Una vita?

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  1. ~Nico
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    Era là. Ferma. No, per fortuna non stava annegando nel suo stesso vomito, ma quella puzzolente chiazza quasi del tutto ripulita dal povero barista ancora emanava quell'odore cattivo come pochi. Chissà come riusciva ad uscire tanta schifezza da un corpo come quello. Non per lo schifo et simila, ma per la quantità... Incredibile?! Diamine, se qualcuno normale, o anche io, butterei fuori tutta quella roba probabilmente lascerei in mezzo alla poltiglia anche un polmone! Eppure lei no. Chi diavolo era, Iron Girl? O qualcosa del genere? Era pazzesca, in alcune delle sue cose peggiori però. L'unico problema, forse, di quella situazione era l'essere nel mondo di Morfeo. Non tanto perché stava per succedere qualcosa di irreparabile, come una meteora dritta sopra il locale in cui si era incagliata per l'ennesima notte a bere per dimenticare la giovane Inohana, bensì perché in quel locale, per quanto fosse vicino a casa, era sconsigliato essere una bella ragazza e addormentarsi o svenire. No, non era noto perché frequentato da un molestatore particolare ma perché il proprietario era un bello (no, per niente) e bravo (eccome)... barista molesto. Ma non nel senso che parlava e cose del genere, bensì perché toccava ciò che non gli spettava. Spesso si era approfittato della povera Yamanaka dormiente, andando a palparla in quelle zone dove solo sua madre e qualche ragazzo che aveva avuto il suo stesso consenso poteva mettere le mani. Anche perché, se lo avesse scoperto, probabilmente la giovane avrebbe avuto un violento scatto d'ira e sarebbe finita o in un bagno di sangue o in un esborso inutile di denaro contante.
    Pure quel giorno in una soleggiata quanto gelida mattinata appena sorta, ecco una mano ruvida, leggermente callosa, abbastanza grossa allungarsi e finire proprio là, sul florido balcone della ragazzina distesa, in catalessi e contemporaneamente nel mondo dei sogni. Il rozzo sembrava anche prendersela bene. Eh, se qualsiasi persona fosse nella sua stessa posizione, vuoi che non si “prenda bene”? Anche il modesto narratore lo farebbe, diamine. Diamine! Diamine! Le sue dita si infilarono addirittura sotto il tessuto celestino, mentre la ragazza muoveva la mascella e sembrava prepararsi per la sveglia a sorpresa. Ovviamente avrebbe cacciato indietro la mano. Quale bambino si farebbe beccare con la mano nella marmellata? Non è da furbi! Tutto sommato, quel grasso ed un po' puzzolente omaccione, sposato da circa quattro anni con una donna che gli aveva garantito quel bar in cambio di operazioni sessuali (ovvio) e di una vita tranquilla in una casa decente. Un bel matrimonio di favore condito con poco piacere e soprattutto con un pizzico di odio. La grassona voleva un giovane pompato con un certo tipo di addominali, come qualsiasi schifosa piena di soldi! Per questo l'uomo si era cercato un'ignara compagna per i suoi risvolti più oscuri e meno visibili agli occhi dei suoi clienti. La sua mano aveva fatto un gran bel massaggio e continuava, mentre nel suo volto compariva un'espressione di giubilo ed una soddisfazione nemmeno lontanamente avvicinabile a quella laggiù... Però quel che stava succedere gli avrebbe tolto quella felice espressione. Eh, povero ignaro! Era mattina. Era passato un po' di tempo da quando Inohana ebbe l'ultimo attacco di depressione ed ira con Reika, proprio perché quest'ultima si era trasferita, con quella palla al piede di fidanzato ispirato solo dallo sfruttare le abilità psico-fisiche ed anche altre. Trovare la propria migliore amica, ed anche qualcosa di più, non nella sua casa creava qualche sospetto nella ragazza. Per questo, oltre che alla sua sveglia decisamente mattutina perché abituata così dal suo Jet Lag già dai tempi di quel casino nel suo villaggio, si alzava presto per tenere compagnia all'ubriacona. Non si era mai buttata di nuovo in un locale da... Una settimana? Circa. Questo per colpa degli impegni con il trasloco. Almeno aveva rimesso in moto quei muscoli atrofizzati dalla passività e dall'ozio del tempo. Utile e dilettevole. Dilettevole non troppo, era una sfacchinata ogni volta, visto che praticamente viveva dall'altra parte della città, in casa dei genitori di lui. Portarsi un pacco di circa tre, quattro chili forse, da una parte di Kusa all'altra non era proprio una passeggiata, anzi era più stancante di certi allenamenti e/o certe sessioni in palestra! I traslochi erano odiati da tutti proprio per quella ragione: servivano a sfiancare e rompere la schiena. Pensava di essere riuscita a toglierla da quelle situazioni non proprio belle... Ed invece no. Conosceva anche lei quel locale, essendoci stata un paio di volte. Per questo si fiondò diretta contro quella porta in legna. Riuscì a vedere quel tipo. Lo vide proprio bene! Cazzo se lo vide bene! Diamine se aveva una buona vista. Rifletté due millesimi di secondo, facendo due più due notando la ragazza sdraiata sul bancone e lui che sembrava pronto per muoversi verso il primo bagno o verso il primo locale chiuso e privato che trovava per... Dedicarsi... Ecco, insomma, si è capito. Ma quella volta non sarebbe di certo finita bene, ah per nulla proprio!
    Infatti non appena Reika riuscì a completare i suoi ragionamenti, non troppo contorti, si fiondò come una silenziosa leonessa assassina dritta contro la porta, aprendola con un piccolo rumore. L'uomo se ne accorse e, con la paura nei suoi occhi che fosse la moglie, cacciò via quella mano facendo fuoriuscire il contenuto del tessuto dal contente, benché tutto ciò sia così utile ed interessante quanto un comune passante. Ciò che fu più interessante fu vedere come l'uomo cercava di allontanarsi, notando lo sguardo di rabbia infuocata in Reika.

