[Story Mode] Sfratto

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    « Sanità mentale? Non ricordo di aver mai avuto un simile fastidio!. [cit.]»
    «Mi gioco anche la mia vita sul filo del rasoio.
    Se poi la vita è quella tua, farò anche d' avvoltoio!»

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    Le ruspe avanzavano implacabili, i cingoli mangiavano la terra lasciando delle profonde impronte brune. Un assordante frastuono di metallo si propagava per centinaia di metri, la mandria di bestioni ferrosi si stava dirigendo in una collina isolata, erano pronti a ridurla a pezzi. Gli operai avevano ricevuto l'ordine di rastrellare tutto e livellare completamente il territorio, sarebbero sorte delle terme. L'unica cosa che si frapponeva tra le bestie meccaniche e la terra, era una baracca, una catapecchia che stava in piedi per miracolo, qualcosa che sarebbe caduto in un futuro immediato, tutto ciò grazie ad un semplice foglio.
    I bestioni si fermarono dinanzi alla baracca ed un operaio senza casco, si avvicinò sfoggiando il foglio, quasi fosse un'arma in grado di tenerlo al sicuro da qualsiasi cosa ma si sa, dove non arriva la forza bruta, arriva la burocrazia.


    -Abbiamo un mandato di sfratto, questo posto deve essere lavorato immediatamente o saremmo costretti a sgomberare chiunque si trovi all'interno dell'... dell'edificio, di quella cosa insomma, abbiamo tutte le carte in regola.-

    ...

    -Non sono io a fare le carte qui, io lavoro e basta, il mio datore è Horuzu Kakeyo, un impresario di Iwa, dice che sottoterra c'è una falda acquifera, un geyser, qualcosa per creare delle maledette terme al posto della topaia, noi dobbiamo avanzare e lei deve levarsi di torno, fra due ore iniziano i lavori, se ha qualche lamentela può farla direttamente a lui, al signor Horuzu, penso sia in qualche tenda nelle vicinanze pronto a gustarsi lo spettacolo, ora se non le dispiace, gradirei controllare la zona.-

    Detto ciò, spiegò una grossa mappa e iniziò a guardare i dintorni aggrottando le sopracciglia, come se fosse completamente assorto nei suoi pensieri e nei suoi calcoli.
    Quando vuoi.


    Edited by LordScorpio - 30/9/2014, 18:23
     
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    Anno del serpente, giorno 312

    Non posso crederci, ancora non ci riesco, è inconcepibile. Quella di oggi è senza dubbio una tra le più strambe esperienze che mi siano mai capitate. Tornavo da una missione che mi aveva tenuto lontano da casa per giorni, un viaggio sulle rive fangose del fiume Mishu che si era rivelato null’altro che un buco nell’acqua, un vero e proprio viaggio a vuoto. Io e Babum, che gestiva le ricerche col suo fiuto, abbiamo camminato a lungo seguendo un sentiero arduo e stancante, trovandoci più volte sommersi dalla melma che costituiva il terreno dell’intera zona. Babum ha detto che le tracce erano via via sempre più deboli, segno che la nostra preda viaggiava troppo rapidamente, e che seguirla ulteriormente sarebbe stato solo fatica sprecata e tempo perso, il quale già ammontava a quasi due giorni di marcia. Così siamo tornati indietro, a mani vuote, con la F di fallimento stampata in fronte. E' stato un duro colpo, niente in realtà che non si potesse dimenticare con un buon bagno caldo e qualche bicchiere di vin brulé in più del solito. Ma proprio quando già pregustavo l’abbraccio caldo della mia rudimentale bacinella vasca da bagno, il mio sogno è stato interrotto da una brutale realtà.

    Ero sulla via di casa, se così la possiamo chiamare, una baracca nel lato sud est del villaggio dove l’inospitale montagna si fa un po’ più accogliente e rilassante. Ho scelto quella zona più che altro perché inizialmente, quando la storia del monastero non si era ancora risolta, volevo un rifugio il quanto più lontano possibile da quel posto. Un posto con una bella vista larga, in modo da avere una buona veduta su chiunque volesse avvicinarsi al sottoscritto.



    Doveva essere solo un ripiego, una sistemazione temporanea, ma poi ho incominciato ad affezionarmi a quel posto a tal punto da rifiutare alloggi decisamente più decenti. Non mi serve nient’altro a parte un tetto e un letto comodo per vivere bene, e quel simpatico e sconnesso ammasso di cemento e legna offriva tutti i comfort fondamentali di cui necessito. Certo ci vuole tempo, un quarto d’ora buono di camminata veloce dal palazzo centrale per arrivarci, ma è proprio la desolazione di quel luogo a donargli quel non so cosa di magico.

    Ero quasi arrivato, mancava l’ultimo dosso da valicare e finalmente sarei stato a casa, quando un frastuono metallico ha disturbato la mia tranquillità. Il rumore aumentava mano a mano che mi avvicinavo, finché la preoccupazione non mi ha spinto ad affrettare il passo. Avrei scoperto poco dopo che la mia umile dimora stava per essere circondata da una mandria di ruspe e scavatori, una vera e propria ditta di demolizione. Per fortuna sono riuscito ad arrivare prima di loro, frapponendomi di persona tra le macchine e la mia dimora.

    FERMI!!! CHE CAZZO STATE FACENDO IDIOTI, QUESTA E’ CASA MIA!

    Per il bene di tutti, le ruspe si sono arrestate, ed un uomo mi si è fatto incontro brandendo un foglio tra le sue mani, oggetto che faceva svolazzare a destra e a manca. Non portava il casco, non era un semplice operaio, forse una specie di capocantiere. Ha preso subito parola con aria da sbruffone, convinto che le sue parole mi avrebbero convinto che quel che stavano facendo era giusto.

    Abbiamo un mandato di sfratto, questo posto deve essere lavorato immediatamente o saremmo costretti a sgomberare chiunque si trovi all'interno dell'... dell'edificio, di quella cosa insomma, abbiamo tutte le carte in regol…

    Senti pezzo di merda, questa è casa mia e di certo non la faccio demolire a te e ai tuoi amici! Che storia è questa!?


    Mi piaceva la mia casa, e non accettavo che quel coglione le parlasse a quel modo. In effetti era da ristrutturare, cadeva a pezzi in molti punti, ma di certo sarebbe sopravvissuta ancora a molti inverni. Non mi ero mai accorto di quanto tenessi a quella baracca prima d’oggi, non credevo che avesse un tale valore affettivo per me, e di certo avrei fatto di tutto per evitarle una fine del genere. Il colpevole però non era l’uomo che avevo di fronte.

    Non sono io a fare le carte qui, io lavoro e basta, il mio datore è Horuzu Kakeyo, un impresario di Iwa, dice che sottoterra c'è una falda acquifera, un geyser, qualcosa per creare delle maledette terme al posto della topaia, noi dobbiamo avanzare e lei deve levarsi di torno, fra due ore iniziano i lavori, se ha qualche lamentela può farla direttamente a lui, al signor Horuzu, penso sia in qualche tenda nelle vicinanze pronto a gustarsi lo spettacolo, ora se non le dispiace, gradirei controllare la zona.

    Ho strappato di mano il foglio al mio interlocutore, esaminandolo per scoprire che le sue parole dicevano in effetti la verità. Ho incominciato perciò subito a cercare questo signor Kakeyo, seguendo le indicazioni che avevo ricevuto. A quell’uomo aspettava un brutto quarto d’ora. Terme, bah...

