II - Tavoli, Cucine e Coriandoli

PQ

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    Un’altra mattinata abbastanza fredda si prospetta quest’oggi nel villaggio dell’Erba, e quando il nostro giovane dai capelli chiari prova anche solo a sollevare le coperte, rabbrividisce, ripensandoci. Effettivamente non è più abituato a lasciare il suo letto la mattina, dato che la maggior parte delle volte si è dedicato a qualche sonnellino pomeridiano a causa della sua intensa “attività culinaria”.
    Ma oggi è diverso: si tratta del suo primo giorno di lavoro ufficiale, quindi ha potuto permettersi una notte completa di sonno, che non avrà fatto scomparire le sue occhiaie, ma sicuramente alleviato un po’ quella stanchezza che l’attanagliava da giorni. Lancia uno sguardo fuori dalla finestra: piove, ancora. E’ il terzo giorno di fila.
    Lentamente scivola fuori dalle coperte, camminando scalzo sul pavimento legnoso fino alla porta e gettandosi nel corridoio che porta alla cucina, dalla qual proviene uno strano odore. Sembra quello dei suoi muffin, ma è anche più dolce. Accelera il passo, incuriosito, camminando goffamente con la sua felpa pesante ed i pantaloni altrettanto ingombranti, rimanendo adesso fermo sull’uscio della porta.
    Sua nonna materna sta cucinando quelli che sembrano essere dei Pancake, ed a giudicare dall’odore non devono essere decisamente niente male. Silenzioso come al solito si avvicina al tavolo, e solo quando sposta la sedia la donna nota la sua presenza, sorridendogli ampiamente e grattandosi il capo. Sua madre, a quanto pare, è ancora in spedizione a Konoha.

    Beh.. Buongiorno! Ho pensato fosse una cosa bella farti trovare la colazione almeno per una mattina!

    Hai pensato bene, è così bbbello!

    E si stiracchia, sbadigliando sonoramente. Passano un paio di minuti prima che l’altra porti a tavola quei dolci accompagnati da burro fuso e sciroppo di acero e seguiti da due spremute d’arancia appena fatte. Sembra quasi in tensione per quello che il nipote possa dire sulle sue creazioni, mentre semplicemente il giovane divora con gusto tre pezzi uno dopo l’altro, impregnandoli di burro e buttando tutto giù con un po’ di succo. Ed ovviamente il tocco di classe: si pulisce la bocca con la manica del pigiama.

    Ehi piccolo selvaggio, va’ a prepararti, dovrai essere puntuale nel tuo primo giorno di lavoro! Su su! Pussa via mentre io sistemo tutto e sveglio il tappetto!

    Aye aye! Vado!

    E corre in camera sua, gettando per aria il pigiama ed infilandosi un paio di jeans neri e stretti che se ne stavano appollaiati sulla sedia, una camicia bianca e ben stirata che sua nonna gli ha lasciato sulla scrivania, le sue scarpe nere a stivaletto ed infine il tocco di classe: la giacca di pelle. Ravviva i capelli con un po’ di cera e si avvia verso la porta, salutando la nonna ed il neo-svegliato e precipitandosi fuori con foga ed entusiasmo.
    Non ci impiega nemmeno tanto per arrivare al ristorante, anche perché comincia a correre come un forsennato ed in meno di dieci minuti lo raggiunge, sudato e ansimante. A quanto pare hanno già aperto, ma è in abbondante anticipo, quindi non dovrebbe incappare in problemi di alcun tipo. Apre la porta rapidamente, ed il grande sorriso dell’uomo possente lo accoglie, spegnendosi un istante dopo.

    Su su! Tutti ai posti!

    Anche se effettivamente il giovane non ha la benché minima idea di cosa debba fare, tanto che rimane lì a guardarlo con fare spaesato, muovendo il piede a destra e sinistra e lanciando occhiate interrogative all’omaccione che si trova di fronte. Tutti gli altri, invece, schizzano verso un lato o l’altro della grande sala, chi scomparendo nelle cucine e chi cominciando a spostare sedie e tavoli.
    Ci mette un po’ per capire cosa non vada, comunque, tanto che il capo del luogo si avvicina al giovane e gli poggia una mano sulla spalla, spingendolo lentamente verso una direzione, quella delle cucine, e sorridendo leggermente per rassicurarlo. Effettivamente pare abbastanza ovvio che lui sia assegnato a quella zona, ma almeno il primo giorno si aspetterebbe un paio di istruzioni.
    E proprio durante quella breve camminata, l’uomo illustra con un tono rapidissimo tutto quello che il giovane deve fare: seguire il secondo cuoco e lui stesso durante le loro preparazioni e provare ad emularli, poi provare ad eseguire – con la ricetta – una delle specialità del posto. Infine deve anche lavare i piatti, come succede ad ogni nuova recluta, e sistemare la cucina, ma giusto perché questa sorta di gavetta è sempre utile nel mondo del lavoro.
    E si aprono le danze: non perde affatto tempo non appena gli altri cominciano a cucinare, osservando curioso ogni singolo movimento dei cuochi e portando loro tutto ciò che serve per la preparazione. Corre da un lato all’altro della cucina come un forsennato fra le urla dello Chef e del suo secondino, mentre le tre gemelle annunciano all’unisono, dopo un paio d’ore, l’arrivo dei primi clienti per il pranzo.
    E così diventa tutto ancora più frenetico e… ops, adesso tocca a lui cucinare!
     