    - No, non è c-c-come pen... -

    Ma nemmeno bastò finire la frase che....

    - Non aprire la bocca, feccia. -

    Tutto ciò che l'uomo riuscì a vedere fu una specie di belva arrivare sotto di lui e scagliare un uppercut destro devastante quanto una tonnellata dritta su un ginocchio! Il risultato fu uno ed ovvio, condito con le grasse risate di questo piccolo e povero narratore che non può godersi nulla del corpo e della mentalità ignorante della giovane Inohana e di quella della sua amica: il crollo sotto il suo stesso peso per qualche centimetro. Reika ebbe la velocità di... Di che cazzo può essere così veloce? Per non parlare della violenza di quel colpo, che avrebbe abbattuto persino un bisonte senza grossi problemi. Un fottuto elefante avrebbe fatto... No, avrebbe fatto più male. Fu anche in grado di afferrare quel peso ed appoggiarlo tranquillamente sul suolo. Svenuto. E da quel momento del panzone non ce ne importa nulla. Reika si prese Inohana in spalla, era abbastanza forte da portarsi dietro settanta chili di pesi da casa del ragazzo all'altra parte del villaggio di Kusa, che cavolo erano per lei il peso della giovane? La prese addosso, aprì la porta ed ecco che le due si avviarono verso la casa... Che diavolo sarebbe successo di lì a poco, con la Yamanaka mezza sveglia che vedeva il suo stesso seno sballottato a destra e manca, la sua pancia che sbatteva contro la spalla di lei e gli occhi che ricominciavano a vedere il sole piano piano?
     
