Escursione termica

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    Anno del serpente, giorno 273

    Devo ammettere, mio malgrado, che in questo pazzo mondo farcela da soli è cosa per poche, pochissime persone. Tutti abbiamo bisogno di una mano, di un aiuto, anche coloro che ce l’hanno sempre fatta da soli, come me.

    La giornata è cominciata male ancora prima di svegliarmi, incubi inquieti non mi hanno permesso di riposare al meglio, tanto che al mio risveglio mi sentivo se possibile ancor più stanco di quando sono andato a dormire. Avrei dovuto capirlo da subito che sarebbe stata una giornataccia. A parte la solita colazione incolore a base di latte caldo, fiocchi di riso e uova, che possiamo comunque dire sia stato uno dei pochi momenti buoni della giornata, mi sono recato al palazzo del capo villaggio, con cui Jackdow mi aveva fissato un appuntamento il giorno prima, svelandomi ben pochi dettagli a riguardo.

    Domani alle 11 recati dal kage, mi raccomando puntuale e ben vestito, non vorrei che mi facessi fare brutta figura…. Guarda, vedi che begli abiti che ho io, fai vedere che sei il mio allievo!

    Quell’uomo è strano, non l’ho quasi mai visto incazzarsi se non per assurdità come queste, o su come fosse inconcepibile per lui cuocere la carne al sangue, più immagino altre inutilità del genere. Ancora borbottava fra se e se quando se n’è andato da casa, ignorando completamente una mia richiesta di delucidazioni che forse sarebbe stato il caso di darmi, per evitare davvero di fare una brutta figura. Ma va glielo a spiegare…
    In ogni caso mi sono recato in orario all’appuntamento, seguendo alla lettera l’unico ordine che mi era stato praticamente impartito dal mio superiore, ovvero quello di indossare degli abiti decenti. Ovviamente il mio guardaroba, che già di suo è piuttosto scarso, non brilla proprio per eleganza, e l’unica divisa adatta mi è sembrata l’unica non completamente ricoperta dalla polvere, una vecchia maglia bianca che non indosso più dai tempi del monastero poiché mi sta un po piccola, più dei pantaloni fricchettoni che mi sono stati regalati da un folle ubriaco nella mia visita alla folle città di Las Vegas. Mai messi. Però sembravano avere il loro perché, era roba che avrei visto bene addosso a Jackdow, così l’ho messa su. Scomodo così mi sono avviato in direzione del palazzo centrale, coprendomi con un pesante giubbotto ricavato dalla pelliccia di un bisonte con cui ho avuto a che fare prima della stagione fredda. Quello si che era un bel pezzo di eleganza, su quello non c’era dubbio, ero fiero di indossarlo, mi faceva sentire più grosso.

    Avrei un appuntamento col capo villaggio… alle 11

    Un attimo che controllo… vediamo… Xavier, giusto?


    Ovviamente era giusto, e ad un cenno della mano del segretario le due guardie preposte all’ingresso del portone si sono fatte da parte, permettendomi di entrare. Sherama, lo tsuchikage, per essere precisi almeno una volta visto che tutti fraintendono quando parlo di capo villaggio, se ne stava con lo sguardo rivolto verso l’enorme finestra del suo ufficio, a guardare la sua città. Sapeva benissimo del mio arrivo, e senza voltarsi si è rivolto a me.

    Xavier, Xavier… curioso nome, non c’è che dire… in questi ultimi tempi la tua presenza si è fatta sentire al villaggio, tanto che la tua fama è giunta alle mie orecchie ancora prima del tuo strano nome. In ogni caso complimenti, anche e soprattutto per la tua promozione, ci tenevo a dirtelo…

    Avevo paura di quel che stava per dire, da come era partito il discorso sembrava quasi che stesse per farmi una critica, avevo il presentimento che avrebbe tirato fuori qualche storia sul mio ficcanasare, che fossi finito nei guai. E invece niente, niente di male almeno. Ma non era tutto qui.
     
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    Ho bisogno che tu mi faccia un favore, un favore personale a tutti gli effetti. Sei nuovo da queste parti, non ti conoscono ancora in tanti, e per il compito che sto per affidarti serve qualcuno abile, ma discreto e soprattutto poco conosciuto. Ma veniamo al dunque, vedi questo…

    Mai in vita mia ho visto qualcosa splendere in un modo così luminoso, nemmeno il sole stesso. Una piccola scultura dorata, a forma di orso, alta una ventina di centimetri. Sarà pesato almeno dieci kili a guardarla, una pacca d’oro dal valore di almeno cinque o sei zeri, in ryo.