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    Lo lasciano letteralmente da solo in cucina, tanto che il cuoco dai capelli rasati si mette di lato e gli porge tutto il necessario, ma non si lascia sfuggire né una piccola parola e nemmeno un suggerimento infimo. Il capo-cuoco, invece, si prodiga nel pulire la cucina e nel portare notizie dalla sala, intrattenendo gli ospiti per la grande apertura. E lentamente tutto il ristorante si sta riempiendo.
    Come possa cucinare tutto da solo non lo sa ancora, ma se non ci prova non potrà mai saperlo: non è mai stato così sotto pressione come oggi. E prima che la gente cominci ad ordinare, eccolo già lì che si prodiga nella disposizione di due grossi vassoi circolari sul tavolo, e nel frattempo versa la stessa quantità di farina, uova, zucchero e lievito in due ciotole diverse.
    In quella rossa ci butta un piccolo quantitativo di latte, mentre in quella verde una quantità decisamente più elevata. A quanto pare sta preparando le due torte del menù, dato che sono quelle che richiedono più tempo di preparazione e possono paradossalmente bastare per un’intera giornata lavorativa. Allontana quella verde per qualche istante e si concentra su quella rossa.
    Prende la frusta e comincia a mischiare il contenuto del contenitore, cercando di amalgamare al meglio tutto quanto e versandoci ogni tanto qualche goccia di liquore al cioccolato, giusto per dare all’impasto una colorazione scura ed un gusto asprigno derivato dall’alcool. Mescola ancora ed ancora per tre minuti belli pieni, almeno fino a quando il suo contenuto non è omogeneo e senza grumi di alcun tipo.
    Dalla credenza proprio sopra la sua testa prende una teglia per la cottura dei ciambelloni e ci versa in maniera ordinata ed omogenea il composto, cercando di non creare zone in cui è presente più materia rispetto ad un’altra. Una volta completato il procedimento, infila il tutto nella parte superiore del forno, già riscaldato, aumentando la temperatura fino ai centottanta gradi, poi accende l’altro e lo prepara per la cottura della seconda torta.
    Versa un’intera scatola di biscotti in un grosso piatto, cominciando a schiacciarli con una piccola pressa, fino a quando non sono ridotti a briciole, o comunque pezzi molto piccoli, poi prende dal frigo il panetto di burro e lo lascia qualche istante sul forno, così che quando lo taglia e lo getta nell’impasto di biscotti, questo comincia ad amalgamarsi con essi più facilmente, creando un qualcosa di più coeso e dall’odore assai dolce.
    Un altro utensile per la cottura viene tirato fuori dalle ante, ma questa volta pare quello di una semplice crostata, uno di quelli coi bordi non molto alti. Il giovane dispone i biscotti per creare una base compatta, ed una volta terminato questo processo, procede con il miscelamento degli ingredienti della crema, ai quali aggiunge noccioline sminuzzate, mascarpone e zucchero, mescolando con forza e rapidità, schiacciando ogni singolo grume con le asticelle della frusta.
    Il tutto viene versato proprio sopra i biscotti ed ordinato con un cucchiaio, così che ogni singola parte della base sia coperta e la crema messa in maniera tale che non possa fuoriuscire dai bordi con la sua piccola lievitazione. Quella viene infilata nell’altro forno, mentre il nostro giovane prende un pezzo di carta e si asciuga la fronte, gettandolo prontamente nel cestino e lavandosi le mani: l’igiene in cucina prima di tutto, ed infatti già indossa il suo grembiule ed una cuffietta per evitare che i suoi capelli siano sparsi a destra e manca.

    Bene bene! E' ora di cucinare tutti assieme, abbiamo un ristorante da portare avanti, non vogliamo far figuracce il primo giorno no?

    Ovvio che no Chef!

    Eheh, al lavoro!