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  2. ~Nico
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    Tutto ciò che vide fino a quando non venne spalmata sul divano di casa in versione fodera fu il cielo alternato al terriccio marroncino, condito con sassi, che veniva costantemente spazzato dai sandali di Reika. Ne vedeva anche il tallone. Era uscita praticamente in pigiama... E che bel pigiama. Proprio! In poche parole: un pantalone lungo, una maglia semi-trasparente ed un reggiseno. Ma non era un granché rilevante quell'abbigliamento consono per quanto tutta la situazione lo sia a Kusa, ma avrebbe avuto ben più conseguenze tutto ciò che sarebbe successo di lì a poco in quella grossa villa bianca. Inohana si ritrovava sballottata ovunque per un buon centinaio di metri abbondante, fortunatamente senza vomitare l'impossibile direttamente sulle calzature della sua amica .(?) Anche perché la giovane sperava da quasi una settimana che lei abbandonasse il fidanzato e la loro relazione si sarebbe rinsaldata ed avrebbe raggiunto un certo grado, salendo da amicizia a qualsiasi cosa poteva succedere. Al contrario, non era successo nulla di tutto ciò ed anzi presto o tardi si sarebbe scatenato il putiferio! Quella piccola viziata si era fissata con il tornare assieme come coppia, per questo si sarebbero verificate un bel po' di problematiche di lì a poco. Varcò la soglia e quella fu la vera quiete prima della tempesta. Il piccolo ticchettio dell'orologio scandiva le ore, circa le sette e mezzo. La ragazza vide soltanto il soffitto, nel mentre il sedere di essa si schiantò dritto dritto contro i cuscini del divano.

    - Mgbh... Potevi essere più gentiiile... -

    Si sentiva che era ubriaca. Anzi, era in fase di sbornia, ma è lo stesso, non è rilevante il punto di ubriachezza molesta in cui si era piazzata grazie alle sue bellissime doti di bevitrice ed al suo fondo fiduciario decisamente capiente. L'odore di alcolici misti si sentiva anche dall'altra ala di quell'immensa abitazione bianca, figurarsi sentirlo a pochi centimetri dalla sua bocca.

    - Cosa ti avevo detto? -

    Riuscì a malapena a distinguere quelle poche parole, mettendole insieme e facendo due più due. Il suo cervello era mezzo bruciato dopo una serata trascorsa a trangugiare sette calici di vino, una bottiglia di liquore e poi boh, forse altro, la sua testa non ricordava più niente di niente. Decise di sorridere, rialzandosi a stento e facendo la finta tonta, non capendo nulla di ciò che succedeva e perché Reika avesse uno sguardo così arrabbiato con lei. Già, si vedeva la fronte corrucciata ed il tenero viso trasformato in una piccola e buffa faccetta arrabbiata. Era strana, la faceva ridere vederla in quello stato, anche se sapeva che era meglio andarsene mesta mesta o darle ragione. MAI vedere quella ragazzina così arrabbiata. Sarà anche piccola, ma diamine se fa male. Dopo questo consiglio poco pubblicitario, questo narratore opta per la fuga...
    Ok forse no.

    Di non ubriacarmi... E allo-allora? Ho mal di testa. -

    Ma la piccola donna non la prese bene. Portò le sue mani piccole ai fianchi, che produssero un certo tipo di suono, come una piccola cassa vuota che sbatte in terra. Un suono cupo, cupo più o meno come quella faccina che in realtà sembrava emanare ancora più tenerezza di quanta si potesse immaginare. Che strano, da quando una persona leggermente infuriata esprime tenerezza con il suo volto corrucciato ed un po' cattivo?

    - Come diavolo pensi di cambiare. Vuoi rimanere un'ubriaca viziata? -

    - Senti, non rompere, lo sai cosa vo- -

    - Sì che lo so! Per questo non devi ubriacarti più, capito? -

    - Ma che diavolo ti prende... -

    - Prende che se non ti dai una svegliata, maledetta te, non troverai più nessuno, ti abbandonerò anche io! -

    Nah, non la prese bene quella frase. La giovane Yamanaka diede un pessimo sguardo alla sua amica, cominciando ad alterarsi nonostante la testa che gli faceva un gran male ed avesse solo voglia di andarsene via da là. Non perché odiasse Reika o qualsiasi cosa simile, ma perché non le piaceva quando faceva così, quando se la prendeva per il minimo.