    Questo piccolo capolavoro è stato forgiato nella fucina più bollente di queste terre, il monte Fatuo, o meglio, nel vulcano di Kindo. Nessun fabbro al mondo può sciogliere quest’oggetto, te lo assicuro, nemmeno l’uomo più forte del mondo. Questo perché c’è bisogno dello stesso calore col quale quest’oggetto è stato forgiato, al suo tempo, ormai dozzine di anni fa. Voglio che tu torni la Xavier, per sciogliere questa statuetta. Dovrai tenerlo per le corna quando lo farai, vedi… sono fatte di un altro materiale, un metallo pressoché indistruttibile.

    In effetti, osservando bene le corna dell’animale dorato, si poteva notare che l’oro, in quel punto ed in altri, era stato grattato via, probabilmente con un raschino o qualche attrezzo del genere. Ma solo in quel punto la placcatura superficiale rivelava che al di sotto vi era un altro materiale, un metallo dal riflesso violaceo.

    L’ho scoperto per caso, e conoscendo l’uomo che l’ha creato ho più di un motivo per credere che quest’oggetto nasconda qualcosa. Non posso dirti altro per il momento ragazzo, ma mi raccomando, è un compito importante, più di quanto possa sembrare all’apparenza. Ovviamente questo incarico non è ufficiale, è un favore personale quello che ti chiedo, un a questione mia… ci siamo capiti. Ecco a te le indicazioni per arrivare a destinazione, ti invito a partire immediatamente!

    Ovviamente il termine invito era solo un modo velato di ordinarmi di partire subito, cosa che ho fatto, anche e soprattutto per far vedere che la fiducia che egli stava riponendo in me era meritata. Così, non proprio con le vesti più comode per affrontare un viaggio, ho lasciato le mura dalla porta nord, lasciandomi il villaggio alle spalle. Sapevo che la zona Nord era la più selvaggia, un luogo dimenticato dalla civiltà, terra di bracconieri e lupi. Raramente capita che qualche faccenda interessi quelle terre, visto che non vi è nessun affare che si spinga tanto oltre. Purtroppo però ancora qualcuno continua a varcare quelle terre.

    Ero in viaggio ormai da qualche ora, il paesaggio intorno a me non era ancora mutato, tanto che ancora potevo seguire un sentiero di montagna che, stando alla bussola che avevo con me, mi avrebbe portato a nord, come da programma. Ma la sfiga si sa, ci vede bene, e nonostante mi confondessi bene tra le boscaglia del luogo, essa mi ha visto. Proprio sulla mia strada infatti, tre individui, apparentemente privi di sensi, forse addirittura morti.

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    Si trattava di due uomini e una donna, ricoperti dalla neve per quasi metà dei loro corpi, segno che erano al tappeto da diverso tempo. Non potevo fregarmene, la copiosa caduta bianca li avrebbe ricoperti in non molto, segnando di fatto la loro fine. Sembrava già una fortuna esagerata che li avessi trovati io stesso, vista la frequenza di persone che si incontravano su quel sentiero. Ma ecco che, proprio quando mi sono avvicinato ad uno di loro per sentire se il suo cuore battesse ancora, abili mani mi hanno intrappolato alle spalle, rinchiudendomi in una rete. Nemmeno il tempo di provare a divincolarmi che una forte botte in testa mi ha tolto definitivamente i sensi. Quando mi sono risvegliato, poco dopo, ero legato dalla testa ai piedi al tronco di un albero, privato dei miei averi, oggetti che ora si trovavano nelle mani dei malviventi, intenti ad esaminarli.

    Ehi, fa vedere che c’è qui dentro…. BUUUUUMBAAAABYYYY!!!! Ehi Chero, guarda qua che pezzo d’oro gigantesco, ahahahahaha, varrà una fortuna!!

    EHIEHI! Fa vedere, razza di idiota! Eh dammi… ah però, ragazzino, portavi con te un bel pezzo d’antiquariato. È stata proprio una fortuna per noi incappare in un idiota del tuo calibro…. Mi chiedo solo chi sia stato così stupido da metterti in mano una fortuna del genere. Dagli stracci che porti direi senza dubbio che non è roba tua… ninja di Iwa, imbecilli…


    Quello doveva essere il capo, sia per come parlava che per la personalità che mostrava, al contrario degli altri due. Si trattava di un uomo sui trent’anni, ben strutturato, con una bandana sulla fronte ed una pesante giacca formata dalla pelliccia di un animale di grossa taglia, una mai vista da queste parti, segno che non era di queste parti. Portava sul fianco tre spade, cosa che faceva di lui un samurai, e di un certo livello se riusciva a maneggiare tre armi di quella taglia contemporaneamente. Con lui uno scheletrico e stupido ubriacone dalla capigliatura alquanto ridicola, un afro che non ti aspetti nella neve di ste parti. E poi c’era la donna, silenziosa, intenta a spulciare fino all’ultimo centimetro tutto ciò che avevo con me. Si trattava di criminali, predoni, gente senza cuore, dei veri e propri pirati di montagna.