    Ok che avevo detto che era una mezza baracca, ma qui stiamo esagerando, potrei offendermi <_<
     
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    Offenderti per cosa? Tutti viviamo in una baracca <3

    Sulla cima di un cucuzzolo, v'era l'unica costruzione visibile nei paraggi, una tenda quadrangolare di colore biancastro, era un cubo di un qualche tessuto sorretto da alcuni pali, una camera prefabbricata che copriva, su quattro, tre lati ed il lato scoperto dava proprio sulla casa di Xavier, una coincidenza fortuita. Al suo interno v'erano cinque persone, quattro di loro erano posti agli angoli della tenda e vestivano un giubbotto ninja, erano chiaramente shinobi di villaggi differenti a giudicare dai coprifronti, mercenari, le guardie del corpo della quinta persona che si trovava dietro un tavolino, seduto su una sedia di legno più simile ad una poltrona, visto che era imbottita.
    L'uomo all'interno della tenda scuoteva il ventaglio con un ghigno furbesco, vestiva in modo parecchio elegante, un capo di color bianco ed una camicia gessata di colore blu, si vedeva chiaramente che fosse un figuro appartenente ad una certa classe, un arrogante damerino. Sollevò le braccia portandosi agli occhi un binocolo bluastro.


    -Pronti?-

    I mercenari osservarono l'orizzonte vedendo un ragazzo che si avvicinava alla tenda con aria furente.

    ...


    -Piacere, sono Horuzu ed il proprietario del terreno sul quale sta la tua casa, l'ho regolarmente pagato ed è mio diritto farci quello che voglio, non ti pare? Siediti due secondi.-

    Indicò con l'indice una sedia sul fondo della tenda.

    -Arrabbiarsi fa molto male, sono certo che non troverò alcun problema nel demolire la casa visto che siamo due gentiluomini, in ogni caso mi sono portato "loro".-

    Dette uno sguardo agli angoli della tenda, ogni singolo ninja guardava Xavier come un lupo sulla propria preda, pronti a saltargli contro.

    -Qui e qui vi sono le carte che attestano che questo terreno è mio, ho fatto una generosa donazione ad Iwa, e chiedevo in cambio questo terreno, qualcosa di non troppo dispendioso, valeva veramente poco. Avranno sicuramente una casa per te, tuttavia...-

    Lanciò le carte prendendo un foglio ben più grande del tavolo stesso, una specie di mappa, che sembrava più un foglio appena creato, candida.

    -Io ho un affare.Caro Xavier, avevo intenzione di offrirti un lavoro in cambio dell'atto di proprietà del terreno, io fermerò i lavori, è qualcosa di molto semplice, devi solo seguire questa mappa e portarmi delle piante che si trovano in una lista a parte, puoi rifiutare ma in quel caso darò l'immediato ordine di far crollare la tua topaia.-

    Picchiettò il dito sulla ricetrasmittente che aveva all'orecchio per indicarla al ragazzo.

    -Che ne dici?-
     
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    Trovare l’uomo che cercavo non è stato difficile, mi è bastato infatti guardarmi intorno per scoprire che un insolito gazebo di colore bianco candido sorgeva ora in un punto ove prima non vi era altro che desolazione. Una costruzione primitiva ed improvvisata, anche se indubbiamente ben fatta. Sorgeva proprio su un cucuzzolo posto di fronte alla mia dimora, un’altra ottima postazione rialzata da cui vedere e gestire le cose al meglio. Le biancastre tende che coprivano l’interno della tenda lasciavano scoperto proprio il lato a me rivolto, permettendomi di sbirciarvi dentro già in lontananza. Si capiva subito che quello era il luogo dove avrei trovato la causa di tutto il casino. Vi era infatti, seduto comodamente su una poltrona in pelle nera dalla comodità invidiabile, un uomo, sempre che si possa così definire. Era infatti talmente viscido da risultare quasi più paragonabile a un serpente che a un primate. Stava li, spaparanzato sul suo trono, coi piedi poggiati sulla scrivania che gli stava davanti. Le sue scarpe in camoscio erano così pulite che sembravano appena uscite da un negozio di lusso, dettaglio che confermava il fatto che un tizio del genere nemmeno forse si è mai sporcato le mani con la terra che tratta nei suoi affari. Vestiva inoltre elegantemente, un eleganza esagerata sia per il luogo, che per l’occasione, visto che sembrava appena uscito da un matrimonio. La puttana si rinfrescava il viso con un ventaglio quando sono entrato, e dato che non stava facendo nient’altro a parte grattarselo, sono stato subito notato e riconosciuto.

    Piacere…

    Piacere un cazzo! Adesso alzi il culo dalla sedia e vai a dire ai tuoi uomini di tornarsene da dove sono venuti!


    Se il tizio di prima si era comportato da sbruffone, questo qui era il capo di tutta la categoria. Sembrava divertito dalla mia rabbia, come se provasse piacere nel farmi un torto, come se non gliene fregasse niente in realtà di quel misero pezzo di terra, ma solo della mia reazione avversa. Nonostante le mie parole suonassero decise come una minaccia, egli ha continuato imperterrito il suo discorso, come se io non avessi detto alcunché.

    Sono Horuzu, nonché il proprietario del terreno sul quale sta la tua casa, l'ho regolarmente pagato ed è mio diritto farci quello che voglio, non ti pare? Siediti due secondi.

    Mi siederò quando avrò la certezza che la mia casa non crollerà a causa tua… perché invece non ti alzi tu, così la risolviamo da uomini…


    Ero incazzato nero. Se odiavo quel tipo ancora prima di incontrarlo, dopo un’accoglienza del genere gli avrei piantato volentieri qualche lancia di terra all’altezza dei maggiori organi vitali, anche solo per vedere di che morte moriva. Ma non era così semplice, nonostante infatti fossi certo che quel coglione non valesse una mezza sega, egli stesso mi ha fatto notare come fosse ben accompagnato.

    Arrabbiarsi fa molto male, sono certo che non troverò alcun problema nel demolire la casa visto che siamo due gentiluomini, in ogni caso mi sono portato "loro".

    In effetti agli angoli del cubo, la cui forma rappresentava lo spazio dentro cui ci trovavamo, vi erano quattro shinobi i cui copri fronte indicavano origini differenti, miscellanea che faceva di loro dei mercenari. Visto che saggiamente quello stronzo aveva scelto tutti ninja estranei ad Iwa, a nessuno di loro probabilmente stava a cuore la mia storia, non più di quanto almeno gli stesse a cuore il decente stipendio che senza dubbio gli era stato promesso. Sembrava gente che sapeva farci, tanto da scoraggiarmi fin da subito a ricorrere alla violenza. Non mi restava che tentare un approccio più soft per risolvere la questione.

    Va bene, diciamo che per questa volta ti salvi… e dimmi, c’è qualcosa che posso fare per farti cambiare idea? Non so…

    Era ovvio che se quel tipo l’avesse voluto avrebbe distrutto la mia dimora da tempo, il documento che attestava la proprietà era di vecchia data, e nulla gli avrebbe impedito di fare quello che stava facendo mentre non c’ero. Sarebbe stato più facile, sarei tornato e non avrei trovato casa, poi la mia rabbia sarebbe affogata in un mare di burocrazia col quale mi avrebbero intortato, ed alla fine mi sarei accontentato di una nuova casa, magari migliore. A pensarci bene avrei dovuto far cosi.

    Qui e qui vi sono le carte che attestano che questo terreno è mio, ho fatto una generosa donazione ad Iwa, e chiedevo in cambio questo terreno, qualcosa di non troppo dispendioso, valeva veramente poco. Avranno sicuramente una casa per te, tuttavia... ho un affare, caro Xavier. Avevo intenzione di offrirti un lavoro in cambio dell'atto di proprietà del terreno, io fermerò i lavori, è qualcosa di molto semplice, devi solo seguire questa mappa e portarmi delle piante che si trovano in una lista a parte, puoi rifiutare ma in quel caso darò l'immediato ordine di far crollare la tua topaia.

    Come al solito, c’è sempre qualcosa dietro. Non sapevo se mettermi in affari con un tizio del genere, solo la sua presenza mi intimava un senso di pericolo, sentivo puzza di bruciato. Ho ricontrollato che le sue carte fossero in regola prima di mettermi realmente a pensare se accettare o meno la sua proposta. Ma alla fine…

    Va bene, signor Kakeyo, accetto! Ma ti giuro che se al mio ritorno non troverò la casa esattamente come l’ho lasciata, tu ne pagherai le conseguenze, presto o tardi che sia.
     
