Indizi?

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    Non sembrava nemmeno lei capire come riusciva ad essere praticamente stremata dopo un paio di esercizi, il tutto mentre a trenta centimetri dal suo naso Reika continuava imperterrita a muoversi a destra ed a sinistra, a tirare un gancio qua ed uno là, verso il povero sacco che subiva senza aprire bocca. Il tutto con quei piccoli pesi, saranno 5 chili al massimo, ma proprio massimo massimo, tra le dita. Sembrava giocarci, talmente era leggiadra nei movimenti. Pesava decisamente poco, sui cinquanta chilogrammi, eppure aveva la forza di un bisonte più o meno. Ne aveva rotti due, di quei sacchi, nel giro di 3 mesi. Che diavolo, le spese lievitavano per colpa sua! Inohana si limitò a scacciare il peso con cui aveva fatto qualche cosa, spinta dalla carica della ragazzina che faceva di tutto e di più. Già si era presentata a “quell'appuntamento” con venti minuti di ritardo, si preoccupava un po' per il suo trucco e soprattutto dopo un po' di addominali aveva già gettato la spugna ovunque. E quel calcio, dato con una sofferenza vicina alle pene dell'inferno per una persona con l'artrosi che si era mossa troppo, ne era il segno. La ragazzetta, che aveva sì diciassette anni ma per altezza e magrezza sembrava una tredicenne, la guardava e sorrideva, mentre continuava ad allenarsi. Dannazione sarebbe stata davvero una grandissima Kunoichi. Degna di quel nome. Altroché la sua collega tanto stupida quanto sexy (anche quando non faceva un beneamato nulla, anzi simulava di far qualcosa ma in realtà guardava il soffitto) collega. Diventata Ninja soltanto per trovarsi qualcosa da fare, che neanche fa, salvo poi abbandonare di nuovo la carriera e pretendere di tornare solo ed esclusivamente per ritrovare la sua famiglia. Fandonie! Le risatine di gusto che si faceva la ragazzina mentre prendeva a calci e pugni (fortunatamente per il sacco evitava le testate) arrivarono ad un impetuoso schianto notando che la compagna di giochi non faceva assolutamente nulla. Dopo un paio di colpi ed il sudore che schizza un po' ovunque, lei si gira. Il suo sguardo era stranamente simpatico. Continuava a ridacchiare, dentro di se, ma nonostante ciò Inohana sentì che c'era qualcosa che non andava in lei. La guardava, ancora un po', fino a quando finalmente non si decise ad aprire bocca. Già si era preoccupata! Anzi, forse farebbe meglio a rimanere un po' preoccupata, perché le parole che seguono...

    - Ma come, hai già finito? -

    Rise. Ovviamente Reika. La Yamanaka ci era rimasta anche abbastanza male a vedere quella ragazza, più giovane di lei di un paio di mesi, più bassa ed apparentemente più minuta, fosse così piena di vita, al punto da invitarla a riprendere a fare ciò che in una palestra normalissima (ma anche in un Dojo... O per strada, per i meno abbienti) si dovrebbe fare. Eppure lei se ne fregava un po'. Pensava di aver riabilitato i muscoli abbastanza per tornare a camminare in giro per il villaggio più di quei 378 metri in linea d'aria che la separavano dal suo locale preferito per far serata ad ubriacarsi per dimenticare. Invece no, quella che si riscopriva come perfetta allenatrice la pensava in modo talmente diverso da sollevarla di peso (nonostante la difficoltà causata dal... Imponente davanzale, ecco) ed a metterla davanti al povero sacco. Quello subiva senza fare una piega anche gli schiaffi ed i buffetti della Yamanaka, rispetto ai cazzotti clamorosi che prendeva dalla sua “controparte”. Essere costretta a far qualcosa che non voleva non andava mai giù alla giovane, per questo cercava di liberarsi di quella piccola ed assillante costrizione dando colpetti talmente stupidi e deboli da far cadere lo stesso sacco dalla corda su cui era retto e da farlo scappare da una finestra evitando quella che pareva una enorme presa per il culo a chiunque fosse in grado di assestare un pugno in faccia ad altri. In realtà gli toccò subire quella tortura per un'altra quindicina di minuti, prima che anche la giovane dall'animo incendiato dalle guerre e dall'insegnamento dei fondamentali dell'arte del corpo a corpo da quando aveva solo sei anni. Una rarità!

