Casa

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  1. ~Nico
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    Non succedeva nulla, da troppo tempo. Si annoiava da altrettanto tempo, visto che il percorso alla fine era sempre lo stesso. Varcava l'immenso portone bianco, nella sufficienza dei suoi vestiti, qualche centinaio di metri polverosi e superava con una leggera spinta della mano sinistra la rovinata porta di legno che la separava dal classico. Quando aveva voglia di muovere qulche passo dalla sua cantina, posta miracolosamente nel sotterraneo in uno scomparto che ai tempi serviva da spogliatoio nella palestra sotto quell'immensa villa (per l'occasione ristretto a pochi metri quadrati). Il bancone e lo scaffale servivano a contenere l'immensa quantità di bicchieri, calici e alcolici di ogni sorta, dalle raffinate birre delle alture di Kumo al pregevole saké di Konoha, passando per il perfetto odore e sapore del vino rosso. C'erano una dozzina di sedie, davanti a quei nove metri di bancone in legno di acero fino e pregiato, ma solo uno aveva una leggera traccia sul suo cuscino, il suo preferito, quello che ormai aveva l'odore del suo culo e dei miliardi di litri di alcol che ci ha vomitato sopra per affogare la sua solitudine. Escluse quelle visite tre volte la settimana che gli faceva Reika, due delle quali spesso si risolvevano in una serie infinita di coccole affettuose e ricerca spasmodica di un amore, anche lesbico, verso la ragazza. Si era fidanzata. Non doveva più pensare a cose del genere, ma non solo non riusciva più a trovare un ragazzo decente da mesi, nessuno se la filava più! La lasciavano là, a marcire ed a distruggere il suo stomaco, un po' per il suo carattere estremamente nevrotico un po' perché nessuno di questi tempi si porta dietro una tipa talmente ubriaca da svenire prima di arrivare a casa. Per giunta lei sentiva di non aver più voglia di far sesso facile. Insomma, era diventata più adulta, meglio così. Però, non era per nulla bene che fosse diventata una tale ubriacona. Era ancora una volta sul suo letto. Era incredibile come bastavano 30 minuti di attività fisica ogni tanto per farle mantenere quella bella linea e quel fisico scolpito quanto bastava per attrarre il sesso opposto. Poltriva. Il resto del giorno poltriva. O lavava qualcosa che si era sporcato. Non faceva nulla, non conosceva nessuno e probabilmente la sua vita presto o tardi si sarebbe risolta in un suicidio annunciato.

    * Vediamo di muoverci un po'... *

    Il suo tono era quello impassibile, solito, svogliato e corrucciato. Non aveva alcuna voglia ed intenzione di muoversi da quel letto che aveva ormai preso completamente la sua forma. Si alzò da esso e ne notò, tra l'enorme coperta di seta ed il materasso che somigliava ad uno ad acqua per la sua morbidezza, sepolta assieme a quel bianco neve, la forma del suo corpo. Le sue gambe slanciate, il suo bel culo d'oro, i suoi fianchi, persino le sue scapole leggermente più scavate tra i solchi. Stava facendo i funghi... Nemmeno si ricordava più che giorno era! La sua unica occupazione era poggiare le chiappe su qualsiasi superficie possibile che restituisse un minimo di comodità! Eh, piccola carogna... Decise che era giunto il momento, finalmente per chiunque, di scrostare quell'odore di alcolici mischiato a del leggero sudore dal suo corpo.
    Dopo le faccende di rito, ovvero una doccia che dovrebbe fare chiunque, inclusa lei ed anche un barbone qualsiasi, una sana (si fa per dire) colazione e qualche altro stranfante, si accorse che il suo calendario era fermo al 23 gennaio. Tanto tempo prima, diamine! Nemmeno si premurò di aggiornarlo, ci avrebbe pensato poi, invece si mise calma sul divano, ad osservare un quadro. Era un dipinto schifoso, fatto male, da qualche schizzo di colore. Eppure le ricordava tanto. Aveva preso, quando era una bambina, ai tempi di quella cotta per un biondino con cui voleva fuggire dal suo ancora vivo zio che le aveva dato quella fortuna in cambio di piacere sessuale, qualche colore e con Sakura lo aveva buttato su quella tela. C'era una prevalenza di azzurro, come il suo reggipetto. Le portava alla mente i tempi felici, pieni di risate, litigate che si risolvevano in pugni e sorrisi, le prove di abilità forza e resistenza, le scorribande per il villaggio anche solo per comprare due o tre ingredienti per cucinare qualcosa, fino ad alcune notti passate a sparlare di cose da ragazze...