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    Lasciò andare il ragazzo senza indugiare oltre, il suo sguardo seguì la figura del genin che si perse all'orizzonte in poche decine di minuti.

    -Non vorrei essere scortese, ma come crede sia possibile che un solo genin pos...-

    Alzò la mano, un segnale che fece intendere al mercenario di chiudere immediatamente le fauci.

    -Io non lo credo, ho mandato decine di ninja a prendere quelle piante dopotutto. E' un semplice genin ed un'altra chance che la missione vada a gonfie vele, dopotutto lo potrei sostituire come e quando voglio, adesso liberatevi di tutti e tutto, torno a casa. Uno di voi resta qua per aspettare quel bambino.-

    Abbassò il braccio e si sollevò dalla sedia camminando nella direzione opposta a quella del genin.


    Le paludi di Oto erano un posto parecchio inospitale, circondato da acquitrini e stagni ricchi di zanzare ed altri insetti più o meno pericolosi, le piante tendevano i rami verso il cielo, quasi cercassero di scappare dall'infernale terreno, la fanghiglia rendeva molto difficile il cammino, per non parlare poi del terreno cedevole e del terribile odore emanato dal luogo. La mappa segnalava un luogo all'interno di quelle fronde, un luogo più o meno nascosto dalla vista di tutti, una specie di tumulo ben più nascosto.
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    Da qui in poi facciamo sul serio :si2:
     
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    Me ne sarei andato sbattendo la porta, se ci fosse stata, ma trovandoci all’interno di una tenda, sebbene attrezzatissima con tutti confort possibili immaginabili, la porta non c’era. Nonostante il gesto di stizza mancato si capiva comunque piuttosto bene che il mio umore non era dei migliori quando mi sono congedato dalla presenza di quel verme in camicia. Sono uscito dalla canadese coi pugni chiusi, incazzato come una bestia. Continuavo a digrignare i denti e a voltarmi maledicendo ed insultando il mio mandante, che sebbene non potesse sentirmi, di certo mi vedeva mentre mi allontanavo, col fumo che mi usciva dalle orecchie, dalla collina sopra cui era situata la sua non proprio umile dimora.

    Sto figlio di puttana! Ma guarda te se mi doveva succedere una storia del genere… maledetto bastardo…

    Prima di abbandonare la casa, che non sapevo nemmeno se avrei rivisto al mio ritorno, ho ben pensato di prendere con me il mio piccolo gufo, Hook, per portarlo con me all'avventura, e soprattutto per evitargli di fare una brutta fine in caso di demolizone. Il viaggio è stato lungo, e c’è voluto più del fantomatico quarto d’ora per sbollirmi, non riuscivo a trovare un motivo buono per non arrabbiarmi, visto che in effetti non ce n’era. Non c’era nulla di buono, costruttivo o interessante in quel che mi era successo, e quel che ancora non sapevo è che le mie disavventure non erano che appena cominciate. Per lo meno il tragitto verso Oto non ha riservato brutte sorprese. Già perché la mappa su cui era segnata la mia destinazione portava proprio nel paese dei campi di riso, una terra inospitale e a mio parere malata, un posto davvero orrendo.

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    Penso di essere finito nella peggior palude di tutto il paese, un posto talmente maleodorante da risultare nauseabondo, la terra stessa sembrava puzzare di vomito e gli odori non sembravano essere la peggior cosa che quel luogo aveva da riservarmi. La fanghiglia sotto i miei piedi era incredibilmente scivolosa ed instabile, alternava parti sabbiose a veri e propri stagni melmosi. Mi è stato subito chiaro il perché quell’uomo con la puzza sotto il naso ed i vestiti sgargianti non fosse venuto di persona a prendersi le sue maledette piante. I suoi abiti costosi non sarebbero stati adatti a quei posti, anche se la sua faccia di merda sarebbe calzata a pennello con lo scenario di fondo. Ho capito poi anche il perché avesse mandato me, quel posto non era solo brutto e puzzolente, ma nascondeva una pericolosità tutt’altro che da sottovalutare. Più d’una volta ho rischiato di restare intrappolato nelle sabbie mobili, sono stato aggredito, e in alcuni casi punto, da una decina di insetti diversi tutti piuttosto aggressivi. Quel luogo non era semplicemente inospitale, era come se persino gli alberi stessi cercassero di scappare, estendendo i loro rami verso l’alto fino ai pochi zampilli di luce che riuscivano a penetrare in quella fitta e tetra boscaglia. Inoltre mi sentivo osservato, seguito. Strani ed innaturali rumori si alternavano nella boscaglia. Ecco il sibilo di un serpente alle mie spalle, poi un fruscio nel canneto alla mia destra, un urlo dall’alto. Presto non sono riuscito nemmeno più a capire se i rumori fossero effettivamente reali o solo il frutto della mia immaginazione. Stavo impazzendo.

    Ma dove diavolo sono finito, che diamine!

    A complicare cose già di per se complicate ci si è messo anche il fatto che non riuscissi a trovare l’effettiva meta segnata sulla mia mappa. Quell’uomo infatti era stato avaro di dettagli, omettendo eventuali spiegazioni che si sarebbero rivelate piuttosto utili. Avevo una lista di piante che fino ad ora non avevo assolutamente visto ed un punto imprecisato su una fottuta mappa malfatta. Ho calpestato ogni centimetro della melma di quel luogo prima di trovare effettivamente ciò che stavo cercando.

    Eccoti, finalmente!

    Nascosta dietro a un fitto canneto, attraverso il quale mi sono deciso a passare per attraversare uno stagno che già avevo aggirato fin troppe volte, vi era l’entrata di una grotta, un piccolo tunnel ben nascosto da occhi indiscreti. Non avendo trovato null’altro di interessante, mi sono addentrato nel buio, inconsapevole di ciò a cui stavo andando incontro.

    Edited by cagnellone - 28/10/2014, 17:29
     
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    Il giovane entrò dentro la caverna, l'umidità all'interno della grotta era ancora più accentuata, fu inebriato da una mistura di odori sgradevoli, muffa, acqua stagnante, carne marci ed altre cose non identificabili. La grotta era illuminata da alcune piante fluorescenti adornanti gli angoli delle pareti e gli anfratti tra le rocce. Le radici, degli alberi sovrastanti la volta rocciosa, pendevano dal soffitto come delle funi lasciate al loro destino, tuttavia il loro aspetto era grottesco e inconsueto, sembravano più dei tubi e dei tentacoli, tipiche radici di piante prive di nutrizioni adeguate, atipico in una palude. Le rare piante visibili, erano circondate da una moltitudine di funghi dal violaceo ombrello, sembravano delle Amanita Muscaria privi del tipico colorito rosso a pois.
    Dal terreno si elevava un tanfo ben più potente di tutti gli altri acri odori, comparabile solamente ad una carcassa, cosa poteva essere?
    Le piante che cercava il ragazzo erano tutte in giro per quei cunicoli vicini alla superficie, non avrebbe sicuramente trovato impedimento alcuno a risalire qualora si fosse perso. Un rumore di acqua corrente era udibile attraverso le gallerie, sicuramente un fiume e qualche lago sotterraneo potevano essere trovati nelle aree inferiori, ma vista la moltitudine di tunnel, baratri, gallerie e la scarsa presenza di quelle piante fluorescenti, esplorare le falde acquifere sarebbe stato un suicidio. La lista dell'uomo sembrava essere parecchio chiara riguardo ciò che doveva trovare il ragazzo, vari funghi, qualche pianticella facilmente riconoscibile da dei disegni a lato di ogni nome, ed il lavoro sarebbe stato svolto.