    Yuri, lega meglio questo salame, non vorrei che riuscisse a fuggire, anche se dubito che un coglione di quel calibro riuscirà mai anche solo a non morire nella prossima mezz’ora…
     
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    Si, contaci. Tempo che l’idiota del villaggio, Yuri, poggiasse la prima mano sulla corda che mi stringeva, e già una lancia di terra gli aveva perforato il piede destro, straziandolo in un urlo di dolore che ha risuonato parecchio tra le gole delle montagne limitrofe. A seguire il terremoto, come se a scatenarlo fosse stato lui col suo urlo, quando in realtà era tutto merito della mia tecnica del movimento del cuore della terra, con la quale ho facilmente sradicato l’albero al quale ero stato legato, potendomi liberare di conseguenza dalle funi che mi opprimevano. La conformazione del terreno era visibilmente scossa, e nel preciso istante in cui mi sono ritrovato libero avevo anche a disposizione un buon nascondiglio sopraelevato, da cui sarebbe partita la mia offensiva. Prima la moltiplicazione d’inchiostro, per creare un clone che si sarebbe scagliato contro lo stesso Yuri, fingendo un mio attacco diretto. Ma proprio quando il gigante rachitico stava per colpire la copia che gli si era portata sotto il naso, ho attivato la tecnica della presa del polipo. A quel punto il pugno del mio rivale, anziché spaccare violentemente la testa del mio clone, si è inglobato ad essa, sprofondando nella scura china di cui era composta la mia copia. Poi tutto l’inchiostro ha preso vita, ricoprendo completamente il corpo dell’omaccione, imprigionandolo inesorabilmente. Ora ne restavano solo due. Non sapevo dove fossero, quand’ecco sbucare dal cielo sopra le mia testa uno sciame di rondini congelate che, dopo aver raggiunto l’altezza necessaria, si sono abbattute su di me, come proiettili.

    Tecnica del richiamo!

    A fatica sono riuscito a comporre l’ultimo sigillo prima che fosse troppo tardi, ma alla fine sono riuscito ad evocare il mio fedele amico e compagno, Babum, il quale, non appena evocato, rendendosi conto del pericolo, ha fatto giusto in tempo a posizionare le sue maracas davanti alla sua testa e i suoi punti vitali, coprendo di conseguenza anche tutto il mio corpo. Alla fine se l’è cavata con qualche graffio, quando io invece avrei riscontrato danni ben più gravi.

    Ah, bene, grazie… la prossima volta anche un po di preavviso non guasterebbe!

    Babum non c’è tempo, sono stato attaccato da dei fuorilegge, sono rimasti in due… io mi occupo della ragazza, quella che ti appena colpito, mentre tu occupati del capo, è uno spadaccino, ne sono sicuro, e penso che tu sia più adatto per un certo tipo di scontro.


    Ovviamente l’animale è stato alle mie direttive, trovando subito il suo avversario col suo olfatto sovrasviluppato. L’uomo era alle mie spalle, probabilmente in procinto di sferrare un attacco a sorpresa, quando è stato intercettato dall’animale. Sicuro che Babum si sarebbe occupato di lui, io mi sarei invece interessato alla ragazza, la quale ho rintracciato seguendo il punto da cui erano sbucate le rondini, davanti a me. A dividerci vi era una montagnetta di neve, così sono sparito nella terra per sbucare poi dal sottosuolo al di la dell’ostacolo, garantendomi di fatto un discreto effetto sorpresa. La ragazza in effetti era li, e mi stava aspettando. In un attimo è passata nuovamente all’attacco, addirittura stava già componendo i sigilli necessari alla sua tecnica successiva prima ancora che sbucassi dal mio rifugio sotterraneo. Non c’è voluto molto quindi prima che la neve sotto i suoi piedi prendesse vita, riversandosi in massa su di me, a forma di valanga. Nella sua corsa poi la massa bianca e informe ha preso le fattanze di un branco di lupi ghiacciati, senza cambiare però bersaglio. Rapidamente ho mosso le mie mani per disegnare quanto più velocemente possibile la mia figura su carta, prima di darvi vita.