    - Vedi? Ci... Rinunci anche tu! Pft! -

    - Sei inadatta a questo ruolo, non è un mio problema! Tornatene a prendere la gente a scosse nei testicoli. Qui dentro è meglio se solo io prendo a pugni! -

    Non era irritata, solo frustrata perché il tutto si era rivelato un grosso fallimento. Ma alla fine già sapeva come sarebbe finita. Quindi, perché provarci? Così. Per vedere un po' se si ricordava almeno come si faceva... O magari perché infondo l'attrazione per quella viziata stupidella non era cessata come credeva. O diamine, voleva tradire il suo ragazzo. Anche Reika era strana. Forse anche troppo, specialmente in quei giorni, quando aveva scoperto che il suo fidanzato gli aveva nascosto non una, ma ben due relazioni. Ovviamente avvenute prima della sua. Restava comunque il fatto che, in caso di piccoli errori, si sarebbe ritrovato al posto delle sue bocce (che tutto sommato non erano troppo brutte, eh!) due bei pugni sul muso. Forse quella piccola frase, condita sì con un tono un po' irrisorio e scemo, ma anche con quello di una persona alterata, era lo sfogo a quelle piccole cose che stavano rendendo la sua vita privata un piccolo inferno. Piccolo, come lei...? Nah! Altroché piccole cose! Chiudere la sua relazione con quel demente per lei era un grande passo, dato che il suo ultimo fidanzato è finito sotto le macerie di una casa, ed ancora lo amava. Al contrario, la scintilla con questo tizio di cui i lettori mi daranno credito se non cito il nome, si era già esaurita. Alla fine della fiera, Inohana decise che era tempo di prendere aria fresca. Si fece pedinare (così, perché ne aveva più voglia che altro) dall'altra ragazza ed uscirono. Fu così che quei due cuori, mezzi solitari, si ritrovarono a vagare per il villaggio, senza meta né altro, soltanto per cazzeggiare... O per bere fino allo sfinimento, visto che la giovane dai capelli nocciola sembrava diretta verso il primo rivenditore di alcolici disponibile nel raggio della sua vista!
    Lo scopriremo nella prossima puntata di questa soap opera fallitissima!
     