    Fire_root_cavern_cave


    Libera immaginazione, solo una precisazione, puoi prendere quante piante vuoi e descrivere quello che vuoi, mi aspetto un post corposo, se preferisci ti allego una mappa delle grotte oppure lascio tutto a te, in ogni caso, l'ultima pianta è sotto un lago che puoi siturare dove più ti aggrada, la tua narrazione non può andare oltre il raccoglimento di quest'ultima pianta.
     
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    L’entrata era stretta, scomoda a tal punto che mi sono dovuto chinare fino al suolo per potervi entrare, strisciando con tutto il corpo sul pavimento melmoso che ricopriva i massi che fungevano da ingresso. Sebbene una delle mie preoccupazioni iniziali fosse quella di procurarmi un ramo bello grosso, ma soprattutto asciutto, a cui dar fuoco una volta all’interno, ho potuto scoprire con gran stupore che la grotta era già di suo illuminata naturalmente da una sere di stranissime piante lampadina. Esse emanavano una fioca luce, che unita però a quella di tutte le altre presenti, rischiarava completamente la caverna, che altrimenti sarebbe stata buia come la notte. La grotta era totalmente differente da come la immaginavo, si estendeva infatti nel sottosuolo in maniera incredibile. Al contrario di altre gallerie che avevo visitato ad Iwa o nei dintorni, tutte molto strette e scomode, lo spazio all’interno era spropositato, enorme. Il soffitto era a diversi metri d’altezza e per una volta non avrei rischiato di sbattere la testa in qualche spuntone. Tuttavia, nonostante la comodità negli spostamenti, vi era qualcosa’altro a rendere la permanenza in quel luogo insopportabile, la puzza! Se già all’esterno gli odori non erano dei migliori, una volta dentro mi sembrava di essere entrato in una fogna, un fetore tanto intenso da farmi inizialmente lacrimare persino gli occhi.

    Bleah! Che putridume…. Gwahh!

    A fatica sono riuscito a trattenermi dal rigettare l’abbondante colazione mattutina, ringoiando più volte il vomito che mi saliva fino alla gola. Alla fine, come quasi sempre accade in questi casi, mi sono abituato alla puzza, dettaglio presto divenuto irrilevante. Ritornando alla caverna, essa si sviluppava in una prima sala centrale, molto ampia, grande almeno quanto la sala principale del palazzo del capo villaggio, anche se le dimensioni erano l’unica cosa avesse in comune con quel luogo di lusso e perfezione architettonica. Da questa specie di salone partivano alcune gallerie, le quali si addentravano nelle profondità più oscure e tetre di quel luogo.

    EHILA… LAA…. LA… la…la … a

    L’eco era incredibile, a dimostrazione del fatto che il complesso si estendeva ben oltre quel che si poteva immaginare a primo acchito. Inoltrarsi più del dovuto sarebbe potuto rivelarsi un pessimo affare, perdersi sembrava più facile del previsto e credo tutt’ora che quel posto si sia rivelato letale per più d’una persona in passato. Ascoltare la mia voce rimbombare nelle vie rocciose mi ha fatto notare, una volta sparito l’eco, che era presente da qualche parte una specie di ruscello sotterraneo, denotabile dal rumore d’acqua corrente che si poteva ascoltare in sottofondo.

    Bene, meglio mettersi al lavoro ora!

    Non avevo intenzione di restare a lungo in quel luogo, avevo un brutto presentimento e sarei stato ben contento di uscire da li il più velocemente possibile. Così ho estratto dal taschino la lista consegnatami dal mio mandante. Si trattava di una serie di piccoli fogli su ognuno dei quali era stampata una piccola foto a colori della pianta che stavo cercando, più una piccola descrizione per semplificare ulteriormente un lavoro che di per se non sembrava poter riservare spiacevoli sorprese. Già, sembrava…

    Allora, Calamo aromatico… Ah si, già visto….

    La prima razza era presente ovunque, sia all’interno che credo all’esterno della grotta. Ve ne erano diverse specie, tante che ho potuto persino scegliere gli esemplari migliori, coi fusti più lunghi e resistenti, a forma di spada. Via, in saccoccia. Sembrava una passeggiata, ma non per tutti gli esemplari il compito è stato altrettanto facile. La seconda pianta si chiamava Riccia, aveva un aspetto strano nella foto, sembrava una specie di incrocio tra un muschio ed un rampicante, a causa della sua forma ramificata e del suo colore verdastro. Visto che l’intero pavimento roccioso era ricoperto da vari tipi di muschi, ho pensato inizialmente di cercarlo a terra, scrutando da vicino i sassi ricoperti dalle varie spore. Ma nonostante abbia tappezzato tutto il terreno calpestabile, nessuna traccia del mio esemplare. In compenso ho rischiato più d’una volta di venire colpito dallo spruzzo di alcune strane specie di funghi violacei con un’apertura sulla punta della cappella, senza dubbio molto velenosi. Roba da stare attenti.

    Ma dove cazzo è!? Bah!

    Ho alzato la testa, scoraggiato ed indolenzito dal continuo avanzare gobbo ed incerto. Mi sono così stirato, portando la schiena ad inarcarsi a tal punto che la mia testa quasi vedeva il mondo al contrario. E’ stato in quel momento che, sulle radici degli alberi presenti in superficie che sfociavano nella grotta, ho notato proprio il mischio che stavo cercando. Esso si attorcigliava al legno marcio e tentacoloso, fornendogli una specie di barba verdognola.

    E via il secondo…

    La lista proseguiva, il terzo nome era la menta acquatica, uno splendido esemplare colorato di viola, facilmente riconoscibile. Non ve n’era presenza però nel luogo in cui mi trovavo. Mi sono così affacciato nelle sale contigue, scoprendo ben presto che ognuna di esse conteneva esemplari differenti. Dovevo stare però attento a non perdere il cammino, cosa che mi ha spinto fin da subito a disegnare sul mio rotolo una piccola ma fondamentale mappa delle caverne, in cui ogni nuova sala era numerata nell’ordine in cui veniva visitata.



    Ben presto ho cosi visitato quella serie di cunicoli, scoprendo che la reale grandezza di quel luogo andava ben oltre le mie pur alte aspettative iniziali. La quarta pianta era chiamata Sedano acquatico, un piccolo fiore che cresceva in mazzetti contenenti diversi esemplari. Mi è bastato staccarne uno per assicurarmi diversi elementi. Vi era poi la mazza d’oro, una pianta il cui nome era spiegato immediatamente dal colore che ne costituiva il fiore, un giallo dorato tanto intenso da sembrare quasi finto. Il fiore era delicato, sembrava potersi rompere al minimo contatto, motivo che mi ha spinto a riporlo in una tasca interna del mio giubbotto ninja, in modo da evitare un eventuale danno a quei petali così belli. Subito seguiva la Farfarugine, un’altra pianta dal fiore giallo, sebbene molto più spesso e resistente, una specie di margherita molto più grossa e colorata uniformemente. Essa cresceva nei pressi di alcune acque piuttosto sporche, rischiarandone il colorito grigiastro. La lista proseguiva da questo punto con un paio di tipi di funghi che mi hanno tolto l’anima per esser trovati. Essi crescevano raramente, mischiandosi con altri esemplari più comuni e probabilmente velenosi. Uno dei due era un fungo rosso, detto Cadea, trovato nei pressi di alcune radici alquanto strane, mentre l’altro, chiamato Yorice, era una specie di porcino dal colore violaceo molto acceso. La lista finiva con un ultimo tipo di pianta, chiamata Peste d’acqua comune. Nonostante possa far ben sperare, il nome era l'unica cosa che aveva di comune, visto che la sua ricerca mi ha portato praticamente via più tempo di tutte le altre specie messe insieme. Vi era scritto nella descrizione che presentava tre petali rossi e tre verdi, ma nessuna pianta, in alcuna grotta, presentava neanche lontanamente quelle caratteristiche. Ero stremato, la ricerca mi ha tolto parecchie energie, specialmente nervose, tanto quasi da convincermi ad abbandonare. Ma ero certo che proprio quell’esemplare fosse il più importante di tutta la lista, e che senza di esso tutta la fatica si sarebbe rivelata inutile. Così ho continuato a cercare, violando ogni pertugio di quel posto puzzolente.