    Il gorilla è letteralmente schizzato via dal foglio, intercettando una ad una le tigri che si stavano riversando contro di me. Un calcio da sotto alla prima, pugno a due mani alla seconda, poi due rapidi colpi al petto da buon primate e via all’assalto dell’ultima, fatta a pezzi con una spallata in corsa. Distrutte le tigri di ghiaccio il mio animale fasullo si è gettato sulla mia rivale, non le avrei lasciato nemmeno il tempo di capire quel che era appena successo. Ma dalla neve sotto i suoi piedi si è innalzato un grande tornado acquatico, manovrato dalla stessa ragazza, che ha letteralmente sciolto via i lineamenti del mio vivace disegno, dissolvendolo. Ma così facendo la donna si era distratta non poco, dandomi tempo e modo di andare a segno con le mie lance di terra. Due spuntoni sarebbero fuoriusciti dalla roccia, conficcandosi sul suo corpo. Avrei voluto mirare più in basso, ma malgrado l’attenzione che porto quando solitamente combatto il mio colpo è andato a conficcarsi in una zona ricca di punti vitali, ferendo gravemente la ragazza.

    AAAAAAAAAARGH!

    L’urlo è stato fortissimo, un dolore intenso, lancinante. La donna è subito caduta al suolo, priva di sensi. Ma ancora prima che potessi fare un passo per sincerarmi delle sue condizioni, ecco sbucare fuori nuovamente il capo dei malviventi.

    SARAH!

    L’uomo doveva essere legato in qualche modo alla ragazza, visto l’interessa e la cura che mostrava verso la donzella ferita, quando se ne era fregato altamente per l’altro componente della sua banda. Stringeva la donna a se, preoccupato. Di colpo era come se non ci fossi. In quel momento il mio pensiero è finito a Babum, il fatto che non lo vedessi significava che era stato sconfitto da quell’uomo, e non era affatto una buona notizia quella.

    Me la pagherai, giuro che me la pagherai!!

    Di colpo sono tornato ad esistere, l’uomo ora mi stava guardando in cagnesco, arrabbiato a dir poco. Dopo la sua promessa però se n’è andato, sparendo con la compagna in braccio a se, probabilmente in cerca di cure.

    UN ERRORE…è stato un errore!!

    Ma chissà ormai dov’era. Fatto sta che avevo sventato la minaccia, e soprattutto avevo ancora con me la preziosa reliquia. Infatti l’oggetto d’oro era ancora nelle mani del terzo individuo del gruppo, lo stupido che era stato sconfitto fin da subito. L’uomo stava cercando di scappare, ma le ferite sui suoi piedi facevano si che non riuscisse ad allontanarsi se non strisciando al terreno. Non c’è voluto il fiuto di un segugio per trovarlo, ne la forza di un toro per strappargli l’oggetto dalle mani. Così infine ho potuto riprendere il mio cammino, ben lungi dalla mia meta.

    Edited by cagnellone - 22/9/2014, 22:08
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Il viaggio è stato lungo e difficoltoso, sia perché avevo già consumato gran parte delle mie energie, sia perché la mia destinazione era situata nelle profondità delle catene montuose forse più aspre del mondo. Spingersi ancora più a fondo tra le desolate rocce ha fatto si che la situazione si sia fatta presto difficoltosa, insostenibile. La neve ricopriva ogni cosa, e nonostante le racchette che avevo ai piedi la camminata si è fatta presto impossibile. L’alternanza fra zone più o meno piane e salite praticamente verticali ha presto lasciato spazio solamente alla seconda opzione, rendendo complicato il proseguo della mia missione. Ho dovuto ricorrere più volte al movimento del cuore della terra per attraversare quelle alture. Come se non fosse stato abbastanza, non potevo evocare Babum per farmi portare in spalla, era stato sconfitto da quel delinquente e ne avrebbe avuto per un bel po probabilmente. Gli altri orsi a mia disposizione sapevo fossero Olisir, che a fatica avrebbe portato il suo, di corpo, in giro, e Growl, che come me preferisce l’arte magica alla forza bruta. Così ho dovuto proseguire a piedi, per tutta la giornata, giungendo solo alle ultime luci del giorno nei pressi del vulcano. Era curioso come, proseguendo nel mio viaggio, dopo aver oltrepassato le cime più ostiche da superare, il clima ed il territorio abbiano cominciato ad affievolirsi, lasciando spazio ad un paesaggio sempre più accogliente, o per meglio dire meno impegnativo. Anche la neve, che sulle montagne ti ricopre fin sopra la testa, andava mano a mano dissolvendosi sempre più, fino a che non c’è neppure stato bisogno che proseguissi con le racchette ai piedi. Tempo qualche altra ora poi ed essa era completamente scomparsa, lasciando spazio a uno strano terreno, molto scuro e duro, come bruciato. Incominciava da li una nuova terra, una terra che non lasciava spazio alla vita in cui il tutto era cenere, persino il terreno su cui si alternavano i miei passi. Era chiaro il perché non ci fosse anima viva, se già le terre di Iwa sono spoglie, quello si poteva benissimo definire “niente”. La mappa comunque continuava, segno che anche se impossibili da colonizzare, quelle lande desolate erano comunque state esplorate in precedenza. Il vulcano era li, nel mezzo dei vari canyon e delle desertiche spiagge di sabbia rossa che circondavano ogni cosa. Sorgeva alto in quelle pianure, fuoriuscendo letteralmente dalle profondità del sottosuolo.