    - Diamine Sakura... Che diavolo è successo... -

    Parlò al quadro, con la voce tagliata dalla commozione. Una lacrima scivolò dal suo occhio sinistro, rigandole il volto. Una lacrima piena di rabbia, tristezza, ricordi commoventi che scomparivano via via nella nebbia del vino, della birra, della tequila, di tutto ciò che esisteva, delle foreste, delle pianure, delle nuvole. Un pugno di bei ricordi felici, quando ancora era una rossa scalmanata e pronta a tutto pur di divertirsi un minimo... E come un baleno, ecco che compariva la sciatta, ubriaca, depressa e sola Inohana Yamanaka, chiusa nella villa ereditata da parenti scomparsi e da uno zio stupratore che probabilmente aveva affari con la malavita. Per fortuna non aveva debiti. Era sola, senza alcuna persona veramente vicina (Reika preferiva farsi sbattere ovunque dal suo fidanzato più che tenerle compagnia per qualche ora). Una donna tanto sexy quanto sola. Lo sconforto la assaliva, mentre continuava imperterrita a dare uno sguardo sì ed uno no a quell'artificio pieno di ricordi. Si lasciò abbandonare ad un'imprecazione cadendo per terra, in un tonfo tenero e tenue quanto leggero, nel suo peso.

    - Fanculo...! -

    Abbandonata a se stessa, non riusciva a riprendersi se non per quelle tre, quattro, forse cinque ore quando Reika andava a trovarla. Sapeva dei suoi problemi e non le dava una mano per niente, nemmeno per soldi. All'improvviso, mentre si crogiolava singhiozzando in un angolo più caldo di quella fredda stanza, sentì la porta. Qualcuno bussò. Il grande portone bianco tuonò quattro volte, che rimbombarono nel grosso salone.

    vediamo se mi ricordo come si fa... continua :si2:
     
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  2. ~Nico
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    Ne sentì i colpi, ma le mancava la forza di sollevarsi da quel pavimento, che odorava di pulito, in un misto tra citronella, candeggina ed anche erba, quella strana sostanza che qualcuno le aveva dato e l'aveva fatta sentire meglio, per un paio di ore. Nonostante ciò, appena la vide Reika per una volta fare un tiro da una sigaretta gliela tolse dalle dita, distruggendola e dandole un pugno nello stomaco. Era una droga. E lei l'aveva assunta senza se e senza ma. Però le era piaciuta, e questo contava più di ogni altra cosa al mondo, oltre ad averla fatta sentire meno sola e con qualche problema risolto per del tempo. I quattro colpi violenti nell'androne colpirono il suo udito. Ma lei tremava, era spaventata da qualcosa, terrorizzata dai suoi stessi ricordi. Non riusciva a muoversi... Era paralizzata dalla sua memoria, dai tempi felici, dal passato così tanto lontano ed irraggiungibile, dalle persone scomparse dalla sua vita, da tutto. Anche da lei stessa. I suoi muscoli erano deboli, paralizzati, immobili, così come il suo intero essere. Era ferma, ad aspettare, mentre con la voce tremante e soffocata dal leggero pianto che fluiva ininterrotto dai suoi bulbi oculari cercava di richiamare un minimo di attenzione.