    Vieni fuori, piccola peste!

    Ho continuato a cercare, ed infine i miei sforzi sono stati ripagati. Dietro a un piccolo arbusto, sulla sponda di un laghetto sotterraneo anche piuttosto carino rispetto allo schifo che riservava quel luogo, eccola li, solitaria, bellissima. La foto non rendeva a pieno lo splendore che quella piccola piantina riservava agli occhi. Mi sono perciò avvicinato, staccando il fiore a metà del suo gambo, in modo così che un nuovo esemplare potesse un giorno rinascere.

    Finalmente ti ho trovato, mia bella….

    Mi ero così tanto immerso nella faccenda che un semplice evento come quello mi aveva appena donato un’incredibile gioia. Ma nonostante il tutto sembrava essersi risolto per il meglio, la mia avventura era ben lungi dalla sua conclusione. Il bello iniziava ora...
     
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    Ignaro del pericolo, il ragazzo si avvicinò alle sponde del fiume, indubbiamente il suo obbiettivo era in quei paraggi, e sarebbe potuto tornare presto a casa, ma, se ne sarebbe presto reso conto, nessuno degli scheletri sul fondo roccioso, era tornato a casa. Le falangi perlacee tenevano strette un sacchettino, ogni arto riconoscibile, anche ove non v'era altro che fanghiglia, vari sacchettini ricolmi di piante nerastre essiccate, polvere ed animaletti vari, eppure i corpi erano già divenuti scheletro, se fossero effettivamente morti in acqua si sarebbero tramutati in fanghiglia, cosa celava quel luogo, dunque?

    -Ghhrrk-k-k!-

    Un suono grottesco venne da un cunicolo di minime dimensioni, un buco nella roccia che mostrava il lago sottostante, come in un film dell'orrore, l'acqua si aprì rivelando un essere informe ben più grande del giovane Xavier. Un oblungo carapace scuro ed un viso osceno dai tratti non ben definiti, sembrava un granchio ma ben più mostruoso, uno scherzo creato dalla natura stessa e dimenticato nel fondo di quelle paludi. L'essere era una rara specie appartenente all'ordine dei crostacei, finito in quelle acque chissà come, sembrava piuttosto agguerrito e furioso, forse voleva proteggere il territorio come qualsiasi animale, e non avrebbe voluto sentire ragioni da parte di un pericoloso ninja, uccidere Xavier sarebbe stato uno scherzo, vista la fine che avevano fatto tutti quegli shinobi ben più potenti. Il mostro abbassò la "testa" mettendo il carapace di fronte a Xavier come se fosse uno scudo, con uno scatto si proiettò contro il ragazzo caricandolo con tutto il suo peso, sarebbe stato come ricevere un muro in faccia, e come se non bastasse, tentò di afferrare lo shinobi dalla gola, con una delle chele, per stritolarlo ed eliminare la minaccia che rappresentava.
    Difenditi ed attacca nello stesso turno.
    Mirelurk
    Resistenza: ???
    Stamina: 0/0
    Abilità:??
    Mirelurk


    Edited by cagnellone - 6/11/2014, 18:25
     
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    …già perché le acque puzzolenti nelle quali ero finito per il mio ultimo e fondamentale ritrovamento nascondevano un terribile segreto, la reale causa per cui io, non per primo, ero stato mandato in quel luogo per una missione che solo apparentemente poteva risultare semplice. Dalla fanghiglia verdastra infatti, proprio qualche dozzina di centimetri più in la del magnifico fiore che aveva attirato la mia attenzione, distraendomi da tutto quel che mi stava intorno, vi era uno scheletro. Uno scheletro umano, per la precisione una mano, con tutte e cinque le dita che fuoriuscivano vistosamente dal terreno, come sepolte da quella marea melmosa. Il mio stupore è stato grande, tanto da farmi sobbalzare ed abbastanza per evocare in me la massima allerta. Di certo quel cadavere non era li per caso, quel posto doveva nascondere un pericolo letale con cui avrei presto dovuto fare i conti. Purtroppo per quanto si potesse ipotizzare, bensì poco credibilmente, che quei resti fossero li per caso, osservando attentamente ho scoperto che quella era solo la prima di una lunga serie di ossa che si trovavano nel laghetto. La cosa più preoccupante dell’intera faccenda era che alcune delle molte mani raccolte in quella fossa di morti tenevano in mano un sacchetto fin troppo simile a quello in cui avevo raccolto le mie piante, segno indiscutibile che le persone morte erano defunte proprio a causa ella missione che io stesso stavo compiendo. Mi sono guardato intorno, scrutando ogni angolo della caverna in cui mi trovavo, preoccupato per la mia incolumità. Il laghetto non era distante dall’uscita, e di certo avrei fatto meglio ad andarmene da quel luogo il più in fretta possibile. Mi sono voltato, dando le spalle a quell’inferno. In quel momento Hook, che se ne era stato buono ed in silenzio sulla mia spalla per tutto il tempo, si è alzato in volo gracchiando come una cornacchia, come preoccupato o spaventato da qualcosa.

    Ghhrrk-k-k!

    Quasi contemporaneamente alla manovra aerea del volatile, un animalesco rumore alla mie spalle mi ha fatto accapponare la pelle, in un brivido di paura che mi ha percosso dalla testa ai piedi. Mi sono voltato rapidamente, ma senza essere brusco. Non potevo credere a ciò che avevo davanti. Un mostro, una creatura che non avrei potuto immaginare neanche spremendo al massimo la mia fantasia. Era una specie di crostaceo, simile ai granchi serviti ai banchetti regali a cui solo poche volte sono stato invitato. A differenza di quelli che avevo mangiato un paio di volte a cena, questo qui era enorme, grande quanto un orso, una bestia tanto spaventosa quanto evidentemente pericolosa. La conformazione fisica era simile a quella umana, almeno per la posizione ed il numero degli arti, i quali finivano però con delle affilatissime chele da cui sarei restato volentieri a distanza.

    fììì

    La bestia mi fissava, con piccoli occhi neri mal posizionati su una faccia deformata ed orrenda. Sembrava Era agguerrita, si capiva chiaramente che non ero il benvenuto, e che con tutta probabilità presto sarei stato attaccato. Per questo ho fischiato, lasciando partire dalla mia bocca un flebile suono che mi serviva a richiamare il mio gufo, il quale avrebbe dovuto distrarre l’orripilante creatura col suo sguardo, come da accordo, come sempre. Speravo solo che il volatile non se la fosse data “ad ali” per la paura. D’altronde era comprensibile. Per fortuna mi sbagliavo, eccolo infatti svolazzare nei paraggi col suo volo incerto ma sicuro, a diversi metri di sicurezza dalla bestiaccia che stava puntando coi suoi grandi occhi neri. Questione di secondi ed il carapace si è scagliato in mia direzione, aggredendomi fisicamente, come era prevedibile attendersi. Ha abbassato perciò il testone, rivelando un possente scudo sul dorso, parte piuttosto dura e pesante con cui stava cercando di colpirmi. La mia risposta è stata immediata. Vedendolo partire con tanta veemenza, caricando come un toro impazzito, ho pensato immediatamente di deviare la sua corsa, innalzando obliquamente l’ammasso di terra sul quale stava correndo. Così facendo l’avrei sbilanciato ed allontanato, nella speranza almeno di rallentare la sua avanzata. In realtà, come spesso accade, la mia tattica difensiva consisteva esclusivamente in una fuga, possibilmente rapida ed indolore. Mentre ancora il mio primo jutsu stava entrando in azione, già attivato, io stavo già scomparendo nel sottosuolo con la tecnica del pesce sotterraneo, un jutsu, lo ammetto, da codardi, ma che mi ha salvato la pelle più d’una volta in passato. Sottoterra, oltre che ripararmi, avrei potuto pensare ad una strategia con molta più calma che in superficie. In ogni caso sarei dovuto passare rapidamente al contrattacco.