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    Ed infatti la prima idea che saltò in mente a quella screanzata pazza della Yamanaka fu “ehi, fiondiamoci in un locale ed ubriachiamoci fino a star male anche se sono le dieci del mattino!” Quando le passava per la mente quell'idea difficilmente riusciva ad avere freni inibitori, figurarsi se bastava una semplice ragazzina di cinquanta chili e qualcosina di più a trattenerla, benché ella puntasse i piedi decisamente bene! Voleva farla uscire dal tunnel dell'alcolismo, ma era più difficile che sollevare un elefante dal buco della... Proboscide, ovviamente. Che pensate, che questo narratore sia così porcello? Ehi! Alla fine di quella disputa durata si e no un minuto, in cui la giovane dai capelli nocciola sfoderò una potenza fisica vicino a quella di un toro incazzato che vede rosso ovunque, anche nella sua stessa faccia e per poco non si incorna da solo. Entrare in una di quelle bettole per Reika era come scoprire il mondo idiota quanto ignorante in cui si fosse cacciata la sua grande amica. Vedere due persone ubriache perse a quell'ora della mattina, con la bava alla bocca, strisciare e cercare di dormire in un modo o nell'altro su quel pavimento così freddo, danneggiato e sporco da farla rabbrividire. Tutto sommato, nonostante la sua smodata aggressività e la voglia di alzare le mani praticamente al singolo insulto, o beffa, non era una ragazza da locali così malfamati. Anzi. Adorava il lusso. E lo esprimeva... Boh, probabilmente impregnandosi di alcuni dei profumi più costosi all'interno della grossa villa bianca. Aveva sempre un odore buonissimo grazie a quelle fragranze, nonostante sudasse più di un ciccione sotto il sole di Suna a quaranta gradi d'estate mentre faceva jogging per cercare di perdere peso e contemporaneamente una sauna nel caldo deserto. Sarebbe morto circa 10 minuti dopo ma ciò non è rilevante, assolutamente no! Vedere quel legname fatiscente, quei pezzi di qualcosa che cadevano da qualche altra cosa non ben definita.(sembrava un tetto, ma gli squarci non lo rendevano così felice)
    Non si trovava proprio bene là dentro. Anzi, era un dannato disastro per lei entrare in quel posto. Ne sentì l'odore intenso di alcolici disperdersi nell'aria ed entrare come un missile nel suo naso, urtandola non poco. Si vedevano le vene sottopelle sbucare come piccoli funghi. Non le piaceva per niente quel posto, e l'unico divertimento per lei era evitare quelle enormi pozze di vomito che si diffondevano come sangue da una ferita. Ok, ora mi son rotto delle troppe similitudini, al diavolo.
    Non appena vide Inohana avvicinarsi al bancone, le tornò alla mente quando la portò via da un locale del genere, il tutto mentre quel bell'uomo le toccava le due enormi bocce... Ed il tutto le tornava alla mente, comprese anche le scene di quando le due si volevano leggermente più che bene. Ma proprio leggermente eh. Più guardava quella bettola, meno le veniva voglia di star là. Gli odori, la puzza tremenda, il senso di vomito che le veniva partendo dal basso ventre su, fino all'esofago. Il tutto mentre la Yamanaka già si era fondata al bancone ed aveva ordinato un alcolico a caso dalla lista. Era un vero e proprio problema. Talmente tanto che Reika si era già incazzata al punto da prendere a pugni la prima cosa che le capitava davanti. Doveva però adeguarsi. FORSE! In realtà la sua idea di adeguarsi era prendere a pugni il locale, Inohana, il gestore, i due ubriachi tra cui uno già svenuto e l'altro che strisciava malamente verso l'uscita e poi prendere a pugni il muro fino a che tutto ciò non sarebbe caduto. La rabbia della ragazzina era misurabile in cazzotti. Più ne dava, più era furiosa. Nemmeno si trattenne quando vide il secondo bicchiere arrivare verso di lei e subito dopo vedere quel liquido trangugiato dalla stessa come se fosse la cosa più bella del mondo. Ed in effetti la giovane “Poppea” si stava divertendo a mettere nello stomaco distillati, alcolici e schifezze immonde... Non fino a quando Reika la afferrò e la tirò via da là a forza. Stavolta le risultò assolutamente impossibile trattenerla, o comunque tornare a sedersi là. Si sbracciò un bel po' prima di lanciare un'imprecazione ed arrendersi ai muscoli mingherlini e forti della ragazza.