    - D-Dentro, per f-favore... R-r-Reika...!?! -

    La porta bianca, così mastodontica dall'interno ma così piccola legata ai muri bianchi fuori... Pochi secondi ed ecco che essa si spalanca, cedendo sotto la potenza di una spallata. Per fortuna non si era rotta! Soltanto aperta! Se no chissà le spese! Era stata addestrata a combattere fin da... Quando aveva nove anni, forse, non se lo ricordava più neanche lei talmente era passato il tempo! Rimase il fatto che quella entrò, nel modo simile a quello di un pompiere o qualche cosa del genere. Si fiondò sulla giovane Yamanaka, notandola in un angolo, rannicchiata, piangendo e con una piccola crisi respiratoria. Sapeva come trattarla. Era una situazione già vissuta un paio di volte. Qualche crisi l'aveva superata da sola, ma quando entrava quel piccolo artificio di donna, bassa ma dal corpo che le piaceva così tanto, si sentiva già leggermente meglio. La raccolse dal freddo parquet, nonostante il camino a pochi metri fosse acceso ed il suo tepore si diffondeva ovunque. Le due si sedettero sul divano.... Anzi, una si sdraiò sopra le ginocchia dell'altra, ma non era molto rilevante. La osservava, con quegli occhi colorati di grigiastro dalle lenti a contatto. Non piangeva più. Nel piccolo corpo della giovane era sorta una violenta rabbia repressa, prima contro tutti coloro che l'avevano, a sua vista, abbandonata, poi anche contro l'ex. Singhiozzò, guardando il quadro, mentre il suo volto divenne corrucciato nell'espressione. Abbatté un colpo contro la spalla della ragazza, che rimase immobile, ad osservarla. Era costretta a lasciarla sfogare, ma non era un problema, il suo corpo si era beccato pugni e calci decisamente più tosti di quelli di una viziata e depressa diciassettenne con due tette enormi ed un cervello piccolo quanto una nocciolina. Cominciò anche ad essere arrabbiata con Reika. Il suo carattere era diventato molto più iroso e cattivo di solo qualche mese prima. Stava anche diventando una serpe. Preferiva tradire e far soffrire. Stava cominciando a piacerle sempre di più. Una specie di rivincita contro il suo passato, riproposto verso chiunque altro. Tornando a quegli istanti, alla “povera” Reika era attribuita la maledizione di averla tradita. In pratica, dal limonare Inohana ha deciso di limonare un ragazzo. Nemmeno era tanto male, ma le stava sulle scatole. Si era preso la sua ragazza...! Fa così strano dirlo. Fu in quel momento, colpendo ripetutamente il petto e l'addome della giovane, che in uno scatto strano d'ira e di amore represso, con una mossa felina, riuscì a strappare le labbra dell'altra. Le calde labbra delle due si incontrarono, in un'espressione aulica per Inohana. Reika sembrava ripugnante all'idea, ma non si spostava. Erano rimaste molto amiche. Anche perché, infondo infondo, la ragazza alta un metro e cinquanta, più o meno, era l'unica che realmente non l'aveva lasciata a marcire in una villa enorme. Rimase attaccata a quelle labbra come una ventosa, mentre nel suo stomaco si accendeva il fuoco della passione, che ne incendiava le membra. Non provava più quelle sensazioni da troppo. Se ne fregava se ci metteva anche la lingua, come una pessima prostituta di borgo, voleva solo riprovare tutto. Quelle sensazioni... Che le sembravano così strane. Durò una decina di secondi, prima che una carezza sulla spalla di Reika la shockò. Si spostò, ammirandola con occhi stupiti. Le era comparso un volto strano. Dentro di lei l'eccitamento sembrava aumentato all'inverosimile. Si avvicinò alla ragazza, stringendola praticamente a se. La guardava... In modo strano...

    - Amami Reika... T-t-Ti prego... Fallo per me. -

    Continua... Proviamo...
     