    E fin qui tutto bene, poi il panico: arrivano le prime ordinazioni, con tanto di primi, secondi e contorni che ha ben imparato a memoria. Fortunatamente in quel momento lo Chef torna in cucina e l’altro cuoco si attiva, prendendo due pentole e riempiendole d’acqua, scambiando semplicemente un sorriso con il giovane. Non l’hanno abbandonato, hanno solo voluto vedere di cosa sia capace.
    A quanto pare, pur senza scambiare alcuna parola, i tre sembrano trovarsi in sincronia pressoché perfetta: Ban comincia a tagliare in maniera impeccabile i filetti di carne e li impila in un grosso contenitore colmo di spezie varie, così che il gusto della pietanza sia ricco. Nel frattempo il cuoco cuoce grandissimi pentoloni di almeno tre tipi differenti di pasta, mentre lo Chef occupa un intero lato della cucina per la creazione di sughi, contorni, condimenti ed ogni tanto lancia ordini a Ban ed il suo collega.
    Passa circa un quarto d’ora, e già le prime pietanze cominciano a venir fuori dalla cucina, mentre le tre gemelline li distribuiscono in tutto il ristorante, e Ban si concede qualche istante per osservarle dalla finestra della cucina che da direttamente sul salone, facendo crescere un grandissimo sorriso sul suo volto quando nota la soddisfazione sulle facce dei suoi clienti.
    Il Capo-Cuoco nota la sua eccitazione, ma non dice nulla, anzi, intima al ragazzo di tornare alla propria postazione e continuare con il suo lavoro. Si susseguono piatti su piatti, fazzoletti impregnati di sudore che vengono rigorosamente gettati nel cestino e pile di piatti che crescono sempre più, e che dopo un po’ la signora anziana si occupa di smaltire con maestria e perizia, mentre il giovane mingherlino si occupa di tenere i conti e dare il benvenuto ai loro ospiti.
    Insomma, l’ora di pranzo passa abbondantemente, tanto che ormai il sole sta per tramontare, e continua ad arrivare gente per la cena: e cucina, cucina, tutti quanti quegli utensili diventano parte del corpo dei nostri cuochi, in particolare di Ban. Pare instancabile in quell’ambiente, non si ferma per un attimo, se non per bere e mangiucchiare qualcosa, e continua imperterrito a sfornare cibi su cibi con l’accompagnamento dei suoi superiori. Poi tutto tace.

    Vieni fuori, piccoletto, c’è una sorpresa per te.

    Uhm..?

    Incerto, ecco che poggia il vassoio con ancora metà torta sullo scaffale e si avvicina all'uomo, osservandolo con timore. L'altro, invece, è totalmente calmo, ed un tiepido sorriso riscalda il suo volto, continuando ad accompagnarlo anche quando poggia la mano sulla spalla del ragazzo e lo conduce all'esterno delle cucine.

    Continua...


    Edited by Kashi - 10/12/2014, 00:56
     
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    Una volta fuori, tutto quanto è avvolto in un silenzio tombale, mentre gli ospiti e tutto lo staff stanno lì, davanti a loro oppure seduti ai tavoli, ed un grande sorriso è stampato su tutti quei volti, illuminato dalla stanza decorata da tutte le luci e le decorazioni messe apposta per l’inaugurazione, ma molte delle quali sarebbero rimaste.
    Il giovane si guarda intorno leggermente spaesato, non riuscendo a capire cosa stia succedendo, mentre lo Chef raggiunge tutti gli altri e si porta di fronte a lui, con lo stesso sorriso soddisfatto disegnato sulle labbra. Lentamente le mani di tutti quanti cominciano a battere, ed il suono cresce di intensità e frequenza man mano che passa il tempo.
    Un vero e proprio applauso, ed a quanto pare è lui il diretto interessato. Non ha capito, continua ad osservarsi intorno confuso, grattandosi il capo per l’imbarazzo ed arrossendo leggermente, cercando nello sguardo dello chef, od uno dei suoi altri colleghi, una sorta di spiegazione per quell’avvenimento. Ma l’applauso, almeno per ora, non si ferma.
    Piega leggermente il capo in segno di ringraziamento e cerca di mostrare il suo sorriso a tutta quella sala, salutando anche un bimbo random che agita la manina per salutarlo a sua volta, e cercando di non guardare fisso nessuno negli occhi: si imbarazzerebbe ancora di più, e la situazione non ha bisogno di spinte.

    Questo grande applauso è per il nostro nuovo cuoco, Ban! Senza di lui questa sera non avremmo avuto le deliziose torte che avete assaggiato, così come quel delizioso filetto tagliato ad opera d’arte e condito come si deve. E’ giovane, pensate, ha solo sedici anni, ma a quanto pare è una promessa delle cucine e… udite udite, a quanto pare è anche uno shinobi e non ci aveva detto nulla! Un applauso ancora più forte per il nostro fantastico Ban!