    Dalla cima dell’altura partiva una colata di magma, direttamente dall’interno della fucina, apparentemente incandescente. Avvicinandomi al torrente sono stato letteralmente assalito da una ventata continua di calore, inizialmente piacevole, ma presto insopportabile. Quando sono arrivato alle rive del bollente fiumiciattolo la faccia mi scottava, i vestiti, già, quegli scomodissimi vestiti che ero stato costretto ad indossare da Jackdow, mi si erano letteralmente appiccicati alla pelle per quanto stavo sudando. Cercando di sbrigarmi il più possibile ho calato l’oggetto nella lava, tenendolo legato al filo di ferro per non bruciarmi la pelle avvicinandomi troppo al fuoco. Ma questo, nonostante una permansa immersione, non sembrava affatto intenzionato a sciogliersi. La lava non era incandescente come all’interno del vulcano, anche se a quanto pare il calore era abbastanza per sciogliere il filo di ferro che teneva legata la preziosa reliquia al suo tutore, ovvero me. Ero troppo preso dal calore, dalla situazione, per accorgermi che lentamente il mio filo di ferro si stava per spezzare. Non ho potuto far altro che guardare l’icona dorata annegare nella lava, inesorabilmente. Ho avuto un mezzo scatto, puramente istintivo, ma sapevo bene che toccare quella roba mi avrebbe mutilato per sempre. Così, in un momento di necessaria lucidità, ho azionato la prima opzione sensata che mi è venuta in mente, il movimento del cuore della terra, col quale ho innalzato dieci metri quadrati dal letto del fiume, gettando all’aria lava in ogni direzione, per metri. Per fortuna che mi ero allontanato preventivamente, e per fortuna che anche l’oggetto che mi era stato affidato dal capo villaggio è stato sputato fuori nell’azione. Scottava, si capiva, ma non aveva affatto mutato la sua forma, ulteriore conferma che il mio viaggio non sarebbe finito li. La situazione mi costringeva ad entrare all’interno del vulcano, sfidando temperature che vanno ben oltre la soglia di sopportazione del genere umano. Ma per farlo avrei prima richiesto l’aiuto di Growl, evocandolo al mio fianco.

    PUFF



    Al tuo servizio, Xavier…. …Bel caldo qui, dovrei togliermi la pelliccia…

    Growl, non ti preoccupare, ho bisogno del tuo aiuto solo per poco, poi te ne potrai andare… ho bisogno che tu evochi dal cielo per me il tuo temporale, in modo da abbassare un minimo la temperatura… non so se avrà effetto, ma tanto vale provarci


    Come da richiesta l’orso, che era già visibilmente affannato dalle condizioni atmosferiche, ha attivato la sua tecnica, senza perder tempo. C’è voluto più tempo del solito, tanto da farmi temere che quel jutsu non fosse attivabile in quel luogo così angusto, dove il vulcano stesso era l’unico a fare buono e cattivo tempo in tutta la zona. Ma alla fine, a speranze ormai perse, ecco formarsi una fitta rete di nuvoloni sopra le nostre teste, i quali, dopo qualche minuto per caricarsi a pieno, hanno incominciato a riversare il loro contenuto acquoso tutt’intorno a noi. La pioggia cadeva copiosa, a goccioloni, ognuno dei quali, toccando il terreno, evaporava all’istante. Ecco che però dopo qualche minuto il terreno si è raffreddato, ed il processo di vaporizzazione è terminato.

    Grazie mille Growl, puoi andare adesso, hai già sopportato abbastanza.