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  3. ~Nico
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    Inohana continuava ad avvicinare le sue labbra, ad intervalli regolari, assaltandone quelle della giovane Reika con baci sensuali e pieni di amore, affetto, carica sessuale ed anche rabbia. Non faceva nulla da troppo tempo. Avrebbe concesso il suo corpo e le sue grazie anche al primo che passava, o addirittura ad una ragazza facendole prendere un oggetto artificiale pur di provare quelle sensazioni così meravigliose. Era talmente asfissiata dalla rabbia per essere stata raggirata ed abbandonata da chiunque e da quella carica così estrema e passionale che le pervadeva il corpo da essersi lasciata abbandonare. Si era buttata completamente su di lei, con suo piacere. Eppure, notava quello sguardo poco reattivo, spento, di Reika. Sentiva che quel sentimento che hanno condiviso per un anno abbondante era scomparso con l'arrivo di quel detestato, noioso, carino ma stupido fidanzato. Masahiro, Masahito, Masashi, qualcosa del genere. Nemmeno si ricordava il nome. Sapeva solo che lo odiava perché aveva sottratto lei la sua piccola anima gemella, per tutto quel che han condiviso nell'arco di quella “guerra civile” in quel buco remoto di culo di territorio vicino al paese della Neve, alle avventure a letto, in palestra, ovunque, anche su un tavolino! Era passione travolgente, proprio come quella che esprimeva in quegli attimi concitati. Riprendeva poco fiato per poi buttarsi sulle sue labbra come un impetuoso fiume in piena di amore e di elettricità. Vibrava. Tremava. Di tutto e di più. Faceva anche dei movimenti strani... Ad un certo punto, esanime, anche l'altra decise che era il punto di far contenta per un secondo quella viziata. Ci mise un po' di passione, ricordandosi quei bei momenti, tutto sommato, anche per lei, che era tutto tranne lesbica e/o una facile. Anzi, al contrario, se qualcuno ci provava si prendeva un pugno in faccia! Era una romanticona... Non era stata mai facile, se non con Inohana. Cedette alla sua semplicità. Ma ora, ora, ora che era una bambinetta viziata depressa sentiva che il suo sentimento era letteralmente scomparso, trasformandosi in grande amicizia, salda e comunque affettuosa. Sentiva che doveva ripagarla per ciò che aveva fatto. Aveva salvato la sua famiglia. Confortarla in un momento di depressione era il minimo. La Yamanaka, dopo quel piccolo momento, in cui sentì quella giusta passione ricambiata, si mosse qualche istante. Si allontanò. La osservava. Quello sguardo fu frainteso. Sembrava, secondo Inohana, che si fosse acceso un minimo in quegli occhi giallastri, resi tali in parte anche dalla luce della fiamma. Decise che era il momento di tornare a quei tempi. Ricordarsi di quelle belle notte, mattine, sere, pomeriggi, tutto. Tutto doveva essere come quell'anno! Tutto! Per lei! Per Reika! Per una vita assieme!
    Sì, era impazzita. Talmente tanto che si tolse il reggiseno davanti alla giovane. Ne rimase un po' stupita, ridacchiò. Nonostante tutto, quelle curve erano... Beh. Ci fosse stato un normale uomo, anche questo povero narratore onniscente, il finale sarebbe stato decisamente diverso! Incominciò a strusciarsi, a far di tutto e di più, a spogliare dei vestiti la ragazza, scoprendone le curve, il fisico asciutto e scolpito come quello di un ragazzo, anzi forse anche di più. Tutto era così... Strano. Reika non lo ripudiava. Segno che forse una parte di quei sentimenti era rimasta in lei. Anzi, veniva attratta da quei modi da stronza viziata. Il tutto mentre fuori una piccola folla di curiosi, un paio di madri che coprivano gli occhi alle figlie ed ai figli e qualche vecchio arrapato si era radunata davanti ad una finestra. Non si godeva di una buona vista... Ma un bel corpo in tre dimensioni era apprezzato da chiunque, anche se l'occhio godeva poco! Mentre Inohana ci dava un po' dentro, la giovane “ex-fidanzata”, guardando fuori dalla finestra, si accorse di tutto. A poco serviva sentire ansimare la ragazza, sentire quei sussurri, quei “ti amo”, “amami”, “insieme per sempre”, poco le facevano pensare. Era più preoccupata da quelli là fuori. La porta era anche aperta. Qualche malato o qualche poliziotto poteva creare problemi.