    Ed ecco svelato l’arcano, tanto che dopo le parole dell’omaccione, l’applauso pare diventare ancora più fragoroso e potente, fino a quando non si spegne completamente e rimangono solo bisbigli e conversazioni tranquille, e molta gente si avvicina a lui, complimentandosi o scambiandosi semplicemente qualche chiacchiera.
    Alcuni, invece, si avvicinano a lui chiedendogli consigli sulle ricette e su quali siano gli ingredienti migliori, anche se molte volte consiglia cose totalmente a caso: non può mica sapere tutto, eh. Al centro della sala, comunque, è stato posto un grande tavolo, e su di esso una torta a tre piani con il nome del ristorante scritto con lo zucchero, idem per tutti i loro nomi.
    Ormai lo chef sta già tagliando fette abbastanza grandi per tutti, distribuendole con un grande sorriso, a spiegando a chiunque glielo chieda di cosa è fatta: tre piani di pan di spagna alla vaniglia, ricoperti da glassa al cioccolato, panna e decorati con lo zucchero, che si articola in tante scritte e forme strane, rendendola una sorta di capolavoro.
    E lentamente la sera trascorre fra festeggiamenti, brindisi e chiacchiere, e verso la fine della serata ecco che da due sfere sul soffitto esplodono tantissimi coriandoli colorati ed un grosso striscione scivola davanti alla porta della cucina, mostrando una grossa scritta rossa e metallizzata che recita: “Grazie a tutti! Il “Fronde Scarlatte” sarà sempre qui con voi!”. Ed ancora un altro applauso.
    A quanto pare l’uomo ha organizzato un’apertura coi contro fiocchi, non si è davvero fatto mancare nulla, probabilmente per rimanere nella mente di tutte quelle persone, così da far spargere la parola e diventare in poco tempo il locale più famoso di Kusa e dintorni, anche perché non ce ne sono poi molti, come si potrebbe immaginare.
    Al momento della chiusura, comunque, c’è qualcuno che rimane a chiacchierare all’esterno, illuminato dalle luci del locale e della piazza, mentre il nostro giovane semplicemente saluta tutti, si copre per bene, coprendosi la bocca con la sciarpa, e parte alla volta di casa sua, pronto a gettarsi nel letto e non muoversi fino alla sera successiva.
    Ed eccolo che una volta a casa cerca con la mano l’interruttore della luce, dato che qualcuno ha avuto la geniale idea di chiudere e spegnere tutto prima che tornasse. La luce invade il salone centrale, e nello stesso momento altri coriandoli volano su di lui, seguiti da parole concitate ed auguri lanciati ad alta voce.
    Nel salotto, nemmeno tanto grande, di casa sua, ci sono i suoi nonni materni, il fratellino, sua madre ed un paio di suoi vecchi amici dell’accademia, tutti che tengono un grosso striscione di auguri per lui e gli fanno i complimenti, sorridendo. Sua madre, a quanto pare, ha preparato anche pizze per tutti, tanto che il tavolo e la cucina sono un tripudio di profumi e bevande di ogni tipo, oltre ad una crostata di marmellata arancione che chiude il tutto.

    Oh… Grazie a tutti, davvero!

    Ed insomma, anche a casa sua continuano i festeggiamenti per almeno un altro paio d’ore fra cibo, risate e chiacchiere piacevoli, almeno fino a quando Gest, il suo vecchio compagno di banco in accademia ninja ed anche compagno di Team, non riprende un discorso che per il giovane è ormai seppellito da tempo, anche se non scomparso.

    Beh? Adesso che lavorerai la sera al ristorante perché non ti dedichi un po’ ad allenarti? Ricordo bene quant’eri bravo, tanto che il sensei faceva sempre i complimenti a te e mai a me! Ma a quanto pare non ti sei più allenato, fanfarone! Io sto per diventare Chuunin, l’altro giorno ho parlato con la Kusakage!

    Uhm.. boh, sai, effettivamente in quest’anno non ci ho nemmeno pensato. Il sensei me l’ha chiesto parecchie volte, ma sinceramente ho sempre avuto troppo da fare… Non so, vedrò, ma non voglio assicurarti nulla, sai bene che l’ho fatto solo per curiosità, perché fosse stato per me non avrei nemmeno finito le lezioni! Ma vedremo, nessuno può dire cosa riserva il futuro, no?

    Già, nessuno può dirlo.
     
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    « Sanità mentale? Non ricordo di aver mai avuto un simile fastidio!. [cit.]»
    «Mi gioco anche la mia vita sul filo del rasoio.
    Se poi la vita è quella tua, farò anche d' avvoltoio!»

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