    *Mumble Mumble*

    Il granchione, per quanto nella maggior parte del corpo fosse protetto da vistose e resistenti corazze, lasciava molti punti scoperti, specialmente all’altezza delle articolazioni principali delle gambe. Inoltre era vistosamente sproporzionato, la parte superiore era notevolmente sovrasviluppata rispetto alle gracili zampe posteriori. Avrei colpito li, ma preparandomi anche meglio difensivamente. Ho creato perciò diverse copie tangibili del mio corpo, due rocciose ed una d’inchiostro.

    A quanto pare alla fine di questa storia uno dei due mangerà l’altro

    L’animale, vedendo le mie proiezioni intorno a lui e sentendo la mia voce rimbombare per tutta la caverna attraverso lo scudo dell’eco, si sarebbe probabilmente distratto. A quel punto le mie lance di terra sarebbero fuoriuscite dal terreno, in direzione delle zone rosacee e scoperte dell’inguine. Il mio monocolo fotografico mi permetteva di mirare al meglio la zona da colpire, dandomi una notevole precisione d’attacco. Se fossi riuscito a danneggiare quella parte del corpo, di certo avrei limitato notevolmente i suoi spostamenti, acquistando un notevole vantaggio che non mi sembrava di avere fino a quel punto, e che senza dubbio avrebbe fatto la differenza nelle sorti dello scontro.

    Scheda


    Azioni:
    - Hook attiva il suo sguardo penetrante per distrarre quel robo brutto
    - Movimento del cuore della terra
    - Pesce sotterraneo
    - Moltiplicazione di terra (2 copie)
    - Clone d’inchiostro
    - Scudo dell'eco
    - Lance di terra x2

    Resistenza: 300
    Stamina: 400 – 18 – 10 – 30 – 18 -5 – 36 = 283
    Equipaggiamento:
    - Filo d'acciaio x30m
    - Palla di luce x2
    - Pacchetto sfere esplosive x1 [x4 pezzi]
    - Kunai x1
    - Shuriken x2
    - Rotolo da Disegno, Calamaio e Pennello x1
    - Ricariche d’inchiostro [20/20]

    Note:
     
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    La Story Mode, dal mio punto di vista, oltre ad essere un'opportunità per potenziare il personaggio, è anche un ottimo escamotage per migliorarsi, in questo caso posterò le note di ogni combattimento, e non solo, in questi spoiler pre-post.

    Attualmente ho parecchie cose da scrivere, prima di tutto riferendomi alle tue strategie di combattimento, così mi tolgo la parte facile. Che tu utilizzi lo sguardo del gufo, se ho capito bene, prima che il mio pg attacchi, è una strategia di puro metagame, il tuo turno di difesa inizia quando inizia quello d'attacco del tuo avversario, in questo caso durante la carica. Oltre ciò di cui ho parlato prima, non ho altro da aggiungere su ciò che hai fatto, sicuramente v'erano strategie migliori e peggiori, devo comunque lodare l'idea di utilizzare il movimento in obliquo, veramente un'eccellente pensata.

    Riguardo al post in sé:
    I tempi verbali sono parecchio brutti da leggere, ve ne sono anche alcuni sbagliati, questo è ovvio visto che, se non ricordo male, scrivi sotto forma di diario. Vi sono pochi errori di punteggiatura ed in periodi che non intralciano troppo la lettura, v'è una descrizione abbastanza accurata dell'ambiente ma non sono rimasto soddisfatto della descrizione psicologica, purtroppo non ne sono rimasto minimamente coinvolto. L'impostazione è quindi buona, tuttavia la sostanza del post stesso non lo è, sono convinto che tu possa fare di meglio, per la lunghezza del post, il numero di elementi descritti, i personaggi, ecc... ecc..., vanno bene, ma è il post stesso che lascia a desiderare.

    Non do voti, non me ne chiedere :asd: E ti voglio sottolineare che questo non è un lavoro, che tu faccia post dimmerda, non è un problema, sono post che stanno bene per la Story Mode, le mie critiche stanno là per essere lette, sta a te decidere se seguirle o meno, e non mi aspetto che tu migliori da un post all'altro :asd: Detto questo, dopo il muro immenso di testo che ti avrà già scoraggiato alla lettura, puoi leggere il tuo post.

    P.S. Tutte le tecniche ed abilità descritte sotto "?" sono le parti che il tuo pg non conosce della creatura, se ad esempio ti trovassi contro un drago, solo nel momento in cui lo vedessi sputare fuoco potresti sapere che è in grado di far ciò.

    La carica possente fu interrotta sul nascere dal ragazzo, un blocco di terra si sollevò come se gli spostamenti tettonici stessero congiurando contro la bestia, ed essa ruzzolò lungo il pendio creatosi, da esso si riversò una quantità d'acqua non invidiabile, il ragazzo aveva spostato una sezione delle grotte, e l'equilibrio della medesima era precario ma fortunatamente la parte superiore della grotta si incastrava perfettamente alla roccia smossa, perlomeno non v'era pericolo di frana. Tra il ragazzo e la bestia, vera dunque una zolla di terra che si congiungeva col soffitto della grotta, occludendo il movimento al mostro e confinandolo, dunque, "all'angolino". Il Mirelurk cominciò ad agitare le chele e sbatterle contro la roccia, emettendo dei suoni diabolici non appartenenti a nessun'altro animale. Le possenti chele si infrangevano contro la roccia provocando ingenti danni ad essa, se Xavier si fosse fatto colpire una sola volta sarebbe stato spacciato! Eppure l'incontro non era finito là, Xavier si fondette con la terra ed emerse in un batter d'occhio, un attacco furtivo alle spalle del mostro, aveva tutta l'intenzione di finirlo invece di uscire semplicemente dalla caverna.
    Attorno alla creatura si formarono varie figure, cloni di Xavier, due di pietra ed uno d'inchiostro, il loro compito sarebbe stato distrarre la creatura, e vi riuscirono splendidamente, il granchio si girò osservando i quattro invasori, non sarebbero sfuggiti alla sue chele, difatti si lanciò contro uno dei quattro ma sfortunatamente non fu in grado di beccare quello giusto! Ciliegina sulla torta, dal terreno spuntarono delle acuminate punte rocciose che lo trapassarono dalla vita in su. Xavier aveva praticamente vinto, la bestia era incastrata tra le lance di terra e tutto ciò che poteva fare era gridare in preda ai più atroci dolori, e difatti gridò, gridò a pieni polmoni.


    -G-R-R-LLLLLH! GRLLLLH!-

    L'eco della sua agonia spezzò il silenzio in ogni singolo antro del dedalo di gallerie, il suono della tortura che stava subendo avrebbe straziato il cuore di qualsiasi persona, si dibatteva cercando di liberarsi come farebbe un pesciolino che abbocca all'amo del pescatore, una metafora calzante.
    L'acqua del lago si increspò, divenendo improvvisamente nera, decine di scure corazze sbucarono da sotto lo specchio acquatico, lasciando che l'acqua scivolasse lungo il carapace marrone. Una dozzina di Mirelurk emerse dalla caverna, l'esercito di mostri a servizio del sottosuolo di Oto. Le chele dibattevano freneticamente contro le mura ed il terreno, la visione del loro compagno non aveva sortito degli effetti positivi, e così come era probabilmente accaduto a tutti gli altri ninja, i Mirelurk stavano per far di un sol boccone Xavier, il quale aveva solo da scegliere a quale santo rivolgersi.