    - Se non cambi... Non troverai più nessuno! Devi tornare ad essere una Ninja! -

    Che... Cosa?
     
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  3. ~Nico
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    Che... Cosa? Era rimasta proprio shockata da quella frase! Perché doveva diventare di nuovo una Ninja, cosa che ormai le stava davvero sulle palle perché quella vita era una noia e piena di sangue, morti e feriti. Non le piaceva. In realtà, era soltanto se stessa che cercava di convincersi che tutta quella vita fosse un bello schifo da evitare. Il suo subconscio era fisso là, come un pallino. Ogni volta che qualcuno le parlava della vita da Shinobi, Kunoichi o come cavolo si faceva chiamare, ecco che in testa le tornava a frullare l'idea di farsi mandare in missione da qualche parte. Per staccare. Staccare da quel villaggio, da quella vita monotona, da quella pigrizia che aumentava in modo sproporzionato in lei, talmente tanto da portarla a non muoversi più di casa ed a crearsi la propria cantina personale. Alla fine fallì miseramente in tutti i suoi progetti. E magari fu proprio questa la causa della perdita di chiunque avesse vicino. Svaniti nel nulla. Sakura chiamata in guerra, sua madre che erra ancora in questi tempi per il mondo, suo padre a caccia di puttane di classe probabilmente, suo zio sotto tre metri di terra, suo nonno anche, sua nonna... Aveva una nonna? Insomma, chiunque era scomparso per colpa della sua vita da Ninja. Per questo la ripudiava. Non voleva più avere a che fare con le fila armate di Kusa. Anche perché oramai aveva una carriera da bevitrice ed era considerata una “ricca viziata dai facili costumi”. Fosse stato così, a quest'ora non soffriva di attacchi depressivi, di panico e di chi più ne ha più ne metta.
    Farsi sentire da Reika quella frase finì solo per paralizzarla. Non appena udì la parola, fu istintivo per lei sedersi e veder passare quel sangue, quelle immagini orribili. La guerra. Non quella contro i demoni dotati di coda e tale Tristroia Uchiha (definita così solo per voi dal vostro narratore di fiducia, che però dovrebbe essere anche pagato) che si era poi rivelata talmente ridicola da prenderle da un Mukenin acclamato dalle folle che nemmeno un Kami qualsiasi; bensì quella per riconquistare il villaggio della ragazza da un gruppo di brutti ceffi. Erano una banda di assassini, stupratori, ladri, rapitori... Insomma tutto! Un brancolo di Ninja traditori! Per questo non voleva più averci a che fare, ed anche per questo quando la KusaKage di cui nemmeno si ricorda l'iniziale del nome propose ad entrambe di arruolarsi nelle fila si beccò un sono “No grazie, i Ninja ci fanno schifo!” come risposta. Ed ora, proprio colei che era contro questo principio voleva che Inohana tornasse tra le fila dei combattenti militari? Nonostante il mal di testa, riuscì a ragionare decentemente...

    - Al diavolo Reika, cara mia, tu sei impazzita. -

    Lei rise. Si lanciò sul divano con l'agilità che la distingueva e rimase là, accavallando le gambe e levandosi i pantaloni. Davanti al camino acceso si stava bene, meglio che in qualsiasi altro posto del villaggio. Ormai considerava quella casa sua, ma per davvero, non come il suo stupido fidanzato rimbambito, che comunque si chiama Mizato (Bel nome!...) che se ne andava in giro, conosceva Inohana a malapena e preferiva passare il tempo con Reika nascosto da qualche parte, a fare il “fidanzato modello” soltanto quando ci faceva sesso e per i dieci, quindici minuti successivi. Cominciava a stargli sulle palle anche a Reika! Si cominciava a sentire male con lui perché sentiva che il loro amore si stava piano piano spegnendo fino a che non sarebbe diventato o solo sesso o solo un addio. Entrambe, in quella casa, entro poco lo avrebbero cacciato a pugni. Rimase stravaccata per qualche istante, mostrando le sensuali gambe rosa dall'immagine smilza quanto muscolosa al tepore delle fiamme. Osservava il nulla, mentre alla Yamanaka veniva sempre più da arrabbiarsi ed allo stesso tempo da saltarle addosso. Era dannatamente attraente agli occhi della nostra cara tettona bisessuale. Sorrise, compiaciuta. Il fatto era uno. Colei con cui interloquiva era seria. Lei invece la prendeva con filosofia (proprio) sul ridere, cercando di farsi gli affari suoi.

