sul più bello. Ormai la bestia mi era addosso, si avvicinava a passo lento sapendo che non avevo via di uscita, pronto a scattare al mio minimo movimento. Ma io restavo immobile, aspettavo il momento giusto, quello in cui lui per primo avrebbe fatto la prima mossa. Ma poi...

    Non temere, ragazzo!

    No, non potevo crederci. Non volevo crederci. Manera in persona è comparso di colpo sulla scena, brandendo tra le mani due grosse accette da boscaiolo mentre correva come ringiovanito di un quarto di secolo. Giunto a qualche metro dal bestione ha scagliato con violenza impressionante il primo attrezzo verso la testa del nemico con precisione assoluta, il quale ha schivato il colpo per un pelo.

    Adesso prendi questo!

    L'altra accetta è partita con tempismo perfetto, colpendo dritto dritto il piede dell'uomo delle nevi, staccandogli tre dita di netto. Le appendici sono schizzate letteralmente in aria, il sangue usciva a fiotti dalla ferita ed egli ha iniziato a saltellare in preda al dolore, dando modo al vecchio di raggiungere la mia posizione. Purtroppo non abbiamo avuto tempo di allontanarci da li, poiché il bestione ci ha assalito gettandosi con un balzo verso la nostra posizione.

    Presto, via da qui, giù nel burrone!

    Manera mi ha letteralmente afferrato, per poi gettarsi nel crepaccio un attimo prima che entrambi venissimo schiacciati dal peso del colosso. Per un attimo ho sentito il vuoto impossessarsi del mio corpo, ma dopo la paura per quel che sembrava poter accadere ha lasciato il posto alla consapevolezza dell'astuto piano del capovillaggio. Egli doveva aver capito subito la situazione ed aveva preventivamente legato una lunga fune da scalatore ad un albero, corda che ora ci sorreggeva entrambi. Spenzoloni sopra a decine di metri dal suolo il mio compagno ha piazzato un picchetto per rendere più stabile la nostra situazione.

    Reggiti da solo ragazzo, ma stammi vicino-OOOO



    La corda si muoveva a destra e a manca, l'ominide si stava struggendo in tutti i modi per cercare di raggiungerci con le sue lunghe braccia, scuotendo il nostro supporto per farci perdere l'equilibrio ed allungandosi sporgendosi dal bordo del burrone. È stato in quel momento che ho perso l'equilibrio e la presa sulla corda, rischiando di cadere e salvato solo dalla prontezza di riflessi del mio compagno, il quale mi ha afferrato al volo per un braccio. La situazione era disperata, eravamo a pochi centimetri da un avversario che sembrava aver preso le misure per poterci raggiungere, così ho giocato la mia ultima carta.

    Manera, voglio che lasci andare la presa. Adesso, forza, lasciami andare!

    Ragazzo ma che dici, sei impazzito? Finiresti per morire, e la stessa fine farei anch'io!

    Vecchio, fidati di me, so quel che faccio. FORZA!



    E così ha lasciato. Nello stesso istante il mio cervo sarebbe tornato sulla scena, giungendo a tutta birra e colpendo in pieno il deretano del bersaglio, facendolo finire nel mio stesso dirupo. Io intanto stavo correndo verticalmente sulla parete grazie all'ausilio del chakra, ero a diversi metri dal corpo in caduta libera, sapevo che lo schianto difficilmente l'avrebbe ucciso, così per star sicuro ho frenato di colpo ed ho fatto fuoriuscire una grossa porzione di roccia con la tecnica del movimento del cuore della terra, ed unendola a quella delle lance di terra ho creato un grosso pilastro appuntito, il quale ha impalato letteralmente quella bestia, trapassandola e lasciando il suo cadavere a metà del corpo roccioso, completamente ricoperto di sangue. Era finita, e nessuno poteva esserne più contento dell'unico spettatore che avevo in quella storia, il quale si stava dondolando sbracciandosi come un ragazzino, alternando vari gesti di vittoria a una felicità raggiante come il sole che per un attimo ha fatto capolino da uno spiraglio tra le nuvole.

    SII RAGAZZOO, CE L'HAI FATTA!!

    CITAZIONE
    Fine. Ruolerò la parte in cui mi ringraziano e abbandono il villaggio nel prossimo evento, che sarà temporalmente subito dopo questo. Edit, ho moddato, potete valutare :asd:


    Edited by cagnellone - 16/6/2015, 19:06
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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