    - Che cavolo fai?! Perché? Diamine ora ho anche i capelli sporchi! -

    - Ma sei stupida? Smettila di ubriac...!!?! -

    Ma non bastò. Improvvisamente una piccola cortina fumogena comparve e poi boh. Non si capì più nulla, se non che due persone trattenevano la Yamanaka e Reika era scomparsa. Lei sì, ma non il suo pensiero. Improvvisamente ne sentì una parte. Non urlava, non faceva nulla se non scalciare. La sentì soltanto pensare “che cazzo vogliono questi, perché mi portano via?!”.
    In Inohana bastò questo per risvegliare i suoi assopiti poteri da Kunoichi. Era brava per un motivo. Sapeva cosa fare! Con una scossa elettrica tremenda i due che bloccavano la ragazza. Non sapeva né chi erano né cosa volessero, ma rintracciò gli altri che bloccavano la sua grande amica grazie al suo ottimo udito ed alla lettura del pensiero, che si diffondeva da ogni singola persona presente in quell'ingaggio, inclusi quelli che già erano al tappeto. Bastò una mossa per far succedere il putiferio. Un raggio di fulmini colpì in pieno la coscia di uno, trapassandola senza enormi problemi e facendolo così crollare sul terriccio, urlando dal dolore. Come la combo di un domino perfetto, ecco che gli altri cascarono dopo essere stati malmenati in volo dalla ragazzetta che cercavano di portarsi via con la forza. Dei cinque (uno le teneva la bocca chiusa inutilmente!) uno si beccò una testata nel naso, con conseguente frattura, ed uno un calcio nel muso talmente violento da finire al tappeto svenuto in pochissimi istanti. Gli altri... Beh, fecero anche una fine peggiore, subendo quelle che erano le “attempate ire” della combattente TaiJutsu prendendo tanti, ma tanti, ma taaaaanti di quei pugni che... Che nemmeno l'ospedale li avrebbe salvati. Già. Uno praticamente sarebbe morto di lì a poco, talmente tanti colpi si era preso in faccia. Tre pugni e due calci. Forse. Forse erano anche di più! Insomma, di quel gruppetto che le aveva assaltate, quando il fumo si diradò ne rimasero tre in condizioni decenti.

    - Chi cazzo sono? Che vogliono da noi!?! -

    - Non sembrano dell'Esercito Shinkuju. Portiamoli a casa e... Ehi, ma tu mi hai letto nel pensiero! -

    - La mia migliore amica ha rischiato il rapimento e mi chiede se le ho letto il pensiero. No, non so se vuoi far sesso con me, che diavolo! Voglio scoprire chi sono questi. -

    - Lo Shinkuju, l'esercito di tua madre quando era impazzita, operava così? -

    - Secondo te mi ricordo di quando mi han rapita e chiusa là dentro? Ancora sto cercando di rimuovere il ricordo di mia madre che ammazza Minato e quasi fa fuori noi due. Mi manca, quel ragazzino... Adesso prendiamoci sti due. Io mi porto via quello ferito... Oh, mi divertirò, ihihih! -

    - Anche a me manca Minato. Certo, se la faceva con te... Ma era un bravo ragazzo. Io mi prendo questo... -

    Inohana si portò via il poverello con i suoi fili d'acciaio, Reika caricandoselo sulle spalle nonostante pesasse almeno novanta, cento chili o forse più. Così, con calma. Senza molti problemi. Il tutto mentre la soap opera va avanti, stavolta senza palpa... Ah, no, uno dei quattro aveva toccato il culo di Reika. Appunto ci era quasi morto. Almeno almeno un polmone lo aveva perso. Speriamo che la soap non finisca a morti e feriti... Anzi, solo a morti. Le due si portavano via i trofei dello scontro durato circa sei millesimi di secondo come se fossero dei piccoli insulti alla società, in trionfo, reggendoli come se fossero il... Basta con sti come! BASTA!
     