    Un ultimo appunto, come avevo già scritto, sotto di te v'è la continuazione del fiume, del lago sotterraneo, se tu usi il pesce sotterraneo ci caschi dentro, non ti ho fatto cadere perché sono stato poco chiaro nel descriverlo prima e ti porgo le mie scuse, ma la prossima volta dovrò fartici cascare :si2:

    Mirelurk
    Resistenza: ???
    Stamina: 0/0
    Abilità:
    - Richiamo
    - ??
    Mirelurk
     
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    La mia tecnica è andata di fatto a buon fine, permettendomi di evitare un attacco che molto probabilmente si sarebbe rivelato fatale, viste le potenzialità offensive del nemico. Se già di suo lo schianto mi avrebbe spaccato gran parte delle ossa, senza dubbio sarei poi anche finito tra le potenti chele della bestia, cosa che mi sarebbe costata una mano o ancora peggio un braccio, se non la testa. Fortunatamente il movimento del cuore della terra è andato a segno, e l'innalzamento non solo ha deviato la corsa rivale, ma ha persino incastrato quel abominevole creatura contro il soffitto della caverna, in una morsa rocciosa dal peso di almeno una tonnellata. Devo ammettere di aver rischiato parecchio smuovendo tutta quella terra nel sottosuolo. Far crollare tutto era facile, anche e soprattutto perché proprio qualche metro sotto i miei piedi scorreva un torrente sotterraneo di notevoli dimensioni, che per mia fortuna ha riversato solo un poco del suo contenuto sul campo di battaglia quando vi ho aperto un varco con la mia tecnica. Alla fine il gioco è valso la candela, ed ho potuto passarmi la mano sulla fronte per averla scampata bella. A questo punto sembrava fatta, non vedevo come quello stupido ed istintivo animaloide potesse scampare da quell'intricata situazione. Non aveva di fatto scampo. Ma il guscio di quel gamberetto gigante era più duro del previsto, e le sue chele abbastanza forti da sbriciolare tutta a roccia che lo imprigionava nel giro di pochi secondi. Un colpo dopo l'altro, senza tregua ne riposo, fino ad aprirsi un varco abbastanza grande per la fuga Ma a quel punto il mio piano era già entrato in azione, innanzitutto con le varie moltiplicazioni, che lo avevano distratto a tal punto da indurlo ad abbattere la sua furia contro una copia, poi con le lance di terra. I due spuntoni che ho evocato dal suolo hanno perforato i suoi punti deboli subito dopo il termine dell'attacco, mutilandolo fatalmente. Ora di lui non restava che la parte superiore, un handicap che non gli avrebbe permesso nemmeno di tentare una sola altra offensiva,

    G-R-R-LLLLLH! GRLLLLH !

    Quel che restava di quel mostro venuto dalle profondità più oscure della terra si divincolava in preda a lancinanti dolori, spargendo il suo sangue ovunque intorno a se, in una scena a dir poco disgustosa. Gridava, un urlo disperato a sofferente, ma mai privo di intensità, un suono acuto e fastidioso che ha fatto vibrare a lungo i miei timpani, così come le mura dell'intero complesso. Nonostante l'agognato trapasso a cui stavo assistendo, difficile aver pietà per una figura così diabolica, soprattutto per il fatto che stesse tuttora tentando di uccidermi. Avanzava strisciando su quel che rimaneva del suo corpo, ancora guidato da un istinto omicida naturale, un profondo odio. O forse fame, fatto sta che di li a poco avrei posto fine alle sue sofferenze, ed allo scontro.

    Come dicevo, stasera granchio per cena.... un lusso di questi tempi, vero Hook?...hook?

    Mi sono voltato con aria compiaciuta, convinto di trovare alle mie spalle il volatile domestico, per rivolgergli un segno di vittoria. In realtà il piccolo gufo stava dandosi alla fuga, svolazzando quanto più velocemente poteva verso l'uscita di quel posto infernale. Subito mi sono rivoltato, scorgendo nello specchio acquatico dentro il quale ero immerso, solo fino alle caviglie, delle nere figure farsi sempre più grandi, emergendo dalle profondità della pozza. Si trattava di altri esemplari di quella terribile specie, la famiglia di colui che avevo appena ucciso. Sono fuoriusciti dall'acqua in branco nel giro di pochi secondi, cogliendomi nettamente di sorpresa. Ero paralizzato dallo stupore dalla paura, se già uno solo di quei mostri era pericoloso, un branco intero sarebbe stato senza dubbio letale. In una specie di danza della guerra, la mandria ha cominciato a sbattere le proprie chele, producendo un sinistro rumore che lasciava presagire ben poco di buono. Sembravano parecchio incazzati, lo erano, e tutti desideravano allo stesso modo il mio sangue. Dovevo passare all'azione. Visto che di fatto aveva funzionato, la prima cosa che mi è venuta in mente per salvare il culo è stata moltiplicarmi nuovamente, attraverso la semplice moltiplicazione del corpo, creando quante più copie potevo. Poi, approfittando della confusione creatasi, ho attivato la tecnica del mimetismo, divenendo di fatto invisibile.

    Ehi, di qua!

    Le copie si sono sparpagliate allontanandosi da me, attirando l'attenzione delle bestie in tutti i modi possibili e immaginabili, coprendo la mia silenziosa fuga. Purtroppo però il numero degli avversari era tale da rendere la mia strategia iniziale solo un misero ed inefficace tentativo di guadagnare tempo. Le copie sarebbero presto sparite, ed avrei fatto meglio ad escogitare qualcosa al più presto. Ed infatti la mia mano già si muoveva, disegnando nel blocco da disegno le figure di 6 carte bombe, prontamente piazzate all'imbocco del tunnel nel quale ci trovavamo. La barriera perimetrica avrebbe fatto esplodere il varco che collegava quella zona a quelle adiacenti, frenando l'avanzata del nemico. A quel punto non mi restava che correre quanto più silenziosamente e velocemente possibile, sperando di raggiungere l'uscita prima che loro raggiungessero me. Non soddisfatto della mia prima trappola però, ho voluto piazzarne un'altra lungo il tragitto. In una zona particolarmente buia ho così abbassato il livello del terreno, creando una fossa, un quadrato di circa dieci metri per dieci che avrebbe gettato chiunque vi fosse caduto proprio dentro al torrente sotterraneo, nella speranza che la corrente fosse stata abbastanza forte da riportare quegli esseri nelle profondità da cui erano usciti.

    Scheda


    Azioni:
    - Moltiplicazione (8 copie)
    - Mimetismo + furtività max
    - Barriera perimetrica (6 carte bomba di inchiostro)
    - Movimento del cuore della terra


    Resistenza: 300
    Stamina: 283 – 5 - 35 – 30 – 18 = 195
    Equipaggiamento:
    - Filo d'acciaio x30m
    - Palla di luce x2
    - Pacchetto sfere esplosive x1 [x4 pezzi]
    - Kunai x1
    - Shuriken x2
    - Rotolo da Disegno, Calamaio e Pennello x1
    - Ricariche d’inchiostro [20/20]

    Note: Lord davvero, io ti sono grato di ogni parola in più del necessario che hai speso per me, sono contento che tu abbia commentato il mio post, ed in generale la mia scrittura. Cercherò di migliorare nelle descrizioni psicologiche, anche se in generale il racconto è un po distaccato di suo. Per il fatto dei verbi, a volte parlo al presente per riferirmi a cose che il pg pensa nel momento in cui scrive il racconto sul diario, anziché nel momento in cui accadono. Forse potrei mettere più enfasi sui commenti al presente, per ottenere più partecipazione del lettore, non so…. Per la storia del gufo, è ovvio che quella bestia mi sta per attaccare, ed ipotizzando qualche secondo di stallo in cui io però dovrei già aver capito le sue intenzioni, chiamo il gufo :asd: però si, è un mezzo metagame se la vogliamo guardare da quel lato…
     
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    Ed io che avevo altre due creature in serbo :sigh:
    Ed in croato :si2:
    #Battutedimmerda.