    Dopo avermi salutato con un gesto, l’orso è così sparito. Anche la pioggia è sparita con lui, ma non era un problema. Quel piccolo temporale infatti aveva acquietato il clima della zona, stabilizzandolo su temperature più miti. Non ci sarebbe voluto molto probabilmente prima che la situazione fosse tornata come prima, così ho deciso di sbrigarmi quanto più possibile.

    Edited by cagnellone - 26/9/2014, 16:16
     
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    Ho iniziato perciò la scalata, non dopo aver potenziato il mio corpo con la tecnica dell’armatura di terra. Questa, oltre che ad aumentare la mia forza, mi sarebbe servita per schermare il mio corpo da eventuali scottature. Avanzavo deciso lungo la salita, frettoloso. Mano a mano che mi avvicinavo alla cima, sentivo nuovamente il calore sotto i miei piedi farsi sempre più intenso, ma senza scottare per fortuna. Ero ormai giunto in cima, vedevo le forme del fumo uscire dalla calotta, mancavano solo pochi metri. Immaginavo una grande vasca piena di magma una volta oltrepassata la sponda che mi divideva dall’interno, ma in realtà il vulcano nascondeva una vera e propria sorpresa. Il livello della lava era infatti molto basso, essa scendeva si per le pareti in vere e proprie venature laviche, ma stava per la maggior parte ad una cinquantina di metri dalla cima. Nonostante il magma al suo interno ribollisse in continuazione, l’intero apparato sembrava inattivo, o meglio calmo, da diverso tempo. Forse addirittura cinquanta o cent’anni, tempo che ha permesso di costruire al suo interno una piccola rete di passaggi, artificiali e non. La corona che rappresentava la bocca del vulcano era attraversata quasi in ogni punto da fiumi di lava, tranne in un punto dove diversi massi erano stato posti in modo da creare un punte, struttura da cui poi partiva una specie di sentiero. Attraverso una serie di cunicoli e stradine si scendeva per quasi trenta metri nella roccia, addentrandosi nelle profondità della montagna. Il terreno sotto i miei piedi ora scottava a tal punto da rendermi difficoltoso anche solo poggiarvi i miei calzari per pochi secondi, tanto che dopo pochi metri sono stato costretto a legare due shuriken sotto la suola per impedire che quest’ultima si sciogliesse, insieme ai miei piedi. Ho potuto così continuare, giungendo infine al capolinea del mio tragitto.



    Una lunga galleria scavata nella roccia portava infatti ad un vero e proprio altare, infuocato, con lingue di fuoco che lo attraversavano colando nell’immenso mare di lava al di sotto. Era incredibile come quella struttura fosse rimasta integra poggiando le sue fondamenta nel liquido incandescente. Solo avvicinandomi meglio ho potuto notare però come la roccia che costituiva la base dell’altura fosse costituita da un metallo particolare, uguale a quello di cui erano costituite le corna del toro che portavo con me. Esso era stato addirittura scolpito nella sua parte più esterna, quella che rappresentava il centro esatto della piazzola. I bassorilievi pavimentali si innalzavano poi in una specie di tornio, alla cui estremità era incastonata una coppa ripiena di lava. Li doveva esser stata forgiata la reliquia, infatti sembrava a tutti gli effetti la fucina di un fabbro. Mi chiedevo come fosse stato possibile scolpire quel materiale così duro, e soprattutto chi fosse l’artefice di tutto l’ambaradam. Non aveva comunque importanza, l’unica cosa da fare era portare a termine la missione ed andarmene da li il prima possibile. Quel caldo mi annebbiava la vista, non ne potevo già più di quel luogo. Così mi sono fatto avanti, giungendo nei pressi della ciotola lavica. Vi ho quindi immerso il toro dorato lasciandone fuori appositamente le corna, in modo poi da recuperarlo visto che, altrimenti, non ci sarebbe stato modo per me di tirarlo fuori da quella piccola ma indistruttibile cupola. Sembrava andare tutto per il meglio, ma ecco che, qualche secondo dopo l’inizio del mio rituale, ho sentito smuoversi qualcosa sotto di me. La lava stava infatti ribollendo, agitata, come smossa da una qualche forza.

    Oh cazzo, non starà per eruttare?!

    Ho visto il livello del magma alzarsi a dismisura, rapidissimo, proprio come in un eruzione. Sapevo di essere spacciato, non avrei mai fatto in tempo ad uscire. Ma ecco che, proprio raggiunto un livello di poco inferiore alla mia posizione, è sbucato dalla lava un ammasso di rocce, fuoriuscendo dal liquido infuocato. L’iniziale stupore misto alla felicità di non essere annegato vivo nel magma è stato presto sostituito dalla consapevolezza di quel che in realtà stava accadendo. La roccia informe infatti ha presto rivelato la sua vera natura, assumendo un aspetto definito.