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    Il salto temporale ci porta direttamente all'interno di uno scantinato. Quale enorme villa di lusso poco lontana dal centro di un bel villaggio, non demolito dalla guerra per fortuna, non possiede uno scantinato o una cantina o, insomma, un buco dove infilare due prigionieri nonostante chi li ha sottratti alla libertà è stato visto da circa 3 Ninja che non si sono fatti alcun problema a lasciar passare... Due ragazze che si portavano dietro questi tizi? Tutto ciò che era successo era passato tranquillo tranquillo davanti agli occhi di tutti e... Boh, quei due erano ora piantati in quello scantinato. Basta dire scantinato, vero? Uno dei due era incastrato, grazie ad un tubo che perdeva direttamente sulla sua testa, ed era legato. Insomma non era in una bella situazione, visto che, non appena si sarebbe svegliato (secondo i calcoli del narratore... Ora!) si sarebbe...
    AHIO?! Esatto, si sarebbe minimo minimo rotto un braccio non appena avrebbe provato a strattonare per liberarsi. Non si sa con quale sistema di leve ed altre movenze ma ci riuscirono a fargli slogare, rompere o cosa diavolo è successo a quel bracc... Ok, si era soltanto slogato un polso per cercare di liberarsi dalle corde che lo intrappolavano a quel tubo. Il volto oscurato dal nero e rigato dall'acqua faceva un certo senso. I suoi occhi, tenui e spenti anche dal piccolo dolore che si era provocato, del tutto a caso, riuscivano soltanto a notare davanti a lui una figura. Questa figura gli diede un gran pugno nello stomaco, decisamente più doloroso della slogatura. Ma quello che contava non erano le botte che quel tizio, vestito con un certo abito nero, ricamato decentemente e dal costo più elevato dei semplici abiti che qualcuno pronto ad un rapimento indosserebbe, bensì ciò che doveva far uscire dalla sua bocca. Però le minacce di morte e di pugni e calci fino alla fine della sua esistenza non bastavano a farlo cantare. Era duro. Aveva una gran bella pellaccia, non cedeva assolutamente. Per questo la vera scena di quello che doveva essere un interrogatorio in pieno stile “forze speciali” era concentrata su un'altra scena. L'importante era tenere fermo uno per muoversi sull'altro. L'altro, appunto, quello che era stato precedentemente ferito, era ancora svenuto. Egli, legato ad una sedia, sapeva ancora meno dello sventurato che riceveva botte ogni volta fino allo sfinimento. Stavolta bastò un colpo ben assestato sulla mandibola per mandarlo al tappeto. Forse anche per colpa del colpo di “rinculo” dritto contro una parte della tubazione in ferro danneggiata. Cadde, di nuovo, in un bel sonno. Il suo ritorno alla vita non durò più di una decina, quindicina forse, di secondi. Tornò al suo status di “appeso come un salame” o “prosciutto appeso”. Giusto il tempo per una di uscire e per Inohana, illuminata da una scarsa luce, di entrare. Quel salotto, o meglio quel che un tempo era un salotto, era stato adibito ad ogni evenienza. Escluso un interrogatorio, però! Per questo l'altra figura si nascose perfettamente nell'ombra, rendendosi invisibile agli occhi del secondo, quello che rinvenne poco dopo. Il ferito non perdeva più sangue, nonostante la ferita non si fosse ancora cicatrizzata ed il buco era là, ben visibile ed ancora meglio distinguibile perché faceva ancora più fresco in quel buco di carne lacerata e puzzolente di bruciato! Faceva anche male soltanto a pensarci, a quel buco! Non era enorme, cioè non era una voragine di ferita impossibile da curare, ma causava un sacco di dolore anche solo a metterci una mano sopra. Non era una delle sensazioni più piacevoli, sentire quella gocciolina che ogni due, tre secondi cascava dritta dritta sulla ferita. Il suo risveglio non fu molto piacevole, sentendo quell'acqua gelida che trapassava da parte a parte le carni lacerate e bruciate dall'elettricità. Una smorfia di dolore fu però seguita da una piacevole visione per gli occhi suoi... Ed anche per qualcosa coperto da pantaloni e, si spera, slip. La Yamanaka arrivava davanti a lui, con un passo estremamente lento, spostando i capelli a destra ed a sinistra, mostrando il suo bel corpo da diciassettenne incrociando lo sguardo dell'altro. Piazzò una sedia davanti a lui, sedendosi facendo in modo di piazzare l'abbondante... balconcino davanti alla faccia del tipo. Sorrise, mentre si accorse che l'acqua cascava sopra il bendaggio e spostò quindi il tizio di pochi centimetri. Se ne fregò completamente dell'acqua che cascava sulla sua schiena, causandole un piccolo brivido ogni volta che un oggetto a forma di goccia le finiva sulla pelle. Sorrideva, incrociando lo sguardo di lui più che poteva. Sembrava, all'inizio, voler evitarla, salvo poi cedere a quei due... Grandi occhi e cominciare a fissarli. Con ovvio risultato dell'equazione!