    - Inohana basta... -

    - No io ti amo, stiamo assieme per sempre, non mi abb... -

    - No, la gente... -

    Il fregarsene di quelle parole suscitò una rabbia spropositata nella Yamanaka. Uno scatto d'ira. Reika corse invece a chiudere la porta e la finestra, mentre quel torso nudo apprezzato da buona parte dei porci del villaggio rimase immobile, osservandone i movimenti. Dentro di lei ribolliva la rabbia. La stava abbandonando. La sua colpa era la stessa implicata a Sakura, a sua madre dopo che l'avevano liberata da quell'incantesimo, da suo padre che se ne era andato in giro per il mondo scoprendo che non era morto, da Hiro che se ne era andato a cercare una toy-girl per spassarsela un po' in giro per il mondo, da... Chiunque. Anche da Kusa stessa. Fece in tempo a chiudere la persiana della finestra per vedere il violento pugno destro che diede ad un vaso, di scarso valore, provocandosi un piccolo taglio alla mano. I fiori caddero in terra, così come l'acqua. Nei suoi occhi la cattiveria, la voglia di saltarle addosso.

    - Tu. Anche tu. Non ti credevo così puttana. Solo per sesso, eh? EH? EH? -

    - Ma di che parli, non è co- -

    - No! Mi stai tradendo! Anche tu mi vuoi abbandonare! Tu! Io ti ho amato! Mi è piaciuto quell'anno come nessuno! E tu te ne vai per un salsicciotto?! Stron... -

    - Inohana. Non dire queste stronzate. Io sarò sempre qui, per te. Cara mia. -

    Stranamente, quella rabbia scomparve con quel “cara mia”. Reika le fu accanto in un baleno e... La abbracciò. Capì. Capì che nonostante il suo fidanzato lei era diversa. Non l'avrebbe lasciata a morire. Pianse. Si lanciò sulla sua spalla, cercandone il sostegno. Era più solida di quanto non ricordasse. Forse anche perché aveva capito che era l'unico scoglio. Scappò una lacrima anche all'altra ragazza. I due corpi si separarono. Tirò su un paio di volte dal naso, si pulì gli occhi arrossati dalle lacrime con l'avambraccio. Sorrise, poi.

    - Dai, non piangere, è finita. -

    - Ehi, sei mezza nuda... Cavolo, era da tempo che non ti vedevo così!... Niente ma-male! Eheh...! - Cercava scuse per il suo stupido comportamento.

    - E' bello vederti calma. Meglio non prendere medicine... Dai, andiamo a far qualcosa. Vuoi bere? -

    - Cazzo sì! Dovresti rivestirti, comunque, o qualcuno prenderà un colpo oggi... -

    - Parli tu che sei quasi nuda. Sei in mutande sai? Ti stava guardando mezzo villaggio! -

    - Sono a casa mia! Promettimi due cose, Reika. -

    - Certo. -

    - Non mi lascerai mai... E mi aiuterai a trovare i miei amici. -

    - Sicuro, mia cara... Anzi, quasi amore mio. - Disse scherzando. La sentiva ridere... Che stronzata. In realtà, ancora le piaceva, nonostante il suo essere viziata, schifosa, stronza, iraconda, depressa e chi più ne ha più ne metta. Ma la shockò la risposta della Yamanaka, in positivo ovviamente. La prese con un grosso sorriso.

    - E allora ben tornata a casa, Reika. Ah, portati il fidanzatino... - Disse in tono dispregiativo. Gli stava comunque sulle palle!

    Per chi se lo chiede (:please:), no, non è lesbica, solo bisessuale. :asd:.
     
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    Puoi prenderli benissimo i 35 Exp, mi è piaciuta, ti ho sempre detto che mi piace come scrivi :si2:
     
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