    Un essere gigantesco oltre ogni misura, inarrestabile, qualcosa che nemmeno avrei mai immaginato potesse esistere. Riemerso dalle profondità della lava di cui per la gran parte era costituito, dopo una rapida ricerca mi ha fatto capire di essere io il motivo del suo risveglio. Ha infatti fermato il suo volto in mia direzione, guardandomi coi suoi occhi infuocati. Ero rassegnato, passato in un secondo dalla padella alla brace ho capito quanto fossi impotente davanti alla forza della natura. Non potevo fare niente, ero alla completa mercé di quell’essere, in nessun modo avrei mai potuto anche solo sperare di contrastare una creatura così grande e potente. Potevo solo sperare che essa avesse pietà. Ma mio malgrado, a quanto pare, la creatura era stata creata proprio per ricoprire una funzione di guardiano dell’altare, probabilmente per punire eventuali ospiti sgraditi. Ed infatti eccolo protrarre il suo monolitico braccio verso di me, aprendo la sua mano per catturarmi al suo interno. Sarei morto all’istante, stritolato dalla presa o bruciato dal suo manto, poco importava.



    D’un tratto l’essere si è fermato, istantaneamente, quando già sentivo il suo calore avvolgermi in un almeno iniziale tenero abbraccio. Avevo gli occhi chiusi per la paura, quando li ho riaperti un vero e proprio muro di magma stava davanti a me, a non più di due metri. Immobile, mi sembrava che tutto intorno a me fosse immobile, come se il tempo stesso si fosse fermato. L’incantesimo si è poi spezzato quando ho udito per la seconda volta le parole di quello che a tutti gli effetti era stato il mio salvatore.

    Meglio se mi spieghi immediatamente cosa ci fai qui, ragazzino, se non vuoi che lo spettacolo riprenda da dove si era interrotto. Spero per te che la tua sia una storiella interessante…
     
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    Mi sono voltato. Innanzi a me, su di un altura situata dalla parte opposta da quella da cui ero arrivato, stava un uomo, o meglio un fabbro. Anzi, a dire la verità egli era “il” fabbro, colui che aveva creato tutto quello che costituiva la mia avventura. Era stato lui ad iniziarla, scolpendo l’oggetto che mi aveva portato fino a li, il luogo forgiato da lui stesso, dove tutto sarebbe anche finito. La roccia su cui stava era raggiungibile da un secondo sentiero che partiva sempre dallo spiazzo centrale, ma in direzione opposta. Preso dalla foga e dal momento non mi ero accorto, nemmeno in principio, che la strada da cui arrivavo in realtà proseguisse su una sottile lingua di terra. Era meglio sbrigarsi a parlare però.

    SHERAMA! Mi ha mandato Sherama, sono un ninja di Iwa al suo servizio, il mio nome è Xavier…

    Al sentir pronunciare il nome del mio mandante l’omaccione, che sarà pesato non meno di 150 kili, è scoppiato in una fragorosa risata. Dovevano conoscersi bene a quanto pareva, e per mia fortuna il suo nome ha suscitato nel mio interlocutore una reazione positiva.

    AHAHAHAHAHAH SHERAMAAAA!! Ce l’ha fatta quell’idiota a trovare il mio indizio, ormai non ci speravo neanche più. Chissà per quanto il mio regalo sarà rimasto fermo immobile a prendere polvere. Ma alla fine ce l’ha fatta, sono sorpreso. Non capisco però come mai non sia venuto di persona, mandando un insetto al suo posto! È una mancanza di rispetto non indifferente!!

    Ho intuito dalle sue parole il fatto che i due si conoscessero da tempo, da molto tempo probabilmente, forse da ancora prima che il mio capo villaggio rivestisse il suo ruolo. E sicuramente persino la consegna della reliquia era avvenuta prima che Sherama diventasse Kage. Non dovevano vedersi da un infinità a quanto pareva.

    Sherama ora è divenuto Tsuchikage. È l’uomo che sta al comando di Iwa, e di tutto il paese della terra. Ha un intero regno da gestire, e di questi tempi non poteva certo permettersi una vacanza… quindi ha mandato me.

    L’uomo, pur non contento della mia versione dei fatti, alla fine si è dovuto arrendere all’evidenza che ormai le cose erano andate in quel modo. Si è quindi infine calmato, dopo aver sbuffato qua e la per un paio di volte. È sceso poi dalla sua postazione sopraelevata, raggiungendomi. Era davvero grosso, portava nelle sue mani due classici attrezzi da fabbro, che comunque dubito possano essere solo sollevati da terra dai fabbri che conoscevo prima di incontrare lui.