    - No, non lo sono. E non parlarmi così... Mi... Eh, ecco. Cazzo Inohana, svegliati! Solo se torni a fare quel che facevi riuscirai a trovare tutti i tuoi amici ed i tuoi parenti. E, che ne sai, magari altre persone... Hai trovato me.. -

    - E mi basta! Non rompere! Sai cosa ho passato? Ho visto morti, feriti, sangue, arti perduti, famiglie distrutte, tutto per colpa di queste fottute magie di merda! Non ci tengo! E se per incontrare tutti di nuovo devo fare quel che odio, che ODIO, preferisco che restino là!! -

    Disse, riprendendo fiato. Il volto di Reika si era fatto meno sereno. Si alzò. Voleva buttarsi su di lei? Ad Inohana, accecata dalla rabbia e dal mal di testa che si faceva sempre più doloroso e veemente, passò per la mente soltanto di colpirla con un bel pugno in faccia. Invece non cedette al menare le mani, per sua stessa fortuna data la potenza schiacciante di quel corpo, e rimase là ferma, ad osservare con occhi furenti i movimenti di quella dai capelli marrone naturale. Le sue mani tremavano. La voglia di andare a dormire era tanta. I suoi occhi sembravano riempirsi, per l'ennesima volta, di lacrime. La ragazza si avvicinò e le diede un caldo abbraccio, ma fu inutile. Continuava a tremare. Attacco di panico, probabilmente. Non era il primo da quando le erano successe tutte quelle cose. Invece no, era soltanto voglia di darle un pugno che, alla fine, arrivò! Riuscì a superare le sue paure ed a mollare un colpo sul suo addome. Risultato? Quegli addominali fecero rimbalzare la mano della ragazza in una delle scene più divertenti e stupide che si fossero mai viste. Si era anche fatta male. Reika subì soltanto, non si fece domande.

    Scusami. Ma... E' così. -

    Una lacrima cadde.

    - E allora vieni con me... -

    La lacrima si trasformò velocemente in una supplica. La pregava, mentre sulla spalla nuda di lei camminavano le piccole goccioline di liquido che crollavano nella sua schiena. Era una bella coppia! Eppure, al diavolo, non si sarebbe mai vista. Anche se si poteva apprezzare il bel culo di entrambe.. Ok, ok, delirio. O forse no, quelle chiappe erano fenomenali!?!
    Insomma, quel momento era difficile da sdrammatizzare. Inohana piano piano recuperava la sua ragione. Si sollevò dalla spalla di lei. Il suo volto riprese un po' di colore, le mani smisero di tremare, tutto in lei sembrava essere tornato ad un buon limite di decenza. Era strano come passasse da uno stato emotivo ad un altro e non era incinta. Ne siamo anche sicuri, non vede un organo da chissà quanto tempo!

    - ... Forse. Ok... Forse. Dai, andiamo. Ti faccio compagnia. -

    Inohana invece non ci cascava. Rimaneva incollata al suo braccio.

    - Va bene... Ma vieni con me. -

    La seguì, sorridendo. Era un sì o un no? Boh, nemmeno lo so io! Rimaneva il fatto che una barcollava sull'altra, che la reggeva con affetto. Mentre in Inohana l'idea di tornare a far la vita da Ninja serpeggiava, tra il suo animo in tempesta... Che diavolo poteva farle risolvere quell'enigma?
     
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