    - Ti piacciono, eh? -

    L'altro non poté far nulla che annuire. A quel punto la Yamanaka non si liberò della sedia, ma si avvicinò direttamente a lui, mostrando ancora più porzioni di carni fresche. Sorrideva.

    - Bene... Le vorresti avere per te. Eh? -

    Ovviamente disse di sì, credendo di essersi cacciato in una bellissima esperienza di sesso estremo con una ragazzina che fino a poco prima voleva rapire per portare in un bel posticino. Sorrideva anche lui, mentre sentiva che i suoi vestiti venivano strappati da un Kunai, che freddo passava sul suo corpo scolpito e muscoloso. Come qualsiasi rapitore!... Chi diavolo trova rapitori mingherlini e disarmati? (Infatti quei due avevano dietro qualcosa come una schiera di armi da far paura a Santa Barbara) Far effetto su quello era solo una parte del piano...

    - Allora... Perché... Perché non mi dici cosa volevi da me? Poi ti premio, eh... Ihihih! -

    - N-Non posso.... -

    - No, secondo me no... -

    Ed ecco che una mano passa tra i capelli di lui. Una mossa pianificata! Praticamente gli avrebbe letto il pensiero fino a che non sarebbe uscito ciò che voleva sapere. Ed ecco che, dopo un altro paio di secondi di flirt, le venne in mente un'altra idea.

    - E se deliziassi il tuo amichetto...? -

    Fece, sfoggiando il suo bel sorriso perverso. Le era ritornata quella specie di perversione folle per il sangue notando quella benda impregnata. Si avvicinò all'altro, sempre con una mano in testa al giovane, fino a che non si girò...

    - Beh, è svenuto, nemmeno lo saprebbe, ihihih! -

    Forse era anche il suo giorno di culo... Proprio in quell'istante, ecco il pensiero che aspettava.
    “Diamine, me la scoperei eccome, ma non posso dirle della prigione...”
    Rise, per poi fiondarsi direttamente su di lui, piazzando le dita sul suo corpo... Ed una mano sulla coscia.

    - Dimmi di questa prigione, su... -

    - Come cazzo?! Ehi, troietta, tu leggi nel....!?! -

    L'unica cosa distinguibile fu il “Bzz” e l'urlo di dolore che cacciò nello stesso istante in cui lui cercò di pronunciare la parola “Pensiero”. Staccò la sua mano dal cervello. Ormai non gli serviva più, tanto non avrebbe parlato sotto tortura. Tanto meglio buttarlo da qualche parte.

    - Nessuno mi chiama troia. Bastardo. -

    Disse, sorridendo, mentre la sua mano sinistra si impregnava di sangue e l'odore di bruciato cominciava a diffondersi un pochettino in quella stanza. Il voltaggio diretto a quel buco aumentava sempre di più, così come il dolore e l'urlo impensabile che era stato anche in grado di svegliare l'altro che, nel tentativo di liberarsi per andare a salvare il suo compagno... Nulla, rimase appeso male! Anzi, si prese anche un pugno sullo zigomo che lo mandò di nuovo al tappeto!

    - Lascialo Inohana! -

    - Lo senti il tuo sangue come puzza di bruciato, eh schifoso? E' un odore... Così buono... Come quello della tua carne bruciata... Senti, senti, senti come si avvicina la morte...! -

    - Adesso basta! -

    Il tipo svenne. Per sua fortuna, credo! Probabilmente ancora un paio di istanti in quel modo ed ecco che avrebbe perso pure un polmone. Lo lasciò andare, con una vena di tristezza nel suo sguardo. Si pulì la mano sui suoi abiti e poi diede un calcio alla sedia, ribaltandola. I due sarebbero finiti da qualche parte...

    - Allora. Sappiamo che questi due vengono da una prigione. Ma quale? Dovremmo chiedere in giro... -

    - Meh. Gli altri dovrebbero essere in prigione o in ospedale... O aspettiamo, o cerchiamo qualcuno. Sapessi almeno il nome di questa prigione... -

    Sarebbe troppo facile! Io il nome lo so... Ma... A voi scoprirlo con le prossime puntate, ehehe!
     
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