    Una chela si aggrappò alla caviglia del ragazzo, ma fu un solo istante e per un solo millimetro, il mostro non riuscì a tenere la presa sui vestiti e cadde insieme agli altri verso la dannazione, il fiume stava lentamente prendendo possesso di altra parte della caverna, sommergendola completamente e inabissando le varie piante che potevano ritenersi estirpate da quel luogo, un piccolo crimine verso la botanica, nessuno si sarebbe offesso in ogni caso.
    Così come le anime dannato venivano spedite all'inferno, quei mostri furono rispediti nell'abisso che li aveva partoriti, la terra si aprì creando una depressione invidiabile e permettendo a Xavier di fuggire celermente con le pive nel sacco, anzi, le piante! Da quel momento in poi Xavier avrebbe avuto la possibilità di tornare indietro, e riprendersi il terreno che gli era stato sottratto, con tutti e quattro gli arti, che fortuna!
    Eppure un solo dubbio poteva lasciarlo perplesso, perché mandarlo a prendere dei fiori? Perché una missione così facile avrebbe dovuto trarre tutte quelle persone nelle braccia della morte? Che le bestie fossero più potenti di quanto sembrasse? Probabilmente la domanda era destinata a rimanere tale, non c'era alcuna soluzione in quel momento.

    E si, ho preso tutto questo tempo per questo minuscolo messaggio, in realtà non pensavo scappassi e non avevo letto il post nonostante avessi cancellato il tuo up per postare ben tre giorni fa.
     
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    Scappavo, correndo all’impazzata senza voltarmi indietro per paura di rallentare fatalmente la mia corsa verso la salvezza. Alle spalle sentivo i passi dei miei inseguitori farsi sempre più vicini, sgambettando sinistramente ed emettendo dalla loro informe bocca dei suoni disumani decisamente spaventosi. Il coro si faceva sempre più intenso, cresceva di intensità coinvolgendo sempre più bestie, le cui voci ora, se così si possono chiamare, riuscivo ad udire chiaramente e distintamente. Ce li avevo addosso, sentivo il loro fiato sul mio collo, era solo questione di tempo prima che mi avessero raggiunto. Per fortuna la mia memoria non mi ha tradito nel momento del bisogno, guidandomi senza intoppi verso l’uscita da quell’inferno sotterraneo.

    *Anf* *anf* Libertà!!!

    Vedevo la luce farsi sempre più grande mentre avanzavo, fino a che il bagliore esterno non si è fatto tanto intenso da costringermi ad una temporanea cecità. È stato in quel momento che ho sentito qualcosa stringermi alla caviglia destra, una presa forte, ma appena sufficiente per aggrapparsi ad un piccolo lembo di pelle. Istintivamente ho strattonato la gamba, liberandomi per un pelo da un peso che già sentivo farsi opprimente. La mia pelle si è lacerata profondamente, un taglio netto e preciso da cui è sgorgata una grande quantità di sangue. Sentivo il mio liquido vitale fuoriuscire dalla ferita che mi scottava incredibilmente, nonostante ciò non mi sono fermato, nemmeno ho rallentato, tanta era la paura di venir agguantato da quegli esseri. A quel punto ho azionato la mia ultima trappola, una fossa che li avrebbe riportati dritti dritti da dove erano venuti. La strategia iniziale ne aveva stesi parecchi, l’esplosione di certo deve averne fatto fuori qualcuno, anche se il mio intento di bloccarli tra le macerie era riuscito solo in parte. Con quelle enormi chele dovevano aver fatto breccia nella roccia, ricominciando ad inseguirmi prima del previsto. Nulla però hanno potuto contro la mia seconda e decisiva trappola, finendo come da copione nella buca che ho aperto proprio nel punto in cui stavamo correndo. Sarei finito anch’io con loro, era necessario che cadessero tutti nel varco che avevo creato, e l’unico modo era che la faccenda coinvolgesse anche me. Rapido perciò ho dovuto innalzare un ultimo ascensore di terra, salvandomi per un pelo dalla sorte che aspettava i miei avversari.

    Fiuuu, per un pelo…. Addio, bestiacce dei miei stivali! A mai più rivederci… spero…

    Vedendomi sano e salvo, ferito solo in parte, il mio primo pensiero una volta al sicuro è andato alle piante per cui mi ero ficcato in quel casino. Avevo riposto la sacca all’interno del giubbotto, un posto da cui sarebbe potuta anche cadere nell’agitata azione che avevo appena concluso. Per fortuna invece era ancora li dove l’avevo lasciata, con tutte le piante al suo interno. Era una fortuna, soprattutto perché le mie trappole avevano modificato a tal punto l’ambiente delle caverne da provocare un crollo poco dopo che me ne ero andato da la dentro, seppellendo forse per sempre quel luogo maledetto.

    Hook, gufo fifone dei miei stivali! Dove cacchio eri finito, razza di codardo?! … dai forza andiamo, torniamocene a casa…

    Il mio animale domestico stava svolazzando agitatamente qua e la all’esterno della caverna, ancora visibilmente scosso da quel che era accaduto poc’anzi. Vedendomi si è tranquillizzato, tornando al posto che gli spettava, ovvero la mia spalla, luogo da cui non si sarebbe schiodato fino al ritorno a casa. Il viaggio di ritorno però non è stato affatto piacevole, a parte il dolore lancinante alla caviglia infatti, non riuscivo a darmi tregua sul perché di una tale spedizione. Non capivo se effettivamente quell’uomo mi avesse mandato li per quegli insulsi fuori o se quella fosse solo una banale scusa per liberarsi di me, come probabilmente si era liberato in precedenza di altri. C’erano parecchi cadaveri la dentro, eppure mi suonava strano l’utilizzo di un modo tanto elaborato per sbarazzarsi di qualcuno. Probabilmente c’era davvero qualcosa di speciale in quelle piante, e qualcosa mi diceva che questo qualcosa c’entrava persino con le strane creature che abitavano quel luogo. Per ora comunque l’importante era riprendersi casa, eventualmente avrei discusso della cosa in futuro con Jackdow. Speravo che quei tizi non avessero toccato nemmeno un mattone della mia umile dimora. Lo speravo per loro.
     
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    Horuzu sedeva aveva espanso la tenda, adesso sembrava quasi una casa, sicuramente qualcosa di più dignitoso di quella catapecchia appartenente a Xavier. Come se il suo sesto senso l'avesse avvertito, era seduto sulla medesima sedia ove l'aveva trovato per la prima volta il ragazzo, ed eccolo lì, tornava trionfante.

    -Non mi aspettavo proprio un tuo ritorno.-

    Sorrise, si aspettava una solita risposta volgare e riottosa, ma non gli importava più di tanto, se il ragazzo era vivo, voleva dire che il suo obbiettivo era sempre più vicino.

    -Le erbe puoi pure lasciarle da qualche parte, dammi solo un po' di tempo, voglio farti due domande.-

    Lasciò che uno dei soliti sgherri prendesse il sacchettino di Xavier.

    -Come stanno quelle adorabili creature? I Mirelurk, erano una spina nel fianco, una macchia nei miei piani, ma te ne sei occupato egregiamente vedo, ottimo, e che ne dici di raccontarmi nei dettagli cosa è successo mentre ci portano il contratto.-

    ...

    -Mh. Va bene, non hai visto nulla di strano nella grotta? Intendo, qualche cosa diversa da un Mirelurk ma sempre... bestiale? Sono un appassionato di biologia e potrei studiare quegli esseri. Oh ecco qui.-

    Un ninja portò una pergamena, finemente arrotolata, a Horuzu, il quale la strappò violentemente in un battito d'occhio.

    -Informerò la Kage che questo territorio è tua e farò levare le ruspe in men che non si dica, è un addio, adesso devo tornare ai miei affari, addio.-

    Un sorriso sinistro, corollario di quell'avventura, che cosa stava a significare?
    Come sempre lascio decidere a te, può anche finire qua. Non sto dicendo che NON sia finita, sto dicendo che è finito il tuo ruolo necessario, e come qualsiasi story mode, sei tu a decidere le tue azioni anche a dispetto delle mie, come ti ho già mostrato quando sei fuggito dalla grotta invece di combattere.
     
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