    Vediamo allora cosa possiamo fare, avanti…

    Si è avvicinato alla coppa, poi la sua pelle si è trasformata, dal rossastro acceso visto precedentemente, ad un nero corvino. Poi, come si suol dire, ha preso letteralmente il toro per le corna, muovendolo e rigirandolo nella vaschetta. Non oso nemmeno immaginare a che temperatura potesse essere l’oggetto, benché fuori dalla lava vera e propria. Eppure non si scottava, o almeno le sue mani non si scioglievano al solo contatto con l’oggetto incandescente. Si vedeva che un minimo provava dolore, ma continuava deciso. Poi, con le pinze gigantesche che teneva sulle spalle, ha estratto quel che rimaneva della reliquia dal fluido. La forma del toro era completamente scomparsa, al suo posto erano rimaste si le corna, ma con loro anche una targhetta a cui entrambe erano attaccate. L’uomo ha poi gettato il curioso oggetto a terra, per far si che si raffreddasse.

    Sai un tempo, non so più neanche quanti anni fa, io e il vostro re eravamo molto amici, fratelli quasi. Poi diciamo che ognuno ha preso la propria strada, e ci siamo persi. Sapevamo che i nostri destini non si sarebbero probabilmente più incrociati, queste terre hanno rappresentato per tutti noi una grande sconfitta, che mio malgrado solo lui è riuscito a superare. Gli ho mandato quest’oggetto subito dopo la sua partenza, quando sapevo che oramai era tornato nella sua tanto amata Iwa. Pazzo, mai più tornerei a quella che voi insulsi osate ancora chiamare civiltà. Tutto è una lotta, tutti noi combattiamo, è nella natura dell’uomo. Ed un giorno finirete per ammazzarvi l’uno con l’altro come bestie al macello, assicurato. Molto meglio una vita di solitudine, di meditazione, di saggezza. I rapporti umani non fanno altro che rovinarti la vita. Un amico, una donna, c’è sempre qualcuno che ti porta sulla cattiva strada. E non puoi mai sapere quanto sarà cattiva.

    Concluso il suo monologo, l’uomo si è ritirato nel suo silenzio, dandomi le spalle per diverso tempo. Si comportava in modo strano, ma cosa vuoi pretendere da uno che chissà da quanto non incontrava un altro essere umano. Il suo silenzio si è interrotto in seguito, dopo qualche minuto.

    Era da tempo che non parlavo con nessuno… sai com’è, da queste parti non passa tanta gente diciamo… comunque non darmi retta, vivi la tua vita come meglio credi, come ognuno dovrebbe fare.

    C’era una velata malinconia nelle sue parole, eppure quel che diceva non mi era per nulla estraneo. Era come se in quel momento le sue parole mi fossero chiare, capivo quel che stava cercando di dire, mi ritrovavo nel suo discorso. Ascoltavo, guardandolo intensamente. Ma dopo aver chiuso il suo discorso, qualcos’altro è scattato in lui, era come se d’un tratto la mia presenza lo infastidisse.

    Adesso va, ragazzo… prendi la tua roba e vattene! E quando consegnerai questo a Sherama, digli queste parole… … …

    Era tutto, non mi restava che prendere la placca di ferro con corna annesse, e smammare. Prima di andarmene mi sono girato un ultima volta verso quell’uomo. Era ancora li, sguardo basso verso le sue sculture, poi ad un tratto ha stretto in pugno il suo grosso martello, scagliandolo più e più volte contro i suoi capolavori, ammaccandoli tutti. Rabbioso distruggeva con le sue mano ciò che lui stesso aveva creato. La sua forza era tale da far risuonare quel rumore per tutto il vulcano, tanto che ancora mi sembra di poterlo sentire.

    SDENG! SDENG! SDENG!



    Riassunto prima parte

    Azioni:
    - Lance di terra x2
    - Movimento del cuore della terra
    - Clone d'inchiostro
    - Presa del polipo
    - Tecnica del richiamo (Babum)
    - Pesce sotterraneo
    - Ultra illustrazione animale (creatura grande)
    - Movimento del cuore della terra x2
    - Armatura di terra
    - Movimento del cuore della terra
    - Tecnica del richiamo (Growl)

    Resistenza: 250/300
    Stamina: 129/400

    So che non serve mettere i punti perchè è una pq ma mi serve per il prosieguo della storia

    Dato che mi serve un altro titolo lo farò in un altro topic.


    Edited by cagnellone - 26/9/2014, 16:29
     
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